Gregario di Pogacar, per Sivakov è facile: «Tu tiri, lui vince»

26.10.2024
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«Non dirò che sia facile – ha detto Sivakov a Eurosport dopo il Tour – perché è comunque difficile essere all’altezza del compito. Eppure è facile essere compagno di squadra di un leader come Pogacar. Noi facciamo il nostro lavoro e lui vince. E’ un enorme piacere per noi sapere che quando inizia una corsa, spesso finisce con una vittoria, come è successo al Tour de France. Al di là di questo, è sempre un ragazzo normale. Facciamo il nostro lavoro, ci divertiamo, ridiamo molto. Abbiamo un ottimo rapporto, siamo un ottimo gruppo».

La sola vittoria 2024 di Sivakov a L’Aquila, tappa finale del Giro d’Abruzzo, chiuso 2° dietro Lutsenko
La sola vittoria 2024 di Sivakov a L’Aquila, tappa finale del Giro d’Abruzzo, chiuso 2° dietro Lutsenko

L’ambiente giusto

Forse questa volta il russo naturalizzato francese, ma nato in Italia, ha trovato al UAE Team Emirates la sua dimensione definitiva. Alla Ineos Grenadiers dava l’impressione di divertirsi meno, ma non certo di fare meno fatica. Solo che ora, a parità di impegno e magari anche d’ingaggio, si capisce che le vittorie siano un compenso migliore. Sivakov non è un gran chiacchierone. La prima volta ci parlammo a Campo Imperatore, dove aveva appena conquistato il Giro d’Italia U23, lasciandosi dietro Hamilton e Hindley, nello stesso 2007 in cui avrebbe poi conquistato anche il Valle d’Aosta. Sembrava un predestinato e così lasciavano pensare le vittorie al Tour of the Alps e al Polonia del 2019. Poi forse qualche caduta di troppo, le prestazioni sono scese e le richieste della Ineos si sono alzate e Sivakov è rientrato nei ranghi del gregario.

«La differenza rispetto a prima – ha detto prima del Lombardia – è che con la Ineos anche per andarsi a giocare la Parigi-Nizza, c’era qualcosa da dimostrare e questo iniziava a pesarmi. Invece qui alla UAE Emirates, quando non c’è Tadej, anche per noi ci sono le porte aperte».

Al Giro del 2023 Sivakov è venuto come gregario di Thomas, poi secondo a 14″ da Roglic
Al Giro del 2023 Sivakov è venuto come gregario di Thomas, poi secondo a 14″ da Roglic

Le certezze di Pogacar

Un cambio di attitudine che potrebbe aver riacceso anche la fiducia. Quando mai negli ultimi tempi era capitato di vedere Sivakov attaccare come nel finale del Lombardia? Evidentemente aver fatto quell’ottimo Tour accanto a Pogacar ed essere arrivato in forze al fine stagione gli hanno restituito la voglia di provarci.

«Correre accanto a Tadej – ha spiegato – è qualcosa che colpisce, anche se difficilmente puoi farne un modello. Quando decide, lui attacca e si affida all’istinto. Quando l’ho visto in fuga al mondiale, ho capito subito che era uno di quei giorni. Non ha paura di niente, ma non mi aspettavo che avesse un simile livello. Credevo che avremmo vinto il Tour de France, non che riuscisse a conquistare tutte le altre corse. Penso che abbia impressionato tutti, ma non crediate che sia solo azzardo: sa cosa può fare. Spesso sorprende i suoi avversari, come ha fatto a Zurigo. Chi avrebbe mai immaginato che potesse attaccare a 100 chilometri dall’arrivo?».

In fuga con Pogacar a Zurigo, Sivakov ha collaborato prima di crollare: chiuderà 35°
In fuga con Pogacar a Zurigo, Sivakov ha collaborato prima di crollare: chiuderà 35°

Rimpianto Delfinato

Il Tour of Guangxi non è andato come pensava. Forte della condizione mostrata al Lombardia, il russo-francese era volato in Cina per provare a vincere la corsa, ma alla fine ha dovuto accontentarsi del quinto posto, pagando la maggior esplosività di Van Eetvelt sull’arrivo di Nongla che ha deciso la corsa.

«Ho avuto delle opportunità in alcune gare – ha commentato prima di ripartire – ma è meglio essere compagno di squadra di corridori come Pogacar che lottare contro di loro. Alla fine si creano molte opportunità. Possiamo prendere l’esempio di Sepp Kuss, che lo scorso anno ha vinto la Vuelta. Se non fosse stato compagno di squadra di Roglic e Vingegaard, non credo che ci sarebbe riuscito. E’ sempre difficile trovare il proprio posto in una squadra di altissimo livello, ma sono abbastanza soddisfatto della mia stagione. La delusione vera è stata il Delfinato. Mi sono ammalato e non ho fatto la gara che avrei voluto».

Erano i giorni prima del Tour. Quelli che Adam Yates ha messo a frutto duellando con Almeida sulle salite del Giro si Svizzera e che Sivakov ha invece sciupato, ovviamente non per colpa sua, ritirandosi nell’ottava tappa. Non è come alla Ineos, ma anche qui le occasioni vanno colte quando capitano. Perché quando poi torna sulla scena Pogacar, per gli altri ci sono solo luci riflesse.