Sivakov e l’overthinking. Un problema diffusissimo

Sivakov e l’overthinking. Un problema diffusissimo

25.11.2025
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In un’intervista su Cyclingnews a fine stagione, Pavel Sivakov ha confessato come la sua esperienza sia cambiata con il passaggio alla UAE e la coesistenza con Pogacar: «La mia crescita si è frenata per cause mentali più che fisiche. Mi sono messo troppa pressione, cercando di fare troppo per quello che potevo. Nel confronto con Tadej mi accorgo che ha la capacità di rimanere calmo e non stressarsi. Io mi stressavo anche per piccoli dettagli e questo mi rallentava. Anche Paul Seixas è così, non va in overthinking, prende la pressione come parte del gioco. Tutto dipende dal fatto se correre ti piace davvero».

L'overthinking è l'affastellarsi di pensieri negativi nella propria mente (foto Getty Images)
L’overthinking è l’affastellarsi di pensieri negativi nella propria mente (foto Getty Images)
L'overthinking è l'affastellarsi di pensieri negativi nella propria mente (foto Getty Images)
L’overthinking è l’affastellarsi di pensieri negativi nella propria mente (foto Getty Images)

Pensare in modo eccessivo e ripetitivo

Il tema dell’overthinking, che coinvolge anche altre discipline sportive, anche quelle che hanno uno sviluppo temporale molto più breve di una corsa ciclistica, è sempre più centrale nel mondo professionistico. Partiamo da che cos’è attraverso l’esperienza della dottoressa Paola Pagani, mental coach che lavora con tanti ciclisti anche di alto livello.

«Partiamo da che cos’è l’overthinking. Dobbiamo considerarla come la tendenza a pensare in modo eccessivo, ripetitivo, a situazioni, problemi, decisioni e spesso porta a focalizzarsi soprattutto su quello che può andare storto, su possibili errori, sulle conseguenze negative. Per un ciclista professionista potrebbe manifestarsi come un continuo ripensare alle strategie di gara, con gli errori connessi a quei timori che possono essere legati alla prestazione».

Che influsso ha?

Questo tipo di pensiero finisce col consumare le energie cognitive, quindi crea stress, ansia e va a sabotare la lucidità mentale. Alla fine si ci si ritrova con poche energie e con la mente offuscata.

Paola Pagani, mental coach che tra i tanti ciclisti ha seguito anche Sonny Colbrelli nella sua ripresa
Paola Pagani, mental coach che tra i tanti ciclisti ha seguito anche Sonny Colbrelli nella sua ripresa
Paola Pagani, mental coach che tra i tanti ciclisti ha seguito anche Sonny Colbrelli nella sua ripresa
Paola Pagani, mental coach che tra i tanti ciclisti ha seguito anche Sonny Colbrelli nella sua ripresa
Quanto influisce il carattere di una persona, quanto anche il passato, le vicende trascorse, specialmente quelle legate al mestiere del ciclista?

Sicuramente le vicende passate influiscono, perché noi attraverso le esperienze che facciamo, ci creiamo le nostre convinzioni. E quando ce l’hai, vediamo le cose della nostra vita attraverso quei filtri. Quindi sicuramente le esperienze del passato hanno una grande importanza. Teniamo presente che il cervello umano non è progettato per farci vincere, ma per farci sopravvivere, non per la prestazione massima. Ma che cosa significa sopravvivere? Significa anticipare rischi, minacce, quindi tende a monitorare costantemente l’ambiente intorno alla ricerca di pericoli e di problemi.

Come influisce tutto ciò sulla prestazione?

Se il cervello non è allenato, nei momenti di pressione come una gara il sistema nervoso attiva i circuiti di allerta e quindi viene innescato quel ciclo di stress che va a incrementare tutto il sistema di vigilanza e riduce la capacità di focalizzarsi su quali sono i compiti chiave legati alla performance di quel momento. Se permettiamo al cervello di agire in questo modo, è come se giocasse contro di noi, ma lo fa per salvaguardarci. Ma noi possiamo allenare il nostro cervello perché giochi dalla nostra parte.

Paul Seixas è, secondo Sivakov, un giovane che sta emergendo proprio per la sua gestione dello stress
Paul Seixas è, secondo Sivakov, un giovane che sta emergendo proprio per la sua gestione dello stress
Paul Seixas è, secondo Sivakov, un giovane che sta emergendo proprio per la sua gestione dello stress
Paul Seixas è, secondo Sivakov, un giovane che sta emergendo proprio per la sua gestione dello stress
Ha un influsso sul rendimento di un corridore?

Assolutamente sì. Se io in una situazione vedo soltanto rischi e pericoli, sicuramente il mio rendimento cala, c’è perdita di reattività, calo della fiducia e cioè se noi andiamo a vedere i campioni e gli altri, vediamo che il livello di autostima nei primi è decisamente superiore. Questo perché i primi hanno saputo anche allenare consciamente o inconsciamente la propria mente perché sia un’alleata.

Sivakov diceva che sta cercando di imparare come ovviare all’overthinking proprio stando al fianco di Pogacar. E’ possibile?

Io posso dire come alleno i miei ragazzi. Innanzitutto bisogna lavorare per migliorare l’autostima e la fiducia. Si va a lavorare con tecniche di reframing, di dialogo interno positivo. Si va a considerare una routine che sia di maggior successo. La persona distingue tra quelli che sono pensieri utili e pensieri che lo stanno sabotando, quindi alleniamo l’abilità di scegliere in maniera consapevole su cosa focalizzarsi anche quando si è sotto pressione. Utilizzo strumenti che derivano dalla mindfullness, quindi tutto quello che è respirazione consapevole. Spezzo il pensiero ciclico e mi focalizzo sull’azione oppure su un altro strumento provando a simulare mentalmente diverse situazioni di gara per allenare la risposta emotiva e comportamentale.

Sivakov ha raccontato di ispirarsi a Pogacar per gestire lo stress negativo
Sivakov ha raccontato di ispirarsi a Pogacar per gestire lo stress negativo
Che cosa significa?

Significa simulare mentalmente come se effettivamente io stessi facendo quell’esperienza. Quello che vedrei se fossi lì, quindi vedo le mie mani sul manubrio, la bicicletta, le ruote, l’asfalto. Ascolto i rumori, il mio respiro, le voci, quindi tutto quello che succede in una situazione del genere e sento la sensazione che voglio sentire in quel momento. Mi alleno a sentire quella sensazione così è più facile che poi in gara io riporti quello stesso schema. E per di più altri strumenti che si possono utilizzare anche in gara sono delle parole chiave.

Quali?

Uno scalatore può ripetersi “veloce, veloce, leggero, leggero”. Un velocista “veloce e potente”, insomma delle parole chiave che portano la mente a focalizzarsi su quei concetti, quelle qualità andando a interrompere il circolo vizioso di pensieri negativi.

In base proprio alla sua esperienza, il problema dell’overthinking è diffuso?

Diffusissimo, nel senso che è una cosa talmente automatica che è molto più diffusa di quanto si pensi, anzi Sivakov è già avanti perché si è reso conto di esserne vittima, ha consapevolezza e quando si diventa consapevole di qualcosa, allora è lì che si può fare qualcosa per cambiarlo.

Lombardia 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale

Bisiaux e i Petite Diables alla scuola della Decathlon AG2R

20.10.2025
5 min
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COMO – Il talento di Paul Seixas è solamente la punta scintillante di un iceberg che da anni si muove silenzioso sotto il pelo dell’acqua, pronto ad emergere. La Decathlon AG2R La Mondiale lavora da anni per coltivare e far sviluppare una catena di enfant prodige. Giovani talenti scovati in maniera capillare sul territorio, che vengono portati all’interno della formazione juniores (Decathlon AG2R U19) e poi fatti passare nel devo team per una maturazione definitiva che avviene con l’approdo nel WorldTour. 

