Dunbar al Giro, parla Piva «Una top 5 è possibile»

22.04.2024
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Scatta domani il Tour de Romandie e tra i partecipanti ci sarà anche Eddie Dunbar. L’irlandese della Jayco-AlUla è atteso protagonista all’ormai imminente Giro d’Italia. Lo scorso anno infatti è arrivato settimo nella classifica generale. Va da sé che le attese non sono banali.

Tolto Tadej Pogacar, fuori portata per il mondo intero, a meno che non ci si chiami Jonas Vingegaard, alle sue spalle la lotta è alquanto aperta. Eddie è un ragazzo in crescita, ha mordente, l’aspirazione e la maturità per fare bene. E ha anche un’ottima squadra che lo supporta, a partire dal direttore sportivo che lo guiderà nella corsa rosa, Valerio Piva.

Valerio Piva (classe 1958) è stato un corridore fino al 1991 poi diesse. Da quest’anno è alla Jayco-AlUla
Valerio Piva (classe 1958) è stato un corridore fino al 1991 poi diesse. Da quest’anno è alla Jayco-AlUla
Valerio, dunque, cosa possiamo aspettarci da Dunbar al Giro?

Io sono arrivato quest’anno in squadra e non lo conoscevo molto prima, però so che lo scorso anno è andato come è andato senza aver preparato in modo specifico il Giro. Quest’anno l’idea era di farglielo preparare come primo obiettivo, di farcelo arrivare come leader. C’è dunque tutta l’impostazione della preparazione invernale.

Però sin qui lo abbiamo visto poco, come mai?

In effetti ha avuto qualche problemino di salute. Prima l’influenza e la tosse, che gli hanno fatto saltare l’Oman, dove era previsto. In teoria poteva anche andarci, ma dopo una riunione tutti insieme abbiamo deciso che sarebbe stato meglio rimandare. Poi ha subito una caduta alla Valenciana, riportando un piccolo trauma cranico, e abbiamo cambiato ancora i programmi. 

Ecco spiegato il perché dei suoi pochi giorni di corsa sin qui…

Così ha saltato la Tirreno è andato ai Baschi e da domani sarà al Romandia. Però adesso è in tabella. Eddie, come detto, sarà uno dei nostri leader al Giro, e con lui anche Luke Plapp. Chiaramente Eddie non è il favorito, ma intanto sia lui che Plapp iniziano ad imparare come si affronta una corsa simile da leader.

Dunbar (classe 1996) a crono non è un drago, ma non è fermo per essere uno scalatore
Dunbar (classe 1996) a crono non è un drago, ma non è fermo per essere uno scalatore
Non siete i favoriti, ma si può fare bene. Aspirare ad un podio sarebbe troppo?

Il podio sarebbe un risultato eccezionale. Diciamo che una top dieci è realistica e una top cinque un grande obiettivo. Per un podio firmerei in partenza, come chiunque del resto. Però non posso dire andiamo al Giro per questo o quel piazzamento. Parliamo di un ragazzo che deve conoscere realmente le sue possibilità. Anche perché un conto è andare forte una volta e un conto è confermarsi. In più bisogna considerare una cosa.

Cosa?

Le due crono. Dunbar non va fortissimo contro il tempo, non è uno specialista e per questo dico che una top cinque sarebbe già un ottimo risultato.

Valerio, tu sei arrivato quest’anno in Jayco-AlUla e chiaramente non lo conosci a fondo, ma per quel che hai visto cosa ti è sembrato di questo ragazzo?

L’ho diretto ai Baschi e l’ho trovato un ragazzo molto tranquillo, che non si atteggia a leader. Anche perché forse deve ancora dimostrare di essere un certo tipo di leader. E anche per questo non mi sbilancio su quel che potrà fare al Giro. Di certo Eddie ha delle qualità, ma andiamoci piano. Vuol fare bene in classifica e non viene al Giro alla leggera. Abbiamo visionato, anche con altri tecnici molte tappe, alcune dopo la Tirreno, altre in occasione del Tour of the Alps. E qualcosa vedrò io prima del Giro. Andremo ad Oropa due giorni prima di Torino.

