Merida presenta una nuova versione di una delle sue bici più iconiche: la Reacto 8000. Si tratta di un mezzo appartenente alla stessa gamma di quello condotto al successo alla Parigi Roubaix da Colbrelli (che in questi giorni ha ufficializzato il suo ritiro) nell’ottobre dello scorso anno. E’ una bici in grado di essere sempre al massimo delle prestazioni su qualsiasi terreno: non avere paura di confrontarti in ogni situazione.
La Merida Reacto 8000 è costruita attorno al nuovo gruppo Shimano UltegraLa tecnologia Wire Port permette il passaggio integrato dei cavi nella serie sterzoLa Merida Reacto 8000 è costruita attorno al nuovo gruppo Shimano UltegraLa tecnologia Wire Port permette il passaggio integrato dei cavi nella serie sterzo
Moderna
La nuova Reacto 8000 è costruita interamente attorno al nuovo gruppo Shimano Ultegra a 12 velocità. Al quale si aggiunge un set di ruote altrettanto tecnico e performante: le Reynolds Aero 65 DB.
Il telaio è il CF3 IV, rigorosamente in carbonio, leggero, resistente ed aerodinamico, per delle prestazioni sempre eccellenti. Il peso di quest’ultimo 1.150 grammi nella taglia M. L’impianto frenante è lo Shimano MT800, con freni a disco da 160 millimetri.
Una delle caratteristiche che rendono unico l’impianto frenante è l’utilizzo della tecnologia Disc Cooler. Un componente in alluminio posto sotto la pinza anteriore che consente di dissipare facilmente il calore. I test effettuati da Merida hanno dimostrato che la temperatura si riduce del 35 per cento e i tempi di raffreddamento si accorciano, ottimizzando le prestazioni del freno.
La forma conica del tubo sterzo aumenta la stabilità e la guidabilità del mezzoLa forma conica del tubo sterzo aumenta la stabilità e la guidabilità del mezzo
I dettagli
La Reacto 8000 è un insieme di caratteristiche tecniche e di progettazione che la rendono un prodotto di alto livello. Tra le accortezze sviluppate da Merida c’è lo sviluppo di un diverso tubo di sterzo. Si tratta dell’X-Tapered che offre lo spazio per montare una forcella conica. Questa offre una rigidità ed una precisione di guida eccezionali. Anche per questo la Reacto non conosce confini, e riesce a farsi valere su tutti i terreni: dal pavé alla montagna, passando ovviamente per gli sprint.
Su una bici di questo livello non può mancare l’integrazione dei cavi, tramite l’utilizzo del Wire Port. Una serie di cover che consentono a tutti i cavi di passare comodamente nella serie sterzo, donando al telaio un design pulito ed ancor più aerodinamico.
Scovare paesaggi immergersi nella natura, scoprire strade nascoste e intraprendere nuove sfide. Sono le esperienze che il ciclista vuole vivere al termine di una frenetica settimana lavorativa. Il gravel è la disciplina che sta riportando il ciclista fuori dalla strada asfaltata abbassando il livello di agonismo e facendo riaffiorare il puro divertimento delle due ruote. Merida con la sua Silex 400 ha voluto racchiudere tutti questi aspetti in una sola bici alla portata di tutti.
«La Silex 400 ha più anime in una – ha detto – si presta ad essere utilizzata in gara, per viaggiare e anche per fare il tragitto casa ufficio. Ha tutti gli agganci e le predisposizioni per essere allestita con accessori e borse per la città e per il cicloturismo. E’ una bici ultraversatile con un prezzo molto competitivo».
La Silex ha un’ampia predisposizione per borse e portapacchiL’alluminio rappresenta una buona solidità che diventa complice in campo di robustezzaLa Silex ha un’ampia predisposizione per borse e portapacchiL’alluminio rappresenta una buona solidità che diventa complice in campo di robustezza
Anima avventuriera
Vederla allestita con borse aggrappate ad ogni angolo del telaio la mette in mostra come una vera e propria compagna di viaggio, solida e affidabile.
«Stiamo parlando – spiega Acquaroli – di una bici montata con una componentistica di buona gamma. La vediamo in questa occasione vestita con borse da bike packing. Da quest’anno sono sempre di più gli appassionati di ciclismo che hanno scoperto il bello di godersi una vacanza in bicicletta.
«E’ adatta per strade asfaltate e ghiaiate ma anche strade impervie e tratti scorrevoli. Queste biciclette hanno un design particolare. Quasi tutte le gravel sono di derivazione stradale. Merida invece ha scelto le biciclette da fuori strada come fonte d’ispirazione. Quindi troviamo uno sterzo più aperto, una bici più comoda e una rigidità e reattività più naturale nell’offroad rispetto alla concorrenza. Io che vengo dal fuoristrada essendo stato un professionista della Mtb devo dire che quando l’ho provata ne sono rimasto stupito. E’ una bici che ti permette molto. Portata su sterrati anche impegnativi è in grado di assecondarti e di farti divertire».
