Tanta fatica, neanche una crisi. Il Giro di Aleotti per Sagan

03.06.2021
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Nessun piazzamento fra i primi, sicuramente tanta fatica, eppure della presenza di Giovanni Aleotti al Giro d’Italia ci siamo accorti tutti. Lo abbiamo visto tirare. Lavorare per Buchmann sulle salite e per Sagan fino alla vittoria di Foligno. E nella tappa all’Alpe di Mera, la penultima di montagna, lo abbiamo visto andare in fuga: la qual cosa per un neoprofessionista è un gran bel segnale. Non vai in fuga a tre giorni dalla fine del Giro, se non hai gambe buone e un bel recupero.

Giovanni è a casa ormai da lunedì, la fatica sta allentando la presa. «Perché poi – spiega – quando entri nel ciclo, la senti meno. Sono stato per qualche giorno tranquillo e la prossima settimana ricomincerò ad allenarmi sul serio, pensando alla prossima corsa, che saranno i campionati italiani. Ma dal Giro sono uscito bene. E considerato che neanche dovevo farlo, sono soddisfatto».

A Cortina, un bel po’ di fatica, ma Aleotti è arrivato assieme a Fabbro Sagan e Oss
A Cortina, un bel po’ di fatica, ma Aleotti è arrivato assieme a Fabbro Sagan e Oss
Sei mai stato inquieto al riguardo?

Sapevo che mi veniva offerta una grande opportunità, per cui ero impaziente di mettermi in mostra.

Come cambiano le sensazioni e la percezione della fatica, se sei abituato al massimo a corse di 10 giorni?

Tre settimane sono tante. Dopo i primi 10 giorni ero ancora brillante, era la durata massima mai fatta. Sono arrivato fresco al primo riposo, poi ovviamente si è fatto tutto più faticoso. La terza settimana è stata impegnativa, ma non ho avuto una giornata negativa. Mi sono gestito bene.

Avere chiaro il compito di lavorare per un leader agevola oppure pesa?

E’ stimolante, soprattutto se parliamo di Sagan. Noi lavoriamo e lui vince: sono cose che ti ripagano. Tutti abbiamo dato il 110 per cento, anche perché eravamo un bel gruppo. Parlavamo quasi tutti italiano, per cui mi sono trovato molto bene anche con compagni come Oss, Benedetti, Bodnar e Fabbro, con cui ho diviso la stanza.

Neanche una giornata negativa, possibile?

Magari progressivamente ho perso la freschezza dei primi 10 giorni, però stavo bene. La fuga all’Alpe di Mera l’ho presa pur sapendo che nel finale si sarebbero mossi gli uomini di classifica. Nella prima parte del Giro ho tirato per Buchmann, poi per Sagan. Nella terza settimana abbiamo avuto più spazio per giocare le nostre carte. Giornate nere no, ma forse quella per Sega di Ala è stata la più dura.

Con Sagan e Benedetti, lavorando per lo slovacco e la sua maglia ciclamino
Con Sagan e Benedetti, lavorando per lo slovacco e la sua maglia ciclamino
Come mai?

Perché è venuta dopo il secondo riposo, quindi la stanchezza iniziava a farsi sentire. Ero un po’ fiacco e ci si è messo anche il primo caldo, dopo che sulle Dolomiti avevamo corso con il freddo.

Hai sempre mangiato bene, dormito bene… come è andato il recupero con il passare delle tappe?

L’appetito non mi è mai mancato. Sono riuscito a fare tutto quello che ci dicevano, non è cambiato poi molto nelle abitudini e questo mi fa ben sperare in vista del futuro. Magari ci sono state notti in cui ho dormito di più e altre meno, ma a volte dipende anche dal fatto che cambiamo sempre hotel e magari capita la camera troppo calda oppure rumorosa…

Si dice che un grande Giro dia una super condizione…

Questo lo vedremo nei prossimi giorni. Sono uscito dal Giro con lo stesso peso, non sono dimagrito. Anzi c’è stato qualche giorno in cui ero più stanco che in altri e magari trattenevo qualche liquido di troppo.

Difficile seguire la routine per 21 tappe?

Anche quella era nuova. Sveglia, controllo del peso, poi si andava nel camion cucina per la colazione, con porridge o pasta. Dopo un’ora di saliva sul pullman, si andava alla partenza e si faceva il meeting prima di partire.

Sega di Ala è stato un giorno difficile: ma visto quanta gente?
Sega di Ala è stato un giorno difficile: ma visto quanta gente?
Come è stato correre con il pubblico sulle strade?

Bello, davvero bello. A Torino, la presentazione delle squadre è parsa surreale. Un posto stupendo, grandi scenografie e pochissima gente: vera atmosfera Covid. Ma quando siano arrivati sulle prime salite, abbiamo cominciato a vedere tanta gente. A Sega di Ala erano davvero in tanti. Ho fatto fatica, ma è stato bellissimo.

Come arriverai agli italiani: altura o cosa?

