Sanremo, classiche e Tour: Milan e la ricerca della velocità

22.01.2025
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«Abbiamo fatto molti sviluppi con Santini per quanto riguarda i body da gara – dice Milan – e i copriscarpe che io utilizzo sempre. L’anno scorso è arrivata la nuova bici, quindi il livello di aerodinamica è stato incrementato molto. Poi ti rendi conto che fai tutti gli studi e ti ritrovi con uno di un metro e 94 sopra alla bicicletta, che per quanto provi a stare il più basso possibile, insomma…».

L’atmosfera è rilassata, si ride e finalmente si parla italiano dopo le altre interviste in inglese. Il media day della Lid-Trek volge al temine, ma parlare con Milan dei suoi progressi e dei suoi impegni è un viaggio molto interessante. E’ la prima vigilia di una stagione senza gare in pista: questo significa più tempo a disposizione per lavorare su strada. La squadra lo ha annunciato nel gruppo del Tour de France, dove andrà senza l’angelo custode Pedersen. Il ragionamento prosegue in un misto fra tecnica e ambizioni personali.

Il programma 2025 di Milan prevede il debutto al Tour, ma prima le classiche del Nord
Il programma 2025 di Milan prevede il debutto al Tour, ma prima le classiche del Nord
Si è parlato molto del tuo muoverti troppo nelle volate…

Si punta sempre a migliorare per diventare il numero uno e anche la squadra ce l’ha bene in mente. Per cui negli allenamenti stiamo puntando tanto anche al modo in cui sprintare, senza tutti quei movimenti della testa. Cercando di essere più aerodinamici possibili, spostandomi magari un po’ più avanti con la testa e col corpo. Sono tutti movimenti che, messi insieme, alla fine daranno i loro frutti. Stiamo lavorando molto anche per quanto riguarda la forza, l’esplosività e tutto l’insieme di cui si compone lo sprint. E anche per le salite…

Per difendersi dagli attacchi?

Bisogna tenere duro anche sulle salite per arrivare allo sprint. Si lavora a 360 gradi per migliorare globalmente e cercare poi di essere i migliori. E si sta lavorando anche sui rapporti. Stiamo ancora usando il 54, ma stiamo inserendo il 56.

Al Giro 2024, Milan ha vinto tre tappe (qui la terza a Cento) e fatto quattro secondi posti
Al Giro 2024, Milan ha vinto tre tappe (qui la terza a Cento) e fatto quattro secondi posti
Sembri bello rilassato, che inverno è stato finora?

Sto bene, è stato un bell’inverno a partire da dicembre, con un bel training camp. Ho passato delle belle vacanze di Natale a casa con la mia famiglia, che va bene prima di iniziare una stagione così lunga. E adesso siamo di nuovo qua a preparare il debutto per cui manca ormai poco. Le sensazioni sono buone, diciamo che sono gasato. Sinceramente ho voglia di correre, la competizione mi manca e il Tour sarà una nuova sfida, un nuovo mettersi in gioco e provare.

Che fascino ha su di te il Tour de France, che per alcuni è il centro del mondo e per altri una corsa come le altre?

Sicuramente per me tutte le gare sono importanti. Ovviamente il Tour ha il suo fascino, ma per me è sullo stesso piano delle altre. E’ importante iniziare bene a una Valenciana, come arrivare nella miglior forma possibile al Tour de France. Certo è una gara che non ho mai disputato prima, in un periodo in cui non ho mai corso, quindi il punto di domanda c’è. Per me sarà quasi tutto nuovo, metterò il massimo impegno nel prepararmi, come faccio per tutte le altre gare.

Fra i lavori su cui si sta applicando Milan, c’è anche la compostezza in volata, cercando l’aerodinamicità
Fra i lavori su cui si sta applicando Milan, c’è anche la compostezza in volata, cercando l’aerodinamicità
Vai in Francia con un obiettivo preciso?

Sicuramente dal primo giorno avremo delle tappe favorevoli, con la maglia gialla subito in palio, quindi sarà molto importante farsi trovare pronti e uniti anche a livello di squadra. Lo prendo come tutte le altre gare, però la concentrazione sarà alta e anche la voglia di fare bene.

Il Tour è lontano, prima ci sono tante volate e tante classiche, giusto?

Inizierò alla Volta Valenciana, poi sarò al UAE Tour, Kuurne, Tirreno, Milano-Sanremo, De Panne, Gand-Wevelgem, Waregem e Roubaix. Poi avrò un periodo di recupero e andrò in altura a Sierra Nevada. Si dice che non faccia bene ai velocisti, ma io ci sono stato diverse volte e mi sono sempre trovato bene. Staremo su una ventina di giorni, poi ci saranno Delfinato e Tour, con il campionato italiano nel mezzo. Si dovrebbe correre a Gorizia, non sarebbe male andare in Francia con quella maglia addosso.

Con la sua fuga alla Gand del 2024, Milan ha propiziato la vittoria allo sprint di Mads Pedersen contro Van der Poel
Con la sua fuga alla Gand del 2024, Milan ha propiziato la vittoria allo sprint di Mads Pedersen contro Van der Poel
Quale delle classiche di primavera vedi più alla tua portata?

Volendo restare con i piedi per terra, penso la Gand: per il momento è quella più mi si addice. Poi magari metterei la Milano-Sanremo. E anche qui c’è un punto di domanda per come andrà nel finale. Si sa, ci vuole anche un po’ di fortuna…

Anche Ganna salta il Fiandre, c’è un motivo preciso per la tua scelta?

L’ho fatto negli anni scorsi e per me è stato bello, perché sono riuscito ad aiutare la squadra e mi è piaciuto esserci. Non sarebbe male rifarlo, anche perché in un futuro resta una corsa che mi piacerebbe vincere. Però so anche che non va bene iniziare ad accavallare tante classiche, si rischia di farle tutte e non portarne a casa nessuna. Meglio selezionarle, avendo davanti un obiettivo bello chiaro.

Jonathan Milan è nato a Tolmezzo (Udine) il 1° ottobre 2000 ed è pro’ dal 2021. E’ alto 1,94 e pesa 84 chili
Jonathan Milan è nato a Tolmezzo (Udine) il 1° ottobre 2000 ed è pro’ dal 2021. E’ alto 1,94 e pesa 84 chili
Sempre restando in ambito classiche, la Sanremo del 2024 non è andata come avresti voluto. Ora tutti pensano a uno show di Pogacar, sei d’accordo anche tu?

L’anno scorso l’indicazione era di arrivare sotto al Poggio e per me il fatto di aver passato la Cipressa e di essere rientrato per dare una mano prima del Poggio è stato un piccolo step in avanti. Quest’anno farò ancora quel che mi diranno, ma il mio obiettivo è cercare di salvare le energie per arrivare il più fresco possibile sotto al Poggio per cercare di tenere un eventuale attacco di Pogacar e di altri rivali. È un grandissimo punto di domanda, perché lui è il grande uomo da battere. Però c’è anche Pippo (Ganna, ndr). Lui ci punta e abbiamo visto che negli scorsi anni era sempre lì e per me ci sarà anche quest’anno.

