Vermeersch, il cronoman che danza nel fango

04.10.2021
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Quando venne a sedersi al tavolo della conferenza stampa dei mondiali, pochi avrebbero scommesso un euro su Florian Vermeersch. Era il 20 settembre. Terzo dietro Price-Pejtersen e Plapp nella crono under 23, aveva risposto a poche domande dei colleghi fiamminghi, poi si era avviato all’antidoping. Due settimane dopo, il corridore di Gand è arrivato secondo alla Roubaix. A 22 anni.

Ieri lo conoscevano in pochi. Per cui nel racconto, storpiandone anche il nome, s’è attinto al cestino dei luoghi comuni. Superstite fortunato della prima fuga. Belga del ciclocross, confondendolo con il Gianni che corre alla Alpecin-Fenix. Eroe di giornata… Invece a sentirlo, ti rendi conto che lui ci credeva. E che alla fine gli giravano le scatole almeno quanto a Van der Poel. Perché lui la Roubaix l’ha guidata a lungo, mentre l’olandese l’ha solo rincorsa.

«Nei prossimi giorni – dice – la delusione lascerà sicuramente il posto all’orgoglio».

Sul podio ancora la delusione, che nei prossimi giorni diventerà orgoglio
Sul podio ancora la delusione, che nei prossimi giorni diventerà orgoglio

Il consiglio giusto

La vigilia è stata strana. Sul pullman della Lotto Soudal c’erano Gilbert e Degenkolb, due dei cinque vincitori di Roubaix ancora in attività. Un’occasione d’oro per il ragazzino passato professionista alla metà del 2020 e che quest’anno, al primo vero da professionista, aveva già sommato 66 giorni di corsa, con dentro la Parigi-Nizza, il Giro di Svizzera e la Vuelta. E che a Bruges, appunto, si era piazzato terzo nel mondiale U23 a cronometro.

«Soprattutto durante la ricognizione – racconta – ho ricevuto molti consigli. Abbiamo parlato molto delle edizioni precedenti. Mi hanno detto in quali punti dovevo stare attento, per esempio. Anche se il consiglio migliore che ho recepito è stato: “Continua a pedalare! Perché non sai mai cosa accadrà”. Avevano ragione loro».

Staccato da Moscon, Vermeersch ha avuto un momento di crisi, che ha superato bene
Staccato da Moscon, Vermeersch ha avuto un momento di crisi, che ha superato bene

Due al comando

In fuga dall’inizio. L’obiettivo era tenere davanti la squadra e capire come si sarebbe messa la corsa, cercando di… sopravvivere al forcing per prendere in testa i primi settori di pavé.

«E’ stata una battaglia per il posizionamento – annota – ho resistito bene. La prima selezione vera c’è stata nel settore di Saint Python, quando siamo rimasti in quattro. Per un po’ siamo andati avanti insieme, ma improvvisamente sono rimasto solo con Eekhoff. Con mia grande sorpresa, gli altri due erano scomparsi. Da quel momento ho ricordato i consigli della vigilia e mi sono messo a spingere senza dare mai veramente tutto».

Più crono che cross

Fango. Attraversamenti come guadi. La sua mentalità da cronoman a scandire il passare dei chilometri, dividendo il percorso in settori e i settori in porzioni più piccole. Dandosi riferimenti visivi e cercando di restare in piedi su un terreno tutt’altro che confortevole. La crono e quei pochi ricordi del cross di quattro anni fa, quando ne aveva 18 e si affacciava al grande mondo.

«Il ciclocross è stato un po’ di tempo fa – dice – ma da giovane ero abituato a queste condizioni, quando il fondo è scivoloso e la bici fa presa a malapena. Però vorrei provare anche una Roubaix asciutta. In questa corsa le motivazioni non mancano. E’ stata una motivazione anche la pioggia della notte prima».

Due scomodi clienti

A un certo punto però è parso che fosse tutto finito. L’arrivo di Moscon e il suo attacco. Da dietro Van der Poel con Colbrelli. Le gambe che facevano male e la testa sul punto di mollare.

«Ho avuto un momento davvero difficile – racconta – e sono stato staccato. Fortunatamente sono riuscito a riprendermi rapidamente e a restare agganciato quando sono arrivati Van der Poel, Colbrelli e Boivin. Le gambe si sono rimesse a girare bene. E quando abbiamo raggiunto Moscon e siamo sopravvissuti al Carrefour de l’Arbre, sapevo che stavo correndo per la vittoria. Il guaio è che quei due (Colbrelli e Van der Poel, ndr) avevano già vinto volate di gruppo, per questo ho provato per due volte ad attaccare. Infine lo sprint nel velodromo. Ho calcolato bene le distanze, ma negli ultimi cinquanta metri ho lottato con i crampi. E non ho potuto fare niente contro Colbrelli…».

Vermeersch ha raccontato che negli ultimi 50 metri sono arrivati i crampi
Vermeersch ha raccontato che negli ultimi 50 metri sono arrivati i crampi

Nessun paragone

Come dire che altrimenti avresti potuto vincere tu? Ci pensa e lo vedi che valuta fra la risposta schietta e una diplomatica, da bravo giovane al primo assalto.

«Visto il mio fisico – dice – questa è la gara che meglio mi si adatta. Avevo già detto che un giorno avrei puntato al podio, ma non avrei mai immaginato di finire secondo al debutto. Questo percorso è fatto per me, ne sono convinto. Non sarò mai uno scalatore. Fisicamente è stato un giorno molto difficile. La schiena mi fa male immensamente e ci vorranno alcune settimane per riprendersi. Non sono uno che soffre il freddo, ma non c’erano alternative. Anche la pioggia… Per correre qui serve una mentalità speciale. Se la abbracci, ti viene tutto più facile. Ma per favore, nessun confronto con Tom Boonen. Avete visto il suo palmares? Meglio che resti concentrato sul mio percorso. Cominciamo da qui, vedremo cosa mi riserverà il futuro…».