La forcella anteriore ha un disegno con finale perpendicolare al terreno per migliorare lo scarico delle vibrazioniIl freno posteriore è montato sul fodero orizzontale per una migliore dissipazione delle forze frenantiLa forcella anteriore ha un disegno con finale perpendicolare al terreno per migliorare lo scarico delle vibrazioniIl freno posteriore è montato sul fodero orizzontale per una migliore dissipazione delle forze frenanti
Geometria dalla Mtb
Con la sua moderna geometria ispirata alla Mtb, i tubi superiori sono più lunghi mentre l’attacco manubrio è più corto. Il tutto per offrire una guidabilità agile, che ispira fiducia. La maneggevolezza stabile del telaio in alluminio a triplo spessore, abbinata al gruppo GRX specifico per gravel di Shimano sono un asso nella manica di questa bici.
La forcella interamente in carbonio e la ruota 700c sono un connubio perfetto per il fuoristrada e la strada asfaltata. Il passaggio cavi è interno per un telaio pulito e facile da caricare. La geometria comfort è ideale per lunghe ore in sella.
I foderi del carro posteriore si vanno ad inserire direttamente sul tubo orizzontale abbracciando il piantoneI foderi del carro posteriore si vanno ad inserire direttamente sul tubo orizzontale abbracciando il piantone
Per ogni necessità
La gamma Silex è disponibile in due opzioni. La “classica” con ruote da 700c, la perfetta bici “all-road” che ama l’asfalto , i sentieri forestali e la ghiaia o la nuova versione più “robusta”, che può affrontare facilmente terreni più impegnativi grazie alla sua 650B più corpulenta con pneumatici da 45 mm. Entrambe le opzioni si basano sullo stesso telaio, quindi le ruote possono essere sostituite in un secondo momento.
Di serie, viene fornita con pneumatici 700x38c mentre l’altra versione con 650Bx45c. La dimensione massima dello pneumatico per le ruote 700c è di 42 mm (profilo stradale) mentre con le ruote 650B montate, è possibile utilizzare pneumatici con profilo stradale largo fino a 42 mm.
Il passaggio per gli pneumatici è molto ampio e può ospitare coperture fino a 42 mmIl passaggio per gli pneumatici è molto ampio e può ospitare coperture fino a 42 mm
Ovunque senza limiti
In linea con l’etica del design della versatilità e dell’andare ovunque, la Silex 400 è disponibile con un’ampia gamma di bagagli e accessori, tra cui borse da telaio e spaziose sacche da sella. Il telaio è dotato di attacchi per parafango sul triangolo posteriore e sulla forcella.
Dotata di perni passanti da 12 mm per la massima rigidità del telaio, facilitando però notevolmente l’allineamento delle ruote durante il montaggio. Il freno posteriore flat mount è montato sul fodero orizzontale per una migliore dissipazione delle forze frenanti e per proteggerlo da eventuali danni nel triangolo posteriore. La tecnologia del raffreddatore a disco dissipa il calore attraverso le alette di raffreddamento fresate a CNC, particolarmente importanti quando si è a pieno carico. I rapporti sono racchiusi in una guarnitura compatta 50-34 con una configurazione stradale 11-32. Il prezzo è degno di nota e uno dei suoi pregi inconfondibili, viene infatti proposta a 1.870 euro.
Il 2020 è un anno segnato dal Covid-19 che ha creato molti problemi. Ci siamo chiesti come sarà Eurobike, la fiera di settore più importante di europa.
Una Merida Scultura CF5 in Edizione Limitata e prodotta in soli 60 esemplari, così si celebrano i 50 anni di attività.
La livrea è nero e oro con il marchio e il logo tono su tono. La trasmissione è Sram Red eTap AXS e il power meter è incluso nel pacchetto. Ci sono le ruote Vision SC40 gommate Continental, la sella Prologo Scratch e il cockpit integrato Alanera di Deda. Il prezzo di listino? 10990 euro.
La livrea Limited Edition non passa inosservata (foto Sara Carena)La livrea Limited Edition non passa inosservata (foto Sara Carena)
Il frameset è mutuato dalla Scultura Team Replica
Il telaio, la forcella e il seat-post sono i medesimi della Merida Scultura CF5 in dotazione ai corridori professionisti. Qualche mese a dietro abbiamo avuto l’opportunità di testare la versione Team Replica, restando positivamente colpiti dall’equilibrio e dal comfort complessivo della bicicletta, dalla bontà delle geometrie e da un avantreno con una forcella davvero ben fatta.
Sotto il profilo tecnico, rimanendo nel comparto kit-telaio, tra quella versione e questa Limited Edition non cambia nulla, se non la colorazione.
