Bagioli: la corsa rosa per capitalizzare il lavoro invernale

30.04.2024
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Andrea Bagioli si avvicina al suo primo Giro d’Italia nonostante i quattro anni di professionismo alle spalle. Non si tratta del suo primo Grande Giro, ha già corso due volte la Vuelta Espana e un Tour de France. La scelta della Lidl-Trek di mandarlo alla corsa rosa ha però il senso di voler continuare a sfruttare la sua condizione. I primi mesi nel team americano si sono conclusi con un trittico delle Ardenne fuori dalla lente d’ingrandimento. 

«Alle Ardenne Bagioli stava bene – ci dice il suo preparatore Aritz Arberas – ma alla Freccia Vallone il meteo è stato un disastro e alla Liegi è rimasto coinvolto nella caduta di metà gara. Non è riuscito a far vedere quanto sia buona la sua condizione, ma sta bene. Ora al Giro avrà più occasioni, la squadra dal mio punto di vista è strutturata in maniera evidente. Con Milan si andrà sulle volate, mentre “Juanpe” Lopez e Bagioli saranno liberi di andare a caccia di tappe». 

Il freddo e la pioggia della Freccia Vallone sono rimasti nelle gambe di Bagioli
Il freddo e la pioggia della Freccia Vallone sono rimasti nelle gambe di Bagioli

Un passo indietro

Il talento di Andrea Bagioli è finito nelle mani sapienti di Aritz Arberas, coach della Lidl-Trek che ha avuto l’incarico di sfruttarlo al meglio. I due si sono conosciuti questo inverno e hanno iniziato subito a lavorare con grande volontà

«Ho conosciuto Bagioli – racconta Arberas – questo inverno negli Stati Uniti. E’ un corridore giovane, molto organizzato e altrettanto serio sul lavoro. La sensazione è che fosse molto più esperto rispetto alla giovane età. Ho visto che è in grado di allenarsi molto bene a casa e che sopporta carichi di lavoro elevati. In più è molto preciso e ha una grande capacità di recupero».

Consonni (sinistra) e Bagioli (destra) saranno al Giro, il primo in supporto di Milan, il secondo a caccia di tappe
Consonni (sinistra) e Bagioli (destra) saranno al Giro, il primo in supporto di Milan, il secondo a caccia di tappe
Che tipo di preparazione avete fatto?

La sua prima parte di stagione era un po’ “dispersa” nel senso che ha corso molto. E’ partito dal Portogallo a metà febbraio ed è arrivato fino al Giro. Ogni due settimane aveva una corsa, quindi l’obiettivo era fare una base buona durante l’inverno e ci siamo riusciti. Ci siamo concentrati tanto anche sul migliorare nelle salite medie, quelle da 25-30 minuti. 

Avete cambiato un po’ rispetto al suo recente passato.

Sì, più che altro l’idea era di ampliare il suo bagaglio tecnico. Fare degli step per farlo diventare un corridore più completo e adatto a diverse situazioni di gara. 

Ha corso tanto in supporto di vari compagni.

Si è messo a disposizione ma lo ha fatto con piacere. All’Algarve ha fatto tanto per Geoghegan Hart, mentre ai Baschi si è messo a disposizione di Skjelmose. Le Ardenne sono state tanto sfortunate, come detto prima. Il primo anno serve per prendere le misure, non c’è fretta, abbiamo tanto tempo da trascorrere insieme.

Bagioli è stato fondamentale per Geoghengan Hart ai Baschi
Bagioli è stato fondamentale per Geoghengan Hart ai Baschi
Ha un contratto a lungo termine, questo aiuta per lavorare con maggiore serenità?

Assolutamente. E’ un corridore giovane, che cresce e può ancora fare passi in avanti. Il 2024 diventa un anno dove ci si conosce e anche lui avrà modo di dirci cosa gli piace di più e su quali corse concentrarsi. Andrea è un ragazzo gentile, disponibile e che ascolta. E’ il prototipo del corridore moderno, sa cogliere le informazioni, elaborarle e dire la sua. Quando parla lo fa sempre con cognizione di causa. 

Lavorare sulle salite di media lunghezza è utile anche per arrivare pronto ad un Grande Giro?

Voler portare Bagioli al Giro è un segno del fatto che crediamo in lui e che avrà tanta libertà d’azione. Al Tour la squadra sarà incentrata tanto su Geoghegan Hart, mentre al Giro ci sono più battitori liberi. Aumentare la resistenza su salite da 30 minuti vuol dire resistere ai forcing delle altre squadre e giocarsi più chance di vittoria. L’obiettivo principale era quello di avere un corridore più completo, speriamo al Giro riesca a trovare le condizioni favorevoli.

Bagioli nel 2023 è andato forte nelle gare di fine stagione, l’obiettivo è replicare quelle prestazioni
Bagioli nel 2023 è andato forte nelle gare di fine stagione, l’obiettivo è replicare quelle prestazioni
Poi si passa alla seconda parte di stagione. 

Bagioli ha sempre fatto bene nelle gare di fine anno, nel 2023 è stato da 10 e vogliamo riportarlo a quei livelli. Dopo il Giro si fermerà un po’ e capiremo quale programma intraprendere insieme. E’ un corridore duttile, ci sono tante idee su di lui ma aspetteremo che finirà il Giro e tireremo le somme. Andrea ha tante qualità e riesce a fare tante cose diverse, sta a noi usarle nel modo giusto. Il primo anno insieme serve anche per determinare il calendario e per conoscere il corridore.

Il nuovo “Juanpe” Lopez si prende il Tour of the Alps

19.04.2024
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LEVICO TERME – Esultano in due allo stesso modo sul traguardo di Viale Vittorio Emanuele. A Levico Terme, l’ultima tappa del Tour of the Alps viene vinta da Aurélien Paret-Paintre, mentre Juan Pedro Lopez (nono) conquista la generale davanti ad O’Connor e Tiberi.

La frazione finale del “TotA” è scoppiettante, meno scontata di quello che si poteva pensare. Lopez non va nel panico quando subisce gli attacchi di quasi tutti i suoi più diretti rivali, dagli uomini della Bahrain-Victorius a quelli della Decathlon-AG2R La Mondiale. Proprio guardando la concorrenza, il trionfo dell’andaluso della Lidl-Trek è tanto inatteso quanto meritato. Se la vittoria della terza frazione a Schwaz poteva apparire come il frutto di una grande giornata, la maglia verde conclusiva è la conferma della rinnovata dimensione in cui è entrato Lopez.

Le prime volte di “Juanpe”

Eravamo rimasti al Lopez conosciuto in vetta all’Etna al Giro d’Italia di due anni fa quando conquistò la maglia rosa che portò per dieci giorni. Poi di lui si erano perse le tracce per un motivo o l’altro. Sulle strade dell’Euregio si voleva mettere alla prova ed il risultato è stato strabiliante, con un pensiero per tutti e su tutto.

«E’ la mia prima vittoria in una classifica generale – racconta in conferenza stampa – pochi giorni dopo la mia prima vittoria da pro’. Sono felicissimo e se ci penso mi emoziono molto, ma non solo per me. Penso alla mia famiglia e ai miei amici. Però penso anche al nostro general manager (Luca Guercilena, ndr) che non sta attraversando un bel momento. Mi sono detto quindi che dovevo cercare di vincere anche per lui.

