Italiani: la resa amara di Trentin e Colbrelli

04.04.2021
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Trentin passa ed è così arrabbiato che smoccola qualcosa e tira dritto. Per gli italiani non è stata una Pasqua di resurrezione, anzi. Si può tranquillamente dire che, al netto di qualche sfumatura, abbiamo subito un’altra crocifissione.

C’erano belle attese per gli italiani, non per tutti, ma francamente proprio l’uomo del Uae Team Emirates poteva essere l’uomo in più, quello ammesso alla mensa dei grandi. Se non altro perché alla Gand e prima ad Harelbeke, nei tratti di salita era sembrato uno dei più in palla. Ma le cose non sono andate e la sua voce è arrivata soltanto dopo, in una nota più malinconica del suo rabbioso sfilare verso il pullman.

Alla partenza per Colbrelli e Trentin aspettative ben più alte: erano gli italiani più attesi
Alla partenza per Colbrelli e Trentin aspettative ben più alte

«Questa è una corsa stregata per me – fa sapere – non sono mai riuscito a concretizzare più di tanto. In questa campagna del Nord non sono stato molto fortunato, ho sempre forato nei momenti critici, eccezion fatta per la Gand-Wevelgem. Oggi ho sperato che la fortuna girasse un po’, ma niente da fare. La parte positiva è la mia condizione fisica, ma allo stesso tempo è anche frustrante».

Un’altra foratura

L’ennesima foratura lo ha appiedato proprio nel momento in cui si faceva la selezione. E la cosa è indubbiamente fastidiosa, visto che proprio una foratura lo aveva costretto a inseguire ad Harelbeke. A margine dell’incidente, che ci può stare, alla partenza abbiamo riscontrato le diverse scelte tecniche nel team, diviso fra l’uso dei tubolari e quello dei tubeless.

Certo la rivincita a Roubaix sarebbe stata sacrosanta. E anche se non si capisce perché mai la Francia non abbia consentito lo svolgimento della classica del pavé, dato che il modello fiammingo e quello italiano dimostrano che il ciclismo si possa svolgere in sicurezza, c’è poco di cui rammaricarsi. Se non si può, come ha detto Asgreen, vuol dire che non si può.

Dopo la foratura ha provato il rientro sul Qwaremont, spendendo tutto
Dopo la foratura ha provato il rientro sul Qwaremont

Colbrelli e i crampi

E poi c’è Colbrelli, dopo che Ballerini è rimasto coinvolto nella caduta del Kanarieberg, quindi ha lavorato come un fabbro e alla fine si è fermato. Per il corridore della Bahrain Victorious, invece, il Fiandre non è andato decisamente bene. E i 4 minuti sul traguardo potevano essere anche molti di più, tale era il morale con cui li ha affrontati.

«Ho forato nel momento peggiore – racconta – mentre si andava veramente forte. E a quel punto ho voluto fare una stupidata. Visto che il gruppo si era rotto, ho voluto fare la sparata e rientrare proprio sul Qwaremont. Ma mi è costato un sacco di energie e alla fine mi sono venuti i crampi. Peccato, perché speravo in qualcosa di meglio. Ma guardiamo avanti».

La spedizione dei nove italiani è finita come temevamo e guardando verso le Ardenne viene da chiedersi se lo scenario sia migliore. Almeno possiamo sperarlo. Per ora si fa rotta su Scheldeprijs e poi da mercoledì si inizierà a guardare verso la seconda parte del programma del Nord.

Scusa Baldato, che squadra avrà Trentin al Fiandre?

31.03.2021
5 min
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Baldato ha in mano il pacco di carte, numeri, elenco iscritti e tutto quello che ti danno alla riunione dei direttori sportivi prima della corsa: la Dwars door Vlaanderen in questo caso, che partirà domattina (oggi per chi legge) da Roeselare, a due passi da Waregem. E’ incredibile come quassù ogni paese rimandi a una corsa, sia su strada sia di cross. Finalmente il sole ha scaldato l’aria gelida dei giorni scorsi.

Hai la barba bianca.

Sto diventando vecchio. Ma per fortuna c’è sopra la mascherina e non si vede.

Classe 1968, la stessa età: si scherza più volentieri. E certo Fabio di strada ne ha fatta da quando quassù era uno degli attori protagonisti, con 2 vittorie a De Panne, 2 secondi posti al Fiandre e uno a Roubaix. Oggi guida Trentin alla Uae Team Emirates e proprio per questo parliamo con lui. Per rileggere le ultime corse e capire il ruolo della squadra, nel momento in cui s’è capito che proprio la squadra ha permesso alla Deceuninck-Quick Step di tenere a bada Van Aert e Van der Poel ad Harelbeke e l’uomo in più ha spianato per Van Aert la via di Wevelgem.

Come va la squadra?

