Parigi, perché non bastano quei due giorni fra strada e pista?

20.03.2024
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Milan e Ganna non parteciperanno alla prova su strada alle Olimpiadi di Parigi, perché il CIO ha composto un calendario surreale e per l’impossibilità di recuperare lo sforzo nel breve tempo a disposizione prima delle prove di inseguimento a squadre (in apertura il trenino azzurro ai mondiali vinti nel 2021). Lo stesso dilemma potrebbe riguardare anche Elisa Balsamo.

Le scelte sono di competenza dei tecnici e un cittì può anche scegliere di correre un rischio, risparmiando a un atleta il primo turno di qualificazioni su pista permettendogli di correre su strada (potrebbe essere il caso di Balsamo), ma non è questo il momento di parlarne. Il punto di vista che ci interessa affrontare è quello del preparatore, per capire le ragioni scientifiche alla base di certe scelte. Per questo ci siamo rivolti a Diego Bragato, responsabile del gruppo performance della FCI.

Bragato non ha partecipato alla Coppa del mondo di Hong Kong, ma partirà per quella di Milton a fine aprile
Bragato non ha partecipato alla Coppa del mondo di Hong Kong, ma partirà per quella di Milton a fine aprile
Perché chi corre la prova su strada dopo due giorni non può essere pronto per il quartetto?

Perché non riuscirebbe a recuperare da tutto lo stress, metabolico e di forza, che una gara così dura ti impone. Quando agli europei di Monaco, Viviani fece al mattino la strada e il pomeriggio vinse l’eliminazione su pista, sapevamo che la prova su strada permetteva di stare per tutto il giorno a ruota e alla fine c’era da fare soltanto la volata. Ma la gara delle Olimpiadi, che si corre in tre e su un percorso lungo e impegnativo, lascia l’atleta distrutto dal punto di vista metabolico e muscolare.

Quindi le 48 ore a disposizione non bastano per reintegrare e ritrovare l’equilibrio?

Ci sono passaggi da fare, anche perché l’inseguimento non si limita a una gara secca, ma si tratta di affrontare altri tre giorni di stress fisico e mentale altissimo. Non è come in un grande Giro, che oggi corrono la crono e domani arrivano in volata. Intanto perché la pista amplifica tutto e ti costringe ad esprimere il meglio che puoi in poco tempo. E poi perché nel grande Giro, tutti affrontano le stesse tappe, qui invece rischieremmo di avere il quartetto con atleti in debito, contro altri che non hanno fatto la strada. E visto che si vince e si perde per dei millesimi, non possiamo permetterci il lusso di correre rischi.

Pista o strada per Balsamo a Parigi? Elisa è decisiva su entrambi i fronti
Pista o strada per Balsamo a Parigi? Elisa è decisiva su entrambi i fronti
Nei giorni che precedono la qualificazione del quartetto, c’è un avvicinamento anche alimentare che si perderebbe correndo su strada?

Lo perderesti assolutamente, come pure non potresti fare richiami di lavoro specifico. Questo chiaramente vale sia per gli uomini sia per le donne: stessa musica, non cambia niente.

E’ stato mai valutato che uno di questi ragazzi provi il doppio impegno oppure è da escludersi a priori?

Le scelte competono ai tecnici. Dal mio punto di vista, è una cosa che non ho mai preso in considerazione, anche vedendo il percorso di Parigi e il fatto ad esempio che gli uomini corrano in tre nella prova su strada. Non avevo mai pensato che potessimo trovarci in questa situazione. Si spera sempre che i nostri ragazzi facciano un salto di qualità, ma quando lo scorso agosto cominciammo a ragionare sul programma di avvicinamento, non si pensava che Milan potesse rientrare in queste considerazioni. Almeno non adesso, per il futuro di sicuro.

La rapida crescita di Jonathan Milan ha messo in difficoltà i tecnici azzurri
La rapida crescita di Jonathan Milan ha messo in difficoltà i tecnici azzurri
Il lavoro muscolare che l’atleta svolgerebbe nella prova su strada si integra in qualche modo con le sue necessità per l’inseguimento?

In questo caso diventa decisivo il breve intervallo fra le prove. Mi spiego: abbiamo sempre usato le corse a tappe per preparare il quartetto, però non così ravvicinate, sempre qualche settimana prima. Se il CIO avesse lasciato una settimana, come ad esempio fra pista e crono, allora si sarebbero potute preparare due specialità.

Si parlava di stress metabolico, quanto la pedalata di una corsa su strada va a incidere su quella ad altissima frequenza di una prova di inseguimento?

Sicuramente il lavoro di una gara su strada due giorni prima ti toglie quel tipo di velocità dalle gambe, come pure la la brillantezza di poter fare una partenza da fermo nel modo migliore. Torno al caso di Viviani nel 2022, alle 5 ore fra la strada e la pista. Quando si decise che potesse correre su strada, ci dicemmo anche che se la corsa avesse preso la piega di ventagli o dinamiche troppo estreme, si sarebbe fermato prima. In più, l’inseguimento è diverso dall’eliminazione, dove non parti da fermo, puoi montare un rapporto che assomigli di più a quello di una gara su strada e anche lo sforzo è simile alla fase intensa della gara su strada. Mentre nel quartetto devi partire da fermo e tenere una frequenza piuttosto diversa.

Bennati e Villa hanno ragionato sull’impiego degli inseguitori su strada a Parigi e lo hanno escluso
Bennati e Villa hanno ragionato sull’impiego degli inseguitori su strada a Parigi e lo hanno escluso
Quanti giorni prima inizia la fase di preparazione a un quartetto olimpico?

Almeno tre-quattro giorni. Negli anni ognuno si è costruito la sua routine, però si parte dal concetto di svuotamento e ricarica delle scorte di glicogeno e di carboidrati fino a ripristinarli. E di richiamare tutti i meccanismi di timing di pedalata, di distribuzione dello sforzo e di assimilazione del gesto della partenza che sono necessari. La partenza e il timing degli sforzi delle pedalate successive. A quel punto, nell’imminenza della gara, devono creare l’automatismo di partire ed essere subito sulla tabella giusta. Trovare la sensazione su quella pista, su quella bici. Devo partire ed essere preciso al decimo già dal primo giro: quel feeling va costruito un po’ alla volta. Per questo sottrarsi a certi meccanismi, oltre a tutto l’affaticamento fisico, può toglierti qualcosa di prezioso.

Balsamo e Parigi: la strada o la pista? Si decide dopo aprile

18.03.2024
7 min
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Elisa Balsamo che vince il Trofeo Binda, tiene un piede su strada e intanto con la coda dell’occhio guarda alla pista. Saranno pure coincidenze, eppure quando prima del via della corsa di ieri ci siamo fermati a parlare con lei, seduta sui gradini del pullman della Lidl-Trek, l’idea era proprio quella di capire in che modo sia strutturata la sua stagione. La vittoria ci ha brevemente distratto, ma rieccoci sul pezzo. Già a dicembre, in occasione dell’incontro nel ritiro di Calpe, il tema era stato messo sul tappeto, ma era troppo presto per approfondirlo.

Si è capito ad esempio che Milan e Ganna non potranno correre la prova su strada, vista la vicinanza della corsa con le qualificazioni del quartetto: 3 agosto la prima, 5 agosto la pista. Diventa pertanto motivo di interesse capire in che modo verrà gestito il settore femminile, che correrà su strada il 4 agosto e inizierà con la pista ugualmente due giorni dopo (6 agosto).

Elisa Balsamo è uno dei… vagoni di pregio del trenino azzurro: oro a Roubaix nel 2021 e agli ultimi europei
Elisa Balsamo è uno dei… vagoni di pregio del trenino azzurro: oro a Roubaix nel 2021 e agli ultimi europei

Le medaglie sicure

Bennati ha giustamente dichiarato che in quanto tecnico azzurro deve tenere conto dell’economia delle medaglie. Quella dell’inseguimento a squadre maschile è una delle più probabili, mentre Ganna e Milan non hanno mai vinto una classica su strada e non è detto che a Parigi sarebbero in grado di fare risultato.

