Ciccone senza mezze misure: «Punto al Giro»

15.12.2023
6 min
Salva

CALPE (SPAGNA) – «Vado al Giro d’Italia come si deve. Da capitano. Per la classifica». Finalmente un corridore che parla senza mezzi termini. Senza troppi giri di parole, schietto, diretto, come la sua terra: l’Abruzzo. Giulio Ciccone ci ha accolto così nel suo ritiro dicembrino in quel di Calpe. La Lidl-Trek  è in fermento. Come più volte abbiamo già scritto c’è un sacco di personale che corre da una parte all’altra. Meeting, riunioni, visite, set up… interviste.

Prima di sedersi a parlare con noi, Giulio cerca qualcosa da sgranocchiare sul banco della sala a noi riservata. Ci sono tutti prodotti messi a disposizione da Lidl, che poco prima ci ha offerto un pranzo gourmet preparato da una graziosa e preparatissima chef.

«Dopo il finale di stagione un po’ movimentato – anticipa Ciccone – ora tutto va bene e siamo qua operativi. Pronti a ripartire». L’entusiasmo non manca. Così come non manca la passione per le grandi corse a tappe. Una passione mai sopita in “Cicco”.

Ciccone (classe 1994) si appresta ad affrontare la 9ª stagione da pro’, la quinta col gruppo di Guercilena
Ciccone (classe 1994) si appresta ad affrontare la 9ª stagione da pro’, la quinta col gruppo di Guercilena
Di colpo l’anno scorso arriva un nuovo coach e dice che hai un motore enorme. Al Tour vai forte fino alla fine. Il Giro 2024 offre un’occasione importante e tutto cambia. Quindi al Giro cosa farai?

E’ la prima volta che proverò in maniera seria a fare classifica. Cercherò di sfruttare i mezzi della squadra, dello staff e tutto ciò che vi ruota attorno. E’ una sfida, una nuova sfida per me. Mi fido delle persone che lavorano con me, mi conoscono bene e sono state anche loro non dico a convincermi, ma a dirmi che si può fare.

Non è la prima volta che sei capitano, ma come hai detto tu stavolta è diverso: pensi di essere pronto?

Credo di sì, anche perché c’è la fiducia da parte della squadra. Lo scorso anno, nonostante i problemi proprio prima del Giro, ho dimostrato una certa solidità per tutta la stagione. Siamo un gruppo ormai affiatato e il progetto è condiviso da tutti. Questo non è solo il progetto di Giulio Ciccone. Ci sono tante persone dietro che lavorano. Non ci siamo svegliati da un giorno all’altro e abbiamo detto: «Andiamo a fare classifica al Giro».

Di questi tempi poi…

Chiaro, siamo consapevoli che ci sono tante cose da migliorare. E la prima che mi viene in mente è la cronometro. In tanti dicono: «Eh, ma al Giro ci sono molti chilometri contro il tempo». Ma come ripeto, c’è un lavoro dietro di molte persone e la sfida è anche questa. Siamo una famiglia: può sembrare una frase fatta, ma non lo è.

Hai toccato il discorso della crono. Il prossimo Giro ne propone quasi 70 chilometri. Ci state già lavorando? Hai fatto dei test anche per il body?

Sì, sì… ci stiamo lavorando sotto forma di test per valutare tutti i miglioramenti. L’intera struttura è già all’opera. Ho già svolto dei test in pista e ne farò altri. Poi ci sarà la galleria del vento: tutte cose nuove che non ho mai fatto prima.

L’abruzzese sa bene che dovrà lavorare molto per la crono
L’abruzzese sa bene che dovrà lavorare molto per la crono
In quale galleria del vento?

Non so se andremo in Olanda o altrove, stiamo valutando. Per ora abbiamo fatto i test con gli ingegneri su pista. E lì si lavora su tutto: sui materiali, sui body, sui manubri, sulla posizione chiaramente. Poi è chiaro, 70 chilometri sono tanti.

E poi quel giorno il tuo avversario non sarà Ganna, dai…

No, no! Però dovrò comunque dare il massimo e cercare di rimanere in linea con i miei avversari. Non devo vincere la cronometro, non devo arrivare nei primi cinque o dieci. Ma il bello di questo progetto è anche questo, perché c’è qualcosa in più che mi stimola. L’anno scorso avevo l’obiettivo di tornare a vincere e ci sono riuscito. A dimostrazione che se sto bene, le cose girano. Voglio alzare l’asticella. Non voglio mettermi pressioni da solo, però non mi pesa neanche dirlo e non mi va nemmeno di nascondermi.

Il buon Tour dell’anno scorso ha spinto un po’ in questa decisione? Ricordiamo che nella terza settimana, per difendere la maglia a pois, eri sempre davanti e hai speso molto.

Un po’ sì, diciamo che quello è stato un momento importante. Non è stato solo il Tour ad influire, ma l’intero anno. Ho sempre ottenuto buoni risultati e buone performance. Ho vinto anche al Delfinato e al Tour, ero ancora competitivo, nonostante comunque abbiamo dovuto cambiare i piani all’ultimo perché, ripeto, per me l’obiettivo l’anno scorso era il Giro.

Avevi preso il Covid dopo la Liegi…

E nonostante tutto sono riuscito a fare quello che volevo. Quindi è stata l’intera stagione che ci ha dato fiducia.

La bella prestazione all’ultimo Tour, con tanto di maglia a pois, ha incentivato l’idea di dare l’assalto al Giro
La bella prestazione all’ultimo Tour, con tanto di maglia a pois, ha incentivato l’idea di dare l’assalto al Giro
Il giudizio del tuo allenatore quanto pesa in tutto ciò?

Quello è stato un motivo che mi ha spinto ancora di più. Alla fine mi rendo conto delle persone importanti che ho intorno. E se certe cose me le dicono il preparatore e il mio manager, allora vuol dire che siamo pronti per provare a fare quello step in più. Inoltre adesso ho anche l’età giusta. Io ho sempre detto che mi rivedo nella vecchia generazione. Ormai tutti siamo abituati a vedere i ventenni spadroneggiare. E a 28 anni mi dicono: «Ma che cavolo fai»? Ma io vengo dal vecchio percorso delle categorie giovanili e in quel percorso le cose belle iniziavano a 27-28 anni.

Indurain, vecchia generazione, ha vinto il suo primo grande Giro a 27 anni…

Ognuno vede il ciclismo a modo suo. Secondo me adesso sono abbastanza maturo per poter provare quel qualcosa in più. Prima non lo ero.

Con le nuove teorie della crono, in cui si sta un po’ più alti con le mani, secondo te lo scalatore è un po’ avvantaggiato rispetto al passato,  quando invece si stava schiacciati e distesissimi?

Qui si apre un mondo infinito, è qualcosa di incredibile e non si tratta solo di posizione. Basta pensare che un copriscarpe o un guanto, una manica lunga piuttosto che una manica corta, ti possono far vincere o perdere. Non riesci a sentire questi effetti, ma alla fine della prova sono i numeri che parlano. Ormai è tutto studiato. Abbiamo non so quanti ingegneri che fanno questo lavoro: chi si occupa solo dei manubri, chi del vestiario, chi fa degli scanner in 3D… Quindi più che il potenziale e la tipologia del corridore, che ovviamente contano, se oggi riesci ad avere dei buoni parametri, un buon “contorno”, riesci a spingere.

Ciccone ha corso 11 grandi Giri, il miglior risultato è il 16° posto nel Giro 2019 (in foto), quando fu anche miglior scalatore
Ciccone ha corso 11 grandi Giri, il miglior risultato è il 16° posto nel Giro 2019, quando fu anche miglior scalatore
L’obiettivo è esprimere tutto il proprio potenziale, insomma.

Servono uno staff adeguato, il materiale giusto che ti permetta di esprimere quei numeri. Come succedeva a me in passato: i numeri in termini di potenza erano buoni durante le crono ed era inspiegabile che perdessi così tanto. Io spingevo, il problema è che la mia spinta non rendeva: mancava il contorno. 

Dopo quest’ampia parentesi sulla crono, che comunque avrà il suo bel peso, torniamo alla corsa rosa. Quale sarà il tuo avvicinamento?