Oldani Vuelta Castilla 2021

Oldani, quando i buoni risultati non bastano…

06.08.2021
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L’ultima edizione della Vuelta Castilla y Leon, una delle principali classiche del calendario estivo spagnolo, ha riproposto ai massimi livelli Stefano Oldani, battuto solo dall’azione solitaria del francese Matis Louvel (Arkea Samsic) vincitore per 44”. Questo è solo l’ultimo piazzamento in una stagione finora molto positiva, con ben 8 presenze in Top 10, di cui tre al Giro d’Italia, ma tutto ciò non è bastato per riconfermarlo alla Lotto Soudal. A 23 anni Oldani deve rimettersi in gioco, eppure a sentire il team manager della squadra John Lelangue, il giudizio sul milanese è molto positivo.

«I suoi risultati non ci hanno sorpreso – esordisce il dirigente belga – la scelta di non proporgli il rinnovo del contratto è legata unicamente a ragioni strategiche: Stefano ha bisogno di una squadra che gli dia maggiore libertà in base alle sue caratteristiche di corridore veloce e adatto a un tipo di ciclismo d’attacco, alla ricerca di fughe. Noi invece dobbiamo catalizzare l’attenzione sulle nostre punte, Caleb Ewan in primis e Oldani non è uomo adatto a lavorare per il treno delle volate dell’australiano».

Lelangue 2021
John Lelangue, team manager della Lotto Soudal. Per lui Stefano Oldani merita di restare nel World Tour
Lelangue 2021
John Lelangue, team manager della Lotto Soudal. Per lui Stefano Oldani merita di restare nel World Tour
Com’è iniziato il vostro rapporto con Stefano?

Ce ne aveva parlato il suo manager, Manuel Quinziato, che avevo avuto come mio corridore alla Bmc. Lo abbiamo studiato molto durante la sua attività come Under 23 e soprattutto durante la sua stagione 2019 alla Kometa. Ne avevamo tratto ottime indicazioni, come elemento molto duttile, adatto a lavorare in squadra e anche pronto a cogliere le occasioni. Abbiamo poi chiesto in giro, valutato l’uomo oltre che il corridore per avere un quadro completo trovando ottimi riscontri, così è entrato nella nostra famiglia.

In questo 2021, soprattutto durante l’estate, avete colto dei miglioramenti?

Sì, ma d’altronde sapevamo che Stefano è un buon corridore. E’ il tipico attaccante veloce, ideale per andare in fuga e finalizzarla. E’ veloce, ma non abbastanza per essere un riferimento per gli arrivi raggruppati. Diciamo che è un corridore che ha potenziale per gare difficili, con percorsi mossi. Non è un corridore per le grandi Classiche del Nord, ma lui questo lo sa, in quel contesto però ci possono essere traguardi a lui più congeniali, come la Freccia del Brabante.

Oldani Castilla y Leon 2021
Il podio della Vuelta Castilla y Leon 2021, vinta da Louvel con 44″ su Oldani e 1’25” sull’uruguayano Moreira
Oldani Castilla y Leon 2021
Il podio della Vuelta Castilla y Leon 2021, vinta da Louvel con 44″ su Oldani e 1’25” sull’uruguayano Moreira
E nelle corse a tappe che ruolo può esercitare?

Sicuramente in un grande giro può sfruttare le opportunità andando in fuga da lontano, mentre nelle tappe con arrivi allo sprint può fare qualche Top 10, ma non è un vincente in quel contesto.

Vi aspettavate questi suoi risultati in questo periodo stagionale?

Sì, perché sapevamo che erano percorsi adatti alle sue caratteristiche, il percorso della Castilla y Leon è ideale per lui, ma anche al Giro di Vallonia poteva far bene come ha fatto, ottenendo due piazzamenti pur correndo in supporto a Degenkolb e lavorando per lui.

Oldani Giro d'Italia 2021
Oldani, 23enne milanese, ha chiuso il Giro al 79° posto: tre piazzamenti nei primi 10, tra cui il 4° posto a Foligno
Oldani Giro d'Italia 2021
Oldani, 23enne milanese, ha chiuso il Giro al 79° posto: tre piazzamenti nei primi 10, tra cui il 4° posto a Foligno
Il suo programma che corse prevede?

Andrà al Giro di Polonia, è una gara alla quale teniamo particolarmente, tutta la squadra sarà al servizio di Wellens che l’ha già vinta, ma la corsa polacca ha anche frazioni che possono permettere a Stefano di mettersi in evidenza. Poi abbiamo pensato al GP di Plouay dove Oldani potrebbe anche finalizzare l’azione.

Secondo voi Oldani è un corridore ha comunque capacità sufficienti per militare in un team del World Tour?

Senza alcun dubbio, deve solo trovare la squadra giusta, che possa far emergere le sue potenzialità. E’ un corridore che merita libertà perché, anche se non ha ancora ottenuto vittorie, può sicuramente fare molto bene.

Manuel Quinziato, da noi interrogato in merito, ammette che ci sono già alcune squadre che hanno chiesto notizie su Oldani, anche fra quelle del WorldTour, ma chiaramente le trattative sono in una fase delicatissima: «Sarà il team che alla fine siglerà il contratto ad annunciare l’affare, ma non ci sarà tantissimo da attendere…». Vi terremo aggiornati.

Caleb Ewan e un record che non ci piace (se lascia il Giro!)

12.05.2021
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«Qui al Giro – dice Stefano Oldani tutto d’un fiato – è difficile trovare finali facili. Noi però abbiamo il corridore giusto e abbiamo vinto. Ha mancato la prima, oggi non se l’è lasciata scappare. A Novara, Caleb era un po’ insoddisfatto. Un campione, un vincente come lui, quando non vince non è felice. Oggi si è preso la sua rivincita e questo è l’inizio di un’impresa che vuole tentare quest’anno. Vincere in tutti e tre i grandi Giri. Nel primo è andato a segno, mancano gli altri due. Lui è un bravo ragazzo, è simpatico anche se quando non vince non è felice. Oggi dovevo aiutarlo nel finale, non dovevo essere tra gli ultimi, ma un po’ prima. L’ho fatto, ho visto che era felice e questo mi gratifica. Così dai prossimi giorni potrò giocarmi le mie carte».

