Tour du Limousin: finalmente il giorno di Mozzato

17.08.2023
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A un certo punto, dopo tanti piazzamenti e nessuna vittoria, nella testa di Luca Mozzato ha iniziato a farsi largo il dubbio di non essere un vincente. L’ultimo successo risaliva al Circuito del Porto del 2019, quando batté in volata Gomez, che all’epoca correva nella Colpack, e altri che fanno ancora fatica a guadagnarsi un posto al sole.

Per lui nel frattempo è arrivato il professionismo e con il salto di qualità, un’infinità di piazzamenti nelle mezze classiche del Nord e nelle tappe del Tour: in due anni di Grande Boucle, il vicentino è finito per sei volte nei dieci, ma di vittorie neanche parlarne. Invece ieri a Trelissac la luna ha girato nel verso giusto e Luca ha vinto la seconda tappa al Tour du Limousin. Non sarà il Tour e neanche la Roubaix, ma niente come la vittoria sa dare un senso alla fatica. E così, mentre di solito lo chiamavamo per raccontare i suoi progetti, i piazzamenti e i successi altrui, questa volta il protagonista è lui: Mozzato Luca da Arzignano, 25 anni, professionista dal 2020.

La Arkea-Samsic ha lavorato per riprendere la fuga e ha lanciato Mozzato verso la vittoria
La Arkea-Samsic ha lavorato per riprendere la fuga e ha lanciato Mozzato verso la vittoria
Non vincevi da quattro anni, c’è voluta costanza…

Intanto devo ringraziare la squadra. Sembra una cosa banale che dicono tutti, però oggi (ieri, ndr) hanno cominciato a lavorare tanto lontano dall’arrivo. Parliamo di 150 chilometri. Quando hai un leader che garantisce la vittoria, è un po’ più facile. Invece nel mio caso, insomma, il caso di un corridore che non ha mai vinto… Fare quel tipo di lavoro è perché ci si aspetta che riesca a vincere. Mi hanno dato fiducia, non era una cosa scontata.

Siete partiti per far la corsa per te?

Ci credevano quasi di più i miei compagni che io stesso. Hanno cominciato a lavorare, tenendo la fuga a tiro. Però i chilometri passavano e andare a prenderli non è stato facile. Ci siamo riusciti nel finale e a quel punto l’arrivo mi dava una mano, perché non era né troppo duro né tutto piatto. Alla fine venivano fuori le gambe e io ho trovato il momento giusto per partire, perché comunque ero messo abbastanza bene.

Qual era il momento giusto?

Ai 300 ho visto davanti a me che Cosnefroy e Askey si sono un po’ toccati e hanno perso inerzia. Così ho deciso di partire abbastanza lungo, visto il tipo di arrivo. Era quello il momento giusto.

In corsa anche la Intermarchè-Circus con Rota e Petilli, che oggi potrebbero fare la corsa a Bort les Orgues
In corsa anche la Intermarchè-Circus con Rota e Petilli, che oggi potrebbero fare la corsa a Bort les Orgues
Perché secondo te hanno deciso di fare corsa per te?

Sono uscito bene dal Tour e hanno deciso di darmi fiducia. Poi comunque qui di velocisti “di calibro” non ce ne sono tantissimi, quindi, guardando il parterre, hanno valutato che forse avevamo noi l’uomo vincente. E avranno pensato: proviamo a metterlo nelle condizioni di giocarsi la corsa.

Quanto sei più leggero stasera?

Abbastanza, anche perché comunque questa prima vittoria non è mai diventata un’ossessione, però cominciava a essere tanto tempo che non vincevo. E anche dal mio punto di vista dovevo cercare di capire che tipo di corridore sono. Essere un corridore che fa la corsa e non vince non è proprio il massimo. Non sono più giovanissimo, però mi davo ancora un paio d’anni per vedere che tipo di corridore potessi essere. E in questo paio d’anni volevo provare a giocarmi le mie carte e adesso questa vittoria aiuta.

Secondo te i tanti piazzamenti al Tour dipendevano da un fatto di fiducia o dal confronto con gente più forte?

Ho sempre pensato che mi riesce più facile piazzarmi in una corsa impegnativa, dove il livello è altissimo come al Tour, piuttosto che vincere le corsette di livello inferiore. Che poi adesso parlare di corsette… Non ce ne sono più, però mi riesce più facile tirare fuori il quinto-sesto posto in una corsa dove ci sono i fenomeni, piuttosto che vincere 3-4 corse con un parterre minore.

L’ultimo successo di Mozzato risaliva al 2019, quando vinse il Circuito del Porto da U23
L’ultimo successo di Mozzato risaliva al 2019, quando vinse il Circuito del Porto da U23
Perché?

Perché sono un corridore veloce, ma non velocissimo. Quindi i velocisti non li stacco tutti e sono quella via di mezzo che mi permette di spaziare in tanti tipi di corse, soprattutto le classiche, anche se questo finora non mi ha permesso di essere vincente.

Secondo te questa vittoria può dare qualcosa in termini di convinzione?

Sicuramente. E può fare la differenza soprattutto con gli avversari, che magari adesso vorranno venire alla mia ruota: Questo fa una grande differenza.

Da cosa hai capito di essere uscito bene dal Tour?

Mi sembrava di averlo finito e non essere proprio cotto. Ero stanco come tutti, però era una stanchezza positiva, stanchezza buona. Non ero nella situazione in cui non volevo muovermi dal letto per tre giorni. Insomma, stavo ancora relativamente bene e quindi dopo 2-3 giorni di recupero, le sensazioni in bici sono state subito buone.

Prossime tappe?

Domani (oggi, ndr) si arriva in salita. Non è un colle di montagna, però è decisamente troppo dura. Invece sul circuito di Limoges se ne può riparlare, perché magari arrivano in tanti e la corsa è giocabile. Il problema è sempre capire se il gruppo arriva a giocarsi la corsa e se io sarò ancora nel gruppo.

Al Tour du Limousin c’è anche la Eolo-Kometa, con Bais, Pietrobon, Rivi, Lonardi, Maestri, Bevilacqua e Muñoz
Al Tour du Limousin c’è anche la Eolo-Kometa, con Bais, Pietrobon, Rivi, Lonardi, Maestri, Bevilacqua e Muñoz
Anche la squadra sarà motivata a provarci, no?

Sicuramente, però il Limousin è una corsa particolarmente difficile da controllare, quindi se anche c’è la volontà, poi bisogna avere le gambe e una situazione favorevole.

Ultima cosa: il prossimo anno arriva Albanese: pensi che si inserirà bene?

Non so quello che si aspettano, ma hanno preso un bel corridore. Albanese è forte in volata e passa le salite. Per il calendario che fanno qua in Francia, può essere utilissimo. Quindi oltre a tutte le corse WorldTour che farà e che fino adesso non ha mai fatto, aggiunge potenziale a tutta la squadra.

Se stamattina ti avessero detto che stavi per vincere la tua prina corsa?

Ci avrei sperato, creduto non lo so. Diciamo che c’era una serie di concause che poteva farmi credere che ci sarei andato vicino. Ma quando uno non ha mai vinto, fa fatica a capire quale sia la giornata giusta. Però è andata bene, sono contento. Sono davvero contento.

Nella mischia… Le volate “francesi” con Mozzato

25.07.2023
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Luca Mozzato è stato uno dei sette italiani al via del Tour de France e uno dei sei ad arrivare a Parigi. Dopo la Grande Boucle, il veneto della Arkea-Samsic è rimasto nella Ville Lumiere per godersi il meritato premio gironzolando con la sua compagna, Giorgia.

All’ombra della Tour Eiffel e con le sensazioni ancora calde, ci è sembrato un buon momento per tornare sul capitolo volate con lui. Cosa ha visto Luca? Philipsen è stato davvero il più forte? Mozzato le volate le ha disputate quasi tutte. E’ arrivato anche una volta quarto e una settimo, quindi era ben inserito nei meccanismi della mischia.

