Vuelta, tappa bellissima mozzata dalla protesta. Vince Bernal

09.09.2025
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Gianmarco Garofoli, che stamattina ha lasciato la Vuelta a causa di un virus intestinale che lo ha colpito nella notte, lo aveva detto: «Qui in Spagna la questione palestinese è molto sentita, specie al Nord». E così oggi una tappa che si stava annunciando interessante e anche emozionante, vista la durezza del percorso, è stata mozzata sul più bello.

Per la cronaca ha vinto Egan Bernal, ma certo annunciare così una sua vittoria dispiace. Dispiace perché in fuga c’era con lui Mikel Landa. Due scalatori di rango, entrambi con un conto aperto con il destino e le cadute. Viene dunque da pensare cosa sarebbe potuto essere senza l’interruzione.

Il forcing di Bernal mette tutti in fila. Alla fine resteranno solo il colombiano (che otterrà la sua 22ª vittoria da pro’) e lo spagnolo
Il forcing di Bernal mette tutti in fila. Alla fine resteranno solo il colombiano (che otterrà la sua 22ª vittoria da pro’) e lo spagnolo

La vittoria triste di Bernal

Mancavano circa 16 chilometri quando la direzione di corsa ha ufficializzato l’accorciamento della tappa. «A causa di una protesta che ha bloccato la corsa, il vincitore di tappa e i tempi della classifica generale saranno decisi a 8 chilometri dal traguardo», così informava La Vuelta sul proprio sito ufficiale.

Stop dunque al cartello dei -8, proprio laddove iniziava la scalata finale verso Castro de Hervillo. A circa 3 chilometri dall’arrivo i manifestanti avevano occupato la sede stradale: la corsa non sarebbe potuta passare.

Landa e Bernal restavano in due grazie alla foratura che aveva fermato il terzo fuggitivo, Clement Braz Afonso. I tre avevano fatto la differenza sull’Alto de Prado, una scalata durissima con punte al 18 per cento. Bernal mostrava grande gamba: quando tirava lui, il gruppetto si allungava e anche i colli degli altri fuggitivi. Landa era uno dei pochissimi a resistere, ma con fatica.

In volata, come previsto, non c’è stata storia. Landa non è mai stato uno sprinter e per di più, trovandosi davanti al momento del lancio in leggera discesa, ha finito per offrire il colpo di grazia al rivale in un arrivo che tanto sembrava quello di una corsa di cicloamatori di terzo ordine, tanto era improvvisato, senza transenne, senza tifo…

Vingegaard sereno dopo l’arrivo. Nella generale nulla di fatto a parte Pellizzari che sale al quinto posto. Mentre Almeida insegue sempre a 48″
Vingegaard sereno dopo l’arrivo. Nella generale nulla di fatto a parte Pellizzari che sale al quinto posto. Mentre Almeida insegue sempre a 48″

Vingegaard, un altro passetto

E poi c’è la battaglia per la classifica generale. Apparentemente nessun grande movimento, ma a guardare bene Jonas Vingegaard è parso brillante e disteso in volto come nei giorni migliori. Pedalava leggero anche in piedi sui pedali. Bene anche Joao Almeida, più agile del danese.

La UAE Emirates si è trovata scoperta dopo il forcing della Bahrain-Victorious, preoccupata per il rientro in classifica di Bernal, e ha richiamato Marc Soler che era davanti. Giusto una precauzione, più che l’idea di un attacco. L’unico vero brivido è stata la foratura di Vingegaard sull’Alto de Prado: immediato il cambio bici con quella di Ben Tulett, senza conseguenze.

A conti fatti, questa protesta ha fatto gioco al leader della Vuelta. E’ passata un’altra tappa e Vingegaard resta in maglia roja, evitando il pericolo dell’ultima scalata. Avrebbe potuto anche affondare il colpo lui, sia chiaro. Dopo il “traguardo” Jonas era sorridente, salutava le telecamere e festeggiava con i compagni.

L’assembramento lungo la salita finale. Già verso le 16,30 mentre salivano i mezzi quello della Israel-Premier Tech era stato bloccato (foto Marta Brea)
L’assembramento lungo la salita finale. Già verso le 16,30 mentre salivano i mezzi quello della Israel-Premier Tech era stato bloccato (foto Marta Brea)

La protesta inarrestabile

La notizia del giorno resta però la protesta palestinese. La percezione in Spagna sembra diversa dalla nostra, sia per impatto mediatico che per approccio politico e sociale a 360°. Lo aveva detto Garofoli, lo si vede dalle immagini trasmesse dalla Vuelta e dalle prese di posizione del premier Pedro Sanchez.

Il primo ministro spagnolo, giusto ieri, aveva rincarato la dose contro Israele e Benjamin Netanyahu. Aveva chiuso gli spazi aerei e navali per eventuali carichi di rifornimenti militari, dato supporto alla Global Simud Flotilla e preso posizione netta.

Ieri erano state fatte delle riunioni per la sicurezza in vista di queste tre tappe in Galizia, con l’obiettivo di blindare soprattutto la frazione 17, quella di domani con arrivo al Alto de El Morredero, secondo le fonti quella più a rischio. Era stata prevista una task force ulteriore di 147 agenti tra Guardia Civil, Unità di Mobilità e Polizia locale. I manifestanti, però, hanno anticipato.

Il direttore della Vuelta, Javier Guillen, ha ammesso di trovarsi davanti all’edizione più difficile dei suoi 16 anni di direzione. L’Israel-Premier Tech resta al centro della bufera. Fa da capro espiatorio, ma la sensazione (ripetiamo sensazione) è che la protesta sulle strade iberiche ci sarebbe lo stesso proprio perché c’è un’altra visone in merito alla guerra in Medio Oriente.

Guillen si trova in una posizione difficile. Non hai mai incentivato la Israel a lasciare, ma neanche si è espresso affinché restasse in gara. L’UCI da parte sua ha diramato un comunicato molto neutro: «La squadra ha il diritto di partecipare, non possiamo vietarlo». Di fatto tutto è in sospeso e questi sono i risultati.

Stefano Zanini (classe 1969) diesse della XDS in questa Vuelta
Stefano Zanini (classe 1969) diesse della XDS in questa Vuelta

Dalla Spagna, Zanini…

Abbiamo intercettato a caldo Stefano Zanini, direttore sportivo della XDS-Astana, per provare a capire quale atmosfera si vive sul campo.
«In effetti – ha detto Zazà – oggi c’erano tantissimi manifestanti lungo il percorso. Sembra quasi che la protesta cresca. Ci hanno avvertiti dello stop via radio mentre eravamo sulla quella salita durissima, l’Alto de Prado (quindi poco prima rispetto a noi, ndr) e lo abbiamo comunicato ai ragazzi».

Stefano, gli atleti hanno la sensazione di correre rischi?

Se bloccano la strada come oggi no, ma se succede come qualche giorno fa nella cronometro, o come quando quel tizio si è gettato addosso a Romo (oggi non partito per i traumi di quella caduta), allora sì: un po’ di timore credo lo abbiano.

I tuoi corridori ne parlano tra loro?