Si notano i foderi obliqui spanciati all’esternoIl perno passante posteriore ha la brugola estraibileUn dettaglio della nuova Scultura, ovvero la protezione delle pinze dei freniAmpio passaggio per la ruota posterioreIl nodo sella ben rinforzato e il seat-post con diametro da 27,2La scatola del movimento centrale e i foderi bassiL’innesto del piantone nella sezione centraleLa combinazione ruote/gommeSi notano i foderi obliqui spanciati all’esternoIl perno passante posteriore ha la brugola estraibileUn dettaglio della nuova Scultura, ovvero la protezione delle pinze dei freniAmpio passaggio per la ruota posterioreIl nodo sella ben rinforzato e il seat-post con diametro da 27,2La scatola del movimento centrale e i foderi bassiL’innesto del piantone nella sezione centraleLa combinazione ruote/gomme
Merida Scultura Limited Edition, cosa cambia?
C’è un pacchetto del cambio che è tutto diverso ed è Sram Red eTap AXS. La combinazione che abbiamo provato vede i 12 rapporti posteriori 10/26, 48/35 per il plateau anteriore, munito di power meter Quarq. Un’importante variazione riguarda il manubrio full carbon integrato, che in questa versione 50 anniversary vede l’impiego del Deda Alanera (c’è l’adozione anche della serie sterzo Deda, per una interfaccia perfetta).
La trasmissione Sram con il power meter QuarqIl manubrio in dotazione a questa Edizione Speciale della SculturaLa zona dello sterzo con il pacchetto Deda50 anni di attività per MeridaLa trasmissione Sram con il power meter QuarqIl manubrio in dotazione a questa Edizione Speciale della SculturaLa zona dello sterzo con il pacchetto Deda50 anni di attività per Merida
Manubrio diverso e più rigido
Rispetto al cockpit SL utilizzato sulla Merida Scultura Team Replica il Deda ha una rigidità maggiore e una sorta di “durezza” che in parte cambia il comportamento dell’avantreno. Qui entra in gioco la geometria della bicicletta, a nostro parere una delle più azzeccate nel panorama di questa categoria di prodotti e una gran forcella. Quest’ultima è capace di “sostenere” la bici ed ha una precisione esemplare.
Gratificante da portare in discesa (foto Sara Carena)Gratificante da portare in discesa (foto Sara Carena)
Cambia anche il valore alla bilancia
A parità di taglia la Limited Edtion paga qualcosa alla bilancia: 7,4 rispetto ai 7,08 della Team Replica. La trasmissione Sram è più pesante (rispetto alla Shimano Dura Ace) e il manubrio Merida è più leggero del Deda. Eppure per quanto concerne l’efficienza in salita, la differenza si sente poco. C’è un retrotreno che spinge e invita a spingere parecchio e anche una distribuzione ottimale dei pesi, fattori che si riflettono su una bicicletta mai severa. Non stanca e non si perde potenza.
Merida Scultura in edizione limitataUna bici da salita e non solo (@sara carena)Merida Scultura in edizione limitataUna bici da salita e non solo (@sara carena)
Il test della Merida Scultura Limited Edition 50
Pur essendo una bici da agonista e da corridore vero, la Scultura CF5 mette insieme un comfort ottimale, una geometria facile da sfruttare e un grado di leggerezza con il giusto valore. Ha dei valori di reach e stack non troppo aggressivi, che tradotto per i comuni mortali (quindi chi pedala anche per piacere e gratificazione personale), significa non andare mai troppo verso il basso dell’avantreno, con la possibilità di adeguare la taglia della bici alle proprie esigenze. E’ una bicicletta che per le caratteristiche tecniche è adatta a molti, non solo ai pro.
Il piantone non è dritto in piedi e questo lascia spazio ad una pedalata un po’ più aperta. Il comfort nel medio e lungo periodo ne guadagna.
L’avantreno è granitico e il Deda Alanera contribuisce a far risaltare questa caratteristica della bicicletta. La forcella e lo sterzo sono rigidi, si sente parecchio, eppure non sbacchettano mai, anche quando i cambi di direzione diventano tanti e condotti a velocità elevate.
Bene con ruote diverse, che siano alte o più basse. Non è una bici aero, ma con i cerchi alti la bici funziona bene e lo fa anche in salita, perché non subisce “l’effetto pesantezza del ruotone”. Con i profili medi trova la sua configurazione migliore e il compromesso per sfruttarla ovunque al pieno delle potenzialità.
Il 2022 rappresenta una stagione davvero molto importante per Merida e tra le iniziative messe in campo dalla filiale italiana del celebre brand taiwanese – che festeggia i primi cinquant’anni di attività – c’è anche la conferma di una partnership estremamente prestigiosa con la prima edizione della Gran Fondo Roma Ride.
Quest’ultimo evento, organizzato dal Team Bike Terenzi domenica 9 ottobre, consentirà a tutti i partecipanti di “tuffarsi” nella bellezza della partenza all’alba dalla Città Eterna, scoprendo – chilometro dopo chilometro – l’autenticità di un tracciato che porterà il gruppo a pedalare sulle strade a nord della Capitale e attorno al lago di Bracciano.