Nel caso di Balsamo il discorso si complica parecchio. E’ vero che il quartetto femminile potrebbe correre per l’oro, ma è altrettanto vero che le chance della piemontese di arrivare all’oro su strada sono sotto gli occhi di tutti. Elisa ha vinto il mondiale di Leuven e per ammissione dello stesso cittì Sangalli, il finale del percorso di Parigi ricorda molto quello di Cittiglio. E’ una questione difficile da affrontare e si è stabilito di farlo dopo le classiche di aprile, con grande collaborazione fra lo stesso Sangalli e Marco Villa. Ma prima o poi bisognerà parlarne, con la sensazione che nessuno abbia voglia di privarsi della piemontese.

Elisa Balsamo è stata iridata nel quartetto, ma ha vinto anche il mondiale su strada del 2021 a Leuven
Elisa Balsamo è stata iridata nel quartetto, ma ha vinto anche il mondiale su strada del 2021 a Leuven

Un giorno per volta

Balsamo è un’atleta che ha fatto della disciplina il suo punto di forza. E se ha deciso di ragionare per momenti distinti, forse è anche perché non serve a niente fasciarsi la testa prima del tempo. L’infortunio dello scorso anno le ha insegnato che basta davvero poco perché i piani cambino senza poterci fare nulla. E questo tutto sommato si è trasformato anche in una lezione da cui apprendere a non guardare troppo lontano. Programmare va bene ed è necessario, vivere il presente al proprio meglio è decisivo.

«Diciamo che sto cercando di lavorare a blocchi – ha spiegato – quindi per adesso le Olimpiadi sono ancora molto lontane. Riprendersi dall’infortunio è stato difficile e comunque quasi tutto il finale di stagione dell’anno scorso è stato compromesso. Ho ripreso la preparazione dopo un bel periodo di vacanza e l’inizio non è stato semplice, perché comunque ho dovuto ricostruire la base che avevo perso con la caduta. Però è stato un inverno positivo, quindi per ora sono contenta del lavoro fatto.

«Ora mi concentro sulla primavera e penso che sia importante per me cercare di fare delle buone prestazioni. Siamo già nel vivo, adesso iniziano le gare che mi piacciono di più. La Ronde van Drenthe (seconda alle spalle di Lorena Wiebes, ndr) della settimana scorsa è stata un primo appuntamento di un certo valore. Ci sto arrivando bene, ho lavorato tanto e quindi spero di raccogliere buoni risultati».

Due clienti speciali

Al Trofeo Binda ha battuto Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica e riferimento anche in pista. E se questo può essere un punto di contatto, le affinità tecniche sono esigue, dato che la belga è un concentrato di potenza fuori dal comune. A parità di altezza (Elisa con 1,71 è un centimetro più alta), Kopecky porta con sé 11 chili di muscoli in più che la rendono una gran brutta cliente e di fatto la sottraggono a confronti troppo frequenti. Nel mezzo c’è Lorena Wiebes (stessa altezza e 5 chili più di Elisa: 60): la velocista dello stesso Team SD Worx, che per la piemontese è una sorta di bestia nera. L’ultimo scontro diretto c’è stato domenica scorsa alla Ronde Van Drenthe: prima l’olandese, seconda l’azzurra.

«Domenica Wiebes ha dimostrato di essere più forte – ha commentato Elisa – e quando qualcuno è più forte, non si può fare altro che togliersi il cappello. Però comunque sono soddisfatta di come sto lavorando. Nessuno è imbattibile, quindi prima o poi riusciremo a metterle la ruota davanti. E’ veramente forte, quindi se uno non fa tutto alla perfezione, è difficile batterla. Penso che sia importante cercare di coglierla di sorpresa, magari provando ad anticipare le sue prime pedalate, che sono davvero micidiali.

«Ho cambiato un po’ i lavori in palestra per diventare un po’ più potente ed esplosiva, però anche quello è un equilibrio delicato. Se carico troppo con i pesi o per raggiungere un picco più alto di watt, finisco col perdere in salita e quindi devo trovare il giusto bilanciamento. Anche perché lei alla fine non è solo una velocista. Tiene sugli strappi e sulle salite brevi, quindi è completa».

Come conferma questa sua su Instagram, i pesi fanno parte della routine di Elisa Balsamo
Come conferma questa foto su Instagram, i pesi fanno parte della routine di Elisa Balsamo

Rotta sul Nord

Ora l’attenzione si sposta alle corse del Belgio. Uno dei primi ricordi, sin dal nascere di bici.PRO, è un pomeriggio trascorso nelle Fiandre con l’allora Valcar-Travel&Service in una villa sperduta nel nulla. C’erano tutte le ragazze. C’era Arzeni con il suo staff che le portava a correre e a scoprire i percorsi. E c’era Dalia Muccioli che cucinava per loro. Elisa aveva con sé un grosso libro e studiava per l’esame successivo: le mancava poco alla laurea in lettere, conseguita il 31 marzo dello scorso anno.

«Conoscere i percorsi è importante – spiegava ieri mattina – ormai sono un po’ di anni che bazzico in questo mondo, conosco abbastanza bene le strade, però ripassarle è fondamentale. Non stravedo per fare le recon, non mi fanno impazzire, però per alcune gare sono sicuramente importanti. Quando vai su quelle strade, anche in allenamento, senti sempre un po’ di tensione. Sei sul percorso della gara, non riesci a staccare completamente la testa. Correrò De Panne giovedì prossimo (21 aprile, ndr), Gand-Wevelgem, Fiandre e Roubaix.

«Il Fiandre per me è la più bella, sogno di essere lì davanti a giocarmela. So che tenere certi atleti su quegli strappi è veramente difficile, però anche a livello tattico essere nel primo gruppetto alle loro spalle potrebbe essere importante per la squadra. Poi vado a Milton per la Coppa del mondo su pista. Sicuramente si pensa anche già all’estate, dopo la primavera farò una piccola pausa per cercare di recuperare energie e ricominciare la preparazione in vista di altri appuntamenti importanti».

La famiglia (compreso il nonno) erano presenti anche ieri a Cittiglio. Qui i genitori alla Valenciana
La famiglia (compreso il nonno) erano presenti anche ieri a Cittiglio. Qui i genitori alla Valenciana

Nodo da sciogliere

Sembra quasi che le Olimpiadi non voglia nominarle. La sensazione è che, sia pure non ammesso da alcuno, ci sia in corso un braccio di ferro col sorriso sulle labbra. I risultati di aprile saranno decisivi per le scelte? Anche questo sarebbe un modo singolare di prendere la decisione. Il ciclismo femminile ammette il doppio impegno, vista anche la ricchezza di atlete a disposizione di Villa?

Quello che per ora è dato di sapere è che Lotte Kopecky, battuta ieri da Balsamo a Cittiglio, correrà la prova olimpica su strada e poi su pista sarà presente nell’omnium e forse nella madison. Aspettiamo le corse di aprile, ma la matassa sembra già ben ingarbugliata.

Nazionale a Hong Kong e Villa cerca nomi nuovi

12.03.2024
5 min
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Questo fine settimana torna la Nations Cup di ciclismo su pista in quel di Hong Kong e Marco Villa si è trovato a partire per l’Estremo Oriente con una nazionale ben più che rimaneggiata. Mancano pressoché tutti i big, ma il cittì azzurro non si preoccupa. Anzi questa trasferta può essere molto utile per capire chi ci sia dietro ai due quartetti titolari.

Il quartetto femminile azzurro oro agli Europei 2024. Viilla però guarda già al futuro
Il quartetto femminile azzurro oro agli Europei 2024. Viilla però guarda già al futuro

Prendendo spunto dalle convocazioni azzurre, Villa affronta un tema importante proprio perché messo un po’ da parte in vista dell’imminente scadenza olimpica: chi c’è dietro i titolari? E’ anche valutando questa prospettiva che il tecnico ha fatto le sue scelte.