Alla Sanremo ci sarà Pedersen, che però non sarà con te al Tour: ti sarebbe piaciuto averlo accanto?

La squadra ha preso la decisione di dividerci e forse per Mads non sarebbe stato bello dover andare al Tour per aiutare me. Penso che sia talmente forte, da ambire a momenti tutti suoi per preparare le corse cui punta. Se lo avessero portato per me al Tour sarei stato felicissimo, però guardandola da un altro punto di vista, non so se per lui sarebbe stato il massimo.

Oro e record del mondo nell’inseguimento individuale ai mondiali 2024 di Ballerup: un sogno inseguito a lungo
Oro e record del mondo nell’inseguimento individuale ai mondiali 2024 di Ballerup: un sogno inseguito a lungo
Strada, pista, mondiali e Olimpiadi: abbiamo visto tutto il tuo potenziale?

Oddio, spero di no, sinceramente. Si cerca sempre di migliorarsi, per cui pur non correndo le gare in pista ho in programma di fare qualche ritiro perché comunque per un corridore come me è utile coltivare quel tipo di lavoro, per la potenza e la frequenza di pedalata. Però dopo alcuni anni di doppio impegno, per le prossime due stagioni mi concentrerà più sulla strada e cercherò di fare un altro salto di qualità per quanto riguarda le classiche e il Tour de France.

E’ stato importante chiudere il 2024 con il record del mondo dell’inseguimento e la maglia iridata?

Molto, perché era un obiettivo che avevo da tempo. Ho sempre sognato di vincere una maglia iridata, anche se prima del mondiale ho avuto un momento difficile. Ero uscito dall’europeo con una condizione molto buona, però mi sono ammalato e ho fatto due settimane fermo. Sono tornato ad allenarmi bene solo una settimana prima del mondiale, quindi per me è stata una sfida in tutti i sensi ed è stato importante chiudere così la stagione. Il record del mondo è stata la ciliegina sulla torta.

Bessega prende le misure alla Lidl-Trek Future Racing

08.01.2025
5 min
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Andrea Bessega è uno degli ultimi ragazzi italiani che è passato under 23 in un devo team. Il giovane talento che ha corso i due anni da juniores nella Borgo Molino Vigna Fiorita ora si trova alla Lidl-Trek Future Racing (in apertura foto Lidl-Trek). La formazione di sviluppo del team americano nata lo scorso anno e che ha già raccolto tanti risultati di prestigio, tra i quali la Paris-Roubaix Espoirs. Bessega entra così fra i tredici ragazzi da guardare con particolarmente attenzione. In Italia si era già messo in mostra, conquistando diverse corse nazionali e ben figurando in alcuni appuntamenti di Nations Cup. 

La Lidl-Trek Future Racing è nata nel 2024 come devo team della formazione WorldTour (foto Lidl-Trek)
La Lidl-Trek Future Racing è nata nel 2024 come devo team della formazione WorldTour (foto Lidl-Trek)

Ogni cosa al suo posto

Quello di Bessega è un bel salto, importante, che arriva in un momento delicato della carriera. Nei mesi che hanno portato alla fine dell’anno solare ha già avuto modo di mettersi in contatto con la nuova squadra e di vivere le prime esperienze con loro. 

«Il primo ritrovo ufficiale – racconta – è stato nel mese di ottobre a Bergamo, dove siamo stati per quattro giorni. Lì mi hanno dato la bici per svolgere i primi allenamenti, mi hanno preso le misure e ho conosciuto un po’ lo staff della squadra. Ero emozionato all’idea di conoscere tutti, ma mi hanno accolto bene. Ho avuto conferma del bell’ambiente che si respira anche al ritiro di dicembre. In squadra il clima è ottimo, la cosa bella è che noi ragazzi dobbiamo solamente pedalare. A tutto il resto ci pensa il team». 

Matteo Milan ha accolto Bessega nel team, i due hanno corso nella stessa squadra da allievi
Matteo Milan ha accolto Bessega nel team, i due hanno corso nella stessa squadra da allievi
Che primo impatto è stato?

Il salto tra una formazione juniores e un devo team è enorme. La Borgo Molino è una squadra a nucleo familiare, ci si conosce tutti. Nella Lidl-Trek Future Racing non siamo tanti, ma si vede che il mondo che c’è dietro è grande. Senti di essere collegato al WorldTour. 

Ti sei ambientato subito?

Devo ammettere che mi sono ambientato subito, anche grazie alla presenza di Matteo Milan. Abbiamo corso nella stessa squadra quando eravamo allievi. Lo staff è composto da molti italiani, quindi l’impatto è attutito. Si parla spesso con la nostra lingua e questo aiuta. L’inglese lo so ma è ancora da affinare.

Bessega è passato under 23 dopo due stagioni interessanti da juniores (foto Lidl-Trek)
Bessega è passato under 23 dopo due stagioni interessanti da juniores (foto Lidl-Trek)
Hai parlato con Matteo Milan, ti ha dato dei consigli?

Sì. Nel ritiro di dicembre eravamo in stanza insieme. Penso che essere affiancato da un ragazzo che conosco e che ha già vissuto il team dall’interno sia stato fondamentale. Mi ha spiegato un po’ di cose essenziali. Ad esempio che la sera bisogna andare a cena tutti vestiti uguali, oppure di non farsi prendere la mano in allenamento e seguire i propri lavori. 

A proposito, chi è il tuo preparatore?

Matteo Azzolini, che è lo stesso di Matteo Milan e di altri corridori tra WordTour e team femminile. Mi sto trovando bene con lui, anche se non abbiamo fatto ancora tante cose. Durante il ritiro di dicembre tra incontri e shooting fotografici ci siamo allenati qualche giorno di meno. Adesso, a gennaio, potremo concentrarci solo sulla bici. 

Nel primo ritiro di dicembre ha preso confidenza con dei nuovi metodi di allenamento (foto Lidl-Trek)
Nel primo ritiro di dicembre ha preso confidenza con dei nuovi metodi di allenamento (foto Lidl-Trek)
Come stai svolgendo la preparazione, c’è qualche novità?

A dicembre abbiamo fatto dei test e qualche uscita tutti insieme. Per il resto ognuno ha il suo programma. Arrivo da anni in cui non mi sono mai allenato “seriamente”. Il salto da questo punto è evidente, ora inizio a fare dei lavori specifici e tanto altro. 

In che senso?

Prima di quest’anno non avevo mai fatto determinati esercizi, come le variazioni di ritmo in salita, i 30/30 oppure i 40/20. Sono lavori abbastanza semplici, diciamo che principalmente servono le gambe. 

Bessega ha avuto modo di conoscere e maneggiare anche la nuova Madone (foto Lidl-Trek)
Bessega ha avuto modo di conoscere e maneggiare anche la nuova Madone (foto Lidl-Trek)
Ci sono altre cose che stai imparando a gestire?