Abbiamo orari differenti, ma almeno negli ultimi due giorni non ne hanno discusso.

Avete mai condiviso l’hotel con la Israel-Premier Tech?

Sì, anche nel giorno di riposo e non ci sono mai state proteste. Tutto molto tranquillo.

Personalmente che sensazioni hai? E’ stata persino messa in discussione la tappa finale di Madrid… Cosa succederà?

La sensazione è che il problema c’è e non sarà facile. Parlavo con un giudice e mi diceva che anche tecnicamente riorganizzarsi ogni volta è complicato. Dover prendere i tempi a mano all’improvviso è come tornare a 40 anni fa. Quindi la mia sensazione è: “speriamo che vada bene”. Non so cos’altro dire. E’ una situazione insolita, in cui lo sport subisce la politica.

E’ così: questa è politica e il ciclismo si corre sulla strada. Storicamente è sempre stato così. Oggi parlare solo di sport è difficile, forse anche fuori luogo. Staremo a vedere quel che succederà e se davvero questa Vuelta ferita arriverà a Madrid. Qualcuno in Spagna inizia davvero a chiederselo, come è accaduto in un dibattito su Marca, il maggior quotidiano spagnolo, e anche in altre trasmissioni. Intanto domani c’è un altro arrivo in salita… forse.

Keisse e il ritorno di Landa: determinazione, disciplina, esperienza

17.08.2025
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Mikel Landa ci è riuscito ancora una volta. Il forte (e amatissimo) scalatore basco della Soudal-Quick-Step dopo l’ennesimo incidente (lo ricorderete nella prima tappa del Giro d’Italia), è riuscito ad alzarsi nuovamente. E dopo 88 giorni è ripartito con cuore e determinazione.

Il suo ritorno in gara ha avuto luogo alla Vuelta a Burgos, una corsa speciale per lui, dove ha conquistato la sua prima vittoria da professionista ed anche l’ultima finora: era il 2021. Nonostante le difficoltà, Landa ha scelto Burgos per testare il suo stato di forma in vista della Vuelta a Espana, dimostrando ancora una volta il suo carattere tenace e quella che oggi è nota come resilienza.

Giro d’Italia: finale della prima tappa. Landa cade e si frattura una vertebra toracica. Secondo Bramati, Mikel non era mai stato così forte
Giro d’Italia: finale della prima tappa. Landa cade e si frattura una vertebra toracica. Secondo Bramati, Mikel non era mai stato così forte

Landa: un passo alla volta

Prima della Vuelta a Burgos, Landa si è detto “un po’ nervoso” perché era passato molto tempo dall’ultima gara: «E’ passato tanto tempo da quando ho indossato un numero – aveva dichiarato il basco – sono già contento di tornare, ma non so cosa aspettarmi, la lesione è stata complicata. Questa gara è importante per vedere se posso tornare a competere». La risposta è stata positiva…

Landa è parso felice, ma anche molto realista e forse anche stanco. Stanco per il lavoro fatto per rientrare e per tutte le volte che in carriera si è trovato a vivere certe situazioni.

«Non mi faccio illusioni – ha detto Mikel a Diario AS – Voglio solo vedere dove sto, mettere il ritmo nelle gambe e dimenticare quello che è successo nella gara precedente. Se riesco ad essere alla partenza della Vuelta, mi riterrò soddisfatto. Ho ancora qualche dubbio su come risponderanno la schiena e le gambe, per questo ribadisco che vedrò giorno dopo giorno».

Iljo Keisse (classe 1982) è direttore sportivo della Soudal-Quick Step dal 2023

Parla Keisse

Il disse che ha diretto Landa a Burgos è stato Iljo Keisse. Il fiammingo è rimasto colpito dalla sua tenacia e il suo racconto parte da una telefonata proprio con Landa.

«Il mio è stato un incidente pesante – Keisse riferisce le parole Landa – le aspettative erano alte, ero concentrato per fare il meglio…», per dire che aveva trovato un Mikel profondamente colpito nell’animo.

Keisse è rimasto sorpreso per come Landa si è sentito durante la gara: «Il momento chiave è stato nella terza e quarta tappa a Burgos. Sono stati episodi che ci hanno detto molto. Mikel era stato molto solido nella prima parte e, pur soffrendo nell’ultima giornata, è riuscito a restare nei primi venti, in una tappa dura con tutti i migliori. Questo ci ha detto che siamo riusciti a rientrare dopo un infortunio. E non è una cosa scontata oggi, con giovani fortissimi che c’erano e con corridori come Caruso che spingono sempre forte. E non è facile né per il corridore soprattutto, né per chi gli sta vicino. Il corpo fatica a tornare a certi livelli. Mikel ancora costruendo la condizione, ma il lavoro fatto sin qui è stato ottimo. E questo mi dà fiducia».

Da ex atleta che ha corso per grandissimi leader, Keisse coglie un aspetto mentale fondamentale in Landa: «Mikel è un leader, un gentiluomo, facile da gestire, esigente e flessibile al tempo stesso: elementi che da un lato richiedono molto da se stessi, ma dall’altro facilitano la ripresa psicologica. La sua forza interiore, unita ad esperienza e disciplina, fa la differenza nel continuo ritorno al massimo livello».

Landa in fuga nella terza tappa: anche Keisse ha evidenziato questo aspetto
Landa in fuga nella terza tappa: anche Keisse ha evidenziato questo aspetto

Quanto lavoro…

Il recupero di Landa dopo la caduta al Giro d’Italia, dove si è fratturato la vertebra toracica T11 (e ha riportato tante altre botte), è stato lungo e paziente. Come riportano le fonti, Mikel ha affrontato un periodo di riposo e riabilitazione di circa otto-dieci settimane, durante le quali ha usato anche un corsetto, ha camminato e ha ripreso gradualmente l’allenamento, prima sui rulli e poi su strada. Insomma è ripartito da zero.

Tra riposo e riabilitazione, Mikel ha iniziato a rimettersi in sella a giugno. Il processo non è stato solo fisico: Landa ha dovuto convivere con dubbi e timori. Lui stesso, come detto, aveva dubbi circa la reazione di gambe e schiena.

«Durante la Vuelta a Burgos – va avanti Keisse – ho avuto modo di osservarlo da vicino. Mentalmente era concentrato, consapevole dei suoi limiti ma si vedeva che era anche disposto a misurarsi. Il modo in cui ha lottato verso dell’Alto de Las Campas, quando è andato all’attacco, ha mostrato un atleta tutt’altro che remissivo. Durante la scalata non è stato esplosivo, ma ha mantenuto lucidità, calma e determinazione, segnali di un recupero non solo fisico ma anche emotivo».

Quanta curiosità circa le potenzialità di Mikel in salita in vista della Vuelta
Quanta curiosità circa le potenzialità di Mikel in salita in vista della Vuelta

Vuelta: niente classifica

A questo punto viene naturale chiedersi: che tipo di Vuelta potrà fare Landa? Da quanto ha dichiarato, il suo obiettivo attuale non è specifico, è importante soprattutto averlo al via e, come ha detto anche lui: «Vedere dove sto». Ci sta, giusto così. Nella sua situazione non è neanche giusto chiedergli di più.