E a te che sei un direttore sportivo italiano cosa chiede Dunbar del Giro?

Sostanzialmente delle tappe e delle salite in particolare. Ma ha già corso un Giro e sa cosa aspettarsi.

Lo scorso anno Dunbar è arrivato 7°. Spesso in salita ha avuto il supporto di Zana, anche stavolta dovrebbe essere così

Lo scorso anno Dunbar (classe 1996) è arrivato 7°. Spesso in salita ha avuto il supporto di Zana, anche stavolta dovrebbe essere così
Oltre a Dunbar ci hai parlato anche di Plapp. Lui però prima della Sanremo ci ha detto che non pensa alla classifica. Quindi dov’è la verità?

E ha ragione lui. E’ un po’ lo stesso discorso di Dunbar. E’ giovane e non sa come andranno le cose. Dove potrà arrivare. Con due cronometro lunghe può fare bene. Per esempio se tiene bene nelle prime due frazioni, Torino e Oropa, magari uno come Luke può pensare alla maglia rosa con la prima crono. Ecco Plapp rispetto a Dunbar è più aggressivo. Uno devi quasi fermalo, l’altro devi spronarlo. Entrambi hanno qualche problemino di posizionamento in gruppo e nei grandi Giri non è una bella cosa per chi pensa alla classifica. Il rischio è quello di essere attaccati nel momento sbagliato. E poi ci sarà anche Caleb Ewan per le volate.

Caspita, portate una gran bella squadra…

Ma sì, lasciamoli crescere. Gli diamo questa responsabilità e se alla fine non saranno andati bene non saremo arrabbiati. Qui al Giro non portiamo il nostro numero uno, Simon Yates, e così possono fare esperienza.

Insomma Valerio, Dunbar, Plapp, Ewan… e anche Zana. Che ruolo avrà Pippo?

Non farà classifica. Filippo sarà un cacciatore di tappe. Le crono sono il suo limite, mentre ha già dimostrato di saper vincere una tappa e di andare forte in salita.

Magari uno come lui potrebbe puntare alla maglia dei Gpm?

Sì, ma non sono cose che puoi decidere prima. Anche con Caleb Ewan, che parte per arrivare a Roma, potremmo puntare alla maglia ciclamino, ma per questo tipo di obiettivi si deve valutare strada facendo. Intanto partiamo per il Giro e partiamo bene… poi vediamo. 

Cosa farà Plapp al Giro? «Punto alle crono e aiuto Dunbar»

19.03.2024
4 min
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PAVIA – Il bianco delle maniche della maglia di campione australiano risaltano la pelle scura, “quasi Maori”, di Luke Plapp. Occhiali da sole da passeggio e un sorriso stampato sul volto: è così che si presenta il corridore della Jayco-AlUla. .

Plapp sarà uno dei protagonisti del prossimo Giro d’Italia. Dopo la sua ottima prestazione alla Parigi-Nizza volevamo conoscerlo meglio, per capire soprattutto con quali velleità, quali obiettivi, lo vedremo sulle nostre strade a maggio.

Luke Plapp (classe 2000) al via della Sanremo. E’ campione australiano in carica sia a crono che su strada
Luke Plapp (classe 2000) al via della Sanremo. E’ campione australiano in carica sia a crono che su strada

Intelligenza tattica

Nella Parigi-Nizza Luke è arrivato sesto assoluto. Ha persino indossato la maglia gialla di leader per due giorni. E la cosa un po’ ci ha stupito. L’australiano infatti non è certo uno scalatore. E la maglia l’ha presa proprio in salita.