Abbiamo perso Gaviria per la frattura dello scafoide (dice alzando gli occhi al cielo, ndr) proprio quando speravamo che cominciasse a dare qualche segnale. Ne abbiamo avuti alcuni con la dissenteria, ma per fortuna la panchina è lunga e siamo riusciti ad esserci in ogni caso. L’importante è che stia bene Matteo. Ad Harelbeke è stato sfortunato a bucare e bravo a rientrare, ma a quel punto la gamba era finita. Due giorni dopo uno sforzo così, è andato forte alla Gand e questo è molto positivo.

Bjerg è giovane, ma sul pavé si muove molto bene. Rientra per il Fiandre
Bjerg è giovane, ma sul pavé si muove molto bene
Gli altri attorno forse sono un po’ inesperti?

Devono imparare a correre, perché sono giovani. I fratelli Oliveira vengono dalla pista, sono giovani e sanno muoversi nel gruppo. Bjerg è forte, ma ha avuto un po’ di dissenteria e torna per il Fiandre. Anche Bystrom è stato male dopo la Sanremo, quasi girasse un virus intestinale. La speranza per domenica è di averne un paio per la seconda metà di gara.

La Deceuninck insegna.

La Deceuninck ha il collettivo, ma non ha il più forte, quello che risolve la corsa

Hanno Alaphilippe…

Sui muri avrà più dimestichezza che col vento e andrà forte.

Quanto è stata dura la Gand?

Bella tosta, da metterci subito la faccia. Col vento che c’era, il primo che si fosse mosso sarebbe arrivato in fondo. E anzi, pensavo che proprio la Deceuninck avrebbe cominciato prima, già al chilometro 55. Invece forse per tutelare Bennett sono rimasti fermi. Ci sono stati 10 chilometri di gruppo in fila e al 65 si è rotto tutto, con la Bike Exchange che ha fatto la selezione. Stanno bene anche gli altri italiani, si va verso un bel Fiandre.

A Gand nessuno dei nostri ha avuto l’intuizione di partire lungo e Van Aert ha vinto più facilmente
A Gand nessuno dei nostri ha avuto l’intuizione di partire lungo
Parli come se la Dwars door Vlaanderen fosse un passaggio di poco conto…

Non sarà una passeggiata, dà 300 punti WorldTour e non è da buttare via, ma è chiaro che si dia un occhio di più al Fiandre. Il percorso è tecnico, ci sono 4-5 muri dove la corsa può diventare dura, ma se le squadre dei velocisti vogliono tenerla chiusa, si può arrivare in volata con 60 corridori. Ed essendo tornato Viviani, più Demare, Nizzolo e Ackermann, c’è da pensare che potrebbe andare così. Con il solito Van der Poel che farà il polverone sui muri per anticiparli.

Come commenti da corridore la volata della Gand?

Mi ha detto Matteo (Trentin, ndr) di essere rimasto sorpreso dell’accelerazione di Kung e Van Aert. Col vento a favore, io sarei partito lungo. In quelle condizioni, il primo che parte guadagna una bicicletta e poi rimontarlo non è semplice. Per come erano messi e per il fatto che sarebbe stata una volata veloce, davo per favorito Nizzolo. Invece con Van Hooydonck davanti, hanno avuto paura di provare. Non è che abbia fatto chissà quale andatura, ma è bastata. Pensavo che anche Kung avrebbe provato prima. Diciamo che forse la deviazione nel finale ha tolto un po’ di riferimenti (durante la corsa è stato comunicato che a causa di un incendio, il percorso avrebbe subito una variazione, ndr). In radio ci avevano detto che saremmo rientrati sul percorso ai meno 3,5, invece non era come l’hanno spiegata.

E Baldato come sta alla Uae?

Sto bene, sono contento, mi hanno offerto un’ottima opportunità. Un bel clima, anche col personale. Ho ritrovato Peiper con cui avevo lavorato alla Bmc. Ci sono parecchi giovani, sono contento della scelta. Farò il Giro con Marzano, Matxin e Mori. E soprattutto, dopo 10 anni di inglese, si parla di nuovo italiano…

Trentin, la dannata foratura e la voglia di rivincita

27.03.2021
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«Quanto ha inciso la foratura nella corsa di eri?», Trentin sorride amaro. «Ha inciso tutto. Ho forato ai piedi della salita, non in cima. Ed è successo tutto in quel tempo che mi è servito per mettere a posto la bici e rientrare. Li ho ripresi, ma ho speso tanto. Il numero l’ho fatto nella parte sbagliata, da dietro, mentre davanti si scattavano sul muso».

Vigilia della Gand-Wevelgem. Nell’hotel di Oudenaarde, il Uae Team Emirates affila le armi per una corsa che sulla carta dovrebbe essere più adatta rispetto al Gp E3 Saxo Bank che ha visto la vittoria di Kasper Asgreen. Ma quello che si è visto ieri è stata soprattutto la vulnerabilità dei due giganti Van der Poel e Van Aert.