Abbiamo inserito l’altura ad aprile sul Teide e in generale farò qualche gara di meno. Sarà tutto improntato sul Giro: preparazione, corse, altura, corse… Dovrei però fare la Liegi. L’ho chiesto io, perché mi piace molto. E’ anche un modo per arrivare già belli “cattivi” e rodati per per la partenza del Giro. Tanto più che sarà subito duro. C’è Oropa alla terza tappa.

Hai dato uno sguardo al percorso? Andrai a vedere delle tappe?

Sì, gli ho dato una bella occhiata. Molte salite le abbiamo già fatte, le conosco. Di certo andremo a vedere le crono. Il problema è che adesso con con le gare, i ritiri, le trasferte è difficile trovare il tempo. Ma piano, piano faremo tutto.

Cross: quando servono i motori potenti, Lucinda Brand c’è

13.12.2023
6 min
Salva

CALPE (Spagna) – Tra i tanti corridori della Lidl-Trek che vanno e vengono nell’immenso Hotel Diamante Beach c’è anche Lucinda Brand. Quando arriviamo si sta godendo il sole incredibilmente caldo della Costa Blanca. Parla al telefono. E’ il suo momento di relax.

La campionessa olandese arriva da noi sgranocchiando una mela. Aveva impostato la sveglia per l’ora dell’intervista. Ma si presenta con un paio di minuti di anticipo e quando iniziamo a parlare l’allarme scatta poco dopo. 

Lucinda è da anni una super big della strada, ma ormai anche del ciclocross. E’ soprattutto da quando è arrivata alla Lidl-Trek, o poco prima, che ha potuto riprendere il rapporto col fango. A 34 anni, in questa stagione ha vinto due gare in appena sei apparizioni. 

Brand vince a Flamanville, secondo successo stagionale che la rilancia anche in Coppa (foto UCI/Sporti Pic Agency)
Brand vince a Flamanville, secondo successo stagionale che la rilancia anche in Coppa (foto UCI/Sporti Pic Agency)
Sei gare di cross sin qui e peggior risultato un terzo posto. Lucinda, una partenza sprint…

Sì, è stato davvero bello riprendere così. Sono contenta di essere tornata subito ad alti livelli. Devo dire che mi sono allenata bene. Ho pedalato molto nella foresta e in offroad. Ho fatto parecchie sessioni per il ciclocross.

Dal 2016, il tuo numero di gare di cross è notevolmente aumentato: sei passata dalle 5-6 apparizioni al farne anche 33 nella stagione 2021-22. Come mai?

Quando ero più giovane, una junior o anche prima, facevo il cross e lo trovavo divertente per pedalare in inverno, anche perché non mi piaceva molto allenarmi, specie con il brutto tempo. Poi sono diventata un’elite, sono andata in squadre che non erano così entusiaste che facessi il ciclocross, in quanto credevano fosse troppo dispendioso e difficile da combinare con la strada. Così avevo smesso. Se puoi fare solo 2-3 gare, che senso ha? Ma mi dispiaceva.

Però hai ripreso fino ad arrivare al titolo iridato!

Sì, anche nella tecnica non ero affatto brava, dovevo ricostruire tutto o quasi. Dopo tanti anni solo su strada, iniziavo ad annoiarmi. Sempre le stesse cose, le stesse gare, persino gli stessi hotel. Perciò avevo bisogno di fare qualcosa di nuovo, di diverso e ho deciso di riprendere il ciclocross e allenarmi davvero per questa disciplina. Curando molto anche la tecnica.

Brand (classe 1989), nonostante un palmares enorme, continua a lavorare molto sulla tecnica. Un lavoro che si ritrova anche su strada
Brand (classe 1989), nonostante un palmares enorme, continua a lavorare molto sulla tecnica. Un lavoro che si ritrova anche su strada
Alvarado, Bakker fanno tutta la stagione inanellando successi, poi però arrivano le grandi e loro finiscono in secondo piano. E’ solo questione di “motore” o c’è dell’altro?

Credo sia soprattutto una questione di forza. Le corse su strada stanno aiutando molto la mia potenza e la mia resistenza nel cross. E questo è utile soprattutto quando il terreno è molto fangoso ed è necessaria tanta forza. Poi certo, conta anche avere un buon “flow”, un buon feeling… ma questo c’è solo quando anche la tua tecnica funziona. Altrimenti devi spendere troppo e non è facile perché il livello nel cross è notevolmente aumentato. Una volta potevi commettere più errori ed eri comunque sempre lì, adesso no.

Eppure ti abbiamo vista dal vivo in azione a Dendermonde, prima tua gara dell’anno tra l’altro, e con tutto quel fango ci sei sembrata piuttosto a tuo agio…

Sì, era la prima gara, ma dopo la prima parte ero un po’ stanca. C’è stato un inizio super veloce, ma ero fresca, ovviamente, venivo solo dagli allenamenti ed ero anche super eccitata e ho spinto. Ma è stato uno shock! Un colpo per il corpo. Okay, mi ero allenata in tutto, anche a correre, ma finché non metti tutto insieme, non sai mai come può andare. Quel giorno ero davanti, poi sono finita dietro. A quel punto ho cercato di trovare il mio ritmo. Ho cercato di “recuperare”. In quel caso è servita parecchia esperienza. Dopo il primo giro non ero sicura di poter arrivare al secondo posto.

Hai parlato spesso di tecnica, ebbene cosa ti dà il cross anche per la strada: solo la tecnica?

Ti aiuta nel gestire la tua bici in corsa, nella guida, e ti aiuta anche dal punto di vista atletico come negli sforzi brevi e intensi. Ogni volta nel cross è un piccolo sprint. E anche su strada le gare, specie nei finali, non sono molto costanti.

Nel 2021 per l’atleta di Dordrecht è arrivato il titolo mondiale nel cross, preceduto da quello europeo (foto Instagram)
Nel 2021 per l’atleta di Dordrecht è arrivato il titolo mondiale nel cross, preceduto da quello europeo (foto Instagram)
E avverti realmente questi benefici su strada dopo aver terminato una stagione di ciclocross?

Sì, ma anche perché mi piace molto e già questo è importante per la testa. Poi quando sei al limite su strada ti ritrovi quell’esplosività. Dopo diversi anni, credo che se non avessi fatto il cross, avrei perso la mia esplosività del tutto. Mentre adesso è tornata quella di un tempo.

Van Empel, Brand, Bakker, Pieterse, Alvarado… perché il ciclocross femminile è il regno delle olandesi?

Prima di tutto credo sia legato alla cultura che c’è nei Paesi Bassi, dove andare in bici è normale e farlo come sport è molto bello. Abbiamo molte squadre ciclistiche ed ognuna ha il suo circuito, dove si può pedalare in sicurezza, senza traffico cosa ideale per i bambini. C’è un allenatore fisso che ti segue, spesso anche su strada. Tutto questo va unito al fatto che siamo vicini al Belgio, dove il cross è importantissimo, e abbiamo l’opportunità di andare a correre da loro.

Interessante. Vai avanti…

Un altro vantaggio è che in questo momento forse i belgi non hanno così tante ragazze. Però hanno le squadre… che vogliono atlete. A quel punto prendono le olandesi. Le squadre belghe vorrebbero puntare su atleti belgi chiaramente, ma alla fine essendo il ciclismo femminile in crescita, vanno bene anche le olandesi. Credo dunque ci sia un mix di opportunità favorevoli a noi. Senza contare che spesso ci alleniamo insieme e questo ti spinge sempre un po’ più in alto.

Brand è stata terza alla Roubaix 2022, grazie anche alle sue doti di crossista. La classica delle pietre è forse il suo primo obiettivo 2024
Brand è stata terza alla Roubaix 2022, grazie anche alle sue doti di crossista. La classica delle pietre è forse il suo primo obiettivo 2024
Hai cambiato qualcosa sulla tua bici?

No, tutto come lo scorso anno. L’anno scorso avevo cambiato un po’ la posizione, volevo essere un po’ più bassa con il manubrio, ma quest’anno nulla. Va bene così. Mi trovo molto bene anche con le gomme Dugast.

Sei una top rider sia per la strada che per il cross, cosa prevedono i tuoi programmi in entrambe le discipline?