Il podio del TotA 2024. Lopez in mezzo a O’Connor e Tiberi (secondo nell’ultima frazione)
Il podio del TotA 2024. Lopez in mezzo a O’Connor e Tiberi (secondo nell’ultima frazione)

«Guardando l’altimetria delle tappa – prosegue Lopez – la quarta doveva essere quella più dura, invece forse a conti fatti è risultata quest’ultima. I miei avversari me l’hanno fatta sudare oggi. Sapevamo che sarebbe stata difficile, ma eravamo convinti che avremmo potuto controllare bene sulle salite. Il lavoro fatto da Carlos e Amanuel (rispettivamente Verona e Ghebreigzhabier, ndr) è stato davvero pazzesco. Devo ringraziare tantissimo la mia squadra».

Lopez ritorna a casa con altre convinzioni. «L’ho detto subito quando ho vinto a Schwaz che il territorio di questa gara è veramente fantastico per allenarsi. Forse un po’ troppo freddo per me, ma adesso è diventato perfetto (sorride, ndr). Resterà una gara che porterò per sempre nel cuore perché mi ha permesso di conquistare le mie prime vittorie. Spero di tornare al TotA nel 2025 per difendere questo successo».

Palleggi e rotta sul Giro

Sul tavolo della conferenza stampa ogni giorno c’era un pallone da calcio, simbolo della partnership del Tour of the Alps con l’FC Sudtirol di Serie B. Negli ultimi due post-tappa, Lopez ha mostrato uno scampolo di one-man show palleggiando a lungo prima di concedersi alle domande. Un segnale di un corridore sereno e in fiducia.

«In questi giorni – spiega – ho indossato la maglia verde, che ha piccole striature bianche. Ovvero i colori sociali del Betis Siviglia, la formazione per cui tifo. Ho giocato tanto a calcio da bambino ed è stato uno sport importante per me. Quest’ultima mattina il mio preparatore mi ha incitato con lo slogan del Betis e mi ha caricato tanto.

Lopez controlla la situazione sull’ultima salita. Bardet, O’Connor e Tiberi non riusciranno a staccare lo spagnolo
Lopez controlla la situazione sull’ultima salita. Bardet, O’Connor e Tiberi non riusciranno a staccare lo spagnolo

All’orizzionte c’è la corsa che lo ha lanciato al grande pubblico: «Nel 2022 ho fatto 10 giorni di maglia rosa chiudendo decimo, ma è il 2022. Adesso guardo al prossimo Giro senza pensare a quello di due anni fa. Vado al Giro per puntare a qualche tappa, quello è il mio obiettivo. Se viene la classifica tanto meglio. Dopo questa vittoria non guardo a lungo termine in questa stagione. La prima cosa che farò domani è pensare al recupero e riposare bene. Non voglio vedere troppo in là perché non sai mai cosa può succedere».

Visto da Popovych

Una delle prime mattina, avevamo incontrato Yaroslav Popovych nella zona-bus che ci raccontava del mix della sua Lidl-Trek. Una formazione composta da un paio di giovani del devo team con Cataldo a fare da chioccia e altri atleti esperti in supporto di Juanpe Lopez. Era difficile anche per il diesse ucraino fare previsioni.

Un raggiante Popovych dietro il palco. Non si aspettava un successo del genere al TotA
Un raggiante Popovych dietro il palco. Non si aspettava un successo del genere al TotA

«Sinceramente non mi aspettavo un Tour of the Alps del genere – analizza raggiante dietro il podio delle premiazioni – Siamo venuti qua con l’obiettivo di vincere qualche tappa sapendo che la corsa era molto dura. La è diventata ancora di più con la pioggia e il freddo dopo i primi giorni. Per noi questa vittoria è un sogno. Noi siamo stati sempre lì a lottare, ma Juanpe ci ha fatto vedere qualcosa di spettacolare. A Schwaz nel giorno in cui ha vinto la tappa, nel finale in radio gli gridavo “non sei tornato, sei completamente un Juanpe nuovo!”. Prima lo conoscevamo spaesato, agitato. Invece qui per come ha corso, con intelligenza e lucidità, è un altro corridore.

«Juanpe è gran chiacchierone, è molto simpatico – prosegue Popovych – è amico di tutti, parla con tutti, dal compagno di squadra all’avversario, agli autisti delle auto in gara al motociclista. Nel finale di corsa animava i propri compagni e sollecitava pure i rivali. Le classiche parole che si dicono in quei frangenti. Questa però è la dimostrazione della sua superiorità di testa e di condizione.

Lopez abbraccia Carlos Verona, decisivo nel chiudere sugli attacchi dei diretti rivali
Lopez abbraccia Carlos Verona, decisivo nel chiudere sugli attacchi dei diretti rivali

Anche Popovych è sulla stessa lunghezza d’onda di Lopez sulla condotta di gara. «Avevamo una squadra meno attrezzata rispetto alla concorrenza, ma eravamo ben preparati. Carlos oggi è andato come un treno, riscattando la prestazione di ieri dove si era perso. Stamattina avevo un po’ paura, però quando hai la maglia di leader cambia tutto. Il morale alto aiuta e ti porta almeno un 15 per cento in più di energie e motivazioni. Anche Amanuel ha fatto vedere quanto sia un ragazzo forte.

«Al Giro andremo per le tappe – ci saluta Popovych con l’ultima considerazione – Di base prepariamo la squadra per il treno di Milan per le volate, poi avremo 2-3 corridori per puntare alle tappe. Prima del Tour of the Alps Juanpe mirava alle tappe, adesso l’asticella si alza. Vediamo come andranno i primi giorni per capire cosa potrà fare e se puntare ad una buona classifica generale».

Le strategie di Ina Teutenberg, arma in più per la Lidl-Trek

17.04.2024
5 min
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Nelle interviste dopo la sua straordinaria vittoria al Giro delle Fiandre, Elisa Longo Borghini non ha lesinato commenti al miele nei confronti del suo direttore sportivo Ina-Yoko Teutenberg, che a suo dire era stata una perfetta regista, dandole i tempi e tracciando sempre la giusta via interpretativa della corsa. Non è la prima volta che in casa Lidl-Trek si sottolinea come la tedesca sia un valore in più, potendo mettere nel conto la sua lunga esperienza raccolta sulle strade di tutto il mondo.

Prima che dirigente, Ina Teutenberg è stata un personaggio importante nel ciclismo femminile, quando ancora era lontano dai fasti odierni, era visto come qualcosa di profondamente diverso da quello degli uomini. Iridata junior nel 1990, Teutenberg, sprinter sopraffina, ha colto in carriera più di 200 vittorie, portando a casa 13 tappe al Giro d’Italia, 6 al Tour de France, un oro iridato a squadre e un bronzo individuale, due titoli nazionali e tanto, tanto altro. Compreso anche un Giro delle Fiandre, la stessa gara rivinta 15 anni dopo, ma in tutt’altra veste.

