Confalonieri ai saluti. E lascia posto a due italiane

12.09.2025
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Per Maria Giulia Confalonieri queste sono le ultime gare. E’ in Francia, per due classiche di prestigio, poi ancora qualche impegno e alla fine di questa stagione chiuderà la sua lunga carriera. Una decisione maturata nel tempo, anche se poco strombazzata, tenendo fede d’altro canto al suo personaggio schivo, preciso, estremamente professionale in qualsiasi frangente.

Al suo terzo anno nella Uno-X, la Confalonieri lascia posto ad altre forze provenienti dall’Italia, come Alessia Vigilia e Laura Tomasi che l’anno prossimo terranno alto il vessillo italiano in terra norvegese. Forse avrebbe potuto esserci anche lei, la carta d’identità e soprattutto le prestazioni dicono che è ancora super competitiva, ma la decisione è stata presa.

L’abbraccio con la polacca Malecki. Nel team norvegese la lombarda ha trovato un ambiente ideale e pieno di fiducia
L’abbraccio con la polacca Malecki. Nel team norvegese la lombarda ha trovato un ambiente ideale e pieno di fiducia

«Sì, praticamente già dall’anno scorso, infatti avevo firmato solo un anno, poi ovviamente andando ancora bene abbiamo parlato con la squadra e avrebbero voluto che continuassi, che restassi. Non avrei preso in considerazione altre soluzioni perché sarei rimasta qua dove ho trovato un bell’ambiente, un gruppo che piano piano sta crescendo. Ma non me la sono sentita di andare avanti, penso che sia anche il momento giusto».

Tu hai avuto una carriera lunga, ma chiudi anche abbastanza presto come età. Come lasci questo mondo, è un ambiente logorante secondo te?

Sicuramente sta diventando tutto più curato. Abbiamo fatto passi da gigante nel ciclismo femminile negli ultimi anni, ma l’impegno che ti richiede è maggiore. Poi sì, forse 32 anni non è chissà che età, ma sono passata dalle junior nel 2011, è stata una carriera molto lunga, credo che sia ora di guardare ad altro e mi piace chiudere vedendo che posso essere ancora protagonista.

Due anni alla Valcar per la ciclista di Giussano, unica sua esperienza nel nostro Paese (foto Valcar)
Due anni alla Valcar per la ciclista di Giussano, unica sua esperienza nel nostro Paese (foto Valcar)
Tu hai girato tante squadre, dov’è che ti sei trovata meglio?

Soprattutto nei primi anni era difficile fare contratti lunghi, quindi mi sono ritrovata in diverse situazioni in giro per il mondo. La stabilità ho iniziato a trovarla alla Valcar, poi la Ceratizit e l’Uno-X sono state altre due bellissime esperienze che hanno rappresentato il cuore della mia carriera, ma a quel biennio italiano sono rimasta legata, perché eravamo tutte italiane, tutte amiche, un gruppo fortissimo, ma fatto di ragazze giovanissime. Lì sono stati due bellissimi anni. Italia a parte, qua in Uno-X ho trovato il mio posto, sono stati anni che mi sono goduta.

Se ti guardi indietro, quali sono state le grandi gioie che hai vissuto nella tua carriera?

A livello personale non sono stata una gran vincente, i miei più grandi risultati li ho tenuti in pista, a partire dai due titoli europei consecutivi nella corsa a punti. Poi però ho avuto la fortuna di partecipare a tutte le più grandi gare e negli ultimi anni ad essere di supporto alle mie compagne. Penso che il giorno più bello in assoluto sia stato quando Elisa Balsamo ha vinto il titolo mondiale. In quella che è stata una giornata perfetta. E’ vero che sul podio non c’ero io, ma quel titolo l’ho sentito anche mio. L’esempio di quando la tua compagna vince perché tu lavori per qualcosa e contribuisci.

L’abbraccio con Elisa Balsamo, pilotata magistralmente verso la conquista del titolo iridato 2021
L’abbraccio con Elisa Balsamo, pilotata magistralmente verso la conquista del titolo iridato 2021
E ciclismo a parte, dal punto di vista personale, tutti questi anni di ciclismo, di attività internazionale, che cosa ti hanno dato?

Questa è una bella domanda. Una cosa che mi porto dietro è sicuramente il fatto che ho fatto amicizia con persone un po’ di tutte le parti del mondo, con culture diverse dalla nostra. Questo mi ha consentito d’imparare a vedere il mondo da più punti di vista.

Le due ragazze che arrivano adesso che cosa si troveranno di fronte?

Laura (la Tomasi, ndr) è già stata in organizzazioni abbastanza strutturate. Qui sia lei che Alessia Vigilia troveranno un ambiente molto ben organizzato, ma anche a livello umano è un bel gruppo, dove non si guarda solo all’atleta, ma anche tanto al benessere della persona. Poi come organizzazione, calendario, materiali, preparazione, parliamo di una squadra a livello WorldTour. Ma visto da dove vengono non credo che troveranno differenze. Io penso però che, come è stato importante per me, sarà importante anche per loro il il valore che danno anche alla persona, per farti sempre sentire considerato.

Apeldoorn 2019, secondo titolo europeo nella corsa a punti. Su pista anche un bronzo europeo e mondiale
Apeldoorn 2019, secondo titolo europeo nella corsa a punti. Su pista anche un bronzo europeo e mondiale
Loro ti hanno contattato, ti hanno chiesto qualche consiglio?

Con Laura non ci conosciamo molto. Con Alessia ogni tanto ci sentiamo, mi ha chiesto un po’ come si sarebbe trovata e le ho detto le stesse cose. Non credo proprio avranno problemi di ambientamento.

Chiudendo adesso la tua carriera, hai già idea di che cosa fare?

Sono da 10 anni all’interno del gruppo sportivo delle Fiamme Oro e mi piacerebbe continuare a farne parte, cercando di dare il mio contributo, rimanendo in questo mondo al quale credo di poter dare ancora qualcosa, anche se non più pedalando…

Confalonieri e un 6° posto che vale. Nelle pieghe dell’Inferno

19.04.2025
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Ci sono ritorni a casa che hanno un valore particolare. Maria Giulia Confalonieri, rientrata dal “suo” periodo di classiche può finalmente tirare il fiato, ora l’attende solo allenamento e poi si tornerà a correre a maggio. Ha terminato la prima parte di stagione senza vittorie, è vero, ma il fatto di avere chiuso la Roubaix nell’elite del ciclismo ha un forte peso. Tanto è vero che il suo 6° posto finale forse non ha neanche avuto il rilievo che meritava.

Per la ciclista di Giussano sesto posto finale a Roubaix, a 1’01” dalla Ferrand Prevot, lottando per il podio fino alla fine
Per la ciclista di Giussano sesto posto a Roubaix, a 1’01” dalla Ferrand Prevot, lottando per il podio fino alla fine

La scelta di non esserci alle Ardenne era già stata preventivata all’inizio della stagione: «Anche noi della Uno-X facciamo turn over come tante altre squadre del WorldTour. Qualcuno ha tirato avanti e sarà presente all’Amstel ma se guardate la starting list, già lì c’è un forte cambio. A Freccia e Liegi ci saranno molte protagoniste diverse. Io sono contenta di poter staccare un po’ per poi riprendere con vigore dal prossimo mese».