Ci pensiamo la settimana prossima, perché non ho ancora un programma. Ma posso prepararmi anche a casa. La maglia italiana si assegnerà a Imola, quasi le mie strade.

L’anno scorso su quelle strade avrebbe potuto correre anche lui i mondiali under 23, poi annullati per la pandemia. Il buon lavoro avviato dal Cycling Team Friuli sta seguendo il giusto cammino, i 22 anni sono un bel biglietto da visita per le prossime stagioni. In attesa di conoscere il suo programma, l’idea di un Giro senza giornate storte è un bel pensiero da coltivare nell’immaginare le prossime stagioni.

Fra 100% e Sagan amore a prima vista

30.04.2021
2 min
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Gli Speedcraft sono gli occhiali preferiti di Peter Sagan e vantano un design innovativo e materiali di altissima qualità.

«Le lenti sono in policarbonato – spiega Francesca Guerra, dell’ufficio commerciale e marketing A.M.G. spa, distributore in Italia del brand 100% – resistono benissimo agli urti e sono leggere. La visibilità è ampia e per questo sono molto protettive. Agenti atmosferici come pioggia, polvere e vento hanno vita breve con gli Speedcraft – continua – la resistenza ai raggi UV è altissima, è stato realizzato un prodotto di alta qualità. Inoltre le prese d’aria impediscono alla lente di appannarsi».

Occhiali 100% Speedcraft, bianchi e dorati
Occhiali 100% Speedcraft, bianchi e dorati

Campo visivo ottimizzato

La montatura è realizzata con materiale TR90: una vera e propria sintesi tra la fibra di nylon e quella di carbonio. E’ un materiale leggero, che non affatica le orecchie e non lascia segni sul naso.

«Non ti accorgi nemmeno di averli per quanto sono comodi – riprende Francesca Guerra – non c’è da stupirsi se molti corridori abbiano iniziato ad utilizzarli. La qualità è ottima e il design è moderno, sicuramente ci possiamo ritenere soddisfatti. La caratteristica più importante che deve avere un occhiale è quella di ottimizzare il campo visivo, in questo 100% è riuscita perfettamente. Il nasello e la parte finale delle asticelle invece sono ricoperti con gomma ultra-grip, che non è irritante e soprattutto resiste al sudore. Anche il comfort è un aspetto da tenere in seria considerazione – continua – Sagan ha mostrato molto entusiasmo per gli Speedcraft. E’ stato amore a prima vista».

Gli occhiali 100% Speedcraft azzurri
Gli occhiali 100% Speedcraft azzurri

Speedcraft, colori accesi

Gli occhiali sono disponibili in varie colorazioni. Sono stati scelti colori accesi che sicuramente non passano inosservati.

«Sagan è stato dotato di una vasta scelta di occhiali – riprende Francesca Guerra – per alcuni dei quali ha scelto lui i colori. E’ una collaborazione proficua per entrambi, siamo felici di portarla avanti».

Ricordiamo che il marchio 100% è distribuito in Italia da A.M.G. spa

100percent.com

Bora Hansgrohe: squadrone per i grandi Giri più Sagan

20.04.2021
3 min
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Una squadra per tutte le stagioni: la Bora-Hansgrohe continua nel suo percorso di crescita e con l’arrivo di Wilco Kelderman si pone come una delle più attrezzate per i grandi Giri. L’olandese, da tempo ritenuto una valida cartuccia per le classifiche delle corse di tre settimane, allo scorso Giro ha conquistato il podio non senza qualche recriminazione per uno scarso sostegno della sua squadra, il Team Sunweb.

Peter Sagan Giro d'Italia 2021
Peter Sagan Giro d’Italia 2021
Peter Sagan Giro d'Italia 2021
Peter Sagan Giro d’Italia 2021

Alla Bora arriva carico di sete di rivincita, trovando in Buchmann e Schachmann valide alternative: difficile dire chi sarà il capitano nelle varie occasioni, probabilmente saranno la forma e i percorsi a determinare le strategie.

E’ chiaro che l’uomo-immagine del team rimane Peter Sagan, basti guardare al risalto che ha avuto la sua vittoria di tappa al Giro d’Italia. Lo slovacco ha sempre nella mente l’obiettivo delle classiche. Senza dimenticare Pascal Ackermann, il tedesco che molti considerano come il miglior velocista attuale, perlomeno all’altezza dei vari Demare ed Ewan anche se meno performante nei grandi Giri.