Caleb Ewan inaugura a Cattolica la serie delle tappe che vorrebbe vincere nei Giri 2021
Caleb Ewan inaugura a Cattolica la serie delle tappe che vorrebbe vincere nei Giri 2021

Più sicurezza

Caleb Ewan, già secondo alla Sanremo, ha vinto a Cattolica in uno di quei giorni in cui per le cadute si finisce col parlare d’altro. Nella conferenza stampa della maglia rosa, De Marchi dice parole che fanno riflettere.

«Si può sempre fare di più – spiega – in merito a sinergie fra chi organizza e noi che corriamo. In certi frangenti si potrebbe scegliere un percorso diverso. Si potrebbero adottare delle protezioni. Sono dettagli che contano. Andiamo davvero veloci, dobbiamo stare al passo coi tempi».

Il pasticcio si verifica ai 4 chilometri dall’arrivo. Un volontario coraggioso è fermo a centro strada per segnalare lo spartitraffico. Le radio da minuti non fanno che ricordare ai corridori di stare attenti proprio a certi ostacoli. Lo spiega bene Thomas De Gendt a chiunque glielo chieda. Passano tutti. Solo Dombrowski non lo vede, forse perché non è troppo concentrato, e lo centra in pieno. Di sicuro sono tutti troppo indietro, i 3 chilometri e la neutralizzazione sono ancora lontani. Il poveretto cade, senza coinvolgere nessuno. Mentre sulla destra della strada la peggio ce l’ha Landa, che nulla può per evitare l’americano vincitore ieri a Sestola. Lo portano in ospedale, il suo Giro finisce qui.

Il record di Caleb

L’altro lato della medaglia è la versione del vincitore, che ovviamente stava davanti e delle cadute non ha sentito nemmeno il rumore.

«E’ sempre difficile far passare il gruppo nei paesini – dice Ewan – ma nemmeno è immaginabile che ogni volta finiamo nel mezzo del nulla. Il finale è stato caotico, c’era vento frontale e tutti volevano stare davanti. Delle cadute non mi sono accorto, nemmeno avrei detto che fosse un arrivo pericoloso. Sono qui per vincere le volate e ho la squadra tutta a mia disposizione. Ne ho vinte tante, le ricordo tutte, ma non ricordo dove. A dire il vero, non so nemmeno dove ci troviamo stasera. L’obiettivo di vincere una tappa in ogni grande Giro è la mia sfida per il 2021, ma questo non significa che oggi lascerò il Giro, è ancora presto. Andrò avanti alla giornata e magari intorno alla 10ª-11ª tappa prenderemo una decisione che mi permetta di prepararmi al meglio possibile per il Tour».

Dombrowski passa sul traguardo. E’ stato il primo a cadere, ma non ha riportato fratture
Dombrowski passa sul traguardo. E’ stato il primo a cadere, ma non ha riportato fratture

Mentalità balorda, caro Caleb: il Giro merita ben altro rispetto. Oppure forse anche questo rientra nella necessità di adeguarsi ai tempi moderni? Sarebbe davvero un record quello di vincere tappe nei tre Giro, portandoli però tutti a termine. Vincere tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta correndo una settimana ciascuno, è come vincere una tappa alla Tirreno, una al Delfinato e una al Giro di Svizzera. A pensarci, non un record così grande.

E se Gilbert passasse le consegne ad Oldani?

23.04.2021
4 min
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Correre in Belgio con la maglia della Lotto Soudal è una bella responsabilità. Un onore, sicuramente, ma anche un “onere” se vogliamo. Con quei colori non sei uno qualunque. E Stefano Oldani lo ha capito bene. Specie da quando quella maglia la indossa anche Philippe Gilbert.

Proprio dieci anni fa, in questa settimana, il vallone mise a segno una tripletta tutt’ora storica: Amstel, Freccia e Liegi. Tre nomi che si rincorrono come una filastrocca e che Philippe infilò con tre sprint da capogiro. Stefano magari era piccolo all’epoca, ma questa storia deve averla sentita. Anzi proprio Gilbert gli ha raccontato qualcosa in merito, come vedremo.

Stefano Oldani (23 anni) ha nelle gambe già 31 corsa di corsa
Stefano Oldani (23 anni) ha nelle gambe già 31 corsa di corsa

Oldani stakanovista

«La mia stagione sta andando bene – racconta Stefano – ho corso tanto finora, quindi adesso sono un po’ stanchino e infatti non dovrei più correre prima del Giro d’Italia. E non che il Giro non fosse in programma, solo che non erano previste altre corse, come i Paesi Baschi. C’è stato qualche caso di Covid e sono stato richiamato.

«Quando ti trovi poi a dover riposare prima di un evento così, c’è poco da fare nelle due settimane che restano: qualche richiamo per riattivarmi, ma nulla di più. Qualche lavoretto di brillantezza per tenere la fiamma accesa, come la chiamiamo noi. Devi stare attento a mangiare. Sai che non devi abbuffarti soprattutto nei giorni in cui non tocchi la bici. Però è importante concedersi anche qualche piccolo sfizio, perché poi in quelle tre settimane non puoi sgarrare». 

Al via della Freccia, Oldani e Gilbert (alle sue spalle) sono andati insieme al foglio firma
Al via della Freccia, Oldani e Gilbert (alle sue spalle) sono andati insieme al foglio firma

Verso il Giro

«L’obiettivo – riprende il lombardo – è una vittoria di tappa o perlomeno un podio, l’anno scorso ho fatto due buoni piazzamenti. Quest’anno voglio essere più competitivo sui miei percorsi, quelli più duri con arrivi ristretti ma non voglio crearmi troppi film in anticipo. 

