Montichiari: interessante incontro con il mondo Bmx

28.02.2021
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La nazionale di Bmx sulla pista di Montichiari: benvenuti in una stanza un po’ particolare. Il fatto è che se ne era parlato così tanto (ragionando del settore velocità), che la tentazione di seguirli è stata troppo forte. Cosa ci fanno questi ragazzi, abituati al manubrio alto e le ruote tassellate, sul parquet di Montichiari?

L’occhio di Villa

Scherzando, ma fino a un certo punto, nei giorni scorsi il cittì della pista Marco Villa aveva fatto notare un dettaglio nulla affatto trascurabile.

«Quando partono da fermi – aveva detto – scaricano così tanta forza, che la bici sgomma. I nostri non lo hanno mai fatto. Andate a vedere, ci sono i segni di gomma sulla riga. Poi però calano, gli manca la resistenza…».

Il dato sulla potenza è estremamente interessante, perché i ragazzi partivano con il 54×14-15 e i segni sul legno c’erano davvero.

Le istruzioni di Lupi: tre giri per lanciarsi e poi un giro a tutta
Le istruzioni di Lupi: tre giri per lanciarsi e poi un giro a tutta

Centro Studi e Bmx

L’idea di venire in pista per fare qualche allenamento diverso dal solito è stata concepita a sei mani dal cittì azzurro Tommaso Lupi, Marco Compri e Diego Bragato del Centro Studi Federale. La sessione di febbraio è stata la terza, con feedback interessanti da arte degli atleti. Chiaramente, vista la tipologia delle loro gare, i ragazzi non hanno allenato minimamente le qualità di endurance e hanno lasciato che la Fci entrasse nella loro preparazione. 

«A qualcuno sono venute delle perplessità – spiega Lupi – qualche problema di preparazione, ma comunque hanno lasciato una finestra aperta. Le nostre gare durano 30-35 secondi a tutta, quindi esplosività e tanta tecnica. Per questo la preparazione è improntata sui lavori di forza. Rispetto ai ragazzi che fanno velocità in pista, uno della Bmx è molto più avanti per quel che riguarda l’approccio al lavoro. Andare in palestra 2-3 volte a settimana è normale e persino uno stimolo. Un elite ha un picco di 2.300 watt e di solito si corre con rapporti che sviluppano 4,3 metri, con una cadenza di 150 pedalate raggiunta in 30-40 metri».

Marco Compri, Diego Bragato, Tommaso Lupi: staff tecnico a confronto
Compri, Bragato, Lupi: staff tecnico a confronto

Velocisti di fatto, insomma, sia pure sulla Bmx. I ragazzi di Lupi occupavano il lato sinistro del velodromo. Cappello in testa, musica di tanti bassi e i pugni a ruotare in alto per scandire il tempo. Una mezza discoteca nel tempio del ciclismo silenzioso.

Come si allena in pista un atleta della Bmx?

Qui facciamo lavori di forza sui 125 metri e solo oggi abbiamo inserito i 250 metri lanciati per avviare un confronto con il gruppo di Villa. Però intendiamoci, non c’è ancora alcuna forma di collaborazione, anche se non è vero che li tengo con il guinzaglio corto. Li ho visti crescere, ma come tecnico voglio al 110 per cento che un mio atleta abbia le sue soddisfazioni. E se anche non fosse in Bmx, perché dovrei impedirglielo?

Può esserci fra loro qualcuno che proverebbe la velocità su pista?

Sì.

Un atteggiamento onesto.

Per la Fci siamo una risorsa in più, la chance di avere più medaglie.

Europei 2018, in azione Kyle Evans (Gran Bretagna)
Europei 2018, in azione Kyle Evans (Gran Bretagna)
Sa che in Olanda i velocisti della pista vengono dalla Bmx?

Gli olandesi ci sanno fare, sfruttano gli atleti a 360 gradi. Se uno ha un buon pacchetto fisico e tecnico, lo tengono nella Bmx. Invece quelli che non hanno ottenuto risultati li mandano in pista, trovando ragazzi pronti fisicamente e dotati di grande abilità tecnica. Sono giovani, ma lavorano duro tutto il giorno.

Ci fa l’identikit del suo azzurro tipo?

Hanno scoperto la bici passando vicino a una pista oppure a un parco. A quel punto hanno chiesto ai genitori di portarli da Decathlon, dove hanno comprato una Bmx pesantissima con i pegs, le pedane sulla ruota posteriore. Di sicuro nessuno l’ha scoperto da un canale mediatico, perché su Youtube trovi semmai le cadute, ma non certo il lavoro che c’è dietro. Bisognerebbe inventare dei format più comprensibili, anche per rendere più fruibili le gare. Al momento abbiamo la nazionale di freestyle che è molto più commerciale e poi ci siamo noi. Abbinare i due tipi di eventi sarebbe una grande manna dal cielo. Avremmo eventi con una marea di gente, quando si potrà nuovamente…

E adesso l’indentikit del cittì: chi è Tommaso Lupi?

Ho 29 anni e sono un grande appassionato di sport, delle due ruote in particolare. La Bmx la scoprii passando in macchina con i miei genitori davanti a una pista e chiamando il numero affisso nella bacheca. Ho cominciato ad andare al Centro Filippo Raciti di Padova. A 16 anni ho iniziato ad allenare i bambini e poi sono andato in Francia a lavorare e imparare da Pierre Henri Sauze, un tecnico francese cui devo davvero molto. Per il resto ho sempre fatto ciclismo, amo la bici a 360 gradi.

Il pomeriggio annuncia la sera, prossimo step tornare in gara
Il pomeriggio annuncia la sera, prossimo step tornare in gara
Come si svolgerà la vostra stagione?

Voglio essere ottimista. Dovremmo iniziare dalla Coppa Europa a Verona. Poi ci sarà Creazzo a metà marzo. A maggio la Coppa del mondo a Stoccarda e Bogotà, con Verona che si è candidata per sostituire la data colombiana se ci fossero problemi di Covid. Le gare di Coppa qualificano ancora per le Olimpiadi, ma purtroppo ci mancano i punti del mondiale.

Non sarà che anche venire qui è un modo per trovare nuovi stimoli?

Abbiamo fatto di tutto, anche organizzato gare tra noi, ma non è mai come correre davvero. Montichiari è lo stimolo di qualcosa di nuovo, dopo gli ultimi mesi senza gareggiare, a causa della cancellazione di quasi tutti gli eventi.