Quando c’è Sagan, la Bora-Hansgrohe è tutta con lui: qui sulla Cipressa alla Sanremo
Quando c’è Sagan, la Bora-Hansgrohe è tutta con lui: qui sulla Cipressa alla Sanremo

Due giovani meritano poi i fari dell’attenzione: uno è già “svezzato”, quel Leonard Kamna che ha saputo entusiasmare allo scorso Tour de France e che è chiamato ora al decisivo salto di qualità verso l’arengo dei grandi. L’altro è Giovanni Aleotti, neoprofessionista di Mirandola che inizia il suo cammino fra i grandi con tante aspettative riposte su di lui.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Pascal AckermannKandelGer17.01.19942017
Giovanni AleottiMirandolaIta25.05.19992019
Erik BaskaPovazska BistricaSvk12.01.19942016
Cesare BenedettiRoveretoIta03.08.19872010
Maciej BodnarBreslaviaPol03.07.19852007
Emanuel BuchmannRavensburgGer18.11.19922015
Marcus BurghardtZschopauGer30.06.19832005
Matteo FabbroUdineIta10.04.19952018
Patrick GamperMunsterAut18.02.19972020
Felix GrosschartnerWelsAut23.12.19932016
Lennart KamnaFredenbeckGer09.09.19962016
Wilco KeldermanAmersfoortNed25.03.19912015
Patrick KonradModlingAut13.10.19912015
Martin LaasTartuEst15.09.19932016
Jordi MeeusLommelBeln01.07.19982021
Daniel OssTrentoIta13.01.19872009
Nils PolittColoniaGer06.03.19942016
Lukas PostlbergerVocklabruckAut10.01.19922016
Juraj SaganZilinaSvk23.12.19882010
Peter SaganZilinaSvk26.01.19902009
Maximilian SchachmannBerlinoGer09.01.19942017
Ide SchellingL’AjaNed06.02.19982020
Andreas SchillingerKummersbruckGer13.07.19832005
Michael SchwarzmannKemptenGer07.01.19912010
Rudiger SeligZwenkau Ger19.02.19892012
Matthew WallsOldhamGbr20.04.19982021
Frederik WandahlHollwiken (SWE)Den09.05.20012020
Ben ZwiehoffEssenGer22.02.19942021

DIRIGENTI

Ralph DenkGerGeneral Manager
Enrico PoitschkeGerDirettore Sportivo
Helmut DollingerAutDirettore Sportivo
Pierre HeinderickxBelDirettore Sportivo
Christian PomerAutDirettore Sportivo
Steffen RadochlaGerDirettore Sportivo
Christian SchrotGerDirettore Sportivo
André SchulzeGerDirettore Sportivo
Sylwester SzmidPolDirettore Sportivo
Jan ValachSvkDirettore Sportivo
Hendrik WernerGerDirettore Sportivo
Jens ZemkeGerDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Come pure la Deceuninck-Quick Step, la Bora-Hansgrohe è un team Specialized, la cui presenza si deve oltre che al valore del team, alla presenza in esso di Peter Sagan, che del brand americano è un grande ambassador. A parte l’abbigliamento Sprotful, infatti, la maggior parte del kit dei corridori arriva proprio dall’atelier californiano.

CONTATTI

BAHRAIN VICTORIOUS – BRN

Denk ro Cycling GmbH & Co. KG, Innstrasse 1, 6342 Nienrndorf (AUT)

info@pro-cycling-gmbh.de – www.bora-hansgrohe.com

Facebook: @borahansgroheofficial

Twitter: @borahansgrohe

Instagram: borahansgrohe

Sagan al Catalunya per costruire il Fiandre

24.03.2021
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Uno come Sagan, che riesce a scollinare 12° sul Poggio e poi a fare quarto in volata dopo 300 chilometri, è davvero così indietro di condizione? Tornando da Sanremo era questa la domanda che frullava nella testa e la risposta più plausibile era che la classe dello slovacco sia tale e tanta che, con la necessaria esperienza, Peter fosse riuscito a restare nascosto fino al momento giusto e poi avesse stretto i denti. Se fosse stato davvero bene, avrebbe seguito gli scatti in prima persona e magari avrebbe rilanciato. Perciò, visto che in questi giorni “Peterone” sta correndo la Volta a Catalunya e con lui c’è il suo allenatore Sywester Szmyd, fare il punto della situazione in vista delle classiche servirà a dare la giusta dimensione a uno dei protagonisti più attesi. Che malgrado il passaporto, percepiamo come uno di noi: italiano acquisito per trascorsi e filosofia.

Per correre il Catalunya ha rinunciato alla Gand-Wevelgem, vinta nel 2018
Per correre il Catalunya ha rinunciato alla Gand-Wevelgem, vinta nel 2018
Cinque settimane fermo a Gran Canaria: quanto hanno inciso?

Potete immaginare che non siamo riusciti a fare tanto. Ma Peter ha la mentalità vincente e ho pensato anche io che alla Sanremo abbia avuto una buona gamba, tanto da fare la volata con dei numeri molto buoni. Però si vede che manca l’altura, che a lui giova tanto. La Tirreno gli ha dato una prima… passata di intensità e qui al Catalunya vogliamo metterci il resto.

E’ vero che l’ha deciso lui?

Non so con chi abbia parlato e chi abbia fatto l’annuncio. So invece che all’inizio della Tirreno, mi ha chiamato Enrico Poitschke, il capo dei direttori sportivi, e mi ha detto che c’era questa possibilità. Io ne ho parlato con Peter che si è detto d’accordo e abbiamo immaginato un percorso di avvicinamento al Nord diverso dal solito, per rimediare a quel periodo di sosta.