Fra le iniziative per festeggiare i 50 anni di Merida, spicca anche la sponsorizzazione della Roma RideFra le iniziative per festeggiare i 50 anni di Merida, spicca anche la sponsorizzazione della Roma Ride
Un percorso suggestivo
Il suggestivo percorso della Roma Ride prevede la partenza alle 7 del mattino, nei pressi del Foro Italico, sul Lungotevere. Nel primo tratto i ciclisti passeranno davanti ad alcuni simboli di Roma come il Circo Massimo, il Colosseo e Via dei Fori Imperiali, il tutto ad andatura controllata. Successivamente, scatterà la gara vera e propria, transitando sulla Via Cassia in direzione di Calcata. Da qui si attraverseranno alcune pittoresche località, come Anguillara Sabbazia, Bracciano e Trevignano Romano, rientrando poi nuovamente nella Capitale lungo la Via Flaminia. Giunti al traguardo, i ciclisti avranno percorso 136 chilometri per 1.164 metri di dislivello.
Durante la Roma Ride 2022 sarà possibile concorrere anche alla speciale classifica Roma Joy Ride: un ranking stilato in base alla sommatoria dei tempi fatti registrare nei tratti cronometratiche verranno svelati solamente a ridosso dell’evento… Il regolamento, inoltre, prevede la partecipazione, rigorosamente fuori classifica, anche di biciclette a pedalata assistita, con motori fino ad un max di 250 Watt.
Ecco l’altimetria della Gran Fondo Roma RideQuesta invece è la planimetria del percorso che si snoderà intorno alla CapitaleEcco l’altimetria della Gran Fondo Roma RideQuesta invece è la planimetria del percorso che si snoderà intorno alla Capitale
Un’organizzazione affidabile
«Un evento Gran Fondo organizzato in un contesto come quello di Roma è sicuramente qualcosa che tutti i ciclisti apprezzeranno – ha commentato Gianluca Bonanomi, sales manager di Merida Italy – e noi siamo estremamente felici, in un anno così importante per Merida, di essere al fianco della prima edizione di una manifestazione che riporta Roma nel calendario delle grandi prove amatoriali».
«Siamo davvero entusiasti di poter unire nuovamente le nostre forze a quelle di un brand di prestigio internazionale come Merida – ha ribattuto Claudio Terenzi, il patron dell’omonimo bike team che organizza la Roma Ride assieme a ASC Attività Sportive Confederate – una realtà con cui abbiamo già proficuamente collaborato in occasione del Gran Premio Liberazione. E’ un vero piacere avere Merida come nostro sponsor ufficiale anche per la Gran Fondo Roma Ride. Un evento che nel weekend del 7-9 ottobre permetterà ai partecipanti di pedalare immersi in alcune meraviglie paesaggistiche e culturali a nord di Roma. Toccando luoghi ciclisticamente ancora poco conosciuti, come ad esempio il lago di Bracciano e la splendida valle del Treja».
Il brand taiwanese Merida taglia il traguardo dei primi cinquant’anni di attività. E proprio per festeggiare al meglio queste vere e proprie “nozze d’oro”, la sede italiana di Merida si appresta ad introdurre una “limited edition” del proprio modello Scultura, presentata in settembre.
Saranno 60 biciclette esclusive riservate ad un pubblico di autentici intenditori.
La fase di progettazione di Merida è costituita da due gruppi di lavoro: uno a Taiwan ed uno in Germania
La produzione è stata concentrata a Taiwan, dove è possibile avere un controllo costante delle fasi di realizzazione
La fase di progettazione di Merida è costituita da due gruppi di lavoro: uno a Taiwan ed uno in Germania
La produzione è stata concentrata a Taiwan, dove è possibile avere un controllo costante delle fasi di realizzazione
La storia
La storia di Merida inizia nel 1970, anno i cui Ike Tseng, un giovane uomo d’affari di Taipei, si trova in viaggio per gli USA. Nel corso della trasferta, entrando in un negozio di biciclette, Tseng trova un cartello con un messaggio chiaro: “non si riparano biciclette fabbricate a Taiwan”. La ragione la spiega lo stesso titolare del punto vendita, adducendo alla scarsa qualità delle bici provenienti da quel paese… Superato lo sgomento per quella frase, e raccolto il guanto di sfida, Ike Tseng rientra in patria con l’intenzione di sfatare questo pregiudizio. Un paio di anni più tardi inaugura a Yuanlin, a ovest dell’isola di Taipei, Merida Industry Co. Ltd: un’azienda che sarebbe in poco tempo diventata uno dei principali produttori al mondo di biciclette.
Il nome scelto non è casuale, infatti Merida rappresenta una forma costruttiva delle tre sillabe “Me-Ri-Da” che nella lingua di Taiwan esprimono l’obiettivo dell’azienda di realizzare prodotti di alta qualità, per consentire a chiunque di raggiungere la propria destinazione nel modo più piacevole possibile.