Sempre impegnata per la sua squadra, Teutenberg è piuttosto schiva con la stampa, ma per una volta ha voluto dire la sua, dopo essere stata chiamata in causa dalla sua pupilla. Riservando anche qualche risposta tagliente…

Una delle oltre 200 vittorie della tedesca, nella prova di Coppa del mondo a Geelong nel 2006 (Getty Images)
Una delle oltre 200 vittorie della tedesca, nella prova di Coppa del mondo a Geelong nel 2006 (Getty Images)
Rispetto alla tua carriera da ciclista, il lavoro come manager della Lidl-Trek che cosa ti dà di più e di meno?

E’ difficile dirlo in poche parole, considerando che vengo da una giornata fatta di 12 ore di viaggio trascorse fra smartphone e Pc nei momenti di passaggio. Non ci si ferma mai e questo è molto diverso da prima, ci sono mille cose a cui pensare per cui non c’è tempo per dire se è meglio o peggio. E’ solo diverso.

Quanto è cambiato il ciclismo femminile rispetto a quando correvi?

Tanto e non saprei dire se del tutto in meglio, perché oggi c’è un po’ troppa vicinanza al ciclismo maschile, troppa similitudine. Ad alcuni questo piace, ad altri no. Noi facciamo quello che fanno gli uomini, ma con molti meno mezzi a disposizione. E’ sicuramente cresciuto molto rispetto a quando mi sono ritirata, è oggi uno sport molto più televisivo e quindi più seguito, più popolare. Ma con le sue contraddizioni.

Teutenberg con Paternoster, dopo la vittoria al Tour Down Under 2019. Prima gara da diesse per lei (Getty Images)
Teutenberg con Paternoster, dopo la vittoria al Tour Down Under 2019. Prima gara da diesse per lei (Getty Images)
Dopo la vittoria nelle Fiandre, Elisa Longo Borghini ha detto che fondamentale è stata la strategia studiata con te. Pensi anche tu sia stata decisiva?

A dir la verità non so perché l’ha detto. Non penso di essere stato il perno della sua prestazione, quando vinci lo fai perché hai le gambe migliori, conta poco quello che ti dicono dalla radiolina. E’ vero però che con Elisa abbiamo parlato molto. In primavera, prima delle classiche, ci siamo sedute e abbiamo analizzato quello che l’aspettava. Volevamo vincere una delle corse principali del calendario e farlo con lei, la sua vittoria mi ha riempito di felicità pensando a tutto quello che aveva passato lo scorso anno. La tattica ha un peso, è vero, ma molto di più è la motivazione insita nel corridore.

Lo scorso anno la Sd Worx sembrava imbattibile, avete studiato le corse del 2023 per trovare le giuste risposte?

Penso che ci sia troppa enfasi su come la Sd Worx funziona e non funziona. Voglio dire, dobbiamo concentrarci su noi stessi, dobbiamo farlo senza guardare al di fuori, contando su quel che possiamo fare. Abbiamo buone atlete, le abbiamo sempre avute e dobbiamo ottenere il meglio da loro. Ciò non ha nulla a che fare con come vanno le altre. Lo scorso anno la differenza così marcata era data dal fatto che abbiamo avuto molta sfortuna, una pioggia di infortuni e quindi non potevamo mai arrivare alle gare con la squadra migliore. Quest’anno è diverso, oltretutto siamo nella stagione olimpica con un evento che cambia tutto. L’importante è che quest’anno abbiamo una squadra sana e forte.

Teutenberg si è spesso alternata fra gare maschili e femminili, sempre a suo agio nel ruolo
Teutenberg si è spesso alternata fra gare maschili e femminili, sempre a suo agio nel ruolo
Rispetto alle corse maschili, fra le donne c’è più o meno strategia?

Non mi piace fare paragoni, è semplicemente differente. E’ un discorso che sento spesso ed è davvero noioso. Voglio dire, il calcio maschile e quello femminile sono diversi ma non significa che l’uno sia migliore o peggiore dell’altro. E’ semplicemente diverso.

Com’è la situazione del ciclismo femminile tedesco e perché c’è tanta differenza ad esempio con l’Olanda?

Bisognerebbe chiederlo alla federazione tedesca, a come lavorano nel settore giovanile per favorire la crescita di nuovi talenti. Io mi occupo di altro…

Tim Torn Teutenberg, il nipote vincitore quest’anno della Roubaix U23
Tim Torn Teutenberg, il nipote vincitore quest’anno della Roubaix U23
Tua nipote alla Ceratizit e tuo nipote nel devo team Lidl ti chiedono mai consigli?

Non li vedo così spesso. Anche mio nipote, nella squadra development, fa un’altra attività. So però che ha molte persone intorno a lui. Non ha bisogno di chiedermi troppe cose.

Con Balsamo e Longo Borghini studi modi differenti d’interpretare la corsa o lasci loro la scelta?

Sono cicliste con caratteristiche differenti e quindi dobbiamo puntare con loro a gare diverse. E’ importante che per ogni gara ci sia una strategia di base studiata pensando al singolo elemento, perché Balsamo correrà in un modo, Longo Borghini in un altro. E’ importante però che la squadra segua un canovaccio, altrimenti non funzionerebbe davvero.

Elisa Balsamo è un’altra campionessa rilanciata tatticamente dalla Teutenberg
Elisa Balsamo è un’altra campionessa rilanciata tatticamente dalla Teutenberg
E’ più difficile impostare una squadra per una classica o per un grande giro?

Penso che sia difficile in entrambi i casi. Certamente in una corsa a tappe devi assicurarti di avere tutti lì per tutto il tempo, che i tuoi leader siano protetti e devi guardare all’obiettivo singolo e a quello complessivo. I ruoli cambiano magari da una tappa all’altra. E’ un impegno non da poco, al quale dobbiamo contribuire tutti, chi corre e chi è fuori.

La prima di Bessega, che già pensa alla Lidl-Trek

16.04.2024
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Prima dell’inizio della stagione il cittì della nazionale juniores Dino Salvoldi era stato chiaro: «Con tanti atleti al primo anno, uno come Bessega è un riferimento per la categoria». Per questo stupiva che non arrivase alcuno squillo dal corridore del Borgo Molino Vigna Fiorita, che lo scorso anno era stato parte della squadra azzurra, oro europeo nel Team Relay. Quello squillo è poi arrivato, al Trofeo Ristorante alla Colombera, rimettendo tutto nel loro giusto ordine di cose (foto di apertura Photobicicailotto).

Lo scorso anno Bessega aveva colto 7 vittorie, tra cui la classifica del Giro del Friuli
Lo scorso anno Bessega aveva colto 7 vittorie, tra cui la classifica del Giro del Friuli

Il diciottenne ammette che quelle vittorie che non arrivavano, magari sfiorate come al Trofeo Comune di Camaiore dov’era stato beffato da Lorenzo Finn, gli avevano lasciato qualche strascico psicologico.

«In verità però mi era pesato più il 4° posto nella gara inaugurale, il GP Baronti, perché sentivo che la gamba pur essendo inizio stagione era già molto buona. Poi nel prosieguo mi sono ritrovato ad affrontare percorsi che non erano proprio ideali per le mie caratteristiche, oppure commettevo qualche errore di troppo. Questo stava incrinando il mio morale».