«Come squadra andremo all’attacco com’è nella filosofia della Lotto. Ci sarà De Gendt che è uno dei grandissimi attaccanti del gruppo e come lui ci saranno altri cacciatori di tappe. Ci sarà poi Caleb Ewan che punterà alle volate e ci sarò anch’io. Vedremo un po’ cosa riusciremo a ottenere».

Gilbert (39 anni a luglio) sta cercando la condizione migliore
Gilbert (39 anni a luglio) sta cercando la condizione migliore

Un maestro d’eccezione

Philippe Gilbert al Giro non ci sarà o almeno è molto probabile. Con Stefano parliamo proprio di lui. «Correre con questo signore qui – indicando il belga – è tanta roba», gli diciamo…

«Mamma mia – ribatte Oldani – pensate che io sono anche in camera con lui. Sì, sì… per me è un’esperienza speciale. Da un campione come Philippe puoi solo imparare tanto, osservare, cercare di assorbire il più possibile». 

Tra i due ci sono 16 anni di differenza, una carriera in pratica. Proprio 16 anni fa, Gilbert diventava pro’ e al terzo giorno di gara tra i grandi vinceva la sua prima corsa, la seconda tappa al Tour de Méditerranée. Si capì subito che sarebbe potuto diventare un asso. 

Alla Parigi-Nizza di quest’anno, nella prima tappa Oldani e Gilbert, sono stati in fuga insieme (foto di apertura) e anche questo dice che tra i due l’intesa c’è. E’ stato proprio nella corsa a tappe francese che il belga ha chiesto al team di condividere la stanza con Stefano. E per questo Oldani fa bene a stargli vicino il più possibile: se cogliesse anche solo la metà del suo palmares, l’Italia ritroverebbe un vero campione per le classiche. Ma deve approfittarne.

Infatti, pochi giorni fa Philippe ha annunciato il suo ritiro. Si fermerà alla scadenza del contratto con la Lotto, che avverrà alla fine della prossima stagione, quindi nel 2022.

Gilbert e l’immagine della sua vittoria alla Freccia 2011, conquistata per distacco
Gilbert e l’immagine della sua vittoria alla Freccia 2011, conquistata per distacco

E quel video…

L’ex iridato paga ancora i postumi dei dolori al ginocchio. Ha saltato la prima parte delle classiche e adesso, dice lui, può allenarsi al meglio. A noi è sembrato sì contento di essere al via della corsa che forse ama di più (così almeno dicono i belgi che lo conoscono meglio, anche più della Liegi), ma certo non era tiratissimo. Si vedeva che non era al top. Insomma voglia tanta, gambe meno.

«Philippe – riprende Oldani – è sempre motivato, nonostante abbia annunciato il ritiro. Era abbastanza ovvio alla sua età (quando smetterà avrà 40 anni, ndr) e si è tolto tantissime soddisfazioni. Ha raggiunto tanti obiettivi, quindi ha ancora poco da fare in tal senso. Però quando attacca il numero sulla maglia è sempre super motivato. Poi questi sono i suoi percorsi… Pensate che proprio alla vigilia della Freccia, in camera prima di andare a dormire, mi ha girato il video di quando ha vinto sul muro d’Huy. Io l’ho visto e poi gli ho detto: Eh, quando è così, con quelle gambe, è come giocare alla Play!».

Stefano Oldani su Ridley Helium

La Lotto Soudal prosegue con Ridley

20.04.2021
5 min
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La squadra belga Lotto Soudal sta correndo la stagione 2021 confermando i partner tecnici del 2020, vale a dire biciclette Ridley, gruppo e ruote Campagnolo, manubri e reggisella Deda Elementi. Andiamo a vedere le caratteristiche delle biciclette di Tim Wellens e Philippe Gilbert e compagni, su cui correranno anche gli italiani Filippo Conca e Stefano Oldani. E proprio a quest’ultimo, che l’ha già usata nel 2020, abbiamo chiesto qualche impressione.

Helium, feeling perfetto

La Lotto Soudal dispone di due modelli di biciclette: la Helium SLX e la Noah Fast. La prima spicca per la leggerezza, mentre la seconda è pensata per la velocità.
«Per le mie caratteristiche tecniche preferisco usare la Helium – inizia a raccontarci Stefano Oldani – visto che mi difendo bene in salita, prediligo la leggerezza, anche se ho provato poco la Noah Fast. La Helium sembra più reattiva e più semplice da guidare, anche in discesa riesco a farla girare meglio. E poi grazie al lavoro fatto da Deda Elementi insieme a Ridley, ha tutti i cavi integrati e quindi non è solo leggera ma anche aerodinamica. Per la nuova stagione mi sono posto l’obiettivo di pedalare di più sulla Noah così da poterla usare nelle corse in cui darà i maggiori vantaggi».

La Ridley Helium SLX la bici preferita da Stefano Oldani
La Ridley Helium SLX la bici preferita da Oldani che spicca per la sua leggerezza

Capitolo ruote

Per quanto riguarda le ruote Campagnolo, Oldani ci ha confermato quella che è una tendenza sempre più consolidata: «Ho usato tutto l’anno le Bora One da 50 millimetri, mi sono trovato veramente bene, sono molto leggere e hanno una scorrevolezza super. Da diversi studi risulta che il profilo da 50 dona diversi vantaggi sia sui percorsi piatti, ma anche su quelli misti. La ruota da 35 l’ho usata solo all’anteriore alle Strade Bianche, perché su quel terreno si guidano un po’ meglio e poi perché in certi tratti c’era vento e volevo evitare su un terreno già difficile di avere l’effetto bandiera con il profilo più alto». Oltre alla Bora One, per quest’anno i corridori della Lotto Soudal potranno contare anche sulle nuove Bora Ultra WTO con i profili da 33, 45 e 60 millimetri.