«Ce lo siamo detti anche la mattina della Sanremo – ricorda Trentin – sono umani anche loro e in queste ultime corse hanno dimostrato di essere meno incisivi di quello che ci aspettavamo. Ieri è stata una bella corsa, che la Deceuninck-Quick Step ha dominato a livello tattico».

L’arrivo di Baldato ha portato un riferimento in più per il Nord
L’arrivo di Baldato ha portato un riferimento in più per il Nord
Meno incisivi di quanto si pensava significa che potrebbero essere in calo di condizione?

Non lo so. Sento gente chiedersi come facciano a reggere dopo il ciclocross, potrebbe essere. Ma basterà aspettare per vederlo.

Tu come stai?

Bene, ci arrivo con la gamba che volevo. Ieri c’è stato un attacco di undici e alla fine siamo rimasti davanti soltanto Matthews, che è caduto, e io. Rientrare dopo la foratura è stato una bella sfaticata. Col livello che c’è adesso, non puoi sbagliare più niente.

Come va con Baldato in ammiraglia?

Abbiamo corso bene, considerando anche che ci sono tanti corridori giovani come Bjerg e Oliveira che sono qui per capire quale sia il loro posto nel mondo. E sono rimasti a bocca aperta vedendo quanto si va forte. Van der Poel e Van Aert sono quelli che saltano di più all’occhio, ma vanno tutti fortissimo.

Bjerg e Oliveira: in effetti sei ormai uno degli anziani della squadra…

Uno dei più esperti, anziano non mi piace. Nel team c’è un bel gruppo di corridorini, molto giovani, cui manca l’esperienza. Conoscere le strade qui fa la differenza. Anche il modo di correre è molto aggressivo. Sei davanti, ti distrai un attimo e ti scappa la corsa. Ieri chi ha sprecato energie è rimasto davanti, gli altri sono arrivati con calma…

Ad Harelbeke una foratura lo ha tolto dai giochi nel momento meno indicato
Ad Harelbeke una foratura lo ha tolto dai giochi nel momento meno indicato
Li hai accompagnati a fare ricognizioni?

Io non ho avuto il tempo, viste le corse e i viaggi. Loro qualcosa sono andati a vedere. Ricordo quando passai alla Quick Step, in queste corse ero l’unico corridore giovane in un gruppo solido ed esperto. Adesso, a parte Kristoff e il sottoscritto, c’è giusto Bystrom che è un po’ esperto, ma gli altri sono tutti alle prime armi. Ci vorrà tempo, ma arriveranno.

Come va con Kristoff, che è stato per anni un rivale?

Abbiamo un bel rapporto, è un tipo alla mano. Ieri abbiamo provato a correre con la testa, io davanti e lui dietro a giocare di rimessa. E se non gli avessero sfasciato una ruota e io non avessi avuto quella foratura, magari si faceva meglio del mio 8° posto. Nella prima parte delle classiche abbiamo lavorato bene.

Domani come sarà?

Bisognerà stare davanti. Domani c’è una sola tattica: menare. Il tempo sarà buono, ma con tanto vento.

Un altro giorno per la Deceuninck?

Per loro, ma anche per la Trek-Segafredo, che in queste situazioni è a suo agio con quei… bersaglieri. E noi dovremo stare davanti, non ci sarà il tempo per giocare di rimessa. Se giochi di rimessa, porta un paio di barrette in più, che arrivare all’hotel sarà lunga…

Ruote normali e il 54 sempre in tiro?

Ruote normali e neanche i tubolari da pavé, perché a parte il Kemmel e un paio di strappi, il pavé non c’è neanche. E il 54 in queste corse ormai si fa fatica a levarlo. Ieri abbiamo fatto la prima ora a 47 di media, con il 53 avrei girato a vuoto. Alla Gand si toglierà il 54 a dir tanto tre volte, per fare il Kemmel.

Alla Gand del 2018, con Bettiol e Viviani, che arriverà secondo dietro Sagan
Alla Gand del 2018, con Bettiol e Viviani, che arriverà secondo dietro Sagan
Ti sei fatto un’idea della situazione di Viviani, che ha lasciato il Belgio per correre in Francia?

Bisognerebbe chiederlo a lui. E’ sempre più difficile fare il velocista in questo ciclismo così veloce. Avere un treno come la Deceuninck fa una differenza non banale, in più la Gand non si può certo definire una classica per velocisti. L’anno scorso dal vento che c’era, finimmo con un corridore per cantone. E domani vedrete che sarà lo stesso.

Resti su fino al Fiandre?