E’ andato in fuga e si è trovato davanti con Buitrago. Poi lungo la scalata finale, sapendo come va il grimpeur colombiano, ha deciso subito di staccarsi, di lasciarlo andare e di salire col suo passo. «Se avessi provato ad inseguirlo avrei impiegato più tempo nel fare la salita», disse quel giorno Plapp dopo l’arrivo, già vestito di giallo.

Però poi ha lottato. Anche contro la pioggia che, dice: «Non vedevo da quattro mesi». Doveva dunque ritrovare un certo feeling con l’acqua.

Plapp è nativo di Melbourne. E’ un classe 2000. E’ un ottimo cronoman e un super pistard. A Tokyo faceva parte del quartetto che è riuscito a conquistare la medaglia di bronzo. E la sua presenza al Giro d’Italia va letta soprattutto in quest’ottica a quanto pare, anche se non lo vedremo sul parquet.

Ha vinto diversi titoli nazionali a crono sin dalle categorie giovanili e poi anche quelli tra gli elite. Per esempio questo gennaio ha fatto doppietta, strada e crono. La Jayco-AlUla, la squadra australiana, lo ha sfilato alla Ineos Grenadiers. E lo ha blindato con un contratto quadriennale.

Parigi-Nizza: verso il Mont Brouilly gli scappa Buitrago, ma Luke limita i danni e va in giallo (foto Aso)
Parigi-Nizza: verso il Mont Brouilly gli scappa Buitrago, ma Luke limita i danni e va in giallo (foto Aso)

Crono rosa nel mirino

Il sesto posto alla Parigi-Nizza poteva indurre a pensare che Luke stesse mutandosi in un uomo da corse a tappe, che mirasse alla generale. Qualche dubbio ci era venuto. A gennaio ci aveva detto altro.

«Io alla generale? Impossibile, impossibile… – ripete due volte – il Giro è troppo duro. Se devo essere sincero il risultato alla Parigi-Nizza ha stupito anche me. E ancora ne sono sorpreso! E’ la prima volta che verrò al Giro e non conoscevo nulla. Prima della Sanremo ho fatto delle ricognizioni delle tappe 6, 7 e 14 (quella di Rapolano sullo sterrato e le due crono, ndr). Penso che la sesta frazione sia fantastica. La ghiaia sarà durissima. Molte persone pensano forse ad uno sprint, ma non credo sarà così».

«Mentre credo che un giorno importante per la classifica generale, sarà la settima tappa. Il traguardo di Perugia è davvero difficile. La salita di Casaglia a cinque chilometri dall’arrivo è molto ripida. E poi è bellissima la tappa 14 (l’altra crono, ndr). Lì si andrà a 55 all’ora: sarà una crono super veloce. Quindi ecco, le tappe 7 e 14 sono quelle a cui miro».

Plapp ha chiuso la Parigi-Nizza al sesto posto nella generale. Ha un contratto con il team di Copeland fino al 2027
Plapp ha chiuso la Parigi-Nizza al sesto posto nella generale. Ha un contratto con il team di Copeland fino al 2027

Per Dunbar ed Ewan

Come dicevamo, Plapp ha iniziato a correre a gennaio. Dopo la Sanremo starà lontano dalle corse per un po’ e inizierà la vera preparazione per il Giro. Prima della corsa rosa prenderà parte al Giro di Romandia.

«Al Giro cercherò di dare il massimo. Al tempo il Giro stesso mi consentirà di costruire al meglio le Olimpiadi. Queste sono il mio obiettivo principale della stagione». Plapp spiega come il Giro s’incastri perfettamente con i suoi programmi in vista di Parigi. In questi programmi non mancherà l’altura.

«E poi al Giro il nostro leader sarà Eddie Dunbar (già settimo lo scorso anno, ndr). Lui adesso è in quota e so che si sta allenando molto bene. Quindi sarò lì per supportare lui e anche Caleb Ewan, il nostro velocista. Vogliamo davvero vincere una tappa con Caleb. Ha avuto un inizio d’anno difficile, ma voglio solo il meglio per lui e per il team. Faremo di tutto per vincere una tappa».

