Caldo, acqua e carboidrati: un mix complesso

27.06.2023
5 min
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Il sole inizia a ruggire. La parola d’ordine è idratazione. Si beve tanto, ma contestualmente è aumentata la necessità di introdurre liquidi. Ci sono relazioni tra le borracce di sali, di acqua e quelle di maltodestrine? A quanto pare sì e a chiarirci le idee, come spesso accade quando si entra nel territorio dell’alimentazione, è Laura Martinelli, nutrizionista della Jayco-AlUla.

La nutrizionista Laura Martinelli (foto Jayco-ALula)
La nutrizionista Laura Martinelli (foto Jayco-ALula)
Laura, oggi si usano molto i carboidrati liquidi, come si conciliano con l’idratazione ora che fa caldo? La ostacolano? L’agevolano?

C’è da fare una premessa. Più una bevanda contiene carboidrati, più acquista potere energizzante, al tempo stesso però perde in potere idratante. E viceversa. Quindi più una bevanda è concentrata in termini di carboidrati, più mi fornirà energia e meno mi idraterà.

Quindi già abbiamo risposto alla prima domanda: ci sono delle relazioni…

Esatto. Più una bevanda è diluita, diciamo così, quindi con meno carboidrati, e maggiore sarà il suo potere idratante. Come detto mi fornirà meno energia, quindi si tratterà di trovare un certo equilibrio in base alle esigenze del momento. Ora che siamo in estate c’è più necessità di bevande molto idratanti, pertanto si tende a privilegiare quelle meno concentrate.

E come si fa con i carbo?

Essendo più caldo, il corridore beve di più. Anziché bere una borraccia da 80 grammi di carboidrati, nello stesso lasso di tempo ne beve due da 40. Alla fine ingerisce la stessa energia, però con più liquidi e quindi è ben idratato. Poi va detto che oggi c’è talmente tanta varietà di prodotti a disposizione che si può veramente fare un po’ quello che si vuole.

Solitamente quei numeri sulle borracce indicano i grammi di carboidrati presenti. Qui le borracce di Leo Hayter
Solitamente quei numeri sulle borracce indicano i grammi di carboidrati presenti. Qui le borracce di Leo Hayter
Laura, ci rendiamo conto che le variabili possono essere molte, ma si può stimare quanto cala l’apporto di carboidrati nella singola borraccia quando per esempio fa molto caldo? Quando si pedala al di sopra dei 35 gradi?

In realtà i grammi di carboidrati restano gli stessi, sia che faccia caldo, sia che faccia freddo. Per quanto riguarda la singola borraccia si va da un minimo di 20 grammi per borraccia in piena estate, ad un massimo di 80-100 grammi in altri periodi dell’anno. In questo periodo caldo, per mantenere un  buon livello d’idratazione, si usano le borracce con 20 e da 40 grammi di carboidrati.

Il corridore dunque deve bere di più, parecchio di più. Ma ci riesce? Si ricorda di farlo?

Assolutamente sì, si ricorda di bere. Semmai il problema spesso è di natura logistica, perché il percorso non consente numerosi “bottle point” o perché le squadre, specie quelle più piccole, non hanno abbastanza staff. Ai campionati italiani dell’altro giorno per esempio, nonostante il caldo, questo problema non sorgeva in quanto si era in un circuito.

L’acqua resta l’elemento fondamentale per l’idratazione e la refrigerazione del corpo, ma con i prodotti attuali si può ottenere di più
L’acqua resta l’elemento fondamentale per l’idratazione e la refrigerazione del corpo, ma con i prodotti attuali si può ottenere di più
Quindi non bisogna “allenare a bere di più”, non è come d’inverno che ci si deve abituare a ingerire le alte quantità di carboidrati per ora…

Di base il corridore si ricorda di bere. Ma in caso di atleti che non bevono tanto, ci sono degli allenamenti ad hoc per abituarlo a non aspettare la sete.

Quali sono? 

Oltre a fissare dei target di carboidrati in allenamento, si fissano anche dei target di numero di borracce affinché il corridore si sforzi di bere. Deve riuscire a farlo sia per un obiettivo comportamentale (del gesto fisico del prendere la borraccia), sia per lo stomaco, affinché questo si abitui a gestire certi volumi di di acqua. Però devo dire che se fa caldo, generalmente il corridore beve di suo.

Prima hai accennato ad una grande disponibilità di prodotti. Ce ne sono da sciogliere nella borraccia che contengono sia i sali che i carboidrati?

Sì, ci sono dei prodotti che hanno sia i carboidrati che gli elettroliti e sono prodotti già formulati. E questa è una cosa importante perché evita di fare dei mix artigianali poco equilibrati. Quelli confezionati hanno una tolleranza intestinale già testata.