Ad esempio l’alimentazione, negli anni precedenti non curavo questo aspetto. Ora con la Lidl-Trek ho fatto un piano alimentare maggiormente curato. 

Con la bici come ti sei trovato?

Bene, la Trek l’avevo usata solo da allievo per sei mesi. Per il resto non ci ho mai pedalato sopra, direi che va tutto bene. Il nuovo modello è molto reattivo e leggero. Anche con il nuovo gruppo SRAM mi sto trovando molto, soprattutto in frenata. 

La Lidl-Trek Future Racing del 2025 è composta da 13 ragazzi di 10 nazionalità diverse (foto Lidl-Trek)
La Lidl-Trek Future Racing del 2025 è composta da 13 ragazzi di 10 nazionalità diverse (foto Lidl-Trek)
Sei in squadra con tanti ragazzi stranieri, anche se alcuni li conoscevi già…

Penso che il fatto di avere molti corridori di diverse nazionalità non sia un problema. Anzi, è un modo per parlare in inglese. Tra di noi parliamo molto, soprattutto con quelli più esperti. Per il momento ho legato molto con Alvarez e Grindley, gli altri ragazzi classe 2006 come me. Ho corso spesso contro di loro, quindi già li conoscevo. 

Prossimo appuntamento?

Adesso torniamo in Spagna per un altro ritiro, alla fine del quale faremo una gara tra quelle della challenge di Maiorca per testare la gamba.

Tao Geoghegan Hart, dove eravamo rimasti?

07.01.2025
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Ripartire da quei 53 giorni di corsa del 2024. Ripartire dal suo talento: Tao Geoghegan Hart si avvia verso un 2025 cruciale per il proseguimento della sua carriera. Per la maglia rosa “d’autunno”, l’inglese che vinse il Giro d’Italia del 2020 (quello post-Covid), è inevitabile tornare al 17 maggio 2023, quando cadde verso Cuneo, proprio durante il Giro, riportando diverse fratture importanti, tra cui quella scomposta al femore. E adesso?

Il 2024 è stato l’anno del ritorno di Geoghegan Hart. Ed è stato anche il primo nelle file della Lidl-Trek. Tuttavia, non è stato ancora un anno fortunato. Quei 53 giorni di corsa sono stati preziosi, ma decisamente pochi per un professionista. I suoi colleghi hanno messo mediamente 20 giorni in più di gara nelle gambe.

Tao Geoghegan Hart in allenamento sulle strade spagnole durante l’ultimo ritiro. L’inglese è parso in buona forma (foto Lidl-Trek)
Tao Geoghegan Hart in allenamento sulle strade spagnole durante l’ultimo ritiro. L’inglese è parso in buona forma (foto Lidl-Trek)

Oltre la sfortuna

E allora, come procede il cammino di Tao? «Certamente – dice Adriano Baffi, uno dei diesse del team americano – come squadra ci si aspettava qualcosa in più e sicuramente anche Tao si aspettava di più da se stesso. Anche nella passata stagione qualche inghippo se l’è ritrovato di nuovo tra le gambe e di certo non è stato fortunato in questo percorso di recupero.

«Però le aspettative restano alte. Sappiamo che Tao può dare di più e siamo certi che in questo 2025 andrà meglio. Dopo quello che gli è successo, si sapeva comunque che ci sarebbe voluto almeno un anno».

Questo aspetto non va affatto trascurato. Anche per Alaphilippe, Bramati ci disse a suo tempo che gli sarebbe servita almeno una stagione intera. E se ricordiamo bene, un anno per tornare ai livelli siderali che gli competono è servito persino a Remco Evenepoel dopo il volo dal ponte al Lombardia. Va detto, però, che Tao era partito benino: un paio di incoraggianti settimi posti in Algarve al debutto e, soprattutto, il nono posto nella generale al Romandia, quando i motori sono ormai a pieno regime per tutti.

Il prossimo 30 marzo, Tao compirà 30 anni: tra Covid e infortuni ha perso almeno due stagioni piene (foto Lidl-Trek)
Il prossimo 30 marzo, Tao compirà 30 anni: tra Covid e infortuni ha perso almeno due stagioni piene (foto Lidl-Trek)

Tao leader

In questi giorni, gli ultimi di vacanza, Geoghegan Hart ha postato alcune foto di buon auspicio: lui in bici col figlio, lui con la squadra… accompagnate da parole di speranza. L’ottimismo non è mai mancato al londinese, che quest’anno compirà 30 anni. Ma soprattutto, quel che conta è che Tao abbia ripreso ad allenarsi con decisione e convinzione.

«Ammetto – riprende Baffi – che non sono poi così a stretto contatto con lui e non so quanto sia vicino al ritorno al suo potenziale completo. La nostra è una squadra molto grande e durante il primo ritiro spagnolo mi sono occupato di altro. Tuttavia, ci ho parlato un po’ e posso dire che è un trascinatore. Per esempio, io ero addetto alla logistica, cosa non facile quando si è in 180 persone, e lui, nella chat preparando il piano del giorno dopo, mi diceva: “Adriano, metti questo perché è importante”. Oppure: “Facciamo così perché secondo me è meglio”. È un leader.

«E poi è anche un ottimo ragazzo dal punto di vista umano. Mi raccontava di quando vinse il Giro e il suo massaggiatore era mio figlio Piero: qualche aneddoto di quei giorni, un capogruppo».

Alla Vuelta tanta fatica ma anche un ottimo volume, ideale in vista dell’inverno che sarebbe seguito
Alla Vuelta tanta fatica ma anche un ottimo volume, ideale in vista dell’inverno che sarebbe seguito

Più leggero…

Tra pochi giorni si conosceranno i programmi definitivi dell’inglese. Geoghegan Hart, però, è già al lavoro. Pensate che ha terminato il ritiro qualche giorno dopo i compagni e inizia quello che verrà qualche giorno prima. La voglia e la determinazione non gli mancano.

«Tao – conclude Baffi – deve ripartire dalla Vuelta. A prescindere dal suo piazzamento, averla terminata è stato importantissimo. Sapevamo da dove veniva e mettere 21 giorni di gara consecutivi nel sacco dà fiducia per l’inverno. Ricordo che è caduto di nuovo al Delfinato l’anno scorso (frattura alla costola, ndr) e quella caduta aveva procurato un altro stop che ha inciso moltissimo nel suo cammino di recupero. In autunno ha tolto le placche… e sarà più leggero! Scherzi a parte, questo dovrebbe dargli un po’ più di sicurezza e tranquillità. Mi ha detto che si sente più libero anche di testa».

C’è insomma da capire che squadra porterà la Lidl-Trek al Giro d’Italia, ma vederlo sulle strade della prossima corsa rosa potrebbe non essere così impossibile, specie se, come sembra, Pedersen e Milan dovessero puntare forte sulle classiche del Nord. Al Giro d’Italia, la squadra potrebbe essere improntata più per la classifica generale. Magari Geoghegan Hart e Ciccone come una coppia garibaldina.

