Il folletto dello Zoncolan nel WorldTour: Fortunato all’Astana

03.01.2024
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ALTEA (Spagna) – Il folletto dello Zoncolan, che su quel giorno del Giro 2021 ha costruito la seconda parte della sua carriera, è infine approdato nel WorldTour con l’Astana. Alla Eolo-Kometa non potevano dargli di più e forse per tirare fuori da Lorenzo Fortunato più di quello che ha già dato serviva un palcoscenico più alto. Offerte per cambiare squadra erano venute anche prima, ma per gratitudine e in cambio della giusta quotazione il bolognese ha scelto di condividere più a lungo il progetto di Basso. Ora che il ciclo si è chiuso, vederlo sorridere con la nuova maglia del team kazako è il viatico per un nuovo inizio.

«Mi sono trovato subito bene – spiega Fortunato – soprattutto in squadra. E’ un ambiente tranquillo, rilassato e mi sto trovando bene con i compagni e lo staff. Poi siamo in tanti italiani e questo aiuta. Sono contento della mia scelta, negli ultimi tre anni con la Eolo mi sono trovato bene e li ringrazio perché con loro sono cresciuto. Così adesso sono pronto per fare questi due anni nel WorldTour».

Fortunato è professionista dal 2019, è alto 1,70 per 57 chili.
Fortunato è professionista dal 2019, è alto 1,70 per 57 chili.

Due anni a perdere

I primi due anni da professionisti non sono stati indimenticabili, complici un livello non ancora sufficiente e l’arrivo del Covid nella seconda stagione, in cui forse Lorenzo avrebbe potuto fare qualcosa di più.

«Se in quei primi due anni con Scinto – sorride – mi aveste detto che sarei arrivato qua, non ci avrei creduto. Poi sono andato alla Eolo e già dopo la prima stagione sarei potuto andare via, ma ho scelto di rimanere. Sono cresciuto tanto. So quello che devo fare e cosa evitare, so come allenarmi. Sono cresciuto su questi aspetti, so mantenere l’equilibrio, sbagliando sono migliorato e mi sento ogni anno più avanti. Magari sbaglierò ancora qualcosa, ma mi sento più maturo. Mi rendo conto di essere appena entrato in un mondo nuovo. Qui siamo in 30 corridori, c’è più organizzazione. Lo staff è numeroso e il budget più ricco. Ugualmente però l’ambiente è molto familiare, si percepisce che la squadra sia una grande azienda, ma anche che umanamente si riesce a fare gruppo».

Sulle Tre Cime di Lavaredo, all’ultimo Giro, Fortunato con Riccitello
Sulle Tre Cime di Lavaredo, all’ultimo Giro, Fortunato con Riccitello

La cura dei dettagli

Essere più maturo riguarda soprattutto la consapevolezza nell’affrontare il proprio lavoro. La capacità di leggere nei propri bisogni, sfruttando al meglio i mezzi messi a disposizione da una squadra più grande e da quello staff così numeroso.

«Se non sei attento ai dettagli – prosegue Fortunato – ora non vai da nessuna parte. Tutto si è spostato al limite, però io cerco sempre di mantenere l’equilibrio e di stare il più rilassato possibile in base al periodo. Non ha senso finirsi in questa fase della stagione, ma quando arriveremo ad aprile sarà il momento di chiudere i rubinetti. Da quel momento in poi, bisognerà guardare la virgola. Sto lavorando con Luca Simoni, il nutrizionista, per mettere a posto alcune cose che trascuravo. Magari avevo la tendenza di non mangiare troppo oppure di mangiare male. Dopo l’allenamento saltavo il pranzo, invece ora ho capito che è importante mangiare il giusto, a non tirare via con uno yogurt e aspettare la cena. Sto cercando di bilanciare tutto e questo mi aiuta molto. Per questo adesso cerco di tenere un margine per averlo nel resto dell’anno, quando dovrò sparare le mie cartucce».

Abbiamo incontrato Fortunato nel ritiro di Altea della Astana
Abbiamo incontrato Fortunato nel ritiro di Altea della Astana

Più fresco al Giro

Quel che resta da capire è cosa l’Astana si aspetti da lui e cosa lui si aspetti da se stesso. Dopo il 2021 dello Zoncolan e della vittoria alla Adriatica Ionica Race, si è passati prima per la fase della classifica nei grandi Giri, poi per la caccia alle tappe e la classifica (semmai) di conseguenza.

«Rispetto agli anni scorsi – dice Fortunato – cambierò un po’ il calendario. Da me si aspettano solidità in salita, mi hanno preso per quello. Sono sicuro che posso farlo e per questo correrò il Giro d’Italia, uno dei miei obiettivi della stagione, soprattutto le tappe di montagna della terza settimana. Avrò il mio spazio, anche se correrò con un leader come Lutsenko, anche se abbiamo due calendari differenti. Qui ho il mio spazio, mi lasciano fare le mie corse già da inizio stagione, anche corse a tappe minori. Punterò il Giro, poi forse anche un altro grande Giro, con l’obiettivo di andare forte in montagna.

«Il bello è che adesso posso scegliere. A novembre con Mazzoleni, che è il mio preparatore, ci siamo messi a decidere il calendario che più fa al caso mio. Questo paga, vado a correre in base alle caratteristiche mie e della corsa. Con Maurizio mi trovo bene. Ho potenziato la palestra che gli anni scorsi trascuravo per essere più solido e poi per il resto lavorerò in salita. Dopo il Catalunya andrò in altura e poi arriverò al Giro con pochi giorni di gara, voglio essere fresco, una cosa che mi è mancata l’anno scorso. Voglio giocare le mie carte davvero al meglio».

Gavazzi smette: ecco i suoi consigli al giovane Piganzoli

03.10.2023
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LISSONE – Francesco Gavazzi si aggira tra i pullman delle squadre con la disinvoltura di chi ha passato una vita in questi spiazzi. Alla partenza della Coppa Agostoni, davanti al pullman della Eolo-Kometa, è pieno di gente: parenti e persone venuti a salutare i corridori. C’è anche la famiglia di Gavazzi, con uno dei due figli che gioca con la sua bici. Ricordiamo che lo stesso Francesco aveva detto di voler smettere con le gare, ma di non voler abbandonare l’ambiente. I giovani, ci aveva detto Ivan Basso, sono il miglior acquisto per la prossima stagione. L’essere riusciti a trattenere ragazzi promettenti permette loro di addolcire l’addio di corridori del calibro di Fortunato e Albanese

«Dopo l’Agostoni – dice – mi restano la Bernocchi (corsa ieri, ndr), il Piemonte e le due in Veneto, se non cambieranno i programmi. Avvicinarsi al finale di carriera mi rende tranquillo, me la sto vivendo bene. Non dico che è una liberazione, ma sapere di aver dato tutto quello che avevo mi fa sentire sereno. Sinceramente non vedo l’ora che arrivi in fretta il 15 ottobre, perché si è stanchi».

Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni
Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni

I consigli di “Gava”

Gavazzi ha messo alle spalle 39 primavere il primo di agosto di quest’anno. Dopo che in gruppo ha passato la maggior parte del tempo abbiamo provato a stilare quelli che sono i suoi consigli ai giovani che rimarranno in Eolo-Kometa.

