Mattio: Avenir da protagonista e mondiale già in testa

28.08.2024
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Protagonista in ogni tappa, sempre all’attacco: Pietro Mattio è stato uno degli azzurri impegnati al Tour de l’Avenir, di cui Marino Amadori può andare più fiero. Il cittì ci aveva visto lungo evidentemente.

Lo ha portato in Francia nonostante il percorso non fosse proprio adatto alle sue caratteristiche. Tanta, forse troppa, salita per lui. Ma questo non è stato sufficiente a frenare l’entusiasmo di Pietro.

Il cuneese infatti non si è perso d’animo e per tutta risposta ha tirato fuori un numero ogni giorno, mettendosi spesso anche a disposizione del team. In questi giorni sta recuperando le fatiche francesi, ma a sentirlo il tono è già quello squillante di chi vuol tornare nella mischia.

Uno scatto che sintetizza bene il Tour dell’Avenir di Mattio (foto Tour Avenir)
Uno scatto che sintetizza bene il Tour dell’Avenir di Mattio (foto Tour Avenir)
Insomma Pietro, come dicevamo, hai fatto un gran bell’Avenir. Sei sempre stato protagonista.

L’obiettivo era un po’ quello: mettersi in mostra e visto il percorso anticipare i tempi, poiché in salita rispetto ad altri ho qualcosa in meno. Solo nella prima tappa abbiamo commesso un errore di valutazione. Sono andati via prima in tre e poi altri due. Vista la lunghezza e il tipo di percorso credevamo cedessero, invece erano freschi e sono arrivati.

Parlando con Amadori, ci spiegava che saresti dovuto entrare in scena soprattutto nelle prime due tappe, quelle altimetricamente meno dure, giusto?

Sapevamo che le prime due tappe non erano per noi dell’Italia. Giustamente, con il percorso che presentava l’Avenir, erano tutti scalatori puri tranne me. Le prime due tappe però si sono rivelate dure lo stesso per come si è andato forte. Nella prima, come detto, non siamo riusciti ad andare in fuga, ma nella seconda, che già era più impegnativa, ci siamo riscattati con la vittoria di Crescioli. Poi il programma in generale era di stare davanti, di tenere Florian Kajamini, che era il nostro leader, nelle migliori posizioni possibili. Una vera fuga per me pensavo di farla nella tappa di Condove.

Come mai?

Perché era un po’ più adatta a me e l’avevo cerchiata di rosso. E infatti ero anche riuscito ad andare via. Solo che in quella trentina di atleti riusciti a scappare c’erano dentro anche 5-6 uomini di classifica, tra cui Florian. A quel punto ho capito subito che sarebbe stata dura per me e così mi sono messo a completa disposizione di “Kaja”. Per fortuna quella tappa si è conclusa al meglio proprio con la sua vittoria.

Ma il giorno dopo sei tornato in fuga, pur sapendo del finale sul Colle delle Finestre, come mai?

In verità ero un po’ “deluso” dal giorno prima. Volevo fare qualcosa di più di un nono posto raccolto in tutto l’Avenir. E così, visto che era l’ultima tappa, ho giocato il tutto e per tutto. Ho pensato che se fossi arrivato all’imbocco del Finestre con un buon vantaggio, magari sarei riuscito a tenere, ma non ci hanno lasciato troppo spazio. E infatti ad 8 chilometri dall’arrivo mi sono visto passare da Torres. A quel punto mi sono messo l’anima in pace.

Il piemontese è stato l’ultimo ad arrendersi sul Colle delle Finestre. Una grande prova di coraggio (foto Instagram)
Il piemontese è stato l’ultimo ad arrendersi sul Colle delle Finestre. Una grande prova di coraggio (foto Instagram)
E come andava Torres? Ti ha impressionato?

Andava forte! Dopo otto giorni di corsa e dopo essere stato in fuga, tenere quel passo era davvero impossibile per me, tanto più dopo aver visto i tempi che ha fatto (ha demolito di quasi 2′ il record dei pro’, ndr). Saliva ad una velocità folle.

Che rapporto avevi tu e che rapporto pensi avesse lui?

Il Finestre è molto duro. Io salivo con il 39×30 o 33 a seconda dei punti. Torres credo più o meno uguale, solo che aveva una cadenza incredibile rispetto a me. Impressionante.

Dopo che ti ha ripreso come è andata?

Ho continuato del mio passo e quando all’ultimo chilometro mi ha ripreso il gruppetto con Kajamini e gli altri azzurri, ho provato a dare una mano. Ma ero stanco e non ho potuto fare molto.

Cosa ti lascia questo Avenir, Pietro?

Tanta, tanta esperienza. Il livello che c’era era talmente alto, che mi ha fatto capire meglio che corridore posso essere, dove sono e dove posso arrivare. Ma sono contento.

Il cittì Amadori a colloquio con Mattio al Giro Next. Le convocazioni per il mondiale dovrebbero arrivare dopo il Giro del Friuli
Il cittì Amadori a colloquio con Mattio al Giro Next. Le convocazioni per il mondiale dovrebbero arrivare dopo il Giro del Friuli
E dove puoi arrivare e che corridore sei?

Abbastanza lontano. Spero solo di passare nel team WorldTour, non dalla prossima stagione che farò ancora con la Visma-Lease a Bike Development, ma da quella successiva. E poi ho capito che con il livello che ho attualmente non posso competere per le grandi corse a tappe. In salita c’è chi ha qualcosa più di me. Ma su tappe mosse o anche dure anticipando un po’ ci sono. Insomma, sono un corridore completo con un buono spunto.

Ora come prosegue la tua stagione?

A breve farò il Giro del Friuli (4-7 settembre, ndr), dove correremo in appoggio a Nordhagen, e poi vedremo. Vedremo anche in base alla convocazione o meno per il mondiale, quello sarebbe il grande obiettivo. E poi sono in ballo tra la Parigi-Tours e il Piccolo Giro di Lombardia.

Dopo un Avenir così, facciamo fatica a pensare che Amadori non ti porti…

Spero di aver conquistato la sua fiducia. Il percorso del mondiale è adatto a me. Io darò il massimo per esserci.

Kajamini freccia a Condove. E oggi l’Avenir si decide sul Finestre

24.08.2024
6 min
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Tra le tante tappe di montagna di questo Tour de l’Avenir quella di Condove, in Piemonte, sembrava quella più tranquilla. E invece ne è uscito il finimondo e soprattutto ne è uscito un italiano: Florian Kajamini. Un italiano che vince in Italia: goduria doppia.

Dopo Ludovico Crescioli, i ragazzi di Marino Amadori portano a casa un altro successo e sono anche primi nella classifica a squadre. Questa vittoria però non è affatto casuale. C’è del lavoro dietro.

Partenza a ritmi folli, come del resto è stato in tutte le frazioni di questo Avenir (foto Tour Avenir)
Partenza a ritmi folli, come del resto è stato in tutte le frazioni di questo Avenir (foto Tour Avenir)

Il lavoro paga

«Questo – spiega con tono giustamente euforico Amadori – è quel che succede quando si hanno dei bravi corridori e quando si lavora bene. Ringrazio la Federciclismo per avermi permesso di stare tre settimane in quota al Sestriere e le società per avermi lasciato i ragazzi a disposizione per tanto tempo. Ma quando si programmano bene le cose, si lavora con calma e senza stress ecco quello che succede». Ricordiamo che gli azzurri hanno provato le quattro tappe finali.