Luca Mozzato con la sua Giorgia sui Campi Elisi. Il veneto aveva appena concluso il suo secondo Tour
Luca Mozzato con la sua Giorgia sui Campi Elisi. Il veneto aveva appena concluso il suo secondo Tour
Luca, cosa ti è sembrato dunque di questo Tour?

Un Tour davvero duro, velocissimo e stressante come al solito. Man mano che passavano le tappe ognuno trovava il “suo posto” in gruppo, nel senso che sapevi poi con chi eri quando si accelerava. Personalmente mi sentivo sempre un po’ meglio e abbiamo finito con qualche risultato buono. Magari è mancata la super giornata.

Dei velocisti che movimenti hai visto?

Beh, c’è stato un dominio quasi assoluto della Alpecin-Deceuninck di Jasper Philipsen. Lui è del mio stesso anno, il 1998, e lo reputo ancora abbastanza giovane: ha vinto quattro volate di gruppo di fila. E’ stato impressionante e soprattutto sembrava avesse sempre la situazione sotto controllo nonostante il livello degli sprinter fosse altissimo. Però la squadra, tutta, lavorava bene per lui. Si vedeva da come si muovevano che il treno era ben organizzato. E poi Van der Poel come ultimo uomo…

Ecco, hai toccato un tasto importante. Cosa ti è sembrato di Mathieu in quel ruolo?

Sicuramente ci hanno lavorato. Storicamente le squadre olandesi e belghe hanno esperienza in tal senso. C lavorano spesso e hanno il personale adatto per farlo perché hanno tante corse veloci da quelle parti. Se a tutto questo aggiungi un ultimo uomo con quella gamba tutto diventa più facile.

Jasper Philipsen in maglia verde è stato il miglior sprinter di questa Grande Boucle. Mozzato (maglia rossa) si è buttato spesso nella mischia
Jasper Philipsen in maglia verde è stato il miglior sprinter di questa Grande Boucle. Mozzato (maglia rossa) si è buttato spesso nella mischia
La differenza Philipsen l’ha fatta anche grazie a lui, vero?

Eh sì. Un conto è avere un uomo che in certi frangenti ti fa 150 metri con la velocità alta e ti porta fuori con i tempi giusti e un conto è averne uno che fa le stesse cose per 300 metri a velocità supersoniche. Ma non è facile. Serve una gamba da fuoriclasse.

Il giorno dello sprint nell’autodromo è stato impressionante: Philipsen e VdP erano davvero indietro. Lo ha portato fuori benissimo. A quanto sarà andato?

Almeno a 70 all’ora. Il percorso era anche tecnico, ma era comunque velocissimo.

E quanta tranquillità dà al velocista una situazione simile?

Direi parecchia tranquillità. A ruota di Van der Poel chiudi gli occhi e ti fidi, risparmi energie nervose. In questo Tour è sembrato il Morkov dei tempi migliori.

In gruppo voi velocisti parlavate dei vostri sprint?

I velocisti, specie al Tour, non hanno poi tutto questo tempo per parlare. Anche quando per noi ci sono tappe più tranquille ci dobbiamo impegnare per non staccarci in salita. E alla fine non c’è abbastanza fiato per tenere una lunga conversazione. Vi faccio l’esempio dell’anno scorso con Alberto Dainese. Eravamo all’ultima tappa e lui mi fa?: «Certo Luca che sono tre settimane che siamo a un metro di distanza tutti giorni e solo oggi troviamo il tempo per fare due chiacchiere».

Pedersen, qui in coda con l’86, era secondo Mozzato uno degli sprinter più forti e completi. E infatti è stato l’unico a battere Philipsen
Pedersen, qui in coda con l’86, era secondo Mozzato uno degli sprinter più forti e completi. E infatti è stato l’unico a battere Philipsen
C’è un velocista, oltre Philipsen, che ti ha colpito? E perché?

Direi Mads Pedersen. Lui è fortissimo e ogni giorno era dentro la corsa: quando doveva fare la volata e metteva la squadra a lavorare per lui, quando cercava di andare davanti perché poteva arrivare un drappello, quando nel finale doveva aiutare i compagni in salita (il pensiero va a Ciccone, ndr). Veramente la sua presenza in gruppo era costante.

E lo percepivano anche gli altri?

Io credo proprio di sì. Anche in squadra quando ne parlavamo erano tutti d’accordo col dire quanto andasse forte.

E invece qualcuno che ha reso meno?

Vedendoli in corsa mi sarei aspettato di più da Ewan e Jakobsen. Ewan, soprattutto nelle prime tappe e sui Pirenei era sempre davanti, pimpante. E pensavamo facesse molto di più in volata. Jakobsen invece dopo quello che aveva fatto l’anno scorso credevo brillasse di più. Ma anche lì: sbagli la prima volata, poi cadi e le cose si complicano.

Ewan ha pagato l’assenza di Jacopo Guarnieri, ritiratosi dopo poche tappe?

Penso di sì e anche un bel po’. Un uomo che ti porta fuori come lui si sente quando ti viene a mancare, specie nella volate caotiche del Tour. Che poi è il discorso che facevamo con VdP prima: ad uno così gli dai carta bianca e lo segui, cosa che è molto più facile che saltare da una ruota all’altra.

Alpecin-Decunick compatta attorno a Philipsen. Vdp apripista? Super
Alpecin-Decunick compatta attorno a Philipsen. Vdp apripista? Super
E restando sui movimenti in gruppo degli sprinter, le squadre quando e come si mettevano in moto?

Era soprattutto la Alpecin a prendere in mano la situazione, sia perché dopo le prime volate Jasper aveva dimostrato di essere il più forte, e quindi toccava a loro, e sia perché molte squadre dei velocisti erano metà per gli uomini di classifica e metà appunto per il velocista. Penso per esempio alla Jayco-AlUla: per Gronenwegen e Simon Yates. La Alpecin invece era compatta per Philipsen e da loro ci si aspettavano sempre le prime mosse.

Ultima domanda Luca, nella tappa che ha vinto Asgreen cosa è successo?

Sono andati via al chilometro zero, ma vedendo chi c’era dentro il gruppo non gli ha mai lasciato troppo spazio. Li abbiamo tenuti sempre a un minuto, un minuto e mezzo e questo ha anche messo il gruppo stesso in una situazione di comfort, come a dire: «Tanto li andiamo a prendere quando vogliamo, sono 180 chilometri che sono fuori e spesso anche col vento contro». E invece noi dietro andavamo a 60 all’ora, ma loro davanti andavano a 58.

Quindi sono stati bravi loro…

Bravi loro, non è stato il gruppo che ha sbagliato. E poi l’ago della bilancia è stato il rientro sulla fuga di Eenkhoorn. A quel punto la Lotto-Dstny ne aveva due e sono stati bravi a sacrificarne uno, Campenaerts. Victor ha tirato sempre e quindi non hanno avuto neanche quel tentennamento, che in questi casi c’è ad un paio di chilometri dall’arrivo, quando uno tira ma si tiene qualcosa per la volata. Non hanno perso neanche quel tempo. Noi dietro non potevamo andare a 70 all’ora per 30 chilometri. E la riprova è che tanti uomini dei team che hanno tirato alla fine sono arrivati con 4′-5′ di ritardo.

Mozzato, il Giro sul divano e il Tour sulla bici

03.06.2023
4 min
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Luca Mozzato sta lavorando sodo per la seconda parte della sua stagione. Il veneto della Arkea-Samsic è a Sierra Nevada. La prossima grande gara del suo calendario si potrebbe chiamare Tour de France. 

Luca si è goduto il Giro d’Italia e sui velocisti era stato alquanto profeta. Proprio lui infatti ci aveva illustrato i favoriti e le tappe che sarebbero arrivate allo sprint e le aveva azzeccate quasi tutte.

Luca Mozzato (classe 1998) dall’inizio della stagione ha messo nel sacco 28 giorni di corsa
Luca Mozzato (classe 1998) dall’inizio della stagione ha messo nel sacco 28 giorni di corsa
Luca, come stai?