Bagioli è pronto a mordere l’asfalto e ripartirà dall’Australia

06.01.2025
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Il primo anno di Andrea Bagioli con la maglia della Lidl-Trek non è andato esattamente secondo i piani del valtellinese. Il cambio di squadra ha portato qualche difficoltà in più che si è tradotta in risultati lontani da quelli fatti registrare nel 2023, suo ultimo anno con la Soudal Quick-Step. Dopo lo scatto a ruota di Pogacar a Zurigo per Bagioli è arrivato un finale di stagione che non lo ha lasciato in pace. Una volta tornato dalla rassegna iridata la stagione in Europa si è conclusa anzitempo. E’ tornato a correre negli impegni orientali con due gare in Giappone prima di fermarsi e tracciare una linea netta, con l’intento di ripartire accantonando tutti i problemi del 2024. 

«Sto bene – spiega mentre si trova a casa in Svizzera – sono quasi pronto per partire in vista del Tour Down Under. Tra una settimana, il 9 gennaio, inizieremo il viaggio verso l’Australia. Atterreremo il 12. Avremo giusto il tempo di adattarci e saremo chiamati a correre. Penso di avere un buon livello e di essermi messo alle spalle i malanni di fine anno».

Pogacar è appena scattato: sono i famosi 5 minuti a 700 watt. Dietro di lui Simmons e Bagioli
Pogacar è appena scattato: sono i famosi 5 minuti a 700 watt. Dietro di lui Simmons e Bagioli

Finale tribolato e riposo

Una volta rientrato con la nazionale da Zurigo, Bagioli aveva in programma le corse di fine stagione in Italia, con Il Lombardia come meta conclusiva.

«Ho corso all’Emilia – racconta – e poi mi sono ammalato. Un po’ di febbre mi ha costretto a fermarmi e saltare Il Lombardia. Ho concluso la stagione prima del previsto. Vero che sono andato in Giappone ma non stavo benissimo, quindi mi sono messo a disposizione della squadra e poi ho staccato. A differenza degli altri anni non ho fatto una vera e propria vacanza, mi sono concesso solamente un fine settimana nelle langhe. Ho riposato, in tutto lo stacco è durato tre settimane. Il 9 dicembre siamo partiti per il primo ritiro di squadra, in Spagna».

Andrea Bagioli sta pr iniziare la seconda stagione con la Lidl-Trek
Andrea Bagioli sta pr iniziare la seconda stagione con la Lidl-Trek
Uno stacco di fine stagione utile?

Certo. Sia per il fisico che per la mente. Tre settimane per me è il periodo giusto, fare di meno è un rischio. Magari non si riesce a lasciare da parte la bici e l’attività agonistica quel tanto che serve per ripartire bene. 

E tutto è rincominciato, ma come?

I ritiri di dicembre sono sempre quelli più caotici. Ci sono da fare le foto, provare i kit, ecc… Poi una volta terminati questi impegni ci si può concentrare sulla bici. Infatti negli ultimi tre giorni ci siamo messi di buon grado abbiamo fatto un blocco di lavoro tutti insieme. 

Bagioli si è guadagnato la convocazione per i mondiali dopo le prove nelle gare canadesi
Bagioli si è guadagnato la convocazione per i mondiali dopo le prove nelle gare canadesi
L’idea di partire dall’Australia da chi è arrivata?

La squadra me lo ha proposto già a novembre, l’idea mi ha intrigato perché non sono mai andato al Down Under. Tutti me ne hanno parlato bene, così mi sono convinto a provare. Poi con il caldo corro meglio ed evitare di fare il mese di gennaio in Europa non è male. 

Che cosa porti a casa dalla tua prima stagione con la Lidl-Trek?

Avevo obiettivi molto più alti. Non pensavo di soffrire così tanto il cambio di squadra. Non che la Lidl-Trek mi abbia lasciato solo, ma cambiare le proprie abitudini e la routine non è mai semplice. Ero abituato, da anni, a lavorare con la stessa bici e gli stessi materiali

Consonni (sinistra) e Bagioli (destra) saranno al Giro, il primo in supporto i Milan, il secondo a caccia di tappe
Consonni (sinistra) e Bagioli (destra) saranno al Giro, il primo in supporto i Milan, il secondo a caccia di tappe
Qual è stata la parte più complicata?

Forse trovare il giusto equilibrio con le nuove bici. A inizio anno avevamo due modelli: la Emonda e la Madone. Capire come sistemarsi in sella e pedalare non è facile. Poi da giugno abbiamo avuto un unico modello (la Madone Generazione 8, ndr) e devo dire che mi trovo meglio. Penso di essermi adattato al nuovo modo di lavorare in estate, da lì sono tornato un po’ di più ai miei livelli. 

E ora come ti senti?

Credo sia tutto più semplice. Ho trovato la linea da seguire e sono contento. Mi sento tranquillo e senza pensieri, penso di essere tornato in linea con quello che ero a fine 2023. I valori nelle uscite in bici sono buoni e in linea rispetto a quelli degli anni passati. Alla fine i dati sono un valore oggettivo. 

Il freddo e la pioggia della Freccia Vallone sono rimasti nelle gambe di Bagioli
Il freddo e la pioggia della Freccia Vallone sono rimasti nelle gambe di Bagioli
Cambierai altre cose nella prossima stagione?

A parte l’inizio in Australia dovrei tenere sempre il focus sulle stesse gare. Farò la Strade Bianche a inizio marzo e la parte centrale saranno sempre Baschi e Ardenne. 

Com’è stato ripartire così presto per arrivare pronto in Australia?

Ho fatto subito tanta intensità, già a dicembre facevo lavori di qualità. Infatti tra Natale e Capodanno mi sono preso una settimana di recupero per ripartire poi ad allenarmi ad alta intensità. 

Allora ci farai sapere come ti troverai al Tour Down Under?

Certo!

Espargarò in bici? Non è per pubblicità, garantisce Guercilena

02.01.2025
5 min
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Non lo vedrete nei roster della squadra, eppure l’ingresso di Aleix Espargarò alla Lidl-Trek ha fatto molto rumore. Perché non sarà un semplice ambassador del marchio. Appena parcheggiata la sua moto dopo una carriera nella MotoGP costellata di pole position e di vittorie, anche se non illuminata dal titolo mondiale, lo spagnolo ha deciso di reinventarsi rimanendo nel mondo delle due ruote, ma di altro tipo…

Per Espargaròò l’esperienza in bici sarà un’ulteriore tappa nella sua crescita umana
Per Espargarò l’esperienza in bici sarà un’ulteriore tappa nella sua crescita umana

Un suo desiderio

Va chiarito subito un punto: Espargarò ha un peso specifico, nel mondo dello sport, non indifferente e può essere un grande richiamo, ma lo spagnolo non ha la minima intenzione di fare la bella statuina e stare a guardare, troppa la sua abitudine a essere nella mischia. Che cosa potrà fare allora? A rispondere è il team manager Luca Guercilena, che ha voluto in prima persona che l’operazione andasse in porto.