Super Record ottimo

Per quanto riguarda il gruppo Super Record EPS Oldani ci conferma l’ottimo funzionamento: «Mi trovo molto bene, soprattutto la frenata del disco è molto fluida e le pastiglie non toccano mai con il disco. Per quanto riguarda i rapporti uso il 39-53 con un pacco pignoni 11-29. Solo una volta ho usato un pacco pignoni 11-32, ma era alla Tirreno dove c’era da fare il muro dedicato a Pantani a Saturnia. Per il prossimo anno stavo pensando di usare il 54, ma ho visto che sulle salite pedalabili risulta un po’ troppo impegnativo e poi la catena lavora male perché devi alleggerire maggiormente dietro, quindi penso che resterò con il 53 anche se alcune volte si frulla un po’!»

Helium = leggerezza

Dopo aver sentito le impressioni di Stefano Oldani vediamo nello specifico le biciclette. Iniziamo con il modello che si distingue per la sua leggerezza: la Helium SLX. Il telaio di questo modello della casa belga fa registrare un peso di 750 grammi nella taglia M. Per raggiungere questo peso i tecnici Ridley hanno utilizzato diverse fibre di carbonio, dalla più flessibile Toray da 24 ton fino alla più rigida Toray da 60 ton. Ovviamente per trovare l’equilibrio giusto fra leggerezza, rigidità verticale e comodità sono state studiate le forme e gli spessori dei singoli tubi e poi è stato stratificato il carbonio combinando i diversi moduli. Il carro posteriore presenta i foderi verticali ultrasottili per aumentare il comfort e migliorare la rigidità verticale. Tutte queste caratteristiche ne fanno la bicicletta preferita da Thomas De Gendt e Tim Wellens, oltre che dal nostro Oldani.

Ridley Noah
La velocissima Ridley Noah Fast Disc amata da Caleb Ewan
Ridley Noah
La velocissima Noah Fast Disc molto amata dal “folletto” Caleb Ewan

Noah = velocità

Per i corridori della Lotto Soudal che amano la velocità, vedi Caleb Ewan, c’è la Noah Fast Disc. Per aumentare l’efficienza aerodinamica di queste bici oltre ad ottimizzare la forma dei tubi con un profilo Naca, è stata utilizzata la tecnologia F-Surface Plus. In pratica i tecnici Ridley hanno applicato una superficie texturizzata, simile alle scanalature di una pallina da golf, nelle posizioni strategiche. Queste scanalature creano una minuscola turbolenza che permette al flusso d’aria principale di seguire meglio i profili dei tubi. Il vantaggio principale di questa tecnologia è che maggiore sarà il vento e più grande sarà il vantaggio aerodinamico che si verrà a creare.

Dean Fast per le crono

La tecnologia F-Surface Plus è stata applicata anche alla bicicletta da cronometro: la Dean Fast. Una particolarità di questa bicicletta è che i forcellini sono gli stessi di una bici da strada standard. Questa scelta permette di cambiare la misura dei pneumatici tenendo la ruota posteriore sempre ben coperta dietro al tubo verticale, per mantenere la massima efficienza aerodinamica. Per quanto riguarda i freni, sono ancora i tradizionali caliper. A livello di manubrio i corridori della Lotto Soudal possono contare sulle prolunghe Jet di Deda Elementi.

Ridley Dean Fast con Tim Wellens
Tim Wellens durante i test pre stagionali sulla Ridley Dean Fast
Ridley Dean Fast con Tim Wellens
Tim Wellens durante i test pre stagionali sulla Dean Fast (foto Facepeeters)

La scheda tecnica

GruppoCampagnolo Super Record EPS
RuoteBora One/Bora Ultra WTO
PneumaticiVittoria
ManubrioDeda Elementi
Sella Selle Italia
Reggisella Ridley/Deda Elementi
PedaliLook

Un tocco italiano

Per quanto riguarda il gruppo che viene utilizzato dai ragazzi della Lotto Soudal troviamo il Campagnolo Super Record EPS 12 Speed Disc, di cui i corridori sono molto soddisfatti. Anche per quanto riguarda le ruote è stata confermata la collaborazione con Campagnolo, che fornisce le Bora One 35 e 50 più la nuova famiglia di Bora Ultra WTO, ovviamente tutte in versione disco. Per le cronometro ci sono all’anteriore le ruote Bora WTO 77 e per la posteriore la lenticolare Bora Ultra TT. Parlano italiano anche i manubri e i reggisella con i materiali firmati Deda Elementi, nello specifico vengono forniti manubrio e attacco Superzero in carbonio e due tipi di reggisella sempre in carbonio: Superzero e Superleggero. Anche i pneumatici sono di produzione italiana, infatti la Lotto Soudal usa i Vittoria Corsa 2.0 in graphene. Per finire un occhiata ai pedali che sono forniti da Look.

Ed Ewan zitto, zitto ci sperava per davvero

21.03.2021
3 min
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Passavano i chilometri della Milano-Sanremo e crescevano le quote dei velocisti. Il ritmo alto aveva di fatto bloccato la corsa e l’andatura regolare in qualche modo agevolava le ruote veloci, tra cui quelle pericolosissime di Caleb Ewan.

L’aussie non era nel lotto dei favoriti, tuttavia il suo nome serpeggiava tra gli addetti ai lavori. Un outsider si direbbe oggi. Ma evidentemente i corridori lo devono aver visto bene in gruppo nelle gare precedenti per temerlo. 

In Via Roma Ewan parte tardi ed è secondo dietro Stuyven
In Via Roma Ewan parte tardi ed è secondo dietro Stuyven

La Sanremo nella mente

Al mattino, Caleb è uno degli degli ultimi ad accodarsi. Dopo aver firmato ritorna sul suo bus ed esce solo all’ultimo minuto. Ha gambali e manicotti. Dà un cinque al meccanico e si avvia alla partenza. La sua bici è bassissima e lunga. Il manubrio è stretto. Sembra un killer lanciato verso l’obiettivo. E avere in squadra un certo Philippe Gilbert che ti ruba la scena gli toglie pressione. Lui però era meno sorridente del solito. Insomma, era teso.

«Questa è una gara che nella mia carriera voglio davvero vincere – dice Ewan dopo la corsa – per questo mi sono focalizzato sulla Sanremo da inizio stagione. Mi sono allenato duramente. So che per vincerla avrei dovuto cambiare qualcosa nei miei allenamenti e così ho fatto. L’obiettivo era migliorare in salita. Non so quante volte ho fatto il Poggio nelle ultime settimane».