Sì e per la prima volta correrò anche a Waregem. Si sta quassù come una volta, ma una volta almeno potevi farti il giro e fermarti a prendere un caffè. Adesso invece è tutto chiuso, quassù non è come in Italia o in Francia, dove almeno prendi il caffè e lo bevi seduto sulla canna della bicicletta. Che non è il massimo, ma è sempre un modo per staccare. Siamo rinchiusi in hotel, un hotel solo per noi. Abbiamo il nostro cuoco. Ci alleniamo e aspettiamo la prossima corsa…

Matteo Trentin

Pro’ e sci di fondo si può fare, vero Trentin?

31.12.2020
4 min
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L’inverno del professionista è in continua evoluzione. Non più solo palestra. Abbiamo visto Formolo che nuota, molti che vanno in Mtb, qualcuno è andato persino a correre (Fuglsang e Terpstra) e che tanti stanno facendo sci alpinismo e sci di fondo. Ha inforcato gli sci stretti persino il re del Tour, Tadej Pogacar. Ma li ha inforcati anche e soprattutto Matteo Trentin (foto in apertura).

Sci più pratico

Il trentino vive da qualche inverno (anche) in Val di Fiemme. E ne approfitta per variare un po’.

«Tanto più quest’anno che ci sono le piste chiuse – racconta Trentin – anche se avrei sciato comunque poco. Lo sci di fondo ormai non è solo il diversivo, fa parte della mia preparazione invernale. Stando in Val di Fiemme, qui quando nevica… nevica. Fa freddo, per allenarmi dovrei caricare la bici in macchina, scendere in Val d’Agide, pedalare e risalire. In pratica per fare tre ore me ne servirebbero cinque. E così su consiglio di mia moglie Claudia, maestra di sci, e del mio vecchio allenatore Flavio Vanin, ho iniziato a sciare. Secondo lui il fondo mi avrebbe fatto molto bene. Certo, tecnicamente non sono bravo (Matteo ha optato per lo skating, ndr), però i risultati si vedono. E poi prendo meno freddo o quantomeno è diverso».

Trentin (31 anni) dal 2021 correrà con la UAE
Trentin (31 anni) dalla prossima stagione correrà con la UAE Team Emirates

In effetti è un po’ il concetto della Mtb, uscire con la “ruote grasse” ti fa prendere meno aria. Velocità più basse e percorsi più nervosi, con strappi secchi che scaldano in poco tempo. Ecco, lo sci di fondo con il fatto che si utilizzano contemporaneamente tutti gli arti ti scalda abbastanza presto. Semmai bisogna essere accorti a non sudare troppo. Già con zero gradi si gronda facilmente.

Lavoro completo

Oltre a Pogacar e Trentin, anche altri lo fanno. Uno di questi è Conci, ma anche Pinot l’ha provato e Kueng è addirittura un ex fondista. Insomma non sono affatto pochi, per non parlare della sfilza dei biker che d’inverno non sono impegnati nel cross.

Prima si è accennato al fatto che si usano tutti gli arti. Con la tecnica classica si lavora moltissimo con le braccia e gli addominali, con quella skating il lavoro è distribuito in modo più omogeneo. Entrambe fanno molto bene anche alla schiena.

«Vero – riprende Trentin – si lavora anche con la parte superiore del corpo ma in generale ne beneficia la capacità aerobica in modo considerevole. Muovendo tutto il corpo consumi più ossigeno, fai più Vo2Max. Tanto più che io vado a sciare in cima al Passo Lavazè ad oltre 1.800 metri di quota e quindi subentra anche la componente dell’altura. 

«Per questo porto con me anche una barretta, una banana o del the zuccherato. Il the lo lascio in un punto e di tanto in tanto quando ripasso faccio una sorsata. Sto fuori anche più di tre ore, il che vuol dire circa 50 chilometri. Ciclismo e sci di fondo possono convivere bene». E non a caso anche i fondisti stessi d’estate pedalano molto.

Maurizio Fondriest alla Marcialonga. Anche lui sciava spesso di fondo
Fondriest alla Marcialonga. Anche lui sciava spesso di fondo

Trentin ci crede

Si è detto che per Trentin lo sci di fondo non fosse solo il diversivo prestagionale. E Matteo rilancia addirittura.

«Stando a Monaco vai sempre in bici. Anche quando fa brutto tempo non è mai così cattivo dal giustificare il non far nulla, quindi laggiù bici, bici e… bici. In Val di Fiemme abbiamo visto che fare avanti e dietro con la macchina dava problemi e così già con i preparatori della Quick Step vedemmo che, dati alla mano, sciando non toglievo nulla al ciclismo, anzi… E infatti quelli della Mitchelton dopo aver visto i dati hanno addirittura incrementato il lavoro sugli sci stretti.