Sono a Sierra Nevada e sto terminando questo blocco in altura. Poi tornerò a casa, ci resterò tre giorni scarsi e andrò al Giro di Svizzera. Farò il campionato italiano e quindi dovrei partire per la Francia… anzi, per i Paesi Baschi, da dove partirà il Tour. Non è certo, ma ci spero.

Come ti senti? Sappiamo che hai avuto un maggio un po’ tribolato…

Non ho avuto un avvicinamento ottimale, ma adesso mi sento bene. Dopo le classiche ho dovuto fare il Romandia, che non era del tutto in programma, quindi ho staccato e… “non ho staccato”. E dopo il Romandia ho preso il Covid. Sono rimasto a letto una settimana. Mi spiace perché ho saltato diverse gare di un giorno in Francia.

Gare importanti per cogliere piazzamenti, magari vittorie e qualche punto…

Esatto, ma vista la situazione non ci sembrava il caso di andare giusto per attaccare il numero. Meglio restare a casa, recuperare, prima, e lavorare bene, poi, in modo da preparare al meglio gli appuntamenti successivi. E infatti in quel paio di corse nella seconda parte di maggio sono andato benino… visto come ci ero arrivato.

E ora il Tour nel mirino. Che stimolo è?

E’ un bel mix di emozioni. Da una parte c’è l’ansia da prestazione. Tanto più che quest’anno c’è parecchia salita e non è troppo adatto ad un corridore come me. Immagino che sarà dura anche solo portarlo a termine. Dall’altra però penso che sia la vetrina più importante e questo non può che fare piacere e dare la carica.

Emozioni contrastanti per l’esordio di Mozzato al Tour: una super vetrina, ma anche un livello molto alto con cui confrontarsi
Emozioni contrastanti per l’esordio di Mozzato al Tour: una super vetrina, ma anche un livello molto alto con cui confrontarsi
Sarà un Tour all’attacco o in attesa di volate?

E’ un bel punto di domanda. Molto dipenderà dal tipo di squadra. Se ci sarà Bouhanni per esempio dovrò correre in suo appoggio, perché lui chiaramente allo sprint dà più garanzie di me. A quel punto dovrò cercare di fare qualcosa in tappe che non siano i classici piattoni da sprint, ma un po’ più ondulate.

Come stai lavorando in quota?

Alla fine ci passerò quasi tre settimane. Come di consueto, nei primi giorni ho fatto un po’ di adattamento alla quota, senza forzare troppo. Poi con gli altri ragazzi, qui ci sono dei compagni, abbiamo iniziato a fare degli specifici. Il lato positivo di essere qui è che per fare intensità, per fare certi lavori devi scendere a quote relativamente basse, a Granada che è a circa 800 metri. Ma il rovescio della medaglia è che poi ti devi sciroppare un’ora e mezza di salita per tornare in hotel. Non è una gioia, ma è allenante! Però c’è un bel clima: siamo qui con il meccanico, il massaggiatore e alcuni ragazzi e tutto sommato il tempo passa bene e ci si allena volentieri.

Abbiamo parlato di programmi e lavoro, ma il Giro d’Italia come lo hai seguito?

L’ho seguito parecchio e devo dire che mi ha “salvato” tanti pomeriggi. Prima perché ero a casa malato, non avevo nulla fare tra letto e divano. E poi qui dal ritiro. Il Giro da fuori è stato bello, ma anche in quel caso ci sono state emozioni contrastanti.

Il veneto è nel sud della Spagna per preparare al meglio Giro di Svizzera, campionato italiano e soprattutto il Tour (immagine dal web)
Il veneto è nel sud della Spagna per preparare al meglio Giro di Svizzera, campionato italiano e soprattutto il Tour (immagine dal web)
Cioè?

All’inizio quando pioveva ero quasi contento di essere a casa e di non aver preso tutta quell’acqua. Io, come vi avevo detto, dovevo “quasi” farlo questo Giro e l’ho vissuto più da dentro. Ho pensato: “Per fortuna che non mi ci hanno mandato”. Invece in altre tappe pensavo che mi sarebbe piaciuto esserci e che avrei potuto fare qualcosa di buono.

Tipo a Caorle, quasi casa tua…

Esatto, sarebbe stato bello stare nella mischia quel giorno.

C’è qualche collega delle ruote veloci che ti ha stupito?

Beh, Jonny (Jonathan Milan, ndr). Che fosse forte lo sapevo, ma che potesse essere così costante per tutto il Giro ammetto di no. Jonathan ha fatto tutte le volate dalla prima all’ultima settimana.

Sprinter e tappe veloci: Mozzato scopre le carte

07.05.2023
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Con la tappa di oggi, la Teramo-San Salvo inizia il Giro dei velocisti. Quest’anno le tappe per le ruote veloci non mancano e neanche gli sprinter. Al via ci sono Cavendish, Dainese, Pedersen, Consonni, Bonifazio, Gaviria, Matthews… mentre non c’è Luca Mozzato.

Con il corridore della Arkea-Samsic abbiamo fatto un’analisi dei velocisti e delle tappe a loro congeniali: “chi, può andare forte e dove”. Il veneto non è al Giro d’Italia in quanto si è aggregato molto tardi al team francese e quando è arrivato ormai i piani erano fatti.

Luca era stato allertato per la corsa rosa, ma poi visto che stava andando bene, per non stravolgergli i programmi nel breve periodo, è stato inserito nei papabili per il Tour.

Luca Mozzato (classe 1998) è arrivato all’Arkea-Samsic nel corso dell’inverno
Luca Mozzato (classe 1998) è arrivato all’Arkea-Samsic nel corso dell’inverno
Luca, tu che sei in gruppo, che idea ti sei fatto del percorso di questo Giro in relazione ai velocisti?

Di tappe per uomini veloci, e non solo velocisti puri, ce ne sono tante. Dico tra le otto e le dieci (qui tutte le frazioni del Giro, ndr). Mi riferisco anche a velocisti resistenti sulle brevi salite. Il primo che mi viene in mente è Mads Pedersen. Questo Giro è perfetto per lui.

Dici?

Sì, perché i classici piattoni ormai non ci sono quasi più e poi è difficile per le squadre degli sprinter controllare la corsa. Mi aspetto anche che qualcuno possa anticipare, viste le tante salitelle finali. E se le fughe arriveranno molto dipenderà dalle condizioni dei velocisti stessi.

Chi sono i più forti per te… in questo Giro?

Come ho detto Pedersen, che tra l’altro vedo favorito per la maglia ciclamino. Poi ci sono Groves della Alpecin-Deceuninck, Cort Nielsen della EF Education-EasyPost, Matthews della Jayco-AlUla… tutti uomini veloci e resistenti. Loro si possono giocare le volate anche se arrivano gruppi di 50-60 atleti. Per me in quella di Napoli, per dire, potrebbero anche arrivare davanti.

Mads Pedersen, sprinter che tiene anche nelle tappe più dure, può puntare deciso alla maglia ciclamino
Mads Pedersen, sprinter che tiene anche nelle tappe più dure, può puntare deciso alla maglia ciclamino
Stando a questi profili l’Italia può contare su Fiorelli e Albanese…

Sì, ma molto dipenderà dalla loro condizione e da come andrà ad evolversi nel corso del Giro. Può starci anche che qualcuno di loro possa crescere durante le tre settimane. “Alba”, per quel che l’ho visto in corsa sin qui, mi sembra stia benone.

E invece i velocisti puri?

Loro sono Cavendish, Dainese, Gaviria e ci metto anche Milan. Al Romandia ho visto un buon Gaviria. Certe volate bisognava guadagnarsele e lui ci è riuscito. E poi quando si staccava aveva tutta la sua Movistar intorno, segno che la squadra crede in lui.

Di Cav invece cosa ci dici?

Lui è sempre pericoloso. Anche lo scorso anno ha vinto una tappa e resta un totem per tutti noi velocisti. Dovrà avere però anche la testa giusta. La tappa perfetta per Cavendish è quella di Caorle. Però non ha un vero apripista. Bool non c’è e Luis Leon Sanchez è esperto, ma non è quello il suo ruolo.

