Villa 2021

I primi ritiri su pista. Villa, come va con le ragazze?

24.12.2021
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Per Marco Villa le vacanze sono un soffio d’ali di una farfalla. Appena il tempo di rifiatare in famiglia davanti a panettone e/o pandoro e poi di nuovo in pista (nel vero senso della parola…) perché da lunedì a giovedì è previsto un nuovo raduno prestagionale, a Nove Mesto in Slovenia. Il primo, tra novembre e dicembre, era stato fatto alle Canarie e tra Ganna e Lamon, Bertazzo e Moro c’è stato spazio anche per un paio di ragazze (Martina Fidanza e Martina Alzini). E’ stato il primo approccio del tecnico olimpionico con la doppia veste di responsabile per entrambi i sessi.

Il suo lavoro è appena agli inizi e quindi ammette di avere ancora poco da dire sul piano fattuale: «Avevamo solo due ragazze, la prima cosa che emerge è che chiaramente bisogna dosare i lavori in maniera diversa: noi abbiamo lavorato su strada, quindi cambiavano i percorsi, cambiavano anche i rapporti da usare. Con loro ho fatto lavorare anche qualche U23, perché c’era qualche similitudine in più, per i pro’ il programma era più specifico e impegnativo, troppo per quel che serviva per le atlete».

Fidanza Alzini Canarie
Le due Martina per un selfie durante le uscite su strada: l’allegria è evidente (foto Instagram)
Fidanza Alzini Canarie
Le due Martina per un selfie durante le uscite su strada: l’allegria è evidente (foto Instagram)
Queste occasioni sono state utili come primo approccio con il mondo femminile: che differenze hai riscontrato?

E’ un movimento che conosco ancora poco, bisogna prendere le misure, come detto cambiano molte cose, dai rapporti alla quantità di ripetute. Bisogna trovare le giuste misure e questo avviene con il tempo, anche se a ben guardare non è poi così tanto visto che per Parigi mancano due anni e mezzo.

Con quali sensazioni stai vivendo questo nuovo incarico?

Sicuramente ho tanta curiosità proprio perché è un mondo nuovo. E’ uno stimolo in più lavorare con le ragazze, senza però dimenticare la concentrazione necessaria per seguire il gruppo che ho creato e che ha ancora tanto da dare. Ho ereditato un gruppo decisamente qualitativo, che ha ottenuto grandi risultati e al quale in definitiva manca solo il sigillo olimpico che è l’obiettivo che ci siamo prefissati. Io sono convinto che di questa comunione potranno beneficiare anche gli uomini, condividendo esperienze simili ma diverse.

Villa Paternoster 2021
Villa e Paternoster al Giro d’Onore al Coni: su Letizia il tecnico fa molto affidamento per quartetto e non solo
Villa Paternoster 2021
Villa e Paternoster al Giro d’Onore al Coni: su Letizia il tecnico fa molto affidamento per quartetto e non solo
A questo proposito, sono anni ormai che del quartetto femminile si dice che è proiettato verso Parigi 2024, che allora raggiungerà il suo apice vista l’età delle ragazze. Non pensi che questo continuo richiamo possa diventare un peso?

Con gli uomini avveniva lo stesso e i risultati sono arrivati. Il gruppo delle ragazze è composto da atlete che hanno già vinto da molto giovani, affrontando i grandi eventi senza aspettative e raccogliendo risultati prestigiosi. Così era forse più facile, ora bisogna concretizzare quei risultati, lavorare verso un obiettivo lontano, pianificando in modo da raggiungere proprio quel picco al momento giusto. Per far questo serve un gruppo valido ma numeroso, che possa affrontare il difficile cammino di qualificazione sapendo che poi alla fine solo in 5 potranno andare ai Giochi.

Hai tutte ragazze che fanno parte del WorldTour, che affronteranno la stagione su strada quasi completamente: è uno svantaggio nel programmare i lavori?

Non è per me una novità: con Ganna, Viviani, Consonni, Milan avevo praticamente 4 elementi su 5 presenti a Tokyo che venivano dal WorldTour, eppure si è lavorato bene, pianificando in modo da seguire sia l’attività su strada che quella su pista. Ganna ha addirittura gareggiato in entrambe le specialità ai Giochi e non è mancato molto che arrivasse a due allori. Molto dipenderà dalle ragazze.

Ganna Viviani 2021
Ganna e Viviani sono due degli azzurri della pista che militano nel WorldTour: le donne avranno la stessa libertà?
Ganna Viviani 2021
Ganna e Viviani sono due degli azzurri della pista che militano nel WorldTour: le donne avranno la stessa libertà?
In che misura?

Come si è visto in campo maschile, è fondamentale che siano le ragazze le prime a volere fortemente questo progetto, coinvolgendo procuratori, preparatori e i loro team. Io posso anche parlare con le varie squadre e lo farò, ma saranno loro le prime a doversi esporre, per poter essere al massimo ai Giochi.

Qualcosa però cambia: hai ragazze che potrebbero tutte guardare a Parigi 2024 anche in funzione strada…

E io lo spero vivamente, ossia mi auguro che il percorso che verrà scelto sia adatto a loro. Io sono per abbinare le due specialità e anche le ambizioni, ma anzi vado oltre, perché ci sarà anche la cronometro e non vedo perché non si possa pensare a tre partecipazioni di qualità per qualcuna di loro.

In questi primi approcci con il nuovo incarico hai già avuto modo di conoscerle, affrontare questi discorsi?

Non sono per me delle sconosciute, abbiamo condiviso molti ritiri anche prima anche se io ero concentrato sugli uomini. Ho già avuto modo di illustrare loro i miei progetti e messo in chiaro che dobbiamo procedere attraverso un confronto continuo, sapendo che il percorso può cambiare continuamente per mille variabili, dai calendari alla salute e tante altre cose.

Villa quartetto 2021
Lo scaramantico saluto prima della partenza: Villa è pronto per un altro quadriennio d’oro
Villa quartetto 2021
Lo scaramantico saluto prima della partenza: Villa è pronto per un altro quadriennio d’oro
Proviamo ad allargare il discorso rispetto al vertice: ti aspetti che questa comunanza di lavoro, questo convergere valga anche per U23, juniores e anche per le categorie inferiori?

Per gli U23 sicuramente, perché sono sotto il mio controllo. Con Salvoldi che curerà l’attività junior sia su strada che su pista ci conosciamo bene e spero che si riesca ad avere un confronto costante. Sarebbe importantissimo per poter far entrare nel gruppo ragazzi dei quali so già ogni caratteristica: così facendo ad esempio ho potuto portare Manlio Moro da U23 ai Mondiali, come componente del quartetto e terzo dell’inseguimento individuale dov’è andato molto bene. La mancanza di confronto rischierebbe di far perdere tempo prezioso ai ragazzi in primis, per questo noi tecnici dobbiamo lavorare insieme, sempre.

Amore&Vita 2021

Amore&Vita, per Fanini un futuro in Vaticano?

