EDITORIALE / Pogacar bloccato da un Van der Poel diverso

04.04.2022
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Un hotel alle porte di Milano, vigilia della Sanremo. Era appena finita la conferenza stampa del UAE Team Emirates e facevamo due chiacchiere nel piazzale con Andrea Agostini, la cui qualifica nella squadra è Chief Operating Officer. Si scherzava sul fatto che Pogacar volesse vincere un po’ troppo e lui, che ha vissuto sulla pelle varie vicende sportive, disse una frase su cui nei giorni scorsi ci fermammo per un po’ a riflettere.

«Bene che vinca ogni volta che può – disse Andrea – perché non dura per sempre. Puoi essere anche Merckx, ma il momento in cui le cose smettono di funzionare più viene per tutti».

Milano-Sanremo: i tre scatti sul Poggio che hanno tagliato le gambe a Pogacar
Milano-Sanremo: i tre scatti sul Poggio che hanno tagliato le gambe a Pogacar

Suggestione collettiva

Si era tutti in preda alla più grossa ubriacatura ciclistica degli ultimi tempi. Tanto era stato lo strapotere di Pogacar alla Tirreno, che nella sala stampa dell’ultimo giorno, si dava per certa la vittoria dello sloveno alla Sanremo. Il dubbio era solo sul modo in cui l’avrebbe fatto, non sul merito. Invece alla Classicissima, pur attuando il forcing sulla Cipressa anticipato da Bartoli a bici.PRO, Pogacar ha commesso vari errori di inesperienza.

Tutti quegli scatti sul Poggio, al posto di uno solo e vincente, dimostrarono che certe corse bisogna farle e poi rifarle prima di trovarne la chiave. E se non è da escludersi che Tadej possa tornare per vincere in via Roma, dopo quel che si è visto ieri, è altamente possibile che la stessa cosa possa riuscirgli al Fiandre. Il ragazzo è intelligente e fortissimo, siamo certi che stia masticando la delusione e rianalizzando i passaggi. Proviamo allora ad aiutarlo…

Nello sprint del Fiandre, questa volta Van der Poel è lucidissimo e potente
Nello sprint del Fiandre, questa volta Van der Poel è lucidissimo e potente

Lo sprint più lungo

Un errore, se di errore si può effettivamente parlare, l’ha commesso nello sprint. Lo ha tradito il rettilineo, più lungo di un chilometro. La volata sembra interminabile attraverso gli schermi, figurarsi a starci dentro. Vedi il traguardo, sembra vicino eppure è lontanissimo e se per caso ti viene in mente di rallentare per far scoprire il tuo avversario, devi mettere in conto che da dietro potrebbero rientrare. Ieri è successo.

Pogacar non ha l’esperienza da velocista di Van der Poel e ieri Mathieu se l’è giocata alla grande, scacciando da campione i fantasmi del 2021.

Non è detto che Van der Poel non avesse gambe per dare cambi: di certo non ha voluto farlo
Non è detto che Van der Poel non avesse gambe per dare cambi: di certo non ha voluto farlo

Pogacar in trappola

Dalla sinistra si è spostato sul lato opposto, lasciando tuttavia la porta aperta sul fianco destro. Un metro fra sé e le trensenne. Quando Van Baarle e Madouas li hanno raggiunti, Van der Poel ha capito che Madouas stava per infilarsi da quella parte e che Van Baarle invece avrebbe provato a superarlo sulla sinistra.

Appena ha percepito la presenza di Madouas, ha accelerato, chiudendo abilmente la porta a destra con uno spostamento di 40 centimetri. Si è reso conto di certo che a quel punto Van Baarle lo avrebbe seguito, intrappolando Pogacar.

Difficile dire se abbia fatto tutto questo consapevolmente, ma alla peggio s’è trattato di istinto da velocista. In ogni caso, l’operazione ha funzionato alla grande. Segno di lucidità e di energie più fresche di quelle che nel 2021 lo costrinsero ad arrendersi ad Asgreen.

Giro delle Fiandre 2021, Mathieu Van der Poel tira, Kasper Asgreen è in agguato
Fiandre 2021, Van der Poel tira, Asgreen è in agguato

L’errore di Tadej

Semmai Pogacar potrebbe aver sbagliato sul Paterberg, quando si è reso conto, essendosi voltato, che Van der Poel fosse appeso a un filo, avendolo visto tossire e anche sputare. Il fatto che non abbia voluto o non sia riuscito a staccarlo lassù ha in qualche modo sancito il suo destino in volata.

Per contro, ha dovuto fronteggiare un Van der Poel inatteso. Il fenomeno che abbiamo imparato a conoscere nelle ultime due stagioni ieri semplicemente non c’era. Il Mathieu con il sangue agli occhi per dimostrare di essere il più forte – più è spettacolare, meglio è – al Fiandre si è fatto da parte. Forse ieri sapeva di non avere le gambe migliori o forse, pur avendole, ha scelto di non esagerare.

Di certo la sua lucidità ha portato l’orologio indietro di un anno, a quel 4 aprile del 2021 in cui a fare la parte di Pogacar c’era lui e dietro Asgreen sputava fatica e lacrime pur di non farsi staccare. Tutti ricordano come andò a finire e quella ferita è rimasta sulla pelle di Van der Poel per un anno intero e forse ci resterà per sempre. Ma ha imparato. Non è detto che non avesse gambe per dare cambi a Pogacar sul Kwaremont o sul Paterberg. Magari ha semplicemente scelto di non farlo. Il Van der Poel del 2021 voleva dimostrare di essere il più forte. Quello del 2022 voleva vincere.

Van der Poel urla di gioia, Pogacar di rabbia. Ma che Fiandre!