«I contatti con lui sono iniziati ad Andorra – racconta – che ormai a un epicentro per il ciclismo, grazie a Carlos Verona che è un suo amico. E’ stato spesso ospite nei nostri eventi marketing, poi a una cena post Tour ci ha accennato al suo sogno di provare la vita da corridore di ciclismo, da affiancare al suo ruolo di uomo-immagine per la nostra azienda perché può dare molto in fatto di visibilità. Abbiamo quindi pensato di fargli provare gare di gravel, anche del massimo circuito Uci, di mountain bike e magari di vederlo impegnato in qualche Granfondo, poi vedremo come va».

Il catalano ha mostrato subito grandi doti in salita. La bici è sempre stata parte della sua preparazione
Il catalano ha mostrato subito grandi doti in salita. La bici è sempre stata parte della sua preparazione
Che cos’è che, al di la del suo prestigio, vi ha colpito del 35enne catalano?

Innanzitutto non è uno sprovveduto in bici, perché è sempre stata un suo strumento di allenamento per la sua attività motociclistica. Io sono rimasto impressionato da quanto si allena, mi ha detto che la bici era fondamentale per la resistenza almeno quanto la palestra per la forza nello spostare i tanti chili della moto. Da questo punto di vista non ci sono davvero sostanziali differenze con i nostri ragazzi, è un professionista in tutto quello che fa.

Perché avete scelto una multidisciplina per il suo inizio?

Abbiamo voluto innanzitutto lasciargli libertà di scelta. Tra l’altro ha già corso in qualche Granfondo su strada e anche con risultati molto buoni. Io credo che nelle gravel possa fare davvero bene, anche perché lo stimolo del circuito mondiale può dargli nuovi stimoli. Da quel che ho visto Aleix ha una grande abilità di guida e questo è normale vista la sua attività, chiaramente paga dazio nello stare in gruppo, un conto è guidare con pochi centauri al tuo fianco, un altro pedalare in mezzo a centinaia di persone. Ma lui vuole provarci e noi siamo d’accordo.

Vincitore di 3 gare, Espargarò è l’unico ad avere conseguito pole position con 3 moto diverse: Yamaha, Suzuki e Aprilia (foto Michelin)
Vincitore di 3 gare, Espargarò è l’unico ad avere conseguito pole position con 3 moto diverse: Yamaha, Suzuki e Aprilia (foto Michelin)
Che cosa può dare?

E’ un esempio, di professionalità e abnegazione. Con tutto quel che ha guadagnato, vuole ancora mettersi in gioco. Questo per i giovani è un impatto importante. Aleix sa bene che il ciclismo non regala nulla e il suo messaggio, il suo rimettersi in gioco pur a 35 anni è qualcosa d’importante, un messaggio da diffondere. Nessuno gli chiede nulla, ma conoscendolo sappiamo che Espargarò è un agonista nato e che cercherà sicuramente di ottenere risultati.

Come si è posto, che atteggiamento ha?

In maniera molto umile, quella di chi vuole imparare. Ha subito detto che non pretende assolutamente il centro dell’attenzione e che si sente come uno studente alle prime armi insieme a gente che ne sa molto di più. Non pretende certo di mettersi in sella e competere nelle grandi corse, anche se ha detto che gli piacerebbe partecipare e mettersi a disposizione dello staff in qualsiasi ruolo sia utile. Io credo che l’atteggiamento sia un aspetto importantissimo, ho molta fiducia in quello che potrà fare per lui e per noi. Intanto farà la prima parte dell’anno, poi vedremo come andrà e ci porremo nuovi obiettivi.

I compagni sono rimasti stupiti dalle sue doti. Aleix si dedicherà soprattutto a gravel e mtb
I compagni sono rimasti stupiti dalle sue doti. Aleix si dedicherà soprattutto a gravel e mtb
La squadra come l’ha presa?

Molti lo conoscevano, sapevano chi è, ma erano un po’ scettici su quel che potesse fare. Quand’eravamo ad Andorra, appena hanno iniziato a salire in bici si sono ricreduti: asciutto anche più di tanti corridori, tecnicamente ineccepibile, si capiva che non era lì per esibizionismo. La differenza c’è, sia chiaro, ma può fare davvero bene nei contesti più adatti.

Lui ha detto che però il suo sogno è attaccare il numero di qualche corsa professionistica…

Vedremo, facciamo un passo alla volta. Lui ci ha espresso i suoi sogni e noi vogliamo che riesca a realizzarli, piano piano. Ripeto, è un accordo reciproco dal quale possiamo trarre vantaggio tutti.

Ma quale pressione! Gaia Realini è pronta per essere leader

31.12.2024
4 min
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Basta il tono della voce per capire che Gaia Realini è diventata grande: sciolta, sicura, chiara… le sue parole sono schiette e non lasciano spazio ad interpretazione. La scalatrice classe 2001 di Pescara, si appresta a vivere una stagione cruciale con la Lidl-Trek dopo la partenza di Elisa Longo Borghini. Si appresta infatti a ricoprire il ruolo di leader, una responsabilità che accoglie con entusiasmo e determinazione. Il discorso fatto a suo tempo con Teutenberg, circa la pressione, sembra quasi superfluo.

Dopo aver trascorso qualche settimana ad allenarsi nella sua terra natale, dove la neve ha imbiancato le colline dell’entroterra, Realini riprenderà presto il ritiro in Spagna per perfezionare la preparazione. Quello che sta per arrivare sarà il suo quinto anno tra le professioniste e il bagaglio di esperienze inizia a diventare grande, ma troppo deve ancora ingrandirsi. Ma quando si ha una chiara consapevolezza del percorso che c’è da affrontare tutto può diventare più facile.

Una foto scherzosa di Gaia Realini tra i giganti della Lidl-Trek
Una foto scherzosa di Gaia Realini tra i giganti della Lidl-Trek
Insomma Gaia, iniziamo a diventare grandi…

Di altezza, no di sicuro! Scherzi a parte diciamo di sì. Durante questo primo ritiro che abbiamo fatto a dicembre con la squadra si respirava un’aria di cambiamento. Mi hanno detto chiaramente: «Gaia, adesso tocca a te prendere le redini». «Ora devi prendere il posto di Elisa». Per me è ancora abbastanza irreale che lei non ci sia più in squadra.

Possiamo immaginare dopo tre anni fianco a fianco…

Lei mi ha cresciuta, ho seguito le sue orme, ma prima o poi la mamma deve lasciare la figlia, no? Mi sento pronta a rimboccarmi le maniche e a mettere in atto ciò che ho appreso da lei e anche dalle mie compagne di squadra, che mi stanno insegnando tanto. Sono pronta a spiccare il volo.

Però che determinazione! Quindi questa parola “leader” non pesa troppo?