Mozzato, vieni qua e raccontaci la Francia

27.02.2021
4 min
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Fra le maglie azzurre del quartetto due giorni fa a Montichiari, continuava a girare una divisa della B&B Hotels-Ktm e non è stato per nulla immediato, forse anche per la barba, accorgersi che si trattasse di Luca Mozzato. Dopo l’esperienza da U23 nella Dimension Data continental con Battistella, Konychev e Sobrero, quando il team WorldTour gli ha fatto sapere di avere già abbastanza velocisti per il 2020, il veneto di Arzignano si è accasato nella squadra francese, che in Italia si è vista pochino anche e soprattutto a causa del Covid. E il suo primo anno da pro’, al confronto con quello di tanti coetanei, è stato un bel raggio di luce. E’ mancata la vittoria, ma il secondo posto di tappa al Tour Poitou Charentes a 3” dal vincitore Armee, regolando il gruppo, ne ha avuto per qualche istante il profumo. Il 4° e il 6° posto a Isbergues e Camembert e prima il 4° al GP Monseré vinto da Jakobsen hanno convinto i dirigenti della squadra di aver visto giusto. E così a Montichiari, dieci giorni prima del debutto 2021, Mozzato era lì che lavorava e metteva fatica e giri nelle gambe per affinare lo spunto veloce che è sempre stato la sua arma in più.

Mozzato non girava in pista da tanto, ma sta valutando di riprendere
Mozzato non girava in pista da tanto, ma sta valutando di riprendere
Soddisfatto?

Considerando l’anno balordo, sono andato anche sopra le aspettative. Abbiamo lavorato nella giusta direzione e mi sono adattato bene alla categoria. Dopo i primi assaggi, la squadra ha cominciato a darmi fiducia anche nelle prove di classe 1 e ho avuto la possibilità di testarmi in corse adatte al mio livello e con i giusti percorsi

Ti era dispiaciuto non seguire gli altri tre compagni nel WorldTour?

Sicuramente sarebbe stato bello, ma sommando un po’ di cose e tutto quello che è successo, credo che il livello professional sia stato quello giusto per il Mozzato dell’anno scorso. Il WorldTour sarebbe stato un gradino troppo altro, non mi sentivo pronto. Adesso che ho capito e preso le misure, l’obiettivo è migliorare e pensare eventualmente di fare il salto e raggiungere quei tre.

Vi sentite ancora?

Siamo sempre rimasti in contatto, in quel gruppo avevamo un bel rapporto che continua ancora.

Nel 2017, primo anno U23, debutta all’Appennino
Nel 2017, primo anno U23, debutta all’Appennino

La via francese

Da junior era stato azzurro ai mondiali di Doha, chi li ricorda? Vinse il danese Jakob Egholm, che si è fatto le ossa nella Agens Berman Axeon di Axel Merckx e adesso corre alla Trek-Segafredo. Luca arrivò quarto , migliore degli azzurri, piazzandosi nella volata del gruppo compatto. Nel 2017 corse alla Zalf, con due vittorie in corse non banali come Bianchin e Cuoio e Pelli e assaggiando anche il professionismo con la convocazione in azzurro per la Tre Valli Varesine, che fu un mezzo schiaffo. Fu così che andò a costruirsi alla Dimension Data alla buona scuola di Francesco Chicchi. La sua ultima vittoria risale al 2019, nel Circuito del Porto di cui è anche l’ultimo vincitore. Ma proprio quell’anno vennero dei piazzamenti molto interessanti nel Tour d’Alsace e soprattutto al Tour de Bretagne, corso in casa del suo attuale sponsor.

Come si vive il ciclismo in Francia?

Come una cosa importante. In tutte le corse, anche le minori, è pieno di pubblico. Me ne sono accorto l’anno scorso prima che esplodesse la pandemia. Infatti adesso stanno soffrendo davvero tanto, per i divieti che ci sono.

Lo scorso anno, ha partecipato per la prima volta alla Gand e poi al Fiandre
Lo scorso anno, ha partecipato per la prima volta alla Gand e poi al Fiandre
Come sei organizzato logisticamente?

Vivo a casa mia e mi trovo con i compagni per i ritiri e per le corse. Solo che l’anno scorso, dopo l’inizio di stagione, quando pareva che l’Italia fosse più colpita di altri Paesi dal Covid, ho fatto un periodo molto lungo in Francia, per poter continuare a correre. Poi anche io mi sono… rinchiuso.

Come è stato il tuo inverno?

Abbastanza strano. A fine stagione ho dovuto fare un piccolo intervento per togliere un’ernia, quindi ho lavorato meno del solito. Per questo abbiamo deciso di rinviare di un paio di settimane il debutto, per poter comunque fare la preparazione in modo completo e non affrettare il rientro. Ragione per cui comincerò il 2 marzo a Le Samyn, un bel battesimo in una semiclassica, con il gruppo che sarà nervoso per tutto il giorno.

Visto che l’adattamento è andato bene, si può pensare che ora l’obiettivo sia vincere?

Sicuramente vorrei arrivare a fine stagione almeno con una vittoria. Se non venisse e avrò avuto una progressione positiva, sarà stata comunque una buona stagione. Ma non nascondo che non vinco da tanto e sarebbe davvero tempo di rialzare le braccia.

Centro Studi e nazionali: ci spiega tutto Bragato

26.02.2021
6 min
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Diego Bragato sta spesso in silenzio, ma osserva tutto quello che accade in pista. Spesso si avvicina a Marco Villa e confabulando decidono in da farsi, mentre altre volte sono i corridori a rivolgersi a lui per avere chiarimenti sul tipo di lavoro che stanno per fare. Il tecnico veneto entrò per la prima volta in questo velodromo durante la preparazione delle Olimpiadi di Londra. Fu proprio Villa, davanti a quella sfida, a richiedere il supporto del Centro Studi Federale. E la scelta ricadde sul giovane che già da qualche tempo era il tecnico di riferimento nel velodromo di Padova.

Raccordo fra cittì

Oltre ad essere collaboratore tecnico di Villa, oggi Bragato è il referente di tutti i commissari tecnici federali, nel quadro di un progetto ambizioso che punta a realizzare un tessuto tecnico omogeneo trasversale a tutte le specialità del nostro ciclismo. Non a caso, giusto ieri all’interno del velodromo di Montichiari si sono trovati gli under 23 e gli juniores per una serie di test metabolici, la nazionale della Bmx per un progetto sperimentale di preparazione in pista e i ragazzi del quartetto di Marco Villa.

Ieri in pista anche i test per i ragazzi della Bmx
Ieri in pista anche i test per i ragazzi della Bmx
In cosa consiste il tuo impegno?