In questo modo la Francia fa crescere e preserva i suoi talenti, forte delle sue quattro formazioni che militano nel massimo livello del ciclismo mondiale: Decathlon AG2R La Mondiale, Groupama FDJ, Arkea B&B Hotels e Cofidis. Il prossimo anno rischiano di scendere a due, visto l’annunciata chiusura della Arkea B&B Hotels e la probabile retrocessione della Cofidis allo stato di professional. 

Lombardia 2025, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, la Decathlon AG2R La Mondiale al foglio firma
Lombardia 2025, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, la Decathlon AG2R La Mondiale al foglio firma

Sistema verticale

Tuttavia il sistema messo in piedi dalle due potenze del ciclismo francese, Decathlon AG2R La Mondiale e Groupama FDJ è ben chiaro: scovare i migliori talenti e portarli fin da giovani all’interno di un sistema che permetta di monitorarne la crescita. Non a caso tre delle ultime cinque edizioni del Giro della Lunigiana, la corsa a tappe di massimo livello per gli juniores, sono state vinte da atleti che arrivavano dalla formazione di sviluppo della Decathlon AG2R: Leo Bisiaux, Paul Seixas e Seff Van Kerckhove. Ai quali si aggiunge Lenny Martinez, atleta francese uscito dalla formazione juniores della Groupama FDJ.

Nella mattina del Lombardia siamo andati a curiosare nel mondo della Decathlon AG2R La Mondiale, per capire come lavorano e in che modo si vanno a scovare i talenti che andranno poi a creare una solida base in vista del futuro. Le domande le giriamo direttamente a Leo Bisiaux, 20 anni, uno dei primi talenti entrato nell’infornata della formazione francese, il quale ha vissuto da dentro la rapida e vertiginosa crescita del team. 

«E’ fantastico avere tanti corridori che entrano a far parte del progetto quando sono under 19 – dice – per poi passare nella formazione U23 e infine nel WorldTour. Possiamo crescere a gran velocità come lo si è potuto vedere con Paul (Seixas, ndr) ma anche con Jordan Labrosse, Noa Isidore e me».  

Come avviene la selezione?

Il team ha già tutti i nostri dati, quindi la selezione dei corridori avviene attraverso questi strumenti. Quando la squadra mi ha selezionato aveva a disposizione tutto su di me, oltre ad avermi visto in azione nelle varie gare. Ora non so come lavorano, perché il ciclismo è cambiato parecchio negli ultimi due anni, però credo che la base di lavoro sia la stessa. 

Com’è entrare in un devo team juniores?

Allenarsi e correre con i migliori atleti della categoria aiuta sicuramente dal punto di vista della crescita. Stare insieme, confrontarci e condividere questo cammino ci ha permesso di avvicinarci e unirci. Aspetto che è risultato importante anche una volta passati nel team U23, e lo è stato ancora di più nel WorldTour. Forse il segreto è proprio questo, creare un gruppo solido e capace di lavorare al meglio, fin da subito. 

Lombardia 2025, Paul Seixas, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, al via anche Paul Seixas, rivelazione delle ultime stagioni
Lombardia 2025, Paul Seixas, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, al via anche Paul Seixas, rivelazione delle ultime stagioni
Da juniores hai corso anche con selezioni regionali o miste…

In alcune corse sì, così come ho corso con la nazionale francese. Correre con le rappresentative regionali o miste all’estero è stato un passaggio importante in termini di esperienza. Ti ritrovi in gara contro i migliori atleti e cresci molto. 

Parlavi di un ciclismo che è cambiato parecchio in soli due anni.

Penso sia evidente. Ora ci sono mezzi ancora più efficienti anche nella categoria juniores, soprattutto rispetto a quelli che avevo io. Inoltre gli allenamenti sono più duri, o comunque efficienti, si vedono ragazzi junior che arrivano ai mondiali tra i professionisti e corrono davanti. Paul Seixas e Albert Whiten Philipsen sono un esempio

Vuelta a Burgos 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale
Leo Bisiaux, 20 anni, in azione alla Vuelta Burgos con la maglia Decathlon AG2R La Mondiale
Vuelta a Burgos 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale
Leo Bisiaux, 20 anni, in azione alla Vuelta Burgos con la maglia Decathlon AG2R La Mondiale
Per questo credi che alcuni passino direttamente da juniores a professionisti?

Siamo davanti a un nuovo ciclismo. Non so dove porterà ma ci sono tanti giovani che sono pronti. Io stesso ho corso solamente un anno da U23 e poi sono passato nella WorldTour. Ne ho parlato con la squadra e c’è un piano per vedere come posso crescere anno dopo anno. Avere un cammino lineare e continuo attraverso tutte le categorie, da quella juniores al WorldTour aiuta tanto. 

Quanto è importante per te che altri ragazzi francesi abbiano un gruppo solido e una squadra solida in cui poter crescere?

Importante ma non fondamentale, non ci sono solamente atleti francesi all’interno della formazione juniores. Ci sono tantissime nazionalità differenti, non saprei dire quante ma sono molte (l’unico atleta non francese passato nel WorldTour è l’australiano Oscar Chamberlain, ndr). 

Bastien Trochon, Tro Bro Leon 2025, Decathlon AG2R La Mondiale (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Tra i nomi usciti dal vivaio Decathlon c’è quello di Bastien Trochon, classe 2002 che ha vinto la Tro Bro Leon 2025 (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Bastien Trochon, Tro Bro Leon 2025, Decathlon AG2R La Mondiale (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Tra i nomi usciti dal vivaio Decathlon c’è quello di Bastien Trochon, classe 2002 che ha vinto la Tro Bro Leon 2025 (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
La squadra vi permette anche di mantenere la doppia attività, molti di voi fanno strada e ciclocross. 

Sì, per me e anche per altri ragazzi entrambe le discipline sono molto importanti. Per il momento continuiamo così e lo staff ci ha sempre dato il massimo supporto, soprattutto da junior o under 23 dove è importante la multidisciplina. Anche se l’obiettivo principale è sulla strada, ovviamente. 

Campionati europei 2025, Seixas

Magia Seixas, un bronzo che vale oro. E Hinault già incombe

06.10.2025
5 min
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E’ forse la vera notizia del Campionato Europeo di ieri: la medaglia di bronzo di Paul Seixas. Solo un anno fa, Seixas aveva lasciato il segno vincendo il titolo europeo… tra gli juniores. Capito? Juniores, non under 23. L’atleta di Lione ha compiuto 19 anni una dozzina di giorni fa.

La sua prova non è stata solo una questione di gambe, ma anche di carattere. Paul ha saputo resistere e incidere in una gara dominata dai grandi, mostrando già tratti di leadership e un temperamento da futuro protagonista, tanto da provare a rispondere all’attacco di Pogacar agli ormai famosi 75 chilometri dall’arrivo.

Paul Seixas senza paura. Ha provato a rispondere all’attacco di Pogacar ed Evenepoel
Paul Seixas senza paura. Ha provato a rispondere all’attacco di Pogacar ed Evenepoel

Seixas, entusiasmo pazzesco

«E’ stato incredibile – ha detto Seixas, letteralmente travolto dalla stampa francese – oggi ho avuto le gambe migliori della mia vita. All’inizio, quando ho provato a seguire Remco e Tadej nel loro primo attacco, mi sono detto: “Proviamoci, vediamo fin dove si arriva”». La bellezza e la sfrontatezza della gioventù, ma anche la testa di chi non si pone limiti.

«Ho dato tutto. Non potevo andarmene senza lottare fino alla fine e ce l’ho fatta. Il tifo del pubblico era pazzesco. In salita pensavo di diventare sordo per le urla. Credo che questo giorno rimarrà impresso nella mia memoria per il resto della mia vita. Stamattina non avevo nemmeno preso la borsa per il traguardo (sul podio aveva ancora gli scarpini, ndr), non avrei mai creduto di salire sul podio e mi chiedo ancora come sia possibile».