«Nel ciclismo di adesso – racconta Gavazzi – non c’è tanto tempo di sbagliare, sia in corsa che fuori corsa. Sicuramente rimanere in una squadra come la Eolo che ti coccola e ti fa crescere senza stress in un ciclismo esasperato penso sia la cosa migliore. Si tratta di ragazzi di 20,21 e 22 anni, sono giovani: le pressioni sono forti. Rimanere in una squadra come la Eolo ti permette di prenderti il tuo tempo, crescere e inserirti nel gruppo. Senza però dimenticare le esperienze agonistiche, le corse a cui abbiamo partecipato sono importanti: Giro d’Italia, Sanremo e Lombardia per esempio».

Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Come ci si avvicina a questi appuntamenti da giovani?

A livello di professionalità non deve esserci alcuna differenza rispetto alle gare minori. E’ ovvio che a livello emotivo, invece, ha un peso e sono quelle emozioni che ti ricorderai anche negli anni futuri e che ti fanno crescere come ragazzo e corridore.

Questa estate, a Livigno, avete fatto un ritiro di squadra, un momento più leggero dove avete avuto modo di parlare?

Con “Piga” (Piganzoli, ndr) per esempio, siamo amici perché siamo anche vicini di casa, sono in confidenza. Io ho 39 anni, lui 21, quindi la differenza di età si fa sentire, però si parla delle mie esperienze passate, del ciclismo che era e che è. A tavola, in ritiro, si parla quasi sempre di ciclismo, ci sono tanti aneddoti, anche dei direttori. Sono spunti utili per i giovani per pensare ed essere consapevoli.

Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Qual è la curiosità principale che ha Piganzoli?

Chiede spesso come fosse il ciclismo quando sono passato professionista io, nel 2005. In 17 anni è cambiato tutto: non si pesava la pasta, non c’era TrainigPeaks, iniziavano ad esserci i potenziometri, mentre ora se non ce l’hai non vai nemmeno a letto. La curiosità è sapere come si è evoluto il ciclismo e come era prima. 

Essere curati è positivo da un lato ma può nascondere anche lati negativi…

Un ciclismo professionale e molto più stressante, sia in corsa che fuori. Sia come gestione che come preparazione, risulta davvero molto usurante. E’ giusto viverlo con un distacco e comunque dare il 100 per cento senza farne diventare una malattia. 

La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
Tu che hai visto crescere Piganzoli, quest’anno com’è stato?

Devo dire che ha fatto tante esperienze di rilievo ma è stato anche preservato. Ha capito quali sono le gare del suo livello e ha capito come corrono quelli che vanno forte davvero. Sono convinto che questo 2023 sarà un anno che in futuro gli tornerà molto utile. Dal prossimo anno avrà un bagaglio importante.  

Hai notato qualche “difetto”?

Non lo chiamerei così, però vedo che c’è tanta fretta di crescere e di fare. Dopo la Coppa Agostoni, per esempio, era giù di morale perché non era andato come si sarebbe aspettato. Deve imparare a convivere con queste sensazioni, capita nel ciclismo, anzi sono più le volte che non vai come vorresti rispetto alle altre. Lui non si è fatto prendere troppo dallo sconforto e al Giro dell’Emilia è arrivato 16° che in una gara di alto livello come quella è un grande risultato. Senza dimenticare che lui si è preparato alla grande per il Tour de l’Avenir quest’anno, staccando dalle corse per più di due mesi. Sapete cosa?

Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Dicci…

Ora i ragazzi giovani sono abituati a vedere i loro coetanei super performanti appena passano professionisti. Ma non è sempre così, non tutti sono Evenepoel o Ayuso. Piganzoli ha tutte le carte per diventare un campione e questo primo anno da professionista gli risulterà fondamentale nella crescita.

Ha focalizzato tutta la sua seconda parte di stagione su quell’appuntamento…

E ha fatto bene, perché era l’ultimo anno in cui poteva partecipare, ed in più ha fatto un bel podio e tanta esperienza. Correre gare a tappe di alto livello come l’Avenir gli tornerà utile per il prossimo anno, quando gli obiettivi saranno corse come la Tirreno-Adriatico o il Giro d’Italia.

Come lo vedi in allenamento, abitando vicino qualche volta avrete pedalato insieme…

E’ molto tranquillo, si allena bene. E’ uno che si sa allenare, sta concentrato il giusto e questo mi piace, perché la gestione per i corridori è fondamentale, così da arrivare alle gare con la testa giusta. Ha una carriera davanti molto promettente. Poi lui, nonostante sia giovane ha capito cosa vuol dire fare il corridore, ha l’atteggiamento giusto.

Basso a tappe forzate verso la Polti di domani

26.09.2023
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Come procede il lavoro di costruzione della Polti che prenderà il posto di Eolo? Ivan Basso in questi giorni è una trottola. Viaggia per l’Italia. Segue le corse. Ha tenuto un seminario sull’importanza di fare squadra proprio con gli agenti della rete vendita del nuovo sponsor e nel frattempo cerca di mettere ogni tassello al suo posto.

«Andiamo avanti – spiega Basso fermandosi per due chiacchiere durante Italian Bike Festival (in apertura nello stand Dinamo) – facciamo ogni giorno un nuovo step. Il lavoro procede molto bene nella direzione che immaginavo. L’arrivo di Polti ha risvegliato non solo l’interesse interno, ma ha portato un’ondata di futuro partendo dal passato. Questa per me è stata la seconda cosa positiva che è accaduta in queste settimane. Si aggiunge il fatto, ora ufficiale, che Eolo resterà con noi, con una partecipazione non da title sponsor, però comunque importante. Kometa ha confermato la sua presenza. Praticamente tutti gli sponsor tecnici hanno confermato. Visit Malta ha rilanciato. Mi piace molto il modo in cui sta nascendo la squadra e ci sono altre due novità. Un co-title sponsor in arrivo e il forte interesse in un progetto che ho in mente già da tre anni e che annunceremo nelle prossime settimane».

Albanese e Fortunato, qui in una foto del 2021, lasciano la Eolo per andare all’Arkea e all’Astana
Albanese e Fortunato, qui in una foto del 2021, lasciano la Eolo per andare all’Arkea e all’Astana
Di cosa si tratta?

Di un gruppo di aziende importanti, che non avranno il logo sulla maglia, ma ci sosterranno. E’ qualcosa che abbiamo sviluppato con i fratelli Contador e adesso i tempi sono maturi per portarlo a termine. Si tratta di un’attività comunque connessa alla squadra, con sponsor importanti che faranno parte del nostro gruppo. E poi c’è il mercato…

Qualcuno va via…

Ci sono due partenze importanti: quelle di “Alba” e “Fortu” (Vincenzo Albanese e Lorenzo Fortunato, ndr), due ragazzi che hanno dato modo a questa squadra di crescere, crescendo a loro volta insieme a noi. E quando due corridori così sono in uscita e vengono rivalutati, vuol dire che la collaborazione è andata bene. Quindi da un lato sono contento per loro, che sono entrati con un valore ed escono molto più forti, dall’altro nella mia testa c’era comunque l’idea di rivoluzionare la squadra, perché è normale che i cicli si concludano.