Pensi che si possa arrivare al Fiandre ugualmente bene?

Come quando non si andava in altura. Abbiamo perso 5 settimane di lavoro, bisognerà fare tutto bene. Nel primo ritiro a Peschiera, era freddo per fare certi lavori. Invece a Gran Canaria eravamo nella fase dei lavori specifici e Peter ha dovuto fermarsi.

A 31 anni la condizione si trova facilmente?

Il tempo passa per tutti, anche per lui. Ce ne siamo accorti l’anno scorso al Tour e per tutta la stagione. Mentre i più giovani sono entrati in forma rapidamente, a noi è servito proprio il lavoro del Tour per arrivare al Giro con una forma vincente. Perciò è chiaro che per entrare in condizione impiega più di quando aveva 21 anni e dopo l’inverno era subito vincente in Australia. Oppure quando faceva una settimana di vera vacanza dopo le classiche, poi andava in California e vinceva la classifica.

Alla Tirreno (qui con Fabbro), Peter ha messo nelle gambe la prima intensità di stagione
Alla Tirreno ha messo nelle gambe la prima intensità di stagione
In una corsa come il Catalunya si riesce a fare qualche lavoro specifico, oppure il semplice correre alla fine risulta allenante?

E’ così dura, che… basta correre. Non è di quelle corse in cui hai la tappa che si va a spasso e puoi programmare dei lavori di intensità. Qui l’intensità te la impongono gli altri. Abbiamo provato a fare la tappa per lui il primo giorno e mi aspetto che stia sempre meglio. Il percorso è duro, ma non siamo qui solo per allenarci. Come detto prima, Peter ha la mentalità vincente e vuole essere comunque protagonista.

Si poteva rischiare dopo la Sanremo di andare diretti in Belgio per Harelbeke e Gand-Wevelgem?

Non valeva la pena cambiare il programma avviato alla Tirreno, perché quel quarto posto a Sanremo può significare tutto e anche niente. In Belgio a quel punto saremmo andati per giocarci le corse, ma se uno come Peter non è almeno all’85 per cento, sarebbe andato a prendere batoste dalle quali non si sarebbe ripreso. E il primo weekend non sarebbe stato utile per il Fiandre e la Roubaix. Stiamo lavorando per questi obiettivi e per il resto della stagione. Non ci interessa trovare una condizione rapida che duri poco.

Dall’esempio di Sagan, parliamo di Covid e cuore

23.03.2021
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Quando è risultato che Sagan avesse effettivamente preso il Covid, i medici della Bora-Hansgrohe gli hanno vietato il benché minimo sforzo, costringendolo a fermarsi del tutto. Troppo alto, hanno spiegato, il rischio che il virus coinvolgesse il cuore compromettendone la funzionalità, così Peter è stato costretto a rientrare soltanto alla Tirreno-Adriatico (foto di apertura). Nell’anno in cui prima Viviani e poi Ulissi si sono fermati per insoliti problemi cardiaci, la curiosità di capire se il Covid possa averci messo lo zampino è scattata in un battito di ciglia. E così, approfittando della disponibilità di un ottimo cardiologo dello sport come Roberto Corsetti, abbiamo provato a fare qualche domanda. Per soddisfare la nostra curiosità e magari anche quella di chi legge.

Come già raccontato nei giorni scorsi, dopo gli anni alla Fassa Bortolo, alla Liquigas e alla Quick Step, Corsetti oggi lavora presso il Centro Medico B&B di Imola.

Elia Viviani nell’ospedale di Ancona con il dottor Corsetti
Elia Viviani nell’ospedale di Ancona con il dottor Corsetti
Covid e cuore: c’è un nesso?

Il fatto che il virus potesse avere una localizzazione cardiaca è stato desunto dall’osservazione su pazienti ricoverati o venuti a mancare. A quel punto è stato dato l’allarme, perché effettivamente il virus può interessare il muscolo cardiaco e provocare fenomeni infiammatori del miocardio e del pericardio. Per questo gli esperti hanno posto l’attenzione che gli sportivi dovessero poi fare degli approfondimenti per certificare che non ci fosse stato interessamento cardiaco. E in uno dei vari Dpcm dei primi tempi fu stabilita la serie degli esami da sostenere e la tempistica per la ripresa. Più rapida per i professionisti, che superati gli esami strumentali possono ripartire avendo accanto uno staff medico, di un mese per tutti gli altri atleti.

A ben vedere non si tratta del solo virus che attacca il cuore.

Stavo arrivando proprio a questo. Anche il citomegalovirus, la mononucleosi e la toxoplasmosi comportano rischi simili. Il primo soprattutto è uno dei più temuti, perché provoca miocarditi importanti in poco tempo. Il Covid ci sta insegnando tante cose.

Giulio Ciccone, ritiro Trek (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Giulio Ciccone ha subito un’ablazione e in seguito ha contratto il Covid (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Giulio Ciccone, ritiro Trek (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Ciccone ha subito un’ablazione prima del Covi (foto Oliver Grenaa, Jojo Harper)
Ad esempio?