Anche Scaroni ieri ci ha detto della forza di Seixas in salita. Dei suoi scatti e di quella “botta” tremenda dopo l’ultimo strappo di Val d’Enfer. Il francesino ha messo in fila quattro scatti. Quattro forcing violenti uno dietro l’altro dopo quasi 5 ore di gara. Numeri importanti, anche pensando alla gestione che avuto delle energie e della tattica.

Tattica dei francesi che a quanto pare non era affatto questa. O almeno, non con Seixas. Sentite il cittì dei “galletti”, Thomas Voeckler: «La squadra ha funzionato benissimo: speravamo che i grandi si neutralizzassero a vicenda e che potessimo riportare in gioco Romain Grégoire. Non è stato possibile. E così da quel momento in poi, Paul ha potuto fare la sua parte per conquistare il terzo posto». Questo avvalora il sangue freddo di Seixas.

Thomas Voeckler ha espresso grandi parole nei confronti di Seixas (foto d’archivio)
Thomas Voeckler ha espresso grandi parole nei confronti di Seixas (foto d’archivio)

Parla Voeckler

Gestione, come dicevamo, che è stata sottolineata anche da Voekler. Il tecnico è stato colui che ne ha parlato più di tutti e lo ha fatto con l’occhio di chi ha anche corso.

«No – ha spiegato Voeckler – Seixas non mi sorprende, ma sono ancora stupito. Non conosciamo i suoi limiti. Lì, oltre al lato fisico, c’era il lato caratteriale che ha dimostrato. Trasporta tutti con sé, tutti i suoi compagni di squadra. Bisogna rendersi conto che Paul ha vinto la gara degli altri. C’erano Pogacar ed Evenepoel e poi tutti gli altri. La lista degli avversari era pazzesca. E’ più di un posto d’onore, è magnifico.

«Prima, i corridori avevano i loro anni migliori tra i 27 e i 32 anni. E’ stato Evenepoel a dimostrare che si può essere super forti anche a 19 anni. Noi non avevamo ancora un talento simile in Francia. Da oggi ce l’abbiamo. Paul non si è montato la testa, ma ora ci saranno delle aspettative e dovrà gestirle. Dobbiamo lasciargli vivere la sua vita. Questo suo carattere lo porterà dove deve, ma intanto deve assaporare ciò che ha fatto oggi e la felicità che ne deriva».

Attenzione a quest’ultima dichiarazione di Voeckler, ci torneremo.

Paul rilancia, Scaroni insegue. Si staccherà poco dopo (foto Instagram – Getty)
Paul rilancia, Scaroni insegue. Si staccherà poco dopo (foto Instagram – Getty)

Le qualità di Paul

L’unicità di Seixas, secondo Voeckler, sta nel suo atteggiamento rilassato, una tranquillità innata, ma dovuta anche dalla sua grande professionalità.

«La sua gentilezza e il suo carisma – ha detto Voeckler – lo rendono un vero gioiello in ascesa fulminea. Non c’è garanzia che chi oggi è in testa, con molti minuti di vantaggio, continuerà a essere così superiore, ma Seixas dimostra già di possedere qualità per lottare.

«Quando Pogacar se n’è andato e Seixas si è trovato in contropiede con Evenepoel, gli ho detto di puntare al terzo posto. Sapevamo che Pogacar non si sarebbe fatto raggiungere. La gestione tattica è stata fondamentale, ma ciò che conta è la maturità dimostrata a soli 19 anni. Forse non ci aspettavamo che fosse gia così bravo a questo livello, ma la sua testa non è cambiata dall’anno scorso a oggi. La sua evoluzione tecnica e caratteriale è sotto gli occhi di tutti».

All’arrivo il lionese era il ritratto della felicità
All’arrivo il lionese era il ritratto della felicità

Il macigno di Hinault

Una giornata super insomma per Seixas e per i francesi. Tra l’altro il corridore della Decathlon-Ag2R correva non lontano da casa e Scaroni stesso ci ha riferito di un tifo incredibile per lui.

A parte questo, dopo questo risultato pare inevitabile parlare di Seixas come dell’erede di Bernard Hinault. E’ il dazio da pagare per ogni giovane francese che dimostra qualcosa d’importante. Bardet, Pinot, Barguil, Gregoire e persino Alaphilippe dopo il Tour 2019… Tutti ci sono passati. E dopo la parte dell’eredità di Hinault si passa alla vittoria del Tour de France da parte di un francese, che manca dal 1985 e guarda caso è firmata da Hinault.

La medaglia di bronzo conquistata, al fianco di nomi come Pogacar ed Evenepoel, non è solo un trofeo: è un segnale enorme. Un segnale della nouvelle vague dei ragazzini d’oltralpe che riporterà la Francia ai vertici. Se è vero – e lo è – che Seixas non si fa scalfire dalla pressione, che la folla non lo distrae e che la sua determinazione lo rende già un punto di riferimento per la squadra e per i tifosi, ora viene il “bello” per lui.

Ora dovrà lottare più che mai con questo aspetto della fama e della pressione mediatica. Perché un conto è quella tecnica e un conto quella dei media, dei social e delle aspettative generali che vengono poste su di lui. E in tutto ciò anche la sua squadra lo dovrà aiutare.

Campionati Europei 2025, Tadej Pogacar

Pogacar non molla niente e si prende l’Europa. Scaroni da applausi

05.10.2025
7 min
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Stavolta di chilometri ne mancavano 75. Ormai bisogna contare questi dati per sorprendersi ancora, almeno un po’, quando si parla di Tadej Pogacar. Lo sloveno però non voleva – come a Kigali del resto – restare da solo tanto presto. Semplicemente e giustamente voleva togliersi di mezzo da una situazione tattica a dir poco fastidiosa con cinque belgi.

Il problema per Pogacar è che Remco Evenepoel ha retto la sua ruota per circa un minuto, poi si è spostato nel vero senso della parola, prima di esplodere del tutto. E forse questa è stata la decisione più giusta di giornata, quella che ha tenuto un filo di suspense per questo campionato europeo.

Momento decisivo della corsa: 75 km all’arrivo, troppi belgi per Pogacar che decide di attaccare
Momento decisivo della corsa: 75 km all’arrivo, troppi belgi per Pogacar che decide di attaccare

Difendersi attaccando

E così dopo il mondiale, Tadej Pogacar conquista anche il Campionato Europeo. Una maglia che, a parte la foto di apertura, non vedremo mai di fatto. Completano il podio appunto Remco e uno stratosferico ragazzino di 19 anni, Paul Seixas, beniamino di casa. Sarebbe stato bello che sul podio ci fosse un gradino in più. La medaglia di legno è andata a Christian Scaroni. L’azzurro è stato bravissimo, generoso, coraggioso… ma contro questi mammasantissimi cosa vuoi fare? E sì che ne ha anche staccato uno, Juan Ayuso.

«Sapevamo – ha raccontato Pogacar – che la gara sarebbe stata molto difficile dal terzo giro con la salita lunga in poi, ma il Belgio ha attaccato dal secondo e ho iniziato a perdere compagni di squadra. Al terzo giro, appunto, mi sono accorto di essere solo, mentre i belgi erano in quattro o cinque (a tratti anche in sei vista la generosità dello slovacco Martin Svrcek, compagno di club di Evenepoel, ndr). Così mi sono detto che era meglio attaccare io piuttosto che avere troppi avversari che avrebbero potuto mettermi in mezzo».

L’arrivo di Pogacar, cannibale dell’era moderna. La Slovenia, che lo ha scortato bene nella prima metà della gara, lo attendeva dopo la lineaa
L’arrivo di Pogacar, cannibale dell’era moderna. La Slovenia, che lo ha scortato bene nella prima metà della gara, lo attendeva dopo la lineaa

Tadej il ragioniere

A quel punto è iniziata la sua lunga cronometro. Quasi due ore da solo faccia al vento. Non solo, ma per quasi 30 chilometri Pogacar aveva solo due rifornimenti fissi, quello dei box e quello in cima allo strappo, in quanto l’ammiraglia non era stata fatta passare.