Con Montagner e Giaimi, il friulano ha vinto l’oro agli europei 2023 nella staffetta
Con Montagner e Giaimi, il friulano ha vinto l’oro agli europei 2023 nella staffetta
Finché non hai sfatato il tabù…

Sì, in una gara che oltretutto si corre vicino casa e che conosco per averla disputata anche lo scorso anno, quando però ero caduto sui giri collinari e mi ero dovuto ritirare. Questa volta non ho sbagliato: il gruppo si è via via scremato, al penultimo giro eravamo rimasti in 25. A quel punto dovevo trovare il momento giusto per portare l’attacco e così è stato.

Salvoldi ha detto che puoi essere un po’ una guida per chi arriva alla nuova categoria, è un ruolo nel quale ti rispecchi?

Non sono quel che si dice un leader, trovo un po’ strano fare da riferimento, ma se capiterà in qualche gara di dover fare il regista in corsa, sacrificarsi per gli altri sarò sempre a disposizione. In fin dei conti in un anno cambia abbastanza poco, ma quel che ho imparato lo condivido.

Già da allievo Bessega si era dimostrato un vincente (foto Rodella)
Già da allievo Bessega si era dimostrato un vincente (foto Rodella)
Tu hai già in tasca il contratto per la prossima stagione nelle fila della Lidl-Trek. Questo rappresenta per te un vantaggio?

Enorme. Sapere che non devi dannarti l’anima per costruire il tuo futuro, che entri in un team affermato dove hai una strada tracciata e devi meritartela è un peso psicologico in meno. Significa poter correre le gare in maniera più tranquilla, senza il bisogno di dover per forza dimostrare qualcosa ogni volta.

Non è che questo però ha un rovescio della medaglia, ossia ti toglie mordente?

Questo mai, io corro sempre per portare a casa il risultato. Mi piace vincere e far fatica, altrimenti non vorrei fare questo mestiere. Essere però tranquillo è un aiuto, nel senso che mi permette di concentrarmi più su quel che devo fare.

Bessega con Mellano e Rosato. Tutti e tre sono convocati per l’Eroica
Bessega con Mellano. Entrambi sono convocati per l’Eroica
Che obiettivi ti sei posto nella tua stagione?

Cercare di fare più vittorie e piazzamenti possibile. Per tornare al discorso di prima, le motivazioni non mancano, voglio passare di categoria portandomi dietro un bel curriculum. Quel che più conta è emergere soprattutto nelle gare internazionali. Nei prossimi due mesi ci saranno tante occasioni, in Italia e all’estero ed io voglio approfittarne. Magari a cominciare dall’Eroica, dove ci sarà davvero il meglio della categoria: ho visto alcuni di loro, ad esempio gli sloveni della Roubaix e vanno veramente forte, ma io sento di non partire battuto.

Perché per il tuo futuro hai scelto la Lidl-Trek? Forse perché a dispetto dell’affiliazione e della proprietà americana la senti una squadra un po’ più italiana delle altre del WorldTour?

Sinceramente un po’ sì, perché ho visto che ci sono molti italiani nella dirigenza ma anche nello staff, tra meccanici, massaggiatori… e questo può essere un bell’aiuto. Poi sono stati comunque loro a cercarmi, ci siamo incontrati e mi hanno convinto con il loro programma riservato al devo team. Io dico che è la soluzione giusta per continuare a crescere. Ora però sta a me arrivarci con in mano qualcosa.

Il sogno di Vacek è un sentiero lastricato di pietre

13.04.2024
4 min
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Chiunque abbia seguito l’ultima Roubaix avrà avuto anche il modo di apprezzare il grande lavoro di Mathias Vacek (in apertura, foto di Sean Hardy scattata nelle docce di Roubaix, da lui pubblicata su Instagram). Ad appena 21 anni, il campione della Repubblica Ceca cresce bene. Si è caricato Pedersen sulle spalle e lo ha portato avanti finché ne ha avute le forze. Nella Lidl-Trek qualcuno non è stato brillante come si sperava, ma la gran mole di lavoro svolta da Vacek ha fatto sì che il capitano danese abbia avuto gli appoggi necessari per giocarsela. Almeno fino al momento in cui Van der Poel ha deciso di scrivere una storia diversa.

Purtroppo per lui, i giorni successivi alla Roubaix non sono stati i più simpatici da raccontare. A causa di una indisposizione, Vacek dovrà saltare l’Amstel Gold Race e rientrerà il primo maggio a Francoforte. Ugualmente il suo ruolo nella corsa del pavé merita un ritorno. Lo intercettiamo nel primo giorno di ritrovata salute, le botte e gli acciacchi sono alle spalle, ma restano nella memoria.

Quando Pedersen ha allungato nell’Arenberg, Vacek si è staccato. Poi è rientrato
Quando Pedersen ha allungato nell’Arenberg, Vacek si è staccato. Poi è rientrato
Hai fatto una Roubaix meravigliosa.

Sapevamo che saremmo andati per Mads, che era il leader più forte. C’era anche Johnny (Milan, ndr), però è caduto all’inizio della gara e a quel punto ci siamo stretti tutti attorno a Pedersen. Io ho dovuto curare il suo posizionamento sul pavé e mi sono sentito forte per tutto il giorno. Per i primi settori è sempre importante stare davanti, entrare con la posizione migliore e credo di averlo fatto molto bene. Sono stato a lungo dietro agli Alpecin, che hanno tirato per la prima metà della gara, e ho risparmiato tanto. Non ho dovuto chiudere buchi, però purtroppo nei primi settori Mads è rimasto indietro e ha dovuto fare un sforzo che magari ha pagato alla fine. Però ha fatto una bella corsa.

E’ stato anche sfortunato, giusto?

Esatto, perché quando ha bucato nel primo gruppo eravamo soltanto in tre di noi, mentre la Alpecin aveva cinque o sei corridori. E a quel punto sono andati via Kung, Politt e Vermeersch. Io gli ho chiesto che cosa potessi fare per aiutarlo e lui mi ha detto di andare a tirare, perché avevano mezzo minuto e, se li lasciavamo ancora un po’, sarebbe stato duro riprenderli. Dopo i settori di pavé, qualche volta mi staccavo. Un paio di volte sono riuscito a rientrare e ad aiutare ancora un po’ Mads. Però quando ha attaccato Van der Poel, la gara si è chiusa.

Perché tanti straordinari? Ha inciso il fatto di dover lavorare anche al posto di qualche compagno?

Penso di aver fatto più lavoro di tutti, ma non avevo in testa altro. Volevamo andare per la vittoria, quindi ho lasciato andare ogni altro pensiero. Mi sentivo molto bene, quindi non c’era tempo da perdere o pensare alle opportunità personali. Avevamo un leader, ho fatto quello che dovevo e sono felice per com’è andata.

Pedersen ha chiuso la Roubaix al terzo posto, battuto da Philipsen nella volata per il secondo posto
Pedersen ha chiuso la Roubaix al terzo posto, battuto da Philipsen nella volata per il secondo posto
Pensi che in un futuro la Roubaix potrebbe diventare una corsa per Mathias?