Kaden Groves è da molti, Mozzato incluso, ritenuto una possibile mina vagante tra le ruote veloci
Kaden Groves è da molti, Mozzato incluso, ritenuto una possibile mina vagante tra le ruote veloci
Speriamo non sia venuto solo per mettere dei chilometri nelle gambe in vista del record del Tour e che torni a casa dopo 10 giorni…

Magari ne farà anche di più. Dipenderà molto da come starà. A volte s’innesca un circolo virtuoso e se stai bene andare avanti non ti costa poi troppa fatica. Anche stare quelle 3-4 ore a tutta per rientrare nel tempo massimo diventa un’altra cosa rispetto a quando stai male. In quel caso molli.

Quindi se dovessi dire un favorito per le volate pure e un favorito per quelle “da guadagnarsi” chi diresti?

Gaviria tra gli sprinter puri e Pedersen tra gli altri. Non dimentichiamo che Pedersen ha tutta la squadra a disposizione e chiaramente potrà fare bene anche nelle volate di gruppo.

Le frazioni in cui ci sarà la volata “di sicuro”, quelle per velocisti puri, sono…

San Salvo, Salerno, Tortona, Cassano Magnago, Caorle e Roma. Anche se quella di Cassano Magnago, col Sempione, è legata da come sarà affrontata la salita. Perché se la fuga dovesse andare via poco prima del Gpm sono dolori. Significherebbe che hanno fatto la scalata forte e che è una fuga di gambe. Il gruppo sarebbe rotto e recuperare terreno non sarebbe facile. Lo spazio ci sarebbe, ma sarebbe più complicato riorganizzare il lavoro delle squadre e ne servirebbero almeno 3-4 a tirare insieme.

Simone Consonni (classe 1994) quest’anno ha vinto una tappa al Saudi Tour. In questi primi giorni di Giro ci è parso magrissimo
Simone Consonni (classe 1994) quest’anno ha vinto una tappa al Saudi Tour. In questi primi giorni di Giro ci è parso magrissimo
E le frazioni intermedie che potrebbero “trasformarsi” in volate?

Ci metto quella di Fossombrone, ma dipenderà più da come sarà andata la corsa nelle prime fasi, che non tanto dal Gpm di 4ª categoria nel finale.

Perché secondo te?

Perché quello è duretto, ma è un tipo di sforzo che il velocista può anche superare. Per la tappa di Viareggio vale un po’ il discorso di quella del Sempione. Poi non sarei stupito se si arrivasse in volata, magari non di gruppo completo, anche a Napoli. E forse ci metto pure quella di Rivoli, almeno per i velocisti-resistenti.

Dalla KTM alla Bianchi: Luca Mozzato e la nuova Oltre

08.02.2023
7 min
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Da un paio di giorni Luca Mozzato è sull’Etna, cercando di dribblare la perturbazione annunciata sul vulcano e preparando nel frattempo la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, dopo il debutto all’Etoile de Besseges. Il vicentino è approdato alla Arkea-Samsic (che giusto ieri ha annunciato il prolungamento della sponsorizzazione fino al 2025) dopo la chiusura della B&B Hotels ed ha avuto veramente poco tempo per abituarsi alla nuova squadra.

«A livello generale – spiega – non ho trovato grosse differenze. Gli ambienti sono molto simili, il modo di lavorare, la mentalità sono un po’ quelle. Poi ovviamente ci sono delle cose che funzionano meglio, altre che funzionano un po’ peggio, però mi trovo bene. Quello che è successo alla vecchia squadra è stato una bella bastonata. Zero preavviso, era da metà stagione che si parlava di questo gran progetto. Invece da quello che si è capito, erano stati presi degli accordi senza avere niente di scritto. E noi siamo rimasti in mezzo alla strada».

Luca Mozzato ha 24 anni, è alto 1,78 e pesa 67 chili. Dal 2023 è alla Arkea-Samsic. E’ pro’ dal 2020
Luca Mozzato ha 24 anni, è alto 1,78 e pesa 67 chili. Dal 2023 è alla Arkea-Samsic. E’ pro’ dal 2020

La curiosità che ci ha spinto a cercare Mozzato riguarda il passaggio dalla KTM Revelator Alto alla nuova Bianchi Oltre, di cui avevamo già parlato con Warren Barguil, ricordando che da junior Mozzato aveva già usato le bici Bianchi alla Contri Autozai.

«Mi aspettavo di prenderla in ritiro – racconta – solo che la mia situazione è stata gestita molto in fretta, quindi a dicembre la bici non era ancora pronta. Mi è arrivata a casa ai primi di gennaio, già montata nella scatola. Ho dovuto solo stringere due viti e poi era pronta da usare».

E’ stato difficile abituarsi?

E’ tanto diversa dalla KTM, però sono uno che non ci mette tanto ad abituarsi ai cambiamenti. Abbiamo fatto piccoli interventi sulla posizione. Avendo lo sterzo tanto più basso, sono riuscito ad abbassarmi parecchio. Già in precedenza avrei voluto essere più aerodinamico, ma non era possibile perché avevo lo sterzo in battuta. Quindi non c’erano spessori da togliere e non riuscivo ad andare più in basso.

Non potevi mettere un attacco con l’angolo negativo?

L’ho sempre avuto così, infatti, almeno finché c’erano cannotti della forcella rotondi, per cui si riuscivano a montare attacchi di tutte le misure e tutti gli angoli. Invece nell’ultimo periodo, ogni marchio sta provando a fare dei pezzi esclusivi, soprattutto attacco manubrio e reggisella. Ormai sono personalizzati per ciascun telaio, quindi non è facile fare certe variazioni.

Come si comporta la nuova bici?

Sono contento. Stando in mezzo al gruppo nelle prime gare, la sensazione è che quando si va veramente forte, quindi sopra i 45-50 orari, la bici sia veramente veloce. Magari non si lancia proprio subito, però una volta che ha raggiunto la velocità di crociera, senti che la tiene bene.

Merito delle ruote o del telaio?

Del pacchetto completo. Sentendo parlare gli altri che lo scorso anno avevano già Shimano, vedo che anche loro globalmente sono contenti. Al momento ho preso un paio di ruote abbastanza standard, le Shimano da 50 millimetri. Non ho ancora fatto tapponi di alta montagna o grandi piattoni, per cui con quelle da 50 si va dovunque. Magari il giorno in cui andremo alla Scheldeprijs, che è un biliardo, allora magari potrò partire con le ruote da 60 o anche più alte. Quando invece ci sarà in ballo una tappa del Giro con 4.000 metri di dislivello, magari passerò alle ruote da 30.

Hai provato a fare qualche volata?

E’ molto reattiva, almeno io ho la sensazione che nel momento in cui sprigioni la forza oppure quando esci di ruota, la bici acceleri velocemente

I corridori dell’Arkea, qui all’Etoile des Besseges, hanno offerto buoni feedback sulla nuova Oltre
I corridori dell’Arkea, qui all’Etoile des Besseges, hanno offerto buoni feedback sulla nuova Oltre
E’ tanto diversa dalla Bianchi che avevi da junior?

Sono due concetti diversi. Da junior usavo principalmente la Bianchi Sempre, un modello abbastanza ibrido. Invece per il mondiale a Doha, la squadra, mi aveva fornito una delle prime Oltre XR4 che era appena uscita. Già allora si cominciava a spingere verso la ricerca dell’aerodinamica e quella era una bici veloce, anche se non leggerissima. Se ben ricordo, era più verso gli 8 chili, però in pianura andava forte. Non ho in mano tutti i dati, sono sensazioni personali, però secondo me rispetto ai modelli precedenti, la nuova Oltre è ancor più polivalente. Magari è un po’ meno reattiva sul fatto di alzarsi in piedi in salita, però sui tratti pedalabili, a velocità intorno ai 20-25 e pendenze fra il 4 e il 6 per cento, senti che la bici va.