Obiettivo salite

Ewan e il suo staff però sono stati intelligenti. Per migliorare in salita anziché concentrasi sulla perdita di peso, che avrebbe significato anche smussare la sua arma più affilata, cioè lo spunto veloce, hanno lavorato molto sulle salite brevi. 

«Esatto, mi sono concentrato molto sugli sforzi in salita da cinque minuti. E, pensando alla Cipressa, anche su quelli da dieci». E Caleb ci è riuscito. Per questo tutto sommato dopo la gara era soddisfatto, anche se lui dice di no. Probabilmente ha capito che questa corsa è davvero nelle sue corde.

«No, non ho rimpianti. Sì, ci siamo guardati un po’ troppo, ma la Sanremo è davvero particolare. Per questo correrla è fantastica. Magari se avessi avuto un compagno con me nel finale sarebbe andata diversamente: sapevo di essere il più veloce a quel punto».

Sul Poggio e sulla Cipressa Caleb si difende alla grande
Sul Poggio e sulla Cipressa Caleb si difende alla grande

Ewan e la Tirreno 

In tanti dicevano che non sarebbe stato in grado si sprintare dopo 300 chilometri. La sua risposta è stata quella di conquistare un podio in rimonta. Il lavoro in salita ha pagato e non è arrivato allo sprint con le gambe vuote.

Però c’è un qualcosa che dopo una prestazione simile, viene da chiedersi. Come mai si è fermato alla Tirreno? Nella tappa verso Gualdo Tadino il corridore della Lotto Soudal si è ritirato lamentando problemi intestinali. Il che ci può stare con le temperature di quel giorno, ma avendolo visto alla partenza di quella stessa tappa proprio non sembrava non essere in forma. Rideva e scherzava con i suoi compagni e sembrava uno dei più vispi in assoluto. L’idea è che stesse già pensando alla Classicissima e che volesse risparmiare energie. In fin dei conti per lui si profilavano solo tappe decisamente poco adatte alle sue caratteristiche. In ogni caso, chiunque vorrà vincere la prossima Sanremo dovrà fare i conti anche con Ewan.

Wellens, promessa matenuta. E adesso la Liegi

09.02.2021
4 min
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Con una previsione centrata in pieno, nei giorni del ritiro della Lotto Soudal, Tim Wellens aveva detto che quest’anno gli sarebbe piaciuto partire subito forte. Non voleva ripetere il debutto sfortunato del 2020, quando a causa di un problema fisico non era riuscito a correre la Parigi-Nizza. Con l’Etoile de Besseges vinta in apertura, il belga ha centrato l’obiettivo e si lancia verso una stagione in cui cercherà di dare un tocco di completezza al suo palmares. Trent’anni a maggio, ha vinto brevi corse a tappe, come il BinkBank Tour e il Tour de Pologne. Ha vinto tappe al Giro e alla Vuelta. Eppure quando parla, ogni volta dice che la sua ambizione è vincere una grande classica, lasciando intuire lui per primo di non essere pienamente soddisfatto.

Nella crono finale di Ales, con arrivo in salita, Wellens si è ben difeso da Kwiatkowski
Nella crono finale di Ales, si è ben difeso da Kwiatkowski
E’ così anche quest’anno?

Non potrebbe essere altrimenti (sorride, ndr). Sono ancora convinto di poter vincere una grande classica. E’ il mio grande obiettivo. Non credo che sarò mai felice solo con vittorie di tappe dei grandi Giri. Sono bei risultati, ma non mi bastano.

Una classica a caso?

Direi di sì, ma anche no… Tante mi si addicono. Potendo scegliere, vorrei che fosse in Belgio. Che fosse un monumento. E siccome quella che più mi piace è la Liegi-Bastogne-Liegi, se potessi scegliere, vorrei proprio lei: la Doyenne!

Eppure le due tappe alla Vuelta hanno salvato il tuo 2020…

E’ stato un anno speciale per tutti, difficile per tutti. Non credo si possano fare paragoni con altre stagioni passate e spero di non doverne vivere un altro simile. Se fosse stato un anno normale, guardando quelle due vittorie, avrei pensato a un magro bilancio. Invece quei due successi mi hanno permesso di affrontare l’inverno con la testa giusta.

Già in ritiro, Wellens aveva detto di voler partire forte: missione compiuta
In ritiro Wellens aveva detto di voler partire forte
Vale a dire?

Se chiudi male la stagione, hai mille rimpianti e non riesci a riposarti davvero. Invece aver chiuso con il dolce in bocca per me ha significato entrare nell’inverno con la consapevolezza che va tutto bene. 

Come è stato il tuo inverno?

Veloce. Sono stato per 8-9 giorni senza bici. So che altri corridori staccano molto più a lungo, ma a me dopo quel tempo viene il desiderio fortissimo di ricominciare. Sono ripartito bene e, avendo finito così tardi con la Vuelta, alla ripresa la mia condizione era già buona. Non ho cambiato molto. Ho tutto chiaro in testa ora, i miei obiettivi e come raggiungerli.

Di quali obiettivi parli?

Il primo momento chiave sarà all’Omloop Het Nieuwsblad. Poi c’è il grosso punto di domanda della Parigi-Nizza, che ha un bel percorso. Ma non potrei correre la Strade Bianche e mi dispiacerebbe. Poi andrò alle classiche fiamminghe e le ardennesi, con il dubbio se fare o meno la Freccia Vallone in vista della Liegi. Invece nell’estate sarò al Tour de France e solo quello. Penso che un grande Giro vada più che bene.

Sul podio finale, Wellens ha preceduto Michal Kwiatkowski, a sinistra, e Nils Politt
Podio finale, Wellens con Kwiatkowski, a sinistra, e Politt
Non dici nulla del mondiale in Belgio, per giunta dalle tue parti?