«E accade anche perché i ragazzi sono bravi. Questi sono dei buonissimi corridori. Dove arriveranno non lo so, ma questi prima o poi qualcosa di buono la faranno. Bisogna solo avere pazienza».

La discesa dopo un Gpm facile e scoppia la bagarre, davanti anche Mattio (foto Tour Avenir)
La discesa dopo un Gpm facile e scoppia la bagarre, davanti anche Mattio (foto Tour Avenir)

Tranello superato 

Il discorso di Amadori è legato sia all’insieme dei risultati che gli azzurri stanno ottenendo in questo Avenir, sia alla tappa di ieri, alla cronaca se vogliamo. Tutto è successo in fase di avvio, quando il gruppo si è spezzato in un tratto, neanche troppo lungo, in discesa

«Aver provato il percorso – riprende Amadori – vuol dire tanto, ma proprio tanto. Anzi è stato fondamentale direi: sapevamo che quello poteva essere un punto cruciale e così è stato. Già lo scorso anno questa tappa fece un “tritello” e si sapeva che sarebbe potuta essere pericolosa. I ragazzi dovevano stare davanti e lo hanno fatto alla perfezione. Quando il gruppo si è spezzato sono andati via in 24 e noi ne avevamo tre dentro: Scalco, Kajamini e Mattio». 

Torres e Widar erano dietro e hanno perso il treno buono. La maglia gialla (Torres) ha anche provato a rientrare sul Moncenisio. Era arrivato ad un minuto dai battistrada che intanto andavano fortissimo, ma poi tra discesa e fondovalle è naufragato.

«Devo dire che Olanda e Gran Bretagna sono state brave dopo che erano rimasti in otto. Loro ne avevano due per team e hanno tirato molto. Anche io ho detto a Kajamini di girare, magari senza esagerare. Nei finali lui è veloce. Specie quando le gambe sono stanche».

I grandi sconfitti: Torres in giallo e Widar a pois. Entrambi hanno perso le rispettive maglie e da primo e secondo, sono ora 6° e 7° in classifica a 3’55” e 6’49”.
I grandi sconfitti: Torres in giallo e Widar a pois. Entrambi hanno perso le rispettive maglie e da primo e secondo, sono ora 6° e 7° in classifica a 3’55” e 6’49”.

Parla Kajamini

Ecco quindi Kajamini. L’azzurro della MBH Bank-Colpack è super felice. E come potrebbe essere diversamente? E’ incredibile la lucidità con cui riavvolge il nastro e racconta la tappa.

«Visto il livello che c’è qui all’Avenir – spiega Kajamini – in ogni momento può succedere qualcosa. Sembrava una tappa da fuga e lo è stata. La classifica non era ancora delineatissima ed è venuto fuori un vero macello e in questo caos mi sono fatto trovare pronto. Anzi ci siamo fatti trovare pronti, visto che in pratica quell’azione l’abbiamo promossa noi azzurri. All’inizio infatti eravamo noi e i francesi.

«Devo ringraziare di cuore Scalco e Mattio che mi hanno aiutato moltissimo. Mattio ha tirato un sacco prima del Moncenisio. Quando siamo rimasti in otto sapevo che con un buon accordo avremmo potuto guadagnare. Dietro ci dicevamo che Torres aveva scollinato ad 1’, ma sapevo anche che essendo solo avrebbe perso».

Otto ragazzi, con dentro l’inglese Blackmore e l’olandese Graat, uomini da classifica, entrambi con un uomo ciascuno era chiaro che quella sarebbe stata la fuga buona. Tutti avevano interesse a tirare.

«Mamma mia se avevano interesse. Spingevano forte. Anch’io ho dato una mano…  Con Marino avevamo studiato bene il finale nei giorni del Sestriere. Sapevo che bisognava entrare in testa in quell’ultima curva. Ai 150 metri ero davanti. Da lì ho fatto la mia volata. Sapevo di avere un buono spunto. Devo ammettere di aver tirato il giusto. Negli ultimi 3 chilometri mi sono permesso il lusso di stare a ruota, ma nessuno mi ha detto niente visto che comunque prima avevo tirato pur essendo l’unico italiano del gruppetto. In quei momenti ho guardato in faccia gli altri per capire chi stesse bene per la volata. Sapevo che il belga, Verstrynge, che non aveva mai tirato avrebbe fatto lo sprint. E lo stesso l’altro inglese. Questa vittoria è la ciliegina sulla torta di questa bella stagione».

Kajamini (classe 2003) è ora 4° in classifica ed è anche leader della classifica a punti. Il grande Hinault lo ha premiato (foto Gianluca Valoti)
Kajamini (classe 2003) è ora 4° in classifica ed è anche leader della classifica a punti. Il grande Hinault lo ha premiato (foto Gianluca Valoti)

Lasciateci sognare

E ora si guarda avanti. Oggi c’è il gran finale sul Colle delle Finestre, che gli azzurri hanno “spianato” in ritiro. Secondo Amadori ci sono tre, quattro atleti più forti. Però è un fatto che per Kajamini, quarto, il podio è a 25” e la maglia gialla di Blackmore a 1’10”. Se a questo punto dell’Avenir sei in quella posizione di classifica non è un caso.

«Come ho detto la volta scorsa per Crescioli – conclude il cittì – restiamo con i piedi per terra. Mi sarebbe andato bene vincere una tappa e piazzarne uno nei dieci. Siamo nei primi cinque e con due tappe nel sacco. E anche primi nella classifica a squadre. E’ davvero tanta roba».

Chi invece sembra quasi più determinato e che non preclude sogni di gloria è proprio Kajamini. Anche a lui facciamo notare che il podio è a 25”. Sentite qui la sua risposta.

«Sì – dice la nuova maglia verde – ho dato un’occhiata alla classifica e sul Finestre mi spaventava più gente come Torres e Widar. Blackmore va meglio su salite più pedalabili. Bisiaux è uno che parte molto forte, ma poi un po’ cala. Degli olandesi quello in classifica non è quello più forte in salita. Vediamo…

«Intanto pensiamo a finire al meglio questo Avenir. Per ora mi godo questa giornata e questo ricordo che sarà indelebile. Vincere una tappa all’Avenir è già tantissimo, vincerla in Italia… ancora di più. Oggi (ieri, ndr) a Condove abbiamo avuto un tifo e un’accoglienza incredibile. Un vera festa».

La fiammata di Crescioli. Che colpo all’Avenir…

21.08.2024
5 min
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Sono passate già alcune ore ma la sua voce trema ancora dall’emozione. Ludovico Crescioli, quasi non ci crede, invece è tutto vero: ha vinto una tappa al Tour de l’Avenir. Sono quasi le otto di sera e l’azzurro sta per scendere a cena.

«Ho finito proprio adesso i massaggi. Tra premiazioni, controlli e tutto il resto siamo andati un po’ lunghi», ha raccontato il toscano.

Crescioli ha così vinto la terza frazione di questo particolare Avenir, che da domani fino alla fine vedrà tanta, ma proprio tanta, salita. 