Secondo te è una bici con cui potresti fare anche le corse del Nord?

E’ una bella domanda, perché soprattutto per la parte anteriore, quindi la forcella e il manubrio integrato, potrebbe essere un problema. Proprio in questi giorni, un gruppo di corridori con dei tecnici Bianchi sono andati a fare dei test sulle strade del Nord. Hanno fatto ricognizioni sul percorso della Gand, di Harelbeke e della Roubaix, per provare due o tre tipologie differenti di telaio, le ruote, le pressioni, forse anche il manubrio. E quindi a seconda di quello che concluderanno, avremo le informazioni per partire il più preparati possibile.

Usi le ruote con tubeless, tubolari o copertoncini?

Ci lasciano liberi. Io negli ultimi tre anni ho usato il tubeless e mi sono sempre trovato bene. In ritiro a gennaio ho provato il tubolare per 2-3 giorni e la sensazione è stata completamente diversa. La prima uscita è stata non dico traumatizzante, però ti rendi conto che a parità di velocità, le sensazioni sono completamente diverse. Il tubolare è molto più diretto, il tubeless, anche a livello di tenuta, ti perdona qualcosa di più. Secondo me è dovuto anche al fatto che il tubeless si può gonfiare meno, quindi quando ci sono piccole sconnessioni dell’asfalto, hai una maggiore tolleranza. Così sono tornato al tubeless.

Nel ritiro di gennaio, Mozzato ha usato ruote con tubolari, ma ha preferito rimanere sulla scelta dei tubeless
Nel ritiro di gennaio, Mozzato ha usato ruote con tubolari, ma ha preferito rimanere sulla scelta dei tubeless
Quindi si guida anche meglio?

In discesa soprattutto, fra le curve la bici dà grande fiducia. Prima avevo spesso l’impressione di andare molto più forte, nel senso che sentivo di essere spesso vicino al limite di sicurezza. Invece adesso ho l’impressione che la bici ti dia talmente tanta fiducia, che nelle parti guidate e nelle curve veloci ti spinga maggiormente verso il limite e di fatto vai più forte. Il problema è che quando ti molla, magari ti molla forte.

Hai cambiato anche sella e pedali?

Ho cambiato tutto. Per la sella sono su un modello standard di Selle Italia, la SLR classica col buco e al momento mi trovo bene. Per i pedali sono tornato a Shimano dopo tre anni con Look e non ho faticato a riabituarmi.

Tornando alla posizione, visto che ti sei abbassato, ti sei anche allungato?

In teoria sarebbe così, ma il telaio è un po’ più corto, quindi di conseguenza la distanza fra sella e manubrio rimane molto simile. Poi ovviamente c’è stato qualche aggiustamento sia a livello di arretramento che di altezza di sella, però si parla di millimetri. Due anni fa ho avuto un fastidio al ginocchio, quindi l’idea per quando vado a toccare la posizione è di non stravolgerla mai. Piuttosto meglio cambiare poco a poco.

Quindi contento della nuova bici?

In squadra siamo tutti veramente contenti. L’arrivo di Bianchi è stato proprio una bella notizia. Quando è arrivata l’informazione, abbiamo cominciato a vedere qualche video e abbiamo visto che c’era questo progetto nuovo. Sembra che ci abbiano investito parecchio e che ci siano delle idee innovative che funzionano. 

Lo sponsor sparisce, Pineau affonda: un film già visto

07.12.2022
5 min
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Emanuele Galbusera fu profeta involontario. «La battaglia storica – disse nell’intervista di metà ottobre – è sempre stata quella di patrimonializzare e responsabilizzare le società sportive, perché abbiano più certezze e non dipendano solo dagli sponsor».

L’obiettivo non è stato raggiunto, quantomeno non da tutti. Così nel giro di pochi mesi, il ciclismo professionistico ha visto svanire due squadre che, in rapporto alla loro grandezza, ne hanno fatto la storia recente. La Drone Hopper di Savio e Bellini e da ultimo la B&B Hotels di Jerome Pineau, che la scorsa settimana all’improvviso ha parlato con i suoi corridori per dirgli che erano liberi di trovarsi un’altra squadra per la prossima stagione.

Promesse mancate

Da una parte lo sponsor dei droni: una startup che ha fatto il passo più lungo della gamba e che, a quanto si è capito, potrebbe aver pagato (almeno finché lo ha fatto) con i fondi europei ricevuti per lo sviluppo aziendale. Di mezzo ci sono andati Savio e anche RCS Sport, che a quanto si dice a Drone Hopper avrebbe voluto fare ricorso per progetti legati al Giro.

Sulla sponda francese invece a venir meno sarebbe stato un grosso sponsor da 15 milioni l’anno. I più informati hanno parlato del Gruppo LVMH per gli uomini e di Sephora per le donne, che aveva ingolosito l’ex professionista francese. Pineau aveva messo in tavola un progetto importante, che prevedeva anche la nascita di un team femminile e l’ingaggio di Mark Cavendish come faro, con Maximilian Richeze al suo fianco. Invece alla fine non se ne farà nulla.

Rolland è arrivato nella squadra di Pineau dal 2019 e avrebbe avuto il contratto fino al 2023
Rolland è arrivato nella squadra di Pineau dal 2019 e avrebbe avuto il contratto fino al 2023

La vecchia strada

La stampa francese sta approfondendo, in attesa che Pineau si decida a raccontare la sua versione: cosa che non farà prima di aver presentato all’UCI il dossier completo. Non certo quello che si aspettava di produrre.

Ad attrarre Pineau sarebbero stati stati i suoi rapporti con Didier Quillot, ex direttore generale esecutivo della Professional Football League e responsabile del contratto per i diritti televisivi del gruppo Mediapro. E’ indubbio che con una simile introduzione, si siano aperte tante porte, che però non hanno prodotti gli esiti sperati. L’errore di Pineau, preso da tanta enfasi, è stato anche quello di lasciare la strada vecchia per la nuova. Ha infatti tagliato i ponti con la Regione Bretagna, che aveva sostenuto finanziariamente la sua avventura ciclistica sin dagli esordi, e si è trovato con l’acqua alla gola.

L’ultima vittoria 2022 del team è arrivata alla CRO Race per mano di Laurance, sul nostro Milan
L’ultima vittoria 2022 del team è arrivata alla CRO Race per mano di Laurance, sul nostro Milan

Cosa fa B&B?

Nonostante le difficoltà siano improvvisamente divenute evidenti, i corridori hanno continuato a restare vicino al loro team manager. Pierre Rolland e lo stesso Mozzato, nonostante avessero parecchie richieste, hanno continuato ad avere fiducia, fino a quando è stato evidente che avrebbero fatto meglio a trovarsi una sistemazione

I corridori sotto contratto erano circa una ventina, cui va aggiunto tutto il personale, nel momento della stagione in cui i budget sono ormai tutti assegnati. Pineau starebbe ora cercando di creare una continental, come fatto da Savio, per tornare fra i grandi dal 2024. Ma a questo punto il rischio è che proprio lo sponsor B&B Hotels, che tanto era parso interessato al team femminile, possa decidere di non proseguire, dato che di certo come continental le porte del Tour saranno chiuse.

Per Mozzato potrebbero aprirsi le porte di una WorldTour: si parla dell’interessamento di Trek e Arkea (foto Instagram)
Per Mozzato potrebbero aprirsi le porte di una WorldTour: si parla dell’interessamento di Trek e Arkea (foto Instagram)

Il destino di Mozzato

Quelli che sono riusciti ad accasarsi sono davvero pochi. Koretzky ha firmato con la Bora-Hansgrohe. Bonnamour, rivelazione del Tour 2021 che curiosamente non ha un procuratore, sarebbe vicino alla firma. Laurance, secondo a Plouay, potrebbe approdare alla Soudal-Quick Step, mentre Rolland sarebbe vicino al mentore di sempre, Bernaudeau e al suo sponsor Total Energies. 

