Forti in salita, forti a crono? Slongo convinto a metà

31.10.2022
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«Chi va forte in salita, va forte anche a crono», parole di Ivan Basso che a sua volta le aveva riprese da Bjarne Riis. Alcuni giorni fa avevamo avuto il piacere di fare qualche pedalata al fianco di Davide Piganzoli. E ci aveva colpito che un atleta così longilineo potesse andare tanto bene anche nelle cronometro.

Oggi i giovani sembrano tutti andare forte in entrambi i terreni: Evenepoel, Pogacar, Vingegaard, Almeida, Ayuso, Vlasov (nella foto di apertura), Carlos Rodriguez… Però quanti di questi sono scalatori puri? Eppure “Piga”, che il prossimo anno passerà alla professional della Eolo-Kometa, sembra essere parecchio scalatore, ciò nonostante è campione nazionale a crono U23.

Paolo Slongo è stato uno dei preparatori che in carriera ha seguito Basso, ma soprattutto ha gestito diversi scalatori chiamati ad andare forte contro il tempo. A lui abbiamo posto alcune domande su questo tema, per capire se poi è effettivamente così e perché. 

Paolo Slongo è oggi uno dei tecnici della Trek-Segafredo ma in passato ha avuto anche Nibali e Basso
Paolo Slongo è oggi uno dei tecnici della Trek-Segafredo ma in passato ha avuto anche Nibali e Basso
Paolo, “chi va forte in salita, va forte anche a crono”: è così dunque? Come si fa? 

Mi ricordo gli anni in Liquigas e Ivan già all’epoca diceva questa cosa. Però non è che sia proprio una regola fissa. Di base non è sbagliato: lui e Riis sostengono che se tu riesci a fare un certo sforzo, di 30′-40′ in salita, dovresti essere in grado di replicarlo a crono. Ma dove sta la differenza? A crono devi avere un atteggiamento diverso e una certa predisposizione.

Vai avanti…

A crono sei da solo. Magari quando sei in salita ci sono gli avversari e hai stimoli diversi. E poi devi avere la predisposizione vera e propria per la crono. Ti deve piacere e devi dare il 100% da solo: non tutti ci riescono. Chi riesce a sviluppare più watt ed è più leggero è avvantaggiato in salita. Ma il discorso del peso s’inverte in pianura per il cronoman. Diciamo però che i due mondi, scalatore e cronoman, si possono incontrare.

Davide Piganzoli in azione al tricolore crono U23, da lui vinto. Poi ha ottenuto ottime prestazioni anche in salita, come all’Avenir
Davide Piganzoli in azione al tricolore crono U23, da lui vinto. Poi ha ottenuto ottime prestazioni anche in salita, come all’Avenir
Come?

Con lo studio aerodinamico, con lo sviluppo dei materiali e della posizione. L’atleta più piccolo (in teoria lo scalatore, ndr) ha meno impatto con l’aria e può trasformarlo in un punto a suo vantaggio.

Il concetto di Evenepoel…

Esatto. Ti puoi avvicinare ad uno specialista da questa via.

Ma in una crono piatta non c’è la gravità che va incontro allo scalatore. Non è il rapporto potenza/peso, ma solo la potenza a incidere. Contano principalmente i watt…

La potenza non cambia: è quella. Torno a parlare della predisposizione del soggetto. Uno mingherlino può insistere molto sull’aerodinamica. E sui materiali, a partire dal body, dal casco.. altrimenti non ci sono vie di scampo. Il Ganna di turno lo batterà sempre. Uno di 80 chili è sempre avvantaggiato.

Stando alle misure antropometriche Mas dovrebbe essere il cronoman e Remco lo scalatore. Invece è il contrario
Stando alle misure antropometriche Mas dovrebbe essere il cronoman e Remco lo scalatore. Invece è il contrario
Come faccio a trasmettere quella forza che ho in salita, in quanto scalatore, in pianura?

E’ impossibile. Posso avvicinarmi con tutte le cose che ho detto, ma uno scalatore non può competere con uno specialista della crono.

E per migliorare, lo scalatore oltre ai materiali, deve insistere sull’agilità, oppure deve lavorare di più sulla forza e i rapporti più lunghi? 

E’ complicato. Bisogna trovare un equilibrio tra la sua prestazione e l’aerodinamica. Molti atleti non riescono a sviluppare a crono gli stessi watt che hanno sulla bici da strada proprio per la posizione estrema. Ma se fai un calcolo di “costi/ricavi” tra potenza e aerodinamica, meglio fare meno watt ed essere più aero. E’ la bellezza e al tempo stesso il dubbio delle crono. 

E invece allungare le pedivelle aiuta lo scalatore?

Dipende. Sia nel caso Basso che Nibali avevano 172,5 millimetri su strada e 175 a crono. Si cerca di sfruttare ogni cosa chiaramente. Con la leva più lunga si esprime più forza. E anche la posizione della sella più avanzata (che spesso veniva tagliata) aiuta… Ma anche in questo caso va fatta un’analisi. Se il corridore punta a una classifica generale, per fare certe scelte sulle posizioni estreme bisogna stare attenti. Perché se opti per una troppo forzata rischi che il giorno dopo gli possa creare dei problemi muscolari. E se è previsto un tappone dolomitico? Devi trovare il giusto mix. Magari perdi 10” ma il mattino dopo ti alzi senza mal di gambe. Sono test che si fanno di anno in anno.

Quintana è forse l’esempio migliore di scalatore puro che va bene a crono. Merito anche di femori lunghi per la sua statura?
Quintana è forse l’esempio migliore di scalatore puro che va bene a crono. Merito anche di femori lunghi per la sua statura?
Abbiamo spesso detto che ormai lo scalatore puro è in via di estinzione. Ma ne ricordi qualcuno che negli ultimi anni si sia difeso davvero bene a crono? 

Quintana, ma se andiamo più indietro, anche Pantani fece delle belle crono. Poi io credo che quando hai la forma fisica, magari indossi anche la maglia di leader, il rendimento aumenta.

A parità di statura incide la lunghezza del femore? Chi ce l’ha più lungo è avvantaggiato?

In teoria sì, poi però c’è la pratica. Se guardo i calcoli meccanici, le leve di forza, è così. Ma poi può succedere il contrario perché non è predisposto, anche mentalmente, per la crono. Guardiamo Dumoulin ed Evenepoel: i due hanno di certo un femore diverso ma chi va più forte? La matematica è una cosa, la bellezza del ciclismo è un’altra.

Ripensando alle parole di Slongo, che insiste molto sulla predisposizione anche mentale alla crono, e sulla posizione, è giusto allora che la nuova generazione cresca lavorando sin da subito su questa specialità. Dalle uscite settimanali in allenamento, ai test in galleria del vento. E forse questo spiega perché scalatori come Piganzoli, Ayuso o Pogacar vadano forte anche contro il tempo: non è (solo) questione di misure antropometriche.