I nostri direttori sportivi di una volta dicevano che se il corridore ha avuto l’influenza, deve restare a riposo, tenendo a freno la smania di tornare. Sentire da un manager come Giancarlo Ferretti che l’atleta dopo la febbre dovesse solo recuperare mi faceva vedere una saggezza efficace, basata sulla grande esperienza. Dopo l’evento infettivo, non è detto che tutto vada bene solo perché l’atleta non ha più la febbre. Il Covid ha portato la consapevolezza che dobbiamo stare attenti. Ci sta trasmettendo in forma ampliata delle conoscenze che avevamo già.

I problemi di Viviani sono in qualche modo riconducibili al Covid?

Quello che ha innescato la tachicardia di Elia è stato un piccolo focolaio atriale, come è successo a Ciccone e a tanti altri atleti. A quanto mi risulta avendo seguito il caso, il Covid non c’entra. Sono fenomeni ricorrenti, pensate a Bitossi…

Un’ablazione e tutto sarebbe cambiato?

Partiva alle corse e quando iniziavano le tachicardie, doveva fermarsi sui paracarri ad aspettare che il cuore si calmasse. Probabilmente un’ablazione gli avrebbe permesso di vincere tante più corse. La sua vicenda per noi cardiologi dello sport è leggenda e anche un grande insegnamento. A Bitossi non lo diciamo, ma sarebbe stato brutto perdere la sua storia. Le tachicardie atriali non provocano grandi conseguenze, al di fuori della necessità di fermarsi finché non passano. Ben più gravi sono quelle ventricolari. Ma comunque il Covid qualche problemino lo ha creato.

Anche Bitossi aveva delle tachicardie atriali: con un’ablazione avrebbe risolto tutto?
Anche Bitossi aveva delle tachicardie atriali: con un’ablazione avrebbe risolto tutto?
Ci sono dei numeri?

Faccio il caso del nostro laboratorio. Da maggio abbiamo avuto 65 casi di agonisti positivi al Covid. Hanno fatto ecocardiogramma e test da sforzo e abbiamo avuto soltanto 2 evidenze di localizzazione cardiaca. Interessante il caso di una bimba di 11 anni che fa ginnastica ritmica. A dicembre aveva fatto proprio qui la visita di idoneità e non aveva niente. Nella prova da sforzo a 194 battiti era perfetta. Il 10 gennaio è risultata positiva, senza avere grossi sintomi. E’ dovuta tornare, l’ecocardio era pulito, ma sotto sforzo aveva tante aritmie. L’associazione col Covid è scattata da sé. Per cui la abbiamo messa a riposo e dovrà tornare per altri test. In assoluto, per quello che ho osservato, mi sento di dire che gli sportivi sono meno soggetti al contagio.

Vale a dire?

Coloro che praticano attività sportiva costante hanno un adattamento organico che un po’ li tutela da questo tipo di infezione. Lo sport può essere un discreto strumento preventivo. Lo dimostra la risposta ai chemioterapici, ad esempio. Sono farmaci anche cardiotonici e l’atleta che per sua sventura è costretto a farne uso, resiste molto meglio.

Sagan impressionato da VdP. «Ma a Sanremo me la gioco»

16.03.2021
4 min
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Dopo la Sanremo, Sagan andrà al Catalunya. Lo ha chiesto lui, dopo il Covid e dopo essersi reso presto conto che la Tirreno-Adriatico, corsa a questi ritmi, non sarebbe stata per lui la miglior palestra. Perché una cosa è certa, Peter non ha alcuna intenzione di mollare, anche se l’ondata dei giovani prodigiosi potrebbe sembrare troppo alta anche per lui. Al collega che gli chiede se si senta alla loro altezza, ha risposto secco: «Loro sono giovani, io più esperto». Eppure guardandolo accanto a Van der Poel, viene da pensare a quando arrivò ragazzino a scombinare i piani di sua maestà Cancellara. Fabian non la prese troppo bene, Peter invece sta zitto. Osserva. Ragiona. E lavora sodo per rimettersi in bolla.

A Castelfidardo, Sagan ha dovuto stringere i denti e ha subito 24’56”
A Castelfidardo, Sagan ha dovuto stringere i denti e ha subito 24’56”
Esci da un periodo difficile…

Sono stato fermo per 14 giorni, ma fermo fermo! Non hanno voluto che facessi nulla fino alle radiografie e il controllo del cuore. Per cui semplicemente, mi mancano i chilometri.

Bel modo per arrivare alla Sanremo.

Tanto non l’ho vinta neppure quando ci sono arrivato al massimo della forma… Per cui può succedere di tutto, il bello della Sanremo è anche questo, anche se chiaramente non sono il favorito.

E poi si torna in Belgio?

Bisogna tornare, l’anno scorso mi è mancato. Però, avendo scelto di fare il Catalunya, non sarò alla Gand-Wevelgem e neppure ad Harelbeke. Ma per Fiandre e Roubaix spero di essere in condizioni migliori di adesso.

Giro oppure Tour?