Nel mazzo c’è anche Luca Mozzato, che si sta allenando mentre il suo manager è al lavoro per risolvere la situazione. Le voci di mercato, per ora ancora confuse, hanno parlato di interessamenti da parte della Trek-Segafredo e della Arkea-Samsic, che con l’arrivo delle bici Bianchi potrebbe gradire la presenza del terzo miglior italiano del 2022. Ma anche per Mozzato, il finale della storia è ancora tutto da scrivere.

Dainese e Mozzato: settimana tipo del velocista

05.12.2022
8 min
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Settimana tipo del velocista, anzi dei velocisti. Questa volta ve ne proponiamo due Alberto Dainese e Luca Mozzato. Li abbiamo messi insieme in una divertente videochiamata su WhatsApp e i due sprinter veneti ci hanno raccontato come vivono queste settimane di dicembre.

Dainese parte oggi per la Spagna con la sua Dsm, mentre Mozzato resta ad allenarsi a casa, anche perché i programmi della B&B Hotels-KTM in questo momento non sono chiarissimi come si è visto. I due classe 1998 sono amici e sono stati anche compagni in nazionale agli ultimi europei.

Mozzato (a sinistra) e Dainese (a destra) nella chiamata a tre su WhatsApp…
Mozzato (sopra) e Dainese (sotto) nella chiamata a tre su WhatsApp…
Ragazzi, prima di tutto come state in questo momento? 

DAINESE: «Io sicuramente peggio di lui! In realtà forse sono un po’ più avanti perché ho avuto un’incidente il 31 agosto, ho fatto un mese di riabilitazione a settembre e quindi già dal 1° ottobre ero in bici. Ho iniziato quando gli altri erano ancora in vacanza».

MOZZATO: «No peggio io! Ho appena ricominciato a pedalare. Questa è la seconda settimana di allenamenti, la condizione è molto lontana da quella ideale. Ma credo di essere in linea col periodo». 

Partiamo dalla sveglia. A che ora vi svegliate?

DAINESE: «Io alle 7 comincio a tirarmi su…. Mentre posso dirvi che “Moz” fino alle 9,30 non risponde al telefono!».

MOZZATO: «Vero! Le 9,30 sono il mio limite, ma ogni tanto mi sveglio anche prima». 

A che ora fate colazione?

MOZZATO: «Abitiamo anche relativamente vicini, 35-40 chilometri, e quindi capita  di allenarci insieme. E svegliandomi tardi poi sono costretto a fare tutte le cose di corsa. Il tempo dalla sveglia a quello in cui sono in bici è veramente breve. Fra sveglia, colazione e preparativi faccio tutto in 40-45′. Prima delle 10 è raro che esca».

DAINESE: «Appena mi sveglio faccio subito la colazione. Esco prima di Luca. Però me la prendo un po’ più comoda. Faccio una colazione abbondante e dopo un’oretta parto, di solito alle 9,30».

Tappa del pavè al Tour. Si vede in primo piano Mozzato e alle sue spalle, nella polvere, Dainese
Tappa del pavè al Tour. Si vede in primo piano Mozzato e alle sue spalle, nella polvere, Dainese
Come vi vestite ora che fa un po’ più freddo?

DAINESE: «Pesante: calzamaglia, puntali e magari sopra al puntale metto anche un copriscarpe aerodinamico, così… Un po’ per lo sporco e anche perché “fa più bello”! Poi maglia termica e primaverile o invernale a seconda dalla giornata».

MOZZATO: «Mi vesto un po’ meno perché il freddo non lo soffro tanto. Se mi vesto troppo tendo a sudare. Magari parto con una maglia termica corta, un giubbino primaverile e poi a seconda della giornata la gabba o uno smanicato». 

Uscite tutti i giorni o alternate con la palestra?

MOZZATO: «Si prova a fare qualcosa a tutti i giorni, poi dipende anche dal tempo. Al momento sono su “mini blocchi” di lavoro in bici di due o tre giorni consecutivi e poi il giorno dello “scarico” vado in palestra. Quindi in una settimana faccio cinque uscite in bici e due di palestra».

DAINESE: «Io faccio triplette e di solito la palestra la metto nel giorno che ho le partenze da fermo, quindi intorno alle tre ore. In palestra ci vado dopo la bici. Però nel giorno di recupero, faccio un’ora di bici o anche meno».

Facciamo una settimana tipo: lunedì, martedì, mercoledì… 

MOZZATO: «Due ore e mezza il primo giorno e mezz’ora in più quello successivo. Il mercoledì non tocco la bici e faccio palestra per un paio di ore. Giovedì, venerdì e sabato altre uscite in bici. Uscite che a seconda del meteo possono anche andare a decrescere. La domenica vado in palestra».

DAINESE: «Faccio delle triplette. E bene o male sia in questo periodo che in stagione faccio già 3-4-5 ore a salire, o 3-5-3. Faccio palestra nel giorno delle tre ore. Quindi recupero e via con un’altra tripletta». 

Quali sono i tre esercizi che più fate in palestra?

MOZZATO: «Tantissimo squat, stacchi e addominali».

DAINESE: «Squat, stacchi da terra (anche step up, dal cubo) e bulgarian».

Quante volate fate il giorno dell’allenamento esplosivo, se così possiamo dire? Sempre in questo periodo…

DAINESE: «Io sono un po anomalo, perché il mio mese di stop è stato anticipato e quindi sono più avanti. Non dico che sono in condizione, ma quasi. Il giorno delle tre ore faccio tre serie con quattro partenze da fermo ciascuna. Poi capita invece che in un altro giorno della tripletta faccio delle volate ad alta cadenza o sprint lunghi da 20”. Mi è capitato già di fare 6×20”: era novembre e di solito è presto per certi lavori». 

MOZZATO: «Per me è molto più semplice, visto che al momento di volate non ho ancora fatta una! Sono nella fase della base».

Quando fate la volata in allenamento cosa non deve assolutamente mancare? Un cartello da vedere, lo sguardo sul computerino, la musica a tutto volume nelle orecchie…

MOZZATO: «Per me non deve mancare il punto d’arrivo che può essere un cartello, un palo… Cerco di regolarmi in base alla durata della volata, ma preferisco avere una “linea d’arrivo”. Mi motiva di più».

DAINESE: «A me piace tanto, e ho cominciato da quest’anno più che gli anni scorsi, fare dietro moto su strada e lanciarmi proprio a tutta, ai 70 all’ora e fare la volata più lunga possibile fino al cartello che mi fisso io. C’è quel momento che sei già sfinito dietro la moto e dici: “Dai ora, spingi”».

Mozzato (in foto) ha detto che tollera bene il freddo. Dainese invece si veste di più
Mozzato (in foto) ha detto che tollera bene il freddo. Dainese invece si veste di più
Quando vi allenate insieme fate mai la volata?

MOZZATO: «Ho perso le speranze!

DAINESE: «Abbiamo abbandonato le volate insieme qualche anno fa». 

MOZZATO: «Lui è più esplosivo di me e ogni volta mi toglie di ruota. Quindi ho detto: “Meglio lasciare perdere”».

DAINESE: «Ma non è vero. Il fatto è che stando sempre in viaggio, quest’anno avremmo fatto dieci allenamenti insieme». 

Con il peso come è messo il velocista in questo periodo? 

MOZZATO: «Io discretamente male! Scherzi a parte, rispetto al peso forma dovrei essere 2-3 chili sopra. Il peso è stato un po’ la mia croce in questi anni. Anche per questo sto cercando di mettere ore nelle gambe con il fondo lento e faccio poche volate».

DAINESE: «Io benino, qualcosa ho preso, ma non so neanche bene definire quanto: un chiletto e mezzo…».

Oggi il velocista deve andare forte anche in salita. E’ un aspetto che già state curando?

DAINESE: «Sì, anche se io non faccio lavori specifici, almeno adesso, per la salita. Nel giorno delle 5 ore cerco di farne abbastanza, anche in Z2 o Z3 bassa. Magari ci butto dentro un cambio cadenza».