Con i gruppi… classici, quindi strada e pista, cerco di rispondere ai quesiti che vengono dai tecnici. Con gli altri, anche a causa della pandemia che ci ha costretti a innumerevoli videoconferenze, abbiamo iniziato a conoscerci e ad impostare attività molto interessanti. Ad esempio con i ragazzi del downhill sta lavorando Elisabetta Borgia, psicologa, per gestire al meglio lo stress delle partenze. Mentre con il Bmx, grazie al supporto di Marco Compri, abbiamo messo giù un programma di preparazione in palestra con i pesi.

Quali sono le richieste dei tecnici di strada e pista?

A inizio stagione, interveniamo molto per effettuare dei test. Mentre durante la stagione è spesso necessario un supporto per quanto riguarda la cronometro, con Fabrizio Tacchino che segue espressamente questo settore. Tutto questo lavoro ha una grande utilità anche a prescindere dalle prestazioni degli atleti, perché diventa il pane quotidiano nei corsi di aggiornamento per direttori sportivi. E devo dire che riportare esperienze effettivamente vissute ha un impatto ben superiore rispetto a lezioni che siano puramente teoriche.

Quindi la lettura offerta da Viviani dei suoi risultati ti trova d’accordo ?

Con Elia siamo cresciuti insieme. Prima di venire qui avevo lavorato in pista a Padova e poi come preparatore con la Androni Giocattoli, ma il richiamo della maglia azzurra è stato superiore. Per cui dopo Londra abbiamo messo giù un programma preparando le Olimpiadi di Rio e abbiamo imparato tanto reciprocamente. Mi ha fatto molto piacere che Elia abbia voluto dare continuità a questo lavoro e che negli anni, anche quando correva nel Team Sky, i suoi preparatori si fossero perfettamente allineati con il nostro modo di lavorare. Anche la preparazione di Ganna si integra con quella che svolge con la nazionale.

E’ stato Marco Villa a coinvolgere Bragato per la prima volta
E’ stato Marco Villa a coinvolgere Bragato per la prima volta
Vedere tanta diversità in pista riporta inevitabilmente a parlare di multidisciplina.

Mi auguro che i tecnici lentamente siano capendo che il messaggio da far passare è che la multidisciplina non significa essere vincenti in tutte le specialità, ma allargare le abilità dell’atleta. Il ragazzino che impara con la Bmx avrà una padronanza pazzesca del mezzo. Se poi passerà in pista, imparerà a stare in un team, in un ambiente ristretto come quello del velodromo in cui le dinamiche di gruppo sono portate all’estremo. Se invece parliamo di altissimo livello, multidisciplina significa che lo stradista di vertice può svolgere in pista dei lavori di qualità molto superiori a quelli che eseguirebbe su strada, sia per ragioni di sicurezza, sia per l’uso di rapporti che altrimenti non userebbe. Quindi, la multidisciplina da giovani è utile per la crescita, poi diventa lo strumento per richiamare qualità di allenamento. Per banalizzare, a Usain Bolt oggi potresti chiedere di preparare una maratona, ma non potresti mai chiedere a un maratoneta già formato di preparare i 100 metri ed essere competitivo.

Ci sono differenze tecniche fra i diversi commissari tecnici?

Sicuramente i tecnici hanno origini diverse. Per cui se ad esempio Salvoldi ha dei titoli e con lui il livello del dialogo è di un certo tipo, Villa mi stupisce ogni volta per il suo colpo d’occhio. Si accorge di quello che sta per accadere prima di me e prima che accada. La commistione fra queste esperienze è quello che rende il progetto estremamente interessante e costruttivo. Convertire in linguaggio scientifico quello che deriva dalla loro esperienza va a formare il patrimonio tecnico della nostra Federazione. Mi piacerebbe molto riuscire ad organizzare una tavola rotonda con tutti i tecnici, perché tutti ne avrebbero beneficio. Giornate come quella di ieri, con tanti tecnici presenti, ne è soltanto un esempio.

Tempo fa si respirava una certa ritrosia ad avvicinarsi alla strada, accusata di portare via i talenti migliori. E’ ancora così?

Forse dall’esterno potrebbe sembrare che siano gelosi, ma lavorando emerge il loro essere allenatori che vogliono il successo dei ragazzi. La storia insegna che tanti atleti sono passati da una disciplina all’altra, portando con sé il know how imparato da ragazzi.

Viviani e Lamon sono frutto di questo scambio di nozioni
Viviani e Lamon sono frutto di questo scambio di nozioni
Da tutti questi discorsi resta fuori il ciclocross, che di fatto è l’unica disciplina non olimpica ?

In realtà il cross si incastrerebbe bene sia con la strada sia con la pista. Non siamo così lontani come forza ed esplosività, a patto che si modulino bene gli sforzi. Ovviamente l’improvvisazione diventa deleteria. Tuttavia le progressioni di forza del cross e i lavori ad alta frequenza di pedalata in pista sono complementari. Per questo chiediamo alle squadre giovanili di allargare il bacino delle discipline fatte praticare ai loro tesserati. Un’atleta come Rachele Barbieri, che da ragazzina faceva cross, trae giovamenti nel ripetere questo tipo di sforzo anche ora, perché sa esattamente in che modo modulare i due lavori.

Da quante persone, oltre a Bragato, è composto lo staff operativo del Centro Studi?

Diciamo che io sono quello che fa più giornate, fra 120 e 150 all’anno. Poi c’è Marco Compri che si occupa di pesistica, Fabio Fabiani che tiene aggiornato il database, Fabrizio Tacchino che segue le crono. Poi a spot ricorriamo alla collaborazione di alcuni tecnici che si sono formati con noi e ora lavorano in team WorldTour, come Claudio Cucinotta e Mattia Michelusi. Infine c’è Silvia Epis, responsabile del ciclismo giovanile.

Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Che rapporto c’è fra Bragato e gli atleti?

Non sono un commissario tecnico che deve fare le scelte, posso essere più amico. A volte sono quello con cui si sfogano. Con Elia Viviani ho corso insieme, di Lamon sono stato tecnico quando lui era esordiente e io lavoravo a Padova, stessa storia per Scartezzini e Bertazzo. Lo stesso Luca Mozzato, che è tornato ieri per la prima volta in pista dopo tanto tempo, si ricordava di me proprio dai tempi di Padova. Spero davvero che questo progetto vada avanti, perché sta tenendo risultati importanti.