Il periodo di Natale è piuttosto impegnato, cercherò di bilanciarlo tra strada e cross. Ho una gara a breve, poi tornerò in Spagna. Qui, a gennaio, ci sarà una prova di Coppa del mondo (a Benidorm 21 gennaio, ndr) e potrò combinarla più facilmente con il camp di gennaio appunto. Successivamente lavorerò per i campionati del mondo, dove finirò la mia stagione di cross. Due settimane di riposo, una piccola vacanza, poi si riprenderà con la strada. Adesso non conosco nel dettaglio il mio calendario, lo stiamo decidendo in questi giorni, ma probabilmente farò le classiche delle Fiandre e spero la Roubaix… Quella mi piacerebbe davvero vincerla. Sono già salita sul podio ed è stato davvero bello. Ma ovviamente non sono l’unica che la vuol vincere!

E le corse a tappe?

Saranno principalmente le piccole gare a tappe. Da maggio in poi ne abbiamo molte in calendario noi donne. Probabilmente farò anche un grande Giro, ma come ripeto, va deciso adesso. Sarà un calendario un po’ diverso con le Olimpiadi di mezzo. 

Longo Borghini e la corsa rosa che piace proprio tanto…

13.12.2023
5 min
Salva

CALPE (Spagna) – Solo poche ore fa è stato presentato il Giro d’Italia Donne. Un Giro duro, entusiasmante, in cui l’Appennino in qualche modo è il protagonista e non solo per l’arrivo sul Blockhaus. Anche a vederla, la planimetria, ricalca la spina dorsale del Belpaese. Un percorso che fa sognare Elisa Longo Borghini.

La piemontese si accende letteralmente in volto quando nel corso dell’intervista si tocca il tasto del Giro Donne

Elisa è in ritiro con la Lidl-Trek, tutta. E’ incredibile quanto sia grande questa squadra. Non solo per il numero di corridori, ma anche dello staff. Ci sono le WorldTour maschile e femminile, ci sono la development e un indefinito numero di tecnici e personale appunto. Ma è bello tutto ciò. Ci dice di un ciclismo che cresce, che si evolve.

Dopo essere rientrata dalla sgambata, un’oretta facile facile, Longo Borghini viene da noi.

Nonostante la stagione poco fortunata, Longo Borghini ha vinto 5 corse in appena 30 giorni di gara
Nonostante la stagione poco fortunata, Longo Borghini ha vinto 5 corse in appena 30 giorni di gara
Vacanze finite, Elisa, hai recuperato?

Ho recuperato sin troppo! Scherzi a parte, ne avevo bisogno. Il mio corpo ne aveva bisogno, anche se fermarsi per un corridore è sempre difficile. Però avevo veramente la necessità di fare un periodo di reset perché è stato un 2023 abbastanza duro. Dopo la setticemia del Giro è stato difficile cercare di recuperare anche solo un po’ di forma nel corso dell’anno. Ma poi mi sono resa conto che proprio non c’ero fisicamente e ho dovuto staccare.

Quando hai ripreso ad allenarti?

Tre settimane e mezzo fa. Sono ancora nella fase di completo condizionamento. Sto facendo palestra e distanze, tutto incentrato sull’endurance. Non ho mai toccato neanche un secondo la soglia in questo periodo.

Beh, forse è anche piacevole pedalare così, specie con le temperature che ci sono qui in Spagna…

Un po’ sì, però da corridore ti piace sempre andare forte. Ti manca quel feeling dello spingere su una salita o di fare qualcosa di un po’ più brioso. A me piace andare in bici, quindi non ho particolari problemi, però quando sei in quella Z2 o Z3 e sulle salite vedi che non vai avanti… qualche domanda te la fai! Ma fa parte della preparazione, ci vuole pazienza e bisogna farlo: punto.

Si avvicina l’anno olimpico, le scelte saranno importantissime: hai già una bozza di programma?

Il programma verrà completato in questi giorni. Credo d’iniziare al UAE Tour e farò le classiche del Nord e quelle delle Ardenne. Per me le Olimpiadi chiaramente sono un obiettivo molto grande, quindi cercherò di arrivarci in una buona condizione sia per la squadra che per me. Ma adesso come adesso la mia aspettativa principale è un’altra.

Quale?

E’ quella di essere sana, di non avere alcun tipo di problema fisico per poi essere pronta per le competizioni. Se le gare le devo perdere, che le perda perché le altre sono più forti e non perché io non sia al 100 per cento. Non voglio rincorrere la forma per il Covid, per un’influenza o per qualsiasi altro problema. Ad ora quindi il mio più grande obiettivo è quello avere una stagione lineare.

In volata sei migliorata precchio, lo sprint con Van Vleuten al Giro Donne ne è la conferma. C’è altro da migliorare? Si lavora ancora su quello?

Sicuramente c’è tanto da migliorare. Sapete, mi fate ora questa domanda e sono in un momento in cui tutto è da migliorare. Se invece parliamo di una condizione top, per me continuare a lavorare sulla volata ha una grande importanza. Come avete detto: mi trovo sempre lì nel finale con tre o quattro ragazze, che alla fine hanno le mie stesse caratteristiche. Pertanto essere più veloce mi potrebbe dare qualche soddisfazione in più. Un’altra cosa da migliorare è l’efficienza, perché quando ti trovi sempre con quelle tre o quattro che, come ripeto, hanno le tue caratteristiche, alla fine vince anche chi ha le gambe più fresche e non per forza chi ha la punta di velocità maggiore. Quindi devo lavorare tanto sulla base, su questa maledetta o benedetta Z2!

Elisa, molti tuoi colleghi ormai utilizzano il termine efficienza, vogliamo definirlo?

Un ciclista diventa efficiente quando ad una determinata intensità spende meno e quindi produce meno lattato. Risparmia energie ed è risparmiando tante energie che poi nel finale è più fresco. Oggi siamo talmente tutte tirate all’estremo che le gare si vincono o si perdono per mezzi centimetri e la differenza la fa chi bada meglio ai dettagli. A me piace guardare i dettagli ed essere precisa. Questa è una cosa che mi affascina.

Ieri è stato presentato il Giro Donne e tu hai anche fatto un collegamento da qui, dalla Spagna, cosa ti è sembrato?

Mi sembra un bel Giro. Non ti permette di perdere la concentrazione in nessuna tappa, a parte forse una, la seconda mi sembra, che arriva in volata. Tutte le altre sono frazioni che magari sulla carta possono sembrare anche semplici, ma hanno sempre qualche insidia.

Longo Borghini con coach Slongo: Elisa si fida totalmente di Paolo
Longo Borghini con coach Slongo: Elisa si fida totalmente di Paolo
Tipo?

Un arrivo su uno strappo, un arrivo su un salita che dovrebbe essere pedalabile, ma che poi così pedalabile non è. E poi mi piace molto il fatto che ci sia questa crono iniziale.

Perché?

Perché è subito una tappa in cui puoi guadagnare tanto, ma anche perdere tanto se non ti fai trovare pronta. E anche questo è un aspetto molto interessante. Sinceramente mi piace: è un Giro che mi piace.

Tornando un po’ al discorso delle scelte oculate, il Giro Donne contrasta con le Olimpiadi o va bene?

Questo non lo so. Io mi affido a Paolo Slongo e lui di solito riesce sempre a prepararmi bene per gli appuntamenti. Si vedrà strada facendo cosa farò al Giro e se ci sarò. Ma sapete, io sono un’atleta un po’ sanguigna, nel senso che va bene la preparazione, vanno bene le Olimpiadi… Però a me il Giro piacerebbe farlo e farlo forte.

Grande Elisa! Insomma hai “alzato la mano”?

Un pochino sì, poi è chiaro che sto agli ordini della squadra. Però il Giro è il Giro.

Tra vittorie e polemiche, a tu per tu con Thibau Nys

21.11.2023
6 min
Salva

«Sono convinto che col tempo anche Thibau Nys salirà al livello dei “tre tenori”, d’altro canto anche lui fa strada in maniera importante». Parole dell’ex cittì Fausto Scotti pronunciate solo qualche settimana fa. Nel frattempo il figlio d’arte è diventato sempre più un riferimento nell’ambiente, ancor più con l’assenza dei tre grandi, ancora a riposo per smaltire le fatiche della stagione “on the road”. E’ particolare il fatto che, oltre che per i suoi risultati, Nys sia diventato l’uomo più chiacchierato del momento, dopo essere entrato nel mirino degli strali del presidente Uci Lappartient per le scelte legate al calendario.