10.12.2021
5 min
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L’Amore&Vita è il più antico team professionistico al mondo: la sua fondazione risale al 1989 (ma già da 5 anni c’era un Team Fanini), la Cofidis seconda in questa speciale classifica ha 13 anni di meno. Le radici però affondano ben più lontano, al 1948 quando il padre di Ivano Fanini fondò la sua squadra di ciclismo in Toscana. Attraverso il corso dei decenni Ivano ha visto il ciclismo evolversi e accusare gravi battute d’arresto, ha pianto tragedie familiari (la mai troppo compianta Michela, sua nipote vincitrice di Giro d’Italia e medaglie mondiali) fino ai giorni nostri.

Il team è ancora lì, fra le Continental dopo un passato nella “serie A” del ciclismo professionistico e considerando tutto quel che è successo ci si chiede come abbia fatto, anche perché considerarla una squadra italiana è per certi versi difficile, visto che nel corso degli anni è stata registrata, pur sempre con gestione italiana, con licenze appartenenti a ben 13 Paesi diversi per diffondere il nostro messaggio mondiale, ultimo l’Ucraina nel 2021: «Nel 2022 conto di poter affiliare la squadra in Vaticano: ora che la Federazione Vaticana è affiliata all’Uci sarebbe un colpo importante. Sono anche in contatto con la Banca Vaticana per avere la sponsorizzazione, ma finché l’operazione di affiliazione non va in porto, dovremo sospendere l’attività. Posso anche fermarmi finché non ci riuscirò, tanto quel record non me lo toglie nessuno, come neanche i 12 titoli mondiali e 69 nazionali. Resteranno comunque le nostre squadre nelle altre categorie, fino ai bambini».

Fanini Martinez
Ivano Fanini con Miguel Martinez, uno dei tanti campioni passati attraverso i suoi team
Fanini Martinez
Ivano Fanini con Miguel Martinez, uno dei tanti campioni passati attraverso i suoi team

Solo spese per le Continental…

Fanini, 70 anni suonati ma l’entusiasmo di un ragazzino, vuole assolutamente mantenere annodato quel cordone con il ciclismo agonistico, anche se rimpiange un po’ il passato: «Quando sono entrato in quest’attività c’era più divertimento e umanità, ora il tempo corre via. Si viaggiava in macchina, ora con i pullman i corridori appena finita la gara spariscono. Da quando sono entrati i soldi degli sceicchi tutto è cambiato, ma non so dire se in meglio. Per noi no…».

Quando dice noi, Fanini intende chi vive una realtà di un team Continental con tutte le difficoltà del caso: «A noi fanno pagare anche l’aria. Solo la RCS ha offerto l’ospitalità al Giro di Sicilia e Pozzato nelle sue prove venete. Gli altri ti fanno pagare tutto e questo proprio non lo capisco. Gli organizzatori sanno che realtà sono quelle delle licenze Continental, eppure vedi che alle Professional pagano tutto, noi abbiamo addosso tutte le spese. Dovrebbe essere il contrario, viste le entrate…».

La domanda a questo punto esce fuori quasi senza volerlo: ma chi glielo fa fare? «Il ciclismo è nel mio DNA, non è facile smettere. E’ chiaro però che questa volta è difficile, molto difficile. Se le cose non andassero in porto mi fermo». E’ chiaro che questa situazione non aiuta chi è protagonista in prima persona, i corridori: «Ne avremmo sotto contratto 16: 5 italiani, 5 polacchi e altri di altre nazioni, ma molto dipende dalla licenza: quando ci siamo registrati in Ucraina dovevamo avere un numero di corridori locali perché il regolamento lo richiede, dovremo quindi vedere registrando la squadra in Vaticano che cosa ci dirà l’Uci».

Appollonio 2021
Davide Appollonio, uno degli 8 italiani facenti parte del team nel 2021. La quota italiana dovrebbe diminuire nel 2022
Appollonio 2021
Davide Appollonio, uno degli 8 italiani facenti parte del team nel 2021

Un calendario da ripensare

Se per le Continental la situazione è così difficile, chi dovrebbe metterci mano? «Certamente non la Fci, che ha già tante gatte da pelare e che gode dei successi che gli porta Marco Villa, corridore che considero un mio figlioccio, se si pensa che lo presi quando non trovava squadra e con me vinse un mondiale su pista e su strada superò gente come Freuler e Zabel… Tornando al discorso sulle Continental, sono gli organizzatori che dovrebbero trovare il modo di venire incontro alle nostre esigenze, sicuramente si dovrebbe ripensare tutto il calendario dell’attività, considerando anche i diritti televisivi che dovrebbero andare a finanziare i team».

In questo ciclismo, Fanini galleggia quasi come una vestigia del passato: «Ormai questo mondo consuma tutto a velocità stratosferiche, i procuratori lo stanno cambiando, cercano talenti sempre più giovani pensando che il talento sia dappertutto, vanno piazzando corridori nei vari team e ne buttano via altri, anche di più. Ma il ciclismo non è solo quello WorldTour, quello dei budget da 30 milioni di euro: con quei soldi sono bravi tutti, chissà che potrei fare io con una somma simile, quante classiche o grandi giri vincerei…».

Fanini Papa
Fanini portò Eddy Merckx in udienza da Papa Giovanni Paolo II insieme a tutta la squadra
Fanini Papa
Fanini portò Eddy Merckx in udienza da Papa Giovanni Paolo II insieme a tutta la squadra

Speciale rapporto con il Papa

Chi sarà il prossimo sponsor? «Questo è un altro bel problema: chi accetta di essere posto come secondo nome? Amore&Vita non si tocca, me lo suggerì Papa Giovanni Paolo II e non ho mai voluto cambiare perché sono le due parole più belle, hanno un significato che per me va oltre qualsiasi cosa. Anche per questo spero che il discorso in Vaticano vada in porto, chiuderebbe un cerchio».

Parlando con Fanini le ore scorrerebbero come minuti, tra i campioni che sono passati sotto di lui (da Sorensen a Cipollini, con lui da quand’era bambino fino ai 19 anni, da Bartoli fino a Michael Woods). Oppure ricordando come i nomi delle sue squadre abbiano anche scatenato discussioni accese, battaglie come quella sull’aborto che gli costarono contestazioni molto pesanti e conseguentemente contratti di sponsorizzazione. Eppure è ancora qui, a concordare le divise per il prossimo anno in attesa che gli venga fissato l’appuntamento decisivo.

Boscaro 2021

Alla scoperta di Boscaro, praticamente nato su pista

09.12.2021
5 min
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«Devo tantissimo a Marco Villa, mi ha dato un sostegno enorme fin da junior, mi ha accompagnato per tutto il percorso fino a qui e spero che di strada da fare ce ne sia ancora tanta… anzi di pista». Davide Boscaro è uno dei nuovi talenti del movimento italiano: si è parlato spesso di chi ci sia dietro i Moschettieri che hanno portato all’Italia l’oro olimpico e mondiale nell’inseguimento, di quei ragazzi che dovranno garantire la continuità del progetto negli anni e il corridore padovano è uno di questi.