Torniamo alla corsa del pavé, essere stata protagonista fino alla fine ti ha soddisfatto?

Diciamo che ho tenuto fede a quello che era un obiettivo fin dall’inizio. Già lo scorso anno avevo capito che potevo giocare le mie carte, ma allora ho pagato dazio alla sfortuna, con un paio di forature lontano dalla fine dei tratti di pavé e quindi dalla possibilità di cambiare bici. Alla Roubaix è così, devi essere anche fortunato non solo a non forare, ma quando capita dipende molto da dove avviene, se puoi intervenire presto oppure no. E’ questione di attimi, se perdi il treno giusto non hai più possibilità. Quest’anno ero partita con l’idea di centrare una Top 10, ma guardando com’è andata la gara resta sempre quel pizzico di amaro in bocca sapendo che si poteva fare anche di più.

Maria Giulia con Letizia Borghesi. Le due sono state grandi protagoniste sul pavé
Maria Giulia con Letizia Borghesi. Le due sono state grandi protagoniste sul pavé
Probabilmente il tuo 6° posto non è stato sufficientemente valutato anche perché “coperto” dalla piazza d’onore della Borghesi

Lei ha fatto una gran gara, niente da dire. Ha saputo scegliere il momento giusto per attaccare e andarsi a prendere un risultato prestigioso. Come detto, la Roubaix è una questione di attimi, lei è stata brava ad attaccare mentre Vos e Wiebes si stavano guardando, d’altronde Marianne non poteva muoversi avendo la Ferrand Prevot davanti. Io ho perso il momento giusto perché pensavo che Lorena sarebbe stata più attiva nell’inseguimento, dovevo osare di più, ma alla fine è arrivato comunque un risultato importante.

L’azione della Ferrand Prevot ha cambiato un po’ le strategie che avevate messo in cantiere?

Fino al quinto settore di pavé, la corsa era andata avanti in maniera piuttosto lineare. Poi c’è stata la caduta di due ragazze e lì già sono stata costretta a rincorrere, ma la corsa non era ancora esplosa. Che qualcosa doveva succedere si doveva capire quando sono andate in fuga le 6 ragazze, dietro non si è fatto nulla di particolare per inseguirle, eppure c’è stato il ricongiungimento perché molte squadre aspettavano che fosse la Sd Worx a prendere l’iniziativa, sapendo che la Kopecky avrebbe lavorato per la Wiebes. Così, quando la francese ha attaccato, tutte sono rimaste in attesa, si sono appoggiate alla Kopecky, favorendo Pauline.

Un piazzamento buono per la lombarda, trovatasi presto senza compagne lungo il percorso
Un piazzamento buono per la lombarda, trovatasi presto senza compagne lungo il percorso
Tu a quel punto com’eri messa?

Non potevo far molto perché ero sola del mio team lì davanti. C’erano altre squadre più rappresentate, ma non c’è stato accordo nell’inseguimento. Il fatto è anche che della Roubaix si ha sempre un po’ paura, sai che all’improvviso ti si può spegnere la luce e non vai più avanti. Intendiamoci: la francese è stata bravissima, nei tempi come nella condotta di gara, la sua sapienza di guida si è vista tutta.

Nella Roubaix quanto incide?

Molto. Un aspetto sul quale si pone poca attenzione è il fatto che fondamentale è la scelta di “dove” mettere le ruote. Essere davanti è un vantaggio perché vedi il terreno, altrimenti se sei dietro devi fidarti di chi ti sta davanti. Il pavé della Roubaix è diverso da qualsiasi altro, gli spuntoni sono tantissimi e paradossalmente sono maggiori sulle canaline laterali, dove spesso si pedala perché si va più veloci. Al centro è più lineare, almeno nelle belle giornate come quella che abbiamo vissuto. Diciamo che se sei la prima della fila è meno probabile forare perché hai una visuale migliore.

Nella Roubaix è fondamentale la scelta delle traiettorie per ridurre il rischio di forature
Nella Roubaix è fondamentale la scelta delle traiettorie per ridurre il rischio di forature
Quanto incide l’aspetto umano?

Tanto, ma meno che in altre corse. Per me la Roubaix è una corsa da gravel, ma ognuno fa le sue scelte, infatti alla partenza trovi le soluzioni più diverse, chi usa la monocorona e chi no, ad esempio. La Visma adesso adotta questo nuovo sistema del “gonfia e sgonfia”, tanti hanno usato il salsicciotto per prevenire lo sgonfiaggio e arrivare a fine settore anche in caso di foratura. Alla Roubaix è tutto estremizzato, molto più che in qualsiasi altra corsa e bisogna considerare anche un altro fattore: per le donne è una gara nuova, siamo solo alla sesta edizione, ogni anno se ne capisce di più su come interpretarla.

Nel complesso il tuo inizio stagione com’è stato?

Non ci sono stati grandi acuti, ma posso ritenermi soddisfatta. Diciamo che sono abbastanza in credito con i risultati, ma bisogna tenere conto che in molte gare ho corso in aiuto di Linda Zanetti, che è molto veloce e infatti in alcune gare sono stata il suo ultimo elemento nel tirarle la volata. Io credo che sia stato un buon periodo, per me come per il team, ci facciamo vedere di più, continuiamo a crescere.

Nel team norvegese la Confalonieri ha corso da leader, ma anche in aiuto alle compagne
Nel team norvegese la Confalonieri ha corso da leader, ma anche in aiuto alle compagne
Dove ti vedremo ora?

Ora mi attende un periodo di preparazione per poi tornare in gara in Lussemburgo, dove il giro a tappe è stato sostituito da due prove in linea, alla Vuelta a Burgos, che fra le corse a tappe spagnole è quella che più si adatta alle mie caratteristiche e dove voglio affinare la gamba in vista del Tour of Britain. Lì voglio davvero portare a casa qualcosa d’importante…

Domani Gand. Confalonieri presenta la gara femminile

29.03.2025
5 min
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Abbiamo ancora negli occhi la volata di De Panne, con Wiebes che ha battuto le nostre Consonni e Balsamo, ed è già tempo di voltare pagina e parlare della Gand-Wevelgem Women. La classica belga introduce a quella che per i belgi è la “Settimana Santa”, che culmina con la Ronde, il Giro delle Fiandre. La Gand è quindi un passaggio cruciale e in tante non si nasconderanno.

A raccontarci meglio questa prova al femminile è Maria Giulia Confalonieri. L’atleta della Uno-X Mobility, stava per arrivare all’hotel della squadra quando l’abbiamo raggiunta al telefono. Lo scorso anno fu quinta, disputando un’ottima corsa (nella foto di apertura si nota in secondo piano col casco giallo nello sprint 2024, ndr). Non è certo la prima volta che, lassù, Confalonieri dimostra di cavarsela alla grande.

Maria Giulia Confalonieri in azione nelle primissime gare del Nord
Maria Giulia Confalonieri in azione nelle primissime gare del Nord
Maria Giulia, prima di tutto come stai?