«Per quanto riguarda che tipo di Vuelta possa fare – conclude Keisse rispondendo alla nostra domanda – penso sia chiaro: Landa non punterà alla classifica generale, perché sarebbe irrealistico. Quello che ci aspettiamo è che provi a lottare per qualche tappa. Nei primi giorni sarà importante non perdere troppo tempo e non avere pressione. Dovrà provare a stare nelle prime dieci o venti posizioni, ma soprattutto a ritrovare le sensazioni e a non stressarsi.

«Il suo obiettivo sarà cercare di vincere una tappa. Questo è il sogno di ogni corridore: tagliare il traguardo per primo con le braccia alzate. Penso che sia molto bello e per lui sia anche realistico. Quindi cercheremo di selezionare alcune tappe. Vedremo cosa porterà questa Vuelta: è un approccio diverso per Mikel, ma con un corridore come lui può funzionare molto bene».

Un viaggio nell’anima con Garofoli al suo primo Giro d’Italia

09.06.2025
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I giorni dopo il Giro d’Italia sono dedicati al riposo e a ritrovare le forze per la seconda parte di stagione. La Corsa Rosa chiude un capitolo e ne riapre un altro, arriva l’estate e la stagione dei Grandi Giri prende il via. Gianmarco Garofoli non fa eccezione, il marchigiano della Soudal-QuickStep dopo aver corso il suo primo Giro d’Italia in carriera si trova a casa. Appena sceso dalla bici si è sottoposto a un piccolo intervento chirurgico agli occhi. Nulla di preoccupante, un’operazione di routine che attendeva il momento giusto per essere fatta.

«Male fa male – racconta – è pur sempre un intervento all’occhio, ma dopo un paio di giorni la situazione è migliorata. Ho anche ripreso ad andare in bici, senza stress ma con l’obiettivo di recuperare al meglio per i prossimi impegni. A fine giugno sarò ai campionati italiani, non sarà un percorso adatto alle mie caratteristiche, ma credo sia un bel modo per tornare ad attaccare il numero sulla schiena».

Dopo il ritiro di Landa nella prima tappa, per Garofoli e la Soudal-QuickStep si è aperto un Giro diverso corso all’attacco
Dopo il ritiro di Landa nella prima tappa, per Garofoli e la Soudal-QuickStep si è aperto un Giro diverso corso all’attacco

Finalmente il Giro

Negli anni abbiamo imparato a conoscere Gianmarco Garofoli come un giovane arrembante e con le idee chiare. Il sogno era quello di diventare un corridore da Grandi Giri e l’obiettivo rimane quello. Nel corso delle ultime stagioni ci sono stati diversi momenti in cui le cose sono andate in maniera diversa da quanto ci si sarebbe aspettato e augurato. La forza del corridore e dell’uomo, perché intanto Garofoli è cresciuto e diventato tale, non cambia.

«E’ stato un bel viaggio – continua – ripensare a tutte le tappe e ai tanti momenti vissuti direi che è stato anche lungo, ma viverlo da dentro ha fatto sì che tutto passasse velocemente. Però una volta che mi sono fermato e ci penso, mi accorgo di aver vissuto tante emozioni, positive e negative. Per un bambino nato con il sogno di correre il Giro, è stato bello viverlo e soprattutto è stato bello correrlo. Non sono stato tra i protagonisti assoluti ma mi sono fatto vedere e ho ottenuto buoni risultati. Una delle cose più belle è aver sentito il mio nome sulle strade anche da gente che non avevi mai visto prima».

Nella tappa di Asiago con un settimo posto, Garofoli ha capito di avere le gambe giuste per provare a fare qualcosa
Nella tappa di Asiago con un settimo posto, Garofoli ha capito di avere le gambe giuste per provare a fare qualcosa
Eravate partiti con Landa capitano, ma alla prima tappa avete perso il vostro riferimento…

Sì, è stato strano all’inizio perché eravamo venuti con un obiettivo ma è sfumato presto. Ci siamo trovati a dover cambiare tutti i piani e da lì sono nate nuove opportunità sia per me che per i miei compagni. Abbiamo cercato una vittoria di tappa che purtroppo non è arrivata. Però io posso ritenermi soddisfatto perché dopo diverse cadute e qualche costola rotta sono riuscito a stare nelle fughe e ho sempre dato spettacolo.

Il ricordo che ti porti a casa da questo Giro?

Credo la tappa di Asiago, ho capito di poter avere concrete chance per vincere una tappa. Quel settimo posto mi ha dato ottime sensazioni, essere lì davanti, poi all’arrivo ero dispiaciuto perché quando vedi la vittoria così vicina ci credi. Ma non ho rimpianti, sono convinto di aver dato tutto.

Il marchigiano ha proseguito il suo Giro nonostante le tre costole rotte nella caduta di Napoli (foto Soudal-QuickStep)
Il marchigiano ha proseguito il suo Giro nonostante le tre costole rotte nella caduta di Napoli (foto Soudal-QuickStep)s
Anche perché correvi con tre costole rotte…

Dopo tutto quello che ho passato non avrei mai mollato per tre costole rotte. Forse il momento in cui ho pensato di fare un passo indietro è stato dopo la seconda caduta nella tappa con arrivo a San Valentino. La botta alla schiena si è fatta sentire, tanto che la sera sono andato in una clinica a farmi visitare, per fortuna non avevo nulla di rotto. Mi sono detto: «Continuo solo se posso fare qualcosa di buono».

Ed è arrivato il quarto posto a Sestriere…

Diciamo che ho dato un po’ un senso alla mia sofferenza. E’ stata un po’ una liberazione, soffrivo tanto e non riuscivo a pedalare bene perché mi faceva male alla schiena. La gamba destra era un po’ bloccata. La mattina stessa non avrei mai detto di poter arrivare così vicino alla vittoria ma è stata una bella sensazione.

A Sestriere il miglior piazzamento in questo Giro: quarto, alle spalle di Harper, Verre e Simon Yates
A Sestriere il miglior piazzamento in questo Giro: quarto, alle spalle di Harper, Verre e Simon Yates
Che effetto fa aver scoperto queste tue qualità durante il Giro e soprattutto aver avuto una risposta dopo tanti anni complicati?

Dentro di me ci ho sempre creduto, bisogna sempre crederci. Per me non è stato difficile correggere il Giro d’Italia con tre coste rotte e andare forte, è stato molto più difficile continuare a crederci negli anni in cui tutto era più difficile.

In una corsa difficile hai risollevato il morale della squadra?

Tutti credevamo tanto anche Paul Magnier, era al suo primo Giro ma le qualità non si discutono. Quando a Gorizia non è arrivato il risultato sperato il morale era a terra, fortunatamente nella tappa successiva ho conquistato quel settimo posto che ha risollevato un po’ gli animi. Ci siamo convinti che avremmo potuto fare ancora qualcosa di buono.