«Mi sono trovato davanti – ha ripreso Tadej – e ho cercato di mantenere il mio vantaggio intorno al minuto perché sapevo che il distacco era buono. Non ritengo di aver dominato totalmente la gara perché Evenepoel era molto forte e mi inseguiva sempre. Non ho potuto mollare fino al traguardo e sono stato costretto a dare il massimo. Sono contento di aver conquistato un altro titolo».

Come ormai ci ha abituato a fare dal mondiale dell’anno scorso, quando si trova in queste situazioni Pogacar cerca di costruirsi un margine di sicurezza e poi si attesta su quel distacco, in modalità “velocità crociera”. Centellina energie e controlla. Alla fine in questo modo non è mai a rischio di saltare. E ci riesce molto bene anche senza radioline.

Non solo, ma modula la velocità anche in base a chi segue. Lo stesso Pogacar ha detto che, una volta saputo che ad inseguirlo era Remco da solo, ha aumentato un po’. Quel po’ che ha fatto sì che il belga non recuperasse troppo e restasse attorno al minuto o poco più.

«Ogni volta – ha concluso il neo campione europeo – voglio dare il massimo e acquisire esperienza provando gare diverse. Sono fortunato a vincere tutte queste corse e devo sfruttare al meglio tutto ciò finché posso». Ormai questo senso di consapevolezza che più su non può andare lo ripete ogni volta.

Lo strano tris di Evenepoel

Ancora secondo, come sette giorni fa. Quasi una gara “copia e incolla”, anche se non è stato affatto così.
«E’ stata una delle prime volte in cui sono riuscito a rispondere all’attacco di Pogacar – ha spiegato Evenepoel – ma è durato un po’ troppo a lungo per me. Ho dovuto mollare la presa sull’ultimo tratto ripido prima di riprendermi dallo sforzo. Sono poi riuscito a trovare un buon ritmo. In cima, il distacco era di soli 30”, quindi non eravamo stati completamente spazzati via. Purtroppo, la collaborazione nel nostro gruppetto non è stata ottimale».

E ancora Remco: «Serge Pauwels dall’ammiraglia è venuto a dirmi che dovevo attaccare, che potevo guadagnare qualcosa, ma il distacco è rimasto complessivamente lo stesso. Pogacar ha meritato la vittoria e io ho fatto la mia gara. Nel complesso, sono contento di aver resistito bene e di essere riuscito a mettergli un po’ di pressione. Ho lottato bene, è il posto che meritavo. Mi spiace solo che nelle gare dei titoli quest’anno sia finito sempre secondo: europei, mondiali e campionato nazionale».

Christian Scaroni è arrivato quarto, ma è stato assoluto protagonista dell’europeo. Impegno massimo per il bresciano
Christian Scaroni è arrivato quarto, ma è stato assoluto protagonista dell’europeo. Impegno massimo per il bresciano

Applausi a Scaroni

Ma in questa giornata francese il giusto spazio lo deve avere Christian Scaroni. L’azzurro è stato bravissimo. Ha mostrato gambe e coraggio. Gli è mancato davvero poco per un bronzo che sarebbe stato tanto, tanto per la sua stagione e anche per la sua carriera, che comunque è in piena luce.

«Mi hanno tolto diversi anni di vita – ci racconta scherzando Scaroni – penso che passerò un po’ di giorni a letto!». E in effetti glielo abbiamo fatto notare: dalla tv si vedeva quanto fosse impegnato nel gesto della pedalata per seguire Ayuso, Seixas e soprattutto Evenepoel. Questo vuol dire che ce ne metti più degli altri e che non ti spaventi di fronte a chi ne ha più di te. Davide contro Golia, per questo va applaudito.

«Mi è scappato Seixas proprio nel finale, su quel falsopiano dopo la Cote de Val d’Enfer. Ma proprio non ne avevo più. Paul ha dato una botta secca, violenta. Ho perso quei dieci metri, un po’ di vento e non ho più chiuso. Da questo punto di vista non posso proprio rammaricarmi di niente. Certo, dispiace per il podio. E dire che quando si era staccato Ayuso avevo iniziato a crederci per davvero, ma l’altro aveva una buonissima gamba. E dalla sua, questo talentuosissimo ragazzino, aveva anche il tifo. Un pubblico pazzesco per lui… com’era normale che fosse, visto che eravamo in Francia».

Quello che diceva Scaroni in una foto. Su ogni strappo e ad ogni sua tirata, Remco allungava il quartetto e tirando il collo a tutti. Non certo la mossa ideale per creare collaborazione
Quello che diceva Scaroni in una foto. Su ogni strappo e ad ogni sua tirata, Remco allungava il quartetto e tirando il collo a tutti. Non certo la mossa ideale per creare collaborazione

I nervi di Remco

Con “Scaro” si continua a parlare del suo sforzo e di come fosse impressionante vedere Remco in pianura filare stabile e quasi pacato, mentre gli altri dietro “sventolassero” alla sua ruota, come si dice in gergo.
«Vero – spiega il bresciano – Remco è devastante in pianura. Magari da fuori non ci si rende conto di quanto va forte. Però magari non ne capisce troppo di certe cose, di tattiche. Si arrabbiava con noi perché tiravamo poco. Ci richiamava, parlava. Ma dico: se sugli strappi acceleri e ci metti in croce, se in pianura vai il doppio cosa chiedi i cambi? E soprattutto non puoi pretendere che andiamo come te… vista quanta ne hai. Vi dico: è stato un bene quando se n’è andato. Almeno noi tre abbiamo potuto collaborare e prendere il nostro passo».

Un altro pregio della corsa odierna di Scaroni è l’aver tenuto il punto, quando la scorsa settimana per un po’ sembrava dovesse partire al volo per il Rwanda in sostituzione di Pellizzari. Christian aveva impostato un programma, ci credeva, e ha detto di no. Aveva le idee chiare.
«Sapevo che il percorso era adatto alle mie caratteristiche. Lo avevo già fatto a febbraio, quando quel giorno ci fecero sbagliare strada alla rotatoria. Conoscevo bene sia la salita lunga che lo strappo. Con il cittì Marco Villa se ne era iniziato a parlare già a giugno di questo europeo. Ho solo tremato un po’ la scorsa settimana quando ho avuto un po’ d’influenza, ma essendo la condizione buona tutto è andato bene.

Ora Scaroni cercherà di sfruttare la gamba per queste ultime gare. «Dal Gran Piemonte le farò tutte fino alla Veneto Classic. Sto bene, speriamo di divertirci».

Vi ricordate Prodhomme? Dopo il Giro non smette di vincere…

24.09.2025
6 min
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Molti l’hanno scoperto a Champoluc, quando ha messo in fila anche i grandi protagonisti del Giro d’Italia Del Toro e Carapaz (l’ammazzasette Yates era ancora di là da venire…) ma Nicolas Prodhomme è molto di più. Vincitore per ben sei volte quest’anno ha dato un corposo numero di punti alla Decathlon AG2R, al punto che molti addetti ai lavori transalpini si sono sorpresi della sua mancata convocazione per i mondiali. Percorso ruandese a lui poco incline, ma la maglia transalpina per gli europei del 5 ottobre è già stata recapitata a casa…

Il corridore di L’Aigle è alla Decathlon AG2R dal 2021 ed è già confermato per il prossimo anno
Il corridore di L’Aigle è alla Decathlon AG2R dal 2021 ed è già confermato per il prossimo anno

E’ il caso di andare più a fondo nella conoscenza di una delle rivelazioni di quest’anno del movimentato ciclismo francese, ancora alla ricerca del fenomeno ma popolato di molti corridori vincenti e in fin dei conti anche quelli fanno la differenza come abbiamo imparato bene negli ultimi anni. Reduce dal Giro del Lussemburgo senza particolari squilli ma comunque con un’altra Top 10 portata a casa, il ventottenne di L’Aigle si è presta volentieri a una chiacchierata tra presente e futuro.