Fra i talenti rimasti in casa Eolo (futura Polti) c’è Davide Piganzoli, ottimo scalatore e forte anche a crono
Fra i talenti rimasti in casa Eolo (futura Polti) c’è Davide Piganzoli, ottimo scalatore e forte anche a crono
Da cosa si riparte?

Abbiamo confermato tutti i nostri giovani bravi. Abbiamo preso due ragazzi colombiani Restrepo e Mario Gomez, poi l’inglese Double, elementi che ci possono sorprendere. Okay, tutti mi chiedono il grande nome, ma io non voglio prenderlo da un’altra squadra, io voglio averlo in casa. Abbiamo più di un nome nuovo ed è inutile continuare a lamentarsi di quello che non c’è. Siamo sempre al solito discorso.

Quale discorso?

Io ritengo che questa squadra deve continuare a crescere. Magari non è cresciuta di categoria e siamo rimasti professional, magari non è cresciuta di budget, ma cresce di valori, di competenza, di valore medio dello staff e valore medio dell’organico. In questo momento, non abbiamo le risorse economiche per poter prendere un campione. E allora non ci resta che crearlo in casa. Per me il vero mercato di quest’anno è stato quello di non perdere i giovani buoni, come era invece accaduto con Carlos Rodriguez, Moschetti, Oldani, “Juanpe” Lopez e molti altri. Sicuramente hanno avuto offerte, ma noi siamo una squadra professional con stipendi a volte superiori a quelli che possono avere in certe squadre WorldTour. I nostri corridori sono pagati bene e lo stesso vale per lo staff.

In un seminario per gli agenti Polti, Basso ha spiegato le analogie fra una cronosquadra e il lavoro di equipe
In un seminario per gli agenti Polti, Basso ha spiegato le analogie fra una cronosquadra e il lavoro di equipe
La maglia ha preso finalmente forma?

Sì, ma non è ancora definitiva. E’ chiaro che cambierà la cromia, però cercheremo di mantenerla bella, pulita. Questa squadra è piaciuta non solo per i risultati sportivi, ma anche per lo stile e il comportamento. Sarà così anche per il prossimo anno.

Quali sono i prossimi passi?

Quando c’è un cambio importante, bisogna portare a termine l’attività del 2023 e iniziare il 2024, cercando di fare tutto al meglio. Quindi c’è questa stagione da finire nel migliore dei modi, immaginando intanto l’architettura della prossima. Voce per voce, passo per passo.

Sostituire Fortunato e Albanese: Zanatta spiega come

29.08.2023
4 min
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La Eolo-Kometa nel giro di pochi giorni ha perso Vincenzo Albanese e Lorenzo Fortunato (nella foto di apertura). I due italiani passano nel mondo dei grandi, nel WorldTour. Il primo con la Arkea-Samsic, mentre il secondo alla più italiana Astana Qazaqstan. Due pedine importanti lasciano il nido di Basso e Contador, con loro hanno imparato a spiccare il volo ed è giunto il momento di provarci. Spesso Albanese e Fortunato hanno potuto contare sull’appoggio di Zanatta, che dall’ammiraglia li ha guidati ai vari successi. 

Albanese nel corso di questi 3 anni con la Eolo si è dimostrato un corridore solido
Albanese nel corso di questi 3 anni con la Eolo si è dimostrato un corridore solido

Un viaggio lungo 3 anni

Albenese e Fortunato, entrambi del 1996, sono arrivati alla Eolo-Kometa nel 2021, dopo due esperienze non positive. I due si sono ricostruiti, sono cresciuti e maturati arrivando ad essere i corridori di oggi. 

«Sono arrivati da noi – racconta Zanatta – che erano già professionisti, ma le loro esperienze passate non erano state ottime, anzi. Li abbiamo aiutati a ritrovarsi e a crescere, raggiungendo un buon livello di prestazioni e continuità. Fortunato è arrivato a vincere una tappa al Giro (nel 2021, ndr), ha fatto bene ai campionati italiani, ha vinto il Giro delle Asturie e si è confermato al Tour of the Alps. Albanese, invece, dopo una difficoltà iniziale ha ottenuto più di 50 piazzamenti tra i primi dieci in tre anni».

Davide Piganzoli, a sinistra, ha portato a termine un ottimo Tour de l’Avenir, con un terzo posto finale (foto Tour de l’Avenir)
Davide Piganzoli, a sinistra, ha portato a termine un ottimo Tour de l’Avenir, con un terzo posto finale (foto Tour de l’Avenir)

Spazio ai giovani

Avere una continental, la Kometa Xstra, dalla quale pescare i corridori del futuro aiuterà sicuramente la Eolo-Kometa. I ragazzi ci sono e quest’anno sono cresciuti, altri invece arriveranno. Insomma, il materiale c’è, bisogna lavorare per costruirlo ed affinarlo.

«Una professional deve lavorare così – dice Zanatta – deve far crescere i propri ragazzi con la speranza di farli andare nel WorldTour. Prima di tutto per loro, poi anche per noi stessi. Se dimostriamo di saper lavorare bene gli sponsor arriveranno, come Polti, e magari al posto che perderli riusciremo a tenerli. 

«L’anno prossimo ci sarà spazio per i giovani cresciuti in casa – continua – come Piganzoli, Tercero e Munoz. Poi abbiamo preso De Cassan, che è un profilo interessante, ma dovrà crescere. Da lui dobbiamo aspettarci un percorso simile a quello di Piganzoli e Tercero, che quest’anno hanno preso dimestichezza con la categoria. Un altro ragazzo che quest’anno è cresciuto molto è Javier Serrano. I corridori li abbiamo, starà a noi fare del nostro meglio».

Fernando Tercero, alle spalle di Fortunato, è uno dei giovani scalatori pronti a prendersi la scena
Fernando Tercero, alle spalle di Fortunato, è uno dei giovani scalatori pronti a prendersi la scena

Il mercato 

«Ci siamo mossi sul mercato – replica Zanatta – e continueremo a farlo. E’ arrivato Jhonatan Restrepo, classe 1994. Lui è un corridore che ha esperienza e sul quale si potrà lavorare fin da subito. Arriveranno anche altri corridori, so che Basso e Contador si stanno muovendo sul mercato. Senza dimenticarci che tante soluzioni le abbiamo in casa: a partire da Davide Bais, che ha vinto una tappa al Giro d’Italia quest’anno (la seconda per il team Eolo-Kometa, ndr).

«Poi abbiamo in squadra abbiamo tanti corridori validi e che si stanno mettendo in mostra: Rivi che recentemente ha vinto una tappa al Tour Poitou. Senza dimenticarci di Lonardi e Maestri».

Samuele Rivi è uno dei corridori già presenti nel team sul quale si potrà puntare nel 2024
Samuele Rivi è uno dei corridori già presenti nel team sul quale si potrà puntare nel 2024

Due perdite importanti

I profili di Fortunato e Albanese, tuttavia, non sono semplici da sostituire in termini di prestazioni e di risultati. I giovani ci sono, è vero, ma serve anche qualcuno che sia pronto subito, per garantire, o almeno provare a farlo, dei risultati. 

