La Polti nella crono con un manubrio segreto

10.05.2025
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TIRANA (Albania) – L’ultimo giorno di allenamento alla vigilia della prima tappa, i corridori del Team Polti-VisitMalta l’hanno dedicato a un’uscita di due ore sulla bici da crono e sono stati forse gli unici. Hanno trovato una strada con l’asfalto decente e hanno fatto avanti e indietro fino a completare la distanza desiderata. Il dettaglio curioso prima che partissero era la presenza attorno alle loro biciclette di Fabio Guerini e Davide Guntri: gli uomini di Deda Elementi che dallo scorso inverno si è messa al lavoro per la squadra di Basso e Contador.

Casualmente, avevamo incontrato Guntri anche nel ritiro di dicembre della Polti a Oliva, quando la collaborazione con l’azienda cremonese era ancora da definire e ci fu proibito di fare foto. Oggi che il discorso è andato avanti e quella protesi manubrio è qui, il risultato sarà sotto gli occhi di tutti a partire dalle 13,54 quando Giovanni Lonardi scatterà dal blocco della crono.

Il Team Polti-VisitMalta è pronto per partire: siamo alla vigilia del via del Giro
Il Team Polti-VisitMalta è pronto per partire: siamo alla vigilia del via del Giro

Tester Maestri

La necessità della Polti era avere una protesi manubrio da crono personalizzata per ciascun corridore. Il risultato del lavoro ha il nome di Jet Hydro: è made in Italy, è in alluminio idroformato ed è stata sviluppata da Deda Elementi con la grande collaborazione di Mirco Maestri. Il corridore di Guastalla, che lo scorso anno conquistò l’oro europeo nel Mixed Relay, ha fatto da tester e con lui abbiamo raccolto una prima base di informazioni. Le regolazioni possibili riguardano l’inclinazione della torretta e delle protesi stesse, disponibili in due lunghezze, che possono essere registrate anche sul piano orizzontale e nell’avanzamento.

«Curando molto le crono negli ultimi due anni – spiega Maestri – ho notato che ci sono dettagli ormai fondamentali. Con questa nuova protesi, riusciamo ad avere comfort e aerodinamica. Sono andato tante volte in azienda e ci abbiamo lavorato insieme. Con Davide (Guntri, ndr) mi trovo benissimo e penso che abbiamo trovato la giusta soluzione per ogni tipo di atleta, dato che la protesi è adattabile a ogni tipo di braccia e avambracci. Ho parlato di comfort e prestazione perché ci sono crono che durano più di mezz’ora e restare in posizione diventa difficile. Quindi avere una protesi performante, ma anche comoda aiuta tanto».

Segmenti in alluminio idroformato: leggerezza e made in Italy: è la nuova Jet Hydro di Deda Elementi per il Team Polti
Segmenti in alluminio idroformato: leggerezza e made in Italy: è la nuova Jet Hydro di Deda Elementi per il Team Polti

Protesi su misura

Quando nel ritiro di dicembre del Team Polti assistemmo ai ragionamenti fra Guntri, i corridori e i meccanici, uno degli scogli più duri da superare sembrava la possibilità di stare con la protesi nei limiti delle misure imposte dall’UCI. Si ragionava sull’inclinazione della protesi che a sua volta incide sulla lunghezza. Sul tavolo c’erano tutti i pezzi che compongono Jet Hydro, a sua volta regolabile grazie a una serie di registri.

«E’ una protesi che viene fatta su misura – conferma Maestri – quindi riusciamo ad arrivare al limite per ciascun corridore. Sono percentuali di miglioramento che sembrano minime, ma su una performance di parecchi minuti aiutano parecchio. Io credo di aver trovato la posizione adeguata o quantomeno la migliore possibile per stare nei parametri. Sabato (oggi, ndr) farò la prima crono al massimo e poi anche la seconda. Ormai è diventata la mia specialità».

Guntri e Maestri si scambiano le ultime opinioni prima che l’emiliano parta per l’allenamento con il Team Polti
Guntri e Maestri si scambiano le ultime opinioni prima che l’emiliano parta per l’allenamento con il Team Polti

Alluminio vs carbonio

Il tempo di sistemare gli ultimi dettagli sulle Jet Hydro, poi Davide Guntri ci ha raggiunto. Dice Fabio Guerini che è stato lui a credere più di tutti nel progetto e se lo è portato avanti con convinzione e caparbietà.

«Il progetto è partito proprio da Oliva – annuisce Guntri – mentre Mirco (Maestri, ndr) è stato quello che ci ha dato i feedback per le ultime modifiche e lo sviluppo dei grip e dei poggia gomiti. L’esigenza di partenza era trovare un prodotto fatto totalmente in Italia, discostandoci dal produrre per forza ogni cosa in Oriente. Un prodotto italiano che fosse anche top di gamma. Volevamo far capire che non esiste solo il carbonio, ma c’è anche l’alluminio. E che l’alluminio può avere dei pesi molto contenuti perché i tubi con cui sono fatte le protesi sono idroformati e li facciamo noi in casa.

«Penso che siamo l’unica azienda in Italia che idroforma i tubi e Polti ci sta dando una grande mano per andare avanti. Questo è un grosso progetto. Sono idroformature di due lunghezze differenti. Abbiamo le stesse lunghezze della Jet, cioè la S e la M. In questo caso abbiamo la Jet Hydro S e la M. I pad e i grip sono totalmente fatti da noi in stampa 3D, quindi customizzati per ogni corridore. Ecco il grande vantaggio di questa protesi».

I pad e i grip del Jet Hydro per il Team Polti sono stampati in 3D nella sede di Deda Elementi
I pad e i grip del Jet Hydro per il Team Polti sono stampati in 3D nella sede di Deda Elementi

Solo su misura

Mentre i corridori si allontanavano, il discorso è andato avanti tornando proprio al tema delle misure UCI che tanto hanno dato da lavorare ai tecnici di Deda e ai biomeccanici della Polti-VisitMalta.

«Riusciamo a stare dentro tutte le misure – spiega Guntri – perché le sviluppiamo noi. Prendiamo la misura della vecchia bici e della vecchia posizione e con un programma creato in azienda con Stefano Rossi, il nostro disegnatore, sviluppiamo anche l’angolo della torretta. Potrebbe essere di 15-20-25-30 gradi, in modo da sfruttare l’angolo maggiore che il corridore può utilizzare nella sua categoria. Le torrette sono in alluminio, un pezzo unico. La nostra paura era quella che, avendo delle torrette abbastanza alte, potessero svettare nel punto superiore, perché quando vai a crono tiri molto con l’esterno. Invece Mirko ci ha detto che era tutto a posto. E così siamo partiti, spingendo forte sull’alluminio».

Ultime regolazioni prima dell’allenamento che serve anche a trovare il feeling con la bici da crono
Ultime regolazioni prima dell’allenamento che serve anche a trovare il feeling con la bici da crono

Lo bisbigliano e non fanno nomi. Pare che una squadra WorldTour si sia mostrata interessata a Jet Hydro e abbia chiesto di provarlo. Se andasse in porto, Deda Elementi potrebbe anche prendere in considerazione di creare delle protesi fisse, senza possibilità di regolazione: su misura per ciascun corridore. Fisse, una volta trovato il giusto assetto.