Quest’anno hai vinto 6 volte: che cosa è cambiato rispetto al passato?

Beh, il cambiamento ha riguardato molto la fiducia in se stessi. Vincere la prima gara, la tappa finale del Tour of the Alps con Seixas ad accompagnarmi nella fuga ha significato molto. Poi chiaramente c’è stato il tappone del Giro con 5.000 metri di dislivello. Una frazione di vera montagna, vincendo lì ho capito di aver raggiunto un’altra dimensione.

Prodhomme insieme a Seixas, autori della fuga vincente nella tappa finale del Tour of the Alps
Prodhomme insieme a Seixas, autori della fuga vincente nella tappa finale del Tour of the Alps
Pensi che sia stata la vittoria più importante della tua carriera?

Senza alcun dubbio. E’ l’unica del World Tour, l’unica in un grande giro, ma soprattutto è quella in cui ho trascorso più tempo da solo in testa. E’ stata la più dura e per questo la più bella, intrisa di emozioni lungo tutta quella interminabile giornata.

Sei arrivato a questi risultati a 28 anni: in questo ciclismo che premia i giovanissimi, i team danno ancora il tempo di maturare ai corridori?

Sì, io ne sono la dimostrazione. E devo dire grazie al team, alla sua gestione. E’ vero che molti giovani hanno molte più opportunità di chi ha più esperienza, non è come quando ho iniziato. Ma io ho colto la mia occasione ogni volta e non me la sono lasciata sfuggire, quindi è questo che mi permette di cambiare il mio status. E’ vero che spesso sono i giovani a raggiungere questo status più facilmente, ma alla fine quel che contano sono i risultati, più vinci e più cresci nella considerazione generale. Ci ho messo un po’, ma posso dire di avercela fatta…

Il giorno più bello nella sua carriera: la lunga fuga al Giro d’Italia culminata con il trionfo di Champoluc
Il giorno più bello nella sua carriera: la lunga fuga al Giro d’Italia culminata con il trionfo di Champoluc
Hai portato tantissimi punti alla Decathlon: qual è l’atmosfera in squadra, siete soddisfatti di come sta andando quest’anno o si poteva fare di più?

E’ vero che l’anno scorso abbiamo fatto una stagione con 30 vittorie, ora siamo a 24, ma siamo in tanti ad aver contribuito. Dopo la stagione scorsa, molti pensavano che non saremmo riusciti a ripeterci. Invece stiamo ottenendo quasi lo stesso numero di vittorie del 2024, che è stato eccezionale. Quindi l’atmosfera è ottima e lo slancio è ancora buono, perché non ci sentiamo appagati, tutt’altro.

La vostra squadra vuole proteggere i nuovi nomi come Bisiaux e Seixas per farli crescere con calma: com’è il tuo rapporto con loro e dove pensi che potranno arrivare?

Abbiamo una grande differenza d’età con questi ragazzi – riconosce Prodhomme – ma Léo e Paul sono già molto maturi e professionali nel loro approccio al nostro mondo. Alla fine il rapporto con loro è stato naturale e buono, e quindi non sentiamo particolarmente questa differenza d’età. Questo è fantastico, aiuta noi e loro, ci permette di essere in sintonia fuori dalle gare e conseguentemente anche in corsa.

Il ventottenne, pur lavorando molto per il team, ha colto ben 6 vittorie quest’anno, ultima alla Polynormande
Il ventottenne, pur lavorando molto per il team, ha colto ben 6 vittorie quest’anno, ultima alla Polynormande
Ma rispetto alla tua esperienza, quanto pensi che possano vincere in futuro?

Difficile dirlo, certamente anche loro hanno bisogno di crescere. Quando sono alla partenza delle gare con loro, cerco di guidarli al meglio delle mie possibilità. Ad esempio al Tour of the Alps dove c’era Paul insieme a me, eravamo entrambi in fuga: tendeva a essere troppo generoso, non dovevamo dimostrare di essere i più forti. Credo sia positivo avere un ragazzo esperto in squadra che possa dirlo direttamente e non avere il diesse che arriva in ritardo con la TV o altro. Penso che l’esperienza diretta, il colloquio sia sempre preferibile, anche se hai le cuffie e tutto il resto. In bici, è positivo avere sempre qualcuno che faccia da capitano.

Che tipo di corridore pensi di essere?

Beh, sono più uno scalatore, non uno scalatore puro. Non mi reputo un leader, ma uno a cui piace ancora fare delle fughe. Magari mi spremo all’inverosimile per una Top 20, ma sto anche aiutando i ragazzi quando necessario e questo l’abbiamo già visto diverse volte in gara. Non mi tiro indietro quando devo aiutare a lanciare sprint in piccoli gruppi o in altre situazioni. Io dico sempre che mi piace giocare per vincere, che sia io, la squadra o un amico.

Quest’anno Prodhomme ha colto 6 vittorie e 10 Top 10, emergendo anche nelle corse a tappe (15° al Giro)
Quest’anno Prodhomme ha colto 6 vittorie e 10 Top 10, emergendo anche nelle corse a tappe (15° al Giro)
L’anno prossimo, avrete Félix Gall e il nuovo arrivato Matthew Riccitello nella vostra squadra. Cambia con questo la fisionomia della squadra, si punterà maggiormente alla classifica dei grandi giri?

Per ora è difficile dirlo, il ciclomercato è ancora in corso e vedo che a fronte dell’arrivo dell’americano ci sono scalatori che lasciano il team. Bisognerà capire se avremo più scalatori che tuttofare rispetto a quest’anno, ma ogni corridore si sta concentrando un po’ di più sul proprio ambito. Per me, è sempre una squadra orientata anche allo sprint, che punterà a far bene nelle corse a tappe ma senza costruire un roster che si dedica solo a quelle.

L’ultima domanda: dopo i tuoi progressi, c’è una gara in particolare che sogni di vincere?

Mai fare questa domanda a un francese, la risposta è sempre la stessa: il Tour de France, ovviamente…

Vince, sbaglia, impara: Seixas saluta gli under 23

31.08.2025
5 min
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Diversi modi di avere 18 anni. Quello di Lorenzo Finn, che dal Tour de l’Avenir fa rotta sui mondiali del Rwanda per under 23. Quello di Paul Seixas, che l’Avenir l’ha vinto e in Africa correrà con i professionisti (in apertura un’immagine decathlonag2rlamondiale). Entrambi iridati a Zurigo nel 2024: l’azzurro su strada, il francese nella crono. Il fatto che Seixas non possa essere schierato nella squadra dei più giovani per le regole UCI, avendo già corso nel WorldTour, c’entra fino a un certo punto. Diversi modi di avere 18 anni e di crescere, senza sapere quale sia la ricetta migliore.

Seixas ne compirà 19 il 24 settembre (Finn dovrà aspettare il 19 dicembre). Lo vedi che è giovane, eppure in quelle sopracciglia folte e lo sguardo sempre fisso vedi un’età probabilmente superiore a quella effettiva. Chi lo ha vissuto da vicino al Tour de l’Avenir ha colto anche la voglia di godersi i 18 anni e di cadere in errori che presto non saranno più perdonati. «Mi è piaciuto correre senza radio – ha detto – non è un’opportunità che mi capita spesso tra i professionisti. Ho commesso piccoli errori, succede anche questo, fa parte del processo di apprendimento».