03.04.2022
6 min
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Il Giro delle Fiandre numero 106 è racchiuso in un chilometro, l’ultimo. Un rettilineo. Una volata. L’epilogo della Ronde è incredibile. Mathieu Van der Poel e Tadej Pogacar davanti si marcano come due pistard e dietro Valentin Madouas e Dylan Van Baarle risalgono come due frecce. Sembra la famosa Liegi del 1987, con Argentin che da dietro piomba su Criquelion e Roche.

Però che duello. I più forti erano, i più forti sono stati. Le fiammate sui muri. La potenza superiore dei due su tutti gli altri. L’allungo di Pogacar sul Kwaremont. La folla sui muri. Ragazzi, questo è spettacolo puro.

Come pistard

Lo sloveno sembra averne di più dell’olandese. E’ lui che fa la selezione maggiore sul secondo passaggio dell’Oude Kwaremont. Tira per tempi decisamente più lunghi quando sono in fuga ed è sempre lui che costringe ad una “svirgolata” VdP sul Paterberg. Però il risultato non cambia: Mathieu è sempre alla sua ruota.

Quattrocento metri. VdP, in testa, si sposta sul lato destro vicino alle transenne. Pogacar non si muove. Non si muove, ma si volta. Madouas e Van Baarle li vedono. Vedono che sono quasi fermi e spingono a più non posso.

Questa rimonta fa partire un po’ più lunghi del previsto i due mattatori che forse non hanno un rapporto ideale, soprattutto Pogacar. Lo sloveno si risiede cerca di cambiare, ma si trova incastrato da Van Baarle.

Centocinquanta metri all’arrivo. Siamo nel pieno dello sprint, ma il campione della Alpecin-Fenix non lo sta disputando con il suo ormai vecchio compagno di fuga, bensì con Madouas. Il francese è partito lunghissimo e chiaramente non ho più le gambe per i 50 metri finali. VdP invece ha energia da vendere in confronto. Stavolta il Fiandre è suo.

Tra incubi e gioia

Van der Poel si gioca ancora una volta la Ronde. Ancora un testa a testa. E forse inizia a rivedere i fantasmi di un anno fa, quando si trovò nella stessa identica situazione, ma con Asgreen al posto di Pogacar. Forse anche per questo cerca di risparmiare ogni briciolo di energia. E forse anche per questo la sua fidanzata, Roxanne incrocia le mani come per pregare dietro l’arrivo. 

E le sensazioni di un secondo posto bis sono più che reali dopo l’arrivo.

«Ho lavorato tantissimo per questo Giro delle Fiandre – ha detto Mathieu – ci tenevo troppo. Non sapevo neanche se sarei potuto esserci fino a qualche settimana fa. Sul Paterberg stavo quasi per mollare, poi ho trovato altre energie. Pogacar mi ha fatto soffrire, mi ha spinto al limite. Per fortuna che nel finale sono riuscito a risparmiare un po’. Sapevo e ho detto stamattina che Pogacar poteva essere il mio alleato migliore, ma credo anche che forse era il più forte e se avesse vinto lo avrebbe meritato».

E questa ammissione non è cosa da poco per l’olandese. “I mostri” del 2021 non possono che essere vivi. E dal Paterbeg e con tutto quel rettilineo lungo e dritto ce n’era di tempo per rivederli. Questa non è una volata di potenza, ma di energie. Solo loro due possono sapere quante ne avevano.

«Mi sono fatto ancora delle domande negli ultimi chilometri – ha raccontato Van der Poel – sono stato nella stessa situazione per il terzo anno consecutivo. Mi prendevo cura di Tadej e non degli altri dietro. La volata di Pogacar? Deve farne qualcuna in più…».

Ahi, ahi Pogacar

Il Fiandre di Pogacar invece dura 50 metri di meno. Lo sloveno smette di pedalare. Si sbraccia. E continuerà a sbracciarsi fin dopo il traguardo. Per la prima volta lo vediamo furioso. Non ci sta. Tornando al discorso delle energie, che solo loro due possono sapere davvero, Tadej si sente defraudato di quello che magari per lui e per le sue gambe, era un successo assicurato.

Qualche secondo dopo dopo l’arrivo gli sfila a fianco il corridore della Ineos-Grenadiers, Van Baarle. L’olandese cerca il suo sguardo, ma Pogacar replica stizzito con gesti plateali. Ci teneva veramente tanto a questo Giro delle Fiandre. Lo ha perso, probabilmente sa che un po’ di colpa è anche la sua per non aver azzeccato la volata, ma anche stavolta se andiamo a vedere il bicchiere è mezzo pieno per lui. 

Infatti, se prima c’era qualche dubbio su una sua reale possibilità di vittoria al Fiandre, adesso si ha la certezza che questa corsa la può vincere. Forse più della Sanremo.

«E’ stata un’esperienza bellissima – ha detto il capitano della UAE Emirates – bella atmosfera, incredibile. Sul momento c’è stato un po’ di disappunto dopo la volata. Mi sono trovato con la strada chiusa, non ho potuto dare il mio meglio negli ultimi 100 metri. E tornerò, sicuro!».

Il podio finale. Doppietta olandese con Van der Poel e Van Baarle. Terzo Madouas
Il podio finale. Doppietta olandese con Van der Poel e Van Baarle. Terzo Madouas

Neanche la radio

Ma i dubbi sulla volata restano. Ha sbagliato lui? E’ stato chiuso? Certi momenti sono sempre concitati e mai facili da gestire. Su una cosa però Tadej ha ragione: non è riuscito ad esprimere il suo massimo. E forse per questo brucia ancora di più.

E in certi casi neanche la tecnologia, leggi le radioline, possono fare molto. 