Garofoli si è detto soddisfatto anche di quanto fatto nella cronometro di Pisa, un bel segnale per il futuro
Garofoli si è detto soddisfatto anche di quanto fatto nella cronometro di Pisa, un bel segnale per il futuro
Hai colpito tutti in maniera positiva, tanto che proprio durante il Giro è arrivato il rinnovo fino al 2027…

E’ molto importante perché crede in me e mi trovo bene. Mi piace lo spirito vincente, si sente molto ed è quello che mi è mancato negli ultimi anni: andare alle corse e partire per vincere. Qui ho ritrovato la fiducia in me stesso ed è bello, spero di migliorare ancora e di ripagarli della fiducia.

Allora in bocca al lupo.

Crepi! E speriamo di sentirci presto, vorrà dire che sono andato forte!

Soudal senza Landa, cosa inventerà Bramati?

10.05.2025
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TIRANA (Albania) – Prima di venire alla crono, Bramati è andato all’ospedale per capire come stesse Landa, caduto ieri a 5 chilometri dall’arrivo. Purtroppo non gli è stato possibile vedere il corridore basco, perché l’accesso è stato permesso soltanto al medico, ma le sue rassicurazioni sono bastate per venire in corsa facendosi una ragione della cattiva sorte.

Mikel è caduto in una curva a sinistra (in apertura foto Getty Images), vedendo svanire i suoi sogni sul Giro. La diagnosi parla di frattura di una vertebra, per la quale lo spagnolo dovrà restare fermo per 4 settimane e poi iniziare la rieducazione. Quando raggiungiamo Bramati, sta raccontando l’incidente a Ivan Gotti, Ermanno Brignoli e Giovanni Bettineschi, tre bergamaschi venuti in Albania un po’ per vedere il Giro e un po’ per andare al mare. Il primo, vincitore di due Giri d’Italia. Il secondo, compagno di Pantani fino agli ultimi giorni. Il terzo, organizzatore di eventi nella sua provincia. Mikel è stato il primo a cadere, nessuna inquadratura lo ha raccontato. Ha spiegato di aver trovato un avvallamento che gli ha fatto saltellare la ruota anteriore, che si è sollevata e lo avrebbe sparato contro un palo, prima di cadere sul marciapiede. «Ormai quando cadono si rompono», sta dicendo Bramati agli amici. La magrezza è tanta, ma certi colpi fanno male a prescindere.

Ai microfoni di Jens Voigt per Eurosport e poi con noi: il racconto di Bramati
Ai microfoni di Jens Voigt per Eurosport e poi con noi: il racconto di Bramati

Bramati si è ritrovato nella stessa situazione al Giro d’Italia nel 2021 e poi nel 2023, entrambe le volte quando Remco Evenepoel tornò a casa, prima per una caduta e poi per il Covid. Il tecnico bergamasco dovette rimboccarsi le maniche e convincere il resto del team a tenere duro, resettare la mente e cercare fortuna senza il loro leader.

Caro Brama, come si fa?

Non è facile, però ci chiamano Wolfpack per un motivo ben preciso, quindi sicuramente dobbiamo motivare i corridori. Oggi c’è già un’altra tappa, dobbiamo guardare avanti e dispiace. Sappiamo che le cadute fan parte del ciclismo, però sappiamo anche che Mikel era pronto, stava benissimo. Ha fatto di tutto per arrivare pronto a questo Giro d’Italia e purtroppo lo abbiamo perso dopo una sola tappa.

Nel 2023 perdeste Remco e fu Van Wylder che per qualche tappa provò a fare classifica: qualcun altro può riuscirci?

Sicuramente vivremo giorno per giorno. Ieri nel primo gruppo dopo la caduta, non avevamo davanti nessuno. Siamo già un po’ in ritardo, però vedremo se si rientrerà in classifica. Sicuramente l’obiettivo adesso sarà guardare le tappe, cercare giorno dopo giorno di capire che giorni saranno. Se la fuga andrà all’arrivo. Cercheremo di inserire qualcuno per provare a vincere almeno una tappa.

Le crono sono già un bel banco di prova per Cattaneo, se non oggi quella di Pisa…

Mattia sta bene, ieri ha lavorato tanto. Adesso bisogna motivarli e poi sicuramente faremo il massimo possibile. Ne parleremo domani mattina nella riunione. Il motto per oggi era: carpe diem, prendere ogni momento come viene.

Gotti in visita al Giro non è passato inosservato: passaggio sul podio di partenza ieri a Durazzo
Gotti in visita al Giro non è passato inosservato: passaggio sul podio di partenza ieri a Durazzo
Sei andato all’ospedale, ma non hai visto Mikel…

Vero, volevo fargli sentire che gli siamo vicini. Adesso bisogna cercare di tenerlo su di morale, affinché recuperi al più presto. Ha da poco rinnovato il contratto e siamo davvero contenti che resti con noi, è il massimo. Questo gli darà la tranquillità per recuperare nel modo giusto. Ma adesso vado, devo seguire Garofoli nella crono…

Proprio lui, poi ti lasciamo, che cosa potrà fare in questo primo Giro?

E’ motivato, era qui per aiutare. Gli ho parlato stamattina, è venuto qui con me alla partenza e gli ho parlato. Ci saranno delle tappe anche per lui, penso che potrà fare qualcosa di bello in questo Giro.

Evenepoel ha mandato qualche messaggio nella chat di squadra?

L’altro giorno ha mandato il suo in bocca al lupo e sicuramente dopo la caduta di ieri scriverà qualcosa. Non è bello vedere quando un compagno cade e sicuramente nei prossimi giorni ci tirerà su di morale.

Valentin Paret-Peintre a tutto tondo: Remco, Landa, il Giro e l’Italia

24.01.2025
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CALPE (Spagna) – Nei movimenti Valentin Paret-Peintre può sembrare timido invece parla chiaro e a testa alta. Magrissimo, disponibile, simpatico: Valentin ci è sembrato un vero amante di questo sport. Lo scalatore francese lo scorso anno ha conquistato una tappa del Giro d’Italia, quella di Cusano Mutri, dimostrando di poter competere ad alti livelli nelle grandi corse a tappe e nei grandi team. In questo inverno ha fatto un importante passo nella sua carriera, passando dalla Decathlon-Ag2R alla Soudal-Quick Step, una delle squadre più storiche. Qui avrà il compito di supportare due grandi campioni come Mikel Landa e Remco Evenepoel.

Lo rivedremo al Giro d’Italia, questa volta con un ruolo chiave nel supporto di Landa, pronto a mettersi al servizio della squadra in un’edizione che si preannuncia particolarmente aperta senza Vingegaard, Pogacar e appunto il suo compagno Evenepoel e che per questo motivo potrebbe essere di nuovo una gigantesca occasione (anche) per lui (in apertura foto Wout Beel).

Valentin Paret-Peintre (classe 2001) è alla quarta stagione da pro’, la prima con la Soudal-Quick Step
Valentin Paret-Peintre (classe 2001) è alla quarta stagione da pro’, la prima con la Soudal-Quick Step
Partiamo dal cambio di squadra, Valentin. Quali sono le principali differenze tra la Decathlon-Ag2R e la Soudal-Quick Step?