Zanatta: «Contento se… Torniamo dal Giro con una tappa»

07.05.2025
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Stefano Zanatta e i corridori della Polti VisitMalta sono arrivati ieri sera in Albania, i mezzi e il personale era già lì da qualche giorno come ci ha raccontato Maurizio Borserini, creatore delle immagini per il team. Il tempo di prendere dimestichezza con l’asfalto albanese non è tanto, oggi la sgambata sarà nel primo pomeriggio, poi domani (giovedì, ndr) si dovranno trovare i ritagli di tempo per fare tutto. Il Giro d’Italia parte per la prima volta della sua storia ultracentenaria dall’Albania. Ci si accorge della grandezza di un evento del genere solamente quando deve “traslocare” dall’Italia. La carovana è immensa e tutto deve essere coordinato al meglio

Aurum ha pensato ad una livrea speciale per il Giro, realizzata da Lechler

Voci da Tirana

Questa mattina alle ore 10, a Tirana, c’è stata la riunione delle squadre. Il meteo è buono a differenza di quello che ci accompagna in questo inizio maggio nel nostro Paese. 

«In queste ore i ragazzi hanno visionato alcuni punti della prima tappa – dice Zanatta – come la salita finale che si andrà a ripetere due volte, mentre domani cercheremo di andare sul percorso della cronometro e della terza frazione. Il tempo a disposizione non è molto».

Piganzoli è chiamato a fare uno step in più rispetto al 2024, vincere una tappa al Giro sarebbe un modo per affermare il proprio talento
Piganzoli è chiamato a fare uno step in più rispetto al 2024, vincere una tappa al Giro sarebbe un modo per affermare il proprio talento

Da cinque edizioni

Per il team di Ivan Basso e Fran Contador sta per iniziare il quinto Giro d’Italia, da quando la squadra è diventata professional ha sempre partecipato alla Corsa Rosa. I risultati sono arrivati fin da subito: al primo anno, nel 2021, Lorenzo Fortunato ha vinto in cima allo Zoncolan. Successo bissato due anni dopo da Davide Bais a Campo Imperatore. 

«Lo spirito con il quale affrontiamo questo Giro – racconta Stefano Zanatta – è lo stesso delle stagioni passate. Portiamo corridori che sanno lottare e andare in fuga. L’obiettivo che mi pongo è quello di vincere una tappa, è una cosa che abbiamo nelle nostre corde. Con Davide Piganzoli daremo un occhio alla classifica ma la squadra non sarà a sua disposizione tutto il giorno. Anche lui dovrà essere bravo nel crearsi le occasioni per vincere una tappa. Va bene fare una bella classifica, ma vincere una tappa al Giro ti fa cambiare status». 

Un po’ come fatto da Fortunato quattro anni fa…

In un certo senso sì, la cassa di risonanza di quella vittoria in cima allo Zoncolan ha lanciato Fortunato nel ciclismo dei grandi. Sono corridori diversi, Piganzoli è molto più completo. Sa difendersi bene a cronometro e mentalmente arriva per lottare. I risultati lo dicono, al Gran Camino ha mostrato ottime qualità. 

Piganzoli è arrivato al punto di potersi giocare la vittoria con i migliori o deve andare in fuga?

Penso abbia fatto vedere che è capace di stare con i più forti. Al Tour of the Alps ha colto un bel piazzamento nella seconda tappa. Deve imparare a gestire meglio il finale ma ha fatto passi importanti in questo senso. E’ un atleta che ha il colpo di mano, il guizzo per spuntarla in uno sprint ristretto. 

L’ultima vittoria di tappa al Giro, la seconda nella storia di questa squadra, l’ha firmata Davide Bais nel 2023 a Campo Imperatore
L’ultima vittoria di tappa al Giro, la seconda nella storia di questa squadra, l’ha firmata Davide Bais nel 2023 a Campo Imperatore
Ha mostrato anche di avere la solidità sulle tre settimane…

Senza dubbio. Il fatto principale è che il Giro è lungo, molto lungo. Può succedere di tutto. Comunque Piganzoli al suo primo Giro ha sfiorato la top 10, non è una cosa da poco. 

Parlaci degli altri sette corridori…

Non avremo nessun debuttante, questo credo sia un vantaggio in termini di esperienza e recupero. La squadra è più matura rispetto a un anno fa. L’uomo squadra, sembra scontato dirlo, sarà Maestri. Ha esperienza, forza e sa dare l’anima in bici. 

Ci saranno anche i fratelli Bais, Mattia e Davide. 

E’ il loro terzo Giro d’Italia insieme. Davide ha già vinto una tappa, mentre Mattia ci ha mostrato una crescita incredibile. Sa tenere in salita e inoltre è un attaccante nato. Non dimentichiamoci Pietrobon. Lui lo scorso anno ha sfiorato la vittoria a Lucca e ha vinto la classifica del più combattivo con quasi mille chilometri di fuga. 

Lonardi, in maglia verde, ha vinto la classifica a punti in Turchia ed ha mostrato un’ottima costanza nei risultati in questo 2025
Lonardi, in maglia verde, ha vinto la classifica a punti in Turchia ed ha mostrato un’ottima costanza nei risultati in questo 2025
C’è anche il nuovo innesto Tonelli

Nuovo per il nostro team ma di esperienza al Giro ne ha da vendere. Nelle edizioni precedenti è andato vicino al successo di tappa in due occasioni: una nel 2022 con un terzo posto e nel 2023 ha fatto quarto nella tappa di Rivoli. 

In tanta Italia c’è spazio per uno spagnolo: Munoz.

Lui è il nostro jolly, è in grado di rimanere accanto a Piganzoli, ma è capace di dare un ottimo contributo per le volate, nelle quali avremo Lonardi. Lui fa fatica a vincere, tuttavia da un anno e mezzo ha trovato una costanza incredibile. Ha colto dodici top 10 e ha appena vinto la maglia a punti al Presidential Tour of Turkiye.

Le lacrime di Maestri, lo sprint di Kooij e Ganna ancora leader

13.03.2025
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TRASACCO – La nuvola s’è spostata e ha smesso di piovere. L’arrivo è dall’altra parte del parchetto, per cui i corridori devono fare il giro e raggiungono come capita il gruppo dei massaggiatori che li attendono. Quando i primi tagliano il traguardo, gli ultimi hanno ancora dieci chilometri da fare: Milan è là dietro cercando di recuperare dalle botte di ieri in vista della tappa finale. Il freddo non aiuta, ma Johnny racconterà poi che nel finale è tornato ad avere buone sensazioni e la preoccupazione per la caduta di ieri si è dissipata. Nella bolgia di atleti che tremando cercano di infilarsi la mantellina, Mirko Maestri riemerge in lacrime da un lunghissimo abbraccio con Maurizio Borserini, il fotografo della squadra.

La tappa l’ha vinta Kooij, l’emiliano è arrivato quinto. «Oggi ho dato il massimo – ha detto dopo l’arrivo il velocista della Visma-Lease a Bike – anche se quando sono venuti fuori i ventagli, mi sono ritrovato tra speranza e disperazione. Un momento pensavo che ce l’avremmo fatta e quello dopo invece no. Quando poi abbiamo preso la testa della corsa, ho cambiato mentalità. Sono davvero felice. L‘obiettivo era vincere una tappa e ci siamo riusciti. Questo mi dà molta fiducia».

Per Olav Kooij, 23 anni, quella di Trasacco è la terza vittoria dell’anno dopo le due in Oman
Per Olav Kooij, 23 anni, quella di Trasacco è la terza vittoria dell’anno dopo le due in Oman

In fuga per 155 chilometri

Peccato che abbia ricostruito la fiducia sulla pelle di Maestri, che invece è stato in fuga per 155 dei 190 chilometri della tappa. Più che al Giro, quando nella tappa di Fano si arrese ad Alaphilippe. Il finale è stato uno snervante tira e molla. Alle porte del piccolo comune aquilano sulla sponda del Fucino, il vantaggio è stato a lungo inchiodato sui 13 secondi. Erano quattro. Maestri, Arcas, Leemreize e Blume Levy. Rutsch, che è stato per un po’ anche leader virtuale, è scivolato in una curva a destra e non l’hanno più visto. Il gruppo li aveva davanti, che pareva di toccarli. Prima di vederli anche noi passare, pensavamo che se li avessero presi alla svelta, la loro sofferenza sarebbe finita. Invece erano intenzionati a tenere duro: non si molla niente.

