Pogacar torna al Delfinato: serenità, prudenza e tanto lavoro

07.06.2025
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In qualche modo Tadej Pogacar riesce a stupire anche attraverso lo schermo di un computer. Avete presente la serenità? Beh, se non ce l’avete, possiamo dirvi che era impersonificata nel volto di Tadej. Lo sloveno, nella videoconferenza che introduceva al Critérium du Dauphiné, per tutti il Delfinato, era pacioso, tranquillo… appunto sereno. Cappellino con visiera all’indietro, la sua Colnago appoggiata a una parete bianca sullo sfondo, e via a rispondere alle domande dei giornalisti.

Una scena che ci ha colpito tanto più se pensiamo alle stesse conferenze che sempre la UAE Emirates ha tenuto al Giro d’Italia. Isaac Del Toro e Juan Ayuso, con ai lati Matxin e Baldato… pronti a supportare i due ragazzini terribili.

Tra l’altro proprio sul Giro, Pogacar ha detto che Del Toro è stato bravissimo, che ha imparato tanto da questa gara, ma si è anche svincolato alla grande.

«Ho seguito il Giro tutti i giorni. La squadra lo ha sempre supportato e lui ha quasi vinto. Siamo orgogliosi di Isaac. E’ stato bello vederli in azione. Sono accadute molte cose al Giro. Puoi prenderle da te e studiarle un po’. Magari il Delfinato potrà essere simile in alcune cose e diverso in altre… Tutti abbiamo imparato qualcosa da questo Giro».

Pogacar nella videoconferenza di oggi: pressione zero
Pogacar nella videoconferenza di oggi: pressione zero

Delfinato, a noi

Al Delfinato Pogacar mancava dal 2020. In quell’occasione, era l’anno del Covid, fu quarto, poi sappiamo come andò il Tour de France: vinse sfilando la maglia gialla al connazionale Roglic all’ultimo giorno. Quanto è cambiato da allora. Era davvero un “bimbo”. Anche le sue gambe erano ben meno formate di adesso e, se facciamo un paragone (fuoriluogo forse), anche meno formate di coetanei come Del Toro o Ayuso.

Inizia così domani la corsa che vedrà per la prima volta dall’anno scorso la sfida fra i “tre tenori”: Pogacar appunto, Remco Evenepoel e soprattutto Jonas Vingegaard. Secondo tutti, il rivale più accreditato.
Otto tappe: una facile, quattro da ondulate a ondulatissime, una crono e due tapponi di montagna a chiudere il tutto. E’ il grande antipasto del Tour de France. E tutti già si chiedono se i tre si sfideranno a gas (e viso) aperto. O se qualcuno si nasconderà mantenendo qualcosa per la Grande Boucle.

«Il Delfinato – ha detto Pogacar – è una competizione fantastica, è quasi come un Tour de France per la classifica generale. Ci saranno difficoltà, ma devo ricordarmi che vengo da un grande blocco di allenamenti. E noi qui stiamo lavorando di più per il Tour de France. Se qualcosa non va bene e non vinco questa gara, non sarà un problema, non avrò più pressione. Così come non ho la pressione della vittoria. Cercherò di gustarmi la corsa, di fare il meglio possibile e quindi cercherò di vincere. Ma se non succederà pazienza. Molte volte abbiamo visto che vincere il Delfinato non è un segnale sincero. Intanto pensiamo a iniziare bene domani».

Preparazione al centro

Gran parte dell’incontro con Tadej ha riguardato il suo approccio al Tour e di conseguenza la sua preparazione. C’è qualcosa di diverso nel suo allenamento rispetto alla doppietta Giro e Tour dell’anno scorso? Il fulcro delle domande è questo.


«L’anno scorso – spiega Tadej – avevo un piano simile al 2023. Ma poi ho avuto il problema del polso e non ho potuto allenarmi come volevo. Questa è la prima volta che esco dalla stagione piena classica. Mi sono ritrovato a Sierra Nevada abbastanza presto. Ho fatto un buon allenamento. Un allenamento di qualità. Per avere la certezza che tutto sia al meglio, vorrei avere ancora più tempo per fare altre cose: magari un giorno di più sulla bici da crono o un giorno in più per degli interval training. Ma finora il percorso è stato buono. Vediamo se ci sarà spazio per migliorare ancora un po’ o se mi potrò rilassare dopo il Delfinato.

«Ho cambiato un po’ il mio allenamento negli ultimi due anni. Non dico che questi allenamenti siano migliori, ma un po’ di novità dopo quattro anni è stata buona. Questo mi ha fatto migliorare. Non posso comparare quest’anno con l’anno scorso, perché avevo fatto il Giro. Dopo il Giro ho dovuto riposare e recuperare, poi ho fatto alcune sessioni in quota, ma di fatto mi ero già preparato per i Grandi Giri. Quest’anno invece, come dicevo, vengo dalla stagione delle classiche, quindi ho intrapreso una preparazione diversa, più esplosiva e non adatta ai Grandi Giri. Poi siamo stati a Sierra Nevada, dove c’erano la maggior parte dei team. Avremmo potuto fare una gara! Tra l’altro è stato molto caldo, quindi abbiamo avuto un buon adattamento a quel che ci aspetterà».

Pogacar torna al Delfinato cinque anni dopo la sua prima ed ultima apparizione. Era il 2020 e terminò quarto. Guardate quanto è cambiato da allora
Pogacar torna al Delfinato cinque anni dopo la sua prima ed ultima apparizione. Era il 2020 e terminò quarto. Guardate quanto è cambiato da allora

Tra prudenza e duelli

Oltre alla tranquillità, Pogacar ci ha un po’ sorpreso con il suo insolito realismo. Vale a dire che dall’anno scorso ha fatto solo una corsa a tappe, il UAE Tour a febbraio. Questo, per uno come lui, può significare anche zero, tuttavia è un fatto. E il livello dei competitor non è stato certo fermo nel frattempo.

«Devo ridurre la mentalità che ho di vincere questa gara – sembra quasi frenare se stesso, Tadej – perché non faccio una corsa a tappe da mesi. E’ un approccio completamente diverso. Ma sapete il motivo per cui l’ho fatto? Perché voglio sperimentare cose nuove e non fare sempre la stessa cosa, altrimenti credo che non durerei molto. Questo è il principale motivo.
«Anche fare gare differenti è stato importante, questo fa esperienza. Corse diverse, velocità diverse, tattiche diverse e tanti tipi di terreni. Parigi-Nizza, Catalunya, Paesi Baschi, Delfinato, Svizzera… questo tipo di gare hanno più o meno sempre lo stesso risultato. Le classiche invece sono più interessanti, secondo me».

Infine eccolo finalmente parlare anche dei suoi avversari. Se con Remco, Tadej ha incrociato le ruote nelle Ardenne, con Vingegaard la sfida manca da undici mesi, proprio dal Tour.

«Sono davvero entusiasta – ha detto Pogacar – di rincontrarlo. Jonas sembra in buona forma, è ciò che ho visto in ritiro (anche Vingegaard era a Sierra Nevada, ndr), quindi penso che possiamo aspettarci che sia ad un livello davvero buono. Sono davvero contento di vederlo, perché ha avuto un’esperienza difficile. Possiamo combattere io e lui, ma non devo dimenticare gli altri. La sfida non si concentra solo su Jonas, ma anche su altri atleti, come Remco per esempio. Spero che sarà divertente vederci in TV. Speriamo di avere delle grandi battaglie sulle salite e non solo. Vedremo cosa succederà da domani».