MOZZATO: «Discorso simile anche per me. I lavori specifici non sono ancora stati fatti. Arriveranno coi ritiri e con le temperature più calde. Però le salite vanno inserite il più possibile, dovendo portare la bici in cima è un allenamento che serve sempre di più. Ripide corte, lunghe, facili… bisogna farle». 

Dainese è partito oggi per il ritiro con la squadra, qui in una foto (Instagram) dell’anno scorso. Mozzato si allena a casa invece
Dainese è partito oggi per il ritiro con la squadra, qui in una foto (Instagram) dell’anno scorso. Mozzato si allena a casa invece
Passiamo alla parte alimentare. A colazione cosa mangiate? 

MOZZATO: «Con il discorso peso, in questo periodo provo a stare più leggero possibile. Cerco di limitare i carboidrati o gli alimenti che durante la stagione vengono usati di più, come avena, pane…  Prediligo una colazione più proteica. E anche in bici: invece di mangiare ogni mezz’ora, come sarebbe giusto fare, mangio una volta all’ora. E nella borraccia metto le proteine anziché le maltodestrine. Prima di partire prendo un po’ di caffè…».

DAINESE: (ride, ndr) «Un po’: lui si fa la moka da sei!».

MOZZATO: «Serve grinta per uscire di casa!».

DAINESE: «Io insisto ancora sui carboidrati. Non ho cambiato molto l’alimentazione rispetto alla stagione vera e propria, anche perché una ventina di ore settimanali le faccio comunque. Non devo perdere tanto peso. Mi piace variare quindi posso farmi porridge, pancakes o l’omelette col pane… O tutti e tre! Mi piace fare la colazione abbondante, soprattutto il giorno della distanza. Magari sono un po’ ingolfato nelle prime ore, ma poi la gamba è bella piena».

Quindi tornate dall’allenamento e pranzate sempre o se fate la distanza lo saltate?

MOZZATO: «Soprattutto in questo periodo non penso di aver mai saltato il pranzo. Magari capita più in là o in altura. In quel caso fai tante tante ore, arrivi verso le quattro, mangi un frutto, un po’ di proteine e arrivi a cena. Adesso invece pranzo con una porzione di carboidrati, una di proteine e un frutto».

DAINESE: «Più o meno uguale. Anche se questo mese mi è già capitato di essere tornato che faceva quasi buio e tirare a cena mangiando più leggero. Comunque quando pranzo prendo sempre un po’ di carboidrati. Quando c’è la distanza e arrivo ad orari “strani”, tipo le 15,30, non ho una gran voglia di pasta, mangio qualcos’altro. Anche per questo preferisco partire un po’ prima, specialmente quando ho la palestra al pomeriggio: cerco di stare a casa per mezzogiorno».

Alternanza delle proteine ed omega-3, contentuti nel salmone, sono cardini per entrambi
Alternanza delle proteine ed omega-3, contentuti nel salmone, sono cardini per entrambi
A cena cosa mangiate?

MOZZATO: «Io provo a variare il più possibile le proteine. Se a pranzo ho preso il pollo, la sera mangio del pesce, della carne rossa o delle uova… Può capitare che faccia una porzione ridotta di carne o pesce e magari inserisca dei legumi».

DAINESE: «Molto simile a Luca. Cerco anche di evitare troppa carne. In qualche pasto (soprattutto a pranzo) sostituisco la carne con dello yogurt greco».

E il dolcetto post cena?

DAINESE: «Penso che siamo amanti entrambi del dolcetto!». 

MOZZATO: «E’ il mio punto debole! Come sempre dipende anche dal periodo. Quando so che devo limare sul peso, in casa non ne tengo, così sono obbligato a non mangiarne». 

DAINESE: «Io sono un po’ più permissivo con me stesso. Alla fine conta l’introito calorico e se voglio il dolce limo su qualcos’altro». 

Integratori: in questo periodo il velocista ne fa uso?

MOZZATO: «Quando ho staccato… ho staccato anche con gli integratori. Invece adesso cerco d’introdurre le cose di cui solitamente sono carente, quindi: vitamina D, ferro, Omega-3… Più che altro perché ogni volta che faccio le analisi sono un disastro!».

DAINESE: «Come squadra abbiamo la linea guida di doverli prendere tutto l’anno. E sono tre in particolare: omega-3, probiotici e vitamina D. Ma nel mese di stacco li ho evitati anche io. Quando sono tornato in bici ho ripreso a prenderli».

Arriva Cavendish e Mozzato aggiusta il tiro

20.10.2022
5 min
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Ancora poche ore e finalmente domani Luca Mozzato partirà per Capo Verde, assieme alla sua compagna Giorgia. Con loro anche Alexander Konychev e la sua Giulia per l’amicizia nata ai tempi della Dimension Data Continental guidata da Chicchi.

Risale al 2018-12019 l’amicizia con Alexandre Konychev, qui in ritiro sul Pordoi (foto Instagram)
Risale al 2018-12019 l’amicizia con Alexandre Konychev, qui in ritiro sul Pordoi (foto Instagram)

Mezzo e mezzo

Il 2022 che il vicentino (foto Instagram in apertura) ha appena messo in bacheca ha tanti colori vivaci e qualche sfumatura che non gli è piaciuta, dato che a inizio stagione si era riproposto di vincere e la vittoria invece gli è sfuggita. In compenso non sono mancati i piazzamenti, anche in tappe del Tour de France, sebbene fosse al debutto e non abbia mai avuto un vero treno.

«Quei piazzamenti hanno un peso – dice – ma nella mia testa l’idea era quella di vincere. Per cui l’anno è stato positivo, ma non sono riuscito a centrare l’obiettivo di partenza. Se avessi fatto il passettino che mi è riuscito sul fronte delle prestazioni, magari sarei più contento. Il fatto di essermi mosso bene in certe mischie, è perché sono le mie caratteristiche. In certe situazioni mi destreggio bene».

Al Tour de France, il primo della carriera, ha centrato 4 piazzamenti fra i primi 10 (foto Instagram)
Al Tour de France, il primo della carriera, ha centrato 4 piazzamenti fra i primi 10 (foto Instagram)
Anche tu fai fatica a definirti un velocista, giusto?

Sicuramente negli arrivi di gruppo compatto non posso giocarmela coi velocisti puri, a meno che non abbiano qualche problemino o facciano la volata poco pulita. Ma se l’arrivo è meno banale, allora io ci sono e per il prossimo anno ho già capito di dover lavorare sullo spunto e sul passare meglio le salite.

Continuerai a lavorare in pista?

Per gli uomini veloci è sicuramente un toccasana. Ti abitui a grandi velocità con rapporti diversi dai soliti e fai lavori di forza in bici che su strada non sarebbero possibili. Penso proprio che tornerò a girare, senza l’obiettivo di fare gare. E se Montichiari dovesse essere ancora chiusa, speriamo di salvarci con un meteo favorevole per trovare una pista all’aperto, oppure si valuterà di andare in trasferta.

Ora che il velodromo di Montichiari sarà chiuso, Mozzato dovrà trovarsi un’altra pista
Ora che il velodromo di Montichiari sarà chiuso, Mozzato dovrà trovarsi un’altra pista
Anche se manca l’annuncio ufficiale nel 2023 arriva Cavendish, che effetto ti fa?

Sicuramente ci sarà da imparare. L’aria che si respirava in squadra nella riunione che abbiamo fatto dopo la Parigi-Tours è che Mark ha un obiettivo importante. E se io sono furbo, dovrò riuscire a prendere da lui tutto quello che posso. Qualcosa potrà darmi o dirmi lui direttamente, altro starà a me capirlo, perché è uno dei corridori del gruppo col maggior bagaglio professionale. E va ancora forte, altrimenti non avrebbe vinto il campionato nazionale da solo.

Per te cambia qualcosa?

Le possibilità personali, se sarò nuovamente al Tour, sono consapevole che saranno meno. Se gli arrivi di gruppo saranno per Mark e il suo treno, io dovrò essere bravo a farmi trovare pronto nelle tappe a me più congeniali. Quindi nel prossimo Tour, ma stiamo parlando di niente visto che manca ancora tanto tempo, probabilmente farò meno piazzamenti.