«In campo maschile – spiega – porto gente già nel giro azzurro maggiore come Lamon, Scartezzini e Boscaro e con loro agiranno, per il quartetto ma anche nelle altre prove di endurance, Galli, Giaimi e Sierra. Fra le donne intorno all’esperta Zanardi ci sarà un manipolo di giovani con Crestanello, Fiorin, Pellegrini e Vitillo. Tutti questi nomi li considero parte del progetto, anche per Parigi. Se qualcuno o qualcuna mi dimostra di andare davvero forte può entrare anche nella formazione titolare, proprio come fece Milan a Tokyo dandoci quel qualcosa in più».

L’oro europeo nel quartetto juniores 2023. Salvoldi ha dato a Villa un manipolo di campioni in erba (foto Uec)
L’oro europeo nel quartetto juniores 2023. Salvoldi ha dato a Villa un manipolo di campioni in erba (foto Uec)
Molti di questi ragazzi sono al loro esordio nella categoria maggiore e anche nelle gare internazionali, alcuni non li avevi tu sotto mano. Che impressione ne hai tratto?

Erano sotto le direttive di Salvoldi e so come hanno lavorato. Poi negli allenamenti io c’ero, li vedevo, anche la scorsa stagione. So di che cosa sono capaci e so anche che seguono tutti quella direzione che ormai impera nel ciclismo moderno, quella della multidisciplina. Per me possono fare molto bene anche su strada.

In un quartetto quanto conta l’età?

Molto, ma io devo guardare all’esperienza e occasioni come queste sono oro. Un quartetto deve avere al suo interno il giusto mix, ma io il quartetto lo vivo tutti i giorni, lo intendo in maniera allargata. Non è un caso ad esempio se a Montichiari faccio allenare le ragazze dietro ai ragazzi. Bisogna entrare nei meccanismi, anche capire come aiutarsi a vicenda.

Sierra è l’esatta dimostrazione di come si possa emergere su pista come su strada
Sierra è l’esatta dimostrazione di come si possa emergere su pista come su strada
Anche perché ogni elemento devi inquadrarlo in funzione di un ruolo specifico…

Esatto. Se da una parte bisogna essere pronti a vestire un altro ruolo, è comunque necessario impossessarsi di un proprio compito, come un vestito su misura. Per farci capire, quattro Ganna non fanno un quartetto vincente all’Olimpiade. Io ho bisogno di avere gente intercambiabile: se Lamon non può fare il suo solito lancio, so che posso contare su Boscaro per lo stesso ruolo. Consonni come secondo vagone ha un Galli di riserva. Milan come terzo ha tante alternative come Scartezzini, Giaimi o Viviani e Ganna nel finale può essere sostituito dagli stessi Milan e Giaimi. Lo stesso principio vale per le donne, bisogna saper mettere gli innesti giusti al posto giusto.

Proprio a proposito delle ragazze, quante ne consideri?

Oltre a quelle titolari, ci sono quelle di Hong Kong, ma anche ragazze più giovani, come Zanzi e Grassi che sono ancora junior ma seguo con molta attenzione. Ragazze che attualmente non vanno come le altre, ma io spero che prendano quel ritmo. Hanno tempo per farlo, ma devono abituarsi il prima possibile.

Valentina Zanzi, uno dei nuovi talenti qui sul podio iridato juniores 2023 nella corsa a punti
Valentina Zanzi, uno dei nuovi talenti qui sul podio iridato juniores 2023 nella corsa a punti
Vedendo tutta questa gioventù chiamata in causa, la sensazione è che una parte di te sia già proiettata al dopo Parigi.

Non potrebbe essere altrimenti. Dopo l’Olimpiade ci metteremo al tavolo e ognuno dirà che cosa vorrà fare: se continuare e investire altri quattro anni in questa attività o dedicarsi completamente alla strada. Lo faremo in assoluta sincerità, senza pressioni. Dopo Tokyo fu così: parlammo in maniera schietta e i ragazzi olimpionici fecero un patto per arrivare a Parigi e difendere il titolo. Io garantii loro il massimo dell’impegno per portarli il più in alto possibile e quel patto non è mai stato infranto. Dopo Parigi affronteremo il discorso.

Parlavi prima di nuovi innesti dalle juniores. Il discorso vale anche per i maschi e più in generale, trovi numeri più risicati al femminile?

Partiamo dal primo tema. Ci sono già altri giovani che seguo, faccio due nomi: Grimod e Favero. Molto però dipende da che cosa chiedono i team, non tutti guardano di buon occhio alla doppia attività e io ho bisogno di gente che sia pronta a investire sulla pista senza remore e senza ostacoli esterni. Per il resto c’è materiale in entrambi i sessi e questo è confortante, poi è chiaro che il lavoro da fare per entrare nel team è lungo. Se da junior viaggi a 3’55”, quando passi di categoria ci sono titolari che vanno a 3’42”. E’ un bel salto, ma con il tempo e il lavoro si può fare.

Villa con la Venturelli. A dispetto dell’età si è dimostrata già matura per entrare nel quartetto titolare
Villa con la Venturelli. A dispetto dell’età si è dimostrata già matura per entrare nel quartetto titolare
Un discorso che vale anche al femminile?

Sicuramente, certo poi quando ti trovi un fenomeno come la Venturelli, primatista mondiale junior che già va alle velocità delle titolari allora è diverso, ma lì siamo di fronte a un fenomeno aiutato dal fisico, da quello che madre natura le ha dato. Io spero che la nuova infornata di juniores mi dia altro materiale, oltre i nomi che ho già fatto, considerando anche che c’è chi emerge prima e chi dopo. Ma è compito mio che non sfugga nulla, né per l’oggi né per il domani.

Alzini, nuovi focus in pista e voglia di raccogliere di più

16.02.2024
6 min
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«Vi confesso che non mi aspettavo la vostra chiamata, però mi fa piacere anche se in questo inizio di stagione non compaio molto negli ordini d’arrivo». Prendiamo in contropiede Martina Alzini che ci risponde in modo divertito, incuriosito e sincero come sempre. Talvolta si può andare oltre i piazzamenti cercando di leggere fra le righe ciò che esprime una gara o una prestazione.

Siamo andati sul sicuro perché Alzini ha sempre qualcosa da dire. Finora ha corso europei, Nations Cup e UAE Tour raccogliendo subito dei riscontri per ciò che sarà il suo 2024. In pista sta provando a rimettersi in gioco su discipline per lei desuete per strappare un biglietto per Parigi 2024. Su strada è alla terza stagione con la Cofidis Women Team, con cui vorrebbe salire un ulteriore gradino di crescita. Di questo ed altro abbiamo chiacchierato con la legnanese, che nel frattempo ha festeggiato i 27 anni in gara negli Emirati Arabi.

Alzini in coppia a Martina Fidanza durante la madison di Nations Cup in Australia. Una disciplina che ha ripreso a fare da poco
Alzini in coppia a Martina Fidanza durante la madison di Nations Cup in Australia. Una disciplina che ha ripreso a fare da poco
Com’è nata la tua partecipazione alla Nations Cup visto che il quartetto non c’era?

Ne avevamo iniziato a parlare già da tanto tempo con Villa e Bragato. Principalmente l’anno scorso Marco (il cittì Villa, ndr) mi aveva chiesto di fare qualche gara di gruppo in vista di quest’anno. Ero sia stimolata che spaventata perché era un po’ che non ne facevo. Così mi sono confrontata anche con Martina Fidanza con cui avrei dovuto fare la madison e mi sono resa disponibile per andare giù ad Adelaide. Compatibilmente agli impegni con le nostre squadra, tra gli europei e il viaggio in Australia ci siamo trovate a Montichiari per qualche allenamento.

Che effetto ti ha fatto prepararti per questa disciplina?

Innanzitutto dovevo raccogliere i punti necessari per farla. Li avevo ottenuti agli italiani di Fiorenzuola dove Martina ed io abbiamo vinto la madison (oltre ad altri tre tricolori, ndr). Poi ho fatto punti in Repubblica Ceca correndo in coppia con Fiorin. Però potete capire bene che si trattava di contesti diversi rispetto ad una Nations Cup. Nei primi due casi ho corso su velodromi all’aperto, ad Adelaide eravamo al chiuso. I riferimenti da prendere sono altri e ne escono gare completamente differenti. Poi diciamo che per prepararmi meglio ho sfruttato “Benjo” (sorride riferendosi al suo fidanzato Benjamin Thomas, plurimedagliato in pista, ndr).