Durante il ritiro in Spagna sono venuti a trovarmi i tecnici della nazionale per parlarne. Il percorso è bello e tutti i belgi vorrebbero partecipare, compreso me. Vedremo cosa dicono i direttori sportivi, perché abbiamo una grande chance di vincere con Wout Van Aert, per cui per il momento la mia posizione potrebbe essere quella di esserci per supportate la nazionale.

Pensi che sarà una grande festa come il Fiandre?

Covid permettendo, sarà molto di più. Mi viene da pensare alla partenza del Tour da Bruxelles. Un’atmosfera diversa, una settimana di gente da tutto il mondo e di allenamenti con la maglia della nazionale sulle strade del Paese. Vedremo dopo il Tour in quale modo potrò arrivarci bene, ma quasi certamente mi avvicinerò senza fare la Vuelta.

E Conca? Aspetta il debutto incrociando le dita

02.02.2021
4 min
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Il fisico da passistone belga Filippo Conca ce lo ha, quello è sicuro! Il comasco è alto un metro e novanta e quindi tutto lascia pensare che possa spaccare le pietre del Nord. In realtà è anche molto magro, sfiora i 70 chili, e avendolo anche seguito da dilettante possiamo dire che è anche un buono scalatore.

Filippo è da poco tornato dal ritiro ad Oliva, in Spagna, con la Lotto Soudal. Due settimane di prima vera esperienza nel WorldTour, due settimane in cui ha respirato grande ciclismo.

Primi contatti

«E’ andata molto bene – racconta Conca con entusiasmo – essere arrivato alla Lotto è stata la mia occasione. Dovevo andare con l’Androni ma poi si è presentata questa occasione e viste le difficoltà che ci sono, non solo nel ciclismo, ne ho approfittato. Ormai passano tutti da primo o secondo under 23, io ero già al quarto anno.

«Laggiù in Spagna c’erano tanti campioni, ma devo dire che tutti erano semplici. Ewan, Gilbert… nessuno si è mostrato vanitoso. Il rito di benvenuto? Eh sì, me lo hanno fatto… ma non si dice!».

Filippo quindi ha studiato i suoi compagni. In particolare è rimasto colpito da Roger Kluge, ex pistard tedesco: «Mamma mia come andava in discesa! Aveva un modo tutto suo. Entrava strettissimo, piegava la bici molto e usciva stretto. Poi in salita faceva una gran fatica. Io sono alto, ma lui è più alto ancora di me. Arriva a 1,93 metri».

Conca, classe 1998, ha un contratto con la Lotto fino al 2022
Conca, classe 1998, ha un contratto con la Lotto fino al 2022

L’inseguimento su strada

Filippo racconta il lavoro svolto in Spagna, un lavoro molto mirato al volume e meno alla qualità.

«Ci hanno diviso in tre gruppi, anche per controllare meglio il discorso delle bolle. Soprattutto nei primi giorni abbiamo fatto molti chilometri, poi nella seconda parte è aumentata anche l’intensità. Abbiamo fatto dei lavori, ma più che altro erano dei test per valutare la condizione. Delle prove su uno, cinque e dieci minuti.

«Hanno diviso i gruppi per caratteristiche tecniche, ma non era facile trovare una quadratura per numero e caratteristiche appunto. E infatti io e Oldani siamo finiti con i velocisti! Che non è proprio il nostro gruppo. Però per essere gennaio va bene. Alla fine i tre gruppi hanno fatto più o meno lo stesso lavoro».

In Spagna Conca deve essersi divertito. Oltre a ritrovarsi tra i grandi ha effettuato anche dei lavori particolari, come l’inseguimento a squadre.

«Esatto, dividevano il nostro gruppo in due squadre da quattro e facevamo delle sessioni di 7-8 minuti ad inseguirci. Quattro partivano e 20” dopo altri quattro gli davano la caccia. E nella seconda sessione si cambiava tra chi partiva prima e chi dopo».

Oldani apripista

«Paure? No, non ne avevo una in particolare, semmai è stato difficoltoso raggiungere la Spagna. Per due volte ci hanno annullato il volo, la prima perché non si sa, la seconda perché a Madrid nevicava e l’aeroporto era chiuso. Sapete, arrivare al primo ritiro in ritardo non era il massimo!

«Poi Stefano (Oldani, ndr) mi ha aiutato. Con un altro italiano in squadra è stato più semplice ambientarsi. Lui l’anno scorso era l’unico italiano ed era neopro’, mi ha raccontato che non è stato  per nulla facile all’inizio. Con Stefano ci conosciamo da quando avevamo 6-7 anni, nelle prime gare da bambini in Lombardia. Lui è di Varese e già avevamo legato. A volte se viene a fare il giro del Lago di Como ci incontriamo in allenamento, altrimenti no perché tra casa mia e casa sua ci sono quasi 100 chilometri di distanza».

Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Filippo Conca al Giro del Belvedere 2020
Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Filippo Conca al Giro del Belvedere 2020

Pronto per l’avventura

Conca dovrebbe esordire l’11 febbraio in Provenza, ma come dice lui stesso, covid permettendo e incrociando le dita.

«Eh sì. Sia perché stanno annullando diverse corse, sia perché essendo un neopro’ se bisogna far spazio ad un leader che magari doveva correre da un’altra parte, il primo che tolgono sono io. Dopo la Provence dovrei andare in Belgio: Het Nieuwsblad e Kuurne».

Chissà che emozione arrivare lassù con indosso una maglia particolare, quella di un team belga e con Gilbert in squadra.

«Io e Oldani siamo in due gruppi diversi – spiega Conca – Stefano arriverà alle classiche passando per la Parigi-Nizza. Per ora dovremmo correre insieme solo in Provence.