Il quartetto gira, ma Consonni si ferma

16.02.2021
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Nella palestra montata pochi giorni fa nel velodromo di Montichiari, in un angolo defilato Simone Consonni lavora in silenzio, mentre Fred Morini osserva il ginocchio bendato. Il bergamasco non riparte e non andrà allo Uae Tour, come il programma prevedeva. Di colpo la gamba sinistra ha iniziato a fargli male e alla fine, d’accordo con Damiani e lo staff Cofidis, ha deciso di fermarsi piuttosto che compromettere la stagione. Nell’anno olimpico non si scherza.

In bici soltanto per la scansione 3D di verifica della posizione sul manubrio
In bici per la scansione 3D di verifica della posizione
Tutti i programmi da rifare?

Dovevo cominciare in Australia. Poi dall’Argentina. Quindi da Mallorca e Murcia, ma le hanno cancellate tutte. Allora abbiamo fissato Almeria, ma è venuto fuori il male al ginocchio e così non vado neppure in Uae. E’ cominciato tutto due lunedì fa, pedalando piano.

Come fai a esserne così sicuro?

Perché il giorno dopo avevo un test programmato con la squadra e ho tenuto duro. Poi sono andato a Roma in treno per le visite olimpiche. E alla fine un problemino, che magari si risolveva subito con due sedute di Tecar, è diventato più grande. Avrei dovuto fare subito terapia

Per cui adesso sei completamente fermo?

Sono fermo da due settimane e già va meglio. Il ginocchio sinistro è sempre stato il mio punto debole, sin da under 23. Ognuno di noi ha una gamba più debole, la mia è la sinistra. Di solito a inizio stagione ho sempre avuto dei dolorini di… assestamento. Però questa volta è diverso. Quando la gamba arriva nel punto morto superiore sento proprio la stilettata. Che vada piano o che vada forte. L’ecografia ha mostrato del liquido, domani (oggi per chi legge, ndr) farò la risonanza magnetica.

Per Consonni una serie di esercizi con l’elastico per rinforzare il ginocchio
Per Consonni una serie di esercizi con l’elastico per rinforzare il ginocchio
Per come sei fatto tu, fermarsi deve essere duro…

Allora ci conosciamo davvero bene! Io sono quello che se deve fare due ore, ne fa due e mezza. E fermarsi all’inizio di un anno che porta alle Olimpiadi non è banale. Per questo è stato meglio fermarsi. Voglio vincere su strada con Elia e andare a prenderci le Olimpiadi, non sono ammessi ulteriori ritardi.

Dovresti seguire lo stesso programma di Viviani?

Inizialmente sì, ma adesso devo fare le cose con calma, quindi potrei non essere in grado di fare ad esempio la Tirreno con lui. Non so quando rientrerò, la priorità adesso è il ginocchio, anche se negli ultimi due giorni mi sembra che vada meglio.

Ci sarà tempo per rivedere un Consonni vincente?

Nelle volate e negli arrivi veloci, sarò al 100 per cento per Elia, come del resto assicurai due anni fa al momento di sposare questo progetto. Anzi, voglio migliorare e dargli una mano più consistente. Nelle altre corse, voglio diventare più sicuro di me nelle corse impegnative, come quando ero under 23 e certe classiche, con strappi troppo duri per i velocisti, erano affar mio.

Due parole con il meccanico mentre il quartetto gira
Due parole con il meccanico mentre il quartetto gira
E’ vero che ti brucia ancora tanto l’argento di Richmond da U23, come dice tua sorella?

Cavoli (pausa di silenzio e sorriso, ndr) era un po’ che me l’ero tolto dalla testa… Brucia perché la possibilità di vincere un mondiale, anche solo da under 23, non capita tutti gli anni. E mi brucia perché per un motivo o per l’altro non ho mai vinto un titolo. Anche in pista, ho vinto quattro bronzi e un argento. Ci giro intorno da tanto, per questo voglio andare a Tokyo in forma. Per questo ho accettato di fermarmi.

Cosa daresti per essere lì sopra a girare con loro?

Mi manca (guardando la pista, ndr), qui siamo a casa. Il gruppo è speciale, si lavora tanto e si lavora bene. Si scherza e si cresce. Ma torno, lo prometto, torno presto…

Chiara Consonni, Simone Consonni, montaggio

Chiara e Simone, fratelli Consonni: pianeti diversi

Giada Gambino
01.01.2021
8 min
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Simone è a Montichiari per allenarsi con la nazionale su pista. Mentre aspettiamo che partecipi alla videochiamata, Chiara, che invece si trova a casa con la madre, racconta quanta neve sia caduta a Ponte San Pietro; ha fatto anche qualche storia divertente sul suo profilo Instagram mentre ci gioca, mostrandosi «sempre senza filtri, io al 100%». Nel ciclismo che conta ci sono spesso fratelli e fratelli, raramente fratello e sorella. I due Consonni sono completamente diversi: uno è un po’ più saggio, l’altra è più “pazza”; entrambi, però, sono avvolti da tanta simpatia. Andiamo a conoscerli…

Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Elia Viviani, Simone Consonni, madison ai mondiali Berlino 2020
Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Viviani, Consonni, madison ai mondiali Berlino 2020

Cosa invidi dell’altro?

Chiara: «L’essere attento al minimo dettaglio per raggiungere i suoi obiettivi. In bici gli invidio tanto la costanza, una qualità che un po’ mi manca».

Simone: «La stessa caratteristica, sopra e giù dalla bici, è la sua spensieratezza nell’affrontare le cose. Prende tutto come viene, alla leggera, cosa che io non riesco mai a fare. Qualche volta bisognerebbe buttarsi come fa lei».

Chiara Consonni, Bergamo 2020 (foto Instagram)
Quanta neve a Ponte San Pietro, l’ideale per giocare un po’ (foto Instagram)
Chiara Consonni, Bergamo 2020 (foto Instagram)
Neve a Ponte San Pietro, tempo di giocare (foto Instagram)

Cosa non sopporti?

Chiara: «Il fatto che sia un po’ troppo permaloso» (cerca lo sguardo del fratello poi scoppia a ridere).

Simone: «Beh…».

Chiara: «Prepariamoci alla lista!» (ride).

Simone: «Non ha regole. O meglio, se c’è una regola fa di tutto per infrangerla. E’ troppo ribelle!».

Chiara sorella di Simone o viceversa?

Chiara: «No… Io la sorella di Simone. Da lui ho imparato tanto, è il mio fratello maggiore ed è un punto di riferimento, la persona più importante della mia vita. Quindi sono io sua sorella: non per i risultati, però per tutto il resto sì».

Simone: «In tutti questi anni sia come persone che come atleti ci siamo ritagliati il nostro spazio, la nostra personalità. La figura di nessuno dei due è succube dell’altra: lei è Chiara e io sono Simone. Nessuno è il fratello dell’altro».