Se non succede niente, quindi se non ho problemi di salute o non succedono cose legate alla pandemia, il Giro resta il mio primo obiettivo. L’anno scorso vi ho ottenuto la mia sola vittoria di stagione, non posso dimenticarlo.

Sagan e Ballerini, due attesi protagonisti al Nord
Sagan e Ballerini, due attesi protagonisti al Nord
Non ti sembra strano parlare di una sola vittoria di stagione?

Per un po’ lo è stato. Mi chiedevo perché non ne venissero tante come in passato e la risposta che mi sono dato è che ogni anno è più difficile e tanto vale farsene una ragione. Perciò tornerò al Giro e poi andrò al Tour, con qualche punto di domanda.

Perché?

Perché non ho ancora deciso come orientarmi per le Olimpiadi. Di certo c’è che a Tokyo voglio andarci, perché sono due anni che salto anche i campionati nazionali e la Slovacchia merita che io vada a rappresentarla. Per questo dovremo decidere se fare il Tour e volare in Giappone il giorno dopo, oppure andare prima per abituarmi al fuso orario.

Il percorso non è troppo adatto.

Lo so, ma devo esserci.

La crono di San Benedetto ha chiuso la Tirreno: ora si va a Sanremo
La crono di San Benedetto ha chiuso la Tirreno: ora si va a Sanremo
Perché non correre in Mtb come a Rio?

Ci avevo pensato, ma nel frattempo è successo che un ragazzo ha qualificato la Slovacchia e sarebbe brutto se andassi io al suo posto. A Rio non c’era nessuno, invece.

Dai, parliamo dei ragazzini terribili…

Pogacar è fortissimo. Van der Poel mi impressiona, devo essere sincero. Non è uno che in gruppo parli molto, ma con lui ho certamente più rapporto che con Van Aert (fra Peter e il belga c’è ruggine dallo sprint di Poitiers all’ultimo Tour, quando Sagan fu declassato per la volata scorretta e Van Aert lo apostrofò in malo modo, senza che la squadra abbia pensato di ridimensionarne e parole, ndr). E poi c’è Remco.

Cosa ha fatto?

Abbiamo cominciato per due anni insieme in Argentina. Compie gli anni il giorno prima di me, con 10 anni di differenza. Fra i tanti, lui è quello che come carattere mi somiglia di più. Parla tanto come me, si sente quando in gruppo c’è Sagan.

Mastro Oss, a Siena con Aleotti, aspettando Sagan

04.03.2021
3 min
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Il 10 ottobre scorso, sette giorni prima che bici.PRO andasse online, Daniel Oss alla vigilia del Fiandre ci raccontò quanto sarebbe stato strano correrlo senza Peter Sagan, che nel frattempo stava partecipando al Giro. Il piano pre Covid prevedeva che i due avrebbero corso insieme la campagna del Nord e poi a maggio sarebbero venuti in Italia. Quest’anno l’inizio di stagione presenta gli stessi problemi, solo che non è una corsa ad aver fatto sparire Peter, bensì il Covid stesso, che lo ha inchiodato a Gran Canaria fino ad oggi e lo ha costretto a rimandare il debutto. La cui data è ancora da stabilire. E così Oss è ancora una volta il portabandiera della Bora-Hansgrohe. Ha cominciato in Belgio e prosegue alla Strade Bianche.

La Het Nieuwsblad è stata la prima corsa di stagione dopo il ritiro a Sierra Nevada
Het Nieuwsblad prima corsa di stagione
Hai chiuso senza Peter e ricominci allo stesso modo, insomma…

In effetti manca un po’, la squadra lo sente. Ma cerchiamo di approcciarci alle corse nel miglior modo possibile. Abbiamo Politt, questo ragazzo nuovo che comunque ha già fatto vedere grandi cose e per noi è già un bel punto di riferimento. E poi, proviamo. Sappiamo di non essere i favoriti e poi queste gare di inizio stagione sono sempre un po’ strane.

Proviamo significa che anche Oss avrà il suo spazio?

Se avessi le gambe di Van der Poel, direi di sì. Scherzi a parte, l’ambizione è quella, ma la realtà poi è sempre un po’ diversa. Ho debuttato all’Het Nieuwsblad senza avere alcun riferimento e c’è stato da soffrire.

Qualche chilometro con Van Avermaet: le loro strade si incroceranno spesso
Con Van Avermaet: le loro strade si incroceranno spesso
Che inverno hai trascorso?

Molto regolare e molto più a casa del solito. Abbiamo saltato il solito dicembre e abbiamo fatto un ritiro a gennaio che comunque è stato strano, perché invece della solita Spagna eravamo a Peschiera, quindi dall’altra parte del mio lago. E a parte l’incidente di Kelderman, è andato molto bene. E poi ho fatto un po’ di allenamento in più a Sierra Nevada.

In tanti hanno sostituito le corse saltate con l’altura.

Vero, ma nel mio caso più che cercare i benefici dell’altura, è stata l’occasione di fare un po’ di ritmo prima del debutto. Sono arrivato in Belgio che non sapevo quanto avrei potuto reggere.