Sto bene, spero che ci si possa togliere delle soddisfazioni finalmente… In generale la condizione è buona. E perciò sono fiduciosa. Non so ancora che ruolo potrò avere.

L’anno scorso sei arrivata quinta. Ti piace questa Gand?

L’anno scorso sì, sono andata forte, ma la Gand resta una gara di situazione. Se si guarda l’ordine d’arrivo si può dire che è andata bene, sono arrivata davanti. In realtà, poco prima della volata, il copertone anteriore deve aver toccato credo un dente di un’altra bici e mi è scoppiato. Quindi non ho potuto fare la volata in pieno. Sì, la Gand, alla fine, mi piace sempre. Anche se poi non so se sia l’ideale per me.

Perché?

E’ una gara dove spesso arriva un “grande” gruppo. Quello della Gand è un percorso semplice rispetto al Fiandre. Si parte dalla zona di De Panne, si percorre un tratto in linea che, se c’è vento, diventa molto stressante. Poi si arriva nella zona dei muri, dove si fa un circuito, e tra questi c’è il Kemmelberg, il più famoso e duro di quella della Gand-Wevelgem, nonché l’unico in pavé. Generalmente c’è sempre molto vento, specie nel finale, e per tanti chilometri si va nella stessa direzione. Se questo dovesse essere laterale potrebbe fare male e rendere il finale molto duro. Di solito, se c’è vento alla fine, c’è anche all’inizio, visto che è lo stesso tratto. L’anno scorso, dopo pochi chilometri, si crearono i ventagli.

L’altimetria della Gand Women: 168,8 Km e circa 890 m di dislivello. Lo scorso anno la lunghezza era di 171,2 km
L’altimetria della Gand Women: 168,8 Km e circa 890 m di dislivello. Lo scorso anno la lunghezza era di 171,2 km
Quindi col vento cambia tanto…

Esatto. Qui incide molto, cosa che si dice spesso delle corse in Belgio e Olanda, ma è davvero così. In ogni caso, la Gand-Wevelgem resta una corsa veloce. Si potrebbe dire che è per velociste, velociste moderne, quelle che sanno tenere su salite brevi e hanno resistenza. Però il gruppo che arriva non conta mai più di una quarantina di persone al massimo. Almeno così è andata negli ultimi anni. Insomma, arrivare davanti non è scontato.

Allora cosa rende dura questa corsa “facile”? Vento a parte, ovviamente…

Il circuito dei muri non è facile. Chiaro, non è il Fiandre: lì è tutta un’altra storia. I muri sono di più e più lunghi. Ma è importante arrivarci in posizione ottimale. Essere posizionati al meglio nei momenti cruciali è fondamentale, cosa che si dice di tante corse, ma alla Gand, viste le poche occasioni per fare la differenza, questo suggerimento vale ancora di più. Poi incidono anche il meteo e la distanza.

Ecco, la distanza è un altro fattore importante. La Gand, se non è la più lunga in assoluto del calendario, poco ci manca…

A mia memoria, lo scorso anno solo una tappa del Tour de France Femmes fu più lunga (come ha ricordato anche Erica Magnaldi ieri, ndr), perciò anche questo la rende complicata. Però quello che davvero conta non sono i chilometri, ma le ore in sella. Essendo una gara veloce staremo sulle quattro ore. E questo crea già tanta differenza nel finale rispetto a gare che durano mediamente 40-60 minuti in meno.

Le favorite per Confalonieri?

I nomi sono i soliti, ma per me è una gara più aperta rispetto a qualche altra corsa. Immagino che alcune squadre porteranno anche le scalatrici da Fiandre, cosa che a De Panne non c’era. E che potrebbero diversificare un po’ con le leader. Magari chi ha atlete come Elisa Longo Borghini o Demi Vollering (che non ci sarà, ndr) immagino darà più spazio alla velocista, considerando il Fiandre in vista. Certo, se si arriva in gruppo, salvo imprevisti, Lorena Wiebes è imbattibile. Starà a noi, alle altre squadre, cercare d’inventarsi qualcosa.

E come?

Diciamo che le atlete della SD Worx hanno più possibilità, hanno tanta qualità, con Kopecky e Wiebes in pole position. Possono fare sia corsa dura che attendista. Poi ci sono altre velociste, come le italiane Consonni e Balsamo, ma anche Koll o Wollaston.

E inventarsi qualcosa nel finale?

A Wevelgem andare via nell’ultimo chilometro è praticamente impossibile: è uno stradone largo e dritto. Come dicevo, la Gand è una corsa di situazione. Bisogna vedere il vento e magari pensare a un attacco di gruppo. Per esempio, Elisa Longo Borghini qualche tempo fa provò proprio così e poi restò sola: fu ripresa all’ultimissimo. Fare selezione nel finale sarà una conseguenza dell’andamento della gara. Se si sarà fatta corsa dura, allora qualcosa si può fare. E in quel caso l’arrivo per le sprinter diventa meno scontato.

UAE Tour Women. Nel giorno dei ventagli con Confalonieri

12.02.2025
6 min
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I ventagli sono sempre affascinanti. Tattica e gambe, squadra e materiale: tutto si fonde e il mix diventa esplosivo… per chi guarda e per chi pedala. Nella seconda frazione del UAE Tour Women questa situazione si è verificata e ne è uscita fuori una tappa da urlo con 5 big in fuga praticamente dal chilometro zero o poco più. Pazzesco!

Maria Giulia Confalonieri è stata parte attiva della Al Dhafra Fort – Al Mirfa: 111 chilometri nel deserto. La brianzola ha contribuito all’economia della corsa. Ed è proprio lei, atleta della Uno-X Mobility, che ci porta in gruppo. Allacciate il casco, fate un lungo respiro e andiamo in corsa con Maria Giulia.

Maria Giulia Confalonieri (classe 1993) in azione al UAE Tour Women
Confalonieri (classe 1993) in azione al UAE Tour Women
Maria Giulia, una tappa velocissima quella verso Al Mirfa… In rete la foto dei ventagli nel deserto ha raccontato tanto. Tu cosa ci dici?

E’ stata una tappa velocissima, una frazione caratterizzata dal vento a volte contro, più spesso laterale a favore o a favore pieno. Siamo partite e, appena uscite dal breve trasferimento, la velocità era già altissima. Dopo poco più di un chilometro il gruppo si è spezzato. Davanti sono andate via cinque atlete, mentre dietro ci siamo ritrovate in un drappello di circa trenta unità che provava a inseguire.

E poi ancora tanti altri drappelli da quel che abbiamo visto…

Purtroppo non c’è stato subito accordo tra noi e in quei pochi chilometri con vento contrario nessuno ha voluto assumersi la responsabilità di chiudere. Così la fuga ha preso tre minuti in poco tempo. Quando abbiamo provato a ricucire, siamo arrivate a meno di un minuto, ma ormai era troppo tardi. Io sono arrivata nona, quarta del gruppetto inseguitore.

Vi aspettavate una giornata così difficile? Ormai in riunione, prima del via sapete già tutto, giusto?