Amicizia. Il 10 febbraio al UAE Tour Fidanza, Consonni e Guazzini hanno preparato la torta di compleanno per Alzini
Amicizia. Il 10 febbraio al UAE Tour Fidanza, Consonni e Guazzini hanno preparato la torta di compleanno per Alzini
In che modo?

Sapete che anche lui ama la pista ed è uno che si riguarda più volte le gare per capire dove sbaglia o dove deve sfruttare meglio le situazioni. Quindi un po’ ho chiesto io, un po’ si è proposto lui di aiutarmi e così ci siamo ritrovati a vedere tanti filmati di madison un pezzo alla volta. Anzi, ad un certo punto sembrava un’interrogazione (ride, ndr). Benjo metteva in pausa la gara e mi chiedeva se avessi notato errori da parte di qualcuno o azioni buone. In entrambi i casi mi ha spiegato cosa si doveva fare e perché. Studiare la madison mi ha fatto bene, correrla ancora di più perché mi è stato tutto molto più chiaro.

Alla fine avete chiuso con un sesto posto. Te lo aspettavi?

Sapevamo che non potevamo fare molto di più. Marco e Martina (Fidanza, ndr) con me sono stati molto pazienti e comprensivi. Martina poi ha fatto quasi gli straordinari perché si è ritrovata a compensare i miei errori. Entrambi li ringrazio infinitamente per l’opportunità che mi hanno dato.

Farai anche le altre prove di Nations Cup?

Ho voglia di riscattarmi, sicuramente. Per Milton (dal 12 al 14 aprile, ndr) mi sono resa disponibile anche per il quartetto. E nei giorni precedenti ho già dato la mia parola che sarò in pista ad allenarmi. Invece salterò la prova di Hong Kong (15-17 marzo, ndr) perché correrò con la Cofidis al Tour de Normandie, dove l’anno scorso avevo ottenuto due secondi di tappa e il terzo nella generale. Vorrei migliorare quei tre podi.

Sembra evidente che il gruppo pista femminile abbia recepito le “strigliate” del cittì Villa, giusto?

Assolutamente sì. Dopo Glasgow abbiamo avuto un cambio di rotta e credo si sia visto subito nei ritiri. Abbiamo capito cosa Marco vuole da noi. L’oro del quartetto agli europei è frutto del nostro maggior impegno, del nostro ulteriore salto di qualità. Il gruppo sostiene le singole e viceversa. Noi siamo amiche prima giù dalla bici che in sella. Al UAE Tour, dove siamo quasi tutte avversarie, le altre ragazze della pista mi hanno fatto una bellissima sorpresa per il compleanno.

Raccontaci pure.

Negli Emirati tutte le squadre alloggiavano nello stesso hotel, quindi a cena ci si vedeva con tutti. La sera del 10 febbraio al tavolo della mia squadra si sono presentate Martina, Chiara e Vittoria (rispettivamente Fidanza, Consonni e Guazzini, ndr) con una torta preparata apposta per me. Non me lo aspettavo ed è stata davvero emozionante. Questo per dire quanto siamo unite e quanto può far bene questo aspetto.

Ex Valcar. Alzini e Consonni hanno disputato il UAE Tour con diversi ruoli e compiti nelle rispettive squadre
Ex Valcar. Alzini e Consonni hanno disputato il UAE Tour con diversi ruoli e compiti nelle rispettive squadre
Il UAE Tour invece com’è andato a Martina Alzini?

Avevo il compito di aiutare Valentine Fortin nelle volate. Principalmente ho fatto la leadout per lei e avevo la responsabilità di fare il treno. Posso dire che le gare di gruppo in pista mi hanno dato quel qualcosa in più per questo tipo di lavoro. La squadra mi riconosce il ruolo di regista in corsa e ne sono orgogliosa perché mi piace analizzare le gare. Stiamo crescendo come team e penso che nella seconda tappa abbiamo fatto il miglior lavoro allo sprint di questi tre anni. Poi ovvio che vorrei avere un po’ di spazio, anche se sto facendo di tutto per guadagnarmelo.

Gli obiettivi del 2024 quindi non sono solo legati alle Olimpiadi?

Parigi resta sempre un grande obiettivo. Tuttavia non guardo più indietro e non penso più a Tokyo. Guardo piuttosto i piccoli passi in avanti, anche perché rispetto a tre anni fa sono cambiate tantissime cose. Il ciclismo è fatto di tante sconfitte e poche vittorie, pertanto le apprezzi maggiormente. Anche grazie all’Esercito (corpo nel quale è entrata da fine dello scorso anno, ndr) riesco a fare bene due attività. Nel 2023 mi è mancato qualcosa dal punto di vista mentale e quest’anno vorrei tornare ad alzare le braccia al cielo, dove non importa. Spero che il mio lavoro venga ripagato. Mi concedete però un’ultima riflessione?

Alzini è alla terza stagione in Cofidis. La squadra le ha assegnato il ruolo di regista in corsa, però lei vorrebbe ritagliarsi qualche spazio in più
Alzini è alla terza stagione in Cofidis. dove è regista in corsa, ma vorrebbe ritagliarsi qualche spazio in più
Certamente…

E’ una riflessione romantica, diciamo. Magari mi attirerò le antipatie di qualcuno e per qualcuno potrebbe essere giustamente opinabile ciò che dico, ma ci pensavo proprio mentre eravamo al UAE Tour guardando le volate. La SD Worx-Protime è la formazione dominante su tutti i terreni e nessuno ne mette in discussione la forza. Anzi, merito loro. Però pensavo che sfida sarebbe stata allo sprint con la vecchia Valcar, tenendo conto adesso di quante di noi sono sparse in giro. Adesso sarebbe una formazione WorldTour che terrebbe testa a loro senza problemi. Che potenziale che c’era lì dentro…

Per Villa buoni riscontri da Adelaide. L’Italia c’è sempre

09.02.2024
5 min
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C’è voluto poco, a Marco Villa, per recuperare dal jet lag dopo l’interminabile viaggio di ritorno dall’Australia. Ad Adelaide si è tenuta la prima delle tre prove della Nations Cup e il cittì azzurro della pista, pur costretto a portare una squadra ridotta (oltretutto senza il quartetto delle ragazze) e piuttosto diversa da quella degli europei è tornato con un argento (Viviani nell’omnium) e un bronzo (nel quartetto), ma soprattutto con il taccuino pieno di annotazioni, fondamentali per quello che “è” l’obiettivo, unico e inderogabile: Parigi 2024.

Due podi che hanno molto valore proprio per come sono arrivati: «Direi che è stata una trasferta molto soddisfacente, ma io la valuto insieme agli europei. Due team diversi, ad Apeldoorn non c’erano Ganna e Moro, ad Adelaide Milan e Consonni. Alla fine abbiamo portato a casa molte soddisfazioni, anche se mi aspettavo qualcosa di più da Moro, al quale erano rimaste nelle gambe le fatiche del Tour Down Under. Certamente lavorare con gruppi separati non è il massimo, ma le indicazioni mi saranno utili proprio per quando potremo allenarci tutti insieme».

Villa con i ragazzi del quartetto. A Adelaide c’erano Lamon, Moro, Boscaro, Ganna e Viviani (foto Fci)
Villa con i ragazzi del quartetto. A Adelaide c’erano Lamon, Moro, Boscaro, Ganna e Viviani (foto Fci)
Guardando le gare di Adelaide, soprattutto la finalina con la Nuova Zelanda e la sua rimonta rintuzzata dal finale fantasmagorico di Ganna per oltre 3 giri, la sensazione è che lavorando con quartetti sempre diversi anche la strategia sia da cambiare in base agli uomini…

Non potrebbe essere altrimenti, anche se ad esempio ad Apeldoorn Milan ha svolto il compito di ultimo uomo in maniera egregia. E’ chiaro che in base a ogni componente devo decidere ordine e intensità delle tirate, cambiano gli uomini e cambiano anche quei fattori. Ci adeguiamo in base a chi siamo e ai ruoli. Vorrei sottolineare il contributo di Viviani, inseritosi molto bene in un quartetto da 3’49”, è un altro elemento di valutazione che mi conforta.