«Se l’ho avvertito per radio? L’ultima volta che gli ho parlato – spiega il suo diesse Fabio Baldatoè stato ad un chilometro e mezzo dall’arrivo. Gli ho detto: Tadej, attenzione perché hanno 25”. Poi gli ho fatto i complimenti e ho chiuso la comunicazione per due motivi. Primo perché noi dalla tv in auto vediamo la corsa con circa 15” di ritardo e poi perché al chilometro finale c’era la deviazione delle ammiraglie.

«Sapete, finché la corsa riesci a scorgerla qualcosa gli dici, ma se non lo vedi c’è poco da fare. Giusto che facesse la sua corsa. Ma credo che non si possa criticare questo corridore perché sbaglia una volata. Insomma, quarto al primo Fiandre…».

Per Van der Poel a Waregem le prove generali del Fiandre

30.03.2022
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Un incontro su Zoom in mezzo a un mucchio di giornalisti belgi. Mathieu Van der Poel è rientrato alla base dopo la Coppi e Bartali e ha negli occhi il lampo giusto. Oggi venderà cara la pelle alla Dwars door Vlaanderen, la cara vecchia corsa di Waregem, e ancora di più domenica al Giro delle Fiandre. Sulle strade ci sarà nuovamente pubblico e questo già mette di buon umore i corridori. La voglia di parlare tuttavia non è troppa: risposte laconiche come quando la concentrazione è alta.

«La vittoria nella quarta tappa della Coppi e Bartali – dice – mi ha rassicurato. Il percorso e l’intensità erano un po’ paragonabili alle classiche fiamminghe. Dopo la seconda tappa dissi che mi mancava ancora un po’ di potenza, ma ora va bene. Pensando al Fiandre, credo che non avrei nemmeno più bisogno della gara di domani (oggi per chi legge, ndr). Allora perché farla? Perché è una grande gara, l’ho vinta nel 2019 e voglio vincerla di nuovo».

Gli sforzi nelle tappe toscane hanno dato a Van der Poel la sensazione di essere al punto giusto
Gli sforzi nelle tappe toscane hanno dato a Van der Poel la sensazione di essere al punto giusto

Van Aert e Asgreen

La fiducia è alta, il che è sorprendente dopo un inverno piuttosto difficile. Deve essere stato duro per lui incassare la sconfitta ad opera di Colbrelli alla Roubaix e poi dover rinunciare al ciclocross per il persistere sempre più fastidioso del mal di schiena, mentre Van Aert giocava al gatto coi topi. Mathieu ha trascorso parecchio tempo in Spagna, mentre i suoi colleghi si giocavano le prime grandi corse. E solo qualche… spiata su Strava a un certo punto ha fatto capire che la condizione fosse ormai prossima.

«Ammetto – dice – che non sia stato un periodo divertente. Ma in questo modo ho messo insieme la migliore preparazione di sempre. L’ho fatto a modo mio, come volevo. Non ho dovuto correre subito dopo la stagione del ciclocross, che è stata breve, ma non ho intenzione di lamentarmi. Non avrei mai pensato che sarei arrivato pronto al Fiandre, ormai guardavo di più all’Amstel e alle classiche delle Ardenne. Ma quando le cose in Spagna sono migliorate davvero, ho capito che era possibile. Non mi dispiace che gli altri abbiano iniziato da più tempo, anche Van Aert ha vinto l’Omloop Het Nieuwsblad subito dopo il ritiro. Questo è il nuovo ciclismo. Ne fa parte anche Pogacar che verrà a provare questi muri. Lui riesce in tutto quello che fa, ma credo che i rivali più forti siano Van Aert e Asgreen».

La corsa italiana è servita per Van der Poel soprattutto a fugare gli ultimi dubbi e trovare la gamba
La corsa italiana è servita per Van der Poel a fugare gli ultimi dubbi

La schiena a posto

La bella notizia in questa parte del Belgio è che si torna a correre con il pubblico, così come lo mette di buon umore il fatto che la schiena dia meno fastidio.

«Quando vado in bicicletta – spiega – sono quasi indolore. Molto meglio che negli ultimi anni. Devo continuare a lavorarci su, faccio esercizi tutti i giorni, soprattutto di allungamento e per sciogliere i glutei, affinché la schiena sia sempre sotto controllo. Negli ultimi anni avevo trascurato questi esercizi, anche perché spesso dovevo cambiare disciplina e c’era poco tempo. Ha ragione Bartoli quando dice che facendo tante specialità c’è meno tempo per prendersi cura di se stessi. E’ la vera lezione che ho imparato da questa esperienza. Mi sento bene e corro per vincere. Se funzionerà è un’altra questione…».

L’accoglienza alla Coppi e Bartali è stata calorosa, ma Van der Poel pensava solo ad allenarsi
L’accoglienza alla Coppi e Bartali è stata calorosa, ma Van der Poel pensava solo ad allenarsi

Stasera primo verdetto

Saluta confermando che probabilmente correrà il Giro d’Italia e ribadendo che avere così tanto tempo per allenarsi è stato un lusso per lui inedito. Alle sue spalle le pareti a fioroni della stanza d’hotel rendono la scena un po’ impersonale. Ma in un paio di occasioni nel lampeggiare del suo sguardo è parso di vedere il Mathieu dei giorni migliori. Per il pubblico sulle strade, che lo ha visto brillare a Sanremo e vincere a Montecatini, presagio migliore non potrebbe esserci.

Il re è tornato, ma dal Belgio arriva l’acuto di Van Aert

25.03.2022
5 min
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A 1.300 chilometri di distanza, in due corse completamente differenti e in condizioni non ancora paragonabili, Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel hanno vinto a capo di una fuga. Il primo concretizzando una condizione già superlativa al E3 Saxo Bank Classic di Harelbeke. Il secondo costruendo la sua, che tanto male non doveva essere dopo il terzo posto alla Sanremo, sul traguardo di Montecatini alla Settimana Coppi e Bartali.