Sì certo, anche perché non è il primo anno che facciamo la tappa in questa zona. Tutte le squadre sapevano che il vento avrebbe giocato un ruolo chiave. Già dai giorni prima si vedeva nelle previsioni meteo che ci sarebbe stata una situazione complicata. Siamo andate alla partenza consapevoli che quel giorno si sarebbero potuti creare ventagli. Era fondamentale stare davanti e starci sin da subito. Infatti in tantissime siamo arrivate alla partenza parecchio prima del solito… tipo granfondo! Ma anche così c’è chi stava davanti e chi dietro.

Partenza velocissima: si aprono i ventagli e scappano via in 5 tra cui Elisa Longo Borghini (in maglia tricolore)
Partenza velocissima: si aprono i ventagli e scappano via in 5 tra cui Elisa Longo Borghini (in maglia tricolore)
Chiaro…

La classifica generale ne avrebbe risentito. Magari non si sarebbe deciso il nome della vincitrice finale, ma certamente chi si fosse trovata fuori dai giochi quel giorno non avrebbe più avuto speranze di vincere. Nella tappa in salita del giorno dopo chi aveva perso 2′-3′ non avrebbe potuto più lottare per la generale, chiaramente parlo più delle scalatrici. Qualcuna ha creato qualche buco, un po’ di caos…

A livello tecnico, avete adottato accorgimenti particolari?

La maggior parte delle atlete ha montato una corona da almeno 53 denti, io avevo un 54×40. Le ruote erano per lo più alte, da 50 millimetri in su, per massimizzare l’aerodinamica e anche perché di vento laterale per davvero ce n’era poco. In generale, per gare come questa la bici aerodinamica è la scelta migliore e infatti tutte le squadre avevano questa opzione. Io ho corso con la Ridley Noah Fast, la mia bici aerodinamica di riferimento.

Cosa si prova a stare in un ventaglio così veloce? C’è una componente di adrenalina?

Nei primi minuti c’è tantissima tensione, a prescindere dalla forza di chi pedala. Tutte vogliono stare davanti e si parte come per uno sprint di 300 metri. Dopo un po’, quando le posizioni si delineano, la situazione si stabilizza un po’. Anche se bisogna comunque stare super concentrati. Quel giorno viaggiavamo a 60 all’ora e c’era con pochissimo spazio tra un manubrio e l’altro. Era una situazione ad alto rischio, ma siamo abituate. In gare così devi essere sempre vigile, non puoi permetterti distrazioni.

Il vento alzava la sabbia, un fastidio superflo secondo Confalonieri
Il vento alzava la sabbia, un fastidio superflo secondo Confalonieri
Maria Giulia, ma oggi con tante giovanissime in gruppo le atlete sanno ancora fare i ventagli?

Negli ultimi anni la situazione è migliorata, ma si vedono ancora ragazze che non sanno bene come affrontarli. Il problema è che durante la stagione ci sono poche occasioni per esercitarsi veramente con i ventagli. Qualche classica come la Gand-Wevelgem o la Dwars door Vlaanderen offre opportunità per affinare la tecnica, qualche gara in Spagna, ma non sono molte le occasioni per correre con queste condizioni. Il vento laterale è un elemento che si incontra solo in alcuni contesti e quindi non tutte hanno l’esperienza necessaria per gestirlo al meglio.

A livello di watt e frequenza cardiaca, quanto si spinge nei momenti più duri?

Nei primi minuti, quando scoppia il ventaglio, tutte sono al limite delle proprie capacità. Si sta sulle zone alte della potenza sostenibile, da Z5 in sù… Anche dopo, il ritmo rimane alto. E anche chi nel ventaglio riesce a stare a ruota continua comunque a spingere forte. Nonostante la velocità altissima, la tappa è stata molto impegnativa dal punto di vista fisico e anche dello stress.

Chiaro, lo stress…

Devi limare, guardare le altre, la strada… devi girare bene e tenere il ritmo. Quello incide moltissimo.

Con quel vento e stando nel deserto, la sabbia si sentiva sulla pelle? Era fastidiosa?

Nella seconda e nella quarta tappa la sabbia si è sentita parecchio, ma quando sei in gara non ci fai troppo caso. Sei talmente concentrata che questi dettagli passano in secondo piano.

A destra si nota Maria Giulia all’arrivo di Al Mirfa: 111 km alla media strabiliante di 48,407 km/h, tra le più alte di sempre tra le donne
A destra si nota Maria Giulia all’arrivo di Al Mirfa: 111 km alla media strabiliante di 48,407 km/h, tra le più alte di sempre tra le donne
Si riesce a bere e mangiare regolarmente in un contesto così?

Bisogna trovare il tempo: il momento giusto te lo devi cercare. Con tappe così impegnative, si punta molto su gel e malto in borraccia, più pratici da assumere in situazioni concitate. E questo è un bel vantaggio rispetto al passato. Ma è fondamentale alimentarsi, altrimenti la benzina finisce.

Presa bassa o alta? Quale posizione sul manubrio preferisci nel ventaglio?

Dipende dal momento. Quando si va davanti a tirare, la presa bassa aiuta con l’aerodinamica. Ma se sono in mezzo al gruppo preferisco tenere le mani sopra, così ho più controllo e posso reagire più velocemente agli imprevisti. Inoltre, essendo non molto alta, mi aiuta ad avere una visuale migliore della corsa davanti a me.

Se chiudi gli occhi e pensi a quella tappa, qual è l’immagine che ti rimane impressa?

La partenza fulminea. Siamo uscite dal trasferimento e anche la macchina della giuria ha dato subito il via forte. Di solito si parte a 30-35 chilometri orari, invece ci siamo trovate subito a velocità massima. Il primo pensiero è stato mantenere la posizione e tenere ben saldo il manubrio.

Consigliere Confalonieri, le ragioni della scelta

22.01.2025
5 min
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«Le mie corse sono già pianificate – dice Maria Giulia Confalonieri – però mi è stato detto che tante volte c’è la possibilità di partecipare da remoto, la cosa importante sarà comunque esserci. Mi impegno a partecipare a tutti i Consigli Federali, che siano in presenza o meno. Ho accettato questo incarico e gli dedicherò il tempo necessario. Come atleta professionista sto in giro tanto tempo e passo tante ore in bici, ma il resto della giornata lo dedico al recupero. E se si tiene impegnata la mente, a volte è anche una cosa stimolante».

La rappresentanza atleti

Maria Giulia Confalonieri ha trent’anni e corre con la Uno-X Mobility. Domenica scorsa a Fiumicino, subito dopo la conferma di Dagnoni alla presidenza federale, è stata eletta come rappresentante degli atleti nel Consiglio Federale, l’organo di governo della Federazione. Ha ottenuto 12 voti: uno in meno di Fabrizio Cornegliani e il doppio di Elena Cecchini, prima degli esclusi. La sua stagione sta per partire con due prove a Mallorca e il UAE Tour, ma prima abbiamo voluto farci raccontare le ragioni del suo impegno nella politica federale.