Il portacolori della Colpack Ballan, uno dei millennial più in vista nel panorama italiano dei velodromi, si è distinto fin dagli inizi. Spesso raccontando i corridori sentiamo dire di padri, zii, fratelli che li hanno instradati verso il ciclismo. Per Davide no, non è stato così, nessuno in famiglia nutriva questa passione. «Ero semplicemente un ragazzino andato in un negozio con il padre per comprare una bici e imparare ad andarci. Proprio da quel negozio, visto che andare in bici mi piaceva, mi proposero di iniziare a fare qualche gara fra i più piccoli, per il GC Noventana. Andavo bene, mi piaceva, così ho continuato e ci ho preso sempre più gusto».

Subito dopo Davide ci dice una frase che fa capire molto di come sia vissuto il ciclismo nel nuovo millennio: «Quello che fai nelle categorie giovanili non conta nulla, è adesso che bisogna emergere, che bisogna dare tutto, ma io sono fiducioso».

Boscaro Roubaix 2021
Davide Boscaro vanta due argenti e un bronzo europei di categoria nel quartetto. E’ stato finalista assoluto nel km da fermo
Boscaro Roubaix 2021
Davide Boscaro vanta due argenti e un bronzo europei di categoria nel quartetto. E’ stato finalista assoluto nel km da fermo

Dalla velocità fino all’inseguimento

Non potrebbe essere altrimenti. Nell’entourage azzurro sono pronti a scommettere su questo ragazzo di 1,82 metri per 77 chilogrammi, che da sempre abbina la strada alla pista: «Nei velodromi ci sono praticamente nato. Andavo ogni settimana al Monti di Padova per allenarmi, ho visto subito che avevo le doti giuste per poter far bene, ero soprattutto veloce. La cosa curiosa è che nelle categorie giovanili non ho mai provato l’inseguimento a squadre, facevo soprattutto velocità. Sicuramente però quella base mi è servita».

Si parla di inseguimento e il pensiero non può non andare alle vittorie di Ganna e compagni. Davide le ha vissute in maniera differente: «Le Olimpiadi le ho viste da casa, è chiaro che avevo un particolare pathos addosso perché ho vissuto con loro parte della preparazione, i ritiri, so che cosa c’è dietro quella medaglia d’oro. Poi sono entrato nel gruppo per gli Europei e i Mondiali, non ho fatto parte diretta dei tornei, ma in allenamento ho spesso lavorato con loro, ero lì, l’oro mondiale l’ho sentito anche mio perché sentivo di far parte di quel gruppo».

Boscaro Colpack 2021
Il padovano all’Adriatica Ionica Race, dove si è distinto in volata. Ha chiuso 3° la Vicenza-Bionde
Boscaro Colpack 2021
Il padovano all’Adriatica Ionica Race, dove si è distinto in volata. Ha chiuso 3° la Vicenza-Bionde

La grande responsabilità del lancio

Non solo, ma su Davide le aspettative sono tante. Quando parlammo con Fabio Masotti, non nascose che lo staff tecnico vede in lui l’uomo perfetto per il lancio, un ruolo molto delicato: «Sono sempre stato il primo nei quartetti che ho fatto, nelle categorie junior e U23. Io sento molto la responsabilità del ruolo, è come se l’intero quartetto fosse sulle mie spalle, lanciarlo bene significa accrescere le possibilità di un buon risultato. Anche per questo, a livello individuale gareggio nel chilometro da fermo, proprio per specializzarmi sempre più sulla partenza: agli Europei sono arrivato 7° ed ero abbastanza soddisfatto, a Roubaix ho mancato di poco la finale, ma su quella pista non avevo gran feeling».

A tal proposito, su un concetto Davide è molto chiaro e fa ben capire quanto sia concentrato sul suo futuro: «Quando lanci un quartetto, viaggiare a oltre 60 chilometri orari è uno sforzo che ti resta nelle gambe, ma io voglio sempre e comunque dare il mio apporto anche dopo, faccio di tutto per resistere e non staccarmi, anche nel finale è durissima. E’ chiaro che devo ancora migliorare tanto, ma il futuro passa anche per la resistenza al dolore e quando vesti la maglia azzurra, sopporti ogni cosa perché hai un grande onore. La cosa che mi piace di più è che a fine gara spesso i compagni sono venuti a ringraziarmi per il lavoro svolto, per come li ho lanciati, per me è una grande gratificazione».

Boscaro velocista 2018
In carriera Boscaro ha vinto finora 3 volte su strada, sempre allo sprint
Boscaro velocista 2018
In carriera Boscaro ha vinto finora 3 volte su strada, sempre allo sprint

Uno sprinter utile per molti team

Fin qui abbiamo parlato di Boscaro pistard, e su strada con chi abbiamo a che fare? «I primi anni non sono stati facili, quando sono passato di categoria non stavo bene, ma dopo il Covid sono riuscito ad ingranare e quest’anno sono arrivati anche risultati importanti, ad esempio il 7° nella prima tappa dell’Adriatica Ionica Race. I percorsi che prediligo sono chiaramente quelli di pianura, ma anche su tracciati leggermente vallonati mi difendo bene».

Boscaro è un velocista puro, di quelli che non ha paura di buttarsi nella mischia: «Le mie tre vittorie le ho ottenute tutte allo sprint, ma sono in grado anche di lavorare per gli altri e tirare la volata come ultimo uomo del treno, mi è capitato e quando il compagno ha vinto è stato come se l’avessi fatto io, perché il ciclismo è questo, è condivisione, almeno per come lo intendo io».

Caratteristiche che potrebbero farne un elemento interessante anche per qualche grosso team. L’idea non dispiace a Boscaro, se dovesse andare all’estero lo farebbe un po’ obtorto collo, perché il suo pensiero primario è condividere strada e pista e non tutti i team sono favorevoli: «Non ho l’ossessione del professionismo, a me interessa continuare sulla strada intrapresa, perché so che su pista posso togliermi grandi soddisfazioni. Io mio sogno è andare alle Olimpiadi, non so se per Parigi 2024 troverò posto visti i campioni che ci sono davanti, ma l’età è dalla mia parte, l’importante è poterle vivere un giorno da protagonista».

Masotti 2020

Su pista è tempo per raccogliere, parola di Masotti

01.12.2021
5 min
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Quando Ganna con le sue straordinarie progressioni ha trascinato il quartetto italiano verso l’oro olimpico, Fabio Masotti era a Montichiari, a curare la preparazione dei giovani per europei e mondiali juniores, che sono stati poi ricchi di soddisfazioni e soprattutto di segnali positivi per il futuro. Gli allenamenti erano stati sospesi, tutti davanti allo schermo del computer a seguire in diretta le gare e a urlare, gioire, abbracciarsi per quell’oro che si era materializzato.

Fabio, udinese di 47 anni, ha assaporato quella gioia a lungo, ripensando anche a quando era stato lui in maglia azzurra ai Giochi, a Pechino 2008 in coppia con Angelo Ciccone per la Madison, a guidare il gruppo per il primo giro per poi vivere quella prova senza riuscire ad acciuffare un punto e chiudere quattordicesimi. Quell’oro in terra giapponese è anche un po’ suo, perché quel gruppo lo ha visto nascere.