Sì, sicuramente. Questa è la corsa più bella, quella che mi piace di più, quindi prima o poi la voglio vincere. Penso che nei prossimi anni sarà la grande gara cui voglio puntare.

Quanto tempo rimane addosso una corsa dura come la Roubaix?

Ci vogliono due o tre giorni di riposo, perché fa male tutto ed è tutto gonfio. Ci vuole un po’ di tempo. Perciò sono stato per due giorni senza bici, anche perché nel frattempo sono stato un po’ male con lo stomaco. Sono stato a letto e ho recuperato un po’ di più. Con la squadra ci siamo detti di fare una settimana tranquilla e poi di riprendere il primo maggio a Francoforte. Per cui ho tutto il tempo per recuperare gli allenamenti persi. Ma avendo cominciato a gennaio in Australia, riuscire a staccare per qualche giorno è stato davvero importante. Per recuperare, ritrovare la motivazione ed essere nuovamente forte per le prossime gare.

Come prosegue il tuo programma?

Dopo Francoforte farò il Giro di Ungheria e poi quello della Norvegia. Il primo grande Giro della mia carriera sarà la Vuelta.

Il campione ceco ha lavorato per Pedersen, facendo il massimo per posizionarlo in testa sul pavé
Il campione ceco ha lavorato per Pedersen, facendo il massimo per posizionarlo in testa sul pavé
Sei soddisfatto di come è andata quest’anno al Nord?

Molto soddisfatto per come è andata. Abbiamo chiuso veramente bene con la Roubaix e io sono molto felice per come sia andata. Ho visto che ho la potenza e la forza per essere lì a giocarmela. Basterà accrescere ancora l’esperienza e aspettare il proprio momento. Questa volta eravamo su per Mads e come squadra secondo me abbiamo fatto un bel lavoro.

Fare una Roubaix di questo livello insegna anche come si potrebbe fare per vincerla?

Si impara sempre nelle classiche. Sicuramente mi manca un po’ di esperienza, questa Roubaix è andata com’è andata e penso che non potevo fare tanto di più. Ma nel futuro si può pensare di fare meglio. Magari confidando nel fatto (ride, ndr) che Van der Poel nel frattempo diventi un po’ più vecchio…

Troppa Kopecky per questa Balsamo. Roubaix all’iridata

06.04.2024
6 min
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ROUBAIX (Francia) – Se domenica scorsa al Giro delle Fiandre ci aveva colpito lo sguardo di Elisa Longo Borghini prima della partenza, stamattina a Denain quegli stessi occhi li aveva Lotte Kopecky. La campionessa del mondo è sempre molto concentrata e determinata, ma stavolta faceva veramente paura.

Body iridato strettissimo che esaltava ogni fibra muscolare. E quegli occhiali, appoggiati sul casco mentre gironzolava tra il bus e il podio firma, lasciavano intravedere uno sguardo agghiacciante.

«Questo era uno dei grandi obiettivi della stagione – ci ha detto la sua compagna Barbara Guarischi dopo l’arrivo – la volevamo tantissimo e la volevamo con Lotte. Oggi abbiamo corso da squadra vera. Sempre unite, sempre compatte».

Spettri fiamminghi?

Eppure la corsa non sembrava stesse prendendo una piega troppo positiva per la Sd Worx-Protime. Lorena Wiebes faceva fatica e Kopecky, come avevamo già visto nelle ultime gare fiamminghe, continuava a scattare, ma senza fare la differenza. Per poi spegnersi nel finale.

«No – continua Guarischi – la corsa è andata come volevamo. Riscatto? Direi che è vero che qualcosa non ha funzionato bene nelle ultime gare, ma proprio per questo come ho detto prima ci siamo comportate come una vera squadra. Le gambe non sono sempre le stesse e ogni gara ha una storia a sé. Oggi però non ci sarebbe sfuggita. Speravamo di avere Wiebes davanti nel finale, così da far correre più coperta Lotte, anche perché c’erano ragazze molto veloci, ma col senno del poi è andata bene così».

Una volta entrate nel velodromo, tra le “altre ragazze veloci” c’era anche Elisa Balsamo. La sua presenza in quel drappello ci ha fatto sperare che il suo spunto riportasse la Roubaix Femmes in Italia dopo il successo di Elisa Longo Borghini due anni fa. Ma dal bordo della pista abbiamo rivisto lo sguardo feroce, o meglio l’espressione visto che questa volta gli occhiali erano abbassati, di Kopecky.

In questa foto tutta la potenza di Lotte Kopecky
In questa foto tutta la potenza di Lotte Kopecky

Feeling Koepcky

Per un po’ ci è sembrato uno sprint a due: Elisa contro Lotte. Prima della curva finale Balsamo si volta, come cercando Kopecky. L’iridata è dietro, poi sale sulla curva e si butta giù come un falco. Nel rettilineo finale va il doppio delle altre. Dal vivo, e per di più di profilo, questa differenza di velocità è stata stupefacente.

«Oggi mi sentivo davvero bene – ha detto Kopecky – sentivo un grande feeling con la bici, con il fisico e con la squadra. Sono state tutte molto brave. Elena Cecchini mi ha portato in testa nel primo tratto di pavè. Che dire, sono contenta. Tenevo moltissimo a questa gara».

Kopecky è stata una vera sfinge anche quando a 60 chilometri dall’arrivo ha avuto un guasto meccanico. Ci ha messo un secondo a rientrare e a tornare in testa al gruppo. Di nuovo ha mostrato quella sua determinazione famelica.

Marianne Vos in grande spolvero. In tante foto Balsamo le appare vicina
Marianne Vos in grande spolvero. In tante foto Balsamo le appare vicina

Podio d’onore

Dopo il podio, Elisa Balsamo si ferma a parlare con noi. E’ stanca, un po’ felice, un po’ delusa. Una vincente come lei non può gioire del tutto per un secondo posto. Anche se è un secondo posto di quelli pesanti.

«E’ normale che dopo l’arrivo ci sia un po’ di disappunto – racconta con la sua innata gentilezza l’atleta della Lidl-Trekun secondo posto alla Roubaix per ora mi fa pensare che devo credere di più in me stessa. Ad inizio gara non avrei mai detto che sarei stata qui a giocarmela. Vorrà dire che ci riproverò l’anno prossimo».

Balsamo passa poi a raccontare della corsa e di quanto sia stato buono il lavoro della sua squadra. Ormai sempre più una squadra faro. Anche senza le due vincitrici della precedenti Roubaix, Longo Borghini e Deignan, hanno preso in mano la gara e non hanno sbagliato di molto a conti fatti. 

«Voglio dire un grande grazie a tutte le ragazze e ad Ellen (Van Dijk, ndr) in particolare, che oggi è stata davvero forte. Tutte noi abbiamo fatto un ottimo lavoro. E’ stata una corsa molto dura. Nel finale temevamo che rientrasse Wiebes. Per radio ci hanno avvertito che erano a 18”. A quel punto Ellen si è messa a tirare e vedendo che non guadagnavano più, siamo rimaste abbastanza tranquille».