Plapp, primo vincitore 2024 con un pizzico di nostalgia

19.01.2024
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A Luke Plapp un primato non potrà toglierglielo più nessuno, anche se a causa di una caduta è stato costretto a ritirarsi dal Tour Down Uder. E’ stato lui il primo vincitore di questo 2024, essendosi aggiudicato lo scorso 4 gennaio il titolo nazionale australiano contro il tempo. Non pago di ciò, ha colto anche un clamoroso tris consecutivo nella prova su strada, bagnando così nel migliore dei modi il suo approdo alla Jayco AlUla. Cinque titoli nazionali non sono davvero poco per un corridore di appena 23 anni, autore di un profondo cambiamento nella sua carriera lasciando dopo tre anni i fasti della Ineos Grenadiers.

Plapp al traguardo del campionato nazionale, indicando con le dita i tre titoli consecutivi. Con lui Chris Harper
Plapp al traguardo del campionato nazionale, indicando con le dita i tre titoli consecutivi

La sua terza vittoria consecutiva ha smosso l’interesse dei media nazionali e non solo tanto che il team, alla vigilia della partenza del Tour Down Under, ha dovuto organizzare un incontro con la stampa ad Adelaide. Nel frattempo però, a dispetto della distanza siderale fra l’Italia e l’Australia, Plapp ha trovato il tempo per rispondere ad alcune domande in esclusiva, in modo da poterlo conoscere meglio e capire a che punto è della sua carriera.

Quanto è importante per te essere in un team come la Jayco-AlUla a forte impronta australiana?

E’ davvero speciale. Sento che è una squadra perfetta per me. Penso che mi capiscano come persona, sanno cosa significhi essere australiano. E sono decisamente super, super felice di far parte di questa squadra. La sensazione è quella di svegliarmi ogni mattina e andare a una gara con un grosso sorriso sul viso, per questo non vedo l’ora di affrontare già il prossimo viaggio con la squadra.

Dopo il titolo nazionale, Plapp è partito al Tour Down Under, ritirandosi dopo 3 tappe per una caduta
Dopo il titolo nazionale, Plapp è partito al Tour Down Under, ritirandosi dopo 3 tappe per una caduta
Che cosa ti hanno lasciato gli anni alla Ineos Grenadiers?

Penso che Ineos sia uno dei team più professionali e trasformare un corridore specializzato sulla pista in uno stradista è stato un passaggio fondamentale per me del quale sarò sempre grato al team britannico e ai suoi tecnici. Ho imparato tanto da gente del calibro di Thomas e Swift e penso di essere un ciclista migliore proprio grazie al tempo che ho trascorso lì. Ma ora è il momento per me di provare a sfruttare le mie opportunità, salire di livello.

Il cambio di squadra significa anche nuove responsabilità, avrai più chance di vittoria e posizioni da leader?

Sì, penso di avere molta più leadership in questa squadra, molte opportunità e spero che negli oltre quattro anni che sarò qui, potrò diventare un leader per i grandi Giri. E’ un cammino lungo, so di apparire molto ambizioso ma credo che in questo ambiente ho tutto a disposizione per dimostrare che valgo quest’affermazione.

Il corridore di Melbourne ha chiuso al 95° posto la Vuelta 2022, lavorando per Rodriguez e Carapaz
Il corridore di Melbourne ha chiuso al 95° posto la Vuelta 2022, lavorando per Rodriguez e Carapaz
A maggio esordirai al Giro d’Italia: lo ritieni più difficile della Vuelta completata nel 2022?

Quella spagnola è stata sicuramente la gara più dura della mia vita. Sono entrato nella prima settimana che ero molto sottotono, ma l’ho comunque conclusa mostrando di avere molta resilienza. Ho imparato tanto in quelle tre settimane del 2022, quindi spero di essere preparato per questo Giro, di essere nella migliore forma possibile e di lasciare davvero il segno nella gara. Penso di essere cresciuto molto da allora, di non essere più lo stesso Plapp. Quindi non vedo l’ora di affrontare il Giro e spero di avere molto più successo di quello che ho avuto in terra iberica.