Masotti Ciccone 2008
Fabio Masotti con Angelo Ciccone: per loro tre titoli italiani Madison e una presenza olimpica
Masotti Ciccone 2008
Fabio Masotti con Angelo Ciccone: per loro tre titoli italiani Madison e una presenza olimpica
Quando è iniziata la tua esperienza con la nazionale?

Io avevo smesso di correre nel 2013, affrontando nelle ultime stagioni le gare su strada senza però lasciare le Fiamme Azzurre. Con Villa avevamo condiviso anni di attività, avevo seguito da vicino i suoi successi con Martinello, così quando è stato chiamato nella nazionale su pista richiese la mia collaborazione. Erano gli anni della ricostruzione, dopo che a Londra 2012 era andato il solo Viviani (con Masotti nella foto d’apertura, ai mondiali di Berlino 2020, ndr), quindi quel progetto l’ho visto nascere.

Qual è stato il segreto per far percorrere a quel gruppo tutta la scala, dal primo gradino fino alla cima del mondo?

Hai detto la parola giusta: gruppo. Il che significa mettere insieme ragazzi che proprio affiancandosi superano le difficoltà, ad esempio quelle date dall’attività su strada che giocoforza interferisce in maniera diversa per ognuno in base agli impegni. Si fa fronte insieme, si va incontro ai problemi senza sfuggirli e alla fine tutto questo paga.

Masotti Mondiali 2021
Il gruppo azzurro iridato a Roubaix: a vincere non sono solo 4 atleti…
Masotti Mondiali 2021
Il gruppo azzurro iridato a Roubaix: a vincere non sono solo 4 atleti…
Com’è lavorare con Villa?

Qui la parola giusta è: naturale. Ci conosciamo da troppo tempo, la nostra fiducia reciproca è totale il che mi permette di dedicarmi a un gruppo di allenamento mentre lui ne cura un altro e so perfettamente che cosa vorrebbe e farebbe. Si sta verificando anche qui a Gran Canaria, nel primo ritiro dove abbiamo la responsabilità anche delle ragazze.

Tu a Tokyo non c’eri, ma che cosa hai pensato in quegli istanti?

Che quei 3’42” sono l’apice di un lavoro durato anni e costruito non solo su quei quattro campioni, ma su tutto un gruppo di ragazzi che ha contribuito a quella vittoria. Se hai solo 4 corridori non ce la fai e i mondiali sono stati la dimostrazione, con Bertazzo che ha preso il posto di Lamon. Con quei ragazzi abbiamo vissuto H24 per mesi prima di partire per Tokyo, ma per arrivarci bisognava qualificarsi e in alcune gare chi veniva dalla strada non poteva esserci. Per questo dico che la vittoria olimpica è il termine di un cammino lungo, percorso assieme da tanti. Poi ho pensato anche ai nuovi ragazzi, quelli che gioivano lì con me e che magari un domani saranno loro a far gioire qualcun altro.

Masotti Villa 2018
Masotti con Villa e gli azzurri alla Vuelta a San Juan: tante trasferte condivise, da atleti e poi da tecnici
Masotti Villa 2018
Masotti con Villa e gli azzurri alla Vuelta a San Juan: tante trasferte condivise, da atleti e poi da tecnici
A tal proposito, c’è chi dice che quello di Tokyo e Roubaix è un gruppo nel quale sarà difficile qualche nuovo innesto tipo Milan, chi invece che bisogna tenere la porta aperta a nuove forze. Tu che ci lavori insieme, che cosa ne pensi?

Quei ragazzi che hanno vinto sanno bene che nulla è scontato, che tante cose possono accadere e che bisogna essere intercambiabili. Quando Milan è entrato nel gruppo era ancora acerbo, ma poi è diventato un’arma in più e così sarà per i nuovi, Moro e Boscaro ad esempio che tanto bene hanno fatto nel finale di stagione. Dobbiamo avere un gruppo ampio e giovane, altrimenti rischiamo di fare la fine della Gran Bretagna che ha dovuto richiamare in fretta e furia Ed Clancy alla sua quarta Olimpiade. Questo è un gruppo che deve durare per più cicli olimpici, cambiando man mano.

In tutto ciò quanto influisce la tua esperienza nelle Fiamme Azzurre?

Tantissimo, è un principio alla base del lavoro in un corpo militare. Dobbiamo considerare che per la pista i gruppi militari sono un supporto essenziale, perché non ci sono solo i Ganna e i Viviani che vengono dalla strada. Lo zoccolo duro degli specialisti per vivere di questa specialità ha bisogno di certezze che il gruppo militare può dare, a loro come ad altre specialità sportive, dall’atletica agli sport da combattimento. Io dico sempre ai ragazzi che dalla pista, dal ciclocross, dalla Mtb arrivano quelli che poi saranno campioni su strada, il cammino inverso è molto più raro.

Azzurri Grancanaria 2021
Gli azzurri in allenamento a Gran Canaria, prima uscita condivisa fra uomini e donne sotto la guida di Villa
Azzurri Grancanaria 2021
Gli azzurri in allenamento a Gran Canaria, prima uscita condivisa fra uomini e donne sotto la guida di Villa
Si riuscirà a fare lo stesso per la velocità?

Io dico di sì, ma serve un progetto che parta da zero e ci vorranno almeno 8-10 anni per iniziare a raccogliere i frutti. Dobbiamo capire come fare: noi alle Fiamme Azzurre ci avevamo provato con Ceci, ma con un atleta solo non vai lontano, devi costruire un’idea intorno alla quale convogliare grandi forze, anche numeriche.

Tu che cosa ti aspetti personalmente?

Io non sono minimamente appagato, anzi. Dico sempre che questo è solo l’inizio, è il tempo del raccolto e noi abbiamo ancora più voglia d’impegnarci, qui a Gran Canaria si respira nell’aria questa voglia di continuare a vincere. Non sarebbe male, non è facile ma i ragazzi per farlo ci sono, ve l’assicuro…

Bragato, ora il ruolo è chiaro. Si può cominciare…

27.11.2021
4 min
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Dopo le voci, le ipotesi e le suggestioni, quel che resta tra le mani di Diego Bragato – fino a ieri al Centro Studi Federale (in apertura ai mondiali di Roubaix con il quartetto iridato) – è il ruolo che parlando con il presidente Dagnoni aveva immaginato per sé. Responsabile dell’Area Performance, con un pool di preparatori sotto di sé con cui offrire supporto ai commissari tecnici.

Voci, suggestioni e ipotesi

Si diceva di voci, ipotesi e suggestioni perché a un certo punto si era fatta largo la voce secondo cui il trevigiano sarebbe potuto essere il tecnico delle donne della pista, una volta che il settore fosse stato sfilato di mano a Dino Salvoldi. Poi le cose hanno seguito un altro corso. La pista è stata unificata e affidata a Marco Villa, di cui Bragato sarà collaboratore assieme a Fabio Masotti. Richiesto sul tema, il cittì d’oro di Tokyo col quartetto, ha espresso una valutazione legittima che a qualcuno ha fatto storcere il naso per i toni.