«Per quanto riguarda gli scalatori per sostituire Fortunato – continua Zanatta – possiamo contare sui giovani: Tercero e Piganzoli. Entrambi erano impegnati al Tour de l’Avenir, il primo era quinto ma a causa di una caduta è uscito di classifica. “Piga” (Piganzoli, ndr) è salito addirittura sul terzo gradino del podio».

«Forse – ammette Zanatta – il profilo più difficile da sostituire sarà quello di Albanese. Per duttilità e capacità in corsa ha dimostrato di poter correre ovunque: volate di gruppo, ristrette e in più ha saputo far classifica anche in brevi corse a tappe, come il Giro di Sicilia. Lonardi può essere la figura giusta, sta facendo bene (6 piazzamenti nei primi dieci in agosto, ndr). Non ha ancora firmato il rinnovo ma sta correndo molto bene, vedremo se riuscirà a dare continuità ai risultati da qui a fine stagione.

«Intanto ci godiamo ancora Albanese e Fortunato, abbiamo un bel mese intenso di gare insieme. Siamo comunque consapevoli che le soluzioni ci sono. Chiaramente ci dispiace che se ne vadano, ma la nostra squadra funziona, i risultati lo dimostrano».

Un Fortunato in crescita, in marcia dalle Asturie sull’Italia

30.04.2023
5 min
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Il tono di voce non è più quello del ragazzino felice per aver pescato il jolly. Lorenzo Fortunato ha terminato le premiazioni alla Vuelta Asturias e ora sta facendo rotta verso l’albergo. Stasera cenerà con la squadra e poi tornerà a casa.

Mancano sei giorni al Giro d’Italia. Anche nel 2021, il bolognese passò da qui e arrivò tredicesimo, per poi vincere sullo Zoncolan. Questa volta se ne va con una vittoria di tappa e la classifica finale nello zaino e lo stesso avvicinamento alla corsa rosa cambia di sapore. Non è tanto per la vittoria, fa capire Lorenzo, quando semmai per la consapevolezza che il buon lavoro svolto finora sta dando buoni frutti.

«Sono contento – ammette quando gli chiediamo se si senta finalmente più leggero – ma vi dico che prima non mi sentivo così pesante. Vincere è stato un’ottima cosa per me e per la Eolo-Kometa, perché mi dà fiducia. Conferma il fatto che si è lavorato bene. Al Tour of the Alps ci eravamo mossi nel modo giusto. Prima o poi torna tutto ed è da tutto l’anno che stavano facendo bene».

Il duello tra Fortunato ed Einer Rubio ha animato la Vuelta Asturias
Il duello tra Fortunato ed Einer Rubio ha animato la Vuelta Asturias

Vittoria e prudenza

Ieri è ventuta la vittoria di tappa a Cangas del Narcea, con la lucidità di chi vuole alzare le braccia, ma non vuole rischiare un solo grammo più del necessario, per non compromettere il Giro. Sull’Alto de Acebo, Fortunato ha sferrato il primo attacco, prima con Einer Rubio e poi restando da solo. Il margine di 45 secondi era tranquillizzante, ma c’era ancora da fare la discesa verso l’arrivo, con tutte le possibili insidie del caso e in testa la maledetta serie di cadute dello scorso anno. Poco importa perciò che al traguardo i 45 secondi siano diventati 30. Sono bastati per alzare le braccia al cielo e ritrovare la vittoria che mancava dal 16 giugno 2021, quando si prese il Monte Grappa e la classifica finale della Adriatica Ionica Race.

«Sono molto contento – ha detto ieri – sull’ultima salita ho cercato di andare a tavoletta per lasciarmi tutti alle spalle e non dover rischiare in discesa, visto che il Giro è alle porte e voglio fare bene lì. E’ stato incredibile riuscire ad andare da solo e vincere. Ora è il momento di difendere il primato in classifica generale, ma sono molto tranquillo perché tutti i miei compagni e la squadra hanno dimostrato di essere molto forti».

Ieri a Cangas del Narcea, la vittoria di Fortunato e la maglia di leader
Ieri a Cangas del Narcea, la vittoria di Fortunatoe la maglia di leader

Tour of the Alps e Teide

Oggi si è trattato di controllare Einer Rubio per impedirgli di essere troppo minaccioso, con quel sottile piano di vincere la tappa con Vincenzo Albanese, invece anticipato a Oviedo da Pelayo Sanchez della Burgos BH.

«Sono stati tre giorni importanti – prosegue Albanese – e ora in testa abbiamo il Giro. La squadra ha girato bene, abbiamo tirato tutto il giorno. Abbiamo tenuto la fuga vicina, ma purtroppo alla fine siano stati anticipati (Albanese è arrivato secondo a 17”, ndr). Arrivo a Pescara con due vittorie, una tappa e la generale, ma per fare il bilancio di questa primavera aspetterò fine maggio. La differenza di avvicinamento rispetto allo scorso anno è il fatto che quest’anno sono passato attraverso il Tour of the Alps e un blocco di altura in più sul Teide. Sono arrivato a queste corse un po’ più leggero dello scorso anno e questo mi ha facilitato in salita. In tutti gli sport, il livello si è alzato, perciò bisogna cercare di migliorare ogni anno. Non bisogna sentirsi mai arrivati. Io ho cercato di migliorare, sapevo di poterlo fare in alcune cose e l’ho fatto. Ma adesso penserò già a cosa poter migliorare ancora per il futuro».

Einer Rubio sarà al Giro. Il secondo posto finale dà valore alla vittoria di tappa al UAE Tour
Einer Rubio sarà al Giro. Il secondo posto finale dà valore alla vittoria di tappa al UAE Tour

Si punta alle tappe

Quello che forse ci si aspettava, come detto all’inizio, è che la vittoria fosse un momento di sblocco. Invece Fortunato da questo punto di vista resta in equilibrio, senza lasciarsi andare a grossi slanci.

«Lo scorso anno – dice – non è stato difficile come magari si sarebbe potuto pensare da fuori. Vi dico la verità: io sono sempre migliorato. Dal 2021 al 2022 ho fatto un saltino e poi ne ho fatto un altro quest’anno. Magari per la stampa non è stato così. Per me il 2022 è stato un anno buio per le cadute e non per i risultati. Per quelli sono sempre rimasto sereno, perché sapevo che stavo lavorando bene. E con lo stesso spirito vado al Giro. Proverò a partire più tranquillo, dato che saranno decisive la seconda e la terza settimana. Non guardo la classifica, ma guarderò le tappe. Se poi il piazzamento verrà di conseguenza, tanto meglio. Il primo anno ho vinto una tappa e sono arrivato 16°. L’anno scorso guardavo alla classifica e sono arrivato 15°, perciò voglio correre tranquillo. Guarderò le tappe e se nell’ultima settimana sarò lì davanti, allora la imposterò in modo diverso».

Nella tappa finale di Oviedo, Vincenzo Albanese ha colto il secondo posto: il 4° del 2023
Nella tappa finale di Oviedo, Vincenzo Albanese ha colto il secondo posto: il 4° del 2023

Recupero e relax

Da qui alla partenza del Giro, ci sarà da recuperare. Stasera cena con i compagni, poi se ne starà tranquillo con Veronica. Ceneranno a casa, perché di cene al ristorante ne ha fatte e ne farà sin troppe. Le prime tappe a suo dire permettono di ambientarsi in modo graduale.

