Bettiol Tokyo 2021

Scusa, Ballan, esistono ancora gli accordi in corsa?

31.07.2021
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I giorni passano, ma alcuni temi scaturiti dalle prove olimpiche su strada continuano a rimanere lì nella testa. Riguardando la gara maschile, ad esempio, è rimasta la sensazione che le cose potevano andare diversamente con un diverso approccio psicologico da parte di alcuni big, quando davanti è rimasta la “sporca dozzina” a giocarsi le medaglie. Abbiamo allora convocato Alessandro Ballan, che oltre ad essere l’ultimo campione del mondo in maglia azzurra è uno che le classiche le ha vissute con il cuore, vincendo e/o lottando, identificando due momenti cardine. Il primo è quando Tadej Pogacar ha lanciato la sua offensiva, trovandosi alla ruota McNulty (USA) e Woods (CAN). Lo statunitense è suo compagno all’Uae Team Emirates, eppure non si sono dati un cambio. Collaborare non sarebbe servito a entrambi?

La stessa situazione si è ripresentata poco più avanti, questa volta con protagonisti Alberto Bettiol (nella foto di apertura all’arrivo) e Rigoberto Uran, in gara per nazionali diverse, ma uniti dalla militanza per l’EF Education First. Anche qui la comunione d’intenti poteva aiutare a gestire la situazione? Parola a Ballan: «E’ un discorso interessante, ma non semplice da fare: quando indossi la maglia della nazionale, dimentichi tutto il resto della stagione e corri per essa».

Pogacar Tokyo 2021
Pogacar a sinistra, McNulty a destra, in mezzo Van Aert: lo sloveno e l’americano avrebbero potuto aiutarsi?
Pogacar Tokyo 2021
Pogacar a sinistra con van Aert all’arrivo: sul Mikuni Pass con McNulty poteva fare il vuoto?
In passato però ci sono stati esempi eclatanti in tal senso: a Sydney 2000 il podio fu tutto Telekom con due tedeschi e un kazako, quindi questi discorsi si facevano…

Il principio di per sé è giusto, tanto più in una gara come l’Olimpiade dove a vincere sono in tre. Dovrebbe venire naturale collaborare con chi è del tuo club perché salire sul podio serve a tutti. Non ci sarebbe neanche bisogno di parlare, però…

Però?

Giudicare da fuori è sempre troppo semplice. Se hai collaborato con colui che è un avversario, puoi avere problemi – sottolinea Ballan – magari non sei più convocato e alla maglia della nazionale tengono tutti tantissimo. Vanno sempre valutate quali erano le strategie singole, certamente però la corsa spesso porta a unire gli sforzi per un intento comune.

Ballan Varese 2008
Alessandro Ballan e la sua vittoria mondiale a Varese, scaturita all’ultimo giro grazie a un accordo fra azzurri
Ballan Varese 2008
Alessandro Ballan e la sua vittoria mondiale a Varese, scaturita all’ultimo giro grazie a un accordo fra azzurri
Non è però che a volte i corridori faticano a prendere l’iniziativa, quando c’è da improvvisare?

E’ parzialmente vero, si va talmente forte che si fa fatica a ragionare. Quando passai io professionista, non avevo né procuratore né preparatore atletico, oggi i ragazzi che accedono al mondo dorato dei professionisti hanno chi pensa a qualsiasi cosa per loro, quindi questa desuetudine a ragionare per proprio conto c’è ed emerge soprattutto in gare come l’Olimpiade dove le radioline erano vietate. In certe gare però prendere l’iniziativa può essere la scelta decisiva, a me accadde…

Quando?

Proprio al mondiale di Varese: tutta la squadra era votata alla causa di Paolo Bettini, quando ci disse che non aveva la gamba per vincere ci mettemmo d’accordo noi a provare qualcosa a turno nell’ultimo giro, così nacque il mio attacco vittorioso.

Van Vleuten e Van der Breggen (a destra) sul podio della crono olimpica. Il loro strapotere gli si è ritorto contro su strada
Van Vleuten e Van der Breggen (a destra) sul podio della crono. Il loro strapotere gli si è ritorto contro su strada
Un altro tema è scaturito dalla gara femminile, con le olandesi sconfitte. La cittì aveva detto alla vigilia di aver costruito un Dream Team, ma la gara ha dimostrato che non basta mettere insieme i corridori, soprattutto se hanno tutte le stesse caratteristiche e nessuna si vuole sacrificare per le altre…

La gara femminile ha dimostrato innanzitutto che il bello del ciclismo resta il fatto che non è mai scontato e che può vincere anche una che nessuno aveva considerato. Io mi sono trovato a commentare gli europei dello scorso anno e mi accorsi della tattica sconsiderata della nazionale olandese. Vinsero l’oro con la Van Vleuten, ma corsero malissimo, ognuna per sé, con attacchi sconsiderati che mandavano in crisi le proprie compagne di squadra. Quando hai molti galli nel pollaio, non sai mai chi prima scatta, ognuna cerca la vittoria. Se scegli di avere più leader è difficile creare un gioco di squadra.

D’accordo, ma allora non sarebbe stato meglio puntare su due leader, mettendo però a loro disposizione altre due atlete pronte a sostenerle mettendo da parte le proprie ambizioni?

Sicuramente, ma sarebbe stata una scelta coraggiosa e molto difficile da fare. In questo caso la mancanza di un rapporto diretto tramite la radiolina ha penalizzato non poco le olandesi. Ognuna faceva quel che voleva, sarebbe servita una voce autorevole che richiamava la squadra all’ordine quando si è capito che la fuga non si riprendeva senza un vero impegno. Certe volte le direttive esterne servono…