Il Tour de l’Avenir è stato vinto da Isabella Holmgren fra le donne e Seixas fra gli uomini (foto @jolypics / @lewiscatel)
Il Tour de l’Avenir è stato vinto da Isabella Holmgren fra le donne e Seixas fra gli uomini (foto @jolypics / @lewiscatel)

Avenir, tutto da perdere

Nel piccolo Tour aveva soltanto da perdere e lo sapeva bene. Non più ragazzino da scoprire, non ancora professionista fatto e finito. Tra i grandi era arrivato a febbraio senza pressioni, correndo il UAE Tour, il Tour of the Alps e il Delfinato (cercando di non strafare), dove ogni lampo di talento era stato ritenuto messianico e prodigioso. Al Tour de l’Avenir Seixas non poteva che vincere.

«Si è messo in una situazione difficile – ha raccontato a L’Equipe il tecnico francese Francois Trarieux – presentandosi a una gara U23 in condizioni diverse da quelle del Delfinato. Sapeva benissimo che tutti lo avrebbero aspettato. Gli ho detto che aveva vinto molto e con facilità da più giovane perché era di una categoria superiore. Questa volta invece si trovava contro corridori pronti, che volevano battere Paul Seixas. E anche questo lo ha messo in difficoltà».

Il Tour of the Alps aveva iniziato a mettere in mostra Seixas anche tra i pro’
Il Tour of the Alps aveva iniziato a mettere in mostra Seixas anche tra i pro’

I dubbi e le domande

Widar lo ha staccato per due volte, in entrambi i casi per appena cinque secondi che a Seixas sono sembrati come schiaffi in faccia davanti ai suoi amici. Prima a Tignes 2100 e poi l’indomani a La Rosiere, con Finn che in entrambi i casi si è piazzato a otto secondi dal vincitore, alle spalle del francese. Per vincere il Tour de l’Avenir gli è servita la crono finale, quando i secondi mollati a Widar sono stati 32 con buona pace del giovane talento belga.

«E’ ancora più bello vincere così – ha detto Seixas subito dopo – questo è lo sport. Sono stato nel vivo dell’azione, abbiamo avuto giornate combattute. Ho dovuto lottare sino alla fine, attraversando momenti difficili nella mia testa. Mi sono chiesto se davvero avessi quel che serviva per vincere. Anche prima che l’Avenir partisse, mi chiedevo se avessi fatto bene a venire, dati i miei valori in allenamento. La chiave è stata la resilienza. Le risorse mentali che ho dovuto raccogliere, i momenti di dubbio, le difficoltà. Ho dovuto accettare lo status di favorito senza essere al massimo».

Il francese Maxime Decomble ha guidato l’Avenir dalla seconda tappa all’ultima crono (foto @jolypics)
Il francese Maxime Decomble ha guidato l’Avenir dalla seconda tappa all’ultima crono (foto @jolypics)

Tignes, una lezione preziosa

C’è maturità nelle sue parole, tanta capacità di analisi. Al tempo stesso, Seixas ha dovuto capire che cosa si richieda a un leader. In testa all’Avenir è stato dal secondo all’ultimo giorno il compagno Decomble: toccava ad altri attaccarlo, invece a Tignes fra i primi a muoversi c’è stato Seixas. Al punto che l’indomani dalla squadra francese sono permeate le voci di un lungo debriefing per chiarire.

«Volevamo che la squadra restasse attorno al nostro leader – ha spiegato ancora Trarieux – ma c’è stata impazienza. Seixas deve padroneggiare la voglia di vincere e l’ha capito perché ne abbiamo parlato a lungo. Nella tappa finale, Decomble ha dovuto accettare di cedere a lui la maglia: è stato un importante atto collettivo. Si è fidato di lui e questo è fantastico. Paul non è un corridore completamente formato, ha bisogno di tempo e una tappa come quella di Tignes la ricorderà a lungo. Voleva staccare Widar, ma non era il più forte. Negli anni scorsi è sempre stato fisicamente superiore, ora si rende conto che più diventa grande, più i livelli si avvicineranno».

La cronoscalata a La Rosiere ha permesso a Seixas di conquistare la testa della classifica (foto Tour de l’Avenir)
La cronoscalata a La Rosiere ha permesso a Seixas di conquistare la testa della classifica (foto Tour de l’Avenir)

In Rwanda con i pro’

Tignes sarà la base di lavoro della nazionale francese U23 in vista dei mondiali di Kigali, ma laggiù Seixas non sarà con loro. Per il regolamento e anche per la chiara intenzione del cittì Voeckler che ha scelto di inserire Paul nella squadra dei pro’.

«Per me è un corridore selezionabile – ha dichiarato a L’Equipe l’ex corridore di Schiltigheim, 46 anni – non mi interessa la sua età. La decisione è di fare ciò che è meglio per lui e per gli interessi della squadra francese, senza necessariamente pensare a breve termine. Il mio compito è anche quello di lavorare di concerto con le persone che lo circondano».

Seixas ha conquistato il primato nella cronoscalata finale, vinta con 28″ su Nordhagen (foto @jolypics)
Seixas ha conquistato il primato nella cronoscalata finale, vinta con 28″ su Nordhagen (foto @jolypics)

Il Tour de l’Avenir potrebbe essere stata l’ultima corsa di Seixas fra gli under 23, mentre il mondo dei grandi lo aspetta a braccia aperte. E’ stato utile per prendere le misure e per sostenere la responsabilità di leader, mentre d’ora in avanti per lui inizierà la routine del professionismo. Dopo il mondiale infatti e anche a causa del mondiale, il suo programma sarebbe stato già cambiato. Si parla già infatti di campionati europei e Giro di Lombardia.

Finn e il primo Avenir: «Ho dimostrato di poter stare con i migliori»

31.08.2025
5 min
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Tre secondi hanno diviso Lorenzo Mark Finn dal podio finale del Tour de l’Avenir, vinto da Paul Seixas davanti a Jarno Widar e Jorgen Nordhagen. E’ facile pensare di avere davanti i campioni che potranno regalarci le sfide del futuro, al momento ce li godiamo consapevoli che siano in punti diversi della loro crescita e maturazione. Finn aveva tenuto l’Italia sul podio fino alla mattina dell’ultimo giorno di questo Tour de l’Avenir. Infatti nella semitappa corsa venerdì mattina gli uomini di classifica non sono riusciti a fare la differenza (in apertura foto Tour de l’Avenir). 

Podio Tour de l’Avenir 2025, Paul Seixas, Jarno Widar, Jorgen Nordhagen (foto Tour de l’Avenir)
Podio Tour de l’Avenir 2025: Paul Seixas, Jarno Widar, Jorgen Nordhagen (foto Tour de l’Avenir)

50 metri

E’ servita una prestazione monstre del talentino francese Paul Seixas nel pomeriggio per creare un gap importante. L’unico a percorrere i 10,6 chilometri che da Montvalezan portavano a La Rosiere con una velocità media superiore ai 25 chilometri orari. La voce del nostro Lorenzo Finn non fa trasparire delusione, è solida come le sue gambe. 

«La giornata finale di venerdì – racconta al telefono – con le due semitappe, è stata tosta. Al mattino la frazione era corta (solamente 41,6 chilometri, ndr) ma l’abbiamo fatta a fuoco. La cronoscalata del pomeriggio, invece, era parecchio lunga. Vero che il podio è sfumato per pochissimo, però sono contento della mia settimana. Alla fine ho concluso a soli tre secondi da Nordhagen e sette secondi da Jarno Widar. Vuol dire che il livello è buono, posso essere lì».

Già dal prologo iniziale avevi mostrato di stare molto bene…

Era, probabilmente, la mia migliore chance per vincere una tappa perché sapevo che su una prova così corta, e in salita, avrei potuto fare bene. Peccato essere arrivato dietro Seixas per così poco (il distacco è risultato di 7 centesimi, ndr). Nei giorni di ritiro in altura mi sentivo bene, ho sofferto un po’ il ritmo gara delle prime due o tre tappe ma poi sono stato sempre meglio. 