«Dopo la crono – spiega – ci sono due giornate intermedie, per cui magari quando arriviamo a Pescara facciamo un bell’allenamento con la squadra, ma per muovere le gambe. Ho corso e fatto altura sul Teide, devo solo recuperare. Saremo in Abruzzo da mercoledì e sabato finalmente si parte…».

Saliamo sul Teide alla ruota di Lorenzo Fortunato

19.02.2023
6 min
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La vetta più alta di Spagna. Con i suoi 3.715 metri, il Teide è il parco nazionale più visitato in Europa e nel mondo il secondo per numero di visitatori. Un vulcano attualmente attivo che si trova sull’isola di Tenerife, nell’arcipelago delle Canarie. Tra i turisti che ogni anno arrivano per apprezzare le sue bellezze e particolarità spicca un’alta percentuale di ciclisti, professionisti e non. Lorenzo Fortunato è tra questi, per lui è stata la prima volta e ad ascoltare le sue parole, ogni giorno è stata una scoperta di un posto magnifico e a misura di ciclista. Passeggiate mattutine nel silenzio assordante della natura incontaminata, paesaggi lunari e un rispetto del ciclista che rende questa esperienza ancora più speciale. 

A condividere il periodo in altura pre stagionale c’era Francesco Gavazzi, che durante i suoi sedici anni di professionismo non aveva mai messo le ruote sui pendii del vulcano spagnolo. Partiamo per il nostro viaggio e facciamoci trasportare dalle parole di Fortunato nel contesto unico del Teide.

Com’è andata la tua preparazione invernale?

Bene, sono soddisfatto. Ho fatto prima il ritiro con la squadra, poi due settimane in altura sul Teide. Per me è la prima volta in altura a inizio stagione. Spero di partire bene. Ho davanti un mese intenso perché dopo l’Andalucia correrò Gran Camino, Laigueglia e Tirreno-Adriatico. Poi rifiato un po’ e preparo il Giro d’Italia

Prima volta in altura pre stagionale e prima volta sul Teide. Portaci là…

Non è come la Sierra Nevada o come l’Etna. Sul Teide sei in cima al vulcano e lo vedi proprio. Arrivi giù e sei al mare. A me è piaciuto molto. La mattina era un momento speciale. La natura incontaminata. Andavo sempre a fare la passeggiata a digiuno prima della colazione. Questo non tanto perché desse particolari vantaggi, ma perché mi piaceva. Una cosa che mi ha colpito molto era l’assenza totale dei rumori alla mattina presto. Poi durante la giornata si anima e si affolla di turisti e traffico per poi alle sette di sera svuotarsi nuovamente. 

Un’esperienza unica…

Oltre che per l’aspetto altura, ciclismo e allenamenti. Ci sono persone che pagano per andare anche solo un giorno mentre noi avevamo la fortuna di starci due settimane. Mi è piaciuto molto.

Dove alloggiavi?

Ero proprio in cima, al Parador. Era davvero freddissimo sia la notte che la mattina. Fino a che non usciva il sole. 

Tutto sommato un clima piacevole?

Faceva parecchio freddo, la notte scendeva sotto lo zero. Poi quando usciva il sole e si scaldava si toccavano i 20 gradi. Più avanti è ancora più caldo. Poi dipende, la prima settimana che siamo arrivati era caldo. Poi c’è stata una perturbazione e all’ombra magari c’erano 2 gradi mentre al sole 15. 

Parlaci del panorama, cosa ti ha colpito?

Il contesto naturale è qualcosa di unico. Paesaggi lunari dovuti alle rocce lasciate dalle colate laviche. Il mare sullo sfondo e le strade bellissime.

Come hai impostato il ritiro dal punto di vista degli allenamenti?

Come tutte le alture, sono partito tranquillo per poi incrementare. Anche perché venivo dal blocco di allenamenti del ritiro. I primi giorni sono rimasto su nell’altopiano e riuscivo a fare 2-3 ore. Poi invece gli altri giorni scendevo, facevo le mie ore giù e infine risalivo su in hotel. La prassi di allenamento era sempre quella, più salivi più andavi tranquillo controllando il cuore anziché i watt, mentre sotto si spingeva come a casa. 

Che tipo di salite sono quelle che portano alla vetta?

Quelle principali sono lunghe ma regolari. Se si vogliono salite dure bisogna cercare strade secondarie, dove le pendenze sono paragonabili a quelle dello Zoncolan

Un altro aspetto oltre al clima che spinge i ciclisti al pellegrinaggio verso le Canarie è il rispetto verso il ciclista. Hai notato questa cosa?

Come traffico e come rispetto per il ciclista hanno una cultura totalmente differente. Quelli che ci suonavano quando stavamo in coppia in strade larghe, erano solo turisti italiani

Curioso ma non difficile da credere…Gli altri automobilisti come si comportavano?

Quando arrivava un locale, ci stava dietro e provocava file chilometriche dietro di noi. A quel punto eravamo noi i primi a fare segno di passare. Stava dietro senza suonare e ti ringraziava quando ti sorpassava. C’è la regola del metro e mezzo, come da noi, a differenza che lì la rispettano veramente e finché non c’è il posto per sorpassare non lo fanno. Poi ovvio, gli incidenti capitano ovunque. Quando sono tornato in Italia devo ammettere che ero impaurito nelle prime uscite. Non ero più abituato. Poi è vero che in Spagna ci sono tante strade con una densità minore di macchine. Da noi è tutto più concentrato. Non deve essere una scusa, ma le strade in Italia sono anche più strette.

Eri solo sul Teide?

No, c’erano Francesco Gavazzi e il nostro massaggiatore Carmine Magliaro

In cima al Teide Fortunato e Gavazzi alloggiavano con il massaggiatore Magliaro
In cima al Teide Fortunato e Gavazzi alloggiavano con il massaggiatore Magliaro
Gavazzi come te non c’era mai stato sul Teide…

In tutti i suoi anni da professionista non c’era mai stato. Prima di smettere di correre ha detto: «Dobbiamo andarci», su consiglio anche del nostro massaggiatore. Il suo sacrificio vale doppio. Con i bimbi a casa, lontano dalla famiglia è stato via per il ritiro in Spagna, corse a Maiorca e poi è venuto diretto sul Teide. Si è fatto un mese e via da casa e non deve essere stato facile. 

Sei soddisfatto della tua preparazione invernale?

Devo dire che è stato un buon inverno. Sono riuscito ad allenarmi al caldo e in altura. Credo di avere fatto tutto nella direzione giusta. Vediamo come va l’esordio per avere un primo riscontro, però devo dire che arrivo un po’ più pronto alle corse rispetto agli altri anni. 

Quindi è un arrivederci con il Teide?

Sicuramente lo terrò di nuovo in considerazione. Non l’avevo mai fatto e devo dire che mi ha soddisfatto. Approvato! Questo tipo di preparazione ti permette a dicembre di dedicarti un po’ di più alla palestra con la certezza che poi per gennaio e febbraio si va al caldo per allenarsi nel migliore dei modi. Questo ti da un po’ più di tranquillità. 