«Amadio – ha detto Villa, marcando il territorio – mi consiglia di far seguire le ragazze da Bragato, ma visto che sono io il commissario tecnico, le voglio gestire in una certa maniera. Bragato sarà quello che avrà i riferimenti, ma il responsabile sarò sempre io come coi maschi. Mi toglierà quel lavoro di contatti e di programmazione settimanale. Se devo capire chi viene la settimana prossima in ritiro, non posso mettermi a fare 28 telefonate. Vorrà dire che Masotti chiamerà i 14 uomini e Bragato le 14 donne. Però il modo di allenare resta il mio, perché non voglio dividere i settori».

Compri, Bragato, Lupi: l’uomo dei pesi, il referente tecnico federale e il cittì della Mbx
Compri, Bragato, Lupi: l’uomo dei pesi, il referente tecnico federale e il cittì della Mbx

Un ruolo trasversale

Il veneto, che non ha mai puntato a un ruolo da tecnico ma a forza di sentirselo dire aveva probabilmente iniziato a pensarci, è pertanto ben contento del ruolo ricevuto.

«Un ruolo più trasversale rispetto all’ultimo periodo – spiega – e a breve verrà indetto un concorso per quattro preparatori con cui seguiremo tutti i gruppi. Sono curioso. Tra i requisiti è richiesta l’esperienza, poi ci sarà un colloquio. Voglio vedere chi si farà avanti. Sul lato dell’operatività, riceverò le richieste dei tecnici e avrò come interfaccia la Commissione Scientifica appena insediata, che in quanto Scuola Tecnici sta sistemando la parte didattica dei corsi, da cui avrò supporto scientifico».

Bragato è amico di Viviani da sempre: il progetto di coinvolgerlo in Fci nacque dopo Londra 2012
Bragato è amico di Viviani da sempre: il progetto di coinvolgerlo in Fci nacque dopo Londra 2012
Ci saranno nomi già visti?

Qualcuno c’è già, anche se con incarichi diversi. Avrei visto Tacchino con i paralimpici perché c’è già stato, mentre ad ora potrebbe andarci Cucinotta cui l’aspetto interessa personalmente, anche se per esperienza lo vedrei bene anche nel fuoristrada. Poi ci sarà da vedere se potranno crearsi conflitti di interesse fra preparatori dei club che prestano la loro opera in Federazione. Cucinotta è all’Astana, come peraltro Slongo che fa parte della Scuola Tecnici è alla Trek-Segafredo. Credo che siano tutti grandi ed esperti abbastanza da non incorrere in problemi.

Come si svolgerà il vostro intervento?

Facciamo tutti capo ad Amadio, che ci segnalerà le esigenze. Portiamo avanti il lavoro fatto, dalla palestra in avanti. Adesso stiamo per iniziare una bella fase con il cross country, perché finora non hanno mai fatto test sistemici. Celestino mi ha chiesto di essergli di supporto nel colloquio con i preparatori degli atleti, dato che finora si era mosso da selezionatore. L’idea è di estendere a tutti i settori un metodo di lavoro omogeneo.

Ispirato a quali criteri?

A quello che ho imparato con Villa nella progettazione e nella costruzione del settore pista. Credo si possa estendere agli altri. Io sarò il filtro, vaglierò le richieste e assegnerò i preparatori, spendendomi ovviamente anche in prima persona. In questi giorni ad esempio sono a Verona con la Bmx.

Bragato affiancherà Masotti (qui con Scartezzini) tra i collaboratori di Villa
Bragato affiancherà Masotti (qui con Scartezzini) tra i collaboratori di Villa
Collaborerai ancora con Villa in pista?

Certo, è una delle mie mansioni. I ragazzi chiedono, perché con alcuni di loro lavoro individualmente. Per l’alto livello in realtà non vedo grossi problemi, perché hanno i loro preparatori, invece per U23 e juniores è importante relazionarsi con le società. Con Salvoldi, che ha da poco preso gli juniores, stiamo programmando una serie di test a tappeto per avere uno screening del materiale umano di cui disponiamo. L’idea è anche di ripetere quelli in pista, ma dipenderà da quando Montichiari tornerà disponibile. E la stessa esperienza la estenderemo a tutti i settori.

Sei soddisfatto dell’incarico?

E’ quello che avevo proposto all’inizio, fu il presidente a dirmi che forse ci sarebbe stato dell’altro. Certo l’ipotesi di un ruolo tecnico mi allettava, ma sto nel mio e faccio quello che mi riesce meglio. Cresco. E chissà che non sia propedeutico ad altro per il futuro.

L’operaio Donegà sogna le Fiamme e fa punti per gli altri

25.11.2021
5 min
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C’è un corridore che sta passando questi mesi sugli anelli delle piste europee (in apertura a Brno) per incamerare più punti possibili e rafforzare la sua leadership nel ranking UCI. Quello di Matteo Donegà è un inverno intenso, pure troppo forse, se si considera che anche in primavera ed estate, oltre alla strada c’era sempre anche la pista. 

Attualmente l’atleta del Cycling Team Friuli (riconfermato anche per il 2022) è impegnato nella Quattro giorni di Ginevra (dal 25 al 29 novembre) in coppia con Paolo Simion, con cui ha già condiviso tante gare su pista nel 2021. Corsa a punti, omnium, madison, eliminazione e scratch. Questo il suo menù nel velodromo svizzero. Annullata invece, causa restrizioni Covid da parte del governo olandese, la prestigiosa Sei Giorni di Rotterdam a cui Donegà avrebbe dovuto partecipare in coppia con l’elvetico Nico Selenati.

In testa al ranking

Il 23enne ferrarese di Bondeno – che vanta tre argenti europei nella corsa a punti da elite, under 23 e juniores – è stato in testa nella classifica internazionale con circa 1.200 punti totali, uno dei migliori risultati italiani tra tutte le prove e specialità. Riassumendo, in pratica sta raccogliendo punti nelle gare di classe 1 e 2 sia per sé sia per la nazionale in ottica qualificazioni per europei, mondiali e Olimpiadi.

Matteo Donegà, Jonathan Milan europei 2020
Matteo Donegà e Jonathan Milan, rispettivamente argento nella corsa a punti e nell’inseguimento agli europei di Plovdiv 2020
Matteo Donegà, Jonathan Milan europei 2020
Donegà e Milan, argento nella corsa a punti e nell’inseguimento agli europei di Plovdiv 2020

Qualcosa da rivedere

Roberto Bressan e Renzo Boscolo, rispettivamente presidente e diesse del CTF, sono contenti dell’attività del loro corridore, ma contemporaneamente irritati perché così facendo è arrivato fuori forma agli europei di Grenchen (12° posto nella corsa a punti) e mondiali di Roubaix (non convocato). Per loro qualcosa andrebbe rivisto, nella programmazione e nella considerazione.