Van Aert ha tagliato il traguardo abbracciato al compagno Laporte, con cui ha diviso gli ultimi chilometri all’attacco. Van der Poel ha schiodato la concorrenza con una volata di rabbia. La sua ultima vittoria risaliva al 12 settembre, nella Antwerp Port Epic.

Per Van Aert e Laporte, arrivo in parata sul traguardo di Harelbeke
Per Van Aert e Laporte, arrivo in parata sul traguardo di Harelbeke

Delusione Sanremo

Alla Sanremo è successo quello che si poteva pensare, rileggendone la storia comune. Nella sua analisi dopo gara, Van Aert ha ammesso di aver sprecato le energie migliori per chiudere sui tanti attacchi del Poggio e fra questi, due volte si è mosso per riacciuffare Van der Poel. Sembra che l’olandese a tratti lo privi della necessaria lucidità.

«Alla Sanremo – diceva prima del via – cerco di non pensarci. Sono rimasto deluso, è vero. Ma non c’era più niente da fare. Le corse che arrivano ora mi si addicono meglio. Questo è il periodo su cui abbiamo lavorato e ora è il momento di dare il meglio di me. Harelbeke è in cima alla mia lista dei desideri, mi piacerebbe molto vincerla. Il Taaienberg è il punto chiave, di solito il gruppo esplode lì».

Sul Paterberg la selezione di Van Aert è stata spietata
Sul Paterberg la selezione di Van Aert è stata spietata

Una cronosquadre

Van Aert ha dato il primo avviso decisivo a 80 chilometri dall’arrivo selezionando in testa un gruppo di una quindicina di corridori. Poi, quando di chilometri ne mancavano poco più di 40, ha dato il secondo scossone. Con lui è rimasto soltanto Laporte, che alla Parigi-Nizza ha approfittato dei favori del capitano, mentre questa volta ha dovuto chinare il capo.

«Abbiamo fatto una fantastica prestazione di squadra – ha detto Van Aert – non ho parole per questo. Abbiamo perso quasi subito Tosh Van der Sande, ma sapevamo di dover gestire la corsa. Abbiamo sempre avuto il predominio in gara e l’abbiamo gestita in modo fantastico.  Ovviamente abbiamo dovuto lottare prima di ottenere un vantaggio rassicurante. Ma sapevo che c’è sempre un punto in cui gli inseguitori dubitano e rallentano. Stavolta è stato in cima alla Karnemelkbeekstraat, soprattutto perché in quel gruppo c’era anche Tiesj Benoot. Una volta che ci hanno lasciato andare, abbiamo dovuto pedalare forte, ma è stato persino divertente.

«Quando ho vinto l’Omloop Het Nieuwsblad – ha sorriso – hanno detto che difficilmente sarebbe stato possibile vincere qui. Questa vittoria mi offre una posizione di partenza fantastica verso le gare che verranno. Anche perché la prossima settimana saranno aggiunti alla squadra altri ragazzi forti».

Guardate che atleta! Van der Poel, subito vincente, si sta affinando per il Nord
Guardate che atleta! Van der Poel, subito vincente, si sta affinando per il Nord

The King is back

A Montecatini, si legge sui social della Alpecin-Fenix, “the king is back”: il re è tornato. Van der Poel è stato in fuga. Lo hanno ripreso. E poi ha vinto la volata. Niente di troppo facile, esattamente quello che cercava.

«Mi manca solo un po’ di resistenza – ha spiegato – è quello che intendevo quando nei giorni scorsi ho detto che la Milano-Sanremo è stata una corsa molto diversa sotto questo aspetto. E’ veloce. Puoi lasciarti andare alla deriva per i primi 250 chilometri. I cambi di ritmo, le accelerazioni e i rilanci sono molto meno presenti. Ecco perché sto sempre cercando la fuga in questo giro molto difficile. Solo per guadagnare in resistenza. Ne ho ancora bisogno».

La Toscana ha accolto la Coppi e Bartali con il calore e la solita competenza
La Toscana ha accolto la Coppi e Bartali con il calore e la solita competenza

Il lavoro giusto

Il re è tornato: è certamente una grande notizia per i suoi tifosi e per il pubblico che lo aspetta sulle stradelle del Belgio e lo rivedrà alla Dwars door Vlaanderen che si correrà il 30 marzo da Roselare a Waregem, nel cuore più fiammingo delle Fiandre.

«Ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto vincere una tappa qui – ha precisato – ma lo scopo di questa corsa è un altro. Voglio uscire da questa settimana meglio di come ci sono entrato ed essere pronto per quello che verrà dopo: la primavera delle classiche, che è molto più importante. In questo senso, ogni giorno è un altro buon allenamento. Questa corsa si adatta benissimo al lavoro di cui ho bisogno».

Ieri Van der Poel è tornato al suo hotel in bicicletta, a una quarantina di chilometri di distanza dall’arrivo di San Marino: «Un’altra ora di allenamento extra a mio piacimento», ha concluso con un sorriso. Chissà se oggi farà lo stesso. E chissà se pure da 1.300 chilometri, Van Aert lo starà seguendo, sia pure senza farsi notare…

Van der Poel: la Coppi e Bartali, il Fiandre e il piano Giro

24.03.2022
4 min
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Ogni giorno alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali c’è sempre un gran via e vai attorno ai mezzi della Alpecin-Fenix. Curiosi, tifosi, appassionati e addetti ai lavori, arrivati da Belgio e Olanda. C’era da aspettarselo quando nella lista dei partenti della gara a tappe del Gs Emilia si è palesato il nome di Mathieu Van der Poel.