Guardando agli altri, la Gran Bretagna ha presentato Tarling per la prima volta in quartetto con altre novità. Che impressione ne hai tratto?

Mi sono piaciuti (e questo, guardando al nostro orticello, non va bene…) visto che hanno vinto. Poi capire Tarling che cosa potrà dare in più è difficile dirlo. Tutte le nazioni hanno problemi di abbondanza: Tarling dove lo metti, come terzo o quarto uomo? Ma lì ci sono Bigham e Hayter, due mostri sacri. Lo piazzi al posto di Vernon o Wood come primo o secondo? Non è una scelta facile. Io guarderò con molta attenzione le scelte che i britannici faranno, ma questo vale anche per la Danimarca.

Il podio dell’inseguimento a squadre. Per Tarling subito una vittoria (foto Cor Chronis)
Il podio dell’inseguimento a squadre. Per Tarling subito una vittoria (foto Cor Chronis)
I danesi sembrano però più stabili nella composizione del team…

Non è così, hanno ben 8 elementi nel gruppo tra cui dovranno scegliere i 5 per Parigi. La lotta è aspra, le scelte difficili e io ne so qualcosa… Non è il numero di nazionabili che fa la differenza. Io comunque non posso che essere contento vedendo che un po’ tutti hanno problemi nel trovare la quadra…

A Hong Kong chi potrai portare?

Lamon e Boscaro (con Villa nella foto di apertura, ndr) restano come asse portante, poi inserirò tutti giovani perché i vari Ganna, Milan, Consonni saranno impegnati per la primavera su strada. Conto di portare Galli e qualche U23 come Giaimi che è già pronto e magari anche Fiorin e Sierra. Io però devo guardare anche alle altre specialità considerando che i costi della trasferta c’imporranno di scegliere solo 5-6 nomi che facciano anche omnium e madison. Ad esempio Sierra non ha i punti Uci per gareggiare, per questo ho chiesto al suo team di lasciarlo libero per una gara in modo che possa andare a prendere i punti in una riunione su pista. Trovando disponibilità da parte dei suoi diesse.

Per Viviani una trasferta molto positiva. Nell’omnium ha perso da Bibic (CAN) pur finendo a pari punti
Per Viviani una trasferta molto positiva. Nell’omnium ha perso da Bibic (CAN) pur finendo a pari punti
Come ti regolerai d’ora in poi?

Partiamo dagli uomini, di Hong Kong abbiamo detto. A Milton in Canada vedremo un po’ come saremo messi nel ranking per la caccia alle primissime posizioni, ma so già che non potremo avere i titolari. Per le donne dopo aver saltato Adelaide porterò ad Hong Kong un gruppo di giovani, con Venturelli, Pellegrini, Vitillo e Fiorin da aggiungere alla Zanardi che sarà il perno del gruppo con la sua esperienza. A Milton invece conto di avere tutte o gran parte delle titolari e quello sarà davvero un bel test anche in ottica olimpica.

Tornando alle gare australiane, che cosa dici di Viviani e della sua prestazione nell’omnium?

Ha un grande valore, perché io conosco Elia ormai da un po’ di anni e so che a inizio stagione fa sempre fatica a trovare brillantezza, invece ad Adelaide ha mostrato qualità altissima per tutto il torneo. E’ entrato determinato e ha mostrato una grande gamba. Confido molto in lui, lo vedo concentrato e con un chiaro obiettivo in mente.

Alzini e Fidanza erano le uniche azzurre nell’endurance e hanno chiuso seste nella madison (foto Cor Chronis)
Alzini e Fidanza erano le uniche azzurre nell’endurance e hanno chiuso seste nella madison (foto Cor Chronis)
Il problema resta la madison…

Il settimo posto finale non mi ha sorpreso, ad Elia erano rimaste nelle gambe le fatiche del giorno prima e Scartezzini non era nella forma migliore. Guardando la gara però noto un particolare emerso anche in prove prevedenti, ossia un maggior rodaggio delle coppie schierate, considerando sempre il gap di esperienza specifica che scontiamo rispetto agli altri.

Dopo gli europei hai detto che l’Italia punterà al podio in tutte le 6 prove endurance di Parigi. Ne sei sempre convinto, proprio considerando l’anello debole della madison?

Ancor di più. Fra le donne con Consonni e Fidanza lo scorso anno senza la caduta potevamo anche vincere l’oro mondiale. Con Balsamo e Guazzini siamo saliti sul podio europeo nelle ultime due edizioni. In campo maschile Consonni e Scartezzini hanno preso medaglia, lo stesso Consonni con Viviani forma una coppia affidabile. Da qui ad agosto abbiamo tutto il tempo per essere più che competitivi…

Fiorin, l’europeo tra i grandi con rimpianti e voglia di fare

24.01.2024
5 min
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Nella spedizione italiana agli europei su pista di Apeldoorn c’era anche Matteo Fiorin, che ha partecipato allo scratch. Una presenza che, a prescindere dal risultato, ha avuto un certo peso specifico perché parliamo di un corridore appena approdato alla categoria U23. Appena approdato alla MBH Bank-Colpack-Ballan, il corridore di Desio ha vissuto quest’esperienza quasi come un regalo di Natale fuori tempo.

«E’ stata una settimana davvero diversa dalle altre – racconta Fiorin – un’esperienza particolare e che mi ha lasciato tanto. Mai lo scorso anno avrei pensato d’iniziare così il 2024, ma con tanti azzurri impossibilitati a partecipare perché in Australia, si è aperta una porta anche per me».

Per Fiorin la presenza ad Apeldoorn è stata una sorpresa, ma è parte del suo futuro su pista, anche per il quartetto
Per Fiorin la presenza ad Apeldoorn è stata una sorpresa, ma è parte del suo futuro su pista, anche per il quartetto
Come sei arrivato ad Apeldoorn?

L’avvicinamento non è stato dei migliori, prima di Natale ho avuto problemi di salute che mi hanno costretto a qualche giorno di stop. Nelle due settimane precedenti la rassegna continentale ho lavorato bene, ma la forma raggiunta non era quella ottimale. Comunque ero pronto per fare la mia figura.

Che impressione ti ha fatto gareggiare fra i grandi?

Inizialmente non nego di aver sentito un po’ la pressione, ero in mezzo a tutti quei corridori che normalmente guardavo in televisione. Poi ho cercato di concentrarmi su me stesso, sulla gara e non ci ho più pensato. In fin dei conti, sono sempre avversari, come quelli che affrontavo prima, da junior.

Il lombardo nello scratch ha chiuso al 15° posto perdendo l’attimo della fuga decisiva
Il lombardo nello scratch ha chiuso al 15° posto perdendo l’attimo della fuga decisiva
La gara com’è stata?

Particolare, diversa da come pensavo sarebbe andata e da come solitamente si svolgono gli scratch. Normalmente i primi giri sono di assestamento, si sta alla corda e si prende velocità, invece sin dall’inizio non c’è mai stato ritmo costante, si sono subito susseguiti gli scatti. A metà corsa c’è stata l’azione decisiva e il gruppo si è praticamente spezzato in due, io non sono stato reattivo in quel momento per attaccarmi al treno giusto e la cosa era possibile. Per questo ho chiuso con molti rimpianti.

Con che ambizioni eri partito?

A dispetto della mia giovane età, volevo giocarmi le mie carte. Tra l’altro prima della partenza Villa mi aveva suggerito di mettere un rapporto 63-64×16, ma io ho optato di comune accordo per il 66×16 proprio perché volevo giocarmi le mie carte allo sprint, anche considerando i rapporti che usavo l’anno scorso. Una scelta che alla fine si è rivelata vana.

Con Fiorin, Boscaro, Bianchi e Napolitano la Colpack era il team più rappresentato a Apeldoorn
Con Boscaro, Bianchi, Fiorin e Napolitano la Colpack era il team più rappresentato a Apeldoorn
Che cosa ti ha detto Villa dopo la gara?