Far parte di quel treno è un’opportunità?

E’ certamente un’occasione e come tale andrà vissuta. Non si può storcere il naso prima di partire, non si lavorerebbe bene. Sono dell’idea che quando si prende una decisione, si debba lavorare al 100 per cento nella stessa direzione. E questo faremo. Lavorare al 100 per cento per provare a vincere, anche se in alcune occasioni non sarò io il terminale dell’azione.

Un Cavendish sorridente al Gran Piemonte, con la maglia di campione britannico
Un Cavendish sorridente al Gran Piemonte, con la maglia di campione britannico
Che cosa rappresenta per te un corridore come Mark?

I primi ricordi che ho di lui sono del 2010-2011 quando era alla HTC. Avevo 11-12 anni, era il periodo in cui iniziavo a seguire e vivere il ciclismo. Avevo in casa giornali in cui guardavo le sue foto, per guardare la posizione e il suo stile.

In squadra dovrebbe esserci anche un tuo vicino di casa…

Ho sentito che dovrebbe esserci anche lui (sorride, ndr). La cosa strana è che sebbene io abiti nel basso Vicentino e lui quando è in Italia stia dalle parti di Marostica e Bassano, con Richeze non mi è mai capitato di allenarmi. Invece abbiamo fatto un paio di uscite d’estate a Livigno e ci siamo conosciuti un po’ meglio.

Farete un ritiro a dicembre?

Non so ancora le date, ma sì. Saranno 10 giorni a metà del mese e poi altri 10 a gennaio. E a quel punto, valuteremo in base al meteo se si potrà restare ad allenarsi a casa o sarà meglio tornare al caldo.

Le classiche sono fra le corse preferite di Mozzato. Qui dopo la Roubaix (foto Instagram)
Le classiche sono fra le corse preferite di Mozzato. Qui dopo la Roubaix (foto Instagram)
Sai già quale sarà il tuo calendario?

Ho chiesto, poi vedremo. Vorrei ripetere lo stesso di quest’anno, perché mi sono trovato bene. Un calendario di livello, restando in Europa per le prime corse. Quindi Mallorca, Valenciana, una fra Besseges e Provence. Poi le classiche e il Tour. E a quel punto si vedrà se nelle gambe è rimasto ancora qualcosa…

Mentre Mozzato finisce di chiudere la valigia e si gode il riposo, sereno anche per il contratto esteso fino al 2025, nel quadro degli scenari possibili, la B&B Hotels potrebbe avere come sponsor la città di Parigi. Dovrebbe passare dalle bici KTM alle BMC e nel treno di Cavendish, oltre a Richeze si parla dell’arrivo di uomini di esperienza dalla Groupama-FDJ e dalla Bike Exchange-Jayco. Come ha raccontato il team manager Pineau, l’ingaggio di Mark è come quello di un calciatore di gran nome. Forse per questo nel quartier generale del team da un po’ di tempo non si fa che lavorare, lavorare, lavorare…

Bollé Brands cede Cébé a D.MO/Racer

18.10.2022
4 min
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Nei giorni scorsi è stata ufficializzata un’importante operazione di vendita che ha avuto fra i protagonisti Bollé Brands, marchio riconosciuto e apprezzato dagli appassionati di ciclismo. Con caschi e occhiali Bollé gareggiano infatti gli atleti della formazione B&B Hotels nella quale milita il nostro Luca Mozzato.

Nei giorni scorsi Bollé Brands ha ufficializzato la cessione del marchio CéBé a D.MO/Racer. Stiamo parlando di un marchio pioniere nella produzione di occhiali sportivi, essendo stato fondato nel lontano 1892. Nella sua lunga storia CéBé ha accompagnato diversi sportivi di fama internazionale nei loro successi. E’ il caso, ad esempio, di Jean-Claude Killy, tre volte campione olimpico alle Olimpiadi invernali di Grenoble del 1968 o di François D’Haene, quattro volte vincitore dell’UTMB negli ultimi anni.

Luca Mozzato corre con casco e occhiali Bollé, qui al Tour de France durante la quinta tappa, quella del pavé
Luca Mozzato corre con casco e occhiali Bollé, qui al Tour de France durante la quinta tappa, quella del pavé

Il ruolo di Bollé

Nel 2009 il marchio Cébé è entrato a far parte del gruppo Bollé Brands che ha avuto un ruolo importante nel favorirne il consolidamento. Oggi Cébé viene ceduto a D.MO/Racer. Per quanto riguarda D.MO, parliamo di una realtà specializzata nella gestione di progetti e nell’industrializzazione di prodotti nel mondo outdoor. Il suo team dirigenziale è composto da ex dipendenti di Cébé, Sébastien Delsaux e Maxime Bos.

RACER è una realtà francese creata nel 1927 e specializzata nella produzione di guanti e dispositivi di protezione. D.MO e Racer hanno oggi deciso di unire le loro forze per acquisire il marchio Cébé. L’acquisizione sarà supportata dai partner finanziari storici di Racer: Upperside Capital Partners e 123 IM.

Il marchio Bollé è un punto di riferimento per gli amanti degli sport invernali
Il marchio Bollé è un punto di riferimento per gli amanti degli sport invernali

Un accordo soddisfacente

La cessione di Cébé viene vista positivamente dal management di Bollé Brands. Peter Smith, CEO del gruppo Bollé Brands e Presidente di Bollé Safety, ha così commentato: «Siamo soddisfatti dell’accordo raggiunto tra Bollé Brands e D.MO/Racer, e molto orgogliosi di aver contribuito alla trasformazione di Cébé negli ultimi anni assicurandoci che esca dal periodo Covid con solide innovazioni in tasca e opportunità di crescita. Siamo anche orgogliosi di trasmettere questa attività a Sébastien e al suo team e sappiamo che saranno le persone ideali per guidare Cébé verso nuove vette. Auguriamo loro tanto successo per gli anni a venire».

L’augurio espresso da Peter Smith trova conferma nelle parole di François Benaben, Presidente Sport & Luxury del gruppo Bollé Brands: «Aver contribuito per diversi anni alla storia e allo sviluppo di questo marchio è un vero orgoglio per il gruppo. Ed è con una certa emozione che vediamo un brand così bello lasciare il gruppo, ma sappiamo anche che l’azienda D.MO/Racer gli darà tutta l’attenzione e il supporto che merita per consentirgli di attraversare una nuova tappa della sua crescita e di scrivere una nuova pagina nella sua ricchissima storia».

Nella sua storia CéBé ha accompagnato tanti campioni dello sport verso i loro trionfi
Nella sua storia CéBé ha accompagnato tanti campioni dello sport verso i loro trionfi

Il futuro di Cébé

A tracciare le linee di quello che sarà il futuro di Cébé è Sébastien Delsaux, nuovo CEO del marchio, che ha così dichiarato: «Da quando ho iniziato a lavorare su Cébé nel 2010, sono sempre stato molto legato al marchio. La sua lunga eredità e la sua storia di eccellenza lo rendono uno dei pionieri del nostro settore, e sono molto orgoglioso di guidare Cébé nella prossima fase del suo viaggio. Siamo fiduciosi di aver messo insieme il team e la strategia giusti per aiutare il marchio a fare il passo successivo. È un grande piacere poter scrivere i prossimi capitoli di Cébé con D.MO e Racer, con il desiderio di radicarlo più che mai nel suo settore, valorizzandone il patrimonio e restituendogli così una certa indipendenza».

La decisione strategica di vendere Cébé consentirà a Bollé Brands di concentrare i propri sforzi sugli altri marchi del gruppo: Bollé, Serengeti e Spy+. Grazie ai forti investimenti in innovazione prodotto e digitalizzazione, tutti e tre i brand registrano oggi una crescita a doppia cifra. Nelle prossime settimane per ogni marchio sono previsti alcuni lanci di prodotto strategici

Bollé