Il fine settimana di Jacopo Mosca a Osasco, il suo paese natale, è stato indaffarato come poche volte in vita sua. Mentre la moglie Elisa era a Parigi per la cronometro, il piemontese della Lidl-Trek è tornato a casa per dare man forte a suo padre nell’organizzazione di un weekend di gare dai giovanissimi agli allievi, uomini e donne. Fino allo scorso anno si era chiamata Giornata Azzurra, da quest’anno si è unito il Trofeo Rosa (in apertura, immagine Wild Emotions). Quando lo sentiamo, dopo aver fatto con lui il punto già da venerdì, il suo tono di voce è quello di un uomo al settimo cielo.
«Sono stati davvero due giorni molto belli – dice – anche e soprattutto perché in Piemonte non abbiamo grandi numeri di tesserati nelle categorie giovanili. Alla fine sono partiti 70 allievi su 90 iscritti. Poi c’erano 45 allievi e 45 allieve. E non so dire quanti giovanissimi, perché hanno tante categorie e di solito sono un bel gruppone. In tutto ci sono stati 340 partecipanti e devo dire che è stato veramente bello. Soprattutto quello che ho visto è stato che tanta gente veniva a complimentarsi per la manifestazione, per la possibilità di far correre i ragazzi. E allora ti dici: cavolo, allora stiamo facendo qualcosa di bello…».
Qual è stato il tuo ruolo in tutto questo?
Ho fatto di tutto. Ieri mattina alle 6,45 ero con mio fratello e un altro volontario dell’Alpina a pulire le strade, letteralmente a passare la scopa nelle curve e montare materassi in quelle pericolose. Credo di aver portato la mia esperienza. I volontari infatti pulirebbero solo l’interno, io invece ho spazzato anche l’esterno. Gli ho spiegato che se uno vuole recuperare posizioni e prende la traiettoria più larga, finisce nell’asfalto sporco. Sono delle piccolezze che avevo notato anche il primo anno, in cui avevamo fatto solo la gara per i giovanissimi. Di fatto io ho seguito la gara solo nel 2021, mentre quest’anno c’ero perché a differenza di 2022 e 2023, non andrò al Polonia.
Facciamo un passo indietro: come è nata questa idea?
Mi venne nel 2021, quando ero infortunato dopo la caduta al campionato italiano di Imola. Mi avevano invitato a presenziare a una gara nella zona di Alba, all’interno del parco sponsorizzato da Diego Rosa qualche anno fa. Così parlando, ho detto a mio papà: «Sai quanto costa organizzare una gara di giovanissimi?». Ho chiesto agli organizzatori e visto che non si parla di cifre clamorose, ho detto: «Facciamolo!». E siamo partiti dai giovanissimi. Poi nello stesso anno abbiamo fatto la squadra dei bambini e da allora abbiamo cominciato. Ogni anno aggiungiamo un pezzo, così quest’anno sono arrivate le ragazze.
Quanto è difficile organizzare tante gare?
La nostra grande fortuna è che con la società dei bambini ci siamo appoggiati al GSR Alpina. E’ una società storica della zona, che cura la Gran Fondo Sestriere e dell’Assietta di mountain bike. E poi facevano una gara di dilettanti, il Trofeo Valli del Chisone, che era loro. Da allora in poi avevano fatto solo attività amatoriale e quando io gli ho proposto di fare i bambini, hanno accolto l’idea alla grande. Tanto è che adesso la società si chiama GSR Alpina-Jacopo Mosca Fan’s Club, dove il fans club è il mio papà. I ragazzi dell’Alpina sono bravissimi, la mia unica raccomandazione è stato di non lesinare sul tema della sicurezza.
Tema di cui parlavamo poco fa..