Sei arrivato pronto per la tappa regina, la quinta, dove però non sono emersi distacchi importanti…

Siamo rimasti tutti insieme noi favoriti: Seixas, Widar, Nordhagen e Ramirez. Non mi sarei mai aspettato che saremmo rimasti così attaccati. Nessuno è riuscito a fare la differenza nelle tappe in linea e questo fa capire che il livello era veramente alto. La quinta tappa prevedeva tre salite e 4.000 metri di dislivello, era veramente dura. 

Lorenzo Fin aveva fatto vedere un’ottima condizione già nel prologo iniziale nel quale era arrivato secondo (foto Tour de l’Avenir)
Lorenzo Fin aveva fatto vedere un’ottima condizione già nel prologo iniziale nel quale era arrivato secondo (foto Tour de l’Avenir)
Si sta creando un po’ il gruppo dei corridori del futuro per le corse a tappe?

Questo vedremo, non lo possiamo ancora dira. Seixas ha già fatto vedere che può arrivare nei primi dieci al Delfinato, se lui non ci riesce a staccare facilmente vuol dire che potremmo aggregarci tra qualche anno. Però non si può dire così, senza una controprova. 

Hai ritrovato Seixas dopo un anno nel WorldTour…

Vero, non correvamo uno contro l’altro dal mondiale di Zurigo. Il suo stile di correre non è cambiato molto, va sempre forte in salita, ma più o meno come lo scorso anno. Siamo migliorati entrambi rimanendo vicini nelle prestazioni. E’ riuscito a fare la differenza nella cronoscalata finale, e gli vanno fatti i complimenti. Io ho seguito i valori che la squadra mi aveva prefissato e di questo sono molto contento. Magari un po’ stanco dalla tappa del mattino ma non ho sottoperformato. 

I migliori si sono dati battaglia in salita ma nessuno è riuscito a fare la differenza nelle tappe in linea (foto Tour de l’Avenir)
I migliori si sono dati battaglia in salita ma nessuno è riuscito a fare la differenza nelle tappe in linea (foto Tour de l’Avenir)
Degli altri contendenti alla vittoria finale cosa hai visto?

Widar lo avevo già incontrato al Giro Next Gen e in altre gare, so che ha una “sparata” negli ultimi 500 metri che gli permette di fare la differenza. Ha vinto due tappe in questo modo, quindi ha rispettato le sue caratteristiche. Probabilmente mancava un arrivo in salita più selettivo o una frazione finale impegnativa e non due semitappe. 

Questo era il tuo secondo giro a tappe di una settimana, hai visto qualche miglioramento?

Nelle ultime tappe mi sono sentito molto meglio rispetto al Giro Next Gen, dove nelle frazioni conclusive ho accusato un po’ di fatica. Per questo dico che sono contento della mia prova qui all’Avenir. Alla fine è il mio primo anno da under 23 e queste due corse a tappe saranno un obiettivo anche nel 2026. 

Finn ha fatto molti progressi in questo primo anno da under 23 per quanto riguarda le corse a tappe (foto Tour de l’Avenir)
Finn ha fatto molti progressi in questo primo anno da under 23 per quanto riguarda le corse a tappe (foto Tour de l’Avenir)
Ora si conclude la stagione con mondiali ed europei?

Prima correrò al Memorial Pantani e al Matteotti, poi volerò in Rwanda. Però sì, mondiali ed europei saranno gli obiettivi di fine anno. Visto che Seixas, Nordhagen e Torres non ci saranno (l’UCI ha vietato ai corridori under 23 che già corrono tra i professionisti di partecipare a mondiali ed europei di categoria, ndr) direi che il grande rivale sarà Widar.

Amadori: «All’Avenir non vogliamo stare dietro a nessuno»

11.08.2025
5 min
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La prima notizia è che Marino Amadori si trova a casa e che sia costretto a preparare il Tour de l’Avenir affidandosi al lavoro svolti da propri ragazzi, i quali si sono dispersi per le diverse alture italiane. Lorenzo Finn si trova a Tignes, mentre Simone Gualdi e Alessandro Borgo sono a Livigno. Invece gli altri tre nomi selezionati per l’Avenir: Davide Donati, Filippo Turconi (in apertura al Giro Next Gen insieme a Finn, photors.it), avrà modo di vederli in corsa tra Poggiana e Capodarco. Mentre Pietro Mattio sarà impegnato con la Visma al PostNord Tour of Denmark.

«Preparare l’Avenir e avere i ragazzi lontani – dice Amadori – non mi darà modo di vedere come stanno giorno dopo giorno. Ho comunque massima fiducia nei loro confronti e nelle squadre che li supportano. La formazione l’ho comunicata un mese fa, ci vedremo il 21 agosto e partiremo tutti insieme. Avremo comunque modo di confrontarci e di parlare di tattiche. Faremo un piano d’azione che comprenderà tutte le possibili varianti».

Alessandro Borgo, qui insieme ad Amadori dopo aver vinto il tricolore U23, sarà uno dei protagonisti all’Avenir
Alessandro Borgo, qui insieme ad Amadori dopo aver vinto il tricolore U23, sarà uno dei protagonisti all’Avenir

Tanti impegni

Lontano dagli allenamenti il cittì della nazionale under 23 ha avuto modo di studiare il percorso e gli avversari. Sarà un Tour de l’Avenir impegnativo, sia per le tappe che per gli avversari che si presenteranno in Francia il prossimo 23 agosto. 

«C’è massima fiducia nei nostri mezzi e nei ragazzi – dice Amadori – penso di aver messo insieme una buona squadra. Dispiace per alcuni atleti che sono rimasti fuori come Agostinacchio, Sambinello, Zamperini, Savino. Però tra Avenir, mondiale ed europei ci sarà spazio per tutti».

Pietro Mattio è ormai uno dei pilastri della nazionale di Marino Amadori (foto Tour Avenir)
Pietro Mattio è ormai uno dei pilastri della nazionale di Marino Amadori (foto Tour Avenir)
Andiamo con ordine e pensiamo alla corsa a tappe francese?

Certo, un passo alla volta. In gara troveremo un livello altissimo, come gli altri anni. I nomi di spicco non mancheranno, il primo che mi viene in mente è quello di Paul Seixas. Il transalpino, passato direttamente dalla categoria juniores al WorldTour, ha già raccolto una top 10 al Delfinato e altri piazzamenti importanti. Sicuramente verrà con l’obiettivo di vincere, non possono di certo nascondersi. 

I contendenti che arrivano dal WorldTour non mancheranno…

Avremo anche Jorgen Nordhagen e Pablo Torres. Senza dimenticare Jarno Widar, il quale anche se è ancora nel devo team della Lotto ha già dimostrato di essere uno dei favoriti. 

Davide Donati ha ottenuto la sua prima vittoria in maglia Red Bull-BORA-hasgrohe al Tour de Wallonie con i pro’
Davide Donati ha ottenuto la sua prima vittoria in maglia Red Bull-BORA-hasgrohe al Tour de Wallonie con i pro’
I nostri?

Non ci nascondiamo, arriviamo con una formazione forte. Alla fine si scontreranno con i pari età e anche i nostri ragazzi hanno fatto gare di un certo livello. Vedremo dove ci metteranno e dove riusciremo a metterci noi. 

Partiamo con gli scalatori, ne avremo tre: Finn, Gualdi e Turconi…

Sono tre atleti che in salita hanno dimostrato di esserci, la loro crescita e maturazione durante questa stagione sono state evidenti. Per me la categoria under 23 è un passaggio, si deve fare esperienza e capire come si corre in certe gare. Finn è il nostro uomo di riferimento, al Giro Next Gen ha dimostrato di saper reggere gli otto giorni di corsa. 

Paul Seixas quest’anno sta già correndo nel WorldTour, arriverà all’Avenir come uno dei favoriti
Paul Seixas quest’anno sta già correndo nel WorldTour, arriverà all’Avenir come uno dei favoriti
Come giudichi il percorso?