Ritmi folli in fase di avvio, alla fine la media finale è stata superiore ai 44 all’ora nonostante i circa 2.300 metri di dislivello (foto Tour Avenir)
Ritmi folli in fase di avvio, alla fine la media finale è stata superiore ai 44 all’ora nonostante i circa 2.300 metri di dislivello (foto Tour Avenir)

Tutto nel finale

Verso Plateau d’Hauteville il gruppo regala di nuovo una tappa corsa a ritmi supersonici. «Ben 48 media nelle prime due ore di gara e 44 alla fine, incredibile come vanno e che livello ci sia. Era dura… Morgado, non uno a caso, ieri ha preso quasi 8’», sottolinea il cittì Marino Amadori.

Alla fine la fuga parte. Scappano in sette e dentro c’è anche Pietro Mattio. Ma nel finale, impegnativo e tecnico, tutto si rimescola.

Scatta il tedesco Ole Theiler e su di lui piomba Ludovico Crescioli, che con una volata di gambe lo infilza nettamente.

«Mamma mia che bello – riprende Crescioli – meglio di così non poteva andare. Il finale era bello. Era tutto un saliscendi, insidioso e duro. Davanti non hanno più trovato l’accordo e dietro la Danimarca tirava forte. In più la strada prima di prendere la salita era stretta e così tutti volevano stare davanti. Questo ha contribuito molto a ridurre il gap sulla fuga. 

«Il tedesco ha allungato e io ho dovuto fare un grande sforzo per rientrare. Ho fatto tutto da solo, ho dato il massimo ma ci sono riuscito».

Buon lavoro degli azzurri che hanno centrato la fuga ed eseguito al meglio gli ordini del cittì (foto Tour Avenir)
Buon lavoro degli azzurri che hanno centrato la fuga ed eseguito al meglio gli ordini del cittì (foto Tour Avenir)

Avanti con fiducia

Questa è una vittoria pesante. Un successo all’Avenir vuol dire molto. Ci ritornano in mente le parole del suo diesse alla Technipes #InEmiliaRomagna, Francesco Chicchi, quando dopo il Giro della Valle d’Aosta ci disse che ormai a Ludovico mancava solo la vittoria. Chicchi era sicuro che sarebbe arrivata. Non si sbagliava.

«Una vittoria pesante è vero – dice sempre emozionato Ludovico – in effetti era un bel po’ che non vincevo (questa è la prima vittoria da under 23, ndr), mi mancava un risultato così. Lo avevo messo nel mirino ed ora averlo raggiunto è bellissimo».

«Da domani (oggi per chi legge, ndr) si riparte con una tappa regina. C’è davvero tanta salita e sarà tosta. Ma questa vittoria dà tanta spinta a me e anche agli altri ragazzi. Stiamo tutti pedalando bene. La motivazione è forte.

«In gruppo ne ho visti tanti pedalare bene. Credo che Jarno Widar sia il favorito, ma anche Blackmore mi ha impressionato, si capisce che sono in forma. Ma da domani (oggi, ndr) si vedrà».

Ludovico Crescioli (classe 2003) ha da poco vinto a Plateau d’Hauteville: un successo importantissimo per la sua carriera
Ludovico Crescioli (classe 2003) ha da poco vinto a Plateau d’Hauteville: un successo importantissimo per la sua carriera

Gioia Amadori

«Marino (Amadori, ndr) era contentissimo. Questa vittoria è di tutti gli azzurri», ha concluso Crescioli, ormai finalmente a cena con i compagni.

«Questo è un bel gruppo, alla faccia di chi ci ha criticato – dice Amadori – Non avremo il super leader, ma lo sapevamo, però posso garantire che questi sono i migliori uomini per la salita che abbiamo. Io sono contento, bisogna dargli tempo e ricordare che il nostro motto è: “Siamo qui per crescere e imparare”. Anche nella prima tappa in linea i ragazzi ci avevano provato, ma non erano riusciti a prendere la fuga. Ieri ce l’hanno fatta con Mattio. Pietro sapeva che queste prime due tappe erano le più adatte a lui. Da oggi farà fatica. Gli ordini erano proprio questi: entrare nelle fughe, soprattutto con Mattio».

«Ieri nel finale hanno lavorato in tanti e in pochi avevano le gambe per chiudere ancora, anche per questo Crescioli e il ragazzo tedesco sono riusciti a scappare. Ludovico lo ha rintuzzato. Sì, ha saltato qualche cambio, ma aveva fatto un grande sforzo per chiudere. E credetemi, è stato bravissimo, non era per niente facile visto come era partito».

Clima disteso per i ragazzi di Amadori ieri sera a cena
Clima disteso per i ragazzi di Amadori ieri sera a cena

Testa bassa

Al cittì chiediamo cosa poterci attendere da Crescioli. In fin dei conti è giunto terzo al Valle d’Aosta, gara piena zeppa di salite, e da oggi si prende quota con l’arrivo sulla Rosiere. Arrivo che gli azzurri hanno visionato durante i giorni del Sestriere.

«Crescioli – spiega Amadori – ha fatto un bel calendario quest’anno. Ha corso all’estero, ha fatto belle prestazioni… Ha steccato al Giro Next, ma poi ha fatto bene al Valle d’Aosta, questa vittoria dà morale ma restiamo con i piedi per terra. Ci vorrà pazienza. Inutile fare proclami adesso. Oggi si sale e si scende. Da stasera ne sapremo di più su chi lotterà per la classifica».

Ecco l’Avenir che strizza l’occhio a scalatori (e scalatrici)

31.07.2024
7 min
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Sei tappe più un prologo iniziale: è il Tour de l’Avenir che si appresta ad andare in scena dal 18 al 24 agosto prossimi. Tutta la planimetria si svolge nell’Ovest della Francia, quindi vicino all’Italia. E anche per questo motivo sarà un Tour de l’Avenir all’insegna della montagna.

Di ricordi questo Avenir così “italiano” ne porta tanti con sé. Per esempio sono 60 anni dalla vittoria di Felice Gimondi. Mentre non è la prima volta che la corsa U23 transita dall’Italia. Era già successo negli anni ’80 e in una tappa che lambiva Torino si mise in mostra un certo Miguel Indurain.

La planimetria del Tour de l’Avenir e del Tour de l’Avenir Femmes
La planimetria del Tour de l’Avenir e del Tour de l’Avenir Femmes

Avenir in Italia

La grossa novità è proprio l’arrivo finale in Italia sul Colle delle Finestre. Il Piemonte e la Provincia di Torino si confermano così super attive in fatto di grande ciclismo. Nello stesso anno hanno ospitato: Giro d’Italia, Tour de France e appunto Tour de l’Avenir. E l’anno prossimo vedranno persino la grande partenza della Vuelta.

Andiamo quindi a scoprire il percorso della corsa a tappe francese riservata alle nazionali under 23 e per la quale i nostri ragazzi stanno lavorando sodo al Sestriere. Il cittì Marino Amadori porterà i suoi atleti in avanscoperta delle ultime quattro frazioni nei prossimi giorni. Per ora, stando proprio al Sestriere, hanno pedalato sul vicino Colle delle Finestre, che sarà sede di arrivo dell’intero Avenir dopo 830 chilometri e circa 12.000 metri di dislivello.