Simone Consonni, Hamilton 2015
Simone secondo a Hamilton 2015: rimpianto per uno scatto fatto troppo tardi?
Simone Consonni, Hamilton 2015
Simone a Hamilton 2015, argento che fa ancora male

Se dovessi scegliere tra pista e strada?

Chiara: «Mamma mia…».

Simone: «Dai rispondo prima io. Pista, completamente pista. Sono innamorato di questa specialità. Ho iniziato da junior e la marcia in più è sicuramente il gruppo. Sembra una frase fatta, ma non lo è: siamo una famiglia! Andiamo in vacanza insieme, andiamo a far serata insieme. E quando si va a correre con ragazzi che sono veri amici, si nota la differenza. Io voglio davvero bene ai miei compagni di nazionale e questo è difficile da trasportare in strada. L’emozione, ad esempio, nel vedere Pippo vincere le medaglie in pista è unica, noi siamo sempre lì a tifare lui. Quando io faccio l’omnium sono tutti lì a fare il tifo per me, quando Liam Bertazzo fa la corsa a punti siamo tutti lì a tifare lui. L’affiatamento che c’è in pista è qualcosa di unico. E quindi, il cuore mi fa e mi farà sempre scegliere la pista».

Chiara: «Devo rispondere io? Non ci ho pensato ancora – ride – quello che dice Simo è vero, però anche con le mie compagne della Valcar sono molto legata. Siamo amiche, condividiamo tante cose, ci conosciamo fin da quando eravamo piccoline e questo è, senza dubbio, un punto a favore per rendere anche in gara. Scegliere è dura! Se scelgo la pista, ci sarà sempre qualcosa che la strada mi dà in più e viceversa».

Chiara Consonni, Martina Fidanza, europei U23 madison, 2020
Chiara Consonni, Martina Fidanza, oro nella madison agli europei U23 2020
Chiara Consonni, Martina Fidanza, europei U23 madison, 2020
Consonni-Fidanza, oro europeo 2020 madison U23

Da piccoli litigavate spesso?

Simone: «Abbiamo sempre avuto alti e bassi, ci siamo scontrati più volte e ci scontriamo ancora parecchio. Probabilmente la colpa è della nostra personalità completamente opposta».

Chiara: «Sì, la penso come lui».

Simone: «Eh no! Avevamo detto che doveva rispondere prima lei, lo sapevo che andava a finire così: dice che ho ragione io e non parla…» ( un sorriso iniziale, si trasforma in una burrascosa risata generale).

Se l’altro non facesse il ciclista…

Simone: «Pam pam pam…» ( in sottofondo, cerca di creare suspense, ndr).

Chiara: «Il geometra! No, no! Non riesco ad immaginarlo come geometra. Sinceramente non ci avevo mai pensato, forse… il panettiere! (ride, ndr). Perché i genitori della sua ragazza hanno un panificio».
Simone: «Lei sicuramente farebbe un lavoro che si sta espandendo molto: la fashion blogger. Cosa che, in parte, fa già!» ( ride ).

Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone Consonni con la compagna Alice, al traguardo di Monselice al Giro 2020 (foto Instagram)
Simone Consonni, compagna Alice, Monselice, Giro d'Italia 2020
Simone con la compagna Alice (Monselice), Giro 2020 (foto Instagram)

Tokyo 2021 su pista…

Chiara: «Per me è un sogno. Prima era un’utopia, adesso pian piano sta diventando sempre più una realtà vicina a me».

Simone: «Tokyo 20-21 è una novità! Doveva essere Tokyo 20-20, quindi spero innanzitutto che si possa concretizzare. Detto ciò… sarebbe l’atto finale di un libro che abbiamo iniziato a scrivere tanti anni fa (la voce e gli occhi si colmano d’emozione, ndr). E’ da quando sono junior che faccio quartetti, che do l’anima per questo gruppo, per questa nazionale, per questa specialità e spero di poterlo far diventare la pagina più importante della mia vita e della mia carriera d’atleta».

In casa seguivano più Chiara o Simone?

Chiara: «Tutte le cose che io dovevo ancora fare, lui le aveva già fatte e le aveva fatte bene. E’ stato un punto di riferimento ma, a volte, non nascondo che ero un po’ gelosa. Se c’era da scegliere chi andare a vedere quando gareggiavamo lo stesso giorno in posti diversi… molto spesso sceglievano di andare da lui. Forse perché le sue gare erano sempre più vicine (ride, ndr). Però, naturalmente, mi hanno sempre aiutata a fare tutti i sacrifici e devo molto anche a loro».

Simone: «Ho sempre avuto chiaro il fatto che il ciclismo potesse essere il mio lavoro; quindi, anche grazie al mio carattere, sono sempre stato più concentrato sulla bici. I miei genitori mi hanno spronato di meno, perché ero già convinto di diventare un professionista. Mia sorella è sempre stata un po’ titubante. Se c’era da uscire una volta in più e allenarsi una volta in meno, andava bene. Cosa anche giusta, quando si è giovani è meglio dedicare una giornata in più agli amici piuttosto che all’allenamento. La mia famiglia, però, guardando questi atteggiamenti, si è preoccupata di più per lei. Perché, comunque sia, lo sport arricchisce sempre una ragazzina. La differenza sta anche nel fatto che fino a qualche anno fa erano davvero poche le ragazze che riuscivano a vivere di ciclismo. Ora fortunatamente, le cose stanno cambiando. Sicuramente siamo stati fortunati, dal momento che fin dalle categorie giovanili non ci hanno mai assillato con il ciclismo. Ci hanno lasciato i nostri spazi e questo ci ha fatto bene. Mentre adesso vedo padri che rovinano i propri figli».

Chiara Consonni, Livigno 2020 (foto Instagram)
Novembre 2020, Chiara a Livigno: champagne… (foto Instagram)
Chiara Consonni, Livigno 2020 (foto Instagram)
Novembre 2020, Chiara e champagne… (foto Instagram)

Come vivono a casa il vostro successo?

Simone: «Rispondo prima io, questa è difficile – ride – e la metti in difficoltà. Nella nostra famiglia non c’è mai stato un ciclista, per tutti era il nostro hobby. Vedere che nel nostro piccolo siamo riusciti a crearci il nostro personaggio da atleta, ha fatto contenti anche loro. Li vedo sempre molto orgogliosi ed è bello sapere che apprezzino ciò che siamo riusciti a fare».

Chiara: «Entrare nel mondo del ciclismo e spiegarlo agli zii o alla nonna, che non avevano completamente idea, è stato bello. Vedere soprattutto che, poi, hanno iniziato ad interessarsi a ciò che facevamo è qualcosa di unico”.