Tanta attenzione avrebbe anche potuto renderlo refrattario ai contatti con la stampa, anche subito dopo la gara di Coppa a Troyes, a dispetto del suo 7° posto finale era il più ricercato dagli addetti ai lavori. Smaltite le fatiche, Nys si è invece prestato volentieri a una chiacchierata sui vari temi della stagione partendo dalle sue condizioni attuali.

«Penso per ora di potermi considerare abbastanza soddisfatto. Ovviamente sono davvero contento delle tre vittorie che ho già ottenuto, ma le ultime due settimane non sono state come mi aspettavo. Ora ho provato a riprendere lo stesso ritmo di prima e andremo avanti come abbiamo iniziato la stagione, spero con qualche segnale di crescita».

Il belga in trionfo a Waterloo, nella tappa americana di Coppa. Dopo l’inizio la sua forma è andata in calo (foto Uci)
Il belga in trionfo a Waterloo, nella tappa americana di Coppa. Dopo l’inizio la sua forma è andata in calo (foto Uci)
A dicembre dovrebbero arrivare alle gare anche Van der Poel, Van Aert e Pidcock: quanto cambia la loro presenza nell’evoluzione delle gare?

Molto, ormai lo sappiamo bene. Penso che saranno ad un livello davvero alto fin dalla prima gara e questo cambierà l’evoluzione della stessa e delle altre. Per me come per gli altri che abbiamo affrontato la stagione dall’inizio, il compito sarà cercare di seguirli il più a lungo possibile invece di lasciargli fare la gara da soli. Sarà interessante, ma anche molto difficile.

Secondo te, senza di loro, l’attenzione sul ciclocross è la stessa o diminuisce?

Dipende un po’ da come vanno le cose. Penso che abbiamo avuto delle grandi battaglie già nelle prime gare della stagione, gare che hanno fatto spettacolo e chi ci ha seguito, sul posto o in tv, si è divertito. E’ chiaro però che quando saranno alla partenza, ci saranno sempre un po’ più persone che guarderanno e analizzeranno la gara. E se poi riesci a vincere una gara quando ci sono loro, ha molta più importanza.

Agli europei di Pontchateau la sua corsa si è chiusa anzitempo. Ora punta tutto sulle singole gare e sui mondiali
Agli europei di Pontchateau la sua corsa si è chiusa anzitempo. Ora punta tutto sulle singole gare e sui mondiali
A tal proposito molti pensano che tu sia il loro vero avversario, anche per la tua capacità di emergere anche su strada: pensi che potrai raggiungere i loro livelli e quando?

Io non mi sento battuto in partenza, credo anch’io che potrò essere al loro livello, ma non ancora quest’anno. Forse tra uno o due anni avrò fatto quel salto di qualità che ancora manca e sarò alla pari per lottare per la vittoria. Per ora cercherò solo di scegliere le gare che più si adattano a me e di andare avanti il più a lungo possibile e magari provare ad arrivare nelle fasi finali con loro. Ma c’è una differenza tra questo e lottare già per la vittoria. Io non vedo l’ora e cercherò di essere nella migliore forma possibile per correre quando arriveranno.

La tua stagione su strada com’è stata?

Sinceramente non mi aspettavo di ottenere due vittorie già nella mia prima stagione da professionista. D’altra parte, è stata un’annata con molti alti e bassi e ho avuto anche dei brutti momenti. Quindi quello che cercherò di migliorare per il prossimo anno è la costanza di rendimento, dalla quale penso potranno derivare anche più vittorie.

Il corridore della Lidl-Trek ha avuto una buona stagione su strada con 2 vittorie e 12 Top 10
Il corridore della Lidl-Trek ha avuto una buona stagione su strada con 2 vittorie e 12 Top 10
Ti abbiamo visto emergere soprattutto nelle brevi corse a tappe: è quella la tua dimensione ideale?

Sì, penso che sia qualcosa su cui mi concentrerò davvero nei prossimi anni, provando innanzitutto a migliorare il mio rendimento nelle cronometro lavorandoci specificamente soprattutto sulla posizione e la sua resa in termini di potenza. Io credo che gare a tappe più piccole come il Giro di Norvegia e di Ungheria siano nelle mie corde. Forse anche il Romandia ha una conformazione che mi sta bene. Forse non per la classifica generale, ma per le vittorie di tappa. Giro del Belgio, Vallonia, sono gare che non vedo l’ora di fare e che dovrebbero attagliarsi alle mie caratteristiche.

Tornando al ciclocross, quanto pesa portare il tuo cognome vista la carriera di tuo padre Sven Nys?

Tanto, ma più che un peso è una responsabilità che mi porto dietro volentieri, visto il nostro rapporto e tutto quel che lui ha rappresentato per il ciclocross e nel complesso per lo sport belga. Chiaramente quello che faccio assume sempre una connotazione diversa rispetto a quello che fanno i miei colleghi, sia nel bene che nel male, ma non mi lascio condizionare, cercherò semplicemente di seguire la mia strada e non pensare a ciò che mio padre ha ottenuto durante la sua carriera.

Per il belga le continue comparazioni con il padre Sven aumentano la pressione (foto Getty Images)
Per il belga le continue comparazioni con il padre Sven aumentano la pressione (foto Getty Images)
Tecnicamente siete diversi?

Difficile a dirsi. Quando aveva la mia età aveva già vinto tanto anche grazie alla sua abilità tecnica. Rispetto a me era sicuramente più bravo nello sprint, io sono un po’ più esplosivo, ma non mi piace fare paragoni.

Lui aveva scelto la mountain bike come alternativa al ciclocross, tu come sei arrivato al ciclismo su strada?

Sono sempre stato molto interessato anche alla mountain bike, ma è molto più difficile combinarla con il ciclocross, quindi ho sempre fatto la mia preparazione su strada invece che in mtb. Poi a un certo punto stavo vincendo alcune gare su strada e mi è stato chiesto di partecipare ai campionati europei come primo anno under 23 e ho vinto quella gara, a Trento. Quel giorno ha cambiato tutto, passo dopo passo mi sono fatto strada nel World Tour. Tutto è andato davvero velocemente, certe volte me ne stupisco ancora.

Nys in allenamento al Superprestige di Niel, dove la sua presenza è stata seguita dalla rinuncia alla Coppa del giorno dopo
Nys in allenamento al Superprestige di Niel, dove la sua presenza è stata seguita dalla rinuncia alla Coppa del giorno dopo
Che cosa pensi delle parole di Lappartient e della possibilità di dover saltare i mondiali se non si partecipa alla Coppa del Mondo?

Diciamo che lascio parlare (il tono di voce di Nys diventa risentito, ndr) e proverò semplicemente a rispondere con i miei pedali, con i miei risultati. Se non mi sarà permesso di alzare il livello dei campionati del mondo, sarà una loro perdita e non mi sento di dire altro per non rinfocolare la polemica.

Tra Coppa del Mondo, superprestige e le altre challenge, secondo te le gare sono troppe in 4 mesi?

Certamente, è su questo che bisogna discutere. I programmi non possono coincidere, ormai è impossibile competere per tutte le classifiche generali, almeno per le tre challenge principali (oltre alle due della domanda, Thibau contempla anche l’H2O Badkamers Trophée, ndr). Ci sono troppe gare in Coppa del mondo per il momento. Amo ancora correre la Coppa, vincere la Coppa, puntare alla classifica, ma a qualcosa devi rinunciare se vuoi essere in buona forma nel periodo natalizio. Per questo abbiamo scelto di allenarci e concentrarci su altre gare perché quest’anno sarà davvero difficile vincere la classifica generale. Quindi mi concentro solo sulle gare singole per quest’anno. Poi si vedrà…

L’anno nero di “Juanpe” Lopez. Che non può più sbagliare

10.11.2023
5 min
Salva

Che fine ha fatto Juan Pedro Lopez? Che ne è di quel talentuoso spagnolo della Lidl-Trek che nel 2022 indossò la maglia rosa per dieci giorni, dopo aver impressionato tutti sulle rampe dell’Etna, cedendo solamente al tedesco Kamna, riuscendo alla fine a entrare nei primi 10? E’ davvero incredibile pensare che, a un solo anno di distanza, siamo di fronte a un corridore che non ha colto neanche una top 10 in tutta la stagione, a fronte di 73 giorni di gara.