No, non mi pesa più di tanto, perché la squadra crede tanto in me e nella mia crescita. Questo vale sia per le ragazze sia per lo staff. Quando mi dicono: «Ok, adesso sarai leader», mi sento pronta e sono pronta a tutto quello che questo significa.

Lo scorso anno l’abruzzese è cresciuta tantissimo con una grande costanza di rendimento. Eccola con Kopecky al Romandia
Lo scorso anno l’abruzzese è cresciuta tantissimo con una grande costanza di rendimento. Eccola con Kopecky al Romandia
In tal senso, quanto è stato utile il Tour Femmes corso appunto da capitana?

Il Tour Femmes è stato un bel trampolino di lancio per me, un vero biglietto da visita. Doveva esserci Elisa, ma per problemi fisici non ha potuto partire. All’ultimo momento mi hanno detto: «Gaia, farai la leader». È stato un salto improvviso, da un giorno all’altro mi sono ritrovata capitana. Adesso però è diverso, perché se dovrò affrontare un Grande Giro come capitano lo saprò molto prima. Quello è stato come un grande svezzamento.

Non c’è più Longo Borghini, chi è oggi il tuo punto di riferimento in squadra?

Lizzie Deignan – ribatte Realini senza indugio – lei per me è una spalla destra in tutto e per tutto. Ormai abbiamo un feeling speciale, non ci serve nemmeno parlarci in gara: con uno sguardo capisce come sto, cosa devo fare, dove portarmi. Con lei sono sempre al posto giusto al momento giusto. Approfitterò di quest’ultimo anno in cui lei correrà per catturare tutto ciò che mi può insegnare e portarlo con me nelle prossime stagioni.

Realini tira per Longo Borghini. Dal prossimo anno saranno rivali
Realini tira per Longo Borghini. Dal prossimo anno saranno rivali
Per essere una donna di riferimento in squadra, su cosa pensi di dover lavorare?

Devo fare un salto di qualità a livello psicologico, rafforzare ancora di più la mia mentalità. E mi riferisco anche alle corse. Ma questo arriva col tempo e con l’esperienza. Non sono una capitana che rompe troppo le scatole o che pretende.

Dovresti parlare un po’ di più, esporti: giusto?

Esatto. Non parlando abbastanza, le altre ragazze a volte si trovano spaesate e sono loro a chiedermi: «Gaia, cosa dobbiamo fare?». «Di cosa hai bisogno?». Insomma, devo spiegarmi meglio, farmi capire, dire al momento giusto: «Ragazze, ho bisogno di questo, stiamo unite». Lizzie per esempio mi capisce con uno sguardo, ma non per tutte è così. Devo imparare ad aprirmi di più.

Quando inizierai la stagione? E in vista dei grandi Giri farai solo corse a tappe?

Inizierò con la Valenciana. Al momento non abbiamo ancora definito il calendario al 100 per cento, ma credo che farò anche qualche gara di un giorno oltre alle corse a tappe. Servono anche quelle.

Sardegna, cross annullato: cosa fa Lucinda Brand?

17.12.2024
7 min
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Dieci giorni dopo la prova di Coppa del mondo di cross a Oristano cancellata per il vento, restano storie stupende che vale la pena raccontare. Chi avrebbe mai detto che Lucinda Brand si sarebbe trasformata in istruttore d’eccezione per i bimbi del team locale? Si potrebbe pensare che le raffiche abbiano portato via tutto, invece non è andata così. Luca Massa e il suo fantastico staff di Crazy Wheels si sono caricati l’intera situazione sulle spalle e non si sono fermati finché ogni cosa non è andata al suo posto.

«Soprattutto il mio staff – sottolinea Massa – vorrei dire grazie a tutti. Negli ultimi mesi ho avuto i miei problemi di salute, per cui sono stato spesso assente. Loro hanno gestito benissimo la preparazione dell’evento e mandato avanti nel frattempo anche la scuola di ciclismo».

Riconosciuto il loro merito, con Luca iniziamo un racconto inatteso, fatto di umanità ed episodi che non sono stati raccontati, ma descrivono nel profondo l’umanità del ciclismo e dei suoi protagonisti.

Luca Massa aveva incontrato Mathieu Van der Poel ai mondiali di Tabor 2024
Luca Massa aveva incontrato Mathieu Van der Poel ai mondiali di Tabor 2024
Luca, maledetta sfortuna…

E’ andata così. Sul fronte della copertura delle spese, riusciremo a gestirla, bisognerà valutare il fatto di poter ripetere l’evento. Flanders Classics e le altre società che sono intervenute hanno avuto delle spese e hanno bilanci da far quadrare, non sappiamo come reagiranno. La cosa positiva è che hanno lasciato qui un pezzo di cuore. Abbiamo lavorato bene e creato delle ottime sintonie. Siamo rimasti in contatto. Lucinda Brand è rimasta qui in ritiro e ha fatto lezione ai ragazzini della nostra scuola di ciclismo.

Che cosa?

Arrivando da Dublino, le avevano perso le valigie, per cui non aveva i pedali e altre cose. Così glieli abbiamo trovati noi e lei e anche Daan Soete sono rimasti qui in ritiro. Lui si è fermato per 15 giorni ed è andato via venerdì scorso. E’ rimasto qualche giorno in più anche Vanthourenhout, ma per i fatti suoi.

Cosa ha fatto Brand con la vostra suola?

Prima abbiamo finito la diretta su Radio Corsa, poi abbiamo fatto vedere ai bambini un suo video dalla Coppa del mondo di Dublino. I più grandi iniziano a seguire le gare e quando abbiamo detto che Lucinda sarebbe venuta a trovarci, non ci credevano. Erano lì tutti seduti, quando lei è venuta fuori, vestita da gara e con la sua bici. Si è presentata e ha chiesto se fossero pronti per l’allenamento. Quindi li ha portati nel bike park e ha fatto qualche giro con loro. Poi sono si sono fermati e ha fatto delle lezioni di tecnica su come magari si prende la bici in spalla e dei giochi per l’equilibrio. La stessa cosa nei giorni successivi ha voluto farla Soete. Abbiamo legato molto, siamo stati a cena insieme e poi hanno voluto conoscere meglio il territorio.

In che modo?

Sono andati a fare delle uscite importanti con i nostri allenatori (Gabriele La Padula, Angelo Attene, Matteo Atzei, Luca Attene, ndr). Diciamo che degli aspetti positivi, malgrado la cancellazione, ci sono stati. Il sabato erano tutti contenti del percorso e il posto li ha lasciati senza fiato.

Dalle previsioni meteo era impossibile capire quel che stava per accadere?

Il meteo dava brutto tempo, ma non a quei livelli. Le raffiche a 130 all’ora non si erano mai viste, il mare a quel modo nemmeno. I ristoratori che lavorano su quella spiaggia da 25 anni avevano paura a tenere aperto, perché non avevano mai visto qualcosa del genere. E così come è venuto, il giorno dopo è passato tutto: lunedì in spiaggia si stava da Dio. Mi dispiace davvero per il mio gruppo di lavoro, meritavano altro riscontro.