Dopo il prologo di Tignes, di appena tre chilometri con 300 metri di dislivello, avremo quattro tappe mosse. Sono percorsi molto tosti sui quali le squadre dei favoriti proveranno a controllare la corsa per non far andare via fughe pericolose. Noi dovremo trovare la giusta strategia per raccogliere il massimo risultato. Gli ultimi due giorni, per un totale di tre tappe, avremo la sagra della salita e lì quelli forti verranno fuori per forza.

La scelta di portare Mattio, Donati e Borgo, è dettata dalle quattro tappe intermedie?

Questi ragazzi su delle frazioni del genere ci vanno a nozze. Poi Donati e Mattio sono due atleti che sanno gestire bene la corsa e leggerne i momenti, cosa fondamentale anche nel dare una mano a Lorenzo Finn. Mi aspetto un team unito e coeso, non saremo noi a dover gestire la corsa ma non dovremo nemmeno subirla. 

Dopo il ritiro al Giro Next Gen, Jarno Widar ha dominato il Valle d’Aosta scrivendo il suo nome tra i favoriti dell’Avenir
Dopo il ritiro al Giro Next Gen, Jarno Widar ha dominato il Valle d’Aosta scrivendo il suo nome tra i favoriti dell’Avenir
Cosa intendi?

Che dovremo sfruttare le occasioni che ci capiteranno, perché in sette giorni di gara arriverà il momento giusto per fare qualcosa. Non dovremo far scappare i migliori. Anzi, sarebbe un bel risultato metterli alle spalle in qualche occasione. Il nostro obiettivo deve essere quello di imporci. 

Non guardarsi troppo intorno…

Abbiamo le carte per correre da protagonisti. Ed è questo quello che mi aspetto. 

Seixas sta attento ai fuorigiri: per quest’anno niente Tour

20.06.2025
5 min
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«Se un corridore è pronto – dice Thomas Voecklerse ha la capacità mentale di gestire tutto, allora non puoi porti limiti. Ma il Tour de France non è come il Giro e la Vuelta, il ritmo è più intenso e non mi riferisco alla corsa in sé. Il Tour è ingrato, invece all’età di Seixas, bisogna sognare. Quindi troverei logico non mandarlo al Tour, non ne vedo il motivo. Il Delfinato è stato già una tappa importante dopo la sua prima preparazione in altura».

L’ottavo posto del campione del mondo juniores della crono al Criterium du Dauphine (che dal prossimo anno prenderà il nome di Tour Auvergne-Rhone Alpes) ha destato scalpore in Francia. Il ragazzino ha un notevole appeal sui tifosi. Lo hanno visto vincere il Giro della Lunigiana e battagliare in tutte le altre corse a tappe juniores e oggi non è come quando alla categoria prestavano attenzione solo pochi appassionati. Oggi i social ti rendono personaggio anche a 17 anni e così le attese attorno al nome di Seixas sono esplose. Al punto che, avendolo visto correre da leader al Delfinato, qualcuno si è chiesto se potesse essere schierato anche al Tour de France (in apertura foto Decatlhon-Ag2R/KBLB).

I piedi per terra

Paul ha appena 18 anni, ma i piedi saldamente per terra. Appare ben fondato atleticamente. E’ in grado di parlare un ottimo inglese, essendo studente dell’Em Lyon Business School, la più antica scuola di economia d’Europa, fondata nel 1872. E quando gli è stato chiesto se gli piacerebbe correre il Tour, ha dimostrato che i sogni sono una cosa, la consapevolezza un’altra. Ed è solida come la sua scarsa propensione a dare credito ai social e alle voci dall’esterno.

«Il Tour è certamente un sogno – ha detto dopo l’arrivo in salita di Valmeinier – ma non credo abbia senso farlo ora. A prescindere dal risultato di qui, non mi vedrete alla partenza di Lille, anche se da più parti si scrive in questo senso. In tempi normali ignoro completamente il telefono, ma a maggior ragione in questi ultimi giorni preferisco non perdere tempo a guardarlo inutilmente».

Seixas in Francia è già un beniamino dei tifosi: giusto tutelarlo dalle attese (foto Decatlhon-Ag2R/KBLB)
Seixas in Francia è già un beniamino dei tifosi: giusto tutelarlo dalle attese (foto Decatlhon-Ag2R/KBLB)

Il rischio di bruciarlo

Non ha senso bruciare le tappe quando si hanno così tanto talento e fulgide prospettive di carriera. Seixas è passato dal 2024 in cui le distanze di gara fra gli juniores erano di 100-120 chilometri a quelle ben superiori del professionismo. Così se da un lato sarebbe una sfida interessante vederlo alla prova del Tour, dall’altro si avrebbe la sensazione di un voler bruciare le tappe forzato e privo di logica.

«C’è sicuramente un curriculum da convalidare – ha spiegato a L’Equipe Jean-Baptiste Quiclet, responsabile della performance della Decathlon-Ag2R – prima di affrontare un Grande Giro in termini di carico di lavoro e intensità. Il Tour è la corsa più intensa, la più dura dell’anno, e se vi partecipasse, potrebbe avere un aumento del carico di lavoro del 15 o 20 percento nell’arco di un mese. Dato che ha talento, potrebbe superarla senza intoppi, ma si potrebbe anche entrare in una fase di superlavoro o sovrallenamento. E questo potrebbe ostacolare la sua progressione».

Due volte secondo al Tour of the Alps. Qui a Lienz, dietro al compagno Prodhomme
Due volte secondo al Tour of the Alps. Qui a Lienz, dietro al compagno Prodhomme

Uno studente modello

La scelta è ovviamente condivisa anche dai compagni più esperti, che tuttavia si sono detti tutti stupiti per la serenità del ragazzino davanti alle prove più impegnative, dal UAE Tour di inizio stagione ai percorsi ben più severi del Delfinato.

«Non abbiamo molto da insegnargli sugli aspetti fisici, tattici o di gara – ha detto Aurelien Paret-Peintre, che scherzando i compagni hanno eletto come il padre di Seixas – semmai qualcosa di più sugli effetti collaterali, come recupero, programmi e fasi di decompressione. E’ importante perché gli verrà chiesto di assumere un ruolo di leadership, cosa che ha iniziato a fare in questa settimana. E sta imparando in fretta. E’ un buon ascoltatore ed è ambizioso, quindi è sicuramente desideroso di progredire sempre più velocemente».

Scortato dall’addetto stampa Pierre Muglach: anche le interviste sono accuratamente dosate (foto Decatlhon-Ag2R/KBLB)
Scortato dall’addetto stampa Pierre Muglach: anche le interviste sono accuratamente dosate (foto Decatlhon-Ag2R/KBLB)

Tour de l’Avenir, sì o no?

In sintesi: Seixas potrebbe essere alla partenza del Tour e a tratti potrebbe essere anche all’altezza della situazione. Tuttavia potrebbe bruciarsi e pagarne le conseguenze a lungo: per questo motivo la scelta più ovvia è stata quella di prevedere per lui un programma diverso, in cui non rientra neppure la Vuelta.

E’ certa la partecipazione ai campionati nazionali a cronometro, mentre nel mirino ci sarebbe il Tour de l’Avenir, ma con un punto interrogativo. Anche se la riforma UCI prevede che ancora per quest’anno gli atleti professionisti potranno prendervi parte (saranno invece banditi dal 2026), pare che la Federazione francese potrebbe portare in gara una squadra coerente con quella che poi porterà ai mondiali in Rwanda. In quel caso, essendo già tesserato in una WorldTour, Seixas non potrebbe correre e questo lo escluderebbe dall’Avenir. A meno che la FFC non decida di fare un’eccezione per il suo caso così speciale.

Resta l’opzione dei mondiali dei professionisti. E qui, tornando da Voeckler, si scopre che il cittì francese non avrebbe alcuna controindicazione per una sua chiamata in nazionale, se non il rispetto della giovane età e la volontà di agire di concerto con chi lo gestisce. Il talento è tanto e limpido, la gabbia intorno serve per evitare di disperderlo.