Eppure qualche piccolo segnale alla fine della stagione si è visto o almeno così vogliamo interpretare il 17° posto finale alla Vuelta. Niente per un corridore che ha ben altre ambizioni di partenza, ma è il segno che in fondo il talento c’è ancora. E allora che cosa è successo?

Per Lopez un anno davvero difficile, mai nelle prime 10 posizioni. Serve un reset completo
Per Lopez un anno davvero difficile, mai nelle prime 10 posizioni. Serve un reset completo

Tutto è cominciato a gennaio…

A provare a dare una risposta è chi proprio in quella Vuelta lo ha guidato, l’ha seguito passo passo. Adriano Baffi era il diesse di riferimento e le sue parole possono sembrare dure, ma ci sono anche comprensione e sostegno.

«E’ stata una stagione ampiamente sotto le aspettative – dice il tecnico italiano – ma questo lo sa bene anche lui, anzi è il primo ad essere arrabbiato. Io credo che tutto sia nato da una caduta nel ritiro di gennaio, dove ha riportato la frattura della clavicola. Qualcosa che a un ciclista capita spesso, ma per lui era la prima volta e ci ha messo tanto tempo a recuperare, è andato sempre all’inseguimento. Il problema è che ha perso fiducia in se stesso, nella sua stessa tenuta in gruppo».

Adriano Baffi, diesse alla Lidl-Trek che ha guidato il team alla Vuelta
Adriano Baffi, diesse alla Lidl-Trek che ha guidato il team alla Vuelta
Un problema fisico, tecnico, mentale?

Io direi soprattutto mentale, non riusciva a superarlo, col risultato che poi tutto è diventato un perenne inseguimento per essere competitivo. Gli abbiamo dato fiducia al Delfinato, dove ha corso in supporto di Ciccone, poi è andato al Tour ma ha sofferto per tutte e tre le settimane. Ha comunque tenuto duro e poi lo abbiamo portato alla Vuelta dove ha confermato quello che ci aspettavamo. Non possiamo dire che sia andato benissimo, ma ci ha messo tanta grinta, il piazzamento – discreto – è stata una conseguenza.

Che idea ti sei fatto di lui come corridore?

Io continuo a pensare che sia un corridore da grandi Giri, uno come lui però è da top 10. Poi arrivi 15° o 17° cambia poco, è chiaro che non era il Lopez del Giro 2022. Lì aveva una condizione ottima, il morale alle stelle, ma quel Lopez non lo abbiamo più visto e lui per primo non è contento di questo, non si sente se stesso, vuole molto di più.

Lo spagnolo con la maglia rosa al Giro d’Italia 2022, quando si rivelò al grande pubblico
Lo spagnolo con la maglia rosa al Giro d’Italia 2022, quando si rivelò al grande pubblico
Fondamentale quindi sarà avere un inverno senza intoppi, non solo fisici…

Assolutamente. Quando si comincia a correre sono già tutti tirati, vai subito alla ricerca del limite, se ti trovi di fronte un problema devi risolverlo subito e lui non è riuscito a farlo. Se forzi la situazione non è detto che trovi la soluzione.

Secondo te può tornare quello del 2022?

Secondo me può andare anche oltre, è uno scalatore di vaglia con una grinta come pochi, ma deve migliorare in tante cose. Di regola è uno che nelle gare importanti è davanti, fra quei 25 che hanno quel qualcosa in più, io dico però che può andare ancora oltre, essere all’altezza dei più forti. Diciamo che è un team player, che può anche avere ambizioni proprie pur correndo al servizio di un capitano. E questo è un profilo fondamentale nei grandi Giri.

L’iberico con l’ammiraglia al Tour. La squadra gli dà fiducia, ma vuole segni di ritorno ai fasti del 2022
L’iberico con l’ammiraglia al Tour. La squadra gli dà fiducia, ma vuole segni di ritorno ai fasti del 2022
Parliamoci chiaro: nel ciclismo di oggi se sbagli una stagione diventi oggetto di un’approfondita attenzione, è come se ti fossi giocato il jolly, poi non puoi più sbagliare…

E’ un po’ così, lui lo sa bene. Sei sulla graticola, sai che devi recuperare innanzitutto in credibilità anche se, è bene sottolinearlo, Juan Pedro non ha alcuna colpa. E’ solo che le cose sono andate così. Da un anno negativo, soprattutto alla sua età (Lopez ha 26 anni, ndr) puoi anche prendere tanti insegnamenti utili, crescere. Noi ci aspettiamo molto da lui nel prossimo anno.

Dove pensate che verrà impiegato?

E’ ancora presto per parlare di programmi specifici, va capito dove utilizzarlo. A lui il Giro d’Italia piace molto e anche a noi. Abbiamo chiuso al 5° posto nel ranking e il prossimo anno vogliamo salire, per questo abbiamo anche cambiato molto in squadra. Ora ha una motivazione in più, la voglia sempre più forte di far bene e confermare il suo potenziale. Sapendo che, come avete detto, il suo jolly se lo è giocato.

Bagioli alla scoperta dell’America, della Lidl-Trek, di se stesso

25.10.2023
6 min
Salva

Due giorni fa il ritorno dagli Stati Uniti, dopo la visita al quartier generale di Trek e un giro per Chicago, guardando partite di hockey e di basket NBA. Oggi la partenza per la Tanzania con la sua ragazza. E poco prima, la scelta di cambiare squadra e il secondo posto del Lombardia, forse non celebrato a dovere. Il fine stagione di Andrea Bagioli non è passato via in modo banale e proprio la decisione di lasciare la Soudal-Quick Step per approdare alla Lidl-Trek è il punto che abbiamo voluto approfondire con lui.

Nel primo ritiro fra il Wisconsin e Chicago, si è raccontata ai nuovi la Lidl-Trek
Nel primo ritiro fra il Wisconsin e Chicago, si è raccontata ai nuovi la Lidl-Trek

La benedizione di “Guerci”

Le parole di Luca Guercilena sulla voglia di dargli fiducia e farne un leader sono parse una consacrazione. La sua voglia a inizio 2023 di guardarsi intorno stava a significare che il valtellinese fosse pronto a spiccare il volo, uscendo dal cono di luce di chi aveva davanti.

«L’ambiente della nuova squadra – risponde mentre parcheggia l’auto – mi è parso molto buono. Mi ha sorpreso positivamente, sono stati super disponibili. Si capisce che sia un gruppo più internazionale, quindi c’è più apertura rispetto alla Soudal-Quick Step in cui comunque si percepisce forte l’anima belga. C’eravamo quasi tutti, tranne Consonni che negli stessi giorni si è sposato, poi Cataldo e Milan che sono venuti solo alla fine, dopo la corsa in Cina». 

Prima del Lombardia, la marcatura fra Bagioli e Pogacar era iniziata ai mondiali, chiusi da Tadej sul podio
Prima del Lombardia, la marcatura fra Bagioli e Pogacar era iniziata ai mondiali, chiusi da Tadej sul podio
Perché a gennaio dicesti che avresti valutato anche un cambio di squadra?

Non posso dire che non avessi il mio spazio, però dopo quattro anni cerchi qualcosa di nuovo. Alla fine fai sempre gli stessi ritiri, gli stessi allenamenti, vedi sempre le stesse persone, quindi magari diventa un po’ troppo monotono.

Alla Soudal-Quick Step sentivi di essere considerato un corridore importante?

Devo dire che anche durante le classiche, quest’anno partivo quasi come un capitano. A parte la Liegi, nelle altre avevo ruoli abbastanza importanti. Però qui già da inizio anno abbiamo fatto il calendario assieme, ho deciso io alcune gare che volevo fare e mi hanno ascoltato. Mi trattano un po’ più come un leader.

E’ stato difficile scegliere la squadra nel momento in cui hai deciso di andar via?

Non più di tanto, perché sono venuti subito con una buona offerta triennale e anche con un bel progetto, che mi ha ispirato subito. Poi parlandone con Quinziato (il suo agente, ndr), abbiamo valutato le varie opzioni e abbiamo concluso che la Lidl-Trek fosse la migliore. Avevano l’idea di prendermi e farmi crescere, non un progetto a breve termine, ma a lunga scadenza, per arrivare a vincere gare importanti.