Perché però Donegà sta facendo tutto ciò? C’è anche un altro motivo e ce lo siamo fatti spiegare meglio da lui proprio mentre stava affrontando le prime ore del viaggio verso Ginevra.

Matteo, concedici subito una battuta. Fortuna che non hai anche la Champions League della pista, così puoi riposarti.

Eh, ce l’avrei fatta stare (ride, ndr), mi sarebbe piaciuto farla. Avevo fatto richiesta perché ho i requisiti necessari per partecipare, ma non so poi come abbiano scelto. Credo che lo abbiano fatto sulla base di quattro specialità (keirin, velocità, eliminazione e scratch, ndr), due delle quali non mi appartengono e le altre due in cui ho pochi punti.

Quest’anno hai corso tanto su pista ma negli appuntamenti importanti non sei arrivato al top. Come mai?

Per fare in modo di raggiungere tutti questi punti, abbiamo deciso di gareggiare molto, specialmente nella seconda metà di stagione. Gli obiettivi erano europei e mondiali e volevo arrivarci con una buona condizione. Invece si è rivelato controproducente. Sono arrivato più stanco del solito, non ho potuto dare il meglio di me agli europei dove volevo ripetere o migliorare l’argento dell’anno scorso in Bulgaria. Di conseguenza non mi sono guadagnato la convocazione per Roubaix. 

Prossimi impegni?

Dovrei tornare in Svizzera il 17 e 18 dicembre per altre gare di classe 1 che danno punti per il ranking. Poi chiederò al cittì Villa che programmi ha in mente.

In mezzo a tutte queste gare, un pensierino ai Giochi di Parigi 2024 ce lo stai facendo?

Certo, quello è il sogno che ho da sempre. Adesso ho la possibilità di entrare in un corpo militare. Sono in trattativa con le Fiamme Oro, sto aspettando che aprano il concorso. Avrò una risposta entro l’inverno.

Visto che servono determinati requisiti, stai correndo tanto anche per questo obiettivo?

Esatto, sto facendo tutto per iscrivermi al concorso. Tengono conto di medaglie nelle rassegne internazionali, anche degli stessi punti del ranking. Quindi questo è il motivo. Senza contare che da questa mia attività trae vantaggio anche la nazionale, perché posso aiutarla a qualificarsi alle prossime Olimpiadi.

In sostanza stai facendo il gregario della pista? 

Sì, se mi passate il termine, in queste gare sto facendo un po’ di lavoro sporco. Perché anche se i punti li faccio io, può correre qualcun altro. L’importante che sia qualificata la Nazione. 

In maglia azzurra alla Sei Giorni delle Rose del 2021 (foto Cantalupi)
In maglia azzurra alla Sei Giorni delle Rose del 2021 (foto Cantalupi)
Sei nel giro azzurro da tempo, come stai vivendo tutto questo?

Dipende tutto dal fatto di entrare o meno nel corpo militare. Spero che i miei sacrifici vengano ripagati. E se dovesse andare male, penserò a cosa fare perché ormai sono un secondo anno elite ed è difficile trovare ancora squadra. Il CTF mi ha riconfermato e li ringrazio, ma loro giustamente hanno un’altra politica, più improntata sui giovani.

Nel 2022 cosa farai?

Avrò lo stesso principio che ho da tre anni a questa parte. Correre su strada aiutando la squadra e per preparare al meglio gli appuntamenti in pista

Fin da giovane su strada hai dimostrato grandi potenzialità. Perché hai scelto la pista?

La facevo già nelle categorie giovanili e andavo bene. Poi ho avuto la fortuna di correre nel CTF insieme a Fabbro ed Aleotti ed ho visto la differenza tra loro e me. Ho capito che su pista potevo avere più futuro rispetto alla strada. Lamon, Scartezzini e Bertazzo sono un fulgido esempio. E penso che la pista possa dare un guadagno notevole in termini economici. Mi piacerebbe entrare nel giro delle Sei Giorni, è uno dei miei obiettivi.

Fci al lavoro per Bertazzo. E noi tifiamo tutti per lui

24.11.2021
3 min
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In questo momento sghembo, fatto di squadre che rincorrono bambini prodigi e lasciano a piedi fior di corridori, tra coloro ancora in cerca di contratto c’è anche Liam Bertazzo. Il padovano (in apertura con Mareczko, dopo averlo aiutato a vincere alla Coppi e Bartali), uno dei quattro campioni del mondo dell’inseguimento a squadre, ha corso dal 2015 fino al 2021 nelle squadre di Angelo Citracca. E così ora, visto l’esito non proprio felice di quel team, si ritrova alla ricerca di una maglia.

«A Liam stiamo cercando di dare una mano – ci ha detto Marco Villa – da campione del mondo, mi sento in dovere di aiutarlo a trovare una squadra. Ha guadagnato la qualifica olimpica, è importante. A lui nessuno ha mai regalato niente e ha avuto tanta sfortuna, compresa l’ernia del disco nello stesso periodo in cui esplodeva Milan. Bertazzo se lo merita».

La vittoria nel mondiale del quartetto a Roubaix sarà sicuramente il miglior viatico
La vittoria nel mondiale del quartetto a Roubaix sarà sicuramente il miglior viatico

Federazione al lavoro

Quel che stupisce è che Bertazzo sia l’unico di quel gruppo di pistard a non far parte di un corpo militare, come invece Scartezzini e Lamon. Ma lui pare sereno, segno che sotto traccia qualcosa si sta muovendo e che la Federazione in un modo o nell’altro si sia presa a cuore la sua vicenda.

«Non ho più l’età per entrare nei corpi – dice – e poi comunque non è che in un mese avrebbero potuto predisporre il mio ingresso. Però sono sereno, soprattutto perché la maglia iridata è una certezza che si porta via parecchi dubbi. In Federazione hanno prima sistemato i quadri tecnici, poi hanno messo mano alla mia situazione. So che stanno parlando e spero che presto possa venire fuori qualcosa. Non hanno mai mancato la parola, solo che l’anno è particolare, le squadre hanno tutte il budget tirato, quindi semmai le cose sono più complicate. Ma sono fiducioso. Come ho già detto altre volte, mi è capitato altre volte di aspettare la fine di novembre per trovare un contratto».

Bertazzo ha partecipato a due Giri d’Italia: nel 2016 (foto) e nel 2018
Bertazzo ha partecipato a due Giri d’Italia: nel 2016 (foto) e nel 2018

Preparazione olimpica

La Federazione è già intervenuta in passato per aiutare uno dei suoi atleti di riferimento della pista, mediante un supporto offerto alla squadra di club che lo ha tesserato.

«Le Federazioni – spiega Renato Di Rocco, presidente Fci nei casi in cui l’intervento è stato disposto – percepiscono dal Coni dei fondi per la preparazione olimpica e hanno praticamente l’obbligo di usarli per i propri atleti. Ricordo che nel caso di Bertazzo abbiamo dato noi un contributo alla società, pari a metà dell’ingaggio o giù di lì. E’ una prassi abbastanza consolidata, con la quale abitualmente si supportano gli atleti di interesse olimpico. Si fa per tutti, sono borse a loro disposizione. In teoria si è ragionato sull’ammissione ai corpi militari per tutti i ragazzi della pista. Poi è chiaro che uno come Ganna si sia chiamato fuori e così pure Liam. Diciamo che non è difficile, parliamo di cose che si sono sempre fatte».