«Peccato perché ci credevo – dice Maestri – avevo parlato di questa tappa con Zanatta già da prima che la Tirreno cominciasse. Siamo arrivati a un soffio, mi dispiace. Sono anche un po’ incavolato il corridore della Uno X, perché se avessimo collaborato nel finale, si poteva arrivare e ci saremmo giocati una volata a tre con lui e con Healy».

Il via da Norcia, dove San Benedetto veglia sulla cittadina che porta ancora le ferite del terremoto
Il via da Norcia, dove San Benedetto veglia sulla cittadina che porta ancora le ferite del terremoto

La generosità di Healy

L’irlandese li ha presi subito dopo l’ultimo strappo, quello su cui Van der Poel ha mostrato i muscoli e Ganna è andato a prenderlo. Healy li ha raggiunti e si è messo subito in testa, con lui sono rimasti il corridore della Polti-VisitMalta e quello della Uno-X Mobility. Ha tirato quasi sempre lui, evidentemente spinto da mire di classifica. Un paio di volte proprio Maestri gli ha dato un cambio, Blume Levy non ha fatto nemmeno il gesto. Non si è reso conto che in certi casi il modo migliore per non vincere è credersi più furbi degli altri.

«Quando è passato Ben Healy – prosegue – gli siamo andati dietro. Credo che abbia avuto indicazioni dall’ammiraglia. Ma quando arrivi lì, a mollare non ci pensi per niente. L’anno scorso mi hanno preso a un chilometro (nella tappa di Giulianova, vinta da Milan, ndr), quest’anno addirittura ho fatto quinto. Avevo ancora gambe e infatti sono arrabbiato, perché penso che nella volata a tre avrei vinto. Non mi sbilancio mai, però per come è andata la volata di gruppo… Ci ho provato, ci riproverò e spero ci sia l’occasione anche al Giro. Non abbiamo ancora saputo niente, però mi farò trovare pronto e voglio chiudere finalmente questo cerchio».

Sullo strappo del circuito, Van der Poel accelera forte, Ganna rientra in progressione. Altre prove di Poggio?
Sullo strappo del circuito, Van der Poel accelera forte, Ganna rientra in progressione. Altre prove di Poggio?

La previsione di Zanatta

Zanatta conferma e ricorda anche che nel 2010 da queste parti una fuga (quasi) bidone stava per decidere il Giro d’Italia. L’Abruzzo ha strade, curve e discese che ispirano l’imboscata. Per questo l’idea di andare avanti gli era parsa azzeccata e la sua previsione ha colto nel segno.

«Avevo detto a Maestri che era la tappa giusta per lui – ammette Zanatta – poteva giocarsela. Sarebbero bastati 5 secondi in più e comunque si può essere soddisfatti. Un quinto posto con tutti i corridori che ci sono non è davvero da buttare, peccato che abbia avuto paura ad anticipare. Ha anche dato un paio di cambi a Healy, lo sapevamo che su quello strappo qualcuno sarebbe partito ed era molto probabile che arrivasse lui. Nella riunione avevo fatto proprio il suo nome ed ero certo che avrebbe avuto interesse ad arrivare per guadagnare terreno».

Healy tira, Maestri gli dà due cambi, Blume Levy si volta e fa un po’ il furbo
Healy tira, Maestri gli dà due cambi, Blume Levy si volta e fa un po’ il furbo

Senza mai mollare

Il pullman non è lontano, la strada lentamente si va svuotando. La tappa è partita da Norcia subito in salita. Ha attraversato le Terre Mutate del terremoto. Ha scavalcato salite poco note, ma non certo di poco conto. Si è frammentata in quattro ventagli. E solo dopo Ovindoli la strada ha smesso di fare male.

«Ho fatto un tentativo in discesa – racconta Maestri – nella pianura tra la prima e la seconda salita, che però non era un Gpm. Sono partito con il corridore della Wanty e poi sono entrati gli altri tre ragazzi. L’abbiamo portata via io e Rutsch, era freddo, però meno di ieri. Abbiamo tenuto l’andatura forte tutto il giorno, mentre ieri si accelerava e poi si rallentava e quindi si gelava. Anche se erano a 10 secondi, io ho corso per arrivare. Non mi sarei fermato finché non ce li avessi avuti attaccati alla ruota dietro, per non dire altro. Non ho mollato, si è visto anche nella volata. Peccato che non tutti ci abbiano creduto come me…».

Zanatta: «Maestri esempio di dedizione e umiltà»

14.02.2025
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La carriera di Mirco Maestri nel ciclismo professionistico si è affiancata a quella di Stefano Zanatta in ammiraglia. L’anno in cui il corridore reggiano è entrato alla Bardiani-CSF era il 2016 e sulla macchina del team di Bruno e Roberto Reverberi c’era appunto Stefano Zanatta. Delle dieci stagioni che sono passate da allora i due ne hanno condivise nove. I due, Zanatta e Maestri, si sono separati solamente per la stagione 2021, quando il primo finì sull’ammiraglia della Eolo-Kometa e il secondo lo raggiunse l’anno successivo. Il cammino di Mirco Maestri è stato lungo, ma finalmente vede riconoscersi l’impegno e la determinazione che ha sempre messo sui pedali. 

«Mirco (Maestri, ndr) è sempre stato una garanzia – dice Zanatta – quando mette il numero sulla schiena sai che c’è. E così è stato anche alla Volta a la Comunitat Valenciana, prima corsa a tappe di questa stagione».

Maestri (a destra) e Zanatta (il secondo da sinistra) hanno iniziato a lavorare insieme nel 2016 alla Bardiani-CSF
Maestri (a destra) e Zanatta (il secondo da sinistra) hanno iniziato a lavorare insieme nel 2016 alla Bardiani-CSF

Mettersi in discussione

Le strade di Maestri e Zanatta si sono incontrate nel 2016, ma era da tempo che il diesse aveva gli occhi sul ragazzo di Guastalla. 

«Lo seguivo da quando era dilettante – racconta Zanatta – si parla del 2015. Era un corridore sempre presente alle corse e otteneva buoni risultati ogni anno. La stagione successiva ero entrato nello staff della Bardiani, e quando Reverberi mi ha detto che avrebbero voluto prendere quel corridore emiliano ho dato subito la mia approvazione. Quello che mi ha sempre colpito di Maestri è la forza di mettersi in discussione, anno dopo anno. Ogni volta che c’è una mezza carta da giocarsi lui ci si butta a capofitto. Al primo anno da professionista alla Sanremo è entrato subito nella fuga, cosa che ha fatto spesso poi nel corso delle stagioni».

Nel 2016 la prima di tante fughe alla Milano-Sanremo per Mirco Maestri
Mirco Maestri, Milano-Sanremo 2016
Hai un ricordo di quella sua prima Sanremo?

Sì. Riuscì a resistere fino ai piedi della Cipressa. La corsa si accese e noi con l’ammiraglia superaravamo i gruppetti che piano piano si staccavano, solo che in questi non vedevo mai Maestri. L’ho ritrovato sul traguardo di Via Roma e gli ho chiesto: «Dove hai tagliato?». Lui mi rispose che aveva tenuto duro arrivando a tre minuti dai primi. Lì capii che eravamo davanti a un corridore con un motore notevole e una grande sopportazione della fatica. 