Cosa vedi nel suo futuro?

Chiara: «Mio fratello può diventare davvero qualcuno e glielo auguro con tutto il cuore. Spero che un giorno diventi un grande campione perché ha la testa, le qualità e le caratteristiche per esserlo. E’ un punto di riferimento per me; si è fatto da solo ed è quello che sto cercando di fare anch’io. E’ importantissimo diventare qualcuno solo per merito delle proprie forze, senza essere ricordato come il “figlio di..”. Costruire da zero quello che si sta facendo è essenziale».

Simone: «Un bivio, che è semplicemente nelle sue mani. Come dicono a scuola “Suo figlio ha le capacità, ma non si applica” (ridiamo, ndr). Lei è padrona del suo futuro, se decide di fare una cosa e di impegnarsi… allora riesce. E’ tutto solo nelle sue mani».

Tifosi Simone Consonni, tricolore crono 2017, Asti
I tifosi di Simone lo seguono ogni volta che si può. Qui al tricolore crono 2017 ad Asti
Tifosi Simone Consonni, tricolore crono 2017, Asti
Per Simone, tifosi speciali. Qui al tricolore crono 2017, Asti

Un momento divertente passato insieme?

Simone: «Visto che io sono il maggiore e che abbiamo un fratello più piccolo, quando eravamo ragazzini, mi piaceva farli, come dire… “Litigare” (suggerisce la madre, ndr). Mi divertiva. Io facevo l’arbitro e loro la lotta» (ridiamo).

Il suo risultato più bello?

Chiara: «Anche se so che mi ammazzerà perché non se lo vuole ricordare, il secondo posto al mondial U23 di Richmond. Mi ricordo ancora che io e mia madre eravamo incollate alla televisione, urlavamo come delle pazze e piangevamo. E’ stato un momento davvero emozionante. E’ un ricordo che ho sempre impresso nella mia mente».

Simone: «Le tante vittorie in pista, ma forse un po’ di più la quinta tappa della Boels Ladies Tour. Ha fatto più show rispondendo all’intervista in inglese, che in corsa stessa» (ride).

Chiara Consonni 2020 (foto Instagram)
Chiara, ultimo sole 2020, prima della zona rossa e dell’inverno (foto Instagram)
Chiara Consonni 2020 (foto Instagram)
Ultimo sole 2020, prima della zona rossa (foto Instagram)

Chi è il tuo idolo?

Simone: «Non ne ho uno, da piccolo non sono mai stato appassionato di ciclismo. Però se penso ad un ciclista sensazionale, che spero un giorno di riuscire ad eguagliare… è un po’ imbarazzante (ride e il suo viso diventa leggermente rosso, ndr). E’ una persona che spesso nomino, ma adesso l’ho come compagno di squadra alla Cofidis e in questo momento è proprio accanto a me… Beh, se ti devo proprio dire il nome: Elia Viviani (si gira a guardarlo, ndr). L’ho sempre visto correre in pista, vincere tante medaglie; dopo la vittoria a Rio e i tanti altri successi, penso sia lui la persona a cui mi ispiro».

Chiara: «Anch’io non ho seguito il ciclismo da piccolina. Potrei dire quindi… mio fratello (ride, ndr). No dai… un’atleta che davvero ammiro è la Bastianelli. Negli ultimi anni è come se fosse stata un po’ una mamma; avendo una bambina è più sensibile per certe cose e cerca sempre di aiutarti. Vorrei diventare come lei, perché non è semplice riuscire ad avere una bella famiglia e continuare ad avere una carriera sportiva di un certo livello, senza trascurare né l’uno né l’altro».

Dino Salvoldi, Elisa Balsamo, europei Plovdiv 2020

Salvoldi/2. Balsamo guida la carica delle “ragazzine

20.12.2020
4 min
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Dopo aver parlato delle ragazze della strada, con Dino Salvoldi parliamo del gruppo pista, che è uscito dal 2020 con il sottofondo dell’Inno di Mameli e lo scintillare delle medaglie.

«Con loro – dice il tecnico della nazionale – abbiamo ricominciato già da qualche settimana e sono contento dell’adesione. Ho incontrato i team e i loro preparatori. Ho richiesto la presenza assidua, che è abbastanza impegnativa dato che l’obiettivo è lontano. Ma ho percepito che per loro la priorità è esserci e in pista la partecipazione rende più efficace il lavoro di preparazione. Di fatto, stiamo parlando di un gruppo che funziona come una vera squadra e che poi, nei weekend, corre con altre maglie. Su strada è differente».

Letizia Paternoster
Salvoldi aspetta con curiosità il ritorno di Elisa Paternoster dopo i problemi al ginocchio
Letizia Paternoster
Grande attesa di Salvoldi per il ritorno di Paternoster
Il 2020 ha segnalato una rosa di ragazze vincenti molto più ampia che in passato. Come si fa a scegliere partendo da una base così forte e così ampia?

Sarà veramente un dramma, perché con tutte vivremo lo stesso avvicinamento. Quelle che si sentono più a rischio sanno di doversi far trovare pronte. Ma come la Longo su strada, si può dire che alcune come Balsamo, Guazzini e Paternoster, purché le cose vadano bene, possono avere un percorso di avvicinamento più chiaro. Il resto del gruppo dovrà darmi conferme.

Il cronometro renderà la vita di Salvoldi più facile?

La continuità degli allenamenti e le verifiche continue non mentono. Anche se non ci saranno dei trials, dei veri momenti di selezione, gli atleti capiscono. Quando fai 30 partenze, ti accorgi se alla lunga qualcuna cala. Poi ci saranno le prove di Coppa del mondo e gli europei a chiudere i discorsi. Ma onestamente vorrei che a quel punto, vale a dire a luglio, la squadra fosse già fatta.

Quante ragazze partiranno dall’Italia?

Potrò portare 5 atlete, più una riserva. E’ chiaro che di queste, 4 devono saper fare il quartetto; almeno 4 devono saper fare l’americana; 2-3 devono saper fare l’omnium, con la variabile che questa volta l’americana si corre prima dell’omnium mentre di solito è l’ultima. La quinta ragazza nella mia testa è il jolly che esce bene dagli europei e avrà una gran condizione.

Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Vittoria Guazzini, a destra, è una delle certezze per il quartetto e la madison
Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Guazzini, a destra, fra le più sicure per quartetto e madison
Come gestirai il gruppo?