«Questa attività stimola il sistema aerobico e mi consente di non fare palestra oppure ore di rulli. Tuttavia un mantenimento per la gamba lo faccio (trasformazione, ndr). Salgo sui rulli o appena ritorno o nel pomeriggio, ma non più di un’ora. Sciare mi piace davvero, è divertente, sto all’aria aperta e sento dei benefici».

Non c’è da stupirsi quindi se sui social si vedono sempre più atleti saltare sugli sci. Anche l’alpinismo sta prendendo piede. Questa variante fa davvero bene sia a livello muscolare che a livello cardiovascolare, ma forse è più mirata al divertimento ed è anche molto più variabile. Con lo sci di fondo invece puoi davvero impostare una preparazione. E Trentin lo dimostra.

Matteo Trentin Cadex

Con Trentin nei segreti delle nuove Cadex

02.12.2020
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Pochi giorni fa Cadex ha lanciato due nuove ruote: la lenticolare Aero e la 4-Spoke Aero. Entrambe vanno ad arricchire la gamma del brand che fa capo a Giant, che ora soddisfa l’esigenze degli amanti delle cronometro e del triathlon. A raccontarci qualche dettaglio in più sulle ruote Cadex ci ha pensato Matteo Trentin che le ha usate al Team CCC.

Un consiglio da Matteo Trentin, che con le Cadex ha corso tutto l’anno

Due modelli molto veloci

Partiamo dalle ultime arrivate in famiglia: le Aero e le 4-Spoke Aero. Le prime sono delle lenticolari realizzate in carbonio 18K e sono disponibili sia per pneumatici tubolari che tubeless. Il canale interno per la versione tubeless è di 21 millimetri. Questa misura permette di montare gomme larghe e di ottimizzare il passaggio dell’aria per un’aerodinamica migliore. Le 4-Spoke Aero sono delle ruote a quattro razze realizzate sempre in carbonio 18K e disponibili sia per tubolari che tubeless.

Ruote Cadex Aero
Le ruote Cadex 4-Spoke Aero e la lenticolare Aero
Ruote Cadex Aero
Le ruote Cadex 4-Spoke Aero e la lenticolare Aero

Come per le Aero anche le 4-Spoke Aero tubeless vantano una larghezza del canale interno di 21 millimetri con tutti i vantaggi che abbiamo detto in precedenza. Per quanto riguarda i pesi, le lenticolari Aero fanno registrare 1.180 grammi nella versione tubeless e 1.000 grammi per la tubolare. Per le 4-Spoke Aero il peso è di 840 grammi per la versione tubeless e di 760 grammi per quella con i tubolari. Tutte le ruote sono disponibili per freni tradizionali.

In evidenza l’ottima lavorazione delle 4-Spoke Aero
Un dettaglio che mette in evidenza l’ottima lavorazione delle 4-Spoke Aero

Proprio delle belle ruote

Abbiamo chiesto a Matteo Trentin come le ha trovate, visto che le ha utilizzate in un paio di cronometro in questa stagione, fra cui quella al Tour de France alla Planche des Belles Filles.
«Devo dire che mi sono piaciute – esordisce Matteo Trentin – sono delle belle ruote. Sono molto scorrevoli e rigide e poi sono pure leggere». Proprio sulla scorrevolezza abbiamo chiesto a Trentin se in effetti i mozzi Cadex sono così veloci come vengono descritti: «Sì, la scorrevolezza si sente, si riescono a fare belle velocità».

Matteo Trentin in azione con le ruote Cadex
Matteo Trentin in azione in questa stagione con le ruote Cadex

L’equilibrio è il punto forte

Il discorso poi si sposta anche sulle altre ruote Cadex. Ricordiamo che la gamma è composta dalle 65 e dalle 42 sia in versione tubeless che tubolare e sia per freni a disco o caliper.
«Mi sono trovato bene perché sono rigide, scorrevoli e leggere. Hanno un buon equilibrio fra tutte queste qualità». E poi Trentin si sofferma su un dettaglio interessante: «Il fatto che hanno i raggi in carbonio le rende molto rigide lateralmente, si rilanciano molto bene».

Il campione trentino durante la stagione ha usato sia quelle con il profilo da 42 millimetri sui tracciati più nervosi e sia le più alte da 65 millimetri sui percorsi più veloci. Un punto in comune è l’utilizzo dei tubolari da 26 millimetri. A proposito delle ruote da 65 millimetri Trentin sottolinea un aspetto importante: «Le ruote da 65 millimetri oltre ad essere belle esteticamente e molto veloci hanno una gran bella guidabilità, che non è una cosa così comune con le ruote ad alto profilo».

Matteo Trentin rulli lockdown 2020, Gianni, Jacopo

Sui rulli con Matteo, bevendo acqua e sali

11.11.2020
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La sveglia in casa di Matteo Trentin suona fra le 7,30 e le 8. Questo articolo è la prosecuzione ideale del precedente: per avere un quadro di insieme, vi conviene andare a leggerlo.