Di fatto il 27enne olandese ha scelto l’Italia per rientrare in gara e, contemporaneamente, cercare la miglior forma. Che poi ha dimostrato di avercela già buona perché – dopo un inverno senza ciclocross a causa del problema alla schiena sbattuta a Tokyo – non si inventa per caso un terzo posto alla Milano-Sanremo.

La Alpecin-Fenix ha portato Van der Poel, qui col d.s. Roodhooft (con la felpa grigia), alla Coppi e Bartali per ritrovare il ritmo gara
La Alpecin-Fenix lo ha portato alla Coppi e Bartali per ritrovare il ritmo gara

Nel piazzale dei bus, Van der Poel è appoggiato alla sua bici e si gode gli ultimi istanti di tranquillità con alcuni suoi compagni prima di andare verso la partenza della terza tappa, quella disputata tutta attorno a San Marino. Accanto a loro c’è anche Christoph Roodhooft, storico diesse del fuoriclasse olandese, che dà le ultime disposizioni. Avviciniamo proprio il manager belga per scambiare qualche battuta.

Come stanno andando i programmi di Mathieu?

Abbiamo deciso solo poche settimane fa di venire qua. Non voglio dire che l’abbiamo presa come un allenamento perché non è corretto per gli organizzatori. La Coppi e Bartali per lui, dopo i suoi allenamenti, è una buonissima opportunità come ultima preparazione in vista la Dwars door Vlaanderen e Giro delle Fiandre. Pensiamo che questi siano cinque giorni eccellenti di gara fatti su bei percorsi ondulati, anche se forse per Mathieu sono stati un po’ troppo duri. Al momento credo che sia una cosa buona per il nostro team essere tornati tutti assieme alle corse. Stiamo alzando la percentuale di affiatamento per le prossime classiche.

In questi primi giorni italiani, l’olandese appare di buon umore, ma sempre schivo
In questi primi giorni italiani, l’olandese appare di buon umore, ma sempre schivo
La sua condizione com’è? Immaginiamo sia legata alla sua schiena…

Certo. La schiena sta decisamente bene. E’ tutto a posto, ha recuperato appieno. E la sua condizione è buona. La forma crescerà ancora o almeno io lo spero. Senz’altro è meglio essere qui a correre che a casa ad allenarsi. Questo era il miglior modo da seguire per migliorare ancora. Qui in Italia abbiamo trovato poi un bellissimo clima e naturalmente aiuta tanto.

I suoi prossimi obiettivi quali sono?

Noi speriamo di essere là davanti nelle classiche fiamminghe, dove ci saranno almeno venti potenziali vincitori o comunque che avranno la loro miglior forma. Penso che quando ogni cosa si evolverà un po’ di più verso la strada giusta, Mathieu sarà uno dei grandi favoriti di queste corse. Vincere è l’obiettivo, ma vince sempre solo uno e quindi non sarà facile.

Nella tappa di Longiano, Van der Poel ha stretto i denti sugli strappi
Nella tappa di Longiano, Van der Poel ha stretto i denti sugli strappi
Lo rivedremo al Giro d’Italia? E poi al Tour?

Sì, ci sarà al Giro. Cioè forse (ride cercando di restare ancora sul vago, ndr). Dopo le classiche vivremo alla giornata, un passo alla volta. Quindi vedremo di conseguenza anche la sua partecipazione in Francia a luglio. Non vogliamo mettere troppa pressione a Mathieu. Dobbiamo anche vedere quale potrà essere il modo migliore per chiudere la stagione. Perché ai mondiali in Australia lui andrà solo se starà bene, anche se sappiamo che è importante che lui possa parteciparvi.

Al Giro punterà a qualcosa in particolare?

In una gara di tre settimane non bisogna avere fasi di errori. Certamente nella prima settimana ci sarà battaglia per la maglia rosa tra i corridori simili a Mathieu. In sostanza la nostra idea è di fare quello che abbiamo fatto l’anno scorso nei primi sette giorni al Tour, ma a differenza di adesso, a maggio ci saranno molte più opportunità per arrivare davanti.

Coppi e Bartali, il pieno di stelle. Tutto pronto, Amici?

21.03.2022
3 min
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Con Nibali, Van der Poel, Froome e Thomas parte domani la Settimana Coppi e Bartali: corsa di cinque tappe che dalla Romagna porterà il gruppo nuovamente in Toscana, dopo la Per Sempre Alfredo di ieri, organizzata dallo stesso GS Emilia di Adriano Amici.

Lo scorso anno la vinse lo sconosciutissimo Vingegaard (foto di apertura), che poi per necessità della Jumbo Visma fu portato al Tour e arrivò secondo: quale vetrina migliore? 

Amici organizza anche il Memorial Pantani: qui con Tonina nell’edizione 2021
Amici organizza anche il Memorial Pantani: qui con Tonina nell’edizione 2021

«Non mi aspettavo una partecipazione così importante – conferma Adriano Amici, 79 anni – però diciamo che negli ultimi cinque anni c’è stato un parterre di tutto rispetto, per essere una corsa che non è storica, ma ha solo 22 anni. Però l’albo d’oro rispecchia i migliori di ogni periodo. Quest’anno ci sono 11 squadre WorldTour e una che non è potuta venire per motivi di salute. Quando sono arrivate le iscrizioni, fra le riserve della Alpecin-Fenix c’era anche Van der Poel. Speravo che sarebbe venuto, ma non ho chiesto nulla. Mi dispiace un pochino (dice ridendo, ndr) che sia partito anche alla Milano-Sanremo, perché avrei voluto che il boom ci fosse da noi. Però va bene, perché in qualche modo il suo podio ci farà da lancio. Abbiamo tanta attenzione di stampa e televisioni, richieste dal Belgio, dall’Olanda e dalla Francia».