Io ero molto abbattuto, lui prima della corsa mi aveva detto di stare tranquillo, che comunque fosse andata sarebbe stata esperienza da mettere da parte. Alla fine mi ha consolato ribadendo che ero lì per imparare, poi abbiamo analizzato la gara per capire dove avevo sbagliato. Corse del genere servono a questo.

Lo scratch è tra le tue discipline preferite?

Non direi, anche come è andata la gara di Apeldoorn conferma che per certi versi è un terno al lotto, devi essere anche fortunato per poter emergere. Preferisco una gara come l’eliminazione, dove si deve sfruttare la strategia e soprattutto emergono i veri valori.

Con Sierra nella vittoriosa prova internazionale di madison a Gand, la prima di una bella serie
Con Sierra nella vittoriosa prova internazionale di madison a Gand, la prima di una bella serie
Molti successi li hai però ottenuti nella madison, dove con Sierra hai mostrato di avere notevole amalgama, qualità che Villa ritiene appartenere a poche coppie…

Con David ci conosciamo fin quasi da bambini. Ci siamo poi ritrovati insieme in nazionale e Salvoldi ci ha unito. Abbiamo subito trovato il feeling giusto, alla prima gara internazionale a Gand abbiamo subito vinto… Ci siamo presi belle soddisfazioni perché siamo un connubio perfetto, che compendia diverse caratteristiche sia personali che ciclistiche, ma in bici siamo entrambi “cattivi”, io più veloce e lui più resistente. Noi vogliamo andare avanti insieme, questo è sicuro.

A che punto sei ora?

Direi buono, stiamo affrontando il primo ritiro con la Colpack per affrontare a fine mese le prime gare della stagione. La prima parte sarà un po’ a singhiozzo anche perché ho la maturità che mi aspetta, infatti credo che salterò le prove di Nations Cup anche perché ho solo i punti per partecipare allo scratch.

Per Fiorin quest’anno ci sono grandi ambizioni anche su strada, come sprinter e non solo
Per Fiorin quest’anno ci sono grandi ambizioni anche su strada, come sprinter e non solo
Su strada sei considerato uno sprinter puro, ma questa etichetta ti sta bene?

Fino a un certo punto. Sicuramente lo sprint è la mia caratteristica migliore, ma voglio dimostrare di saper temere anche sugli strappi brevi. Cambiando categoria cambiano la preparazione e anche le gare, saranno più lunghe e complesse. Mi dovrò abituare, ma con l’allenamento e la dedizione voglio arrivarci, voglio far vedere che posso essere un velocista più complesso.

Considerando anche gli impegni scolastici, che cosa ti proponi?

In questo primo anno di aiutare i compagni in primis, di entrare appieno nel gruppo, ma se capita l’occasione giusta non mi tirerò certo indietro…

Niente europei, ma Sierra vuole tutto: pista e strada

23.01.2024
5 min
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Per David Sierra sono giorni importanti. Villa lo voleva nel gruppo azzurro agli europei di Apeldoorn e aveva anche detto che gli avrebbe affidato la corsa a punti, ma la sua nuova squadra, la Tudor Under 23 ha preferito portarlo nel primo ritiro prestagionale, per la necessaria presa di contatto con tutto quello che sarà il suo gruppo, fra tecnici e corridori. I rimpianti sono svaniti ben presto: troppo importante porre le basi per quello che sarà il suo primo anno nella categoria con sguardo molto più in là.

Di Sierra qualche giorno fa ha parlato anche Salvoldi, sottolineando il profondo cambio non solo fisico, ma soprattutto prestativo che il corridore lombardo con radici colombiane ha mostrato nel corso dell’anno, risultando tutt’altro atleta rispetto a quello che aveva conosciuto al suo primo anno da junior.

«E’ stato un cambiamento soprattutto mentale – riconosce Sierra – devo ammettere che nel primo anno non ero concentrato sul ciclismo al 100 per cento, i miei allenamenti erano ancora a livello di un allievo. A un certo punto della stagione però ho cominciato a ragionare, a capire che se volevo davvero ottenere qualcosa, dovevo fare tutto per bene. Così d’inverno mi sono messo sotto con l’allenamento, ho curato l’alimentazione senza sgarrare, ho implementato il potenziometro e i risultati si sono subito visti».

Il gruppo U23 della Tudor, composto da 13 elementi. Fra loro anche l’altro italiano Alari (foto Tudor Pro Cycling)
Il gruppo U23 della Tudor, composto da 13 elementi. Fra loro anche l’italiano Alari (foto Tudor Pro Cycling)
Solo su pista?

No, anzi direi che su strada i progressi sono stati evidenti sin da subito. Sono andato alla Gand-Wevelgem in una giornata dura, eppure per pochissimo ho mancato di arrivare con il primissimo gruppo, di giocarmi qualcosa d’importante. Poi la pista è venuta di conseguenza, ho iniziato a competere con Fiorin nella madison e i risultati sono arrivati.

La scelta del team dà da pensare: che cosa dicono del tuo doppio impegno con la pista?

C’è massima apertura, questo lo posso assicurare, perché era una delle condizioni che avevo posto per accettare la loro proposta. Tanto è vero che mi permettono di partecipare a tutte le sessioni di Montichiari e sono stato anche al ritiro invernale della nazionale a Noto. E mi lasceranno libero anche per le prove successive.

Sierra con la nuova divisa Tudor. Il lombardo ha avuto assicurazioni per effettuare la doppia attività
Sierra con la nuova divisa Tudor. Il lombardo ha avuto assicurazioni per effettuare la doppia attività
Quali saranno?

Io punto agli europei under 23 e poi fare qualche gara di classe 1 e 2, anche per guadagnare punti per poter essere selezionato per la Nations Cup. Per ora non ho avuto notizie da Villa sulla possibilità di partecipare a qualche tappa, ma è anche giusto così considerando che è ancora in ballo la qualificazione olimpica e quindi cerca l’esperienza. Intanto però conto di avere qualche chance per gareggiare e acquisire punti e sempre maggiore conoscenza.

Hai visto Fiorin in gara ad Apeldoorn?

Non me lo sono perso, ho anche tifato per lui e mi è dispiaciuto che ha perso l’attimo giusto per rimanere nel vivo della lotta dello scratch. Sono stato contento che abbia avuto questa possibilità, mi sarebbe piaciuto condividerla.

Con Fiorin, Giaimi e Favero, Sierra ha vinto l’oro europeo con il record mondiale
Con Fiorin, Giaimi e Favero, Sierra ha vinto l’oro europeo con il record mondiale
Tra l’altro con Matteo formate ormai una coppia affiatata nella madison, un’accoppiata quasi inscindibile e Villa ripete spesso che l’affiatamento è la prima condizione perché in quella gara così difficile da interpretare si possano ottenere risultati…

Diciamo che siamo a buon punto. Ci siamo integrati bene subito. Io dico sempre che la nostra forza è che siamo due persone completamente diverse, non solo in pista. Lui è un tipo molto tranquillo, io sono più estroverso. In pista lui è molto più veloce di me, ma io sono un attaccante per natura, quindi ci compendiamo in maniera perfetta.

Veniamo al nuovo team. Come ti trovi?

Davvero benissimo. Abbiamo già fatto un primo ritiro di 5 giorni in Spagna, c’era anche Cancellara con cui abbiamo parlato, ci ha spiegato il progetto che è alla base di tutto il team. Il nostro primo giorno coincideva con l’ultimo della squadra maggiore, ma quel che ho notato è che non cambia nulla fra l’uno e l’altro, la professionalità e l’attenzione verso di noi è la stessa. Ora non vedo l’ora d’iniziare a correre.

Nel 2023 Sierra ha sfiorato il podio ai mondiali su strada ed è stato 6° agli europei (foto Tudor Pro Cycling)
Nel 2023 Sierra ha sfiorato il podio ai mondiali su strada ed è stato 6° agli europei (foto Tudor Pro Cycling)
Sai già che calendario farai?