Ed è probabilmente questo il fronte su cui la Fci sta lavorando per trovare a Bertazzo una sistemazione all’altezza dei risultati che ha finalmente raggiunto, dopo anni di rincorse, lavoro e sfortuna. In questo momento sghembo, fatto di squadre che rincorrono bambini prodigi e lasciano a piedi fior di corridori, pensare che Liam possa rimanere a piedi dopo aver vinto un mondiale e aver centrato la qualificazione olimpica sarebbe davvero una bestemmia.

Villa detta la linea: uomini e donne sempre insieme in pista

16.11.2021
4 min
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Marco Villa è a Gand, seguirà la Sei Giorni che inizia stasera con due under 23, Mattia Pinazzi e Davide Boscaro, perché mandino a memoria i meccanismi e il tipo di sforzo. Nel frattempo però il tecnico azzurro sta tracciando programmi e ordinando le idee, dato che il settore pista a lui affidato è raddoppiato con l’arrivo delle donne. Il fatto di non disporre del velodromo di Montichiari non sarà un grosso problema per la nazionale, data l’assenza di appuntamenti ravvicinati.

A gennaio gli azzurri torneranno alla Vuelta San Juan, come anche nel 2020
A gennaio gli azzurri torneranno alla Vuelta San Juan, come anche nel 2020

«I prossimi impegni saranno dei ritiri su strada – dice – a partire dal 25 novembre alle Canarie, con il gruppetto che poi porterò alla Vuelta San Juan, così faccio correre quelli che fanno meno attività di club. Lamon, Scartezzini, Bertazzo. A Liam stiamo cercando di dare una mano. Da campione del mondo, mi sento in dovere di aiutarlo a trovare una squadra. Ha guadagnato la qualifica olimpica, è importante. A lui nessuno ha mai regalato niente e ha avuto tanta sfortuna, compresa l’ernia del disco nello stesso periodo in cui esplodeva Milan. Bertazzo se lo merita».

Quando si comincerà a parlare di pista?

Ad aprile ci sarà la prima prova di Coppa del mondo, che ora si chiama Coppa delle Nazioni. Dal 21 al 24 a Glasgow. Proseguiranno a maggio e a giugno, anche se ancora in calendario non ci sono le località. Ad agosto ci saranno gli europei a Monaco, con tutte le discipline, per cui dovrò gestirla bene con chi farà strada.

Bertazzo è l’unico degli iridati di Roubaix ancora senza squadra, merita molto di più
Bertazzo è l’unico degli iridati di Roubaix ancora senza squadra, merita molto di più
Quando riapriranno Montichiari?

L’architetto di Sport e Salute con cui ho parlato mi ha detto fine gennaio, altre voci parlano di febbraio-marzo. Io preferisco credere che sia a gennaio.

Come gestirai le ragazze, che non saranno a Gand e tantomeno a San Juan?

Cercherò di fare lo stesso programma. L’idea è di allenarli insieme in pista. Se ci sono da fare i lavori del quartetto, gireranno insieme uomini e donne. Se si lavora sulla madison, si può pensare a coppie miste, anche per alzare il livello tecnico delle ragazze. Credo piuttosto che il lavoro da fare sarà conoscere i loro tecnici…

Nei giorni degli europei di agosto, Balsamo potrebbe correre strada e pista: come farà?
Nei giorni degli europei di agosto, Balsamo potrebbe correre strada e pista: come farà?
Sono tutti sconosciuti?

Non tutti, ma alcuni sì. Ho ereditato un settore in salute, perché Salvoldi ha lavorato bene. Solo che adesso le ragazze stanno tutte diventando professioniste e sono passate in squadre WorldTour, per cui entrano in ballo manager, team manager e preparatori. Dovrò confrontarmi e guadagnarmi la loro fiducia, come ho fatto con gli uomini. Ad esempio non conosco Ina Teutenberg, direttore sportivo alla Trek.

Avrai dei collaboratori per le donne?

Ci sarà Bragato. Amadio mi consiglia di far seguire a lui le ragazze, ma visto che sono io il commissario tecnico, le voglio gestire in una certa maniera. Bragato sarà quello che avrà i riferimenti, ma il responsabile sarò sempre io come coi maschi. Mi toglierà quel lavoro di contatti e di programmazione settimanale. Se devo capire chi viene la settimana prossima in ritiro, non posso mettermi a fare 28 telefonate. Vorrà dire che Masotti chiamerà i 14 uomini e Bragato le 14 donne. Però il modo di allenare resta il mio, perché non voglio dividere i settori.

Continua anche con le donne la collaborazione fra Marco Villa, a sinistra, e Diego Bragato, a destra
E’ stato Marco Villa a coinvolgere Bragato per la prima volta
In che senso?

Non voglio che se vincono le donne è contento Bragato e se vincono gli uomini è contento Masotti. Dobbiamo essere un settore unico. A Montichiari siamo sempre stati insieme. Prima, quando avevamo il velodromo a tempo pieno, avevano 120 giornate all’anno. Se avessimo dovuto dividerle, sarebbero state 60 per Salvoldi e 60 per noi. Stando insieme, sono state 120 per tutti.

Quindi, riepilogando…

Dal 25 novembre al 5 dicembre alle Canarie con il gruppo di San Juan. Poi 7-8 giorni prima di Natale, si va a Formia, oppure in Sicilia, magari anche a Noto se si trovano i prezzi giusti. Invece il 22-23 dicembre un richiamo in pista, probabilmente a Aigle. Poi ancora dal 28 al 30 dicembre ancora in pista, in Svizzera o a Novo Mesto. Poi speriamo davvero che a gennaio ci ridiano Montichiari e siamo tutti contenti.

Amadio: «Ecco la mia squadra, ecco come è nata»

06.11.2021
6 min
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La presentazione dei nuovi tecnici a Milano ha chiuso il cerchio. Ora Amadio, che delle nazionali è il team manager, ha davanti un weekend di lavoro in vista dell’incontro di lunedì e martedì in cui tutti i tecnici cominceranno a parlare di programmi e faranno prove di intesa. Senza troppi preamboli, lo abbiamo perciò tempestato di domande.

E’ davvero come allestire una squadra?

A livello tecnico direi di sì, ma ci sono differenze rispetto al calendario. Un team WorldTour ha più impegni importanti nella stagione, la nazionale ha appuntamenti per 12 mesi, anche se il focus restano europei e mondiali.

Entriamo nella scelta dei tecnici.

La decisione spetta al Presidente e al Consiglio Federale, ma ovviamente ci siamo confrontati spesso, perché poi dovrò lavorarci io. Non è stato semplice. I risultati dimostrano che si stava lavorando bene, per cui cambiare non era semplice.