Prologo e sei tappe

Si parte con un prologo a Sarrebourg, cittadina nel Dipartimento della Mosella: un prologo che al netto di un paio di salitelle si annuncia molto veloce. Poche curve e tanti rettilinei dove spingere a fondo. La distanza? E’ un po’ lunga per essere un prologo: 7,1 chilometri. In pratica è un breve crono da fare a tutta e che potrà segnare piccoli distacchi. Ma visto quel che aspetta i ragazzi nei giorni successivi non dovrebbe affatto essere decisivo.

La seconda tappa è la tipica pianura francese quindi abbastanza nervosa e ancora più nervoso è il finale: due cotes che potrebbe scongiurare l’arrivo in volata, probabilmente l’unico di questo Avenir. Tra l’altro la distanza è di quelle importanti: 184 chilometri. 

La terza frazione scorre lungo le valli dei Vosgi all’inizio e del Giura alla fine: all’inizio non è difficile, ma il finale è davvero insidioso: ancora due cotes e arrivo su uno strappo. Di nuovo siamo oltre i 170 chilometri. 

Dalla quarta frazione (terza tappa) cambia tutto. E’ alta, anzi altissima montagna. Siamo in Savoia e si va da Peisey Vallandry a La Rosiere, un classico del Tour de France. Tappa breve, appena 70 chilometri, nella quale si scalano Cote de la Chapelle, Les Arcs e appunto l’arrivo in quota a La Rosiere, che di fatto è il Piccolo San Bernardo dal lato francese.

Sempre bella la cornice di pubblico in Francia
Sempre bella la cornice di pubblico in Francia

Iseran e Finestre…

Tremenda e affascinante è la quinta frazione: dalla Rosiere si va a Les Kairellis, altro arrivo in salita e nel mezzo si scala il mitico Col de l’Iseran a quota 2.770 metri, tetto dell’Avenir. Nel 2021 quassù si mise in mostra Carlos Rodriguez che per un soffio non tolse il Tour al norvegese Tobias Johannessen.

Mentre sembra essere un po’ più abbordabile la penultima tappa, quella che porta la carovana in Italia a Condove, in Val di Susa. Abbiamo detto sembra: l’inizio infatti è molto complicato e a metà tappa si va di nuovo oltre quota 2.000 grazie alle rampe del Moncenisio. Il finale però è facile. Arrivo in volata? Forse, ma attenzione non volata di gruppo. Primo perché i team difficilmente porteranno gli sprinter puri e secondo perché resta una frazione impegnativa, specie se si considerano le due tappe precedenti, che avranno accumulato tanta fatica nelle gambe dei ragazzi.

E poi c’è il gran finale: Bobbio Pellice-Colle delle Finestre. Di nuovo un arrivo in quota a 2.296 metri di un colle che i francesi apprezzano moltissimo e che, si dice, con questo Avenir stiano facendo le prove generali per portarci il Tour de France.

E’ qui che si deciderà tutto, perché anche se al via ci dovesse essere un leader consolidato sulle tremende rampe del Finestre tutto potrebbe cambiare. Non scordiamo che gli ultimi 7,8 chilometri sono sterrati e non scordiamo che qui già si sono viste azioni che hanno scombussolato i grandi Giri. Una su tutte, l’attacco di Chris Froome al Giro del 2018. Chris partì quassù e andò a prendersi tappa, maglia rosa e quindi il Giro stesso.

I ragazzi di Amadori alla scoperta del Colle delle Finestre
I ragazzi di Amadori alla scoperta del Colle delle Finestre

Scalatori, a voi

Senza dubbio è un Avenir che strizza, e non poco, l’occhio agli scalatori. Noi abbiamo negli occhi ancora le imprese di Jarno Widar al Valle d’Aosta. Se il fenomeno belga dovesse andare in quel modo, la maglia gialla avrebbe già un serio pretendente. 

Ma non vanno dimenticati Brieuc Rolland, che corre in casa, e che magari vorrà riscattarsi da un’annata difficile. E i due della UAE Emirates, uno è Torres che correrà con la Spagna, ed è ancora nel devo team (UAE Gen Z), e l’altro è Antonio Morgado, che invece fa già parte del team WorldTour e vestirà per l’occasione i colori del Portogallo.

Noi non siamo messi male: Ludovico Crescioli, Simone Gualdi e Alessandro Pinarello faranno di tutto per ben figurare. Negli ultimi anni abbiamo agguantato tre podi: Filippo Zana terzo nel 2021, Giulio Pellizzari e Davide Piganzoli, rispettivamente secondo e terzo l’anno scorso.

Tour Femmes

Non bisogna poi dimenticare che negli stessi giorni, per meglio dire dal 21 al 24 agosto, parallelamente al Tour de l’Avenir ci sarà il Tour de l’Avenir Femmes, che si articola su quattro frazioni: un prologo e tre tappe. Di base le donne, chiaramente sempre under 23 e sempre in team nazionali, partiranno circa 3 ore prima degli uomini.

Un bel modo per dare visibilità ad un evento giovanissimo (è solo la seconda edizione) e contestualmente ridurre i costi.

Le ultime due tappe sono identiche a quelle dei colleghi maschi. Mentre le prime due sono diverse. Si apre con un prologo in salita di 2,1 chilometri proprio a La Rosiere. Il giorno dopo si arriva lo stesso a Les Kairellis, ma si parte da circa metà tappa, a Bessans. Anche per le ragazze è senza dubbio un Avenir duro. Un Avenir fatto esclusivamente per le scalatrici: 315 chilometri e oltre 5.000 metri di dislivello.

Valle d’Aosta alle spalle, è già Avenir. Amadori al lavoro…

22.07.2024
5 min
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CERVINIA – Marino Amadori sta caricando le borse sull’ammiraglia azzurra. E’ appena finito il Giro della Valle d’Aosta ed è già ora di guardare avanti, all’Avenir e anche all’europeo. Non si torna a casa pertanto, ma si va subito verso Sestriere.

Con il commissario tecnico della nazionale italiana U23 facciamo un bilancio del “Petit Tour” e soprattutto parliamo dell’impegno francese. Marino è sorridente. Tutto sommato gli italiani non hanno sfigurato in una competizione che offriva un livello stellare.

Ludovico Crescioli (classe 2003) sul podio del Valle d’Aosta, un traguardo prestigioso che dà fiducia
Ludovico Crescioli (classe 2003) sul podio del Valle d’Aosta, un traguardo prestigioso che dà fiducia
Marino, il Valle d’Aosta è finito: che risposte hai avuto?

Direi non male. Un terzo in classifica generale, Ludovico Crescioli, va bene. L’anno scorso chi è arrivato terzo qui poi ha vinto il Tour dell’Avenir! Mettiamola sul positivo… Crescioli ha disputato un bellissimo Valle d’Aosta, ha fatto un bel calendario di gare ed è arrivato a questo appuntamento ben preparato.

E ora?

Ora con lui e altri partiamo per il Sestriere. Faremo un ritiro con la rosa degli atleti che correranno l’Avenir. Ma sarà un ritiro anche in prospettiva dell’europeo e del mondiale.