Negli anni il brand ha accresciuto la propria fama: la produzione è sempre più concentrata a Taiwan, dove è possibile avere un controllo costante delle fasi di realizzazione. Lo sviluppo di nuove soluzioni ha come sede un laboratorio di proprietà in Germania, tra i più innovativi del comparto. I due gruppi di lavoro si muovono in sinergia nelle diverse fasi di progettazione di una bici. Per un designer o un ingegnere a Stoccarda c’è sempre una controparte a Taiwan che valuta l’implementazione delle proposte nel ciclo produttivo.
La storia di Merida inizia nel 1970, dopo un viaggio negli USA del suo fondatore Ike Tseng
Il nome Merida esprime l’obiettivo dell’azienda di realizzare prodotti di alta qualità
La storia di Merida inizia nel 1970, dopo un viaggio negli USA del suo fondatore Ike Tseng
Il nome Merida esprime l’obiettivo dell’azienda di realizzare prodotti di alta qualità
Una iniziativa italiana
Come anticipato, per celebrare al meglio il raggiungimento di questa importante ricorrenza, la sede italiana di Merida ha messo a punto una “limited edition” in appena sessanta esemplari del modello Scultura.
«Quello che tagliamo quest’anno – ha dichiarato Gianluca Bonanomi, il sales manager di Merida Italy – è un traguardo importantissimo. Cinquant’anni di attività sul mercato, vissuti da attori protagonisti, non è da tutti, e quello che come Italia faremo sarà di festeggiare questa ricorrenza attraverso una rielaborazione grafica del nostro modello iconico Scultura. Solo sessanta biciclette, rigorosamente numerate come solo le opere d’arte devono essere».
Passione, tecnologia e tanta, tantissima velocità… Potrebbero essere queste le parole per inquadrare l’incontro avvenuto, qualche settimana, fa presso la sede di Reggio Emilia del colosso produttore di biciclette Merida. Un incontrotra due brand caratterizzati da un Dna “racing oriented” e da una passione per la qualità del prodotto e per l’attenzione dei dettagli…
“L’appuntamento” di cui stiamo parlando ha avuto luogo all’interno dell’ampio showroom di Merida Italy, che per l’occasione ha aperto le proprie porte per ospitare ed accogliere una autovettura da corsa davvero speciale, di quelle che fanno girare la testa quando le vedi per strada.
Per qualche ora la sede Italiana di Merida si è ritagliata il ruolo di garage privilegiato di una Porsche 911 GT3 Cup del team Raptor Engineering di Modena, la scuderia impegnata nel campionato Porsche Carrera Cup Italia, la stessa – per chi fosse appassionato di motori – che lo scorso anno si è aggiudicata il titolo della Michelin Cup nella stessa challenge con il pilota Marco Cassarà.
Nello show-room Merida Italia è avvenuto l’incontro tra il brand e la Porsche 911 GT3 Cup Raptor Engineering di Modena Nello show-room Merida Italia è avvenuto l’incontro tra il brand e la Porsche 911 GT3 Cup Raptor Engineering di Modena
Una Porsche in Merida Italy
Quello andato in scena in Merida Italy potrebbe essere definito come un incontro tra passioni, seppur diverse, ma che sotto moltissimi aspetti hanno tanto da condividere. Il primo aspetto in comune è la ricerca e la maniacale cura dei singoli dettagli.
La Porsche 911 GT3 Cup che è entrata per poche ore nel cuore italiano di Merida è un vero e proprio concentrato di tecnologia. Ad accompagnarla ci ha pensato direttamente Andrea Palma, il team principal del team Raptor Engineering, che con grande attenzione ne ha descritto tutti i particolari. Dalla costruzione della carrozzeria interamente in fibra di carbonio (e dunque di una leggerezza strepitosa) ai mille tasti e bottoni presenti sul volante, dal motore con la sua potenza agli interni spartani che “accolgono” il pilota una volta seduto sul proprio sedile di guida.
Merida fornisce le bici al team Bahrain Victorious, Merida fornisce le bici al team Bahrain Victorious,
Tecnologia al top
«Sentire il rombo del motore di una Porsche da competizione non può lasciare indifferenti – ha dichiarato Paolo Fornaciari, Presidente e CEO di Merida Italy – immediatamente ne percepisci tutta la potenza. Per molti questo suono rappresenta una vera e propria melodia, una scintilla che fa scattare il sogno di poterla un giorno guidare. Mentre ammiravamo questa meravigliosa Porsche, ospite per qualche ora nella casa italiana di Merida, abbiamo ascoltato la passione che è emersa dai racconti di Andrea, riconoscendo quella tonalità di voce che ritroviamo spessissimo nelle parole di molti ciclisti nostri clienti che magari hanno pedalato soddisfatti sulla propria Scultura.
«Qualcuno dirà che non è la stessa cosa, ma noi crediamo che l’attrazione per una passione non possa essere declinata: quella per il motorsport ha la stessa intensità che ritroviamo nel ciclismo. Elementi come velocità, sudore, rischio e dolore hanno interpretazioni diverse, ma nel profondo sono molto simili».