Questo il Consiglio Federale per il quadriennio 2025-2028. A destra, Maria Giulia Confalonieri
La rappresentanza atleti nel Consiglio Federale spetta a Cornegliani (accanto a Dagnoni) e Confalonieri (a destra)

«Mi hanno contattato a fine novembre – racconta Confalonieri – per chiedermi se fossi disponibile. Prima mi sono fatta spiegare in che cosa consista il tutto, perché ero piuttosto all’oscuro di cosa potessi fare se fossi entrata nel Consiglio Federale. Ovviamente facendo ancora l’atleta professionista, a volte la presenza in persona potrebbe essere complicata, però mi è sembrato un bel modo per potermi rendere utile e far valere la mia opinione. Detto questo, non so cosa mi riserverà questo ruolo. Non conosco ancora le dinamiche e stiamo aspettando di sapere quando ci riuniremo la prima volta e a quel punto mi farò un’idea un po’ più chiara».

Prima di metterci in naso, seguivi la politica federale?

Leggevo qualche articolo ogni tanto, ma non mi sono mai interessata più di tanto. Se non pensassi di poter portare la mia opinione, non mi sarei avventurata in questo ambito. Penso che il punto di vista di chi sta ancora correndo possa essere utile. Qualche collega mi ha fatto i complimenti per essere entrata in Consiglio Federale, però diciamo che il lavoro deve ancora incominciare. Spero mi facciano i complimenti fra quattro anni.

In cosa puoi dare un contributo da atleta?

Questa è una bella domanda. A livello professionistico, non penso che ci siano tante cose da fare. Semmai si dovrebbe intervenire sulle categorie più giovani, vedremo che proposte verranno fuori, così potrò dire la mia. Per ora non ho ben idea di cosa bolla in pentola, diciamo che vedendo l’andamento negli anni, la base del ciclismo si è ridotta, non è più tanto semplice reclutare nuovi giovani. I numeri una volta erano più grandi, ma è anche vero che adesso ci sono tanti altri sport, mentre la sicurezza delle strade può essere un problema per i genitori, quando parliamo di giovanissimi.

Confalonieri è un’atleta delle Fiamme Oro. Qui in azione nell’ultimo campionato italiano a crono
Confalonieri è un’atleta delle Fiamme Oro. Qui in azione nell’ultimo campionato italiano a crono
Parliamo di sicurezza: hai 30 anni, la sensazione è che 15 anni fa le strade fossero più sicure?

Non lo so. Prima di tutto abito in un posto molto trafficato, quindi sono sempre stata abituata sin da giovane ad avere a che fare ogni giorno con tanti automobilisti. Sotto certi aspetti un po’ è peggiorata, ma non saprei neanche dire di quanto. Noto che a volte le persone hanno meno pazienza, magari gli fai perdere uno o due secondi per superarti. Anche se sei già in fila e stai rispettando tutte le regole, devono sempre farsi sentire. Magari qualcuno suona il clacson, un altro cerca di stringerti. Però non ho notato un tracollo, diciamo che c’è sempre stata della gente nervosa in strada.

Come ci convivi?

Cerco il più possibile di evitare le strade super trafficate, anche se ovviamente visto dove abito a volte, non è proprio semplicissimo. E poi cerco anche di andare in giro in fila però comunque in gruppo, che in parte ti aiuta. Per superarti, devono passarti vicino, ma fanno più attenzione e devono avere più pazienza per non rischiare una manovra azzardata. Invece nel sorpassare una bici sola, sono meno attenti. E poi ci sono le strade…

Cosa vogliamo dire?

Ci sono sempre più ostacoli e in Italia quello che manca rispetto a tanti altri Stati sono delle corsie dedicate alle bici. E’ vero che fanno le piste ciclabili e noi dovremmo utilizzarle, però è poco realistico pensare che un atleta professionista o anche un ragazzo dai 14 anni in su, che in pianura va almeno ai 30 all’ora, possa allenarsi su una pista che per giunta deve spesso condividere con i pedoni.

Confalonieri: dal ritiro a Roma e ora verso il debutto. Dal 2025 la Uno-X usa bici Ridley
Confalonieri: dal ritiro a Roma e ora verso il debutto. Dal 2025 la Uno-X usa bici Ridley (immagine Instagram)
Che effetto ti ha fatto l’altro giorno sentir chiamare il tuo nome alle elezioni?

Sapevo che fra i candidati c’erano anche Elena Cecchini e altri quattro ragazzi, però non ho mai veramente pensato alla possibilità che mi eleggessero, almeno fino al giorno che sono arrivata. Nei giorni precedenti, non ho mai avuto particolare tensione, ma quando hanno chiamato il mio nome, sono stata molto contenta. Sono arrivata a Roma la domenica mattina, perché il giorno prima ero ancora in Spagna con la squadra e per questo non sono potuta andare la sera precedente. Ho preso l’aereo e quando sono arrivata, l’Assemblea era appena cominciata.

Come è stato seguirla?

Non mi ero informata delle tempistiche né di come funzionasse. Era la prima volta e mi ha assorbito parecchio. E’ stato interessante sentir parlare i tre candidati e avere un punto di vista sulle loro campagne elettorali. Poi per il resto si è trattato di aspettare e vedere che cosa sarebbe successo. La sera sono tornata a Milano, già lunedì mattina mi sono allenata. Sabato si comincia da Mallorca.

Confalonieri, il biomeccanico e la crono del Tour

14.07.2024
4 min
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Le ragazze della Uno-X Mobility, formazione WorldTour femminile, sono in ritiro per preparare la seconda parte della stagione. Si trovano a Livigno e lavorano sodo per arrivare pronte prima al Tour de France Femmes. Da lì si aprirà lo scenario sugli impegni che porteranno le atlete al finale di stagione. Tra loro c’è Maria Giulia Confalonieri, la classe 1993 brianzola è al secondo anno nella formazione norvegese.

«Diciamo – racconta Confalonieri che le fatiche che stiamo facendo ora in altura sono propedeutiche, per quanto mi riguarda, al Tour de France Femmes. Il fatto che la squadra sia venuta in Italia è bello ma soprattutto comodo. Anche se va detto, è difficile trovare un posto come Livigno in tutta Europa. Qui si sta in alto ma non manca la pianura, la piana di Livigno è un perfetto luogo per allenarsi su vari aspetti, tra cui la cronometro

Maria Giulia Confalonieri insieme a Giacomo Conti, fondatore di GICO Lab
Maria Giulia Confalonieri insieme a Giacomo Conti, fondatore di GICO Lab

Dettagli ultimati

Anche per Confalonieri è il momento degli ultimi ritocchi e dei dettagli, tra i quali c’è stata anche una visita a Giacomo Conti, biomeccanico fondatore del negozio GICO Lab

«Abbiamo lavorato proprio sulla bici da crono – spiega – il team ci ha fornito il nuovo mezzo, che i ragazzi usano già dal 2023, e sono dovuta andare a sistemare alcuni dettagli. Giacomo mi è stato parecchio utile per rientrare nei paletti imposti dall’UCI. Le misure le avevo già da inizio anno, cambiavano dei piccoli particolari e così Giacomo Conti mi ha aiutato a mettere a punto la posizione. E’ importante lavorare sulla bici da cronometro, anche se non sono una specialista. Tuttavia prima in Germania e poi al campionato italiano ho fatto tanti chilometri nelle prove contro il tempo. Anche al Tour ci sarà una cronometro, quindi meglio arrivare pronta. La parte critica è sempre abituare il collo, la schiena e i glutei alla posizione aerodinamica. Anche se non è estrema, visto che non cerco troppo la prestazione, adattarsi richiede tempo e chilometri».