Qual è questa rosa?

E’ una rosa allargata. Questo è l’elenco: Pietro Mattio, Ludovico Crescioli, Edoardo Zamperini, Alessandro Pinarello, Samuel Kajamini, Simone Gualdi, Noviero Raccagni, Lorenzo Conforti, Christian Bagatin, Alessandro Borgo, Nicolas Milesi, Lorenzo Masciarelli e sto valutando anche Matteo Scalco.

Partiamo da coloro che erano in Valle d’Aosta. Di Crescioli abbiamo detto…

Gualdi ha fatto una bellissima gara. Lui è un primo anno, un ragazzino parecchio interessante. Mi piace molto e sicuramente gli farò fare anche il Tour de l’Avenir. Come vediamo in giro per il mondo, a questi super giovani danno spazio subito e anche noi. Diamo a lui e agli altri la possibilità di fare queste bellissime esperienze. Tornando al Valle d’Aosta, come Nazionale abbiamo vinto una tappa con Biagini: anche se non era la frazione forse più difficile, abbiamo però dimostrato che su certi percorsi siamo molto competitivi. Su quelli più impegnativi facciamo più fatica, però ci lavoreremo in questo mese prima del Tour de l’Avenir.

Gli azzurri impegnati al Valle d’Aosta
Gli azzurri impegnati al Valle d’Aosta
Che squadra porterai?

Una squadra ben preparata innanzitutto. Vogliamo raccogliere il miglior risultato possibile in Francia. L’Avenir è una delle più belle corse per i giovani, per un confronto di alto livello. Ci rimbocchiamo le maniche in questi giorni e cercheremo di lavorare. Perché poi l’unica strada che c’è è quella del lavoro sodo.

Parlaci un po’ dei ragazzi in lizza per l’Avenir…

Zamperini lo porterò perché è un ragazzo che ha fatto bene, sia qua ma anche prima. E poi si sa muovere bene su certi percorsi impegnativi. Mattio, non era al Valle, ma è considerato per l’Avenir. Poi abbiamo il buon Kajamini che qui purtroppo ha avuto dei problemi fisici e mi auguro di recuperarlo. Gli dò la possibilità di venire in altura e speriamo possa rimettersi lassù.

Tra i nomi in lista c’era anche quello, importante, di Pinarello…

Pinarello è un altro che al Giro Next Gen ha fatto bene e soprattutto che va forte in salita. Non era qui, ma farà il Tour d’Alsace la prossima settimana, poi ci raggiungerà al Sestriere e quindi sarà all’Avenir. Mentre Raccagni e Borgo sono stati convocati più in prospettiva europeo. In tal senso penso anche a Romele e Conforti. Questa è un po’ la rosa allargata dei corridori che hanno fatto bene ultimamente o durante la stagione.

In ordine: Gualdi, Roganti, Crescioli e Zamperini, tutti ragazzi che si sono ben comportati sin qui (foto Giro VdA)
In ordine: Gualdi, Roganti, Crescioli e Zamperini, tutti ragazzi che si sono ben comportati sin qui (foto Giro VdA)
E poi ci sarebbe potuto essere Giulio Pellizzari. Come è andata con lui?

Capisco la sua scelta e quella del suo staff. Ne abbiamo parlato, lui era entusiasta specie dopo il secondo posto dell’Avenir dell’anno scorso, ma poi si è deciso così. Abbiamo trovato un grande atleta ad impedirci di vincerlo, Del Toro. E che andasse fortissimo l’ha dimostrato dopo pochi mesi nel mondo dei professionisti. Non ci ci ha battuto uno qualunque. Giulio ha fatto un bellissimo Giro d’Italia e ne sono felice perché ritengo che sia quello il suo mondo. E’ lì che deve stare e sfondare. Come detto, ne abbiamo parlato tranquillamente e abbiamo deciso così. Gli auguro il meglio e sono convinto che farà grandi cose. Come del resto Piganzoli. Piga è un altro ragazzo che ha già fatto due Avenir, riportando un quinto e un terzo posto. Anche lui poteva essere interessante, ma per Davide vale lo stesso discorso fatto per Pellizzari. 

Marino, hai parlato di lavoro di squadra, ma come ti organizzerai? Oggi un po’ tutti hanno il proprio preparatore, come farai a coordinarli tutti?

Io rispetto i preparatori, sia chiaro. I ragazzi però devono venire in ritiro con un programma ben definito. Poi insieme ne parliamo, siamo una squadra, siamo un gruppo, e vediamo di fare i lavori e di coordinarci nel migliore dei modi. Al Sestriere ci staremo per tre settimane. Abbiamo due massaggiatori, io ho la moto… lassù cercheremo di curare i dettagli, il peso, tutto quello che serve. Con la moto conto di fargli fare i lavori specifici. L’importante è che ci sia chiarezza nei programmi sin da subito.

Chiaro..

In più ci va di lusso, perché su sei tappe dell’Avenir ne visioneremo ben quattro, poiché sono tutte in zona. Questo significa poter vedere non solo le salite, ma anche le discese, le svolte più pericolose, capire come soffia il vento. Faremo i percorsi metro per metro e penso che sarà un buon vantaggio. Anche gli altri anni visionavamo le tappe, ma al massimo erano due.

Il taccuino di Amadori: cosa ha detto il Giro Next Gen?

23.06.2024
4 min
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Il capitolo chiuso con il secondo Giro Next Gen ha lasciato delle tracce di qualcosa che già si sapeva, ma ora risulta confermato. C’è un ciclismo giovanile che viaggia a due velocità diverse, se non tre. Nella carrozza numero uno ci sono i devo team del WorldTour, squadre in cui gareggiano i corridori più forti e pronti al mondo dei grandi. Con maglie degli stessi colori delle squadre maggiori, per far capire che i cammini sono, in parte, già intrapresi.

Nel secondo vagone viaggiano le continental, non tutte meriterebbero di avere questa nomenclatura, ma il problema è da rimandare in altre sedi. Infine ci sono le squadre di club, invitate e mai protagoniste, divorate da ritmi che le hanno decimate giorno dopo giorno. 

Kajamini (a sinistra) è stato l’unico italiano che ha provato a reggere il ritmo in salita (foto NB Srl)
Kajamini (a sinistra) è stato l’unico italiano che ha provato a reggere il ritmo in salita (foto NB Srl)

Gli occhi di Amadori

In questa edizione il cittì della nazionale under 23 ha guidato una selezione di sei ragazzi, tutti provenienti da squadre escluse dal Giro Next Gen

«Dal lato tecnico si sapeva che sarebbe stato un Giro Next Gen con un bel lotto di partenti – spiega – di conseguenza c’era da aspettarsi questo divario. Avrei voluto vedere qualcosa in più in salita, ma si era visto alle prove di Coppa delle Nazioni che in questo campo eravamo indietro. In Polonia e Repubblica Ceca avevamo fatto due quindicesimi posti con Scalco e Crescioli. Un plauso va fatto a Kajamini e Pinarello, che sono entrati nei primi dieci e ai livelli visti al Giro Next Gen non è facile». 