Dal lato umano che impressioni ti fece?

Subito positiva. E’ un ragazzo che sa stare con tutti e molto umile, ma ha una cattiveria agonistica impareggiabile. Umanamente ha un carattere buono, quando dice una cosa cerca sempre di farla. Ama questo lavoro e si vede, è arrivato tardi al professionismo ma potrebbe meritare anche di stare in squadre WorldTour. Però ce lo teniamo volentieri qui (ride, ndr). 

Nel 2019 arriva finalmente la maglia arancione alla Tirreno-Adriatico, Maestri l’averla sfiorata nel 2017
Nel 2019 arriva finalmente la maglia arancione alla Tirreno-Adriatico, Maestri l’averla sfiorata nel 2017
Parlarci è semplice?

E’ uno che ascolta e mette in pratica. Io quando parlo con i corridori cerco di avere sempre lo stesso atteggiamento. Però mi accorgo che quando parlo con Maestri lui pone tanta attenzione su quello che si dice. I primi anni alla Bardiani gli dissi che se avesse voluto migliorare in salita avrebbe dovuto fare allenamenti più impegnativi. Così lui da casa sua, abitava nel mantovano, prendeva la macchina per allenarsi sul lago di Garda e fare tanto dislivello. 

La sua dedizione da cosa si capisce?

Un anno, era il 2017, gli dissi che secondo me poteva conquistare la maglia a punti alla Tirreno-Adriatico. Sarebbe bastato andare in fuga tre tappe sulle sette a disposizione, lui ci andò per tutte le prime cinque frazioni. Perse la maglia nei confronti di Sagan per due soli punti. Quello rimase un cruccio e due anni dopo riuscì a vincere la maglia a punti alla Tirreno. 

La maglia di campione europeo è la consacrazione di una carriera fatta di dedizione e tanti sacrifici (foto Maurizio Borserini)
La maglia di campione europeo è la consacrazione di una carriera fatta di dedizione e tanti sacrifici (foto Maurizio Borserini)
Il vostro è un rapporto che si è costruito subito?

Non c’è stato un giorno, ma uno scambio continuo di fiducia, prima in Bardiani e ora in Polti. 

Che corridore hai ritrovato alla Eolo-Kometa, ora Polti VisitMalta?

E’ sempre stato uno che quando c’è qualcosa che non va cerca di capire il perché. Nelle ultime due stagioni, da quando ci siamo ritrovati, sta lavorando per obiettivi. Uno di questi sono state le cronometro, nel 2024 ci siamo concentrati parecchio su questo aspetto. Tanto che è arrivato un grande passo in avanti e la convocazione per gli europei, sia per il mixed team relay che per la prova su strada. Un ragazzo che a 32 anni decide di sposare una nuova idea e di lavorarci su è un segnale. In tanti a questa età si accontentano del compitino e portano a casa lo stipendio. Maestri invece vuole dimostrare di meritarsi il posto.

Cosa hai pensato quando ha vinto la medaglia d’oro?

Ero veramente felice. Mi ha chiamato Velo chiedendomi se Maestri fosse pronto per una prova del genere. Ho garantito di sì, anche se c’era da sostituire una figura come quella di Ganna. Mirco è stato bravo e vederlo vincere è stata la gioia più grande, come la fine di un lavoro. 

Maestri è un punto di riferimento per i giovani, qui alla Valenciana insieme a Piganzoli
Maestri è un punto di riferimento per i giovani, qui alla Valenciana insieme a Piganzoli
Ti saresti aspettato questa sua crescita anche per quanto riguarda la leadership all’interno della squadra?

La stagione in cui ha corso con Gavazzi gli è stata utile da questo punto di vista, da lui ha imparato molto su questo ruolo. Però Maestri è sempre stato uno con l’atteggiamento corretto. Si mette in discussione per primo ed è l’ultimo a mollare. Non è un leader che fa sentire la voce, ma che mostra la via agli altri. Con i giovani questo modo di fare funziona, infatti ci siamo spesso affidati a lui in gara. 

Ad esempio?

Alla Valenciana, che si è appena conclusa, era l’ultimo a rimanere con Piganzoli in salita ed ha aiutato Lonardi nella volata della tappa finale. E’ davvero bello avere un corridore così in squadra, e poi ha sempre il sorriso, non è uno che rimprovera i compagni o alza la voce. Ma dimostra, mettendo il peso prima sulle sue spalle.

Maestri riparte con nuove consapevolezze e l’occhio sui giovani

04.02.2025
5 min
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Mirco Maestri la polvere dalle ruote l’ha già tolta il 25 gennaio quando ha corso alla Classica Camp de Morvedre. Il corridore emiliano ha iniziato così la sua quarta stagione nel team di Ivan Basso, che nel frattempo ha cambiato nome passando da Eolo-Kometa a Polti VisitMalta (in apertura foto Maurizio Borserini). 

«Ho corso quella gara classificata come .2 sul calendario – spiega Maestri – perché la squadra aveva bisogno di un corridore esperto da affiancare ai giovani. In corsa non c’erano le radio e avevano bisogno di un punto di riferimento che coordinasse il tutto. In quell’appuntamento è andato molto bene Crescioli, che è arrivato ottavo. E’ un bel corridore con tanti margini di crescita, l’ho visto bene e sono fiducioso di quello che può fare».

La stagione di Maestri è partita dalla Spagna con la Classica Camp de Morvedre
La stagione di Maestri è partita dalla Spagna con la Classica Camp de Morvedre

Quattro giorni di carico

La presenza estemporanea alla Classica de Morvedre non era di certo prevista, ma Maestri ci ha sempre mostrato una grande predisposizione al sacrificio e all’aiuto, così quando è arrivata la chiamata “Paperino” non si è tirato indietro. 

«Coordinare tutto – continua a raccontare – non è facile, ma vedere che i ragazzi ti seguono e ti ascoltano è bello, dà soddisfazione. Fare il diesse in gara è sempre un ruolo delicato, soprattutto se non ci sono le radioline, se poi si sbaglia si devono fare i conti con i capi in ammiraglia (ride, ndr). Io arrivavo direttamente dal ritiro, eravamo in Spagna e serviva un corridore esperto. La sera stessa sono tornato in hotel e poi ho fatto una “tripletta”, altro che riposo (altra risata, ndr)».

Eccoli i giovani della Polti VisitMalta alle spalle dell’esperto Maestri, diesse in gara
C’è anche una bella foto di te con tutti i ragazzi intorno.

L’obiettivo era correre uniti e scortarli fino all’ultima salita, tenendoli sempre lontani dai pericoli e assicurandomi di non far andare via fughe numerose senza uno dei nostri dentro. In quella foto li stavo tenendo al riparo dal vento, ho detto loro: «Sto io davanti, voi dietro al riparo».

Ora tocca a te fare sul serio…

Si parte tra poco, domani con la Volta a la Comunitat Valenciana. E’ stata la mia gara tra i professionisti, nove anni fa. Durante l’inverno ci siamo preparati bene, ma come dice Zanatta: «Puoi fare tutti i test del mondo ma poi si vede in gara come stanno le gambe». E ha ragione. 

Maestri ha esordito alla Volta a la Comunitat Valenciana nel 2016
Maestri ha esordito alla Volta a la Comunitat Valenciana nel 2016
La squadra come sta?