Direi principalmente l’organizzazione e la mentalità. Alla Soudal-Quick Step c’è un approccio molto preciso alla preparazione, con uno staff tecnico estremamente attento ai dettagli. Ho trovato una struttura molto professionale che mi aiuta a crescere giorno dopo giorno. Anche il ruolo che mi è stato assegnato è diverso rispetto al passato: qui sono chiamato a lavorare per i leader, mettendo da parte le ambizioni personali. Non vedo l’ora d’iniziare a correre.

Come stai affrontando questo cambiamento di ruolo? Da fuori potrebbe essere un passo indietro per te: alla Decathlon eri un capitano, qui dovrai lavorare per dei leader. E sono grandi leader…

Ed è questo il punto. Lavorare per i grandi campioni… che è diverso dal fare il gregario per un capitano qualsiasi. E’ una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità di apprendimento. Quando ho cercato squadra, ho cercato un leader capace di vincere un grande Giro. La differenza è tutta qui. Se tu fai un buon lavoro sei lo stesso sotto i riflettori e sei riconosciuto per ciò che hai fatto. E penso che con Remco e Mikel io sia nella squadra giusta. Sono circondato da atleti di altissimo livello e da uno staff che sa come ottenere il massimo da ciascun corridore. Mi sto adattando bene e credo che questa esperienza mi aiuterà a crescere sia come atleta che come persona.

Curiosità: con chi sei in camera?

Con Mikel. Abbiamo subito cercato di legare e di conoscerci. Sta nascendo un bel rapporto.

Hai cambiato molto dunque?

Sì, ho cambiato allenatore, preparatore, direttore sportivo e qui c’è un modo differente di vedere il ciclismo: tutto è più strutturato e organizzato per obiettivi. Alcuni di queste obiettivi saranno più difficili da raggiungere… ma resta sempre ciclismo! In più è una squadra con atleti di tante Nazioni, tutto è più internazionale. Ho notato più scambio di idee fra il management e i corridori per affrontare le cose: allenamenti, ritiri… e questo credo sia un bene per rendere il più possibile.

Credevamo andassi al Tour e invece sarai al Giro d’Italia. Sarai un co-leader insieme a Landa?

No, no… sarò lì per aiutare di Mikel. Più o meno farò come l’anno scorso quando ho aiutato Ben O’Connor. Ma io credo che se sarò al fianco di Landa fino alla fine, se riuscirò a fare un buon lavoro sulle grandi montagne, alla fine verrà fuori un buon piazzamento. Ma l’obiettivo numero uno è aiutare Mikel, non il mio piazzamento. Se poi avrò la possibilità di vincere una tappa tanto meglio. Ma sono già contento di poter essere di nuovo al Giro. Ricordo bene l’atmosfera e il pubblico italiano. Farò anche la Tirreno-Adriatico prima: è bello correre da voi.

Valentin Paret-Peintre sfreccia a Cusano Mutri: prima vittoria da professionista
Valentin Paret-Peintre sfreccia a Cusano Mutri: prima vittoria da professionista
Qual è stata l’importanza della vittoria a Cusano Mutri nella tua carriera?

È stata una vittoria fondamentale. Mi ha dato fiducia nei miei mezzi e ha dimostrato che posso competere con i migliori. Ho imparato molto da quella giornata, soprattutto sulla gestione dello sforzo e sulla strategia di corsa. Spero di poter replicare quelle sensazioni nelle prossime stagioni.

Cosa pensi del pubblico italiano?

Il pubblico italiano è straordinario. Ama profondamente il ciclismo e sa come trasmettere il proprio entusiasmo ai corridori. Correre in Italia è sempre speciale perché ci si sente spinti dalla passione dei tifosi lungo le salite più iconiche. Tutti dicono del Tour che è grande, che è seguito. Vero. C’è anche più gente, ma da quello che ho notato in Italia la gente che è a bordo strada è competente, sa di ciclismo. Al Tour vedono l’evento, ma non è detto che tutti seguano il ciclismo.

Sei uno scalatore puro Valentin e hai una certa “sensibilità” per la strada che sale: quali sono, per te, le differenze tra le salite italiane e quelle francesi?

Sulle Alpi (specie quelle occidentali) grandi differenze non ce ne sono. Le salite italiane spesso sono più tecniche e con pendenze più irregolari rispetto a quelle francesi. Le strade sono più strette e il fondo stradale a volte è più impegnativo perché è più sconnesso. In Francia, le salite tendono ad essere più lunghe e con pendenze costanti. Questo cambia il modo di affrontarle sia fisicamente che tatticamente. In Francia si tende ad andare più regolari.

Ecco il francese con Landa: i due saranno al Giro d’Italia (foto Wout Beel)
Ecco il francese con Landa: i due saranno al Giro d’Italia (foto Wout Beel)
Chiaro…

E anche per questo credo che fra i tre grandi Giri, anche se non ho ancora fatto il Tour, quello d’Italia sia il più adatto alle mie caratteristiche.

Una salita simbolo della prossima edizione è il Mortirolo: cosa ne sai? Il tuo capitano Landa ci andò molto forte…

Il Mortirolo è una salita durissima, una delle più difficili e note nel mondo del ciclismo. So che sarà una sfida enorme, quindi sto lavorando molto sulla resistenza e sulla gestione dello sforzo. Con il supporto del team, spero di poter dare il mio contributo nel miglior modo possibile per aiutare Landa nelle tappe decisive.

E con la nuova bici come è andata?

Ah – sorride Valentin – top! Nessun problema ho trovato subito la posizione e il feeling è ottimo. Anche le ruote sono molto scorrevoli. Ho iniziato subito a lavorare anche con la bici da crono. Siamo andati sul circuito di Zolder per migliorare la posizione. E’ stato qualcosa che mai avevo fatto prima. Anche in ottica futura, se dovrò puntare alla classifica generale, questo lavoro a crono mi sarà utile.

Landa e il Giro: un sogno da rincorrere e un conto da chiudere

15.01.2025
4 min
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CALPE (Spagna) – Nel mondo del ciclismo, pochi nomi evocano emozioni come quello di Mikel Landa. Lo scalatore basco, celebre per le sue imprese in salita e il suo stile spettacolare, si prepara a guidare la Soudal-Quick Step nel prossimo Giro d’Italia. Con il sole che gli sbatte in faccia e spesso lo costringe a chiudere gli occhi, Mikel ci racconta della sua stagione, la 16ª da pro’. Il suo menu è ricco di obiettivi ambiziosi, il Giro appunto ma non solo: con la Spagna ha già alzato il braccio per il mondiale in Rwanda.

Landa viene da un 2024 solido tra il grande lavoro per Remco Evenepoel e le sue buone prestazioni alla Vuelta dove ha riassaporato il ruolo di leader. Il percorso del Giro poi gli evoca bei ricordi, tra Mortirolo e Colle delle Finestre. Anche se poi dice: «Al Giro sono stato in forma super in passato, ma per un motivo o per un altro non sono mai riuscito a vincerlo». Insomma, Mikel sembra mentalizzato come poche altre volte lo abbiamo visto. Dopo 22 gradi Giri nel sacco di cui 7 corse rosa, il basco ci riprova e lo farà con la piena convinzione della squadra stavolta. Aspetto non da poco.

Mikel Landa, classe 1989, ha messo nel mirino anche il mondiale in Rwanda
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Mikel, partiamo dal tuo programma?