Avete provato a partire ugualmente?

Domenica mattina, abbiamo chiesto ai commissari di poter ripristinare il percorso. Abbiamo tolto i teloni che avevano fatto da vela e risistemato le transenne, ma il vento non calava e alla fine l’UCI ha deciso che per la sicurezza degli atleti, che sono davvero dei peso piuma, la prova fosse da annullare. In più c’è stato il corto circuito nel bar che ha fatto bruciare metà della struttura in cui era stata messa la sala stampa. Ma anche quello lo abbiamo gestito.

Se si tornerà il prossimo anno, sarà sempre a Is Arutas?

La location è quella. Avremmo anche dei posti che somigliano al Belgio, ma Is Arutas è il nostro valore aggiunto. Non possiamo scaricare la colpa sulla location, perché un vento così non si era mai visto prima. Ci tengo a dire che era tutto organizzato alla perfezione.

Che cosa significa che avete gestito la situazione dell’incendio?

Non abbiamo mollato nessuno. Era prevista l’hospitality per le quasi 50 persone venute con i belgi e hanno consumato il bellissimo pranzo a base di pesce che era previsto. Abbiamo fatto tutto quello che si poteva, perché andassero via con un buon ricordo. E poi, dato che la parte bruciata sarebbe servita per far mangiare lo staff, abbiamo ricavano uno spazio dall’hospitality e anche i nostri fantastici ragazzi hanno potuto pranzare.

Vi siete sicuramente mostrati ospitali…

Non solo quello. I belgi hanno trovato persone serie e appassionate e anche loro si sono dimostrati tutti estremamente umani, un aspetto che dalle loro parti evidentemente ancora conta. Spero davvero che il prossimo anno avremo la possibilità di far vedere l’evento per come lo avevamo progettato.

Ciclo e ciclismo, chiudiamo con il parere del medico

10.12.2024
4 min
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Dopo Elisa Longo Borghini e Paolo Slongo, chiudiamo il tema di fare ciclismo nei giorni del ciclo con la dottoressa Francesca Della Bianca, fino al 2024 medico alla Lidl-Trek. Essere stata per quasi tre anni accanto alle ragazze del team americano le ha offerto un punto di vista privilegiato sul tema, sia pure con una premessa con cui è abbastanza immediato trovarsi d’accordo.

«Avere in squadra un medico donna aiuta di certo – dice – per far emergere delle problematiche che forse con un medico uomo non verrebbero fuori. C’è una barriera di pudore nel parlarne, il primo step è superarla. Sicuramente negli ultimi anni l’aspetto della conoscenza è migliorato. Le ragazze ne parlano con più disinvoltura e questo permette di intercettare problematiche che finirebbero confuse con altri aspetti della prestazione».

Francesca Della Bianca (in alto al centro fra Elisabetta Borgia e Paolo Slongo) è stata fino al 2024 medico della Lidl-Trek
Francesca Della Bianca (in alto al centro fra Elisabetta Borgia e Paolo Slongo) è stata fino al 2024 medico della Lidl-Trek
Il fatto che se ne parli risolve qualche problema?

Fortunatamente sì. Al di là dei cambiamenti che possano interferire sulla prestazione, c’è anche un aspetto psicologico. Sono aspetti da gestire che vanno dal tipo di allenamento a che abbigliamento usare, fino all’intervento con integrazione mirata e rimedi naturali. Il senso di pesantezza che si accompagna alla prima fase può certamente condizionare la prestazione. Se mi sento gonfia, per come siamo fatte noi donne, posso ritenermi anche incapace di performare.

Stiamo parlando della sindrome premestruale?

Inizia anche dieci giorni prima. Si percepiscono l’aumento di peso e la ritenzione idrica. Si ha desiderio di mangiare carboidrati, ci sono dolori e allora magari si può usare il cloruro di magnesio, che è del tutto naturale. E’ una fase che può essere invalidante e magari può coincidere con una gara importante. Invece se ne parla poco, sono aspetti poco considerati. Ci si occupa più di aminoacidi e vitamine e meno di questi aspetti. Manca la consapevolezza che si può fare qualcosa.

Si ha pudore nei team a parlare del ciclo, di cosa indossare, di cosa prendere (depositphotos.com)
Si ha pudore nei team a parlare del ciclo, di cosa indossare, di cosa prendere (depositphotos.com)
Se un’atleta non trova risposte nei team può farsi seguire dall’esterno?

Non mi risulta che accada, mentre è un tema di cui si dovrebbe parlare seriamente. Alla Lidl-Trek abbiamo iniziato a parlare delle problematiche della regione pelvica, per gli uomini e per le donne. Sapere che ci sono persone che se ne occupano porta gli atleti a parlarne più liberamente.

Il lavoro di Slongo che tiene conto delle date e addirittura delle fasi lunari è abitudine oppure un’eccezione?

Dei preparatori che conosco, lui è decisamente avanti. Dovrebbe esserci una temporizzazione del lavoro in base al ciclo. Nella prima settimana ad esempio si potrebbero ridurre lo stress e i volumi di lavoro. Subito dopo si potrebbe puntare sull’intensità. Si potrebbe approfondire il tema della disponibilità di glicogeno o la fase in cui abbiamo più grassi, in cui conviene lavorare maggiormente sul volume. C’è tutto un andamento che andrebbe osservato, ma non sono molti quelli che lo fanno. E’ un fatto di visione, più o meno ampia, anche se in letteratura medica non ci sono dati così vari che spieghino quanto il ciclo incida sulla prestazione.

Il ciclo porta anche un innalzamento della temperatura che nei mesi caldi può essere fastidiosa
Il ciclo porta anche un innalzamento della temperatura che nei mesi caldi può essere fastidiosa
Può essere di base una sfera molto individuale?

E’ tutto molto soggettivo, anche nella percezione del dolore. Ci sono casi che portano anche alla sospensione del lavoro, a saltare la gara. Ci sono così tante variabili individuali, che ogni medico dovrebbe avere la cartella clinica delle atlete i cui tenere nota di questi aspetti. Stiamo parlando di donne oltre che di atleti. Non si può dire che avere il ciclo interrotto da mesi sia una seccatura in meno: va affrontato come un problema per la salute. Sono donne che magari dopo la carriera o anche durante potrebbero procreare, non parliamo di problematiche insignificanti.

Siamo di fronte a un problema culturale?

Mi sono spesso chiesta perché debba esserci questa barriera fra uomini e donne, parlando di medici. Il ginecologo è stato per anni soltanto uomo, eppure nessuno si pone il problema. Chi esercita la professione medica dovrebbe essere superiore a certe distinzioni.

NEGLI ARTICOLI PRECEDENTI

Ciclo e ciclismo, un tabù da sfatare: ne parliamo con la Longo

Ciclo e ciclismo, parla Slongo: come cambia il lavoro?