Il vento ha inciso non poco. E La stessa Guarischi, che ha lavorato le prime due ore, ha detto che alla fine proprio il vento ha reso ancora più stressante la corsa ben prima del pavè.

Dopo il piccolo cedimento nel Carrefour de l’Arbre Balsamo si è incollata a Giorgi, poi terza
Dopo il piccolo cedimento nel Carrefour de l’Arbre Balsamo si è incollata a Giorgi, poi terza

Due momenti

Ma torniamo ad Elisa Balsamo. E continuiamo l’analisi della sua Roubaix. Le facciamo notare che ci hanno colpito due momenti in particolare: quando si è staccata nel Carrefour de l’Arbre e quando nel velodromo si è voltata mentre veniva lanciata la volata. Un gesto che abbiamo visto a 4 metri di distanza, non di più. E che sicuramente aveva un significato. Che cercasse proprio Kopecky?

«No – spiega Elisa – in realtà volevo prendere la ruota di Marianne Vos perché pensavo fosse la più veloce. Ma poi si sa: nelle volate dopo una gara così lunga e tosta, non conta tanto chi è più veloce ma chi è più fresco».

Stremata, Balsamo aspetta la compagna Ellen Van Dijk, dopo il traguardo
Stremata, Balsamo aspetta la compagna Ellen Van Dijk, dopo il traguardo

«Per quanto riguarda il Carrefour de l’Arbre invece, quando mi sono staccata, ero semplicemente un pochino oltre il limite. Dovevo per forza mollare un po’. Mi sono gestita». Ecco dunque spiegata anche la sua volata. Una Balsamo con le gambe giuste, tanto più in un velodromo, lei che è anche pistard, non fa uno sprint simile. Era quasi seduta.

Dopo una vistosa scodata in uscita di curva sempre su quel settore di pavè, pensavamo avesse un guasto meccanico, una foratura. Invece è stata questione di gambe. Però anche in quel frangente Elisa si è mostrata campionessa. Non è andata nel panico. Si è voltata, ha visto Giorgi risalire forte e si è fatta bastare quella manciata di secondi per “recuperare”.

50 vs 52

Le abbiamo anche chiesto se la sua scelta di usare la monocorona da 52 denti non sia stata troppo azzardata, rispetto alla 50, sempre mono, di Kopecky. Come a dire che quei due denti in più le avessero un po’ “cucinato” le gambe. 

«No, no – spiega Elisa – col senno del poi credo fosse la scelta giusta, come per tutti gli altri materiali. La squadra ha fatto un grande lavoro in questi giorni anche in questo senso. Sono assolutamente contenta di questa scelta».

E a proposito di materiali, va segnalato che proprio Lidl-Trek e Sd-Worx sono state le uniche squadre a portare al traguardo sei atlete su sette, piazzandone due nelle prime dieci. Come tra gli uomini, più si alza il livello, più certe differenze sono marcate.

Caos ed errori tattici, rileggiamo la corsa dei muri

01.04.2024
5 min
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OUDENAARDE (Belgio) – Le grandi gare portano con sé delle lunghe code e il Giro delle Fiandre di ieri non può essere da meno. Van der Poel ha dominato e stavolta il merito è stato anche della sua squadra, la quale ha interpretato con grande intelligenza, e se vogliamo anche con una certa aggressività, la corsa fiamminga.

La stessa cosa però non si può dire degli avversari. Non tutti almeno. La corsa di ieri è stata caotica in molti frangenti.

Gli scenari prospettati alla vigilia da Fabio Baldato si sono avverati, almeno in parte, a partire proprio dal caos, ma anche da quella sua frase che risuona sibillina: «Basta che non ci corriamo contro tra di noi», riferendosi alle altre squadre.

Alpecin-Deceuninck unita, attenta e con grandi gambe non solo da parte di VdP
Alpecin-Deceuninck unita, attenta e con grandi gambe non solo da parte di VdP

Corsa ok: Roodhooft gongola

Partiamo da quello che secondo noi è il più grosso errore di giornata, l’affondo di Mads Pedersen. Se la Lidl-Trek è stata perfetta tra le donne (nonostante qualche rischio di troppo), non si può dire la stessa cosa tra gli uomini. 

La squadra, per l’occasione guidata da Gregory Rast, è passata dalle stelle della Gand alle stalle del Fiandre. Okay il voler anticipare, ma perché far fare 40 chilometri davanti a Pedersen con 12”-20” di vantaggio? Senza dimenticare che l’ex iridato era braccato da un uomo di Van der Poel, Gianni Vermeersch. Quale è stato il senso di quella azione?

Il corridore della Alpecin-Deceuninck quasi ci sembrava lo prendesse in giro quando passava a dargli qualche cambio, come a dirgli: no Mads è meglio che stiamo fuori un altro po’, così Mathieu resta coperto e dietro si finiscono per rincorrerci…

E così è andata. Un po’ la Visma-Lease a Bike, un po’ la UAE Emirates hanno tirato. E intanto Van der Poel con mezza gamba faceva la formichina.

«Abbiamo discusso al dettaglio in anticipo come e cosa avrebbero fatto le altre squadre – ha detto il direttore sportivo di Vdp, Christoph Roodhoof, a WielerFlits – ci siamo fatti una nostra idea al riguardo e l’abbiamo rispettata. Come squadra non abbiamo perso un solo colpo. E’ un peccato che il nostro team abbia così tanti punti interrogativi sul suo valore, perché oggi (ieri, ndr) abbiamo dimostrato che siamo forti».

E come dargli torto? Alla fine i suoi uomini c’erano tutti. Hanno controllato la corsa nei primi 100 chilometri tenendo Van der Poel davanti coperto con chi di dovere. E poi sono stati parte attiva con Lawrence, Vermeersch e Krag Andersen, tra l’altro anche sfortunato per una foratura e bravo a rientrare da solo. 

Prima del via, probabilmente i piani della Lidl-Trek erano un filo più attendisti
Prima del via, probabilmente i piani della Lidl-Trek erano un filo più attendisti

Mea culpa Rast

Sembra che Pedersen abbia voluto anticipare così tanto perché non si sentiva super in salita. A fine corsa è intervenuto proprio Rast, il direttore sportivo della Lidl-Trek.

«Sì – ha detto il tecnico svizzero – penso che sia stata una situazione un po’ stupida non richiamarlo. Mads ha dato il 110 per cento, ma ha raccolto molto meno. Avrei dovuto fermarlo. E non l’ho fatto perché avevo in mente il Fiandre di due anni fa quando gli stavamo quasi per dire di fermarsi e poi salì sul podio».

Rast, che sa il fatto suo, ammette l’errore dunque, ma a mente fredda è sempre più facile ragionare. Pedersen voleva anche testarsi in qualche modo. E forse sperava di chiamare fuori in prima persona Van der Poel che non è ricaduto nel tranello della Gand.

«Vero – va avanti Rast – abbiamo commesso un errore tattico, ma sono fiducioso per la Roubaix. Questo è stato anche un buon test in vista di domenica».

La Movistar, qui Cortina, ha sprecato molto in corsa
La Movistar, qui Cortina, ha sprecato molto

Movistar: da rivedere

Poi qualcuno dovrà anche spiegarci gli attacchi a ripetizione e fuori tempo della Movistar. La squadra spagnola non ha certe corse nel sangue, e va bene, ma con due corridori come Cortina e Lazkano potevano raccogliere molto di più.