Van der Poel correrà alla Coppi e Bartali dopo essere rientrato sabato alla Sanremo
Van der Poel correrà alla Coppi e Bartali dopo essere rientrato sabato alla Sanremo
Come mai la conclusione in Toscana?

E’ successo che la corsa di Larciano è stata compressa dalla Tirreno-Adriatico e non può non partire di domenica, perché il traffico industriale altrimenti la renderebbe impossibile. Allora ho anticipato di un giorno la Coppi e Bartali e sacrificato un weekend, dato che arriveremo di sabato. Così facendo, ho messo Larciano a chiudere. La cosa migliore per non fare un trasferimento era trovare due tappe in Toscana. Ho avuto assistenza di Baronti della Larcianese e alla fine si è creato un bel pacchetto. La corsa juniores per Ballerini e la nostra per Martini, per ricordare due grandi campioni della stessa zona. Due uomini inimitabili per la loro classe umana e anche molto competenti per il lavoro che hanno sempre fatto. Poi la Coppi e Bartali e domenica Larciano.

Con 11 WorldTour, che spazio resta alla professional?

C’è stato un po’ questo cambiamento. Effettivamente le WorldTour stanno crescendo, ma per noi è un privilegio, non certo un problema. Allo stesso modo vogliamo dare dignità e spazio anche alle squadre più modeste, anche le continental. Non possono lamentarsi. E se vogliono imparare a stare in gruppo, avere la possibilità di confrontarsi con i grandi fa crescere. La Coppi e Bartali si è elevata da sé, vincono spesso corridori importanti. Anche Vingegaard, che l’ha conquistata l’anno scorso, poi l’abbiamo ritrovato sul podio del Tour.

Da domani in gara anche Nibali, che rientra alle gare dopo la Milano-Torino
Da domani in gara anche Nibali, che rientra alle gare dopo la Milano-Torino
Servono accorgimenti particolari quando tutto cresce a questo modo?

Rispetto ad altri, noi siamo poveri, ma lo standard tecnico è quello che abbiamo sempre dato. Credo che nessuno possa dire che abbiamo trascurato il livello della sicurezza. Anzi, ne abbiamo fatto il nostro biglietto da visita. Poi diciamo che il pericolo è sempre dietro l’angolo e abbiamo visto che non ci sono differenze fra corse piccole e grandi. Bisogna seguire tutti i dettagli perché altrimenti per una sciocchezza vai a sciupare quello che hai fatto durante tutta la stagione.

Schiena a posto, la solita classe: Van der Poel è tornato

20.03.2022
5 min
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«Un’occasione persa», dice Van der Poel scendendo dal pullman. E’ accigliato, poi però sorride. «Sono ancora deluso, ma anche soddisfatto. Due o tre giorni fa avrei firmato per questo risultato. Ho vinto lo sprint per il terzo posto sui grandi favoriti, purtroppo non è stato possibile farlo per la vittoria. La Milano-Sanremo è già finita così altre volte, è una gara difficile da vincere. Ma è stata una bella giornata con tanto sole. Spero che questo sia di buon auspicio per ciò che verrà. Ho notato di stare bene durante gli ultimi allenamenti, altrimenti non sarei venuto qui».

Van der Poel e Pogacar sfiniti in fondo al rettilineo, mentre Mohoric faceva festa
Van der Poel e Pogacar sfiniti in fondo al rettilineo, mentre Mohoric faceva festa

Notizia in un baleno

La notizia della sua presenza si è sparsa di venerdì senza conferme da nessuna parte, ma si è diffusa alla velocità della luce, cogliendo alla sprovvista anche la squadra, già in Italia dalla Milano-Torino vinta da Cavendish.

«Siamo stati fra gli ultimi a saperlo – diceva Sbaragli dopo l’allenamento del venerdì – eravamo qui in sette, ma uno si è ammalato e ieri sera hanno detto che veniva Mathieu. Normalmente era confermato che sarebbe ripartito alla Coppi e Bartali, quindi in ogni caso sabato o domenica sarebbe venuto in Italia. Vista la necessità è arrivato un giorno prima, ma senza nessuna pressione».

Sbaragli ha corso per Philipsen, come tutta la Alpecin, ma il velocista è rimasto attardato
Sbaragli ha corso per Philipsen, come tutta la Alpecin, ma il velocista è rimasto attardato

Corsa per Philipsen

Eppure la sua sagoma era sempre in mezzo ai primi. Inconfondibile, con quei calzini bianchi e lunghi sulle gambe affusolate e le spalle larghe. Apparentemente sempre in controllo, al punto da rispondere in prima persona agli scatti di Pogacar e Van Aert sul Poggio. Motivato a mille dalla presenza del rivale di sempre e chissà se godendo per il fatto di essere di nuovo lì a dargli fastidio, dopo cinque mesi di black-out.

Van der Poel ha scollinato sulla Cipressa nella scia dei migliori, senza scomporsi troppo
Van der Poel ha scollinato sulla Cipressa nella scia dei migliori, senza scomporsi troppo

«Si correva per Philipsen», spiega Sbaragli trafelato dopo l’arrivo, tagliato in 39ª posizione, nel gruppo dei velocisti regolato da Kristoff. «Poi la corsa è venuta diversa. La Cipressa è stata dura, ma tutto il giorno è stato impegnativo per il vento a favore, la media alta, la gamba sempre in tiro. Non c’è mai stata una fase di relax. Quando Mathieu corre, è perché va forte. Allenarsi, si allena a casa. Naturalmente gli manca un po’ di ritmo, ma penso che nessuno si sia stupito più di tanto. Non ha chiesto niente, si è messo a disposizione. Se qualcuno scattava, si poteva seguire ed è andata così…».