«Cosa mi aspetto da questo primo anno da pro’? Di definire bene il mio ruolo in squadra, di aiutare e migliorare, sono convinto di avere margini. Da under 23 sono sempre migliorato un po’, altri ho visto che sono migliorati meno, forse perché erano già più spremuti da juniores, cosa che sempre di più impone il sistema di oggi. Il rischio è di non emergere e infatti anche io ho fatto fatica». Ma intanto Filippo è lì…

De Gendt, in fuga da tutto. Anche dalla depressione…

20.01.2021
5 min
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Una vita in fuga. Eppure, anche Thomas De Gendt ha dovuto fermarsi a un certo punto della carriera e chiedere aiuto per sconfiggere un avversario troppo forte anche per lui: la depressione. Dal ritiro spagnolo di Javea con i suoi compagni, il trentaquattrenne belga della Lotto Soudal ci ha raccontato come l’ha sconfitta e quali fughe sta preparando in un 2021 che lo vedrà ai nastri di partenza di tutti e tre i grandi Giri.

Al Giro del 2012, De Gendt conquista lo Stelvio: forse l’impresa più celebre
Al Giro del 2012, De Gendt conquista lo Stelvio
Thomas, come procede il raduno?

Qui in Spagna il tempo è fantastico, per cui possiamo fare tantissime ore di allenamento. Di sicuro è meglio rispetto al meteo in Belgio, dove in questo periodo nevica e fa freddo. 

Qualche giorno fa su Twitter hai postato la foto di una roccia in mezzo all’oceano, corredata da un pensiero sulla depressione. Ci spieghi questa scelta così profonda?

Due mesi fa è uscito il mio libro, “Solo”, in cui ho raccontato anche della depressione che ho avuto tra il 2017 e il 2018. Sapendo che avrei ricevuto tante domande sul tema in questo periodo, ho pensato di esprimere il mio punto di vista. Non sono una celebrità, ma il fatto di essere ben conosciuto nel mondo del ciclismo mi dà la possibilità di essere utile e aiutare le persone che ci stanno lottando in questo momento. Parlarne fa bene per capire che è un problema comune e che può colpire anche persone che si credono felici o di successo, come è capitato a me. Sono contento di aver avuto tante risposte sul tema dai miei followers.

Un uomo (spesso) da solo al comando, ma la solitudine non riguarda soltanto la bicicletta
Un uomo (spesso) da solo al comando
Come è riuscito l’uomo delle fughe a non seguire la sua indole e affrontare di petto il problema?

La depressione è cresciuta dentro di me senza che me ne accorgessi. Uno dei problemi della mia personalità è di rimuginare troppo su certe cose e di lasciarmi andare a pensieri negativi. La situazione è peggiorata finché ho avuto problemi coniugali. A quel punto, l’unico modo che avevo per evitare di fare cose stupide era di allenarmi più del normale, soltanto per sentire un po’ di dolore aggiuntivo nelle gambe. Se le mie gambe soffrivano, magari la mia mente sarebbe stata più tranquilla. Era il 2017, durante il ritiro di tre settimane in Spagna.

Poi, cos’è successo?

Ho vinto alla prima occasione possibile, la prima tappa del Delfinato. Sembravo felice, ma dentro di me soffrivo per quello che stavo passando. Poco a poco, la situazione è migliorata perché ho cominciato a parlarne con mia moglie e dopo quattro o cinque mesi ho cominciato a stare meglio e a uscirne. Nella primavera del 2018 ero di nuovo felice e ho ricominciato a godermi tutte le piccole cose che mi ero perso per un anno.

E sei tornato a essere il re delle fughe: cosa si prova quando si è soli contro tutti?

E’ l’unico modo che conosco per vincere. Devo andare in fuga con 9 o 10 corridori e poi giocarmela con loro anziché con tutto il gruppo. Una volta centrata quella giusta, comincio a studiare i compagni di fuga. A volte capita che ci sia qualcuno che non conosco, per cui devo farlo uscire allo scoperto, per capire come sfiancarlo. Bisogna provarci più volte possibile per imparare come vincere e, una volta che accade, è tutta esperienza per le fughe successive.

Che obiettivo hai per il 2021?

Voglio vincere una corsa, visto che nel 2020 non ci sono riuscito. Mi auguro che il calendario non subisca modifiche, ma l’anno scorso abbiamo dimostrato che si possono fare le corse senza grossi problemi. Le perplessità che ho espresso al Giro erano dovute al fatto che in quel momento non mi sentivo tranquillo. Poi però, rispetto agli altri grandi Giri, siamo stati testati il doppio del Tour e abbiamo avuto pochissime positività. Hanno detto che alla Vuelta non c’è stato nessun contagio, ma alla fine della corsa un sacco di corridori e membri degli staff delle squadre si sono ammalati, anche se i media non ne hanno parlato. A ripensarci ora, il Giro era l’ambiente più sicuro.

Non sempre la fuga va a buon fine. A Camigliatello De Gendt si arrenderà a Ganna
Non sempre la fuga va a buon fine. A Camigliatello si arrenderà a Ganna
Hai già deciso su che corse punterai?

Il Giro è sicuramente nei miei programmi e sono curioso di scoprire il percorso. Mi piacerebbe vincere un’altra tappa, come feci nel 2012. Poi, vorrei vestire la maglia di miglior scalatore, perché così riuscirei ad eguagliare il mio compagno Tim Wellens, l’unico belga capace di vestire il simbolo del primato in tutti i tre grandi Giri. Correrò anche Tour e Vuelta e credo che la mia stagione finirà a Madrid, salvo cambiamenti.

Ti manca lottare per la generale?

No, perché c’è troppa pressione. Sei ossessionato dal peso forma, non puoi permetterti nemmeno una giornata storta e devi lottare in qualunque tappa: è snervante.

Che cosa ti piace fare nei pochi giorni in cui non pedali?

Giocare online alla playstation e chattare con i miei amici che conosco da 15 anni, di solito a Grand Thief Auto V, così mi tocca fuggire anche lì. Ecco la mia giornata tipo quando non pedalo: mi sveglio alle 8, faccio colazione, gioco fino a pranzo, poi gioco di nuovo, poi cena, poi tiro avanti ancora fino alle 3 di notte. Mia moglie non è molto felice, ma mi servono giornate così per disconnettermi totalmente dal ciclismo e ricaricarmi».