Fortunato, colpo di spugna e ritorno all’antico

22.12.2022
6 min
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Lo Zoncolan è lontano, nascosto dalla neve e dai giorni. Sembra passata una vita, ma era appena il 2021. In quelle tre settimane fra maggio e giugno, si cominciò a immaginare per Lorenzo Fortunato una dimensione per la quale non era pronto. Come quando Ciccone vinse la tappa del Mortirolo e si decise che fosse un uomo da Giro, senza che di questa condanna sia mai riuscito a liberarsi.

Zanatta lo disse subito che forse non era il caso, ma non venne ascoltato del tutto. Solo per questo, rileggendo il 2022 alla luce delle attese, verrebbe da pensare a un anno in cui niente è andato come doveva. Ma è davvero così? E’ il guaio di quando si ha fretta e ogni volta si ha il senso di affrontare un nuovo esame.

Zanatta ha sempre avvertito di non chiedere troppo a Fortunato, lasciandogli il tempo di maturare (foto Maurizio Borserini)
Zanatta ha sempre avvertito di non chiedere troppo a Fortunato, lasciandogli il tempo di maturare (foto Maurizio Borserini)

Contratto in scadenza

Alla fine del 2023 scade il contratto con la Eolo-Kometa, ma non si può dire che per questo Fortunato (in apertura nella foto di Maurizio Borserini) aumenterà l’impegno, perché l’impegno ce l’ha sempre messo. Anche se spesso ha dovuto arrendersi a un livello superiore e a qualche caduta di troppo.

«Cosa posso dire del 2022? Ho iniziato la stagione all’Andalusia – racconta – e anche se non ero al massimo, sono arrivato secondo all’ultima tappa. Ho continuato con la Tirreno, ma ho avuto un problema meccanico alla tappa del Carpegna che non mi ha permesso di arrivare nei 10, sia in classifica che nella tappa. Da lì ho dato tutto per preparare il Giro. Poco prima ho corso le Asturie dove sono arrivato secondo, un altro secondo posto.

«Sul Giro, ognuno può pensare quello che vuole, però io andavo più forte dell’anno scorso, ma ho raccolto meno. Nella terza settimana ci sono stati un po’ di meccanismi che l’anno scorso hanno funzionato bene. Magari andavo in fuga, la fuga si rompeva e io rimanevo indietro…».

Questa la vittoria sullo Zoncolan al Giro del 2021 che ha dato la svolta alla carriera di Fortunato
Questa la vittoria sullo Zoncolan al Giro del 2021 che ha dato la svolta alla carriera di Fortunato
Nei giorni della Tirreno, Ivan Basso disse che in alcune occasioni hai avuto paura di osare.

Purtroppo Ivan aveva ragione e se tornassi indietro, lo farei di più. Probabilmente ho sbagliato ad aspettare la terza settimana per andare in fuga, avrei potuto muovermi anche sull’Etna. Andavo forte. Sul Fedaia c’era davanti la fuga, ma io sono arrivato con Carapaz, che ha perso un minuto. Insomma, ero lì davanti.

Dopo il Giro sei andato alla Adriatica Ionica Race con l’ansia di concretizzare…

Ho voluto continuare, ma sono caduto e mi sono rotto una costola e lo scafoide. Però l’ho scoperto dopo due settimane, quando mi sono ritirato dallo Slovenia, che era subito dopo la Adriatica Ionica. Da lì ho ricominciato a recuperare, diciamo. A fine stagione volevo fare un grande Lombardia, ma sono caduto di nuovo. Avevo fatto bene al Giro dell’Emilia, con il sesto posto, ma quella caduta ha chiuso la stagione.

Il Lombardia 2022 di Lorenzo Fortunato si è concluso così, all’ospedale di Lecco
Il Lombardia 2022 di Lorenzo Fortunato si è concluso così, all’ospedale di Lecco
Le parole che ricorrono maggiormente sono “secondo” e “caduta”. Come mai?

Venivo da una stagione in cui avevo vinto tre corse e volevo riconfermarmi. Da un lato ci sono riuscito, perché ho fatto vedere che comunque in salita sono lì con quelli buoni. Oddio, non proprio con i migliori, quelli sono ancora un po’ avanti. Però volevo di più, non ho raccolto quello che mi aspettavo.

Non sarà che quello Zoncolan si è trasformato in un peso?

No, non mi è pesato. Ho vinto ancora, non mi sono fermato lì. E’ chiaro che dopo quelle vittorie, ero tenuto ad andare forte in tutte le corse. Insomma, è una responsabilità che però a me non pesa, anzi. Mi fa dare quel qualcosa in più nell’allenamento e nella vita, fare quel sacrificio in più che magari prima non facevo e adesso invece sì. Non mi pesa, mi dà motivazione.

Al Giro di Slovacchia, ha conquistato la maglia dei GPM. Fortunato ha 26 anni, è alto 1,70 e pesa 57 chili
Al Giro di Slovacchia, ha conquistato la maglia dei GPM. Fortunato ha 26 anni, è alto 1,70 e pesa 57 chili
Hai parlato di meccanismi che quest’anno non hanno funzionato.

Lo Zoncolan fu la giornata perfetta. Fuga con un paio di compagni, selezione e vittoria. Quest’anno ho avuto tante giornate in cui avevo la stessa condizione, ma forse c’è stato un po’ meno appoggio da parte della squadra. Quei meccanismi di cui parlavo. Magari non ho trovato l’occasione, perché bisogna anche avere un po’ di fortuna. Oppure i miei compagni hanno faticato di più e la loro condizione era meno di quella che avevano nel 2021. In questi casi si capisce che il ciclismo è uno sport di squadra. Però il problema sono stato io, non i miei compagni. Se i risultati non sono venuti, non è certo colpa loro.

Come stai vivendo la preparazione?

E’ un inverno come quello dell’anno scorso, ma sono in scadenza e voglio combinare qualcosa. Non credo di essere uno di quei corridori che va forte solo quando gli scade il contratto, ma di certo sarà una motivazione supplementare. L’anno scorso ho fatto tutto giusto e all’Andalusia ero già competitivo. Lavorerò allo stesso modo. Forse ci saranno dei cambiamenti nel calendario, di cui devo ancora parlare con la squadra e poi decideremo.

Sesto all’Emilia, la corsa di casa: per Fortunato un buon viatico per il Lombardia, ma è caduto e addio sogni
Sesto all’Emilia, la corsa di casa: per Fortunato un buon viatico per il Lombardia, ma è caduto e addio sogni
L’anno in più e il secondo Giro ti hanno dato qualcosa?

Credo che mi abbiano fatto crescere. Sia per un fatto di motore sia per l’esperienza. Ho capito di aver fatto degli errori, ma era necessario farli per riconoscerli. Ad esempio, come dicevo, ho il rammarico di aver atteso un po’ troppo e aver aspettato solo la terza settimana. Dal prossimo anno, se ci inviteranno al Giro, ovviamente rischierò di più già dalla prima settimana.

Perché tanto attendismo?

Perché si parlava di classifica e quindi mi sentivo di dove aspettare la terza settimana. Quest’anno partiremo da una base diversa e se alla fine avrò una bella classifica, sarà la conseguenza di un Giro corso all’attacco. Nel 2021 sono arrivato 15° vincendo la tappa dello Zoncolan. Nel 2022 sono arrivato 16° senza vincere nulla.