Poca collaborazione

Stupore no, solo la conferma delle attese, abituati a vederli andare forte anche dopo lunghi periodi di allenamento. Come Van Aert, primo alla Het Nieuwsblad, tre giorni dopo essere sceso da due settimane in altura. E così la corsa si è decisa per l’attacco di Mohoric e non per una lacuna atletica di Mathieu.

Sul Poggio ha risposto agli scatti e un paio di volte Vdp ha allungato a sua volta
Sul Poggio ha risposto agli scatti e un paio di volte Vdp ha allungato a sua volta

«Sapevamo che Mohoric va forte in discesa e che lo avrebbe fatto – commenta l’olandese – ma pensavo che l’avremmo preso. Non molti però hanno tirato. Van Aert e Pedersen ci hanno davvero provato, ma ci volevano uno o due compagni in più oltre il Poggio. Ma anche questa è la corsa. Il tempo passa (sorride, ndr), sto invecchiando anch’io, quindi questa è un’altra occasione persa. Però la schiena sta bene, non ho avuto problemi. E questa è la cosa positiva di oggi, era molto tempo che non riuscivo a correre senza sentire dolore».

Nello sprint per il terzo posto, Van der Poel ha quasi agganciato Turgis, secondo all’arrivo
Nello sprint per il terzo posto, Van der Poel ha quasi agganciato Turgis, secondo all’arrivo

Dal Fiandre all’Amstel

Il suo programma ora procede come indicato prima dell’arrivo inatteso a Milano: Coppi e Bartali per trovare ritmo e brillantezza e finalmente il Nord. 

«No, non farò la Gand-Wevelgem – ha detto – resto in Italia per la Settimana Coppi e Bartali. Dato che gareggerò per cinque giorni di seguito, il prossimo test sarà il Giro delle Fiandre, in cui spero di stare bene. Poi Amstel Gold Race e Parigi-Roubaix».

Sul podio, con Mohoric e Turgis, un sorriso a mezza bocca
Sul podio, con Mohoric e Turgis, un sorriso a mezza bocca

Fra un sorriso e l’altro, la smorfia di delusione ha continuato a fare capolino nel suo sguardo da monello. Il bello di quando si è campioni a questo modo è che davvero si ha la sensazione che l’impossibile non esista.

La frenata c’è stata, il senso di onnipotenza magari s’è attenuato oppure semplicemente aspetta per uscire. Ma anche il venire alla Sanremo senza chiedere supporto e con le antenne basse è stato a suo modo un segno di carisma e forza. Osservarlo la prossima settimana sulle strade fra la Romagna e la Toscana sarà certamente uno spettacolo.

A Denia la distanza che fa pensare al ritorno di Van der Poel

08.03.2022
3 min
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Il periodo non è stato semplice, ma forse Mathieu Van der Poel torna a vedere la luce. L’ultima corsa è stata la Roubaix dello scorso ottobre. Poi un paio di apparizioni nel cross e complice la caduta in allenamento e il successivo intervento al ginocchio, mettendo sul piatto anche il mal di schiena, hanno sconsigliato il fenomeno olandese dal riprendere.

Quasi 205 chilometri per Van der Poel in 7 ore 05′ e 245 watt di potenza ponderata (@strava)
Quasi 205 chilometri per Van der Poel in 7 ore 05′ e 245 watt di potenza ponderata (@strava)

Mathieu ha così rinunciato ai mondiali di ciclocross, ma adesso sta accelerando la preparazione con quel chiodo fisso di tornare alle corse almeno dal Giro delle Fiandre. Logica vorrebbe che si rodasse un po’ prima, ma con certi atleti la logica ha già dimostrato da un pezzo di essere fallibile.

Salgono i giri

La preparazione è ripresa con gradualità all’inizio di febbraio, ma dopo tre settimane l’olandese si è messo alla prova con un’uscita di di 7 ore 5′, di cui ha chiaramente lasciato traccia su Strava.

L’allenamento dal profilo e dal dislivello di una Liegi si è svolto nell’entroterra di Denia (@strava)
L’allenamento dal profilo e dal dislivello di una Liegi si è svolto nell’entroterra di Denia (@strava)

Stando ai dati messi online, Van der Poel ha effettivamente percorso 205 chilometri, con 4.017 metri di dislivello e una potenza media ponderata di 245 watt. Wout van Elzakker, che quest’anno corre alla Bahrain Cycling Academy, lo ha accompagnato durante l’allenamento e ha così commentato: «Mathieu van der Poel, il re dell’allenamento inaspettato».

Quadro di insieme dell’allenamento, suddiviso nelle varie fasi di lavoro (@strava)
Quadro di insieme dell’allenamento, suddiviso nelle varie fasi di lavoro (@strava)

Lavoro duro

Van der Poel si trova a Denia, in Spagna. Stando a quanto dichiara Strava e sapendo che non sempre i campioni caricano tutto, dalla ripresa degli allenamenti all’inizio di febbraio, il campione olandese ha percorso circa 3.000 chilometri, con 47.681 metri di dislivello. Il suo ritorno alle gare è atteso durante il Giro delle Fiandre e alla Parigi-Roubaix in aprile. Anche se probabilmente non sarà ancora pronto al 100 per cento. Voi vi stupireste se arrivasse lassù e lasciasse la zampata?