Qualcuno è mancato…

Crescioli è stato male tutti gli otto giorni praticamente, si è ripreso solo alla fine. Mosca che era in squadra con me e lo avevo portato per testarlo è caduto subito. Il suo Giro Next Gen è durato solamente cinque chilometri. Quindi c’è stata anche un pochino di sfortuna.

Esclusi gli arrivi in quota gli italiani si sono fatti vedere.

Nei percorsi misti abbiamo fatto vedere che ci siamo, i ragazzi sono stati spesso presenti e competitivi. Anche nelle volate ci sono stati sprazzi di Italia con Conforti che si è lanciato con coraggio. Chiaro, non abbiamo vinto, ma essere lì a giocarsela è comunque incoraggiante.  

In volata la bandiera tricolore è stata difesa da Conforti (Vf Group-Bardiani) che si è sempre piazzato
In volata la bandiera tricolore è stata difesa da Conforti (Vf Group-Bardiani) che si è sempre piazzato
Forse il miglior giorno a Zocca, con Privitera terzo?

Non solo lui, quel giorno c’erano tanti ragazzi in fuga: Privitera per l’appunto ma anche Romele, Borgo e Peschi. Non era una giornata semplice per gli attaccanti, perché il gruppetto è uscito di forza a velocità assurde. 

Ora arrivano gli appuntamenti importanti per la nazionale: Avenir, mondiali ed europei.

Su quelli dovremo lavorarci. Dopo il Valle d’Aosta andrò in altura a Sestriere come ogni anno. Cercheremo di fare la squadra migliore per l’Avenir in primis e poi per europeo e mondiale.

Privitera in maglia Hagens Berman, classe 2005, ha fatto vedere sprazzi di talento (foto LaPresse)
Privitera in maglia Hagens Berman, classe 2005, ha fatto vedere sprazzi di talento (foto LaPresse)
Un Giro Next Gen che ha fatto vedere come i primi anni siano già forti.

I primi due (Widar e Torres, ndr) sono giovanissimi, ma anche i nostri si difendono bene, tra tutti Borgo e Privitera. C’è da dire che i corridori che arrivano dalla categoria juniores sono già bravi, preparati e all’altezza. Poi noi abbiamo anche tanti ragazzi 2005, oltre a Borgo e Privitera ci sono anche Gualdi e Turconi ad esempio. 

Poi ci sono stati anche alcuni assenti illustri tra i nostri…

I primi anni da noi soffrono del fatto che hanno la scuola e la maturità da affrontare. Però chi è venuto ha messo alle spalle una bella esperienza, in una corsa che non regala nulla. Ci è mancata la vittoria, ma a questi livelli non è mai facile imporsi.

Lo sguardo di Amadori: dalla Polonia al Giro Next Gen

22.05.2024
4 min
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Il conto alla rovescia per il Giro Next Gen è iniziato, al via di Aosta non manca tanto: 17 giorni. Le novità di questa edizione sono tante, a partire dalle squadre invitate o per meglio dire escluse. In attesa di capirci qualcosa in più, parliamo dell’appuntamento rosa per under 23 con il cittì della nazionale Marino Amadori. Quest’ultimo sarà al via del Giro con una selezione di atleti azzurri raggruppati fra le squadre escluse

«Va fatto un plauso alla Federazione – dice Amadori – è una cosa importante poter partecipare a una corsa del genere con la rappresentativa azzurra. Si dà l’occasione ad alcuni ragazzi, altrimenti esclusi, di prendere parte ad un appuntamento importante come il Giro Next Gen. Correranno contro atleti di alto livello, pronti per darsi battaglia ogni giorno».

Di ritorno dalla Polonia

Gli azzurri e Amadori sono rientrati da poco dalla Polonia, dove c’è stato un appuntamento di Nations Cup (il gruppo azzurra nella foto di apertura di Tomasz Smietana). Una tappa importante per tanti motivi, e in piccola parte utile per selezionare i corridori per il prossimo Giro Next Gen.

«Non usciranno tutti da qui – continua – anche perché alcuni di loro saranno al via di Aosta con le rispettive squadre. La tappa di Nations Cup in Polonia ha riservato luci e ombre. Per i risultati di giornata siamo stati tra i protagonisti frazione dopo frazione. Siamo mancati nella classifica generale, ci abbiamo provato ma non eravamo pronti. In Polonia c’erano atleti di primo piano, che saranno anche presenti al Giro Next Gen».

Oioli, il secondo in foto, sarà uno degli atleti che correrà il Giro Next Gen con la nazionale (foto Tomasz Smietana)
Oioli, il secondo in foto, sarà uno degli atleti che correrà il Giro Next Gen con la nazionale (foto Tomasz Smietana)
Ora si prepara la corsa rosa U23?

Avremo ancora un appuntamento di Nations Cup, questa volta in Repubblica Ceca. Va detto che gli eventi non vanno di pari passo, la selezione dei ragazzi per il Giro e per la Nations Cup è diversa.

In che senso?

La Nations Cup fa parte del circuito della nazionale, con un gruppo di atleti più ristretto e selezionato. Una selezione che lavora anche in vista degli appuntamenti più importanti: Tour de l’Avenir, mondiale ed europeo. 

Crescioli è il profilo di maggior livello per le corse a tappe, Amadori crede molto in lui
Crescioli è il profilo di maggior livello per le corse a tappe, Amadori crede molto in lui
Per il Giro Next Gen?

Il gruppo dal quale prendere i corridori è meno ampio. Scirea ed io prenderemo i ragazzi le cui squadre sono rimaste fuori. 

Forse la squadra con più carne attaccata all’osso, per l’Italia, è il devo team della Q36.5?

Oioli e Mosca sono due profili molto interessanti, soprattutto il secondo. Al Giro ci sarà tanta salita e uno scalatore come lui può trovare pane per i suoi denti. Un altro che sta facendo bene è Piras della NamedSport. 

Obiettivo?

Francamente fare esperienza, selezioneremo ragazzi di seconda e terza fascia. Corridori che se non fosse per la nazionale, questa esperienza non potrebbero farla. Anche perché se non fosse stata inserita la squadra della nazionale sarebbe stata invitata un’altra continentale straniera. 

Raffaele Mosca, Q36.5 Continental Team, è un altro degli esclusi dal Giro Next Gen (foto Bolgan)
Raffaele Mosca, Q36.5 Continental Team, è un altro degli esclusi dal Giro Next Gen (foto Bolgan)
Al Giro Next Gen guarderai anche quello che accadrà in corsa?

Gli occhi saranno anche per gli altri italiani in gara. Crescioli sta facendo molto bene quest’anno, come lui Zamperini anche se si è infortunato proprio a ridosso del Giro. Anche Belletta è a rischio partecipazione, chiaro che se mancano certi corridori è difficile far vedere il movimento italiano. 

Che momento è?

Particolare. In Italia abbiamo ottimi corridori under 23, ma sono al Giro dei grandi. Non tutti gli anni possono essere uguali ma chissà che da questo Giro Next possa emergere qualche profilo interessante. Sarei contento di vedere qualcuno nella top 5 o 10.