Anche i ragazzi del Cycling Team Friuli pedalano con MeridaAnche i ragazzi del Cycling Team Friuli pedalano con Merida
Lo stesso Fornaciari ha poi risposto alle domande di Andrea Palma sulla composizione della Scultura Team. Tutto questo a conclusione di un piacevole pomeriggio che ha rappresentato senza alcun dubbio un riuscito incontro tra tecnologia e passione.
Il Team Bahrain-Victorious dimostra di essere una squadra ben organizzata, al di là di quello che potrà essere la classifica finale del Tour of the Alps, degno antipasto del Giro d’Italia. Siamo andati a curiosare le scelte tecniche di Landa e Pernsteiner. Abbiamo chiesto a Ronny Baron, meccanico del team, una considerazione per quanto concerne i rapporti usati sulle Merida del team.
La scatola del movimento centrale e la parte bassa del piantoneLa scatola del movimento centrale e la parte bassa del piantone
Che rapporti montate sulle Merida qui al Tour of the Alps?
La combinazione anteriore varia tra il 54-39 e 53-39, la scelta viene fatta anche in base alla planimetria della tappa e alle indicazioni del corridore. Non montiamo la corona da 36, perché si preferisce usare un ampio margine dei rapporti posteriori. Talvolta i pignoni sono 11-30, per le tappe più dure 11-34. la trasmissione è quella a 12 rapporti.
Al termine della tappa, rulli defaticanti per Pernsteiner
Corone vecchie e guarnitura con power meter nativi per le 12 velocità
Pignoni 11/30 per i corridori Bahrain, all’occasione anche l’11/34
Al termine della tappa, rulli defaticanti per Pernsteiner
Corone vecchie e guarnitura con power meter nativi per le 12 velocità
Pignoni 11/30 per i corridori Bahrain, all’occasione anche l’11/34
Scultura per tutti gli scalatori
Il gruppo degli scalatori del Team Bahrain-Victorious ha in dotazione la Merida Scultura Team. Cambiano le scelte dell’allestimento e gli atleti hanno a disposizione un pool di componenti molto vario. Tubeless e tubolari, in base al percorso e alle preferenze soggettive, oltre ad un cockpit integrato tra Vision e Merida.
La configurazione con i tubeless della Continental con sezione da 25
Tra gli utilizzatori dei tubeless c’è anche Bilbao e sono quelli da 28
La configurazione con i tubeless della Continental con sezione da 25
Tra gli utilizzatori dei tubeless c’è anche Bilbao e sono quelli da 28
Ruote da 55, oppure da 40
Ci sono le ruote Vision Metron SL, con profilo da 55 millimetri e abbiamo notato che molte di queste hanno la predisposizione tubeless e poi ci sono quelle da 40, queste ultime con i tubolari. I tubeless utilizzati sono i Continental GP5000s TR, con una larghezza da 28 millimetri, soluzione apprezzata anche da Pello Bilbao.
Pernsteiner ad esempio utilizza le Metron SL da 40 millimetri e con i tubolari Continental Competition LTD da 25, quelli con la parte centrale slick e puntinata ai lati.
Merida Team SL, oppure Vision, i corridori del team possono scegliere
Manubrio integrato Merida per Landa, ma con attacco negativo
Merida Team SL, oppure Vision, i corridori del team possono scegliere
Manubrio integrato Merida per Landa, ma con attacco negativo
Manubrio Vision o Merida
I corridori hanno la possibilità di scegliere, tra un cockpit integrato Vision 5D (quello con arcuatura verso il fronte della bici) e un Merida Team SL. Quest’ultimo è un sistema molto recente e legato a filo diretto con la nuova Merida Scultura Team.
Il manubrio Merida è usato da Pernsteiner e Landa. Il primo preferisce uno stem piuttosto classico in fatto di angolo negativo, mentre Landa ha un setting decisamente aggressivo. Non ci sono i pulsanti da scalatore per la trasmissione.
Landa non getta le carte delle barrette per strada
Il setting di Pernsteiner, off-set 0 e sella tutta scarrellata in avanti
Landa non getta le carte delle barrette per strada
Il setting di Pernsteiner, off-set 0 e sella tutta scarrellata in avanti
Le selle in avanti, tra corte e standard
Tre corridori con le selle tradizionali e 3 con quelle corte (Scratch M5). Tutti gli atleti Bahrain però, adottano una posizione aggressiva, molto caricata sul piantone e sull’avantreno. Il più estremo è di sicuro Pernsteiner, conla sella tutta in avanti e reggisella con off-set zero, da vero biker (Pernsteiner è stato un fortissimo interprete della disciplina) e da scalatore puro.
Damiano Caruso entra a tutta forza nel Giro, che correrà in appoggio di Landa. Il Romandia gli ha dato la conferma della forma. Poi si penserà a Tokyo...
