Il viaggio in Valtellina prosegue e nostra guida d’eccezione è ancora Francesco Gavazzi, corridore di casa, maglia della Eolo-Kometa che a quest’area geografica è legata con corda doppia.
Nell’articolo precedente, ci siamo occupati di quattro salite importanti della Valtellina come Campo Moro, Passo San Marco, Passo dello Spluga e Mortirolo. Sia queste sia le prossime sono al centro di Enjoy Stelvio Valtellina 2022, un’operazione che in giorni prestabiliti prevede la chiusura dei passi al traffico, per lasciare via libera ai ciclisti. Perciò, dopo aver annotato che per ragioni di causa maggiore la chiusura dello Spluga per il 3 luglio è stata cancellata, oggi allarghiamo l’azione e ci occupiamo della scalata dei Laghi di Cancano, dello Stelvio, di Bormio 2000 e del Gavia.
Gavazzi, che in questi giorni è a riposo dopo il campionato italiano e tornerà in gruppo alla fine dell’estate, si rimbocca le maniche e inizia il racconto.
Laghi di Cancano
La salita parte a 1.341 metri sul mare e arriva a 1907. Sono 8,2 chilometri con dislivello di 566 metri e pendenza media del 6,9 per cento. Il ciclismo la scoprì prima con il Giro Donne e successivamente, nel 2020, con il Giro dei professionisti che si corse in ottobre. Tappa dello Stelvio, vittoria di Hindley su Geoghegan Hart e maglia rosa ancora al compagno Ackermann.
«Adesso è diventata famosa – sorride Gavazzi, che in Valtellina ci vive – mentre prima non la conosceva nessuno. E’ la meta classica di chi è a Livigno, ma anche a Bormio. Si può prendere da diversi punti, ma alla fine si ricongiungono tutti. Il bello è che vedi sempre le Torri di Fraele e per questo lo scenario è uno dei più belli. Fra le novità degli ultimi anni, che rendono questa strada ancora più gettonata, c’è la possibilità di arrivare in cima. Adesso si possono fare quei 2-3 chilometri lungo il lago con la strada risistemata e c’è anche il bar.
«Mi piace molto andare lassù. E’ impegnativa, ma te la godi. La strada è stretta ed è bello. La salita larga passa di meno, se penso ai drittoni dell’Alpe di Pampeago, mi viene male. La salita con tanti tornanti come Cancano ti offre più riferimenti e permette di prendere meglio il ritmo».
SOLO PER LE BICI
I Laghi di Cancano saranno dedicati alle bici il 23 luglio e il 2 settembre (ore 8,30-12,30 da Fior d’Alpe).
La sistemazione della strada in cima e la presenza di un bar rendono la meta molto apprezzata (foto Parco Nazionale dello Stelvio) La vista intorno è mozzafiato. Per i corridori in ritiro a Livigno è un passaggio obbligato (foto Parco Nazionale dello Stelvio) In cima, le Torri di Fraele, costruite nel 1391 a difesa della valle (foto Parco Nazionale dello Stelvio) La salita dei Laghi di Cancano è diventata popolare grazie al Giro d’Italia (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
La sistemazione della strada e la presenza di un bar rendono la meta molto apprezzata (foto Parco Nazionale dello Stelvio) La vista intorno è mozzafiato. Per i corridori in ritiro a Livigno è un passaggio obbligato (foto Parco Nazionale dello Stelvio) In cima, le Torri di Fraele, costruite nel 1391 a difesa della valle (foto Parco Nazionale dello Stelvio) La salita dei Laghi di Cancano è diventata popolare grazie al Giro d’Italia (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Lo Stelvio
Sua maestà lo Stelvio. Quota 2.758, il valico stradale più alto d’Europa. Finché i cugini francesi, convinti che la vita sia un fatto di misure, decisero di batterlo, costruendo una strada inutile in cima alla Bonette, che permise di salire fino a quota 2.802. In barba all’ambiente, all’ecologia e al buon senso.
Lo Stelvio ha tre versanti. Quello della Valtellina (da Bormio), quello iconico di Prato allo Stelvio e quello Svizzero, l’Umbrail, che si prende da Santa Maria e in passato era la… palestra dei test per Armstrong. Il versante di Bormio è quello che ha le gallerie in basso, i 30 tornanti e la celebre Cantoniera. Pendenza media del 7,6 per cento (massima 14), 21,5 interminabili chilometri e dislivello di 1.533 metri.
«Lo Stelvio – sorride Gavazzi – è lo Stelvio a prescindere dai versanti. Probabilmente quello di Prato è il più storico, ma da Bormio è più battuto dai corridori, è lunghissimo e devi prenderlo con una certa filosofia. Quando arrivi sopra i 2.000 metri, senti la mancanza di ossigeno. Negli ultimi 5-6 chilometri senti che sei limitato e non è una bella sensazione».
L’aria che manca
E’ una salita che ha fatto la storia del ciclismo, lanciando campioni verso la gloria e respingendone malamente altri. E l’alta quota è il fattore spesso discriminante, forse più delle pendenze.
«I corridori ne soffrono anche di più – spiega Gavazzi – perché siamo costretti ad andare forte, non puoi metterti di passo ad aspettare che finisca. Quando arrivi all’ultima Cantoniera, hai ancora un quarto d’ora di gara e ti sembra di non arrivare.