Bene! Sono arrivati anche due rinforzi molto importanti: Tonelli e Zoccarato. Quest’ultimo l’ho voluto con tutto me stesso e sono contento che sia qui. Mentre Tonelli avevo provato a convincerlo due anni fa di venire qui alla Polti. Lo conosco da tanti anni, siamo sempre stati amici anche con maglie diverse. Basta guardare alle ultime Sanremo, eravamo sempre in fuga insieme

Allora quest’anno proverete a tornarci con la stessa maglia?

Magari (ride, ndr). Ormai in queste corse devi partire con la consapevolezza che di spazio ce ne sarà poco. Tonelli è uno che va forte anche in salita, e sarà un ottimo rinforzo per dare una mano a Piganzoli.

Una delle figure di riferimento per la Polti VisitMalta per la stagione 2025 sarà Piganzoli
Una delle figure di riferimento per la Polti VisitMalta per la stagione 2025 sarà Piganzoli
Ripensare a quella prima Valenciana cosa ti provoca?

Un ricordo dolce-amaro. Ricordo che alla prima tappa alzai lo sguardo e c’era la Sky in testa a tirare e ho pensato: «Cavolo, ma sono davvero qui?». In quella stessa giornata ero andato in fuga con un corridore della Quick Step (Dan Martin, ndr) che mi staccò all’ultimo giro. Lui vinse, mentre io fui ripreso negli ultimi 200 metri. Ora però queste gare le preparo diversamente, con il passare degli anni ho cambiato ruolo. Sono sempre di supporto ai compagni ma mi metterò alla prova nelle corse più impegnative. 

Arrivi da una stagione di conferme da questo punto di vista…

Ne parlavo con Basso qualche giorno fa. La seconda metà del 2024 mi ha dato tante risposte positive, a partire dal Giro del Lussemburgo nel quale sono andato forte. Tutte prestazioni che mi hanno permesso di guadagnarmi la prima convocazione in nazionale agli europei. 

Maestri riparte in questa stagione con nuove conferme e la solita voglia di imparare e mettersi in gioco
Maestri riparte in questa stagione con nuove conferme e la solita voglia di imparare e mettersi in gioco
Dal 2025 cosa ti aspetti?

Metterò la stessa mentalità, una pagina bianca nella quale non dovranno mancare voglia di migliorare e imparare. Non si deve mai dare nulla per scontato, dopo la scorsa stagione ho più consapevolezza nei miei mezzi. Ne parlavo con Zanatta, che è stata una figura di riferimento nella mia carriera, ora si devono provare le fughe che possono andare. Bisogna ponderare le scelte e non sprecare energie. 

La Polti VisitMalta sembra una squadra ben equilibrata e pronta a una bella stagione…

Ci sono tanti giovani, ognuno in un momento diverso della carriera ma tutti di valore. Piganzoli è forte, molto, e ha iniziato bene questo 2025. Restare con noi un altro anno gli darà la possibilità di provare e farsi valere. Poi se si consacrerà definitivamente sarà il momento giusto di lasciare il nido e provare a spiccare il volo. 

Secondo Maestri il nome che dovrà emergere in questa stagione è quello di Tercero
Secondo Maestri il nome che dovrà emergere in questa stagione è quello di Tercero
Ci sono anche talenti appena arrivati e altri da lanciare.

Uno di quelli appena arrivati è Crescioli che nell’esordio stagionale mi ha sorpreso davvero. Tuttavia credo che questo sia l’anno giusto per provare a far emergere il talento di Tercero. Ci sono le prospettive per renderlo uno dei nostri uomini di punta. Ha le qualità per farlo, il 2024 è stato un anno difficile visti i tanti problemi fisici. Ma ora è il suo momento. 

Il “blocco Bardiani” alla Polti-Kometa: parla Zanatta

07.12.2024
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L’arrivo di Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato alla Polti-Kometa, di cui abbiamo parlato in questi giorni, non è solo un movimento di mercato: rappresenta il tassello di un mosaico che si sta definendo negli anni. Nella squadra di Basso e Contador, in cui uno dei direttori sportivi è Stefano Zanatta, si stanno integrando corridori dal profilo ben definito e affini al progetto: uomini di sostanza per andare in fuga e aiutare. E non è un caso che Tonelli e Zoccarato seguano un percorso già tracciato da corridori come Mirco Maestri, Giovanni Lonardi e prima di loro Vincenzo Albanese: tutti loro sono stati, chi prima e chi dopo, alla VF Group-Bardiani.

Questa migrazione non riguarda solo gli atleti: lo stesso Zanatta, oggi figura chiave nella gestione sportiva della Polti-Kometa, ha vissuto entrambe le realtà. La filosofia del team di Basso è ben diversa da quella della VF Group-Bardiani. Entrambe, visti i tempi stanno intraprendendo una metamorfosi, pensiamo per esempio, ai preparatori interni. Ma ognuno lo fa con delle sfaccettature diverse.

Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Stefano, il “blocco Bardiani” cresce, ora avete inserito anche Zoccarato e Tonelli. Qual è la tua impressione su di loro?

Con Zoccarato non avevo mai lavorato prima, perché è arrivato alla Bardiani dopo che io ero andato via. Però conosco bene Tonelli e Maestri, avendo lavorato con loro per quattro anni. Sono molto contento di accogliere Tonelli: è un corridore maturo e penso che si integrerà benissimo nel nostro gruppo. Anche Zoccarato ha mostrato tanto crescendo. Non l’ho mai diretto, ma lo seguo da quando era con i dilettanti: è un uomo che prende molta aria. Qualche volta lo fa in modo un po’ azzardato, ma è migliorato. È diventato famoso per le sue fughe e anche per i suoi titoli italiani nel gravel. Samuele ha ancora margini di crescita: alla fine ha solo 26 anni.

Tonelli viene spesso definito una sorta di direttore sportivo in corsa. Come si inserisce nel vostro progetto?

È vero che Tonelli ha capacità tecniche che potrebbero far pensare a un direttore sportivo in corsa, ma noi preferiamo lasciare questo ruolo… a noi direttori in ammiraglia! Scherzi a parte, Alessandro ha grande esperienza e sa come muoversi in gara. Ha dimostrato la sua maturità e la capacità di essere decisivo nelle fughe. Alla Polti-Kometa sarà un elemento prezioso sia per la sua intelligenza tattica ma anche per le sue doti sportive. Non scordiamo che quest’anno ha anche vinto.

Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
E poi ci sono i veterani della Polti-Kometa: Maestri e Lonardi…

Mirco ormai lo conosciamo. Lui sta ricalcando quello che fu Gavazzi. Quest’anno ha fatto grandi cose. Lui è davvero un uomo squadra ed è importante per noi. Lonardi passò alla Nippo. Al primo anno con noi ha fatto benino, poi ha avuto una stagione così così. Ma quest’anno, dalla metà in poi, ha dimostrato una bella costanza. “Lona” ci assicura sempre un buon piazzamento. Ha preso più confidenza in tutto il sistema e soprattutto nelle sue capacità, questa è la cosa importante.

Che tipo di squadra possiamo aspettarci dalla Polti-Kometa il prossimo anno?

Stiamo lavorando per crescere e strutturare meglio il nostro modo di operare. Abbiamo giovani promettenti come Piganzoli e Tercero, ma anche corridori che si stanno consolidando, come Martín e Serrano. Un abile velocista come Peñalver. Pertanto il nostro obiettivo è essere presenti nelle corse, con una mentalità aggressiva.

Avete corridori che sanno attaccare e allo stesso tempo dovete restare nelle prime 30 squadre del ranking UCI per sperare nell’invito die grandi Giri: è una bella sfida….