Ciclo e ciclismo, parla Slongo: come cambia il lavoro?

08.12.2024
5 min
Salva

Dopo averne parlato con Elisa Longo Borghini, era rimasta un po’ di curiosità, che abbiamo pensato di approfondire con il preparatore e poi con il medico. Quali accortezze richiede fare ciclismo con il ciclo, sostenere i carichi di lavoro in allenamento e andare in gara? E perché Paolo Slongo e la stessa campionessa piemontese dallo scorso anno hanno iniziato a redigere un diario che ne tenga conto? E perché su piattaforme diffuse e celebrate come Training Peaks e tutte le altre questa variabile non viene mai inserita?

«Premetto che non sono un medico – dice Slongo – però per la mia esperienza è un fattore che deve essere tenuto in considerazione. Sia per quanto riguarda la gara, dove l’atleta dà quello che ha. Sia per l’allenamento. Da quello che ho visto, la casistica ha variabili individuali, però le varie fasi del ciclo comportano un rilascio di diversi ormoni che determinano dei cambiamenti nella risposta dell’atleta».

Paolo Slongo ha allenato Nibali per le sue vittorie più belle. Ora ha vinto il Giro anche con la Longo
Paolo Slongo ha allenato Nibali per le sue vittorie più belle. Ora ha vinto il Giro anche con la Longo
In che modo?

Dopo la prima fase di mestruazione in cui c’è il flusso che di solito dura a seconda delle individualità dai 4 ai 6-7 giorni, per l’azione di ormoni come l’estradiolo e il testosterone, l’atleta ha una predisposizione per l’allenamento alla forza. Invece nella seconda fase, dopo il quindicesimo giorno, quando ti avvicini al ventottesimo o al trentesimo giorno, a causa del progesterone e dell’estradiolo che si abbassa, l’atleta inizia a essere un po’ meno ricettiva alla forza e ad avere sensazioni di debolezza. Questa è per sommi capi la fisiologia, che vi invito ad approfondire con un medico. In più nella seconda fase la temperatura corporea può alzarsi e per alcune può essere un disagio.

Un problema in più per l’estate?

Se devi allenarti o gareggiare a luglio e agosto, è un disagio che si aggiunge. Per questo un allenatore deve stare attento a queste fasi, conoscere bene l’atleta e creare un dialogo aperto. In questo modo si può tendere a lavorare un po’ più sulla forza nella prima fase, prediligendo la resistenza e il fondo nella seconda.

Al punto da stabilire il calendario gare in base al ciclo?

Questo no, anche se è tema di dibattito. Il punto di partenza è che lavoriamo normalmente perché una ragazza deve essere comunque pronta ad affrontare certe sfide, anche importanti, pur avendo il ciclo mestruale. Quando parliamo con loro, capita di domandare cosa farebbero se avessero il ciclo durante un Giro d’Italia (in apertura il Tour Femmes, ndr). Qualche disagio c’è di sicuro, ma spesso ad esso si lega anche a un fattore psicologico. Se l’atleta si mette in testa che nel periodo del ciclo non riesce ad andare, si preclude tanto. E’ quello che nei maschi si è sempre pensato o detto a proposito del sesso. Se vai con la tua compagna qualche giorno prima, la prestazione ne risente? Non ci sono studi che lo dimostrino, a meno chiaramente di eccessi, però in tanti si crea il tarlo in testa, che può incidere sulla prestazione e l’approccio alla gara.

Elisa Longo Borghini ha raccontato di aver vinto il Fiandre 2024 nonostante avesse il ciclo
Elisa Longo Borghini ha raccontato di aver vinto il Fiandre 2024 nonostante avesse il ciclo
Il fatto di scrivere il calendario con Elisa serve quindi più a programmare l’allenamento che le gare?

Esatto. Ho fatto un diario Excel dove metto i vari periodi. Così vedo l’allenamento che facciamo e magari lo posso anche modulare un po’ più sulla forza o sulla resistenza. In più dall’anno scorso ho aggiunto anche le fasi lunari, che penso non abbia mai fatto nessuno. Anche qui non trovi niente nella letteratura scientifica, però è un fatto che i processi naturali ne siano influenzati. Possono avere un’incidenza sulla sopportazione dei carichi di lavoro? Non lo so ancora, però intanto annoto e osservo. E’ ricerca anche questa.

Sarebbe utile avere il riferimento al ciclo nelle piattaforme di allenamento?

Secondo me sì. Non tanto per le fasi lunari, che magari è anche troppo avanti, però sarebbe utile per l’atleta nel rileggere i suoi lavori e ancora di più per l’allenatore. Ad oggi non è previsto, per cui chi lavora con atleti donna, si organizza come meglio può, cercando di aggiungere il ciclo ai vari parametri su cui impostare il lavoro.

A proposito di condizionamento psicologico, Elisa ha raccontato di aver vinto il Fiandre nonostante il ciclo.

Esatto, ma anche lei, come certamente vi ha detto, ha dovuto sconfiggere quel famoso tarlo. Successe quando vinse un campionato italiano a cronometro e si rese conto che più della fisiologia, contava la determinazione. Si rese conto che la prestazione era rimasta al suo livello e da lì c’è stato pian piano un cambiamento, che appunto ha portato alla vittoria del Giro delle Fiandre.

Dalla prossima stagione, Slongo sarà responsabile dei tecnici al UAE Team Adq (immagine Instagram)
Dalla prossima stagione, Slongo sarà responsabile dei tecnici al UAE Team Adq (immagine Instagram)
Quindi il fatto che ci sia un flusso ematico non incide sulla fisiologia, portando ad abbassamento di valori?

Non sono un medico, lo ripeto, ma a me non risulta. E’ più un discorso di disagio e di squilibrio ormonale. Nella fase finale del flusso hai più forza, nella seconda fase quando manca circa una settimana prima di riaverlo hai una fase di spossatezza, dove hai poca forza e anche meno voglia di fare fatica.

Le ragazze parlano facilmente di questi argomenti con l’allenatore?

Bisogna creare un dialogo aperto e costruttivo anche con le giovani. E’ sempre un argomento che possono ritenere invasivo, quindi bisogna creare prima un rapporto di fiducia e poi eventualmente se ne può parlare. Non è per caso che negli anni scorsi alla Lidl-Trek e dal prossimo con il UAE Team Adq, il medico delle donne sia una donna.

Permette di aggirare il comprensibile pudore?

E’ un modo più facile, da donna a donna, per parlare di certi argomenti. Perché è difficile che possa avere con tutte lo stesso rapporto che ho ad esempio con Elisa e capisco che per le più giovani che arrivano in squadra sia meglio parlarne con una donna. Sarà poi il medico a offrire il feedback all’allenatore, tenendo conto di tutte le variabili. Perché ci sono i casi di atlete che hanno un ciclo regolare, quelle che ce l’hanno irregolare e addirittura quelle che non ce l’hanno da periodi più o meno lunghi. Le casistiche sono molteplici, il tema merita sicuramente attenzione.