Non è stato ancora deciso, ma sappiamo già che alcuni di noi avranno occasioni per gareggiare con il team più grande, quindi con i professionisti e la cosa mi solletica alquanto. E’ un cambiamento profondo che sto affrontando, so anche che ci saranno lunghi periodi lontano da casa: in certi momenti dell’anno, fra una gara e l’altra rimarremo nel quartier generale vicino Lucerna. Poi ci saranno i periodi in altura.

Ti aspetti qualcosa in particolare dalla tua stagione su strada?

Sarei pretenzioso a sottolineare una gara piuttosto che un’altra. Io sono pronto innanzitutto ad aiutare e a mettermi a disposizione della squadra, ad imparare, ma non nascondo che spero in qualche occasione di mettere il naso avanti e, perché no, di vincere. Voglio prendere le misure per il prossimo anno, quando spero di fare il salto di qualità. Intanto però c’è anche la pista e lì le soddisfazioni non le posticipo a un lontano futuro, voglio ottenerle subito…

EDITORIALE / L’Italia e la WorldTour della pista

15.01.2024
6 min
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L’Italia ha una squadra WorldTour: è quella della pista e funziona anche bene. Lo abbiamo appena sentito dalle parole di Salvoldi: il futuro del settore è in buone mani. Di certo lo si deve alle mamme dei ragazzi e alle loro società, ma anche al metodo di lavoro inaugurato con l’arrivo di Dino fra gli juniores e di Bragato alla guida del team performance federale. Il discorso va ovviamente allargato alle donne junior, seguite su pista direttamente da Villa. Sarà pure l’uovo di Colombo, ma avere lo stesso occhio tecnico in modo verticale, permette di fornire agli atleti un metodo di lavoro coerente, come accade appunto nei team WorldTour con i rispettivi devo team.

La presenza di Luca Giaimi (in apertura con Villa, durante l’inseguimento chiuso in 12ª posizione), Matteo Fiorin e Federica Venturelli agli europei di Apeldoorn, cui potremmo aggiungere anche Davide Boscaro con i suoi 23 anni, conferma che con il giusto metodo di lavoro, non è detto che la giovane età sia per forza un limite.

«Il coinvolgimento di questi giovani – ci ha confermato qualche giorno fa Bragato – andrà avanti fino a ridosso delle Olimpiadi, poi sarà fatta la selezione e ci saranno solo quelli che andranno a Parigi. Quando siamo a Montichiari per allenarci, i giovani da un lato servono anche come sparring partner, perché atleti che sanno girare a certi ritmi, anche se non per tutta la prova, ci aiutano in certi tipi di lavoro. Al contempo per loro è una grande esperienza, perché per ragazzi così giovani che fino a qualche giorno prima erano juniores, girare con probabili olimpici e con campioni olimpici è una grandissima scuola».

Gli sponsor inesistenti

In realtà però una WorldTour non ce l’abbiamo e neanche se ne scorgono all’orizzonte. Nei giorni scorsi abbiamo sentito svariate voci sul perché gli sponsor (italiani) più grandi stiano alla larga dalla strada. Più passa il tempo e più ci convinciamo del fatto che il fantasma del doping, che per anni ha inciso sicuramente sulle scelte, sia ormai un pretesto poco credibile. Durante la presentazione del Team Polti-Kometa tre opinioni ci hanno davvero incuriosito.

La prima è venuta da Contador, in risposta alla domanda sulla differenza fra le squadre di un tempo e le corazzate di adesso. «C’è stato un cambio grande – ha risposto lo spagnolo – negli anni 90 bastava una famiglia appassionata e nasceva la squadra. Ora per fare una WorldTour serve avere una multinazionale, con interessi globali. E’ difficile tornare a com’era prima, ora si guarda al ritorno dell’investimento, perché il ciclismo è globale ed è arrivato anche in Paesi dove prima non c’era».

A Contador si è aggiunta la voce del suo sponsor Giacomo Pedranzini, di casa Kometa. «Il ciclismo funziona – ha detto – non credo che giganti come Lidl e Jumbo abbiano investito per il gusto di partecipare, ma perché le squadre che affiancano sono per loro un veicolo importante. In Italia questi grandi sponsor ci sono. Se restiamo nell’ambito della grande distribuzione, ci sono colossi come Esselunga oppure Conad e Coop che potrebbero benissimo trarne vantaggio».

Sul tema ha detto la sua anche Francesca Polti: «Come detto – ha spiegato durante l’evento – nel fare l’analisi sul perché non rientrare, abbiamo trovato solo voci favorevoli al rientro. Non credo che il tema del doping sia più sul tavolo, visti i tanti controlli cui le squadre sono sottoposte. La nostra speranza, che è anche una certezza è di trarre grande visibilità dal ritorno in gruppo, sperando di ispirare anche altre aziende. Siamo una multinazionale tascabile, nel senso che siamo a misura d’uomo, ma siamo anche in tutto il mondo. Magari non subito, ma credo e spero che durante il Giro d’Italia qualcuno inizi a mostrare interesse».

Se Francesca Polti ha ragione, l’estate potrebbe mostrare segni di risveglio negli sponsor italiani
Se Francesca Polti ha ragione, l’estate potrebbe mostrare segni di risveglio negli sponsor italiani

Tasse e fatture

Quasi contemporaneamente, confermando quello che ci aveva detto Philippe Mauduit, in un’intervista a Velo101 Marc Madiot ha risposto all’ipotesi di Lappartient di fissare un tetto agli ingaggi.

«I politici sono fatti per fare promesse – ha detto – ma a volte hanno grandi difficoltà a mantenerle. Però abbiamo anche un altro problema. Il costo del lavoro in Francia è più alto che altrove, abbiamo il 30% in più di tasse. Anche questo va tenuto in considerazione. Siamo nell’ultimo terzo delle squadre in termini di budget e abbiamo anche il 30% di spese in più. Se pur trovandoci in queste situazioni, abbiamo chiuso il 2023 come settima squadra nel mondo, vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro».

Qui da noi ci si sveglia solo quando la Finanziaria tocca i privilegi delle squadre di calcio: in quel caso i principali organi di informazione, per evidenti e mai negati conflitti di interesse, scoprono che il sistema fiscale italiano penalizza le società sportive di tutti i livelli. Il Governo ha cancellato gli sgravi fiscali per diverse categorie di lavoratori provenienti dall’estero, compresi gli sportivi. I club del calcio verranno dunque tassati più che nel recente passato e dovranno forse rivedere le loro strategie di mercato.

Forse è questo il motivo per cui si fa fatica a creare una squadra in Italia? Oppure una volta, oltre alla passione delle famiglie, la possibilità di fare fatture gonfiate rendeva il ciclismo un boccone appetibile?

Il ruolo verticale di Bragato permette di dare coerenza alle carriere degli atleti
Il ruolo verticale di Bragato permette di dare coerenza alle carriere degli atleti

La WorldTour della pista

Allora è meglio tornare col pensiero alla nostra WorldTour della pista, perché ci piace nell’anno olimpico raccontare quel che c’è di buono nel ciclismo italiano, cioè è la capacità di individuare il talento e valorizzarlo. Il coinvolgimento dei ragazzi negli eventi della nazionale maggiore, approfittando dell’assenza di quelli impegnati al Tour Down Under, trasmette lo stesso gusto di Alfredo Martini, che convocava sempre nelle sue squadre di campioni uno o due giovani di sostanza, fosse anche perché facessero le riserve.

«La regola generale – spiegava ancora Bragato – potrebbe prevedere che per questi ragazzi si aspetti la maturazione fisiologica. Il fatto è che si tratta di atleti così forti, che hanno vinto i mondiali del quartetto e dell’inseguimento individuale, da risultare già maturi fisicamente. Abbiamo iniziato a inserirli nelle nuove distanze e abbiamo scoperto che si trovano meglio a fare l’inseguimento sui 4 chilometri piuttosto che sui 3. Per come lavoriamo, usciamo sempre alla distanza e quindi il chilometro in più per Giaimi e soprattutto per Venturelli è stato un vantaggio più che un limite».