Esatto. Per la gara dei giovanissimi, abbiamo i materassi e segnalazioni per un chilometro di gara, che è sicuramente molto di più dello standard. Per me questa era una cosa fondamentale, perché se faccio qualcosa legata al mio nome, deve essere fatta bene. In realtà, ho sempre pensato di fare qualcosa per il ciclismo dalle mie parti. La società in cui ho cominciato ha chiuso, io sono stato il loro ultimo corridore. Adesso fanno qualcosina in piccolo per la mountain bike, è la società dove ha iniziato anche Avondetto, il campione eruopeo. Mi piaceva l’idea di far cominciare i bambini e avevamo organizzato il lancio di una scuola di ciclismo, con la prima riunione fissata all’8 marzo del 2020. Il giorno in cui scattò il primo lockdown. Dal 2022 abbiamo tesserato i ragazzi per fare le gare, senza mettergli pressioni. Vedi i bambini correre e poi dopo la gara giocare fra loro e poi vedi i genitori che non sapevano cosa fosse fare ciclismo e adesso invece hanno preso la bici anche loro.
Anche Elisa ha scelto di fare qualcosa di simile, no?
La motivazione è la stessa. Ho sempre pensato che noi corridori alla fine prendiamo tanto dal ciclismo e potremmo dare indietro altrettanto. Il ciclismo mi ha dato tanto ed è bello che in qualche modo io possa rendere anche solo in minima parte quel che ho ricevuto. E con questo ho contagiato anche Elisa, che aveva già avuto l’idea. Poi per tracciare i percorsi delle ragazze ho chiesto consiglio a suo fratello Paolo, visto che la figlia ormai ha l’età giusta.
I tuoi rapporti con i ragazzi sono di semplice organizzatore o ti capita anche di parlarci?
Sanno sicuramente chi sono e chi c’è dietro, però magari lo sanno meglio i genitori che seguono le corse in tivù. Capita che alcuni di loro mi ringrazino per l’opportunità. Ci sono tante brave persone e anche quelli che ci lasciano perché vorrebbero che i loro figli a 9 anni si allenassero, ma questo non rientra nella nostra filosofia. Li porta fuori mio papà, che ha fatto i corsi federali. Lui conosceva il ciclismo solo perché c’ero io e mi ha portato in giro alle gare. Nei giovanissimi io non voglio parlare di allenamento. I bambini devono andare in bici, imparare a farlo bene senza stress di alcun tipo. E grazie alla Alpina, con Ermanno Granero, Luca Diabrando e mio padre Walter Mosca, si riesce a seguirli.
Avete avuto giornate calde come ovunque in questa stagione?
Caldissime, perché purtroppo Osasco non è famosa per essere fresca d’estate, essendo un paesino di campagna in piedi nelle montagne. Per fortuna nella piazza ci sono un po’ di alberi, dove i ragazzi e le ragazze sono riusciti a ripararsi. Abbiamo dato il pranzo a tutti i corridori e ad un accompagnatore. Poi c’era la Pro Loco del paese che ha allestito un bar sotto il tendone, in cui davano acqua. E il gestore di uno dei due bar del paese, perché l’altro ha tenuto chiuso, è stato l’uomo più contento del mondo.
Uno aperto e l’altro chiuso?
Nei paesi capita. Lo scorso anno che avevamo meno ragazzi, il proprietario del bar aperto la sera venne con due bottiglie offrendoci da bere per il guadagno di due mesi in due giorni. Magari all’inizio era stato scettico perché chiudevamo il centro, poi ha capito e continuava a chiederci se e quando l’avremmo rifatta ancora.
Qual è stata la tua soddisfazione?
Sono veramente soddisfatto di aver visto il paese in cui sono cresciuto, pieno di ciclismo. E stato un po’ come averci portato il mio mondo.
Che cosa ti sembra del livello degli allievi, dato che qualcuno di loro il prossimo anno potrebbe correre tra i pro’?
I primi che sono arrivati andavano veramente forte. Erano della stessa squadra e sono arrivati in parata. Sono andati a tutta, più veloci della media più alta. E poi hanno un equipaggiamento molto buono, non più come una volta che avevano bici rimediate. Però se pensi che da un po’ arrivano fra i professionisti degli juniores che fanno i numeri, è palese che anche da allievi tanto piano non possano andare.
Come procede la tua preparazione?
Oggi ho fatto quattro ore dopo due giorni senza bici. Non farò il Giro di Polonia, ma andrò a San Sebastian. Insomma, è già tempo di ricominciare…