Questa la volata con cui Bagioli ha preceduto Roglic e Vlasov, strappando il secondo posto al Lombardia
Questa la volata con cui Bagioli ha preceduto Roglic (a sinistra fuori inquadratura) e Vlasov, arrivando 2° al Lombardia
Che cosa ti manca ancora per arrivare a vincere la classica con la C maiuscola?

Al Lombardia ho trovato un Pogacar di troppo, che mi ha impedito di vincerlo (Bagioli è arrivato secondo, ndr). Cosa mi manca? Secondo me, più che altro, la fiducia in me stesso. Anche se, già a fine stagione, qualcosa è cambiato e infatti i risultati sono arrivati. Invece a inizio anno partivo un po’ svantaggiato perché non ero molto sicuro e alla fine andava male. Se non sei sicuro e vedi gli altri che vanno forte, se hai la testa da un’altra parte, è molto più difficile che arrivi il risultato.

Che cosa è cambiato a fine stagione? Perché c’è stata questa svolta?

Non lo so neanch’io, mi sentivo in modo diverso, più rilassato e più sicuro di me stesso. A luglio avevo deciso di cambiare squadra, quindi magari anche quell’aspetto ha fatto la differenza. Se non devi pensare al contratto per il prossimo anno, sei tranquillo. Ti concentri al 100 per cento sulla bici, sugli allenamenti, l’alimentazione e tutto viene più facile.

Secondo te la fiducia in se stessi viene anche dalla squadra?

Sì, sicuro. La squadra deve essere la prima che ti dà fiducia. Se parti senza la fiducia della squadra, è difficile anche per te stesso. Se invece sai che puoi contare sull’appoggio dei tuoi compagni e dei direttori e, sai che nella determinata gara sono lì tutti per te, allora è diverso. Certo, avrai più pressione addosso, però è una pressione positiva che ti carica ancora di più.

Il finale di stagione ha visto un Bagioli più sereno e sicuro: qui vince il Gran Piemonte
Il finale di stagione ha visto un Bagioli più sereno e sicuro: qui vince il Gran Piemonte
Che cosa porti via dalla Soudal-Quick Step?

In questi quattro anni sono cresciuto tanto, al primo anno da professionista ero molto inesperto sotto tutti gli aspetti. Quello che ho imparato meglio forse è la capacità di affrontare le gare lunghe, le classiche ben oltre i 200 chilometri. Su quello sono migliorato molto. Infatti anche al Lombardia, che erano sei ore di corsa, nel finale ero lì. Si tratta di imparare ad alimentarsi per risparmiare il più possibile, perché alla fine conta ogni watt che risparmi e poi te lo trovi alla fine della corsa.

Hai parlato di pressione positiva: ti è mancata in questi anni oppure è giusto arrivarci adesso perché hai le spalle più larghe per sostenerla?

Forse è giusto che arrivi adesso. Se arrivasse appena passi professionista, non sarebbe semplice da sopportare, a meno che tu non abbia un motore alla Remco, con il quale viene tutto facile. Invece adesso che ho fatto i miei quattro anni di esperienza, sono più consapevole dei miei mezzi e fin dove posso arrivare. Quindi è un bene che la pressione arrivi adesso.

Presentazione Soudal-Quick Step, a Popsaland: sia De Clercq sia Bagioli dal 2024 saranno alla Lidl-Trek
Presentazione Soudal-Quick Step, a Popsaland: sia De Clercq sia Bagioli dal 2024 saranno alla Lidl-Trek
Sai già quale sarà il tuo nuovo preparatore? Ti intriga o ti allarma il fatto di cambiarlo?

Non so ancora con chi lavorerò, penso sarà uno spagnolo in arrivo nella squadra. Un po’ mi è dispiaciuto di lasciare il mio vecchio preparatore: Vasilis, il greco. Con lui in questi quattro anni ho lavorato veramente bene, secondo me è uno dei migliori al mondo. Ti segue, vedi che ha passione in quello che fa, quindi quel lato un po’ mi preoccupava. Però alla fine qualche cambiamento magari serviva, ci sta che magari a certe cose Vasilis non ci arrivasse, mentre saranno possibili col nuovo preparatore. Devo solo avere fiducia e andrà bene di sicuro.

Il prossimo appuntamento con la squadra sarà il ritiro a dicembre?

Sì, a Calpe. Adesso si va in vacanza in Tanzania, prima un safari e poi al mare a Zanzibar. E al rientro si ricomincia con una nuova maglia, una nuova bici e una nuova squadra.

Inverno fra palestra e bici: così Cataldo tornerà al top

22.10.2023
5 min
Salva

GUILIN – Si va al Tour of Guangxi per tanti motivi diversi. Dario Cataldo, la cui stagione si chiusa con 45 giorni di gara, è venuto per ritrovarsi come atleta. La caduta del Catalunya lo ha tenuto fuori per cinque mesi giusti: dal 20 marzo al 20 agosto. Per l’abruzzese, ogni corsa dal rientro è stata un passo: anche qui in Cina ha lavorato per riprendere il controllo di tutte le funzioni.

Di vacanze si parlerà più avanti. Prima ci sarà da volare a Chicago per il primo incontro con la squadra, poi il 2 novembre sarà al Criterium di Saitama e da lì allungherà il soggiorno in Oriente con uno scalo prolungato in Giappone e Vietnam. Che cosa sia successo in quei cinque mesi, Cataldo lo ha più o meno raccontato. Quel che incuriosisce è respirare attraverso le sue parole il ritorno all’efficienza.

Le immagini dell’incidente in Catalogna. Frattura di vertebre, costole, clavicola e acetabolo
Le immagini dell’incidente in Catalogna. Frattura di vertebre, costole, clavicola e acetabolo
Hai mai pensato di aver finito la tua carriera su quel marciapiede?

Parecchie volte. All’inizio non sapevo come sarebbe andata, ma ero certo che sarei tornato su una bici. Non so perché ne fossi sicuro, non avevo alcuna garanzia. Il ciclismo è uno sport talmente esigente, specialmente adesso, perché fossi certo di tornare a livelli sufficienti per essere competitivo.

Invece?

Sono tornato alle corse. Sto facendo molta fatica, perché non basta prepararsi un paio di mesi. Quindi avrò bisogno di un inverno intero per fare una buona preparazione in palestra. E poi forse, se tutto andrà bene, il prossimo anno sarò di nuovo competitivo.

Che cosa ricordi del giorno in cui sei risalito sulla bici?

Non vedevo l’ora, anche se ero timoroso. In realtà invece è andata molto bene. Il dottore che mi ha operato diceva di aspettare un’altra settimana, Borra mi ha detto di andare. Questo è un aneddoto che nessuno sa…

Il Giro è partito dal suo Abruzzo e lui lo ha vissuto da turista, con il busto ancora indosso
Il Giro è partito dal suo Abruzzo e lui lo ha vissuto da turista, con il busto ancora indosso

A questo punto vi aspettate l’aneddoto? Giusta pretesa, ma proprio sul più bello è partita la tappa. Momento verità. Alle 11,35, un messaggio ha avvisato che sul pullman della stampa mancava soltanto Enzo Vicennati, perciò mi sono messo a correre per non essere lasciato a piedi. E per ascoltare l’aneddoto, c’è stato da aspettare l’indomani.

L’aneddoto, dicevamo…

Quello che nessuno sa o comunque sanno in pochissimi. Il primo giorno sono andato a fare una sgambatina con un amico amatore che fa l’elettricista in Svizzera. Le sensazioni sono state subito buone. Dicevo: «Cavolo però… Dai, non male…». Dovevamo arrivare a una salitina di un paio di chilometri e gli ho detto: «Dai, arriviamo lì, così almeno provo a farla, per capire che sensazioni avrò». Invece quando siamo arrivati lì, la strada era chiusa. Abbiamo chiesto di passare e quelli di rimando ci hanno proposto di iscriverci alla cronoscalata di beneficienza che stava per cominciare.

Prima uscita e già gara?

Era aperta a tutti, si poteva fare a piedi, in bici o come volevi. Non competitiva e senza classifica, così abbiamo fatto l’iscrizione e siamo partiti. Insomma, ho messo subito il numero sulla schiena e lo sapete che quando attacchi il numero, alla fine un pochettino spingi. Ho corso cercando di riprendere il mio amico davanti. Per iscrivermi ho lasciato un nome falso, ero vestito col completo rosa da allenamento di Trek. Stavo bene, non ero per niente allenato, però sentivo che la biomeccanica funzionava e questo mi è bastato.