Al campionato italiano Confalonieri è tornata a disputare una cronometro dopo più di tre mesi
Al campionato italiano Confalonieri è tornata a disputare una cronometro dopo più di tre mesi

In laboratorio

Ecco che così Confalonieri si è messa nelle mani di Giacomo Conti per sistemare e ricalibrare la posizione in bici. Sono stati fatti diversi passaggi, alcuni delicati e altri di routine.

«La parte più critica – racconta con una risata il biomeccanico – è stata quella di recuperare le regole UCI per la posizione a cronometro. Ogni anno cambiano e si modificano ed è difficile trovare quelle aggiornate. Ho dovuto anche mandare una mail all’UCI stessa ma senza risposta. Una volta reperite siamo partiti insieme a Confalonieri nel capire i suoi obiettivi a cronometro. Ho preso le misure antropometriche: cavallo, altezza, busto, ecc. Poi una volta prese l’ho fatta salire in bici ed è stata eseguita una video analisi sulla pedalata. In modo tale da capire gli angoli e come ottimizzarli. Mi sono concentrato in particolare sull’estensione del ginocchio e del gomito, così da capire che lavoro fare sulla sella».

Al Lotto Thuringen Ladies Tour Confalonieri ha corso la sua cronometro più lunga del 2024: 31,5 chilometri
Al Lotto Thuringen Ladies Tour Confalonieri ha corso la sua cronometro più lunga del 2024: 31,5 chilometri
E’ stato difficile trovare il giusto equilibrio?

Bisogna oscillare tra la ricerca della performance e le regole imposte dall’UCI. A volte vorresti avanzare la sella ma non è possibile seguire fino in fondo l’ergonomia dell’atleta. Nel caso di Confalonieri siamo arrivati proprio al limite dei 5 centimetri imposto dall’’UCI tra l’avanzamento della sella e il movimento centrale. 

Avete lavorato anche sulle prolunghe? Ormai famose per essere difficili da sistemare?

Sì, ci siamo messi a calibrare bene l’angolo e l’altezza rispetto alla sella. Perché l’UCI impone tre step legati all’altezza dell’atleta: meno di 180 centimetri, tra 180 e 190 e superiore a 190 centimetri. Però ogni fisico è diverso, quindi due corridori alti uguali avranno misure diverse e per ognuno di loro bisogna lavorare sulla posizione per rimanere nelle regole imposte. 

L’ultimo step che hai effettuato su Confalonieri qual è stato?

L’analisi della pedalata, per controllare la spinta e come viene gestita dall’atleta. Utilizzo dei rulli Elite che hanno un sensore che legge la spinta effettuata sui pedali e ne evidenzia le differenze così da trovare eventuali scompensi. Diciamo che una volta sistemato l’atleta bisogna controllare la conformità della pedalata.

Dalla neve a Gand, la nuova primavera di Confalonieri

23.03.2024
4 min
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E’ un inizio di stagione di grande impatto quello di Maria Giulia Confalonieri. Al suo secondo anno alla Uno-X, la ciclista di Giussano ha finora collezionato 15 giorni di gara e in ben 6 di questi ha chiuso fra le prime 10, con un podio di rilievo nella seconda tappa del Tour de Normandie. Non poco per lei, soprattutto confrontandolo con l’identico periodo dello scorso anno quando, al di là della piazza d’onore a Le Samyn, la situazione era ben diversa come anche le sue sensazioni.

La volata di Confalonieri al Tour de Normandie: 3° posto per lei
La volata di Confalonieri al Tour de Normandie: 3° posto per lei

«E’ stato un inizio buono – ammette la lombarda – diciamo che sono ripartita un po’ da come avevo finito lo scorso anno, quando finalmente avevo ritrovato una buona condizione. Ero stata segnata pesantemente dal periodo delle Classiche: per me è il più importante, ma un paio di cadute mi hanno condizionato e di fatto ne ho sofferto per tutto il periodo successivo. Ora la situazione è diversa, la gamba è buona e mi sento molto ottimista per l’arrivo delle gare che più mi piacciono».

Al tuo secondo anno sembra che anche in squadra ci sia un diverso spirito, come si evince anche dal ritiro prestagionale che avete fatto nell’estremo nord della Norvegia, dedicandovi a tutto fuorché alla bici…

E’ sicuramente la realtà più grande della quale ho fatto parte, una squadra che pur essendo solo al terzo anno è in grande espansione. Inoltre per me è la prima volta che sono parte di un team WT e la differenza, in termini di organizzazione e anche di dimensioni. si sente. C’è però una forte differenza con il team maschile, quello è una sorta di nazionale, questo invece comprende molte atlete straniere, si parla solo inglese, la matrice norvegese non si sente più di tanto.

Confalonieri (a destra) nel ritiro prestagionale in Norvegia, in giro con le slitte
Confalonieri (a destra) nel ritiro prestagionale in Norvegia, in giro con le slitte
I risultati di questa stagione e come sono arrivati dicono che sei un po’ la leader del team, sia in termini di finalizzazione ai fini del risultato che di regista in corsa. E’ vero?

Parzialmente. Nel senso che capita spesso che la squadra corra per me, ma dipende molto dalle caratteristiche della corsa. Ogni volta stabiliamo i ruoli, che poi possono cambiare in base a come la gara si evolve. Al Tour de Normandie ad esempio correvamo per favorire la Ottestad in classifica, nella tappa finale siamo riuscite a farla entrare nella fuga giusta e alla fine ha portato a casa il risultato pieno, per tutte noi è stata una grande soddisfazione.

Il podio finale in Normandia con Ottestad vittoriosa davanti a Nelson (GBR) e Van Dijk (NED)
Il podio finale in Normandia con Ottestad vittoriosa davanti a Nelson (GBR) e Van Dijk (NED)
E per quanto riguarda la gestione delle compagne?

Il ruolo di regista ci sta, molte si affidano a me per l’esperienza che ho, mi chiedono come muoversi. E’ un ruolo che in questo momento mi si attaglia e nel quale mi rispecchio moltissimo perché posso dare un buon contributo alla causa generale. Vedo che stiamo crescendo, tutte insieme.

Proprio questa tua esperienza e capacità di rimanere sempre nel vivo della corsa potrebbero essere importanti anche in funzione azzurra. E’ vero che per Parigi ci saranno soli 4 posti, ma un elemento che possa sia lavorare per le altre che essere utile anche nel finale avrebbe un grande senso, che dici?