Crescioli rialza la testa, ora l’obiettivo è il Giro Next Gen

16.05.2024
5 min
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Tra pochi giorni il Giro d’Italia arriverà a Livigno e lì rimarrà per il giorno di riposo e la partenza della tappa successiva. A pochi chilometri di distanza, a Trepalle sulla strada di Passo del Foscagno, Ludovico Crescioli si allena in vista della corsa rosa U23: il Giro Next Gen. Il corridore toscano nel 2024 ha cambiato ritmo, tornando ai livelli di quando da juniores battagliava con i migliori al mondo. Il passaggio alla Technipes #InEmiliaRomagna gli ha donato nuova linfa vitale, lo si è visto negli appuntamenti di inizio anno e anche alla Ronde de l’Isard.

Qui in secondo piano, alla Ronde de l’Isard Crescioli ha lottato con i migliori tutti i giorni (foto DirectVelo/Florian Frison)
Qui in secondo piano, alla Ronde de l’Isard Crescioli ha lottato con i migliori tutti i giorni (foto DirectVelo/Florian Frison)

La rotta è indicata

In terra francese, tra i migliori scalatori della sua categoria, Crescioli è stato il miglior italiano in classifica generale: quarto

«I primi risultati che mi hanno dato fiducia – dice con il suo inconfondibile accento toscano – sono arrivati a inizio stagione. Al Giro del Belvedere, dove ho fatto terzo, ho avuto una grande spinta morale. Per la Ronde de l’Isard il bilancio è sicuramente positivo, sono migliorato tappa dopo tappa. I migliori risultati li ho ottenuti nelle ultime due: la quarta e la quinta. Nella frazione con arrivo a Plateau de Beille, la penultima, sono rimasto con i migliori e fatto un gran piazzamento».

Il toscano alla Technipes ha ritrovato il colpo di pedale giusto (foto Instagram)
Il toscano alla Technipes ha ritrovato il colpo di pedale giusto (foto Instagram)
Che cosa hai provato nel tornare a correre tra i primi?

Ci ero riuscito già alla fine della scorsa stagione in alcune gare nazionali (Bassano-Montegrappa e Zanè-Monte Cengio, ndr). Ma il passo decisivo a livello internazionale è arrivato con la Technipes, sto avendo tanta continuità e questo è quello che conta maggiormente. 

Cosa è cambiato rispetto agli ultimi due anni?

C’è stato un insieme di cose: la squadra nuova, stimoli diversi… Ho fatto un inverno buono insieme a Malaguti, il preparatore della Technipes, e sono arrivato alle prime gare già pronto. In più fare qualche corsa con i professionisti mi ha dato un colpo di pedale diverso. Sono stato al Laigueglia, alla Coppi e Bartali e al Giro d’Abruzzo.

Al Giro del Belvedere il primo podio in una corsa internazionale, terzo dietro Glivar e Donati (photors.it)
Al Giro del Belvedere il primo podio in una corsa internazionale, terzo dietro Glivar e Donati (photors.it)
Con Malaguti come hai lavorato?

Nella fase di preparazione invernale ho fatto molti più chilometri e più ore in bici. Poi siamo andati in Spagna a febbraio per dieci giorni e anche lì ho lavorato parecchio bene. Un’altra cosa che abbiamo aggiunto è un livello più alto nelle uscite in cui si faceva intensità. Tanti fattori che mi hanno permesso di progredire molto. Va detto che sono cresciuto, in generale.

Che intendi?

Che mi sento di essere più pronto, in tutti i sensi. Alle gare arrivo convinto perché ora lavoro con un programma delineato. Banalmente ho dei blocchi di lavoro tra carico e scarico e gestisco bene quello che devo fare. Sono già a quota tre corse a tappe e prima del Giro Next Gen ne farò una quarta con la nazionale: la Corsa della Pace dal 30 maggio al 2 giugno. 

Alla Coppi e Bartali, Crescioli si è confrontato con i pro’ trovando un miglior colpo di pedale (foto Instagram)
Alla Coppi e Bartali, Crescioli si è confrontato con i pro’ trovando un miglior colpo di pedale (foto Instagram)
C’è un metodo di lavoro.

Era quello che cercavo, disputare corse a tappe ti permette di avere un colpo di pedale buono, di crescere. Cosa che sfrutti per le altre gare durante l’anno. 

Il Giro Next Gen sarà un tuo obiettivo?

Rimarrò in altura, a Trepalle, fino al 26 maggio concentrandomi sulla corsa rosa. Non mi voglio sbilanciare troppo (ride, ndr): il primo ostacolo da superare sarà la cronometro di Aosta all’esordio. Le gare contro il tempo mi mancano, ne ho fatte poche e infatti in questi giorni di ritiro farò dei lavori sulla bici da crono. Vedremo la sera di Aosta come avrò terminato la tappa, se avrò superato quel primo step, andrò avanti con fiducia. 

Ora punta a fare bene al Giro Next Gen e sogna la convocazione al Tour de l’Avenir con la nazionale (foto Instagram)
Ora punta a fare bene al Giro Next Gen e sogna la convocazione al Tour de l’Avenir con la nazionale (foto Instagram)
A proposito di nazionale, hai già parlato con Amadori?

Sì già a San Vendemiano, dove ho fatto terzo. Mi aveva accennato della convocazione per la Coppa delle Nazioni. Sono stato contento di esserci tornato, ero stato anche nel 2023, Marino lo devo ringraziare sinceramente, perché ha creduto in me anche quando i risultati non erano questi. 

Si va per step, ma il sogno di andare al Tour de l’Avenir c’è?

Credo che il senso delle parole che mi sono scambiato con Amadori fosse quello, se cresco ancora e mi faccio vedere ambizioso posso guadagnarmi una convocazione importante.

ESCLUSIVO / Zurigo, mondiale duro, non per scalatori

04.04.2024
8 min
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ZURIGO (Svizzera) – «Aveva ragione Alfredo Martini – dice Bennati con un sorriso ironico – i percorsi andrebbero visti di notte, in modo che i fari illuminano le salite e ti rendi conto delle pendenze. Comunque rispetto a ieri quando l’abbiamo fatto in macchina, oggi l’ho valutato diversamente. Finché il fisico un po’ mi sorregge, mi piace sempre provare i percorsi in bici, perché ti dà sempre tante indicazioni in più. E questo dei prossimi mondiali, rispetto ai due che ho già affrontato come cittì, è il tracciato che mi piace più di tutti. Anche quello in Australia era bello, però questo è disegnato molto bene. C’è un po’ di tutto. C’è salita impegnativa, una salita un po’ più lunga, ci sono le discese. E’ un percorso esigente…».

Le dieci del mattino di una giornata grigia sulle colline intorno alla città. Il lago è in basso, siamo quasi sul punto più alto del circuito di Zurigo su cui si assegneranno i prossimi titoli mondiali. Quando passa Demi Vollering e saluta, si capisce che le grandi manovre sono iniziate un po’ per tutti. I tecnici italiani della strada e della crono sono arrivati ieri, 3 aprile, per una due giorni di presa di contatto. Hanno alloggiato nello stesso hotel che ospiterà le squadre azzurre e il sopralluogo in bici di Bennati è l’atto conclusivo del viaggio. A breve riprenderanno l’autostrada verso Milano.