Il rientro alle corse di Cataldo porta la data del 20 agosto 2023, esattamente cinque mesi dopo la caduta del Catalunya
Il rientro alle corse di Cataldo porta la data del 20 agosto 2023, esattamente cinque mesi dopo la caduta del Catalunya
A quella ha pensato Fabrizio Borra…

Ha una esperienza infinita e sa osservare gli atleti come nessuno. Per rimetterli in asse serve la capacità di trovare il problema e risolverlo. Lavorando con Fabrizio, ti accorgi veramente di quanto sia avanti e quanto sia in gamba. Devi fidarti al 100 per cento su qualunque cosa ti dica. Ti propone il modo migliore di lavorare in ogni momento. Sono stato per una settimana a faticare in acqua e sembrava che non stessi facendo nulla. Invece ho fatto grossi passi in avanti. E quando ha visto che potevo iniziare con i lavori a secco, mi ha messo in mano il bilanciere.

Passaggio non banale visto il tuo infortunio…

Io pensavo di non riuscire e lui mi spronava. Voleva che sollevassi il bilanciere fino alla spalla, per me era impossibile, invece dopo 2-3 tentativi sono riuscito a farlo.

Così sei tornato alle corse, possibilmente avendo già un livello molto buono?

Non è più un ciclismo dove puoi tornare alle gare per prepararti. Se arrivi in gara all’80 per cento, vai a prendere sberle. Al 90 per cento, fai molta fatica. Io avevo già un buon livello, però molto lontano dall’essere competitivo. Tanto che alla prima corsa, ad Amburgo, ho tirato per la prima parte. Quando poi hanno iniziato ad accelerare, ho provato a tenere sul primo strappo e poi ho scelto di fermarmi al box. Proprio per non passare il limite. In questi casi bisogna sapersi ascoltare e io per fortuna ho sufficiente esperienza per sapere quando sto esagerando. Ho avuto un rientro abbastanza progressivo.

Cataldo in Cina per far crescere la condizione e andare alla ripresa con una buona base su cui ricostruire
Cataldo in Cina per far crescere la condizione e andare alla ripresa con una buona base su cui ricostruire
Hai parlato di un inverno di lavoro.

Ho concluso la fisioterapia riabilitativa, adesso devo lavorare alla performance. Ora ho la base per partire con il lavoro a secco, quindi in palestra. Devo rinforzare la parte addominale per il problema che ho avuto alla schiena, ma anche le gambe. In più ci saranno degli esercizi specifici anche per la respirazione, perché con il pneumotorace ho perso qualcosa.

La Lidl-Trek sta facendo un bel salto di qualità: essere un road capitain sarà sempre più impegnativo?

Per fare il “road captaindevi essere presente nei momenti cruciali, quindi spero di essere all’altezza nelle corse che contano e, se così non fosse, cercherò di dare il mio contributo. Ci sono anche altri corridori che vengono su molto bene e prima o poi verrà il momento di passare il testimone.

Fine stagione, il preparatore stila il report e inizia le sue analisi

20.10.2023
5 min
Salva

Stagione alle spalle – resta giusto qualche gara in Estremo Oriente – ma di fatto molti corridori si sono appena fermati, mentre altri lo sono da un po’ più tempo. E poi ci sono gli allenatori, i quali però non vanno del tutto in vacanza, specie in questi giorni. Paolo Slongo per esempio, preparatore della Lidl-Trek, è negli Stati Uniti con grandissima parte del team, sia maschile che femminile, per delle riunioni, per scoprire i nuovi materiali (in apertura immagine Training Peaks)…

Ma se un coach non sta fermo, cosa fa dunque? Come gestisce questa sua fase dell’anno? Ne abbiamo parlato appunto con Slongo, che ci ha risposto da Chicago, dove ormai da tre anni la squadra si ritrova in autunno.

Paolo Slongo, coach della Lidl-Trek, ci ha spiegato il fine stagione del preparatore
Paolo Slongo, coach della Lidl-Trek, ci ha spiegato il fine stagione del preparatore
Paolo, oggi con tutte le piattaforme che ci sono, immaginiamo che il preparatore abbia accumulato una lunga serie di dati durante l’anno. Cosa ne fa?

Vero, abbiamo molti dati. Io per esempio, stilo un’analisi mensile degli atleti e delle atlete che seguo, e a fine anno faccio un report per ognuno di loro. E lo faccio secondo un programma che avevo messo a punto personalmente qualche anno fa.

Cosa c’è in questo report?

Quanti chilometri, quante ore ha passato in quella determinata zona, la critical power… e li confronto con gli anni precedenti. Per esempio, ormai sono parecchi anni che lavoro con Elisa Longo Borghini e di lei posso fare lunghi confronti. In base a questi inizio a pensare dove posso migliorare ancora, se ho sbagliato qualcosa… incrociando il dato numerico, ma anche ciò che mi ha detto l’atleta. Perché poi il confronto numerico resta importante, ma non vanno dimenticate le sensazioni del corridore. Per esempio nell’analisi generale c’è scritto anche se quell’atleta paga più o meno il fuso orario. In questo caso si cerca di non farlo allontanare troppo dall’Europa. O se soffre di sinusiti o raffreddori frequentemente, allora gli consigliamo di allenarsi maggiormente al caldo.

Voi per esempio siete in ritiro, e così altri team, è il cosiddetto ritiro senza bici: a cosa serve? E perché è importante farlo? E come ci “s’incastra” il lavoro del preparatore?

Il report e il ritiro sono importanti perché con la fine della stagione inevitabilmente si è già proiettati con la testa verso l’anno nuovo. E poi è un ciclismo veloce quello attuale, a gennaio si va a correre. Quindi s’imposta anche la preparazione, almeno i macrocicli, di carico e scarico, in base ai grandi obiettivi, tanto più che nel 2024 ci saranno anche le Olimpiadi. C’è un planning da individuare.

Incrociare i dati oggi è più facile da una parte, ma più difficile dall’altra, vista la mole d’informazioni che si accumula con i nuovi software
Incrociare i dati oggi è più facile da una parte, ma più difficile dall’altra vista la mole d’informazioni che si accumula con i nuovi software
Da cosa vedi i miglioramenti dei tuoi atleti?

Innanzitutto dai risultati e dalle prestazioni in gara: ciò che più conta. Poi dai dati legati principalmente alla soglia, alla forza… Ma c’è anche la valutazione tattica: come si è affrontata la corsa, se si è più o meno tranquilli, se si sono commessi errori.

Prima, Paolo, hai detto che stili un report, nel tuo caso va a finire “sulla scrivania” di Guercilena, il team manager, o comunque alla dirigenza?

No, il report è più una cosa mia personale, figlia di un mio metodo di lavoro affinato negli anni. Non è la squadra che me lo richiede. Poi chiaramente se individuo qualche aspetto o qualche dato particolare, lo condivido sia con l’atleta che con il capo della performance, Josu Larrazabal, e da lì con gli altri coach.

L’altro giorno parlando tra le righe con Michele Bartoli, anche lui preparatore, ci aveva detto che stava preparando le “schede dei consigli” per atleti per affrontare questo periodo di stacco. Anche per te è così?

Noi, anche se non abbiamo ancora tutto il calendario, sappiamo già chi correrà a gennaio. Ed è importante saperlo ora. Di solito questi atleti sono quelli che hanno smesso prima e pertanto faranno un percorso diverso. Magari lo stacco lo hanno già fatto e tutto s’imposta diversamente. Questo per dire che i consigli si danno, ma individualmente. Riprendo l’esempio della Longo, con tutto quello che le è successo quest’anno, abbiamo deciso di farle osservare uno stop un po’ più lungo per consentirle di recuperare meglio.

E cosa riguardano questi consigli? 

Sono consigli generali che riguardano soprattutto l’alimentazione e la gestione dell’attività. Lo stacco è importante soprattutto di testa. Quindi okay le attività alternative, ma senza stress. Non solo, ma gli consigliamo di fare eventuali interventi in questi giorni. Per esempio, se qualcuno deve fare qualche intervento ai denti, al naso… cose da non fare in corso d’opera per non perdere tempo prezioso. C’è ancora un’altra cosa sulla quale batto molto: la posizione in bici più dettagliata.