A livello di preparazione hai cambiato qualcosa?

No, perché alla fine il mio obiettivo è quello di andare forte in salita. Continuerò a lavorare per la pianura e la cronometro, però l’obiettivo è un altro.

La crono è il punto debole di Fortunato, ma dal 2023 l’obiettivo sarà soprattutto andare forte in salita
La crono è il punto debole di Fortunato, ma dal 2023 l’obiettivo sarà soprattutto andare forte in salita
Com’è vivere a San Marino e allenarsi ogni giorno con il gruppo di quelli che vivono lì?

E’ bello e lo vorrei aggiungere alle ragioni per cui mi aspetto di fare una buona stagione. A parte che San Marino ci ha accolto davvero bene, avere un bel gruppo è importante. Quando arrivo stanco a fine allenamento, ho sempre accanto chi fa più di me e mi riporta a casa. Mi dà la motivazione che non avrei se mi allenassi da solo. Io abito in mezzo, a Magnano: 3 chilometri dopo la Dogana e a 3 chilometri dalla cima, dove vive Ciccone. Però tutti i giorni vado su. Se il ritrovo è alle 10, io in questo periodo parto un po’ prima, arrivo in cima alla città, scendo giù e ho già quei 40 minuti in più che male non fanno.

Hai parlato di modifiche del calendario.

Nella mia idea, correrò in Italia il più possibile. Se ci invitano, mi piacerebbe fare ancora la Tirreno e il Tour of the Alps. Voglio arrivare al Giro già con qualche risultato. Insomma, voglio davvero partire forte.

Le regole di Barredo per il ciclismo che cambia

09.11.2022
6 min
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«Mio papà era muratore. E quando cominciava a costruire una casa – dice Barredo ricorrendo a una metafora – partiva da terra e gradualmente arrivava al tetto. Con i corridori è lo stesso. Bisogna cercare di garantire lo sviluppo fisico e anche psicologico, per arrivare alla maturità giusta e passare professionisti. Ognuno ha il suo tempo. Ma il ciclismo è cambiato tanto. Quando parlo con i ragazzi, faccio spesso i nomi di quelli che sono passati troppo presto e non sono andati lontano…».

Dopo aver smesso di correre, Carlos Barredo si è preso un anno sabbatico, si è iscritto all’Università di Madrid e si è laureato in Scienze Motorie. E dopo aver chiuso la fase di preparazione con un master all’Università di Bilbao su Leadership e Innovazione Sportiva, è diventato allenatore. Inizialmente con un suo centro, in cui seguiva juniores e dilettanti, finché nel 2017 lo hanno chiamato dalla Fundacion Contador ed è entrato a farne parte.

Dal 2017 Barredo è entrato nell’orbita della Fundacion Contador e poi della Eolo-Kometa
Dal 2017 Barredo è entrato nell’orbita della Fundacion Contador e poi della Eolo-Kometa

Lo stesso metodo

Oggi Carlos, asturiano 41enne di Oviedo, è il coordinatore dei preparatori della Eolo-Kometa, dopo aver lavorato con gli juniores e gli under 23.

«Vista la struttura che abbiamo creato – spiega nel suo ottimo italiano – ho avuto l’idea di mischiare tutto, per avere uno staff verticale sulle varie categorie, in modo da seguirli gradino dopo gradino. All’inizio, visto che il budget era limitato, facevo gran parte del lavoro, poi abbiamo iniziato a inserire personale e io sono diventato supervisore di tutti e allenatore di alcuni. La cosa importante è che usiamo tutti lo stesso metodo di lavoro».

Un punto di vista interessante, visto che si fatica a definire i confini della preparazione fra categorie giovanili e professionisti.

E’ difficile far capire ai più giovani che certi tempi sarebbe meglio rispettarli. Basta che accendi la tivù e vedi ragazzi di 19 anni che sono davanti e in certi casi dominano la corsa. E’ la vera battaglia che stiamo facendo. Prendiamo Piganzoli e Tercero, i due ragazzi che passeranno con la Eolo-Kometa nel 2023, dopo aver corso con la continental. Sicuramente potevano passare anche nel 2022 e magari sarebbero andati pure forte. Ma poi siamo certi che negli anni successivi avrebbero tenuto lo stesso rendimento? Avrebbero avuto la solidità che hanno sviluppato con un anno in più fra gli under 23? Io non credo…».

Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli (come lui Tercero) è il primo corridore nato nel vivaio della Fundacion Contador a passare nella Eolo-Kometa (Foto Zoe Soullard)
Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli è il primo corridore della Fundacion Contador a passare nella Eolo-Kometa (Foto Zoe Soullard)
Non tutti infatti si lasciano convincere, Oioli per esempio va alla Qhubeka…

Non ho capito perché, Oioli sembrava contento. Non so neanche se sperasse di passare direttamente e non avendo trovato strada libera, ha voluto cambiare. Abbiamo la stessa situazione con Marcel Camprubì, un ragazzo catalano di 21 anni, che andrà pure alla Q36.5. E’ difficile quando cresci un vivaio, che i talenti rimangano. Spesso lavori per gli altri…

Il ciclismo va veloce.

Cambia di anno in anno. Ora i professionisti vanno forte dalla partenza all’arrivo. Non si scherza più, è tutto controllato. I record vengono abbattuti. Ho visto i numeri di Landa e Hindley sul Santa Cristina al Giro 2022 ed erano più alti di quelli con cui si vinceva il Tour. Infatti al Tour è arrivato Vingegaard e ha fatto altri record. Ogni anno si va più forte, perché prima erano poche le squadre con una grande organizzazione, ora sono tutte livellate.

Come si fa se non hai alle spalle certe strutture?

Ho una massima, che ripeto spesso. Posso avere anche la migliore idea di allenamento, ma serve a poco se non conosco bene l’atleta. Devi conoscere le potenzialità di ognuno e lavorarci perché migliorino, ma senza portarli all’estremo. Non si deve avere la pretesa di arrivare a un livello che non è loro, forzando la mano, per inseguire chissà cosa. Noi possiamo fare delle belle corse e dietro c’è ogni giorno un grandissimo lavoro e un ambiente meno freddo che in altre squadre. Cerchiamo di parlare per avere tutto sotto controllo e capire su cosa intervenire.

Barredo si vede raramente alle corse, lavora spesso nei ritiri (foto Maurizio Borserini)
Barredo si vede raramente alle corse, lavora spesso nei ritiri (foto Maurizio Borserini)
Esci in bici con i tuoi atleti?

Tutto quello che ho pedalato mi basta (Barredo è stato pro’ dal 2004 al 2012, ndr). La bici la uso quando sono a casa per sgombrarmi la testa. Ma quando si parla di lavoro, l’unico protagonista deve essere l’atleta. Noi che lavoriamo con loro, abbiamo già avuto la nostra parte di riflettori.

E’ cambiato anche il modo di allenarsi?