Dolomiti Paganella Bike Area e Merida fondono la propria esperienza con la voglia di crescere e di comunicare nel settore della bici definendo un prezioso accordo di collaborazione. Il comprensorio trentino è riconosciuto come una tra le destinazioni più qualificate e attrezzate per la pratica della Mtb, in tutte le sue forme: dal gravity, per gli amanti della discesa, all’escursionismo per chi vuole scoprire in modo più “rilassato” il territorio.
I Bike Patrol di Dolomiti Paganella Bike sono dotati di biciclette elettriche Merida Dolomiti Paganella Bike Area ha dotato i propri Bike Patrol di biciclette elettriche Merida
Dolomiti Paganella Bike
In vista della stagione estiva (la cui inaugurazione ufficiale è prevista per il 27/29 maggio), Dolomiti Paganella Bike Area ha dotato i propri Bike Patrol di biciclette elettriche Merida della famiglia eONE-Sixty. Dei “veicoli” davvero perfetti a disposizione degli stessi addetti per poter pattugliare e monitorare al meglio la fitta e diversificata rete dei sentieri.
«Conosciamo da molto tempo Dolomiti Paganella Bike – ha dichiarato Dario Acquaroli, Marketing Manager di Merida Italy – e soprattutto sappiamo bene quanto nello specifico l’offerta Mtb sia cresciuta in questi anni. La Dolomiti Paganella Bike Area rappresenta senza alcun dubbio un punto di riferimento nel settore del ciclismo fuoristrada. Noi ne condividiamo gli obiettivi e valori, e ci è sembrato assolutamente naturale avviare questo percorso congiunto per il prossimo futuro».
Sonny Colbrelli, qualche mese fa, in visita presso la sede di Merida Italy a Reggio EmiliaSonny Colbrelli, qualche mese fa, in visita presso la sede di Merida Italy a Reggio Emilia
Il ruolo dei Bike Patrol
«All’interno della nostra struttura – ha ribattuto Luca D’Angelo, il Direttore di Dolomiti Paganella Bike – abbiamo ben quattro Bike Patrol a tempo pieno durante la stagione estiva ai quali è assegnato il compito specifico di presidiare tutta la nostra superficie. Per questa ragione, gli stessi Bike Patrol hanno la necessità di spostarsi con la loro e-bike in modo rapido e sicuro. L’accordo con Merida va proprio in questa direzione: fornire biciclette elettriche affidabili e performanti a chi deve sorvegliare i nostri tracciati e dare massima assistenza ai biker che ci scelgono per le proprie escursioni».
Come anticipato, Merida metterà a disposizione dei Bike Patrol di Dolomiti Paganella Bike sei e-mtb della famiglia eONE-Sixty. In modo particolare, il modello eONE-SIXTY 775 è caratterizzato da un telaio in alluminio a triplo spessore Prolite 66 HFS-hydroformed. E’ dotato di una doppia ammortizzazione e da una escursione della ruota posteriore di 150 mm per garantire al biker una posizione estremamente bilanciata. Il motore è uno Shimano EP8, con 85Nm di coppia, mentre il telaio è in grado di ospitare una batteria da 750 Wh.
Mohoric ha vinto la Milano-Sanremo. Caruso che lo abbraccia. Tratnik che non sta nella pelle. Attorno al pullman del Team Bahrain Victorious si respira la sbornia per il secondo Monumento consecutivo, dopo la Roubaix di Colbrelli.
Al settimo cielo
Matej arriva a parlare con la stampa un’ora e mezzo dopo l’arrivo, ma il suo sorriso non è per questo meno raggiante e in certi momenti incredulo. Ha vinto la Milano-Sanremo con un attacco nella discesa del Poggio e grazie a una di quelle intuizioni che fanno di lui un corridore speciale.
La gioia di Damiano Caruso, che ancora una volta ha lavorato per la squadraLa gioia di Damiano Caruso, che ancora una volta ha lavorato per la squadra
«Non dico che gli altri non siano lucidi – spiega Pellizotti al settimo cielo – ma lui sin da ragazzino ha sempre messo in ballo una grande capacità di analizzare le cose».
Accanto a lui c’è Volpi, alla sesta Sanremo vinta. Il diesse lombardo aspetta Mohoric impegnato nella conferenza stampa e ne custodisce gelosamente la bici.
«Ha fatto lui tutte le prove di questo reggisella – dice indicando il tubo telescopico – e io mi sento come Claudio Villa (ride, ndr) che vinceva sempre il Festival di Sanremo. L’ho vinta in ammiraglia con Petacchi, Nibali e Mohoric. Da corridore insieme a Bugno, Furlan e Colombo».
Il reggisella telescopico
Il reggisella telescopico sulla Merida, il segreto dell’attacco in discesa. E’ venuto di proposito su queste strade per provarne i settaggi e non si è fermato finché non ha avuto la certezza di aver trovato la giusta misura. Ha usato la Scultura, perché compatibile con il componente attualmente in commercio e dopo aver ottenuto l’autorizzazione dell’UCI.