Che fine ha fatto VdP? Lo chiediamo alla stampa belga

24.02.2022
5 min
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Mathieu Van der Poel continua il suo recupero. Dopo l’infortunio alla schiena, che si era manifestato con un gonfiore ad un disco intravertebrale, che lo ha costretto a fare una pausa di riposo forzato da fine dicembre, l’olandese sta ripartendo. E sta ripartendo anche abbastanza forte, come testimoniano le foto dalla Spagna. Le news però non sono molte e quelle poche provengono quasi tutte dai social. Anche la stampa belga si interroga sulle condizioni di Mathieu.

L’olandese ha ripreso a pedalare con costanza in Spagna (foto Instagram – @bastiengason)
L’olandese ha ripreso a pedalare con costanza in Spagna (foto Instagram – @bastiengason)

Il treno riparte…

Le cose per Mathieu sembrano volgere al meglio. Gli ultimi allenamenti caricati su Strava dicono di un ragazzo che inanella qualcosa come cinque ore, 160-170 chilometri e circa 2.500 metri di dislivello per ogni file caricato. Ma soprattutto dicono di un ragazzo sorridente, come ha confermato anche la sua fidanzata, Roxanne.

Per la prima volta dopo diversi anni, VdP si è fermato per cinque settimane. Ha ripreso con alcune pedalate indoor, ben visibili sulla piattaforma Zwift il 29 gennaio. Il 2 febbraio ha fatto la prima sgambata in bici. Nel frattempo ne ha approfittato anche per fare un piccolo intervento al ginocchio: gli è stato rimosso del tessuto cicatriziale. 

Van der Poel vuole recuperare in fretta e non è un caso che abbia scelto Denia come meta anziché Benicassim, dove di solito va la sua squadra, la Apecin-Fenix. Nella zona di Denia infatti sorge l’hotel più gettonato dell’inverno ciclistico, vale a dire quello che simula la quota. Anche se, almeno all’inizio, una delle stanze “in altura” non erano destinate a Van Der Poel.

Con le prime gare di cross, Van der Poel ha capito che doveva fermarsi
Con le prime gare di cross, VdP ha capito che doveva fermarsi

News dal Belgio…

Alla luce di questo quadro, cerchiamo di capire come stanno le cose. Cosa dicono i media belga sulla questione Van der Poel.

Per farlo ci siamo rivolti ad un collega della “stampa di Bruxelles”, Guy Van Den Langenbergh, giornalista della Gazet van Antwerpen e dell’Het Nieuwsblad, una delle testate più autorevoli del Belgio. Anche se Van der Poel è olandese, la sua squadra è belga.

«Questa sosta – spiega  Van Den Langenbergh – non è del tutto una sorpresa. Dopo la caduta alle Olimpiadi Mathieu aveva già avuto quei problemi alla schiena. Era rientrato a settembre, aveva corso bene il mondiale ma già alla Roubaix non era al massimo. Altrimenti non avrebbe perso allo sprint, quantomeno non avrebbe fatto terzo. Il problema alla schiena gli ha tolto un po’ del suo spunto veloce quel giorno.

«Ha poi provato a fare il ciclocross per arrivare al mondiale, ma a quel punto è tornato a farsi sentire il dolore. Non riusciva ad allenarsi bene. Non riusciva a dare il 100% come al solito. E ancora adesso non è certo di fare le classiche. Ed è un peccato perché lui è un corridore che dà spettacolo, che attacca da lontano».

Van der Poel in allenamento in Spagna con Victor Campenaerts (foto Strava)
Van der Poel in allenamento in Spagna con Victor Campenaerts (foto Strava)

Sospetti e bluff

In molti, qui in Italia, iniziano a sospettare che lo stop di Van der Poel, e tutto sommato anche di Van Aert, sia dovuto ad un accumulo di stress e di fatica di lungo corso. Alla fine questi due fenomeni non riposavano da anni. E infatti c’è anche chi sostiene che presto anche Pidcock dovrà rallentare la sua cavalcata perpetua.

Tuttavia Van Den Langenbergh non è d’accordo su questa linea.

«Non credo si tratti di stress e di affaticamento. Conosco bene Christoph Roodhooft (uno dei tecnici  della Alpecin-Fenix, ndr) e Adrie, suo papà, e so quale sia il loro approccio scientifico.

«Anche il suo team non sapeva quando avrebbe ripreso veramente. E poi per me è anche una questione genetica: Anche Adrie soffriva di mal di schiena».

E su un eventuale “bluff” dell’olandese Guy ha le sue idee.

«Bluff? Difficile da dire, ma io non credo. La squadra, la sua famiglia non sono soliti fare certe cose. Mathieu sta mettendo i suoi allenamenti su Strava e non ha nulla da nascondere. Il mal di schiena è una cosa complessa, non svanisce così».

Lo scatto decisivo di VdP alla Strade Bianche 2021
Lo scatto decisivo di VdP alla Strade Bianche 2021

Classiche a rischio

E il futuro? Se quello a lungo termine sembra più che saldo, c’è da fare i conti con quello prossimo: in una parola con le classiche. Ce la farà Van der Poel a farsi trovare al top per i primi grandi appuntamenti della stagione?

«Van der Poel cercherà di rientrare il più presto possibile. L’ultima volta, avevo parlato con Roodhooft a Fayetteville in occasione del mondiale di cross e non avevano una data certa del suo rientro. 

«Mathieu vorrebbe esserci in queste classiche, è chiaro. Per sua fortuna non ha bisogno di molto tempo e di molte gare per essere al top».

E sulla Strade Bianche, dove Van der Poel è campione in carica: «Ah – conclude Van Den Langenbergh – di sicuro non ci sarà. Primo perché è troppo presto e poi perché è rischioso rientrare in quella gara. La Strade Bianche è una corsa molto esigente per la schiena. Sarebbe già una sorpresa vederlo ad una Tirreno-Adriatico o ad una Parigi-Nizza».