Pur non avendo un budget enorme come altre squadre, vogliamo restare tra le migliori professional, costruendo una squadra che si fa vedere ma che porta anche risultati. Non cambieremo dunque molto, ma lo faremo con più consapevolezza. Poi è chiaro che i punti servono e per questo oltre a finalizzare un po’ di più, sarà importante anche scegliere un calendario adatto. Per ora abbiamo molti inviti: valuteremo…

Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Stefano, tu hai lavorato sia con la Bardiani che con la Polti-Kometa. Quali differenze hai riscontrato nei metodi di lavoro?

Ogni squadra ha un proprio stile. La Polti-Kometa segue una filosofia strutturata, con specialisti dedicati e riunioni regolari per definire le strategie. Ivan Basso e Alberto Contador hanno voluto creare un sistema dove tutti sanno esattamente cosa fare. Questo ci ha permesso di crescere e ottenere risultati. Io oggi non posso più riprendere un corridore sull’alimentazione o gli allenamenti. Per entrambe le cose c’è una figura specifica. Se ne parla con chi di dovere e anche per questo vogliamo tecnici interni al team

Chiaro…

La VF Group-Bardiani, invece, ha un’impostazione più familiare. Ma questo non significa che è peggio, sia chiaro. Hanno acquisito una loro stabilità. Bruno Reverberi resta il capo e Roberto gestisce il lato manageriale e lo fa molto bene. In più loro stanno lavorando bene con i giovani, Mirko Rossato, sta facendo grandi cose. Entrambe le filosofie hanno i loro punti di forza, ma sono molto diverse.

C’è un motivo per cui molti atleti stanno passando dalla Bardiani alla Polti-Kometa?

Credo che sia una questione di opportunità e di prospettive diverse. La Bardiani offre stabilità, grazie a sponsor storici e si concentra sul lungo termine, investendo sui giovani. La Polti-Kometa, invece, offre un ambiente più strutturato, dove i corridori possono crescere rapidamente e lavorare con specialisti. Entrambe le realtà hanno il loro valore, ma sta ai corridori scegliere ciò che meglio si adatta alle loro ambizioni.

Mirco Maestri: l’europeo ha detto che può stare tra i grandi

15.10.2024
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Ad alti livelli Mirco Maestri ci sa stare. Ci può stare. Lo ha dimostrato, una volta per tutte, durante il campionato europeo, quando per la prima volta da professionista ha indossato la maglia azzurra. Il corridore della Polti-Kometa è stato decisivo su strada e protagonista nella crono del team relay, dove addirittura ha vinto l’oro.

Una gran bella stagione insomma per Maestri. Un buon Giro d’Italia, degli incoraggianti piazzamenti in estate e appunto il super europeo in Belgio. «Ma ora – dice lui – sono un po’ stanco. Sto bene, tanto è vero che ho chiesto di fare ancora una gara, il Giro del Veneto, ma da giovedì sera sarò in vacanza».

Tra l’europeo e la fuga al Giro con Alaphilippe la popolarità di Maestri è cresciuta anche all’estero: eccolo al Tour du Limousin
Tra l’europeo e la fuga al Giro con Alaphilippe la popolarità di Maestri è cresciuta anche all’estero: eccolo al Tour du Limousin
Mirco, partiamo proprio da quanto detto: una bella stagione, giusto?

Sì bella, ma io sono anche autocritico… e c’è sempre da migliorare. E’ stata una stagione lunga, impegnativa, ma che ha dato i suoi risultati. E la convocazione in azzurro.

Insistiamo su quest’ultima: te l’aspettavi?

Al Giro d’Italia qualche battuta Bennati me la fece. Ma sai, sull’entusiasmo e qualche buona prestazione del momento è una cosa, col passare del tempo invece le cose cambiano. E io infatti non mi ero illuso. A luglio, prima di andare in ritiro a Livigno, Stefano Zanatta, mi fa: «Mirco, prendila con le pinze, ma sei nella rosa della nazionale per l’europeo». Sin lì si parlava solo della strada. Dopo tre giorni, Zanatta mi conferma che ero nella rosa ristretta. Mi dice di dimostrare di essere forte, qualcosa che avrei saputo fare. A quel punto il mio mood era al 200 per cento sulla nazionale. Era tutto vero!

Possiamo immaginare…

Davvero non ho lasciato nulla al caso. Realizzavo il sogno di indossare la maglia azzurra. Io credo sia il massimo per un atleta professionista, di ogni sport, rappresentare la propria nazione. Sin lì l’avevo vista come una cosa inarrivabile. Tanto più che io sono in una professional e non sempre ho la possibilità di stare con i migliori corridori, nelle migliori gare. Il calendario di una professional è diverso da quello di una WorldTour. Però ho sfruttato bene la continuità che mi aveva dato il Giro e la mia costanza di rendimento. 

L’emiliano (casco bianco) tra i giganti senza nessun timore. In azzurro si è fatto più che valere
L’emiliano (casco bianco) tra i giganti senza nessun timore. In azzurro si è fatto più che valere
Però, nonostante il non essere in un team WorldTour, a livelli alti hai dimostrato che Mirco Maestri ci sa stare. Molto bene su strada, addirittura benissimo a crono.

A crono ero un bel po’ preoccupato, non tanto fisicamente o per i miei numeri, ma perché è noto che le squadre WorldTour curano in modo ben diverso questa disciplina: materiali, body, posizioni… In più io un Team Relay non l’avevo mai fatto e all’inizio non si parlava di questa gara per me. Me lo hanno detto due settimane prima. L’Italia voleva vincere: avevo una pressione non indifferente. L’ultima cronosquadre che avevo fatto ero ancora con la Bardiani e la facemmo per andare all’arrivo. In tre, invece, è ancora tutto più tecnico.

Tu hai un altro anno di contratto con la Polti-Kometa e va benissimo, ma appunto quei calendari sono diversi e a quei livelli ti ci misuri meno…

Per me questa esperienza è motivo di orgoglio. Noi delle professional dobbiamo prendere i ritagli di quel che resta. Dobbiamo anticipare e sperare nella “corsa nella corsa”. Come poi è andata quel giorno con Alaphilippe. Poi è chiaro che devi stare bene. Io in quella tappa ho fatto una delle mie migliori prestazioni assolute, ma ripeto… abbiamo anticipato.

Alaphilippe e Maestri in fuga al Giro. Partirono quando mancavano 124 km al traguardo. Due corridori che piacciono al pubblico
Alaphilippe e Maestri in fuga al Giro. Partirono quando mancavano 124 km al traguardo. Due corridori che piacciono al pubblico
Chiaro…

Mentre all’europeo ho corso come in una WorldTour e mi ci sono trovato bene, anche se mai avevo gareggiato così in precedenza e cioè controllando la corsa, avendo il capitano dietro da proteggere. Ed è quello che potrei fare in una squadra grande. Io sono più abituato ad attaccare liberamente. Mi ha fatto piacere quel che mi ha detto Trentin: «Non c’è bisogno che dica niente. Lavori bene». E’ anche vero che ho 33 anni e 10 anni di professionismo: ce ne vuole per crescere e non imparare nulla!

E invece quanta consapevolezza ti ha dato questa esperienza? Il prossimo anno parti con le spalle più grosse?

Ammetto che qualcosa è cambiato dal giorno della fuga al Giro con Alaphilippe. Ora in gruppo mi conoscono un po’ di più, anche gli stranieri. Sono più preso in considerazione perché ho dimostrato di avere motore. E forse è proprio quel giorno che ha influito sulla mia convocazione in azzurro. Anche Bennati forse ha ragionato così. Ho visto che preparandomi al 100 per cento qualche soddisfazione personale posso togliermela. Non dico vincere, che per me resta difficile, ma qualche piazzamento in più sì. Anche al Poitou-Charentes, per esempio, se non fosse stata per una fuga nell’ultima tappa avrei fatto secondo nella generale (ha finito sesto, ndr) dopo il secondo posto nella crono.