Matteo dunque scende dal letto e si dedica allo stretching. Poi, prima di uscire, avendo raccontato che al massimo per le 9 vuole essere in bici, si sposta in cucina per la colazione. Il neo acquisto della Uae Team Emirates non cucina né sembra avere voglia di farlo.

Colazione?

Dipende dall’allenamento. Se devo uscire a digiuno, un caffè. Altrimenti un uovo, cereali, un po’ di latte. Quando i bar erano aperti, a casa prendevo un thè verde. Adesso che i bar sono chiusi, perché la Liguria è diventata arancione, il caffè lo prendo a casa. E forse questo mi aiuterà a prenderne di meno. Sono arrivato anche a 10 al giorno e non è detto che faccia proprio bene.

Cosa metti in tasca quando parti da casa?

Un paio di barrette al muesli, una o due banane, oppure dei paninetti o crostatine. Una volta bastavano i 10 euro della salvezza, adesso neanche più quello…

Matteo Trentin, Claudia Morandini, Gianni, Jacopo
Dopo il lockdown, la voglia di stare all’aria aperto in famiglia
Matteo Trentin, Claudia Morandini, Gianni, Jacopo
Dopo il lockdown tutti all’aria aperta
Per il Covid?

Esatto, non puoi fermarti. Nella borraccia invece metto solo acqua. I sali li ho usati solo quando siamo stati per due messi attaccati ai rulli. Sudavo come una bestia (nella foto di apertura è con i figli Gianni e Jacopo, proprio sui rulli).

Rientri dalla bici e come pranzi?

Dipende dall’orario. Se faccio distanza e arrivo alle 16,30, sto leggero e aspetto cena per mangiare bene. Quindi prendo una piadina con pomodoro e prosciutto, un po’ di formaggio, oppure una bistecca o un trancio di pesce.

E a cena?

Pasta, se ho fatto distanza. Un bel piatto di pasta, visto che a Claudia piace cucinare.

In questo periodo in teoria anche Matteo deve anche perdere qualche chiletto?

Ho trovato il mio equilibrio, per fortuna. Ma anche per dimagrire serve un certo sistema. Mangi di più se fai distanza, perché il sacco vuoto non sta in piedi. Per il resto prediligi verdura o frutta. Certo non posso sfondarmi di carbonara…

Non ti piace?

E’ buonissima! E nel ciclismo mi tocca anche combattere per spiegare che non si usa la pancetta, ma il guanciale. E che non si mette la panna. Corridori! Non sanno le cose e pretendono di dirti come si fa. Comunque ieri a casa abbiamo mangiato la pasta al nero di seppia con calamari e pomodorini. A me è toccato scegliere il vino bianco. Di sicuro evitiamo la pasta in bianco.

FIlippo Ganna, Rohan Dennis, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Nei Giri conta quello che mangi dopo la tappa: qui Ganna a Sestriere
FIlippo Ganna, Rohan Dennis, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Nei Giri conta mangiare dopo la tappa: qui Ganna e la Ineos
Neanche più alle corse?

Abolita. Finché la mangi, la digerisci, la assimili e quella si trasforma in glicogeno, sei già sul bus verso l’hotel. Qualcuno che fa colazione prestissimo se la ritrova in finale, ma si può sostituire benissimo con un bel carbo-loading, che si può anche dire carico di carboidrati, visto che siamo italiani. Si comincia da due giorni prima e le scorte ci sono.

E nei Giri?

Nei Giri fai carico tutti i giorni. Ma in quel caso è più importante quello che mangi sul pullman dopo la corsa. Se pretendi di integrare tutto a cena, ti gonfi, non digerisci e dormi male. Nei Giri dopo un po’ non mangi perché hai fame, mangi perché devi tenere il motore in ordine.

Vino a tavola?

A volte, dipende dai giorni. Se non ti sfondi come se non ci fosse un domani, i piaceri della vita vanno coltivati, sennò salti di testa.

Matteo Trentin, campionati italiani 2020

Trentin, triplette e la domenica libera

11.11.2020
4 min
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Andare al parco con Jacopo è un bell’impegno, per questo a volte Trentin si distrae dal discorso. Il bimbo è vivace almeno quanto il padre, per cui una volta c’è da pregarlo che non lecchi lo scivolo e un’altra da consolarlo perché il gattino con cui giocherellava l’ha graffiato. Matteo è ancora in fase di recupero, ma avendo ricevuto la nuova Colnago, non esclude di usarla venerdì per una prova generale, prima di ripartire sul serio da lunedì. E noi di questo vogliamo che parli. Di come si allena, mangia e recupera. Per capire cosa ci sia dietro le scene di corsa e magari leggere in modo meno frettoloso alcune situazioni.