Nella progettazione delle lunghe trasferte vengono prese in considerazione anche le reazioni al fuso orario, qui la Lidl-Trek in Giappone
Nella progettazione delle lunghe trasferte vengono prese in considerazione anche le reazioni al fuso orario
Cioè?

Con i nuovi o se ho un atleta che aveva un problema più evidente, insisto perché si attivino nel fare i vari test biomeccanici, tanto più che il peso è ancora buono e la muscolatura è ben definita. Questo vale anche per il vestiario. Le misure per un body da crono meglio prenderle adesso che non fra due mesi quando magari il corridore ha due o tre chili in più.

Come condividi il tuo report?

Invio un’email all’atleta, ma preferisco accompagnarla da un colloquio, meglio ancora se di persona. Per esempio, prima di venire qui negli States mi sono appuntato alcune cose per parlare con alcuni atleti e gli do queste indicazioni.

Restiamo sul report: su quale aspetto si sofferma il preparatore? C’è un dato in particolare che analizza?

Un dato solo non c’è, ma se guardo un dato metto in relazione le critical power tra un anno e l’altro, tra mese e mese… E tra i periodi che m’interessano. A quel punto vedo se siamo arrivati all’appuntamento “X” con la forma giusta. Perché se i massimi valori sono stati espressi durante l’obiettivo, va bene. Ma se un mese prima i valori erano più alti che in gara, allora vuol dire che si poteva fare meglio. A quel punto, come dicevo prima, inizio a pensare: “Qui mancava questo”. “Qui potrei fare così”… e di conseguenza immagino come fare, che poi a me piace cambiare. Okay, alcuni concetti base sono intoccabili, ma poi mi piace dare nuovi stimoli: è importante sia per l’atleta che per me come preparatore.

Tre anni alla Bahrain per diventare grande: il saluto di Milan

19.10.2023
5 min
Salva

LIUZHOU – Milan parla sotto voce, come sua abitudine. Con questi suoi gesti lenti e il taglio degli occhi leggermente a mandorla, il gigante friulano è diventato il beniamino dei tifosi cinesi. Abbiamo provato a parlarci ieri, non è stato possibile sottrarlo alla loro presa. Oggi per fortuna c’è più tempo.

La città ha ben più di duemila anni, ma il raduno di partenza della quinta tappa del Tour of Guangxi l’hanno fissato in una periferia modernissima, dagli spazi immensi. Dei fiumi, i templi, le montagne e la Foresta Urbana si vedono le foto appese ai pannelli che delimitano la strada. Restando nella carovana, non si ha davvero la percezione dei luoghi attraversati, per fortuna il poco tempo libero si riesce a dedicarlo a qualche passeggiata per scoprire piccole porzioni dei dintorni. Oggi si arriva a Guilin.

La vittoria della seconda tappa, l’oro olimpico e il suo aspetto hanno fatto di Milan una vera star tra i tifosi cinesi
La vittoria della seconda tappa, l’oro olimpico e il suo aspetto hanno fatto di Milan una star tra i tifosi

Il 2023 è stato l’anno della rivelazione su strada e questo ha fatto di Milan un pezzo forte del mercato. La Lidl-Trek lo aveva già adocchiato da un pezzo: Luca Guercilena, scherzando, ci disse di averlo contattato prima che vincesse la tappa del Giro, altrimenti avrebbe avuto addosso ben più… estimatori. Eppure il corridore, che è volato in Cina e ha chiuso la stagione vincendo, sa benissimo di dovere molto al Team Bahrain Victorious e al gruppo che lo ha supportato per tutto l’anno.

Che cosa sono stati questi primi tre anni da professionista?

Sono cresciuto. Ho fatto molte esperienze. Sono stati tre anni molto costruttivi, pur essendo consapevole che devo crescere ancora e fare altra esperienza. Bisogna sempre cercare di migliorarsi, mai fermarsi in un punto e sentirsi arrivati. Sono stati tre anni molto belli.

Si prepara la volata: il diesse Stangelj dà le dritte per gestire al meglio la tappa
Si prepara la volata: il diesse Stangelj dà le dritte per gestire al meglio la tappa
La pista completa il corridore, ma con i suoi impegni può darsi che ne rallenti lo sviluppo su strada?

Secondo me è un crescere parallelo. La pista mi ha aiutato ad avere questo spunto veloce, per cui il miglioramento su strada arriva anche dal velodromo. La stessa capacità di tenere queste piccole salitine da un chilometro e mezzo, com’era qualche giorno fa quando ho vinto. Fare certi sforzi, brevi ma intensi, e riuscire a recuperare abbastanza in fretta, per essere capace di fare una buona volata. Per questo la pista mi ha aiutato molto.

La convocazione per il Giro è arrivata in extremis, ti aspettavi di uscirne con una tappa vinta, tanti piazzamenti e la classifica a punti?

No, sinceramente no. Sono andato al Giro d’Italia motivatissimo, ma anche dicendo che tutto quello che fosse arrivato sarebbe stato ben accetto. Era il mio primo Giro d’Italia, sinceramente puntavo a finirlo e avrei cercato di aiutare la squadra il più possibile. Non mi sarei mai immaginato di riuscire a raggiungere gli obiettivi che alla fine abbiamo raggiunto insieme. Eravamo tutti motivati, per me è stato semplicemente fantastico. Ho dei bei ricordi che non dimenticherò.

A Nongla, arrivo in salita: ritardo inevitabilmente pesante per Milan che è alto 1,93 e pesa 84 chili
A Nongla, arrivo in salita: ritardo inevitabilmente pesante per Milan che è alto 1,93 e pesa 84 chili
Prima volata a San Salvo e vittoria tua: meravigliato oppure ti vedevi a fare volate di gruppo a quel modo?

Stupito per il fatto di essere arrivato lì in una maniera molto tranquilla, pulita. Sono riuscito a destreggiarmi in mezzo al gruppo e poi sono riuscito a fare la mia volata. Ero concentratissimo per fare proprio quello e alla fine esserci riuscito in modo così lineare un po’ mi ha stupito.

Pensi che al momento sia più completo il Milan della strada o quello della pista?

Non lo so, penso di dover migliorare da ambo le parti. Su strada devo migliorare ancora molto, ma anche su pista c’è sempre qualcosa da ottimizzare.

Sei stato campione olimpico a 21 anni, si avverte già un po’ di tensione per Parigi 2024?

Non ancora, ci penserò. Abbiamo sempre un occhio di riguardo per la pista, ma non è ancora una pressione. Farò uno step alla volta. Finirò l’anno, mi riposerò, staccherò un po’ la testa e poi ripartirò al meglio possibile per affrontare l’anno olimpico che arriva.

Milan e la sua Merida Reacto: insieme hanno vinto anche una tappa al Giro
Milan e la sua Merida Reacto: insieme hanno vinto anche una tappa al Giro
Nei mesi qui alla Bahrain Victorious si è creato un bel gruppo attorno a te.

Sì, è un bel gruppo e alla fine lo abbiamo visto anche in questi giorni. I ragazzi si sono destreggiati molto bene, mi hanno aiutato tanto nel finale.

L’anno prossimo avrai come ultimo uomo Simone Consonni: hai chiesto tu di averlo in squadra?

Penso che sia stata una cosa combinata. Non è un mistero che mi sarebbe piaciuto avere Simone in squadra e alla fine ci sono state più cose messe insieme che hanno portato al suo arrivo.

La quinta e la sesta tappa hanno avuto l’arrivo a Guilin, città dell’acqua, delle foreste e di storie antichissime
La quinta e la sesta tappa hanno avuto l’arrivo a Guilin, città dell’acqua, delle foreste e di storie antichissime
Da te ci si aspetta anche qualche bella prestazione nelle classiche.

Certo, le classiche sono qualcosa che mi piace e per le quali devo crescere. Sono ambiti in cui devo crescere, voglio specializzarmi. Nei prossimi anni voglio fare il meglio possibile. Invece negli ultimi tempi ho un po’ lasciato in disparte la cronometro.

Come è andato il viaggio in Cina, cosa ti pare di tanta popolarità?

Sinceramente non mi aspettavo così tanto, però è bello. Sono anche stato contento di venire. Puntavo a finire bene, ci tenevo a vincere per portare a casa il massimo possibile da questo viaggio. Per me e per la squadra.