La differenza la vedi nella periodizzazione, nel senso che non è più possibile parlare di pre-stagione. La stagione inizia subito e in questa fase si lavora sul volume, poi ci si sposta verso la qualità. Ci sono corridori che per la loro esperienza fanno meno quantità e iniziano subito sulla brillantezza. Una cosa che cerchiamo di fare è farli lavorare in base a quello che troveranno in gara. E’ una cosa che si fa in tutti gli sport. Cerchiamo di contestualizzare l’allenamento in base al percorso di gara.

Diciamo due parole su Fortunato? Cambierà qualcosa nel 2023?

Si cambia sempre. Nel 2022 Lorenzo è stato più solido dell’anno prima. Ha rischiato di vincere la prima corsa alla Ruta del Sol ed è arrivato sesto al Giro dell’Emilia. Competitivo tutto l’anno. I dati evidenziano il passo avanti, per cui continueremo a fare lo stesso tipo di lavoro, togliendo semmai quello che abbiamo visto non gli ha dato grossi benefici.

Fortunato ha numeri da grande scalatore e capacità di soffrire, ma la crono è un punto molto debole
Fortunato ha numeri da grande scalatore e capacità di soffrire, ma la crono è un punto molto debole
Lo vedi davvero al livello della classifica del Giro?

Sicuramente è un corridore che può fare dei grandi risultati, ma anche se adesso qualcuno storcerà il naso, per fare classifica gli manca troppo la crono ed è qualcosa su cui deve lavorare. E poi deve essere più sveglio in corsa, ma per il resto ha capacità di sofferenza e numeri da grande scalatore. Peccato per le cadute, quest’anno è stato davvero sfortunato.

Solo sfortuna?

Gli ho raccontato di un giorno al Tour in cui caddi quattro volte nella stessa tappa. Sono cose che possono capitare ed era imprevedibile al Lombardia che la borraccia caduta a uno davanti attraversasse mezzo gruppo e finisse sotto le sue ruote…

Si lavora per il primo ritiro?

Esatto, dal 12 al 21 dicembre a Oliva, in Spagna. Il grosso del mio lavoro si svolge dietro le quinte, solo qualche volta mi vedete alle corse. Due anni fa feci tutto il Giro nell’ammiraglia che va davanti sul percorso, altrimenti è più facile trovarmi su qualche salita, facendo test coi ragazzi…

Fortunato cade spesso: come mai? Risponde Zanatta

17.10.2022
4 min
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Quante occasioni ha perso Lorenzo Fortunato per caduta? Una a Brisighella alla Adriatica Ionica Race, che ha compromesso la possibilità di difendere la vittoria 2021. Il ritiro al Giro di Slovenia, per i postumi diretti. Poi, fatti finalmente degli accertamenti e scoperte le fratture di una costola e dello scafoide, la sosta forzata lo ha costretto a saltare il campionato italiano. Una caduta alla Tre Valli Varesine sulla via del Lombardia e una proprio nella classica di fine stagione con… gita in ambulanza fino all’ospedale di Lecco. La stagione di Fortunato si è chiusa così, con un sorriso e un ritiro (foto Eolo-Kometa in apertura). E così, avendo da poco raccontato l’odissea e le paure di Enric Mas, abbiamo pensato di vederci chiaro, chiedendo a Stefano Zanatta, il diesse della Eolo-Kometa, che idea si sia fatto delle ripetute cadute del corridore bolognese.

«Non è che ne abbia fatte poi tantissime – ricorda Stefano – al Giro ad esempio non è caduto. E’ caduto una volta a inizio stagione, una alle Asturie, alla Adriatica Ionica e in finale di stagione. Cadute venute per situazioni difficili, per la pioggia o una borraccia nelle ruote. Cadute che pesano, perché adesso stava andando bene, quindi quella del Lombardia l’abbiamo… sentita un po’ di più. Nell’arco dell’anno non è che abbia avuto cadute così frequenti o gravi».

Due cadute alla Adriatica Ionica Race: classifica andata e conseguenze pesanti
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A volte per bloccarsi basta una caduta sottovalutata…

Non credo sia dovuto al fatto che lui abbia paura o non si fidi del mezzo o che quando è in mezzo al gruppo non si senta sicuro. Non sono successe in situazioni di stress all’interno del gruppo. Sono successe quando si andava più tranquilli e tutte in situazioni diverse. Una in discesa, quando un corridore è arrivato lungo, gli è andato addosso e lui non se n’è accorto. Poi alla Tre Valli, uno si è alzato sui pedali e gli ha toccato la ruota davanti. Lorenzo si è girato ed è caduto, perché era in piedi anche lui e stavano rilanciando sullo strappo a fine discesa, dove si comincia a salire verso l’arrivo.

E al Lombardia?

Una borraccia a terra, caduta a quello davanti. E lui forse per cercare di evitarla, si è spostato un po’, si è sbilanciato e quando c’è salito sopra gli è andata via la ruota davanti. Sono situazioni di gara tutte differenti una dall’altro e non dovute magari a un momento particolare.

Altra caduta in Slovenia dopo quella della Adriatica Ionica
Altra caduta in Slovenia dopo quella della Adriatica Ionica
Visto il tipo di situazioni può essere un problema di concentrazione?

Quando si cade una volta o due, dopo un po’ dei dubbi ti vengono. Sulla stabilità, sulla concentrazione, sulla troppa pressione, il fatto di non essere tranquillo quando non serve. Al momento credo però che sia nella norma. Se fosse caduto ai piedi del Ghisallo, dove c’è lo stress perché voleva stare davanti… Se fosse in occasioni così, vuol dire che magari sei troppo rigido. Qua diciamo che è più un fatto di disattenzione. Non dico che non abbia una dimestichezza grandissima, lo sappiamo che non ce l’ha: non è uno sprinter. Però situazioni simili, a volte è difficile prevederle.

Sta di fatto che per cadute ha perso obiettivi importanti.

In questo finale di stagione non è stato molto… fortunato. Perché poi le altre cadute non è che abbiano comportato grandi conseguenze. Alla Adriatica Ionica, aveva già fatto il Giro d’Italia, quindi sostanzialmente era già nell’ambito di una fase di recupero, anche se poteva essere l’occasione per lasciare il segno. Però andavamo incontro a un periodo in cui avrebbe avuto il tempo per recuperare l’incidente. Invece l’incidente della Tre Valli e poi quello del Lombardia ci sono pesati un po’ di più. Credo che con la condizione che aveva, Lorenzo avrebbe potuto sicuramente giocarsi un posto fra i primi dieci. Sarebbe stato importante fare una bella prestazione. 

Il giorno dopo la caduta in Slovenia, Fortunato riparte, ma si fermerà l’indomani
Il giorno dopo la caduta in Slovenia, Fortunato riparte, ma si fermerà l’indomani
Cosa si può fare?

Durante l’inverno valuteremo se c’è qualcosa che non funziona. Parleremo insieme, ci sta fare qualcosa per capire se le situazioni possono essere legate a una paura come per Mas oppure no. Visto che Lorenzo sarà con noi anche il prossimo anno, come già lo scorso inverno abbiamo lavorato per migliorare a cronometro e raggiungere una stabilità durante l’anno, quest’anno magari valuteremo anche questo aspetto. Sugli atleti l’inverno serve a quello, a cercare di capire dove si possono fare meno errori durante l’anno.