Matteo Trentin ciclocross
Trentin ha corso regolarmente nel ciclocross fino al passaggio nel 2011
Matteo Trentin ciclocross
Azzurro nel cross nelle categorie giovanili
Prima cosa, è cambiato molto per l’allenamento spostandoti dalla Valsugana a Monaco?

Sono cambiati il terreno e la temperatura. Qui è un po’ più caldo, ma non c’è poi tanta pianura. Ogni ambiente nuovo ha bisogno di adattamento, per cui i primi tempi li ho passati cercando strade e giri da fare.

E’ cambiata tanto la preparazione da quando sei professionista?

A grandi linee ho fatto sempre le stesse cose, però ogni anno si lavora sempre più in modo specifico. Bisogna andare meglio in salita, perché i percorsi sono più duri e ormai non trovi quasi più dislivelli inferiori ai 3.000 metri. I misuratori di potenza rendono più semplici alcune cose, ma allenarsi non è affatto più semplice. Se hai capito come fare, fai anche meno chilometri. Ma se hai un calendario fitto di gare, allora la preparazione non può essere mai precisa.

Manca continuità?

Certo. Non a caso quelli che vanno forte, ogni tanto spariscono. Si prendono il giusto tempo per lavorare. Prendi Roglic, uno che corre sempre tanto. Dopo il Tour ha corso il mondiale, quindi ha vinto la Liegi, è tornato ad allenarsi e poi è andato alla Vuelta. Se non fai così, non riesci a prepararti bene.

Come funziona la tua settimana di allenamento?

Non guardo i giorni, mi cambia poco che sia lunedì o martedì. La sola cosa che cerco di fare è di tenermi libero la domenica, ma so già che una ogni due settimane potrebbe toccarmi. Faccio blocchi di tre giorni e poi uno di riposo. A volte il secondo blocco può essere di due giorni, dipende dal lavoro che faccio. Di solito gestisco da me. Mi consulto, ma mi piace anche esplorare.

A che ora ti svegli?

Dipende. Con i bimbi a scuola, alle 7,30. Con i bimbi a casa, alle 8. Faccio in modo di essere in bici per le 9, così che non mi prenda tutta la giornata e possa tornare per stare il pomeriggio coi bimbi.

Tripletta, dunque: come funziona?

A ritroso. L’ultimo giorno è sempre il più lungo, se devo lavorare sul fondo a meno intensità. Il secondo giorno ci metto lavori di brillantezza di 20-30 minuti. Il primo giorno, che sono più fresco, faccio volate e lavori brevi di 5 minuti.

Le triplette compongono uno schema più ampio?

Esatto, tre blocchi che si ripetono. Due settimane di forza. Due settimane di capacità lattacida. Due settimane in cui unisco le due cose. Si parla di un mese e mezzo, quello che ho davanti adesso. In una stagione come l’ultima era quasi impossibile e non potevi sbagliare niente. Infatti si sono viste le differenze. C’è chi ha sbagliato tutto. Chi come me stava nel mezzo. E chi ci ha preso in pieno.

Quante distanze fai?

In base alla corsa che preparo e alle sensazioni. In due settimane può capitare che faccia per quattro volte uscite di 7 ore. Anche se le distanze…

Matteo Trentin, Freccia del Brabante 2020
Terzo alla Gand-Wevelgem, battuto da Pedersen e Senechal
Matteo Trentin, Freccia del Brabante 2020
Terzo alla Gand-Wevlgem
Cosa?

Una volta che hai acquisito il fondo, conta molto lavorare sull’anaerobico, che si fa meglio in corsa che a casa. E’ la lezione di chi arriva da cross e mountain bike. Ormai funziona che a un’ora e mezza dall’arrivo si accelera in modo violentissimo e loro hanno quella capacità enorme di andare fuori giri.

E allora perché hai mollato il cross?

Prima di tutto, perché non ero così forte a livello internazionale da convincere le mie squadre a incoraggiarmi. Poi perché non ho tempo e qui nel Sud della Francia non se ne fa. Continuo a farne un po’, l’anno scorso sono arrivato terzo a Scorzè. Ma scherzi a parte, ho cercato il modo di compensare quella preparazione e l’anno scorso ad esempio ero arrivato a quel tipo di gamba e si è visto da come andavo in salita. E comunque se fai tutto l’anno su strada, d’inverno devi recuperare. Fra un po’ se ne accorgeranno i due fenomeni del momento…

Quale il lavoro che ti piace di meno?

Il medio, quei 25-30 minuti sempre allo stesso ritmo.

Quale ti piace di più?

I lavori brevi e vivaci di 7-8 minuti. Un momento, aspetta… Mi piacciono quando sto bene, altrimenti a inizio stagione sembro un pesce palla, come appena uscito dal letto di un ricovero per anziani.

Vai in palestra?