Mohoric ha usato una scultura per poter montare il reggisella telescopico
Il comando grip shift sul manubrio, per alzare ed abbassare la sella
Un telescopico da mountain bike comprato sul web e approvato dall’UCI
Guarnitura più grande da 55 dovendo fare la differenza in discesa
Mohoric ha usato una scultura per poter montare il reggisella telescopico
Il comando grip shift sul manubrio, per alzare ed abbassare la sella
Un telescopico da mountain bike comprato sul web e approvato dall’UCI
Guarnitura più grande da 55 dovendo fare la differenza in discesa
«Era da tutto l’inverno che pensavamo a questo piano – spiega il vincitore – e i nostri partner Merida e Vision hanno lavorato perché fosse possibile. Un reggisella telescopico da mountain bike, niente di strano. Le prime prove le abbiamo fatte con escursione da 20, ma era troppo e siamo scesi a 16, anche se in tutto può abbassarsi di 6-7 centimetri. C’è un comando grip shift sul manubrio, con un colpo lo abbassi, con un altro lo alzi. L’ho abbassato in cima al Poggio e qualche volta l’ho rialzato, nei tratti in cui dovevo pedalare. Per un fatto di sicurezza, credo che potrà essere il futuro di tante corse.
«Lo abbiamo comprato su internet e lo abbiamo montato sulla Scultura perché ha il reggisella tondo. Nessuno lo aveva mai montato in gara, perché pensava che non servisse. E io che abito a Monaco, quest’inverno sono venuto qua decine di volte con la macchina e facevo anche 4 ore salendo e scendendo dal Poggio. L’avrò provata tremila volte ed è andata bene. Stamattina, scherzando, andavo accanto ai favoriti e cantavo la sigla di James Bond, dicendogli che avevo l’arma segreta e di non seguirmi in discesa. Mi hanno guardato come fossi matto…».
Dopo la discesa capolavoro, Mohoric non si è mai voltatoDopo la discesa capolavoro, Mohoric non si è mai voltato
Un sabato importante
Non era sicuro che potesse correre ed essere brillante. La caduta alla Strade Bianche appresso ad Alaphilippe gli ha provocato una brutta infiammazione al ginocchio, che gli ha fatto saltare la Tirreno-Adriatico.
«Sono tornato a casa – dice – e sono rimasto per 3-4 giorni senza pedalare, ma andando tutte le mattine a fare terapia. Tanto che un giorno il fisio mi ha chiesto perché diavolo ci tenessi tanto e io sorridendo gli ho risposto che avrei avuto una corsa importante questo sabato. Ho potuto allenarmi bene per quattro giorni e alla fine è andata meglio a me di tanti ragazzi che hanno corso e si sono ammalati».
Una sola chance
Quando ha capito di avere le gambe per resistere alle bordate di Pogacar, Van Aert e Van der Poel sul Poggio, nella sua testa è scattato il piano.
All’arrivo con 2 secondi di vantaggio su Turgis e Van der PoelAll’arrivo con 2 secondi di vantaggio su Turgis e Van der Poel
«Sapevo di avere una chance di prendere vantaggio – dice – e ho voluto fare la mia parte. Ho sprintato per la vita in ogni curva. Ero super concentrato. Scattavo a 450 watt e speravo che dietro si guardassero e non ci mettessero la stessa determinazione. In questa discesa ho messo a frutto tutte le acrobazie che facevamo da ragazzi in Slovenia quando costruivamo delle piste nei boschi e ci buttavamo giù. Questo, unitamente agli allenamenti sulla bici da strada, mi ha insegnato a spingermi oltre i miei limiti, imparando dai miei stessi errori.
«Ed è il motivo per cui dopo la brutta caduta del Giro scorso, non ho cambiato la mia mentalità. Non mi fermo per la paura, perché io so il motivo di quell’incidente. Il pedale che toccò e fece da perno. Non sono diventato più prudente, ma certo cerco sempre di essere nel mio limite. Anche se oggi in una curva a destra mi sono scivolate entrambe le ruote ed è stato difficile convincersi di essere in controllo (ride, ndr)».
Capolavoro Bahrain
La squadra ha fatto un capolavoro, senza Colbrelli con cui comunque non avrebbe corso diversamente.
«Avevamo una squadra forte – dice Pellizotti – ma di non avere un leader come la UAE. Sapevamo di giocarci le nostre carte in discesa e che in salita Matej non poteva staccare Pogacar e Van Aert. E’ già stato bravo se si pensa che non ha fatto la Tirreno a non staccarsi, perché oggi siamo andati fortissimo. Siamo venuti con la consapevolezza di non esser la squadra faro e di non doverci prendere la responsabilità della corsa come se ci fosse stato Sonny al cento per 100 e Matej stesso, che era un punto di domanda. Abbiamo aspettato dopo i Capi per sapere come stava. E comunque, anche con Sonny, avremmo corso così, perché Matej avrebbe giocato questa carta».
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