Per Parigi credo sia molto difficile, il cittì ha già le idee abbastanza chiare su chi portare e come muovere la gara. Difficile che io venga considerata anche di fronte a una stagione sopra le righe. Credo invece di avere più possibilità per gli europei, perché il percorso mi si addice e lì sì che penso potrei avere un ruolo. D’altro canto so che Sangalli non è uno che guarda solo gli ordini d’arrivo, ma sa giudicare le prestazioni in corsa. Io farò di tutto per meritarmi un’altra chance in azzurro.

Per la lombarda buone prestazioni anche al Uae Tour, con un 7° posto nella seconda frazione
Per la lombarda buone prestazioni anche al Uae Tour, con un 7° posto nella seconda frazione
Ora arriva il periodo delle classiche, a partire da domenica con la Gand-Wevelgem. Su quali hai posato gli occhi?

Già quella di domenica è per me una data cerchiata di rosso, come anche quella del 7 aprile, il giorno della Roubaix. E’ una corsa che mi affascina, che mi piace tanto, ma dove devi avere tanta fortuna e io non ne ho mai avuta: spero di riscuotere finalmente il mio credito. A dir la verità quella che mi piace di più è il Giro delle Fiandre, ma so bene che con i suoi muri è una gara troppo difficile. Intanto però facciamo un passo alla volta e pensiamo a domenica, vediamo di portare a casa qualcosa d’importante…

Le Samyn, la firma di Marta: bentornata Bastianelli

28.02.2023
5 min
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«Ieri sera con Marcello Albasini, che è l’altro direttore sportivo che è qua con me in Belgio – racconta Davide Arzeni – abbiamo fatto due chiacchiere sulla corsa e ne abbiamo parlato con Marta. Avevamo questa idea, visto che uno dei suoi obiettivi è la Parigi-Roubaix. Le abbiamo detto: “Proviamo un attacco sul settore di pavé”. Dietro avevamo Chiara Consonni che poteva coprirci per la volata. Insomma dai, è andata. E’ andata bene così.

«Non sono assolutamente sorpreso che Marta abbia vinto, però veramente mi sono trovato di fronte a una vera professionista. Una ragazza che ha vinto tanto nella sua carriera e che probabilmente la finira dopo il Giro, eppure è ancora qua a fare la vita. I suoi risultati sono frutto della sua testa di corridore».

La UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccare
La UAE Adq Team vuole gara dura e vigila in testa al gruppo. Bastianelli è pronta per attaccare

Tre volte sul podio

Le cinque di un pomeriggio freddo sulle strade del Belgio intorno a Dour nel cuore della Vallonia. Marta Bastianelli ha da poco vinto Le Samyn, corsa classica con settori di pavé che di lì a poco sarebbe stata conquistata fra gli uomini da Milan Menten. Lo ha fatto con lo stesso piglio con cui nel 2019 vinse il Fiandre. Attacco e volata. E sebbene sia agli ultimi mesi della carriera, ha ruggito come ha sempre saputo fare.

«E’ bello smettere da vincenti, no?». Il tono di voce è allegro, l’ammiraglia sta facendo ritorno verso l’hotel sull’autostrada. Arzeni dice scherzando che il loro unico contatto col mondo è il benzinaio della vicina stazione di servizio.

«In tre corse – racconta l’azzurra – ho fatto terza, seconda e prima, altro che deconcentrata perché sono a fine carriera. Ho fatto tutto quello che dovevo fare, tranne un piccolo problema di salute a gennaio per il quale mi sono dovuta fermare per una settimana e mezza. Non ho partecipato al raduno con la squadra, però adesso va tutto bene».

Tomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di Bastianelli
Tomasi, accoglie una costernata Chiara Consonni che ha bucato al momento del forcing di Bastianelli

Forcing sul pavé

E’ passata nel giro di due anni dal rifiuto del pavé all’aver messo la Roubaix al centro del mirino. Ha avuto bisogno di masticarla bene e quando domani la squadra degi Emirati andrà sul percorso a provare i tratti di pavé, Marta avrà la conferma di essere sulla strada giusta. L’attacco è venuto sul pavé e ha fatto male.

«Oggi era una gara abbastanza veloce – dice – ci siamo mosse abbastanza bene. Io ho seguito i piani della squadra, che erano di attaccare nell’ultimo tratto di pavé avendo Chiara alle spalle. Così mi sono trovata davanti, ho fatto la mia azione. Mary mi ha seguito (Maria Giulia Confalonieri, ndr), poi sinceramente nel finale non ho potuto proprio aiutarla tantissimo. Non riuscivo a capire dalla macchina come fosse la situazione. Perché comunque dietro Chiara aveva bucato e la Gasparrini era caduta. Un po’ di situazioni particolari, si rischiava di buttare tutto».

Confalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata dura
Confalonieri ha creduto nell’azione con Bastianelli, pur sapendo che in volata sarebbe stata dura

“Capo” e Albasini

E così, dopo aver parlato di sé a inizio stagione come di una guida per le più giovani, la cara Marta Bastianelli – terza all’Omloop Het Nieuwsblad e seconda alla Omlop Het Van Hageland – ha alzato le braccia a Le Samyn des Dames.

«Le ragazze sono quasi tutte nuove – racconta – è tutto nuovo, quindi abbiamo avuto bisogno di tempo per affiatarci, sin dal UAE Tour. Credo che sia una buona squadra in fase di crescita. Qui in Belgio, credo che siamo veramente un bel gruppo guidato bene anche dall’ammiraglia. Da Arzeni e Marcello Albasini. Credo che avere persone con esperienza di queste gare sia molto importante. Non sono gare semplici, tutt’altro. E quindi sono molto orgogliosa».

Podio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria Guazzini
Podio tutto italiano a Le Samyn, con Bastianelli e accanto Confalonieri e Vittoria Guazzini

L’esempio di Marta

Arzeni guida e gongola, anche per lui l’esperienza nella UAE Adq è una sfida. Non è stato semplice lasciare la Valcar e sposare il nuovo progetto, ma la squadra che sta nascendo somiglia tanto alla sua vecchia casa.

«Una ragazza come Marta – dice – è importante per le atlete, ma anche per noi direttori sportivi. Da un’atleta come lei, che ha tutta questa esperienza, non si smette mai di imparare. Quindi anche io come direttore sportivo le devo qualcosa. Siamo qua in Belgio già da una settimana, non è mai facile. C’è vento e c’è freddo e c’era qualche ragazza probabilmente un po’ stanca. E nella sfortuna c’è andata bene, perché proprio nel momento in cui lei attaccava, ha bucato la Consonni. Quindi delle due frecce che avevamo ne è rimasta una. Domani facciamo la recon della Roubaix, il Belgio è appena cominciato e a me piace stare quassù».

Marta Bastianelli con Davide Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficua
Marta con Arzeni: si è capito sin da subito che la collaborazione sarebbe stata proficua

Lo sguardo tignoso

E’ così anche per Marta Bastianelli, 35 anni, campionessa del mondo quando ne aveva 22 e ancora sulla cresta con lo sguardo tignoso di ogni anno.