Mercoledì sul furgone

Il primo giorno è stato dedicato alla ricognizione dei tratti in linea e delle crono. I professionisti partiranno da Winthertur e proprio verso la cittadina a est di Zurigo si sono diretti i commissari tecnici sul furgone bianco della FCI. Il cielo era grigio anche ieri, il traffico ordinatissimo. Con Marco Velo al volante, Bennati sul sedile anteriore teneva in mano le stampate del percorso. Seduti dietro, Sangalli, Amadori e Salvoldi seguivano con lo sguardo.

Da Winterthur la strada esce in campagna. L’ordine non è un’imposizione, ma un’esigenza e un privilegio. All’uscita di scuola, i bambini intorno si muovevano in bicicletta e tutti rigorosamente col casco. Nessuno di loro metteva mai le ruote sulla strada perché i marciapiedi sono larghi e le corsie ciclabili non mancano. C’era una bambina così piccola che la testa le spariva nel casco e pedalava controvento sulla sua biciclettina, col cestino e lo zainetto.

Una pausa caffè dopo aver visto il tratto in linea dei pro’: ora sotto con gli U23
Una pausa caffè dopo aver visto il tratto in linea dei pro’: ora sotto con gli U23

Le prime salite

La prima salita l’hanno incontrata in prossimità di una casa con le persiane decorate. Una svolta a sinistra e la strada lascia abbastanza rapidamente la valle. Un campanile a Buch am Irkel, poi la salita va avanti a gradoni. Si è fatto una sorta di giro, infatti la discesa riporta su Winthertur e da lì la strada si stringe. Diventa un viottolo e alla fine spunta un antico ponticello di legno, con la copertura di assi. Sarà largo tre metri e, subito dopo, una curva a destra introduce a una salita ripidissima. Una sorta di Redoute, con il vuoto sulla destra e il bosco a sinistra, su fino a Kyburg.

«Non credo che il tratto in linea serva a qualcosa – commenta ora Bennati – c’è questa salita di un chilometro, un chilometro e mezzo, che però serve come warm-up e per fare le foto (sorride, ndr). Non influisce sicuramente sull’andamento della corsa e sul risultato. A differenza di altri mondiali, questa volta si girerà sul circuito per più di 200 chilometri».

Sangalli e Amadori si prendono cura della bici di Bennati: «I settori collaborano», hanno scherzato
Sangalli e Amadori si prendono cura della bici di Bennati: «I settori collaborano», hanno scherzato

Il circuito di Zurigo

Nel tratto basso del circuito, si corre lungo il fiume con le rotaie del tram parallele al senso di marcia. Gli sguardi e i commenti fra i tecnici non hanno bisogno di didascalie: troveranno certo il modo di tapparle. Una frase che è un po’ certezza e un po’ anche auspicio.

Bennati è salito in bici davanti all’Università di Zurigo. La sua Pinarello per l’occasione è una macchina da presa. Oltre al Garmin in cui ha caricato la traccia del percorso, sul manubrio ci sono due GoPro con le quali il toscano ha ripreso i giri e le salite. Ieri in macchina non si è potuto fare del tutto lo strappo più duro, con la bici Daniele è riuscito a farlo pedalando sul marciapiede, dato che normalmente il senso di marcia è opposto.

La seconda salita

Dopo quel primo strappo, con pendenza del 14 per cento, il percorso piega a destra, scende per un tratto, rientra fra le case e poi ne esce per attaccare la seconda salita. Quella meno ripida, ma più lunga.

«Qui dove siamo adesso – dice Bennati – dopo 260 chilometri è il tratto in cui si può fare la differenza. Qui si spingerà il rapporto e farà male. Il primo strappo alla fine è quasi di un chilometro e si raggiungono pendenze in doppia cifra: se uno attacca lì, vuol dire che ha tante gambe. Questa seconda salita premierà i corridori che sapranno fare velocità. Siamo ancora lontani dall’arrivo, però in questi ultimi anni si è visto che aprono la corsa anche a 100 chilometri dall’arrivo, quindi non credo che a quei 3-4 faccia paura provare nel penultimo o terzultimo giro. Secondo me non è un percorso da scalatori puri, come ho letto in questi mesi, ma sicuramente servono doti da scalatore. Bisogna andare forte in salita, però anche avere doti di velocità, perché è un percorso in cui si fa a tanta velocità. Verrà fuori anche una bella media, secondo me».

Gli juniores torneranno

Quando Bennati si è fermato accanto agli altri tecnici, si è messo a spiegare con il gesticolare delle mani che descriveva i cambi di pendenza e l’uso dei rapporti. Mentre Daniele pedalava, gli altri con il furgone hanno girato sul percorso, facendo la rampa più dura nel verso della discesa.

«Un percorso che va rivisto – dice Salvoldi, tecnico degli juniores – mi piacerebbe tornarci a giugno con una rosa ampia di ragazzi. Credo che nella nostra categoria il primo giro nel circuito farà molta selezione. La prima parte della discesa è difficile, poi quando si arriva sul lungolago il percorso è veloce, fino a che si riprende nuovamente a salire. C’è quel primo strappo impegnativo e poi la salita più lunga tutta dritta, che non dà recupero né riferimenti. E’ sicuramente un percorso per atleti con caratteristiche di esplosività in salita e abilità di guida, non esclusivamente per corridori superleggeri».

La parte superiore della seconda salita richiede il rapportone: qui si può fare la differenza
La parte superiore della seconda salita richiede il rapportone: qui si può fare la differenza

A favore di chi attacca

Bennati ha finito di cambiarsi. Amadori ride e gli dice che sui questo percorso non lo avrebbe convocato. I cittì sono molto affiatati, scherzano, ma si capisce che avendo visto il percorso, hanno già iniziato a ragionare sui nomi. Sangalli li ha scritti nel telefono e ce li mostra con la promessa che li teniamo per noi. Amadori è più cogitabondo.

«La squadra sarà importante – dice Bennati – ma non ci sono grossi tratti in pianura, quindi a ruota si sta bene, a parte quando la corsa scoppierà. Da qui in cima e verso l’arrivo, ci sono tratti favorevoli e altri di strada tecnica e più stretta, per cui chi è davanti fa la stessa velocità di quelli dietro. Per questo, dando per scontato che in un mondiale non è mai facile organizzarsi, credo che chi sarà davanti avrà vantaggio. Quando poi si arriverà in basso, ci sono due o tre dentelli che potrebbero essere dei trampolini e poi la strada continua sempre a tirare un pochettino. C’è anche un tratto al 4-5 per cento, prima di girare a sinistra sul lago e da lì gli ultimi 3 chilometri saranno pianeggianti».

Ugualmente oggi, sul percorso abbiamo incontrato Demi Vollering, regina del Tour 2023
Ugualmente oggi, sul percorso abbiamo incontrato Demi Vollering, regina del Tour 2023

Demi Vollering nel frattempo è passata un’altra volta. La campionessa olandese, vincitrice del Tour 2023, abita a Basilea, quindi non perderà occasione per prendere confidenza con il percorso iridato. Nel frattempo il furgone con i tecnici azzurri ha imboccato la discesa. Le corse chiamano e la testa gradualmente sta tornando sulle Olimpiadi e le altre scelte da fare. Per chi ha il compito di schierare le migliori nazionali, il 2024 non sarà affatto un anno semplice.