Dopo l’esperienza all’europeo, Mirco ha gareggiato a crono con il casco della nazionale: stesso brand ma modello leggermente diverso da quello del team
Una bella motivazione…

Io la vivo serenamente. Ma a fine stagione cancello quel che ho fatto. Ogni anno cerco di ripartire come se fosse il primo anno da professionista. E’ un modo per mantenere vivi gli stimoli, per ripartire con tanti “dubbi” e tanta grinta. Dopo oltre dieci anni la passione per me è sempre la stessa. Voglio dare il massimo per me e per la squadra. Vi dico questa…

Vai…

Ivan Basso mi ha voluto in questa squadra e ci sono andato nonostante avessi pronto un contratto di due anni con la Bardiani. Lui me ne offriva uno. Ma ho rischiato. Ho sentito la fiducia sua e quella di Zanatta, due che hanno colto i grandi successi della Liquigas. Per me la Bardiani era la squadra di casa: ho pianto due giorni dopo che l’avevo lasciata. Ivan è stato il primo a chiamarmi dopo la crono dell’Europeo. Gli ho detto che se ero lì, era grazie a lui. A lui e a Zanatta, che mi fanno sentire importante, mi danno fiducia e responsabilità. A volte anche piccole parole solo per aver portato il velocista all’ultimo chilometro fanno bene. Piccole cose che spesso si danno per scontate, ma fanno bene. A livello psicologico danno una marcia in più.

Masetti e Maestri: l’oro di chi ci crede (sempre)

19.09.2024
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La medaglia d’oro del team relay ai campionati europei è legata con un doppio filo a due storie personali, quelle di Gaia Masetti e Mirco Maestri. Entrambi arrivano dalla stessa regione: l’Emilia Romagna e per tutti e due questa è stata la prima medaglia con la nazionale. Anzi, per il corridore della Polti-Kometa il campionato europeo è corrisposto alla prima presenza in azzurro. Al contrario, Gaia Masetti la medaglia l’aveva sfiorata nel 2023 in Olanda con un quarto posto nella gara su strada riservata alle under 23. 

Due strade che si incrociano e riscrivono la carriera di entrambi, perché in una medaglia sono racchiusi sogni e ambizioni ma anche rivalsa e una volontà di non mollare mai, nemmeno di un metro. 

Cecchini, Guazzini, Cattaneo, Affini, Maestri e Masetti: ecco i sei azzurri d’oro (foto Maurizio Borserini)
Cecchini, Guazzini, Cattaneo, Affini, Maestri e Masetti: ecco i sei azzurri d’oro (foto Maurizio Borserini)

Una spinta in più

Gaia Masetti ha avuto il tempo di una toccata e fuga a casa, giusto per appoggiare la valigia e riprenderla in mano pochi giorni dopo. Oggi, infatti, è impegnata con la sua AG Insurance – Soudal Team al Grand Prix de Wallonie. L’abbiamo intercettata nelle poche ore che è rimasta in Italia, facendoci travolgere dal tanto entusiasmo. L’oro belga le è valso la convocazione al mondiale di Zurigo, il primo della sua giovane carriera.

«Dopo la prova in linea il cittì della crono (Velo, ndr) – dice Masetti – mi ha detto che sarei andata a fare i mondiali. E’ bello perché un anno fa nemmeno ci volevo salire sulla bici da cronometro. Da junior andavo bene, poi passata under 23 ho avuto qualche problema e avevo deciso di accantonarla. Il cittì della nazionale femminile, Sangalli, non si è arreso e l’anno scorso mi ha detto che avrei corso l’europeo a cronometro in Olanda. Io non volevo ma ha prevalso lui e mi sono presentata al via. Ho colto un decimo posto, per tutti un risultato normale, per me è stata una scintilla che ha riacceso la passione per questa disciplina. Da quel momento in poi (era il 22 settembre 2023, ndr) ho ripreso ad allenarmi con la bici da crono anche a casa. Ora sono io che insisto con il preparatore per inserirla nei programmi di lavoro».

La forza del gruppo

Il team relay si corre in sei: tre uomini e tre donne che si dividono la fatica. Una prova dove conta la sinergia tra i compagni di squadra, serve fiducia nei mezzi di tutti, sia di chi parte per primo che di chi prende in mano il testimone a metà prova. 

«E’ una prova faticosissima – spiega Masetti – perché in tre è come fare una crono individuale ma con i meccanismi di una prova a squadre. Il tempo di recupero tra un cambio e l’altro è di 40 secondi, poi rifiati un attimo e ritorni a tirare. Ho la fortuna e la bravura di essere una atleta che riesce a stare su sforzi alti per molto tempo.

«La nostra forza l’abbiamo trovata soprattutto nel gruppo – riprende – non pensavo di legare così tanto con tutti e cinque i miei compagni. E’ capitato spesso di fare tardi per un allenamento perché rimanevamo a tavola a parlare dopo colazione, senza accorgerci del tempo che scorreva. Anche sul podio scherzavamo tra di noi, facevamo gli stupidi commentando il pubblico e la premiazione.

«Non conoscevo nessuno bene, giusto Cattaneo che avevo incrociato in qualche ritiro con la squadra. Affini era quello che mi metteva più timore, per la stazza, invece è simpaticissimo ed estremamente tranquillo. Le ragazze, Guazzini e Cecchini, le incrocio spesso in corsa da avversarie, ma non ci avevo mai parlato molto. Elena (Cecchini, ndr) in questo europeo mi ha fatto da “mamma”. Nelle uscite insieme mi spiegava il funzionamento del team relay, come comportarsi dopo le curve e tutto il resto. Il team relay mi ha affascinato, anche se è faticoso da morire e questa medaglia è solo uno slancio per continuare in questa direzione».

“Paperino” re d’Europa

La carriera di Mirco Maestri è più avanti rispetto a quella della compagna di squadra nel team relay. A 32 anni “Paperino” Maestri, così si è soprannominato per la sua tenacia, si è conquistato la prima convocazione in azzurro.

«L’ho detto alla squadra e allo staff – attacca con un sorriso – se vogliono portarmi come talismano alle prossime prove. Scherzi a parte questa medaglia d’oro non me l’aspettavo, in un attimo tutto cambia e una serie di buone prestazioni mi hanno aperto le porte della nazionale. A luglio mi sono sentito dire da Bennati che sarei stato nella rosa dell’europeo e nella mia testa è cambiato tutto. Mi sono detto: «Ce la posso fare». Sono convinto che se un corridore non ha obiettivi e sogni lentamento “muore” e io nel mio essere testardo come Paperino, non mi sono mai arreso. Ho costruito una carriera mattoncino dopo mattoncino e a 32 anni, quasi 33, posso dire che mi sento ancora tanto da dare. Devo molto a Basso e alla Polti, senza di loro non sarei dove sono. Non mi pongo limiti, non l’ho mai fatto e non inizierò a farlo ora».

A ruota di due medaglie

Il terzetto maschile del team relay era composto da Maestri, Affini e Cattaneo, gli ultimi due erano reduci dalla prova a cronometro individuale che è valsa due medaglie: oro e bronzo. Sapere di correre insieme a due campioni della disciplina può mettere tranquillità, ma anche pressione. Il giusto mix da trovare ce lo racconta proprio Maestri.