Ho chiesto alle squadre di lasciarmi la disponibilità infrasettimanale per lavorare in pista e io mi impegno a lasciarle libere nei weekend per correre con i club. A patto che si evitino trasferte fuori dall’Europa e si concordi l’eventuale partecipazione a piccole gare a tappe. Quanto a gareggiare su strada con la maglia azzurra, ho visto che durante il Giro d’Italia c’è una corsa a tappe in Belgio. Potrebbe essere utile in determinate circostanze, però mi frenano i rischi di una gara di gruppo così a ridosso delle Olimpiadi (23 luglio-8 agosto, ndr) per cui magari resteremo a lavorare in pista.

Farete dei collegiali?

Ne faremo uno a fine gennaio in Sicilia. Dal 13 al 18 gennaio in pista a Noto e poi fino al primo febbraio sull’Etna, con la certezza che nella seconda parte le avrò tutte. Poi non ne faremo altri per un po’. Sino a fine maggio lavoreremo a Montichiari durante la settimana e alla fine del mese andremo a recuperare in quota a Trepalle, sopra Livigno, quasi a 2.100 metri. Invece dal 6 al 20 luglio faremo una prima settimana di soggiorno e allenamento in quota ancora a Trepalle. Poi ci sposteremo per altri 7 giorni al passo Maniva, che si trova a un’ora e mezza di macchina da Montichiari. Per cui dormiremo in alto e ci alleneremo in pista, facendo però anche qualche uscita di scarico su strada. Diciamo una ogni due giorni in pista.

A Montichiari prima degli europei dicesti che Tokyo per questo gruppo sarà un punto di passaggio verso Parigi, ma sentendole vanno tutte per vincere…

Ed è lo spirito giusto, andare per il risultato. Si gareggia per l’oro olimpico e farlo senza avere nulla da perdere è la condizione migliore. Resta tuttavia un passaggio, perché parliamo di ragazze molto giovani. Mentre per le nostre avversarie sarà un punto di arrivo, quindi ci arriveranno forti come non mai. Di sicuro però troveranno un’Italia in gran forma. Giovane, ma cattiva…

Elisa Balsamo, Omnium, europei Plovdiv 2020

Dopo la Vuelta, un’altra gioia per Elisa

13.11.2020
5 min
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E’ un’altra sera di festa in casa Italia, questa volta con Elisa Balsamo e subito dietro Martina Alzini e Silvia Valsecchi. Il velodromo di Plovdiv, che per qualche settimana è parso una condanna per gli atleti destinati a partire per i Campionati europei, ormai è un tempio da dividere fra Gran Bretagna e Italia. Perché, come dice Dino Salvoldi, quando ci sono le inglesi al completo, il livello della gara diventa altissimo.

«Ma quando le prove sono decise dal crono – aggiunge il cittì delle azzurre – c’è poco da fare considerazioni. Loro ci battono, ma a volte andiamo meglio noi. Stiamo facendo progressi importanti. E nella finale dell’inseguimento, ci sta che la Alzini avesse difficoltà in finale. Lei è molto muscolare, non recupera facilmente. Per cui è andata alla pari fino ai primi mille metri, poi ha cominciato a calare».

Martina Alzini, Silvia Valsecchi, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Martina Alzini, Silvia Valsecchi: argento e bronzo nell’inseguimento
Martina Alzini, Silvia Valsecchi, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Alzini e Valsecchi: argento e bronzo

Alzini record

Martina però è contenta matta. Il tempo del mattino – 3’26”836 nuovo record italiano – non avrebbe avuto il coraggio di pronosticarlo, se non altro per pudore, anche se per farlo ha dato tutto.

«Sono molto soddisfatta – dice – l’oro sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Stamattina sono partita molto tranquilla, era l’ultima gara e avrei dato tutto. Una delle prestazioni più belle che abbia fatto. Mentre in finale sapevo di aver raschiato il fondo, ho faticato a recuperare. E poi queste prove a fine stagione sono state strane. E’ stato l’europeo delle sorprese. Chi poteva dire cosa è successo ai ragazzi? E chi poteva prevedere che con il quartetto avremmo fatto questo tempo? Penso e spero che tutto questo sia un punto di partenza e non certo un arrivo».

Elisa Balsamo, Omnium, europei Plovdiv 2020
E’ fatta, conquistato l’omnium a Plovdiv
Elisa Balsamo, Omnium, europei Plovdiv 2020
E’ fatta, omnium conquistato

Valsecchi stupita

Stupore e soddisfazione anche per Silvia Valsecchi, che a sentirla parlare si è trovata qui quasi per caso e che nel vincere la “finalina” per il terzo posto ha infilato un tempo (3’28”878) migliore di quello che alla Evans è valsa il titolo europeo (3’29”456). 

«Per la preparazione che avevo – dice – non speravo nel bronzo. Quest’anno dopo il rinvio delle Olimpiadi ho fatto fatica a vedere uno scopo nell’allenamento e di fatto ho ricominciato a giugno. Io poi ci metto un po’ ad andare in forma. Così mi è servito tanto il Giro d’Italia. Poi ho fatto qualche gara open e dopo sono stata a Montichiari. Quindi la Vuelta. Sapevo già che non avrei fatto il quartetto, ma Salvoldi mi ha dato la possibilità dell’inseguimento individuale. Sono arrivata direttamente da Madrid. Abbiamo fatto un 3.000 di prova e trovato i rapporti giusti. Peccato doversi fermare proprio ora, peccato abbiano deciso che dopo le Olimpiadi non ci sarebbero state le Coppe del mondo, ma ormai è così…».

Elisa Balsamo, Omnium, europei Plovdiv 2020
Dopo la vittoria, lacrime di gioia
Elisa Balsamo, Omnium, europei Plovdiv 2020
Dopo la vittoria lacrime di gioia

Balsamo d’acciaio

E poi è scesa in pista Elisa Balsamo, capace di far sembrare semplici le cose difficili. Anche se quando sei in bici contro le migliori d’Europa, di facile non c’è assolutamente niente.

«Elisa – dice Salvoldi – è stata perfetta nello scratch e nell’eliminazione, poi si è gestita bene. Mentre le altre non avevano più gambe per attaccarla. Sono contento per lei. Come abbiamo detto ieri a proposito della Rachele Barbieri, le cose possono succedere. Ma perché succedano, devi farti trovare pronto. E lei fino al 4 novembre è stata con noi a Montichiari, poi è andata alla Vuelta e ha vinto l’ultima tappa. Elisa non va mai piano, ma se recupera bene allora diventa prestativa ai massimi livelli».

Il campionato europeo delle azzurre ora aspetta l’americana Balsamo-Guazzini di domenica e anche i 500 metri di Miriam Vece, che ieri è rimasta male e non poco per non essere entrata in semifinale. La ragazza ha carattere e per rifarsi nei 500 metri ha chiesto (e ottenuto) di non correre il keirin di domani.