Quanto costa fare una squadra come la WorldTour della nazionale? Quanto costerebbe renderla attiva per tutta la lunghezza del calendario? Sono i numeri che davvero interessano chiunque voglia fare del ciclismo il proprio biglietto da visita. Abbiamo i corridori, i tecnici, i preparatori, i nutrizionisti, i dottori, i massaggiatori, i meccanici e i produttori di biciclette. Non ci manca niente, forse solo un po’ di coraggio.

Europei pista, azzurri all’80 per cento. Parla coach Bragato

11.01.2024
6 min
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Il mare non è lontano e nemmeno il confine con la Germania. Fuori dalla Omnisport Arena di Apeldoorn il vento è gelido, ma non c’è l’umidità che in Italia renderebbe la temperatura impossibile da sopportare. Diego Bragato ha appena concluso un’altra sessione di allenamento in pista con gli azzurri e racconta che, quando a breve andrà verso l’hotel, fare quei pochi passi non sarà poi così drammatico.

Per il responsabile del settore performance della Federazione è iniziato l’anno più importante, quello per cui sinora si è lavorato, progettato, programmato: l’anno delle Olimpiadi di Parigi 2024. I campionati europei su pista sono il primo passo, anche se le grandi manovre sono riprese ufficialmente con il ritiro di Noto e sono andate avanti per tutto il periodo delle Feste

Europei a gennaio, come avete gestito l’avvicinamento?

Abbiamo lasciato che ragazzi e ragazze staccassero, perché la stagione 2023 è stata lunghissima. Con alcuni abbiamo fatto un primo periodo a Calpe, mentre altri erano in zona con le squadre e per questo ci siamo fatti vedere nei loro ritiri, per trovarci, programmare e parlare. Quindi abbiamo fatto due blocchi in pista: poco prima di Natale, fino al 23 dicembre, e poi dal 27 al 31, dove abbiamo cominciato a mettere insieme i vari pezzi.

In che modo hanno lavorato i ragazzi e le ragazze che erano con le squadre, perché la preparazione su strada fosse funzionale alla pista?

Ormai si inseriscono lavori specifici anche nei primi ritiri. Una parte di intensità non per forza in funzione pista, ma a quello abbiamo provveduto noi a Montichiari. Quello che ci premeva era che ci fosse lavoro in palestra, dall’inizio del programma e in maniera abbastanza decisa. Avevamo bisogno che quei volumi ci fossero e per questo ho seguito personalmente i ragazzi e le ragazze.

Si è trattato di uno strappo richiesto alle squadre oppure la palestra fa parte anche della loro routine?

In realtà tutte le squadre si stanno allineando su questi aspetti, anche se noi chiediamo qualcosa in più. Più che altro, nell’affrontare i lavori di intensità, abbiamo tenuto in considerazione il periodo dell’anno. Non potevamo fare i soliti volumi, non avendo il fondo delle gare, quindi li abbiamo ridotti prevedendo tempi di recupero adeguati.

La sensazione di Bragato era azzeccata: azzurre oro nel quartetto con Fidanza, Paternoster, Balsamo e Guazzini
La sensazione di Bragato era azzeccata: azzurre oro nel quartetto con Fidanza, Paternoster, Balsamo e Guazzini
Questo inciderà sulle prestazioni degli azzurri qui agli europei?

Ne risentiranno di sicuro, non abbiamo atleti al top ed è normale che sia così. Siamo intorno a un 80 per cento e misurarci con gli altri ci permetterà di raccogliere delle utili informazioni. Le nazionali che invece non devono programmare una stagione su strada fatta di Sanremo, Roubaix e Giro d’Italia e possono preparare solo eventi su pista, si troveranno avvantaggiate. Parlo dei danesi e altre squadre che non hanno un calendario su strada come Ganna, Milan oppure Balsamo e Guazzini, Paternoster e Consonni, fratello e sorella. Noi dobbiamo per forza mettere assieme strada e pista, quindi sappiamo cosa abbiamo fatto e vediamo quanto vale in gara.

La Francia a dicembre era già sul Teide…

Secondo me hanno fatto un blocco di lavoro importante, anche perché fino a domenica scorsa hanno avuto i campionati nazionali e ho visto prestazioni interessanti. Secondo me sono arrivati qui forti, probabilmente per costruire un primo picco e averne poi un altro per le Olimpiadi.

Dopo i mondiali si è dovuto mettere il punto sulla partecipazione delle ragazze ai vari stage di allenamento.

Il passo falso di Glasgow è servito a noi per aggiustare il tiro e a loro per capire a che punto fossero e dove possiamo andare. Ora c’è tutto un altro clima, sin dall’inizio della stagione e si è visto (le ragazze proprio stasera hanno vinto l’oro nel quartetto battendo la Gran Bretagna, ndr).

Viviani, Ganna e Moro sono in Australia e faranno la prima prova di Nations Cup: avrebbe fatto comodo averli qui agli europei?

Fare una corsa a tappe su quei percorsi, seguita da una da un full immersion in pista è un buonissimo lavoro. Mi dispiace non aver messo assieme qui i 5-6 Probabili Olimpici, come invece abbiamo fatto con le ragazze, però nel giro di un mese riusciamo a vedere quasi tutti sul campo, quindi va bene così.

Ad Apeldoorn ci sono anche i velocisti di Ivan Quaranta, il cui percorso di preparazione è a se stante
Ad Apeldoorn ci sono anche i velocisti di Ivan Quaranta, il cui percorso di preparazione è a se stante
Successivi momenti di verifica ci saranno nelle varie prove di Nations Cup?

Purtroppo le Coppe sono nel periodo delle classiche, quindi sarà difficile. Con le ragazze riusciremo a fare bene l’ultima prova a Milton, con i ragazzi invece no, perché tra il Belgio e la preparazione del Giro non si riuscirà a prevedere trasferte con il gruppo unito. Lavoreremo a Montichiari, con ritiri in altura e tutto quello che abbiamo programmato da Milton fino alle Olimpiadi. In ogni caso per tutti resta la necessità di mantenere la palestra: è troppo importante visti gli standard cui puntiamo.

A margine di tutto c’è il lavoro sui materiali, che compete anche a te, giusto?

Allo staff performance, esatto. Insieme a Pinarello, abbiamo fatto un gran bel lavoro di test sulle bici. Loro ci hanno proposto delle soluzioni e noi abbiamo scelto. Idem con Vittoria per le gomme, stiamo collaborando per capire quale sia l’assetto migliore per pressioni e scelta fra tubolari o tubeless. Si valuta soprattutto la scorrevolezza, che varia a seconda delle specialità. 

Quanto conta la sensazione dell’atleta da questo punto di vista?

Tantissimo, il feeling è fondamentale. Certe volte arriviamo a delle situazioni in cui dal punto di vista numerico le differenze sono minime ed è il loro feedback che guida la scelta. E dirò di più, se anche non partiamo dai numeri ma dalle loro sensazioni, una volta che si fanno i test scientifici, si scopre che i numeri confermano i feedback degli atleti. 

Tubeless o tubolari?

La teoria è la stessa che si usa su strada, ma qui ci sono masse, velocità e un terreno completamente diverso, quindi serve qualcosa che nasca appositamente per la pista. Stiamo ancora valutando, ma qui usiamo i tubolari, anche perché le ruote e i telai che abbiamo non permettono ancora il tubeless. E comunque sono test che si fanno in allenamento e non in gara.

Quindi ad Apeldoorn non si usano le bici nuove?

Manca una settimana circa perché ci arrivino tutte. Derivano dalla bici del record di Ganna, ma non posso dire altro perché Pinarello ci tiene a uscire con una sua comunicazione. Però i ragazzi hanno apprezzato molto la novità. Abbiamo fatto delle prove con gli accelerometri per vedere come si comporti il telaio in ogni situazione e siamo molto contenti. Telai e anche nuovi manubri: cambia tutto.

Guarniture ancora Miche?

Esatto, senza variazioni di lunghezza della leva, come invece so che accade su strada. Abbiamo lasciato la scelta alla sensazione dell’atleta, supportato anche dei dati della galleria del vento, ma tutti su questo fronte hanno confermato la loro scelta.