Inizierò con Strade Bianche e Tirreno-Adriatico, poi passerò alla Volta a Catalunya e quindi verrò al Giro d’Italia. Mi sento pronto e motivato. Non sarà facile, ci sono molti contendenti forti, ma vedremo come andrà. La squadra è molto competitiva e questo mi dà fiducia.

Senza Remco avrai più occasioni di essere leader?

Non lo so ancora. Sicuramente alla Volta a Catalunya ci sarà un gruppo di scalatori forti e vedremo chi sarà il capitano. Non è un problema per me, l’importante è lavorare bene insieme. Rispetto all’anno scorso, le dinamiche sono cambiate un po’ non facendo un calendario a strettissimo contatto con Remco, ma questo rende tutto più interessante.

E’ cambiato anche il tuo ruolo nella Soudal-Quick Step?

L’anno scorso ho avuto opportunità importanti, come alla Vuelta, e mi sono divertito molto. Ho imparato tanto collaborando con Remco Evenepoel. Quest’anno avrò più responsabilità all’inizio della stagione, ma sarò anche pronto a supportare Remco e gli altri nei momenti chiave, come al Tour de France.

Landa e Remco: un primo anno positivo per questo due ispanico-belga
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Parlando del Giro, pensi che l’assenza di corridori come Pogacar e Vingegaard renda la lotta più aperta?

Sicuramente è più facile senza nomi come Pogacar, ma ci saranno comunque molti avversari forti. In grandi gare chi arriva davanti va sempre forte e per esperienza dico che non è mai semplice. Quello che posso fare io? Essere al top della forma e prepararmi al meglio.

Sarà una lotta tra spagnoli la prossima corsa rosa? Ci sei tu, Ayuso, Pello Bilbao…

Ah non so! Difficile da dire. Ma non siamo i soli. Ci sono molti corridori forti. Penso a Roglic per esempio.

Come stai lavorando per migliorare i tuoi punti deboli?

Per me la cronometro è sempre stata un punto debole. Quest’anno voglio concentrarmi su questo aspetto per fare meglio, dopo un anno con gli stessi materiali si può migliorare. I miei allenatori stanno lavorando su una preparazione mirata. Non ci sono segreti è importante allenarsi duramente e curare ogni dettaglio.

Mikel, la news della tua presenza al Giro è stata accolta con grande favore. Hai molti tifosi anche in Italia. Come te lo spieghi?

Penso che tutto sia iniziato con il Giro del 2015, quando ho ottenuto risultati importanti e ho aiutato Aru. Abbiamo lottato con Contador. Da allora ho corso spesso in Italia e mi sono sempre trovato bene. Il calore dei tifosi italiani è speciale, lo sento ogni volta che corro da voi.

Maggio 2015 e con una doppietta a Madonna di Campiglio e all’Aprica, l’Italia scopre Landa. Mikel vince all’Aprica
Maggio 2015 e con una doppietta a Madonna di Campiglio e all’Aprica, l’Italia scopre Landal. Mikel vince all’Aprica
Quale sarà la tua preparazione prima del Giro?

Farò un periodo in altura dopo il Catalunya, probabilmente a Sierra Nevada, con la squadra (Mikel non dovrebbe fare le Ardenne, ndr). L’altura è fondamentale per arrivare al massimo della forma nelle grandi corse a tappe.

Prima hai accennato ad una squadra forte: puoi dirci qualcosa sui tuoi compagni che ti accompagneranno al Giro?

Io credo che ci saranno Gianmarco Garofoli, un giovane scalatore promettente, Josef Cerny, che è un corridore molto affidabile. E anche Valentin Paret-Peintre. Forse ci saranno anche altri giovani come Paul Magnier, uno sprinter talentuoso. Sarà una squadra equilibrata, con corridori pronti a supportarmi nelle tappe più dure. Sono molto fiducioso. Voglio continuare a migliorare e a divertirmi. Il ciclismo è una passione e una sfida continua. Ogni stagione porta nuove opportunità e voglio sfruttarle al meglio.

Prima di ripartire dalla Spagna abbiamo raccolto anche due chicche relative a Mikel. La prima riguarda il suo futuro. A 35 anni suonati non è detto che Landa si ritiri, anzi… E poi ha anche espresso un sogno: fare Giro, Tour e Vuelta nello stesso anno. «Se non lo faccio – abbiamo letto su Marca – almeno una volta, sento che potrei pentirmene».

Cattaneo è tornato, ma che fatica arrivare fin qui…

27.08.2024
6 min
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Il primo riposo è alle spalle e per fortuna nell’area di Vigo le temperature sono scese di parecchio. La massima è stata per tutto il giorno di 26 gradi, circa 14 meno rispetto ai giorni scorsi in Andalucia. La Vuelta riparte senza Tiberi, eliminato da un colpo di calore, e con la classifica che vede ancora in testa O’Connor, poi Roglic, Carapaz, Mas e al quinto posto Mikel Landa, già quinto all’ultimo Tour. La Soudal-Quick Step punta forte sul basco e per dargli qualche chance in più gli ha costruito attorno una bella squadra. Fra gli uomini prescelti, c’è anche Mattia Cattaneo. Lui avrebbe dovuto fare parte della guardia scelta di Remco per il Tour, ma qualcosa (che ora vi racconteremo) glielo ha impedito. Per adesso è in hotel che riposa in vista della decima tappa, che inizia con una bella salita di prima categoria. Giusto per non farsi mancare nulla.

«Fino a ieri – dice – c’era un caldo potentissimo, da far venire i pompieri a spruzzare acqua sul gruppo. Nove giorni tutti così. Detto questo, siamo qui per Mikel, ma non so dire cosa mi aspetto. E’ veramente imprevedibile. Ogni giorno può andare via la fuga che prende i minuti. Andò così anche l’anno scorso quando Kuss beccò la fuga, prese una palata di minuti e poi fu bravo a tenerli. Secondo me dipende anche dai percorsi che aiutano questo tipo di azioni e rientri in classifica. Ormai ci sono talmente tanti corridori che vanno forte, che non si può controllarli tutti. In più non c’è un vero e proprio super favorito con la squadra costretta a controllare, per cui chiunque attacchi, può prendere del tempo».

Prima tappa del Romandia, 24 aprile: Cattaneo prende il via, ma si ritirerà: inizia il lungo stop
Prima tappa del Romandia, 24 aprile: Cattaneo prende il via, ma si ritirerà: inizia il lungo stop

Non parlavamo con lui dai primi giorni di primavera, quando il progetto di scortare Evenepoel al Tour de France ne aveva fatto uno dei riferimenti della squadra. Nel cerchio della fiducia del piccolo belga, anche per via dei trascorsi negli ultimi tempi, il bergamasco rappresentava uno degli elementi di maggior rilievo. Invece di colpo Cattaneo è sparito, dai radar e dalle corse. Ritirato il 24 aprile nella prima tappa del Romandia e di nuovo in gruppo soltanto il 25 luglio nella prima tappa del Czech Tour. Tre mesi di blackout, con la visita a sorpresa ai compagni nel giorni di riposo di Livigno al Giro.