Che ruolo assumerai?

Difficile dirlo ora che siamo a inizio stagione, vedremo come andrà evolvendosi e quali saranno alcuni obiettivi realistici. Per ora sono solo concentrato sull’arrivare lì nella migliore forma possibile e poi parleremo con la squadra e capiremo se si tratta di andare a caccia di tappe o poter recitare un ruolo più compiuto pensando alla classifica generale o magari di aiutare anche Ewan negli sprint. Solo il tempo potrà chiarire quali potranno essere i target nelle tre settimane italiane.

Il 23enne, qui nella conferenza stampa pre Tour Down Under, è stato 2° all’ultimo Uae Tour
Il 23enne, qui nella conferenza stampa pre Tour Down Under, è stato 2° all’ultimo Uae Tour
Che tipo di corridore ritieni di essere, più adatto alle corse a tappe o alle classiche?

Penso che la mia dimensione siano le gare a tappe di una settimana, dove posso sfruttare le mie qualità a cronometro e poter migliorare sempre più il mio rendimento in salita, in modo da poter emergere classifica generale.

Tu hai esperienza su pista: ci sono possibilità di vederti nel quartetto australiano per i Giochi Olimpici?

No, non farò parte della formazione australiana su pista ai Giochi Olimpici. Il gruppo è già stato costituito e i tecnici stanno lavorando su quello per Parigi. Mi dispiace, era un’opportunità ma dovendo fare una scelta è giusto che mi concentri sulla strada e sulla mia crescita in essa.

Il quartetto australiano bronzo a Tokyo 2020, con Plapp, O’Brien, Porter e Welsford
Il quartetto australiano bronzo a Tokyo 2020, con Plapp, O’Brien, Porter e Welsford
L’Australia ha una grande tradizione nel team pursuit ma negli ultimi anni ha perso qualche posizione: secondo te da che cosa dipende?

Penso che sia nel nostro sangue ed è ciò che facciamo quando cresciamo. Dietro i successi australiani al massimo livello c’è un enorme lavoro nelle categorie giovanili, la pista è una vera e propria scuola per noi, ci passiamo tutti. E’ sicuramente una mia passione e mi piace farne parte, essere stato nel quartetto di Tokyo è stato un grande onore e porterò quell’esperienza nel cuore. Mi spiace non essere più della partita: guarderò i ragazzi e farò il tifo per loro, con un pizzico di malinconia perché essere fra quei magnifici quattro è un po’ il sogno di tutti noi.

La svolta verde della Ineos, a tu per tu con Cioni

30.09.2021
4 min
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Luke Plapp (australiano classe 2000), Magnus Sheffield (statunitense classe 2002) e Ben Tulett (inglese classe 2002), la Ineos-Grenadiers va verso la sua svolta verde. Questi tre giovani vanno ad aggiungersi agli altri due gioiellini Pidcock e Rodriguez, senza contare il “vecchietto” Bernal!

Qualche tempo fa Dario David Cioni, preparatore e diesse ormai storico del team inglese, ci aveva detto che avevano iniziato a fare certi “esperimenti” con Carlos Rodriguez. Adesso si fa un passo avanti.

Luke Plapp in allenamento già con la maglia Ineos (foto Instagram)
Luke Plapp in allenamento già con la maglia Ineos (foto Instagram)
Dario, una bella svolta verde…

Diciamo di sì. Si va avanti a cicli e probabilmente noi eravamo arrivati un po’ alla fine con Thomas e Froome. Il cambiamento a mio avviso è iniziato già un paio d’anni fa quando è andato via Chris. Bisognava rinnovare la squadra. Contestualmente abbiamo visto che le altre squadre iniziavano a raccogliere bei risultati anche con i giovani. Cosa che comunque abbiamo fatto anche noi. Guardate Ethan Hayter o lo stesso Filippo (Ganna, ndr).