Alessandro Ballan, la scorsa settimana, ci aveva detto proprio di Lazkano: «Tanta forza, ma spesso attacca fuori tempo, denotando anche una certa sfrontatezza verso grandi avversari».

Qualche polemica, a distanza, non è mancata a fine corsa anche tra Dylan Teuns e Tim Wellens. Il corridore della Israel-Premier Tech, in fuga con Bettiol, si è risentito del tanto tirare di Wellens nel finale. «Se aveva quella gamba poteva stare con Van der Poel». Tim ha fatto il suo compito cercando di portare, riuscendoci, il compagno Politt sul podio.

Stavolta i gialloneri hanno pagato sul fronte delle prestazioni
Stavolta i gialloneri hanno pagato sul fronte delle prestazioni

Corsa senza gambe

Chi non ha commesso troppi errori, ma semplicemente non aveva gambe è stata la Visma-Lease a Bike. Alla fine se non c’è di mezzo la tattica, nei danni collaterali che si sono rivelati un vantaggio per Van der Poel vanno considerate anche le forze in campo. E stavolta i gialloneri ne avevano di meno.

Jorgenson ci ha provato. Nulla da dire. Era lì nel momento in cui doveva esserci. Ma se dopo il Koppenberg non chiudi quei 50 metri in pochi secondi, “quello lì” scava il baratro. E anche gli altri tutto sommato erano piazzati bene, ma poco incisivi.

«Siamo stati sconfitti combattendo – ha sintetizzato il diesse Visma, Grischa Niermann – i ragazzi si sono comportati bene. Jorgenson ci ha provato, ma poi ha pagato gli sforzi. Benoot è stato un po’ sfortunato, ma era già dietro».

Un appunto? Provare a fare qualcosa prima. Un colpo a sorpresa. Sganciare un paio di uomini alle prime schermaglie di Pedersen. Se al posto di Vermeersch col danese ci fosse stato uno di loro magari avremmo assistito ad una corsa diversa.

E’ noto: con i se e con i ma non si fa la storia. Quella l’ha fatta, e continua a farla, Van der Poel con i fatti.

Gioia Longo Borghini: Ronde nel sacco (e spunta la Roubaix)

31.03.2024
5 min
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OUDENAARDE (Belgio) – Avete presente quella cattiveria, sportiva chiaramente, che si vede in volto? Quando si è sicuri di una cosa e che quella cosa avverrà? Ecco, oggi Elisa Longo Borghini era tutto questo. E lo sprint sul rettilineo finale del Giro delle Fiandre è stato l’emblema di tutto ciò. La Ronde 2024 è sua.

E ce lo dice anche: «Stamattina sul bus ero cattiva». E noi: «Ma ti abbiamo vista serena, sorridente…». Di nuovo lei: «Non potevo farmi vedere cattiva con chi c’era vicino, ma lo ero… credetemi».

Marianne Vos, stremata, ha ammesso: «Oggi Elisa e Shirin erano troppo più forti. Brave»
Marianne Vos, stremata, ha ammesso: «Oggi Elisa e Shirin erano troppo più forti. Brave»

Lidl-Trek in controllo

Le donne più degli uomini hanno preso acqua e vento tutto il giorno. Scrosci forti e continui. I muri erano una colata di fango, tanto che persino le ragazze hanno messo piede a terra sul ripido Koppenberg.

In un finale convulso, la Lidl-Trek gioca bene le sue carte. Anche se proprio nei chilometri che portano all’arrivo non capivamo perché in due contro una, Shirin van Anrooij e appunto Elisa, contro Katarzyna Niewiadoma, non iniziassero a scattare a ripetizione. Fino a quella volata, magistrale: un connubio di forza e determinazione.

Dopo il podio, mentre firma le maglie dell’evento, come tradizione vuole, Elisa riavvolge il nastro e racconta. 

«La mia gara – dice Longo Borghini – non è iniziata nel migliore dei modi. Ho avuto una foratura e sono caduta, proprio perché avevo forato, in curva. Però la squadra tutta, sia le atlete che lo staff dall’ammiraglia, è stata sempre di grande aiuto. Mi hanno riportato sul Koppenberg e lì ho fatto lo sforzo principale della giornata».

L’azione potente di Elisa Longo Borghini che sul Pateberg rintuzza le prime
L’azione potente di Elisa Longo Borghini che sul Pateberg rintuzza le prime

Feeling Van Anrooij

A quel punto però davanti c’è la sua compagna, Shirin van Anrooij. Cosa fare? Jeroen Blijlevens, il direttore sportivo della Lidl-Trek, probabilmente vede che l’olandese non dà certezze e così dà il via libera a Longo Borghini.

«Jeroen mi ha detto che potevo andare anch’io – racconta ancora Longo Borghini – e ci siamo trovate noi due con Niewiadoma e la collaborazione è stata davvero buona. Tanto rispetto per Kasia per aver lavorato con noi. E poi ero così sicura di vincere lo sprint: non so perché, visto che normalmente non sono molto veloce. Ma, si sa, in questi scenari in cui la corsa è lunga e le persone sono stanche, ciò che viene fuori è la tua efficienza. E spesso vince chi è più fresco. E io mi sentivo ancora fresca».

Shirin ed Elisa oltre ad essere compagne di squadra, sono anche compagne di stanza e hanno studiato bene il finale di gara, guardando e riguardando i video della sequenza Kwaremont-Pateberg. Ma si sa che tra il dire e il fare…

«Sapevamo che se nelle curve tra i due muri si guadagnano 30”, si può vincere il Fiandre. Il problema è che la Sd Worx ha lavorato duro per tutto il Kwaremont e il divario si è ridotto».

Da donna squadra qual è, Longo Borghini ringrazia tutte le ragazze facendo i nomi e dedicando un pensiero anche a Lizzie Deignan, che è caduta e si è anche fratturata un braccio. 

Lotte Kopecky oggi non è stata brillante. Ma forse è già in calo da una settimana
Lotte Kopecky oggi non è stata brillante. Ma forse è già in calo da una settimana

Testa e cuore

Elisa ci porta poi in sella con lei negli ultimi tremila metri di questa gara magistrale e bagnatissima. Ci spiega come testa e cuore abbiano collaborato alla perfezione.

«Sapevo ancora che avremmo dovuto spingere forte perché il divario era davvero ridotto. Non potevamo davvero giocare o guardarci. Nella mia mente mi dicevo: “Elisa, sai cosa fare. Ne hai passate tante, ora ti senti bene: vinci!”».

La piemontese parla anche del grande lavoro svolto dall’ammiraglia. Del costante aggiornamento con il suo diesse: «Dopo il Koppenberg – le ha detto il tecnico – vediamo come siamo messi e ti darò istruzioni su come guidare».

«Ed è stato bello pedalare così – riprende Elisa – Ina Teutenberg e Jeroen stanno lavorando davvero bene insieme. Hanno pianificato questo Fiandre nei minimi dettagli».