Ci andavo quando erano aperte e anche questo fa la differenza. Vado due volte a settimana per i lavori di forza. A casa non ho spazio e poi preferisco lavorare nel modo giusto, con lo stimolo di fare bene. E’ capitato anche che andassi prima a fare le volate, poi in palestra a fare forza e poi continuassi in bici per velocizzare.

E lo stretching?

Leggero, tutte le mattine

E la sera a letto a che ora?

Alle 22,30 massimo le 23. Se facciamo assembramenti anche a mezzanotte. Ma con due bambini, anche il dopo cena è un bel momento per recuperare.

Adesso allora parliamo di alimentazione…

Guarda per quello servirebbe un altro articolo.

E che problema c’è. Ci spostiamo nell’altra stanza

Matteo Trentin, Tour de France 2020

Trentin, il Tour delle cose perdute

22.09.2020
3 min
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Il Tour de France non è stato quest’anno per Matteo Trentin il solito terreno di caccia. Il trentino della CCC che ha già annunciato il prossimo passaggio nella Uae-Emirates (che si è portata a casa la maglia gialla) non ha vissuto il passaggio a vuoto con troppo entusiasmo, ma ha cercato di dissimulare il malumore in ogni modo possibile. Persino quello nei confronti di Peter Sagan, che raramente si è visto correre in modo così disordinato.

Si diceva che sarebbe stato un Tour nel segno della cautela, arrivandoci senza grossi riferimenti.

Sarà pure stato così, ma tolta la prima settimana in cui siamo stati prudenti anche per ragioni di sicurezza viste le strade bagnate intorno Nizza, poi si è corso ogni giorno come se non ci fosse un domani. Abbiamo sempre menato, in un Tour molto duro in cui tappe con 2.000 metri di dislivello venivano classificate come piatte.

Matteo Trentin
Matteo Trentin, un Tour corso come al solito con spirito guascone
Matteo Trentin, Daniel Oss
Matteo Trentin e Daniel Oss, entrambi corridori della Valsugana, in Trentino
Che cosa ti è parso della gestione Covid, dei tamponi, la bolla e tutto il resto?

Meglio di quel che si è fatto sarebbe stato impossibile. Siamo sempre rimasti fra noi, a settembre c’era meno gente in giro perché lavoravano, ma ugualmente abbiamo visto scene disarmanti. Non si capiva perché alcuni non dovessero mettere la mascherina. C’è una regola, rispettatela! Bisognava far passare il messaggio, ma la verità è che in Francia la gente se ne frega. Vivo a Monaco, nonostante migliaia di contagi ogni giorno, i francesi hanno continuato con la loro vita.

Trentin si è fatto conoscere proprio grazie al Tour, speravi in qualcosa di meglio per te?

Pensavo meglio. Almeno volevo vincere una tappa, sapendo che quelle buone non erano poi tante. Ci sono stati risultati che non mi appagano e anche occasioni che non ho sfruttato.

Si è sentita l’assenza di una Ineos in controllo della corsa?

Neanche un po’, perché la Jumbo-Visma ha fatto la stessa cosa.

Dal Tour alla classiche sperando di aver raggiunto una buona condizione?

Sì, perché il Tour mi ha dato una buona condizione. A ben vedere, ho avuto un solo giorno storto, al Col de la Loze, ma sono stato sempre in crescita, al punto che quando ho provato ad andare in fuga, erano lesti a seguirmi.

Che cosa ti pare del futuro?

Sono seduto su una buona sedia. Dopo il Tour mi è servita una settimana a casa per rigenerarmi, perché di fatto sono partito a fine luglio con l’italiano e sono rimasto sempre per alberghi. Serviva uno stacco mentale, perché devo dire che questi tre mesi sono stati molto intensi e sono anche volati abbastanza in fretta, ma se mi guardo indietro mi pare che sia passato un ano intero.

Se ti dicessero che a dicembre si va in ritiro?

Direi che Trentin è malato. Scherzi a parte, tanti di noi finiranno di correre a novembre. Capirei un ritiro di tre giorni per conoscersi e prendere il materiale, molto meno per iniziare a lavorare. Difficile dire se la stagione ripartirà dall’Australia o dal Sud America, ma la verità è che me ne importa anche poco. Negli ultimi anni ho ricominciato dall’Europa e lo trovo utile, funzionale e meno stancante.

Che cosa ti ha convinto ad andare alla Uae-Emirates?

La scelta è stata prima di tutto tecnica. Già lo scorso anno si erano fatti avanti, così ci siamo riavvicinati e abbiamo ripreso a parlare. Mi hanno spiegato bene il progetto e mi è piaciuto molto. Hanno vinto il Tour, due anni fa chi lo avrebbe detto? Non è facile fare un simile salto di qualità, ma quando cominci a vincere, capisci quale tipo di lavoro funziona e quale no e a quel punto inizi anche a crescere. Sarà bello farne parte.