Elisa Balsamo, Omnium, europei Plovdiv 2020
Per Elisa è il terzo titolo europeo su pista
Elisa Balsamo, Omnium, europei Plovdiv 2020
Un altro titolo europeo per Elisa

Pura gioia

Ed Elisa cosa dice? Elisa ha quel sorriso di quando il mondo gira al suo stesso ritmo e le sembra di riconoscerne ogni sussulto. Dopo la vittoria, come anche Martina Fidanza due giorni fa, si è seduta ed è crollata nel pianto liberatorio più bello.

«Non è stato facile – dice – sapevo di stare bene, ma non pensavo assolutamente di potermela giocare con la Trott (Laura Kenny Trott, seconda in classifica finale, ndr). Invece quando le ho battute nelle volate della corsa a punti, ho sentito che le cose avevano preso il giro giusto.

«Diciamo che è stata una stagione strana. Come ci siamo già detti, pensavo che dopo i 18 punti al ginocchio della Gand-Wevelgem fosse andato tutto. Invece quella sosta per guarire, magari mi ha permesso di recuperare bene. Poi c’è stato questo avanti e indietro dalla strada alla pista. Montichiari, la Vuelta e Plovdiv. All’inizio si fa fatica nel passare dalla bici da strada a quella del quartetto, mentre quella delle gare di gruppo ha le stesse geometrie ed è funzionale. Anche perché le tappe della Vuelta erano brevi. Quelle lacrime? Niente di strano. Era pura gioia…».

Pinarello Maat

Le Pinarello azzurre per gli europei su pista

09.11.2020
2 min
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Ecco le Pinarello su cui agli imminenti europei su pista di Plovdiv pedaleranno le ragazze della nazionale italiana. Uno dei meccanici azzurri, Andrea Foccoli, ci ha illustrato le caratteristiche tecniche di queste biciclette: la Bolide e la Maat.

Bolide da inseguimento

Foccoli ci ha spiegato che la Bolide è il mezzo che le ragazze useranno per le prove cronometrate, come l’inseguimento individuale e a squadre, mentre la Maat sarà usata per le specialità di gruppo, come lo scratch e l’omnium. La Bolide è la bicicletta aerodinamica per eccellenza con la quale si ricercano le velocità elevate. Il problema di questa bicicletta è che è un po’ più macchinosa da condurre, nel senso che richiede qualche istante in più negli spostamenti che avvengono quando si è in gruppo. Inoltre, anche l’aerodinamica molto sofisticata da qualche problema in più sulla guida una volta che ci si trova nel mezzo del gruppo a ruota di altri atleti.

La Bolide in dotazione alla nazionale italiana
La Bolide in dotazione alla nazionale italiana su pista

Maat per gare di gruppo


La Maat è stata recentemente ridisegnata e ora si presenta come una bicicletta velocissima e anche molto rigida. Rispetto al modello precedente sono state introdotte alcune parti maggiormente aereodinamiche riprese dalla Bolide, come la forcella e la zona di congiunzione fra il tubo orizzontale e quello verticale. Queste novità l’hanno resa, a detta degli atleti, una vera scheggia. La grande rigidità conferisce una migliore guidabilità in pista, anche quando si sta in gruppo e bisogna essere molto veloci a scartare gli altri atleti. In pratica con un piccolo scarto effettuato dal corridore verso destra o sinistra, la bicicletta reagisce subito.

Il manubrio ergonomico montato sulle Maat della nazionale
Il manubrio ergonomico di Most montato sulle Maat della nazionale italiana

Manubrio ergonomico

Anche per quanto riguarda i manubri ne sono stati selezionati alcuni tipi, fra cui quello in dotazione sulle Maat, con un’ergonomia particolare che permette di rimanere in posizione più facilmente. Andrea Foccoli ci ha svelato che la scelta dei rapporti e della larghezza dei pneumatici sarà fatta a in Bulgaria in base all’umidità, all’altitudine, alla temperatura e ovviamente allo stato di forma dei singoli atleti.

Defaticamento in pista? Si fa dietro moto

08.11.2020
2 min
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Il campionato europeo su pista di Plovdiv si avvicina, malgrado gli incidenti di percorso (nella forma di qualche tampone positivo) in cui soni incorsi gli azzurri. Qualche giorno fa eravamo con gli azzurri a Montichiari per l’ultimo allenamento di gruppo in vista della challenge continentale. Dopo il lungo riscaldamento e le due simulazioni gara, i ragazzi di Marco Villa hanno fatto defaticamento. Un defaticamento alquanto particolare.

Brillantezza nel finale

Terminate le sessioni più dure, vale a dire le simulazioni, qualcuno è rimasto in pista a girare lentamente ed altri invece si sono fermati per bere qualche sale o semplicemente dell’acqua, prima di tornare sul parquet. La seduta infatti non era del tutto conclusa. C’era la fase conclusiva.

Due moto elettriche, una delle quali guidata dallo stesso Villa, hanno iniziato a girare e a turno i ragazzi si mettevano a ruota. Un passo regolare per 3′-4′ e poi una “sgasata” più decisa. Da fare c’erano due ripetute da 500 metri. Questo serviva per velocizzare l’azione. Una volta usciti dalla scia della moto la frequenza di pedalata era di almeno 130 pedalate per due giri. Anche di più in base al rapporto.

Jonathan Milan, che aveva fatto una simulazione gara individuale e una col quartetto, è stato l’ultimo a fare questi 500 metri.

Le ragazze sui rulli
Le ragazze sui rulli

Dietro moto

A questo punto, non restava che il vero defaticamento. In pista si tratta di fare 5′ massimo 10′ dietro moto ad andatura regolare a circa 100 rpm. Può sembrare faticoso, ma sul parquet e con rapporti come il 61×14, quello utilizzato dalla maggior parte dei ragazzi del quartetto, era un’andatura più che sostenibile.

«Il cuore – commenta Milan – in questi casi scende anche a 130 pulsazioni. Aiuta molto a scaricare l’acido lattico accumulato nelle ripetute precedenti. Io per esempio se non lo faccio avverto molto la fatica e la sensazione di gambe gonfie il giorno dopo».

Anche gli altri hanno pedalato dietro moto, quasi tutti. Chi non lo ha fatto ha optato per delle tornate molto blande. Mentre le donne hanno girato persino con la bici da strada, chiaramente in agilità, o hanno fatto qualche minuto di rulli.

Insomma non si esce dal velodromo senza aver scaricato un po’!