Avete preso tre corridori di madrelingua inglese: scelta voluta o casuale?

Casuale, ma non del tutto. I legami con la parte inglese ci sono e vanno anche mantenuti. Ma per quel che riguarda Platt, per esempio, il suo ingaggio è stato una casualità. Insomma quest’anno non abbiamo preso spagnoli o sudamericani.

Chi gestirà questi ragazzi?

Lo stiamo decidendo in questo periodo. L’altro giorno sono andato al mondiale proprio per parlare della struttura 2022. Più o meno ci sarà un gruppo di persone che cureranno i ragazzi più giovani e dovrei farne parte anche io. In ogni caso non ci sarà un’esclusività da parte di questo o di quel tecnico.

Sarà quindi un’impegno della Ineos in generale…

Esatto. Anche perché alla fine abbiamo deciso di non fare una continental, ma di strutturare in modo diverso il nostro settore giovani. Ma questo non vuol dire che i due settori (quello dei “grandi”, ndr) saranno separati. 

Magnus Sheffield (19 anni) è anche un ottimo pistard
Magnus Sheffield (19 anni) è anche un ottimo pistard
C’era questa idea quindi?

Sì, ma come detto l’abbiamo scartata. Daremo uno sguardo alle altre continental e magari i giovani che ci interessano li seguiremo a distanza, un qualcosa che potremmo fare con delle squadre prestabilite.

Un gruppo giovani, dicevi, ma chiaramente i ragazzi non potranno fare delle gare U23 essendo una WorldTour…

Chiaro che no, ad eccezione di Avenir e mondiale, però si può portare avanti un lavoro insieme alle loro squadre. Per esempio avevamo già adocchiato Sheffield l’anno scorso, quando poi siamo sicuri gli proponiamo un contratto. 

E quali saranno queste squadre?

Anche questo lo stiamo definendo. In passato abbiamo una bella collaborazione con il Cycling Team Friuli. Gianni Moscon lo abbiamo preso dalla Zalf, ma già lo supportavamo, stessa cosa con Pidcock alla Trinity o Hayter per quel che riguarda le corse su strada.

Ma la Ineos ha il suo talent scout, “il Maxtin” della situazione?

No, siamo una serie di persone. In passato seguivamo questi aspetti io e Hellingworth, l’anno prossimo vedremo.

Ben Tulett è un talento inglese, che non poteva non far parte della corazzata di Brailsford
Ben Tulett è un talento inglese, che non poteva non far parte della corazzata di Brailsford
Parliamo un po’ di questi tre ragazzi della svolta verde. Partiamo da Plapp, secondo al mondiale a crono U23…

Ragazzo che già conoscevamo, soprattutto per le sue qualità mostrate in pista, tanto che ha fatto parte del quartetto olimpico con la sua Australia a Tokyo. Farà lo stagista con noi nelle prossime corse in Italia anche se non sarà al top, in quanto viene da una frattura. Nella crono iridata è andato bene perché su quella distanza con i rulli si è salvato bene.

Scheffield? Lui viene dalla Rally, una professional americana che in Europa vediamo col contagocce…

Lui lo avevamo adocchiato già per l’inizio del 2020, ma soprattutto a causa del Covid ha perso di fatto un anno molto importante, il secondo da juniores, restando “bloccato” negli Usa. Ha stabilito il record del mondo in pista sui 3 chilometri. Volevamo fargli un contratto, ma poi ha preferito la Rally. Non si è trovato bene, ha rescisso l’accordo e a quel punto ci siamo fatti avanti noi. Ci è sembrata la scelta più facile.

E poi c’è questo Tulett, lui seppur giovanissimo viene da una squadra importante, la Alpecin-Fenix e ha fatto nono al Giro di Polonia…

Sì, lui già ha mostrato qualcosa. Ha molto da imparare e grandissime potenzialità. Starà a noi fargliele esprimere al meglio.