«In generale – racconta – sapevamo di avere una bella responsabilità. Come Italia eravamo i favoriti e siamo stati bravi a gestire la pressione, tutti. Sapevo sarebbe stato difficile correre al fianco di Affini e Cattaneo ma volevo farmi trovare pronto e ci sono riuscito. Ho gestito bene lo sforzo, anche se non sapevo come sarebbe stato, era il mio primo team relay.

«E’ impattante – conclude – sono 28 chilometri a tutta. Nelle cronometro individuali controlli lo sforzo, lì invece si sta al ritmo degli altri. Dopo una curva mi sono trovato a chiudere e mi è partito un male alle gambe incredibile. Ma ero talmente concentrato che ho guardato il tempo dopo un po’ ed erano passati già 16 minuti, mi sono rincuorato. Una volta finita la nostra staffetta siamo andati sul bus a lavarci e poi davanti alla televisione per seguire le ragazze. I miei battiti erano al medio, anche da seduto, ero troppo teso. Il tempo correva e quando il riquadro che mostrava il distacco della Germania è diventato rosso ci siamo sciolti in un urlo. Siamo andati incontro alle ragazze ed è iniziata la festa. Lo ripeto: è stata la vittoria di Paperino e di chi ha creduto in lui, a partire da Basso e Zanatta».

L’Italia domina anche nel Mixed Relay. Velo: «Merito di tutti»

13.09.2024
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Suona alto e forte l’inno di Mameli agli europei in Limburgo anche nel secondo giorno di gare. La prova del Team Mixed Relay è dell’Italia e Marco Velo sale ancora una volta sul gradino più alto del podio con i suoi ragazzi per un altro selfie d’oro. Forse quello più bello e che più rappresenta lo spirito azzurro.

La nazionale fa viaggiare sempre veloci le proprie bici quando passa sull’asfalto dell’autodromo di Zolder e dintorni. Il sestetto italiano non lascia scampo a quelli avversari. Domina fin dall’inizio. Al cambio della “staffetta” gli uomini lasciano un tesoretto di 50” alle ragazze, che lo amministrano sontuosamente dando tutto. Al traguardo esplode la festa azzurra. L’Italia è nuovamente campione d’Europa, dopo il titolo del 2021, davanti a Germania (a 17”) e Belgio padrone di casa (a 1’33”). Affini, Cattaneo, Maestri, Cecchini, Guazzini e Masetti sono gli artefici di una giornata indimenticabile che va oltre al risultato ottenuto.

Maestri, Cattaneo e Affini partono forte e guadagnano subito sulla Germania, la rivale principale
Maestri, Cattaneo e Affini partono forte e guadagnano subito sulla Germania, la rivale principale

Bottino prezioso

La due giorni di prove contro il tempo – individuali e a squadre miste – lascia in dote all’Italia due ori, un bronzo e un morale alto che possono fare da traino alle prove in linea. Marco Velo, cittì delle crono, appena terminata la Team Mixed Relay osserva con soddisfazione i suoi ragazzi e fa subito un’istantanea del momento.

«Non mi aspettavo – racconta al telefono – di poter chiudere gli europei a crono con queste medaglie. Oggi (ieri per chi legge, ndr) avevo buone sensazioni per la Mixed Relay, ma sapevamo che non era così facile. Abbiamo battuto la Germania che aveva una formazione molto ben attrezzata e avevo detto che avremmo dovuto fare attenzione a loro. La prova a squadre mi piace tanto perché c’è dietro un bel lavoro d’equipe. Questa medaglia d’oro per me ha un grande valore umano oltre che tecnico. Abbiamo rivinto l’europeo dopo tre anni senza un riferimento come Ganna e questo significa che siamo sulla strada giusta per la costruzione del gruppo».

«Già mercoledì – prosegue Velo – mi si era aperto il cuore vedere sul podio Edoardo e Mattia (Affini e Cattaneo, ndr) perché è bello lavorare con ragazzi di questo livello. Oggi sono stati tutti bravi. Una menzione speciale la faccio a Maestri e Masetti, che hanno dato il massimo alla prima chiamata con la nazionale elite. Mirco è andato forte e si è guadagnato la maglia anche per la prova in linea con Bennati. Gaia è stata bravissima. Lei voleva correre anche la crono individuale dopo il forfait di Pirrone, ma le ho consigliato di risparmiarsi per la Mixed Relay. E’ rimasta concentrata ed è stata una pedina fondamentale. Poi solite garanzie anche da Vittoria ed Elena (Guazzini e Cecchini, ndr)».

Al netto delle medaglie, vanno registrati due quinti posti con Guazzini e con gli juniores nel Mixed Relay. Bisogna poi scorrere gli ordini d’arrivo per trovare gli italiani, pagando dazio per la mancanza di crono tra i giovani. Le prove nelle altre categorie sono andate come ci aveva anticipato Velo alla vigilia della partenza per il Belgio, che però trova il modo di commuoversi per una telefona.

«Prima delle partenze di oggi mi ha chiamato Alice Toniolli per fare a me e ai ragazzi l’in bocca al lupo per le gare. Mi ha fatto tanto piacere sentirla e mi ha fatto davvero una bellissima sorpresa. La giornata era iniziata già bene».

Il terzetto femminile tedesco si fa sotto, ma Masetti, Guazzini e Cecchini amministrano il vantaggio con un grande finale
Il terzetto femminile tedesco si fa sotto, ma Masetti, Guazzini e Cecchini amministrano il vantaggio con un grande finale

Comfort zone

Oggi iniziano le gare in linea, ma il trionfo di ieri è ancora fresco. Sul podio e dietro si dispensano abbracci tra atleti e staff. Quante volte abbiamo detto che respirare il clima della nazionale fa bene a tutti? Velo conosce la risposta.

«A tutti i ragazzi – ci dice il cittì bresciano – ho detto che si sono meritati l’oro del Mixed Relay. Non abbiamo lasciato nulla al caso. Affini e Cattaneo hanno fatto le corse per essere qui arrivando dalla Vuelta. Guazzini non correva dalle Olimpiadi e su strada addirittura dal Giro Women. Tutti hanno fatto grandi sacrifici per la maglia azzurra.

«Ho sempre pensato – va avanti Velo – che la nazionale sia la comfort zone di tutti i collaboratori, oltre che degli stessi ragazzi. Pensate a loro. Quasi tutti corrono per squadre straniere, vivendo spesso anche all’estero durante l’anno. Stanno lontano dai loro affetti più cari e quando vengono in nazionale stanno bene, si sentono a casa. E’ una componente umana molto importante a mio avviso. E riflettendoci bene, questa situazione fa accrescere il rammarico di non avere un team WorldTour in Italia».

Affini, Cattaneo, Maestri, Guazzini, Masetti e Cecchini mostrano orgogliosi un oro dal grande valore umano come ha detto Velo
Affini, Cattaneo, Maestri, Guazzini, Masetti e Cecchini mostrano orgogliosi un oro dal grande valore umano come ha detto Velo

Ringraziamenti

Non c’è vittoria senza dediche e riconoscimenti e Marco Velo ci tiene a fare certe sottolineature. «In questi due giorni ho provato sensazioni incredibili, ma che non sarebbero state le stesse senza l’assistenza degli altri cittì, specie nelle categorie juniores. Li ringrazio tutti. Bennati, Amadori, Sangalli, Salvoldi ed inserisco anche sia Scirea che Villa. Sono tutti fondamentali e se arrivano i risultati come quelli di questi due giorni, è anche merito loro. Ora resto qua in Belgio per le prove in linea e mi metto a loro disposizione».