«Farò tutte le altre classiche – dice – a partire da De Panne fino alla Roubaix. Noi corriamo sempre per vincere con le migliori carte che abbiamo, quindi ci giochiamo sempre diverse possibilità. Quando corro con Chiara, sono contenta di poterla aiutare perché comunque è il futuro, e lei è contenta di aiutare me. Quindi, insomma, ci diamo abbastanza forza e coraggio. Ma abbiamo anche altre atlete forti, come Silvia Persico e Gasparrini. Io ci sono, mi sono allenata bene e confermo che dopo il Giro smetterò di correre. Sono felice di finire al Giro d’Italia. Ci sono tante giovani in Italia, oggi abbiamo visto il podio tutto italiano. Ma questo non significa che non sarò lì davanti anche nelle prossime corse a giocarmi qualche vittoria. Io so ancora vincere, forse qualcuno lo aveva dimenticato».

Confalonieri, portaci nel mondo della Uno-X

17.02.2023
7 min
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Quello di Maria Giulia Confalonieri alla Uno-X era stato uno dei trasferimenti dello scorso autunno che aveva destato più curiosità ed interesse. Un po’ per la voglia della 29enne di Seregno di mettersi in proprio dopo anni al servizio delle compagne. Un po’ per scoprire da più vicino la formazione norvegese WorldTour al suo secondo anno di vita.

L’avvio del 2023 è stato incoraggiante. Al UAE Tour la Uno-X ha subito capito che su Confalonieri si può sempre contare. Un quarto ed un sesto posto ottenuti dalla lombarda nelle frazioni vinte in volata da Charlotte Kool, oltre ad un ruolo da regista in corsa. Dopo questi primissimi mesi, è stato quindi naturale sentire Maria Giulia per farci raccontare il nuovo mondo nel quale è entrata. Un mondo che spazia su più fronti ed in continua evoluzione.

Cosa vi hanno detto queste prime gare?

Oltre a correre negli Emirati, abbiamo esordito alla Vuelta CV ed ora le mie compagne sono alla Setmana Ciclista a Valencia. Sono gare che ci servono per far correre tutte le ragazza e per mettere ritmo nelle gambe in vista della campagna del Nord. Lassù avremo un calendario intenso per circa due mesi. Siamo soddisfatte dell’UAE Tour ma dobbiamo oliare tanti meccanismi perché ho già avvisato le mie compagne che in Belgio sarà tutta un’altra musica.

Come sarà il programma?

Il 25 febbraio correremo la Omloop Het Nieuwsblad. E’ un “mini Fiandre”. Personalmente negli anni precedenti lo ritenevo il termometro della condizione mia e della squadra. Se dovesse andare bene non bisognerà esaltarsi troppo così come non dovremo deprimerci qualora andasse male. Di sicuro però ci darà delle indicazioni importanti. Da lì in avanti faremo Le Samyn, poi tutte le altre classiche fiamminghe fino alle Ardenne con qualche capatina in Olanda. Salteremo pertanto Strade Bianche e Cittiglio. La scelta della squadra è stata dettata da una questione organizzativa anche per contenere i costi visto che hanno una base logistica in Belgio. Fin dal primo ritiro ci hanno fatto capire che volevano focalizzarsi sulle classiche del Nord.

Com’è stato invece l’impatto con la Uno-X?

Buonissimo, grazie ai due ritiri che abbiamo fatto. Il primo dal 5 al 15 dicembre a Mallorca dove c’eravamo solo noi del team femminile. Poi altri dieci giorni a gennaio ad Altea dove c’erano anche le formazioni maschili, quella dei pro’ e il Devo team. Naturalmente avevamo programmi e allenamenti diversi, anzi già noi ragazze uscivamo in due gruppi, però è stata l’occasione per conoscere meglio tutta la società. Il responsabile dei diesse è Arvesen. Il faro di tutto il gruppo è naturalmente Kristoff e la sua vittoria di mercoledì in Algarve ha fatto impazzire tutto l’ambiente nelle nostre chat. Anche Waerenskjold è un corridore importante per la società e molto seguito in patria.

Che mentalità hai trovato?

Internazionale benché quasi tutti gli atleti siano norvegesi e danesi, mentre nello staff ci sono tanti olandesi e britannici. Le mie compagne scandinave parlano in inglese anche quando sono fra loro, in modo che tutte le altre “straniere” possano capire o inserirsi nei discorsi per facilitare la conoscenza. Infatti mi sono sentita inclusa fin da subito e l’ho ritenuta una cosa molto carina. Loro ci tengono tanto a condividere ogni notizia sulle tre squadre. Tant’è che hanno un solo profilo facebook e instagram perché vogliono che tutti abbiano la stessa visibilità ed importanza. La Uno-X sponsorizza lo sci di fondo, che è il loro sport nazionale, ed organizza gare di sci per bambini. Tra le loro mission, c’è anche quella di insegnare il ciclismo e far crescere il movimento.

Che impressione hai avuto della tua squadra dopo le prime gare?

Si vede che è una formazione che deve fare tanta esperienza. Stando in gruppo si notano un po’ di mancanza di cultura e tecnica ciclistica. D’altronde è normale che sia così per ragazze che nelle categorie giovanili si saranno trovate a correre in una trentina o meno. Però stanno crescendo bene, hanno talento e ci credono tanto. Ad esempio negli Emirati sono stato molto vicina ad Ahtosalo, la velocista finlandese che va molto forte ma che con i suoi 19 anni deve ancora imparare molto. Sia io che Dideriksen che Koster siamo state prese per poter insegnare molte cose alle giovani.

Hai avuto modo di conoscere i vertici della squadra?

Sì e sono rimasta piacevolmente impressionata, specie dal general manager che è Jens Haugland. Lui ha meno di 40 anni ed è anche il CEO di Uno-X Norway (la catena di carburanti e stazioni di rifornimento low-cost e self-service in Norvegia e Danimarca che fa parte della Reitan Retail, azienda leader nella vendita al dettaglio in vari settori tra Scandinavia e Paesi Baltici, ndr). E’ una persona multitasking. Appassionato di sport, sempre informato nel lavoro e sempre sul pezzo sulle nostre corse. Pensate che quando eravamo negli Emirati ogni giorno mandava un messaggio ad ognuna di noi per sapere come stavamo, per incoraggiarci o per farci i complimenti se avevamo corso bene. Non mi era mai successo prima.

Cosa ci dici delle vostre bici Dare?

So che è una azienda taiwanese che dal 2018 ha una filiale in Norvegia, anno in cui ha iniziato a fornire le bici alla Uno-X. Sono bici montate con Shimano e che attirano l’attenzione degli appassionati. In allenamento a casa tutti gli amatori mi chiedono informazioni. Io ho il modello “aero” viste le mie caratteristiche ma ce n’è anche una più adatta alla salita. Il modello da crono ha un manubrio particolare fatto da Wattshop, una azienda britannica. Nel complesso mi sto trovando molto bene.

La Uno-X è la squadra giusta dove poter vedere Maria Giulia Confalonieri tagliare per prima il traguardo di una corsa?

Speriamo di sì (sorride, ndr). Il successso della generale al Tour de la Semois a settembre mi ha sbloccato, ci voleva. Non ho pressioni, ma mi piacerebbe togliermi questa soddisfazione, anche vincendo al fotofinish, senza necessariamente alzare le braccia al cielo.