Salvoldi lascia la nazionale donne a tre anni da Parigi e passa agli juniores
Salvoldi lascia la nazionale donne a tre anni da Parigi e passa agli juniores
Spostare Salvoldi agli juniores, ad esempio?

Il tema juniores, di cui parlammo già al mio insediamento, sta diventando sempre più importante. A causa di pochi fenomeni, per procuratori e squadre è normale pescare fra i più giovani. Invece io credo che la categoria U23 sia importante e quello che sta succedendo mi sembra esagerato. Ci può essere l’eccezione, ma tutti gli altri non sono all’altezza di un simile passaggio, anche se li trattassero con i guanti bianchi.

E Salvoldi cosa deve fare?

Salvoldi è la persona adatta, uno dei tecnici più qualificati, per ricreare la giusta cultura nelle squadre. Faremo attività internazionale, ma uno junior non è un professionista. Devono andare a scuola, crescere, divertirsi. Non devono stremarli. Poi è chiaro che se arriva l’offerta della Ineos, uno ci pensa, altrimenti passano ragazzi privi della giusta maturità. Rischiamo di perderne tanti, mentre basta guardare Colbrelli e Caruso per capire che si può crescere in modo graduale e arrivare in alto.

Cosa fa dunque il tecnico della nazionale?

Dino è preparato per entrare nel merito della preparazione, individuare le criticità nelle squadre e provare a ripartire dalla base. In più lui e tutti gli altri avranno a disposizione un pool di allenatori, nutrizionisti e mental coach con cui affrontare le varie situazioni.

Marco Villa, Filippo Ganna, mondiali pista Berlino 2020
Marco Villa, qui con Ganna ai mondiali di Berlino 2020, è il responsabile di tutta la pista
Marco Villa, Filippo Ganna, mondiali Berlino pista 2020
Marco Villa, qui con Ganna ai mondiali di Berlino 2020, è il responsabile di tutta la pista
Intanto Villa deve gestire le ragazze della pista.

Marco ha raggiunto una conoscenza e una maturità tali da poter coordinare bene il settore, ma ovviamente non farà tutto lui. Gestirà un pool di collaboratori, fra cui per il settore specifico Diego Bragato.

Fatto salvo lo spostamento di Salvoldi, pensi si possa parlare di continuità?

Abbiamo fatto dei cambiamenti strategici, ma il nocciolo rimane quello. Ora serve che tutti i tecnici collaborino e portino le loro competenze. Il ciclismo è cambiato tantissimo, il fatto che 3/4 del quartetto provenga da squadre WorldTour fa capire la necessità di incontrarsi con i team e condividere il programma. A parte Ganna e Milan che fanno sembrare tutto facile, c’è bisogno di grande programmazione.

Lunedì e martedì si comincia.

Sarà fondamentale averli tutti. Lunedì, strada e pista. Martedì, il fuoristrada. Entriamo nel calendario, nella preparazione e nella logistica. Ma questi incontri si ripeteranno, magari più specifici: delle verifiche periodiche a uso dei cittì.

Il settore velocità sembra ancora fermo…

Abbiamo due atleti come Miriam Vece e Matteo Bianchi che stanno crescendo e per i quali il centro di Aigle è il miglior riferimento perché possano allenarsi con velocisti di alto livello. Nel frattempo, con Villa che è referente anche per la velocità, si sta facendo un lavoro di monitoraggio sugli juniores per creare una struttura a partire dal 2023. Il settore dà tante medaglie, ma in Italia si è persa la cultura. A livello mondiale ci sono Nazioni fortissime, ma ad esempio la Francia va avanti dai tempi di Morelon, mentre qui la storia si è fermata e non è semplice riallacciare i fili. Bisogna ripartire dai gruppi sportivi militari per offrire una prospettiva di guadagno, intanto la nascita della Uci Champions League può essere allettante per gli atleti perché permette altre entrate.

Velo diventa tecnico del settore crono: «Ha competenza – dice Amadio – e la stima degli atleti»
Velo diventa tecnico del settore crono: «Ha competenza – dice Amadio – e la stima degli atleti»
Si era parlato di Ivan Quaranta come tecnico della velocità.

Ivan sarà collaboratore di Villa per il settore, però dobbiamo ancora capire come impostarlo.

Quanto è agile la struttura?

La Fci è una macchina grande, con un’infinità di aspetti da gestire. Molto macchinosa. Per le nazionali stiamo cercando di snellire i processi. Ma mi sono reso conto, dopo una vita nel ciclismo, che è un contenitore di abitudini stratificate da anni e difficili da cambiare.

Pensi che i tecnici abbiano accettato subito bene l’arrivo di Amadio?

Il mio ruolo dovrebbe metterli nelle condizioni di lavorare al meglio, cosa che ho cercato di fare da subito. Si sono ritrovati con qualcuno che li osserva e vuole che le cose siano fatte al meglio. Probabilmente si sono sentiti messi in discussione e questo ci ha permesso di mantenere la concentrazione dopo le Olimpiadi.

Intanto Basso alla Eolo sta ricostruendo un pezzetto di Liquigas. Gli manca solo Scirea…

Mario ha acquisito competenza in Liquigas poi in Uae e sarà un utile raccordo fra la nazionale e i team. Con Ivan ho parlato (sorride, ndr), Scirea resta con noi. Si è ben integrato con Amadori e Velo e farà bene con Bennati.

Velo e le crono.

Resta nel suo ruolo. La crono è una specialità che si deve conoscere, nelle dinamiche che la precedono e in quello che comporta. L’ho osservato alle Olimpiadi e ai mondiali, ha competenza e soprattutto la considerazione dagli atleti. A lui toccherà il compito di stilare un calendario nazionale di crono che sia funzionale agli appuntamenti azzurri.

Bennati tecnico dei professionisti: la scelta più difficile per cui c’erano diversi candidati, di cui però Amadio è super convinto
Bennati tecnico dei pro’: la scelta più difficile, ma Amadio è soddisfatto
E alla fine s’è scelto Bennati…

Si sono fatti tanti ragionamenti. Avevamo pensato anche di puntare su qualcuno che fosse già su ammiraglie importanti, come Bramati, Tosatto e Volpi. Poi abbiamo pensato di prendere un diesse per i vari appuntamenti

Un cittì a gettone?

Una cosa del genere, che si è fermata per il rischio di conflitti di interesse, che secondo me non ci sarebbero stati perché conosco la professionalità delle persone in ballo. Credo in ogni caso che Bennati sia la scelta migliore. Conosce l’ambiente. Ha smesso da poco. Ha fatto i corsi da direttore sportivo. Mi ha sempre dato ottime sensazioni, anche quando correva. E’ pacato, sa parlare al momento giusto e gestire le emozioni anche nella concitazione degli arrivi. Negli ultimi anni la sua crescita come atleta è andata nella direzione della gestione del team. Avrà il supporto di Velo e Scirea, sarà un ottimo tecnico.

Che rapporto ci sarà fra team manager e il cittì?

Lo stesso che c’è fra il team manager e il primo direttore sportivo. Ci sentiremo spesso, ma io sono a disposizione di tutti. Il cittì è Bennati, guiderà lui la squadra.