Perché non sei andato al Tour?

Mi hanno trovato un problema alla tiroide e sono stato fermo quasi 40 giorni da fine aprile a metà giugno. Quindi penso che la risposta sia chiara. Era impossibile rimettersi in forma, ma io non sono uno capace di raccontare tante cose. Per cui alla fine è stato un periodo difficile. Mi hanno trovato questo problema e anche la cura, che consiste semplicemente nel prendere una pastiglia.

Tutto risolto?

Il problema è che una persona normale impiega sei mesi a trovare il dosaggio giusto. Per cui sono partiti da quello che secondo loro era corretto, però mi dava un sacco di effetti collaterali. In bici diventavo balordo. Facevo fatica a dormire. Non stavo bene in generale, per cui non sarei stato in grado di allenarmi. Quindi alla fine hanno preferito aspettare che i valori tornassero a posto, senza sapere quanto tempo sarebbe servito. Se una settimana oppure un anno, perché dipende da come reagisce il corpo, in quanto tempo si adatta e ritrova l’equilibrio. Alla fine ci ho messo un mese abbondante.

Salite, caldo e ventagli: Cattaneo conferma che in questa Vuelta durissima non è mancato proprio nulla
Salite, caldo e ventagli: Cattaneo conferma che in questa Vuelta durissima non è mancato proprio nulla
Ti hanno trovato l’anomalia alla tiroide perché sei stato male?

In realtà no, anzi stavo meglio prima rispetto a quando ho iniziato a curarmi. Sono andato a fare i controlli del sangue periodici imposti dall’UCI ed è venuto fuori un valore anomalo della tiroide. Stavo facendo la Parigi-Nizza, per farvi capire quando tutto è partito. Mi hanno chiesto se mi sentissi stanco e io ho risposto che lo ero come chiunque stesse facendo una corsa così tirata. Per cui abbiamo deciso che dopo la Sanremo sarei andato a fare degli esami specifici.

E come è andata?

Quando mi sono arrivati i risultati, non c’era un solo valore a posto, per cui mi hanno detto di stare fermo per una settimana, dieci giorni. Quando sono andato a rifare gli esami, quel valore che era appena anomalo era diventato sette volte peggiore. Nel frattempo ho provato a vedere se riuscivo a tenere un po’ di condizione, ma alla fine ho dovuto fermarmi per forza. Altrimenti non ne sarei più venuto fuori.

La squadra ti ha seguito in questo percorso?

Sono stato seguito da un endocrinologo in Italia, anche per una questione di comodità. Però sempre in contatto con Corsetti, che è il mio medico di riferimento per la Federazione, e con i dottori della squadra.

Cattaneo al lavoro per Landa: i due assieme sarebbero stati grandi spalle per Remco al Tour
Cattaneo al lavoro per Landa: i due assieme sarebbero stati grandi spalle per Remco al Tour
E adesso è tutto come prima?

Adesso sto bene, onestamente. All’inizio ero preoccupato, ho pensato che non ho più vent’anni e alla peggio avrei smesso. Non sapevo, dopo una roba così, se sarei riuscito a tornare. Invece sono contento, perché sono quello di prima. Certo ho dovuto vedermi il Tour di Remco in televisione, ma quasi non mi è dispiaciuto, dal tanto forte che andavano (ride, ndr).

L’importante è che stai bene, perché eri un po’ sparito anche dai radar e anche la squadra non ha fatto trapelare nulla…

Non volevano che lo dicessi finché non fossimo stati certi dei tempi di ripresa, ma a me di certe cose interessa poco. Meglio dire le cose come stanno, anche se sapete come vengono gestite queste comunicazioni. Adesso finalmente sono com’ero prima. Prendo questa pastiglia ogni mattina e fine della storia. Però all’inizio è stata davvero dura. Mi sentivo un’altra persona, ma mi hanno detto che erano sintomi connessi con la tiroide. Mi venivano attacchi d’ansia e roba così, da non capire cosa fosse. Invece, da quando ho iniziato a stare bene, i valori sono tornati tutti a posto. Sono tornati tutti in equilibrio e ora mi sento esattamente come prima.

Come è stato ricominciare?

Mi sono rimesso sotto come al solito, nel senso che sono un professionista, con la testa del professionista. Però un conto è allenarsi, un conto andare alle corse. Ho ripreso a Czech Tour ed era la prima corsa dopo quattro mesi abbondanti che non correvo. Quindi per me era già tanto essere lì, a prescindere che fosse una corsetta. Era un primo step e quando ho visto che andavo bene, mi ha dato una bella spinta.

Le foto… spiritose prima del via della Vuelta, ma per Cattaneo esserci è stata già una vittoria
Le foto… spiritose prima del via della Vuelta, ma per Cattaneo esserci è stata già una vittoria
Sei rientrato con degli obiettivi?

Gli obiettivi che mi ero posto per quest’anno sono tutti già passati (sorride amaramente, ndr). Però già essere qua alla Vuelta ed essere competitivo e aiutare Landa mi sembra una cosa grossa. Già essere tornato quello di prima per me si potrebbe considerare un primo obiettivo raggiunto.

Inizia la seconda settimana della Vuelta.

E ci sarà da centellinare le forze. Anche domani (oggi, ndr) potrebbe benissimo andare via qualcuno con 6-8 minuti di ritardo, ne prende 4 e te lo ritrovi in classifica. Si ha un bel dire che la terza settimana sarà durissima, come se la prima sia stata tenera e la seconda non sia ugualmente dura impestata…

La rivoluzione BKOOL, e si pedala al fianco dei professionisti!

26.02.2024
3 min
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Chris Froome, Alberto Contador, Remco Evenepoel, Mikel Landa e Julian Alaphilippe sono delle vere e proprie star anche nel ciclismo virtuale. Non a caso, nel corso delle ultime settimane, hanno guidato il gruppo virtuale di utenti BKOOL condividendo sessioni di allenamento con centinaia di appassionati di tutto il mondo. Le piattaforme di ciclismo virtuale sono diventate il principale punto di contatto tra professionisti e dilettanti, permettendo agevolmente a tutti gli appassionati e a tutti i praticanti ciclisti di partecipare alle sessioni di allenamento dei propri idoli, mettendosi alla prova ed avendo persino la possibilità di interagire con loro.

Proprio per questo motivo gli utenti di BKOOL hanno avuto il privilegio di pedalare virtualmente al fianco di Froome, di Contador, di Mikel Landa, di Remco Evenepoel, di Julian Alaphilippe e di Kasper Asgreen: un evento che sarebbe sembrato impensabile solamente pochi anni fa…

Per gli utenti di BKOOL è stato possibile pedalare accanto a grandi campioni, come Chris Froome
Per gli utenti di BKOOL è stato possibile pedalare accanto a grandi campioni, come Chris Froome

Novità in arrivo

«Uno degli aspetti più interessanti offerti dai simulatori di ciclismo indoor come BKOOL – ha dichiarato Angel Luis Fernández, il direttore marketing di BKOOL – è la possibilità di entrare in contatto con alcune star del ciclismo mondiale senza dover letteralmente uscire di casa. La pandemia ha segnato un vero e proprio boom in questo senso, e da allora è diventato comune vedere ciclisti professionisti che condividono frequentemente sessioni di allenamento con i loro fan.