Alla partenza da Kuurne, con poco pubblico e tanti giornalisti
Alla partenza da Kuurne, con poco pubblico e tanti giornalisti

Rispetto al team che ha corso in Belgio nello scorso weekend, per la Strade Bianche la Bora-Hansgrohe ha scelto di cambiare tutti gli effettivi ad eccezione del trentino e di Burghardt. E sarà proprio Daniel il miglior maestro di strada per Aleotti. Da balia del campione a guida per il giovane italiano: la vita, se ti chiami Oss, non può proprio essere banale.

Sagan si scrolla il Covid di dosso e punta la Sanremo

17.02.2021
4 min
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E’ successo tutto al momento di volare a Sierra Nevada per fare l’altura. Sagan ha fatto il tampone e l’esito è stato una doccia fredda: positivo! Non aveva avuto sintomi e si sentiva bene. Invece in men che non si dica si è ritrovato rinchiuso nella villetta di Gran Canaria, affittata da suo fratello Juray e da Baska. Nel dubbio anche loro l’indomani sono andati a fare il controllo e il verdetto è stato ugualmente impietoso.

Quarantena

Rinchiusi al sole dell’isola, con un giardinetto e la piccola piscina, i tre hanno pensato che poteva andargli anche peggio. I medici del team e le autorità spagnole chiamavano a intervalli regolari per accertarsi che stessero bene e non pensassero di uscire. Mentre Peter, sull’orlo di una crisi di nervi, continuava a tempestare di telefonate il suo amico e addetto stampa Ubo. Gli chiedeva di fare post e le mille idee di un campione già vulcanico quando si allena. Pensate voi se non ha niente da fare tanto a lungo.

Dopo la quarantena, ha ripreso ad allenarsi facendo solo ore e poca qualità
Dopo la quarantena, ha ripreso facendo solo ore

«Non era mai stato per così tanto tempo senza fare niente – conferma Gabriele Uboldi – ma il protocollo del team in casi di positività è ferreo. Stop totale, anche per non rischiare problemi di salute. Non c’è una gran letteratura medica su cosa succede durante il Covid. Per non compromettere o rischiare di compromettere cuore e polmoni, si è deciso di fare così. Come l’ha presa Peter? Stare fermo gli scocciava più della morte…».

Ripresa blanda

Per fortuna il Covid non dovrebbe aver lasciato strascichi e allo scadere delle due settimane, Sagan ha potuto riprendere la bici. Consapevole tuttavia che non ci fosse più spazio per andare in altura. La prima fase è stata piuttosto blanda, fatta di ore di sella al caldo di Gran Canaria, alla larga dai lavori specifici. Per questo e non per altro, durante una chiacchierata con il medico della Bora-Hansgrohe, si è deciso di non andare alla grande apertura in Belgio. Non avrebbe avuto senso fare dei fuorigiri così importanti senza la condizione per essere protagonista. Nessun problema di ordine medico, insomma, sebbene proprio il dottore sia volato sull’isola per due volte durante la quarantena. E gli atleti, giorno per giorno, abbiano continuato a mandargli i file di allenamento e i propri dati.

Peter non corre dal 25 ottobre: 4 mesi senza gare non sono pochi
Peter non corre dal 25 ottobre: 4 mesi senza gare

Obiettivo Sanremo

Il punto ora è capire se gli obiettivi importanti saranno in qualche modo compromessi. Il primo in ordine cronologico è la Sanremo (in apertura la foto del 2° posto nel 2017 dietro Kwiatkowski). Dall’entourage del campione fanno sapere che il solo modo per arrivarci competitivo sarà comunque correre la Strade Bianche e la Tirreno-Adriatico. In questo modo ci si riallaccerebbe al programma originario, fosse anche arrivandoci in Italia non al 100 per cento. Pertanto, mentre il suo gruppo volerà in Belgio, Sagan dovrà decidere se rimanere a Gran Canaria fino al 28 febbraio o più a lungo. Finché suo fratello e Baska rimarranno nei paraggi, restare per allenarsi al caldo è una valida alternativa alle strade di Monaco. Ma a casa Peter potrebbe rivedere suo figlio dopo così tanti giorni di lontananza

Come Ganna

Dubbi sulla sua condizione o sul fatto che il Covid non abbia lasciato tracce non ce ne sono o si fanno comunque considerazioni abbastanza elementari.

«Ne parlavamo un paio di giorni fa con Lomba (Giovanni Lombardi, manager di Sagan e di Ganna, ndr) – dice Uboldi – proprio in riferimento a Pippo. Lui si è fatto 25 giorni a casa con il tampone sempre positivo e quando è ripartito quasi andava più forte di prima. Per cui non c’è niente che lasci pensare a delle complicazioni, fermo restando che è stato giusto essere prudenti. Meglio essersi ammalati e poter sciupare dieci giorni a gennaio, che ritrovarsi con una grana del genere ad aprile. 