«Ho fatto tanti ritiri pedalandoci sopra – prosegue – e il consiglio è di andare sempre tranquilli. E’ la salita che tutti vogliono fare. Fra giugno, luglio e agosto a qualunque ora incontri ciclisti anche non allenatissimi. Non è il Mortirolo che ti respinge con le pendenze: se anche non sei al top, ti metti con la santa pazienza e lo fai. Nei nostri giri, una delle distanze classiche è Livigno, Forcola, Stelvio, Bormio, Foscagno, Livigno. Vengono fuori 6 ore. In certi allenamenti puoi anche fare qualche lavoro, ma è allenante anche solo farlo in bici. Sono gli allenamenti migliori, quelli che preferisco. Meglio ancora se in compagnia».
SOLO PER LE BICI
Lo Stelvio sarà chiuso per Enjoy Stelvio Valtellina nei tre versanti sabato 3 settembre per la manifestazione Scalata Cima Coppi, 20ª edizione (8-16 da Bagni Vecchi, Trafoi, Santa Maria Val Mustair).
Bormio 2000
A Bormio 2000, Simoni urlò così forte che i suoi insulti all’indirizzo di Cunego coprirono persino la voce dello speaker. Era il Giro del 2004 e la corsa arrivò lassù, con vittoria del veronese in maglia rosa. Da allora non ci sono più stati arrivi, in cima a questa salita della Valtellina che parte dalla cittadina delle terme e in 9,8 chilometri arriva a quota 1.938 con una pendenza media del 7,5 per cento e tratti al 9.
«Non è lunga né impossibile – spiega Gavazzi – perché sono una decina di chilometri regolari. Ha tanti tornanti non stretti e arrivi dove iniziano le piste da sci. In cima c’è un cannone sparaneve utilizzato come fontana, una sorta di monumento agli sport invernali. E’ la salita ideale per fare i lavori, tanto che fra luglio e agosto vedi passare un sacco di pro’. La strada è bella, la pendenza regolare. Oltre ai lavori ci si fanno bene anche i test».
SOLO PER LE BICI
Bormio 2000 sarà riservata alle bici sabato 23 luglio (14-16,30 da località Eira).
La salita di Bormio 2000 parte proprio dalla città delle terme e arriva agli impianti di risalita (foto Parco Nazionale dello Stelvio) La vista è pazzesca, la strada sale per tornanti non troppo stretti (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
La salita di Bormio 2000 parte proprio dalla città delle terme e arriva agli impianti di risalita (foto Parco Nazionale dello Stelvio) La vista è pazzesca, la strada sale per tornanti non troppo stretti (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Passo Gavia
Il Gavia è uno dei giganti della Valtellina su cui si è scritta la storia del ciclismo. Una volta, fino al 1995, non era nemmeno asfaltato del tutto e quella stradina era terreno di sfide mitiche. Il versante di Bormio misura 25,6 chilometri, che diventano 14 se si parte da Santa Caterina Valfurva. La quota di arrivo è di 2.621 metri, la pendenza media è del 5,5 per cento, ma non mancano i tratti a doppia cifra.
«Penso che con lo Stelvio e il Mortirolo – prosegue Gavazzi – il Gavia sia tra le salite più belle e storiche del ciclismo. A essere sincero, il versante di Bormio non l’ho mai fatto in corsa, si fa sempre da Ponte di Legno che è più dura e più lunga. Invece dalla parte di Bormio sono sempre sceso, mentre lo faccio spesso in allenamento. Soprattutto quando sono a Livigno o sullo Stelvio. E’ un po’ particolare, perché comunque tutti lo considerano da Santa Caterina Valfurva, ma arrivarci da Bormio è già una bella salita. Se però lo consideriamo da Santa Caterina, allora non è lungo, perché si parte già da 1.800 metri di altezza».
Fra cielo e terra
Sulla cima ci sono laghetti e un rifugio, che negli ultimi tempi è preso d’assalto da cicloturisti con pedalata assistita. Un’osservazione che ai puristi può far storcere il naso, ma che ha fatto esplodere il marketing del cicloturismo.
«E’ una salita dura e non costante – prosegue Gavazzi – una rampa poi spiana, una rampa dura e poi molla. Però è bella, perché sei in mezzo alle montagne. C’è poca vegetazione essendo in alto, quindi vedi tutte le vette che ti circondano. C’è il ghiacciaio che vedi sulla sinistra e poi il finale, la parte più facile, dove ci sono anche un paio di laghetti. E’ una bella salita proprio da godere, anche per i cicloamatori».
«E’ dura, ma non impossibile. Non è lunghissima – conclude Gavazzi – quindi alla fine tra tutte forse è quella dove ti puoi divertire un po’ di più. Se vuoi forzare, puoi farlo. Se vuoi andare con un bel passo, puoi farlo. E’ un’altra salita su cui trovi tantissimi appassionati che salgono. E in cima la sosta al Rifugio Bonetta è una tappa di rito, con la classica Coca e crostata, Coca e panino».
SOLO PER LE BICI
Il Gavia sarà riservato alle bici domenica 24 luglio (8,30-12,30 da Santa Caterina Valfurva e Sant’Apollonia), domenica 4 settembre agli stessi orari e dagli stessi punti.