«Abbiamo avuto alcuni dei migliori ciclisti del mondo che hanno guidato corse di gruppo virtuali sulla nostra piattaforma, e nelle prossime settimane aggiungeremo nomi come Oscar Freire e altre stelle della Soudal Quick-Step».

Le modalità di allenamento di BKOOL sono sorprendentemente realistiche
Le modalità di allenamento di BKOOL sono sorprendentemente realistiche

Training e competizione

Ma i simulatori di ciclismo come BKOOL non solamente aiutano gli atleti a connettersi direttamente con i propri tifosi, ma sono anche essenziali per garantire la loro preparazione durante la stagione. 

«Ciò che rende BKOOL unico – prosegue Angel Luis Fernández – è la possibilità di percorrere qualsiasi tracciato del mondo direttamente dal proprio soggiorno. Questo è particolarmente utile per prepararsi a una cronometro, ad esempio, un aspetto che può fare la differenza. E’ molto comune che i nostri ambasciatori professionisti ci chiedano difatti di poter avere il tracciato virtuale di una cronometro o di un circuito per potersi allenare in anticipo.

«Le sensazioni fornite dagli smart trainer al giorno d’oggi sono sorprendentemente realistiche, e BKOOL offre loro l’opportunità di testare il percorso in prima persona durante una sessione di allenamento realizzata… comodamente a casa propria. Inoltre, la possibilità di creare allenamenti personalizzati su misura per ogni fase della stagione contribuisce a rendere piattaforme come BKOOL strumenti di lavoro oramai indispensabili nel mondo del ciclismo professionistico».

BKOOL attualmente organizza le versioni virtuali ufficiali del Giro d’Italia e del Deutschland Tour, portando i partecipanti a pedalare sulle stesse “strade” di ciascun evento attraverso un’esperienza coinvolgente e realistica. Non solo i fan possono allenarsi al fianco dei loro idoli, ma riescono a farlo nel contesto virtuale di alcune delle gare più prestigiose del mondo.

BKOOL.COM

Remco può vincere il Tour: Landa pronto per la sfida

23.02.2024
4 min
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Nono all’Alto da Foia, 13 secondi dietro Martinez e il suo capitano Evenepoel, Mikel Landa ha iniziato il 2024 in Portogallo. Prima alla Figueira Champions Classic e poi appunto alla Volta ao Algarve, entrambi vinti dal suo nuovo capitano. Un debutto assoluto per lo spagnolo, che finora nella gara portoghese non aveva ancora messo piede. Ci era arrivato nervoso, per come può essere nervoso uno che non ha mai fretta, nemmeno quando deve fare in fretta. E in squadra questa sua flemma pare sia molto apprezzata.

«Penso che Remco potrà imparare molto da quel ragazzo – ha affermato il diesse Pieter Serry – un uomo tranquillo, che non si lascia mai mettere fretta. Sono completamente opposti, il che non è un male. La sua integrazione nella squadra è esemplare. Pur essendo un uomo con un simile curriculum, si comporta in modo davvero umile e ordinario: chapeau!».

La flemma di Landa sta conquistando la Soudal-Quick Step
La flemma di Landa sta conquistabndo la Soudal-Quick Step

Tutto per Remco

Niente da meravigliarsi, in realtà. Chi conosce Landa sa che questo è il suo stile e se non lo ha cambiato finora, non si vede perché dovrebbe farlo ora alla Soudal-Quick Step.

«Questa non è una mentalità del tutto nuova per me – spiega lo spagnolo – sono già stato gregario all’inizio della mia carriera. Onestamente non ho mai scelto volontariamente di lavorare per i miei leader che ho avuto, ma ciascuno mi ha dato qualcosa. C’è stato un periodo in cui avevo davvero le mie possibilità, come nel 2017 quando arrivai quarto al Tour. Sentivo di essere nelle condizioni giuste per provare qualcosa, quindi fu frustrante dover rispettare le istruzioni e rinunciare al podio. Ora so che è impossibile per me vincere il Tour de France, mentre Remco può lottare con Pogacar e Vingegaard, quindi voglio aiutarlo, dargli un po’ della mia esperienza. La cosa più importante in questi casi sarà avere una connessione, un buon rapporto con i compagni, perché se non ti senti a tuo agio con il leader, è difficile dare il 100 per cento per lui. Ma questo non significa che ci sia meno pressione. Dipende solo da come la guardi: essere l’ultimo uomo di Remco può aggiungerne parecchia».

Al Tour 2017, Landa fa il ritmo per Froome in maglia gialla: Mikel chiuderà in quarta posizione
Al Tour 2017, Landa fa il ritmo per Froome in maglia gialla: Mikel chiuderà in quarta posizione

Modello per Remco

Il suo rapporto con Evenepoel era il grosso punto di domanda, sin da quando il belga, commentando il mercato della squadra, non fu troppo tenero sull’arrivo di Landa. Disse che avrebbe avuto bisogno di ben altro supporto, pur riconoscendo stima allo spagnolo.

«Penso che Remco sia un ragazzo normalissimo – dice – allegro, divertente… Non lo conoscevo prima, ma abbiano creato un’ottima intesa. Ovviamente mi sono dovuto abituare al nuovo ambiente. Mi sono ritrovato in una cultura ciclistica diversa, una squadra belga dove tutti sono pazzi per le classiche. La mia integrazione migliora, aiuta molto costruire un buon rapporto con tutti. L’atmosfera nella squadra, in generale, è molto buona. Remco è giovane, quindi anch’io mi sento più giovane e penso di poterlo indirizzare nei momenti delicati. Cercherò di aiutarlo il più possibile a scegliere la finestra giusta per attaccare, facendogli capire che nei Giri non si possono sprecare le energie, perché si pagano subito».

Crono al piccolo trotto per Landa all’Algarve: nato nel 1990, è pro’ dal 2011
Crono al piccolo trotto per Landa all’Algarve: nato nel 1990, è pro’ dal 2011

Il podio alla Vuelta

Cosa resta per Mikel? Andare alla Soudal-Quick Step significa aver riposto le proprie velleità oppure ci sarà un momento della stagione in cui potrà lottare per se stesso?

«Sono davvero felice della mia carriera – dice – quando ero bambino, non avrei mai immaginato che sarei diventato quello che sono adesso. Non sono abbastanza veloce per vincere uno sprint e non sono abbastanza bravo in una cronometro. Non ho una buona aerodinamica, forse non ho lavorato abbastanza per migliorare. Sono solo uno scalatore ed è diventato molto difficile vincere un Grande Giro semplicemente essendo uno scalatore. Quindi forse ho suscitato aspettative più elevate di quanto avrei potuto effettivamente fare. Sono molto felice che la gente sia contenta di vedermi, che gli piaccia quando attacco. E come so che il Tour è fuori dalla mia portata, penso che il podio della Vuelta sia ancora possibile per me. Il percorso mi piace molto, la seconda parte si svolgerà nel nord della Spagna, mi si addice molto. Sarà una gara importante».