«Lui è quello che si scoccia quando lo portano in giro – sorride Uboldi – per eventi e promozioni che lo distolgono dallo sport. Non tanto perché non abbia voglia di partecipare. Ma perché pensa che nelle stesse ore i suoi avversari si stanno allenando. Immaginate che cosa avrà avuto per la testa in quei giorni…».

Peter Sagan, Milano, Giro d'Italia 2020

Szmyd: «Un pizzico di fortuna e Sagan tornerà»

27.12.2020
4 min
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Se lo dice Sylwester Szmyd che su Sagan ci sono cose da aggiungere, il minimo è lasciarglielo fare. Dopo aver parlato di Aleotti e Fabbro, approfittiamo allora del fatto di avere per noi il preparatore dello slovacco alla Bora-Hangrohe e cerchiamo di fare un punto sulla sua condizione. Sulla sua voglia di fare fatica. Sulla sua capacità di vincere. E su quel senso di stanchezza che a volte traspare nei suoi occhi: figlia magari degli oltre 10 anni sugli scudi e dell’impossibilità di essere sempre Hulk, Forrest Gump, John Travolta e ogni personaggio che col tempo si è inventato. D’altra parte i chilometri e la vita lasciano il segno e non si può pensare di passarci attraverso senza averne qualcuno addosso.

Ivan Basso, Sylwester Szmyd, Peter Sagan, Tour de France 2012
Basso, Szmyd e Sagan, nel primo Tour di Peter: 3 tappe vinte e la maglia verde
Sylwester Szmyd, Peter Sagan, Tour de France 2012
Sagan e Szmyd al Tour 2012: 3 tappe e la verde

«Questa stagione – dice Szmyd – va presa diversamente e dopo il lockdown sapevamo che diversa sarebbe stata in ogni caso, perché avremmo puntato soltanto su Tour e Giro, senza le classiche. Nonostante questo, Peter è arrivato 4° alla Sanremo, a 2” dal vincitore. Odio parlare per ipotesi, ma se si fosse chiuso sui due al comando, magari poteva anche vincere. Perché lo sprint per la vittoria si fa con più cattiveria di quello per il terzo posto. Detto questo, capisco che una tappa al Giro sia da ritenersi un bilancio magro per uno come lui. Ma non è così come sembra».

Non va più forte come un tempo?

Ho guardato i suoi numeri e fa le volate con gli stessi watt di quando vinceva. Al Tour, è arrivato per 6 volte nei primi cinque. Dal Giro si è portato a casa 4 secondi posti. Va bene che i “se” lasciano il tempo che trovano, ma per vincere a volte serve anche un po’ di fortuna. Non credo si possa dire che è un atleta spremuto, insomma.

La tappa al Giro…

Nessun numero può spiegare quello che ha fatto, perché non credo che quel giorno, su quel percorso e con quel meteo, si potesse andare più forte. Ha ripreso e staccato gli scalatori. Con quella prestazione avrebbe potuto vincere il mondiale.

Può risentire della pressione?

Al Tour non ne aveva addosso di particolare, ma forse è il primo a caricarsene. Ho corso il primo Tour con lui, nel 2012. Sono passati dieci anni e lui è sempre lì. Ma voi davvero vi aspettate che fra cinque anni Van Aert vada ancora così? Ci sono stati Tour in cui Peter non vinceva tappe, ma portava a casa la maglia verde. Quest’anno nella classifica a punti è arrivato secondo, con traguardi intermedi che sembravano fatti più per gente veloce come Bennett che per lui.

Del resto, Sagan non è mai stato un velocista.

Questo è importante dirlo. Peter vinceva le volate sfruttando l’errore di quelli più veloci, oppure i rettilinei in leggera salita, oppure gli strappi nel finale che selezionavano il gruppo.

Peter Sagan, Filippo Ganna
Per vincere a Tortoreto, secondo Szmyd gli è servito un giorno da fenomeno assoluto
Peter Sagan, Filippo Ganna
Giorno da fenomeno per vincere a Tortoreto
Ha 30 anni, può aver pagato la ripresa dopo il lockdown?

Forse mentalmente ci sta che restare chiuso per 7 settimane sia stato un handicap e abbia fatto fatica a trovare la brillantezza. Quando sei giovane, l’inizio stagione è più facile. Ricordo quando vinse la sua prima tappa alla Parigi-Nizza del 2010, lasciandosi dietro Rodriguez e anche Contador. Mandai un messaggio a Rodriguez, dicendogli che non poteva aspettarselo. E lui mi rispose chiedendomi chi diavolo fosse quel ragazzino.

Il segreto dei giovani del 2020?

Una parte, di sicuro. Da giovane recuperi meglio e se hai una stagione di 2 mesi e non hai tempo per riprenderti fra una gara e l’altra… Le hanno vinte tutti corridori con meno di 30 anni. Non credo che con un’annata normale, riusciranno a essere così dominanti.

Tu e Peter siete vicini di casa?

Quasi. Quando ho smesso, mi sono spostato da Monaco a poco di qua dal confine. Sono in Francia, siamo vicinissimi, ma cambia molto l’affitto…