Niewiadoma, in testa collabora con le due atlete della Lild-Trek
Niewiadoma, in testa collabora con le due atlete della Lild-Trek

Per Slongo

Ma restando in tema di cuore Longo Borghini ha espressamente dedicato questa prestigiosa vittoria al suo coach storico: Paolo Slongo. Colui che l’ha ricostruita dopo una stagione difficile.

«Paolo – spiega – ha sempre creduto che potessi tornare più forte. Certe volte lo chiamavo e gli chiedevo: “Ma davvero potrò tornare quella di prima?”. Gli dicevo che non era possibile e lui invece mi tranquillizzava, mi diceva di non preoccuparmi. “Sarai più forte di quanto non ti aspetti”. Sono certa che ora sarà sul divano a ridere e a gioire».

Il duo Slongo-Longo Borghini è un duo di successo. I due collaborano da anni e il tecnico veneto sta raccogliendo con Elisa la riconoscenza che merita. Lavora dietro le quinte, ma Paolo c’è sempre.

Il podio della Ronde femminile: Elisa Longo Borghini (prima), Katarzyna Niewiadoma (seconda) e Shirin Van Anrooij (terza)
Il podio della Ronde femminile: Longo Borghini (prima), Niewiadoma (seconda) e Van Anrooij (terza)

La Roubaix all’improvviso

Prima di congedarci emerge il discorso Roubaix, che in teoria non sarebbe dovuto emergere. La classica del pavé non era nei programmi di Longo Borghini. E infatti lei replica con un’espressione un po’ incerta, ma divertita.

«Se è possibile sognare anche per la Roubaix? Io non dovevo farla. Ero inserita come riserva, ma con l’incidente di oggi di Lizzie penso che probabilmente il 7 aprile correrò. Ancora so poco però. Faremo il debriefing con la squadra e poi seguirò le istruzioni. Davvero, in questo momento non ho idea di cosa succederà».

Questa news è una piccola bomba. Tanto che Elisa a questo punto non sapeva neanche se sarebbe rientrata in Italia o meno. «Non so, devo fare una ricognizione o tornare a casa».

La Roubaix ora sembra lontana, anche se non lo è: ora è tempo di fare festa. E tutto sommato per noi italiani oggi è stato proprio un bel Fiandre: secondo Luca Mozzato, prima Elisa Longo Borghini. Una birra per tutti!

Bertizzolo regista della UAE: «Ecco il Fiandre che prevedo»

30.03.2024
5 min
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Fuori dalle corse Sofia Bertizzolo ha una vena da artista. Con un foglio di carta ed una matita sa esprimere la sua creatività ritraendo con dovizia di particolari soggetti della quotidianità. In vista del Giro delle Fiandre di domani le abbiamo chiesto di… disegnarci che gara prevede.

All’interno della sua UAE Team ADQ, la ventiseienne di Bassano del Grappa ha assunto sempre più spesso il ruolo della regista, capace anche di finalizzare quando ha carta bianca. Quest’anno sarà alla sua ottava partecipazione (dal 2016 ad oggi ha saltato solo la scorsa edizione) e quando si parla con Bertizzolo della Ronde non si può dimenticare il suo strepitoso quarto posto del 2019 ricoprendo una preziosa funzione per il trionfo di Bastianelli. Vediamo cosa ci ha detto nel nostro botta e risposta alla vigilia della “Monumento” fiamminga.

Sofia, la Dwars door Vlaanderen di mercoledì che indicazioni vi ha dato in vista del Fiandre?

Ha confermato semplicemente quello che sapevamo già. In questo momento la Lidl-Trek è la squadra più solida, anche più della SD Worx. Sono state nel vivo della fuga decisiva facendo seconde con Van Anrooij e seste con Longo Borghini. Mentre Vos con la sua vittoria a Waregem ha confermato pure lei di essere una seria candidata per domani. Attenzione a Marianne che ha iniziato fortissimo la stagione. Anche se non l’ha dichiarato palesemente, so che punta alla Roubaix quindi verrà al Fiandre preparata e agguerrita.

La SD Worx-Protime sarà ugualmente la squadra-faro della gara?

Non ho ancora la lista definitiva delle partenti, ma è ovvio che tutti ci aspettiamo la SD Worx. Possono fare quello che vogliono. Hanno almeno 4-5 atlete che possono vincere il Fiandre. Anzi, tutte loro non solo possono, ma vogliono vincerlo. Quello potrebbe essere il vero problema. Potrebbe succedere che alla fine si debbano anticipare l’una con l’altra. E lì bisognerà stare attenti.

Che tipo di gara ti immagini quindi?

Per me andrà via una fuga da lontano, anche a 60-70 chilometri dall’arrivo. Intendo una fuga solida promossa proprio dalla SD Worx, con dentro tanti altri nomi importanti. Due su tutti. Oltre a Vos appunto, anche Longo Borghini sarà là davanti e secondo me dovrà attaccare sull’Oude Kwaremont o Paterberg per eliminare le ruote veloci. Noi della UAE dovremo giocare di rimessa, se non addirittura di furbizia. Sarà fondamentale voler entrare in questa azione a tutti i costi.

In che modo?

In Belgio si corre e si vive di attimi in ogni gara. Per esperienza so che spesso è tempo perso pensare a tante tattiche. Ce ne devono esserne un paio da rispettare, però poi dobbiamo essere brave noi ad adattarci in corsa. In pratica se dovesse partire la fuga a cui facevo riferimento prima, dovrà entrarci chi di noi è davanti in quel momento, senza pensare se sulla carta compiti e tattica fossero altri.

Nella SD Worx (qui Wiebes e Kopecky) tutte possono e vogliono vincere il Fiandre. Potrebbero muoversi molto da lontano
Nella SD Worx (qui Wiebes e Kopecky) tutte possono e vogliono vincere il Fiandre. Potrebbero muoversi da lontano
Come sta il UAE Team ADQ per il Fiandre?

Siamo supportate mediamente da una buonissima condizione, ma non abbiamo le individualità alla Kopecky o Wiebes per fare degli esempi. Ognuna di noi sta andando forte e se correremo unite potremo raccogliere un grande risultato. Ecco, forse l’unica che dovrebbe restare a ruota e che dovremo proteggere è Chiara (Consonni, ndr).

Perché?

Diciamo che Chiara (settima alla Dwars, ndr) è l’ultima che dovrebbe entrare nella fuga. Adesso lei ha le migliori gambe degli ultimi anni, dimostrando di saper tenere duro sui muri. E’ una carta da potersi giocare in una eventuale sprint generale, anche se penso che non si arriverà agli ultimi chilometri con un gruppo più o meno numeroso. Però come dicevo prima, che ci vada dentro lei oppure Persico, Swinkels, Amialiusik o Gasparrini conta poco. L’importante è entrarci.

E Sofia Bertizzolo invece che Fiandre farà?

Lo farò col mio solito compito di regista in corsa. Attaccata alla radiolina in contatto con l’ammiraglia per decidere cosa fare e quindi distribuire le indicazioni. Ci vorranno gli occhi aperti e sperare di essere in più di una. Poi potrebbe capitare che anch’io mi trovi nella situazione di entrare nelle azioni decisive. E certamente non mi tirerò indietro.