In commercio ci sono già dei prodotti che mescolano nelle giuste dosi, sali minerali e carboidrati
In commercio ci sono già dei prodotti che mescolano nelle giuste dosi, sali minerali e carboidrati
Niente piccolo chimico insomma!

Esatto, altrimenti si rischiano mal di pancia e brontolii fino alla diarrea. Quindi non è qualcosa da improvvisare.

In tutto ciò la cara vecchia Coca Cola ha una sua valenza? Rientra nel computo dell’idratazione e dei carbo?

Direi di no. E’ più un extra. La Coca Cola è ipertonica nel senso che ha una concentrazione molto elevata di carboidrati, ma sulla carta non ha un potere idratante elevatissimo. Ha molto potere energizzante. La Coca Cola serve più per il contenuto di caffeina, semmai.

Hai detto che più contiene carboidrati e meno la bevanda è idratante. Allora perché non mangiare una barretta o del solido?

Paradossalmente l’acqua da sola idrata meno di una soluzione ipotonica. Se io ho dell’acqua con pochi carboidrati, con quei famosi 20 grammi a borraccia per esempio, otterrò una soluzione che è ancora più idratante dell’acqua liscia. Quando uno dice: «E’ caldo, bevo un sacco di acqua liscia», in realtà commette un errore.

Laura Martinelli: «Una crono da fare… a secco»

14.05.2023
4 min
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E’ oggi il grande giorno della crono di Cesena che potrebbe essere addirittura decisiva per il Giro d’Italia. Di certo dopo questa tappa avremmo la classifica con la quale si determinerà l’andamento tattico del resto della corsa rosa. E una tappa così importante va preparata al meglio in ogni suo aspetto, tra questi l’alimentazione.

Laura Martinelli, nutrizionista della Jayco-AlUla, lo scorso hanno ci ha spiegato nel dettaglio il pre-crono. Come ci si alimenta, quanto, quando… E abbiamo imparato l’importanza di tenere a bada il peso soprattutto con la gestione di carboidrati e fibre. Va tenuta sotto controllo la ritenzione idrica. Pertanto poche verdure e i carboidrati quelli giusti al momento più opportuno. Ma nel durante? Cosa mangia un corridore in quei circa 40′ di sforzo?

Per darvi una piccola anticipazione vi consigliamo di notare la foto di apertura. Nell’immagine Eddie Dunbar, uomo di classifica della Jayco, è senza borraccia nella crono dei Trabocchi.

Una crono da fare “a secco”. Oggi pomeriggio probabilmente non vedremo le borracce per De Marchi e compagni
Una crono da fare “a secco”. Oggi pomeriggio probabilmente non vedremo le borracce per De Marchi e compagni
Laura, la crono da Savignano sul Rubicone a Cesena è tutta piatta e misura 35 chilometri. Come si alimenteranno i tuoi atleti?

Ci sono diverse scuole di pensiero per una crono di questa durata: alimentarsi o non farlo. Io ovviamente riporto quanto facciamo noi in Jayco-AlUla. E i nostri atleti per una crono così non mangeranno, né berranno nulla. In teoria la durata, sulla carta, potrebbe prevedere un’idratazione ma le temperature non sono così elevate, quindi si può fare anche senza.

Addirittura una crono così senza bere…

Può capitare di doverlo fare, ma in una crono più calda. Ed è già capitato in prove di simile lunghezza, ma con altre temperature. Però non è questo il caso di oggi (tra l’altro dovrebbe piovere, ndr). Il progetto è quello di non assumere nulla e massimizzare al massimo la prestazione (sia aero che metabolica, ndr). E si può fare perché se anche il corridore arrivasse in uno stato di lieve disidratazione, avremmo comunque tantissimo tempo per recuperare in vista della tappa successiva.

Tanto più che subito dopo c’è il giorno di riposo…

Esatto. Ma comunque in 40 minuti di sforzo il corridore non potrà mai disidratarsi così tanto, soprattutto se l’avvicinamento è stato fatto bene.

La crono Savignano sul Rubicone-Cesena (Technogym Village) misura 35 km
La crono Savignano sul Rubicone-Cesena (Technogym Village) misura 35 km
Immaginiamo che a questo punto il pre-crono assuma maggior importanza…

Esatto, bisogna impostare un pre-gara sapendo che in corsa non si dovrà né bere, né mangiare.

E quindi come ci si comporta?

Il pre-crono alimentare varia ed è più rinforzato: sia sotto l’aspetto dei carboidrati che dei liquidi – sali minerali e acqua – mentre il timing è sempre lo stesso. Di fatto aumentano le porzioni.

E di quanto aumentano queste quantità?

Del 20-30 per cento, un bel po’.

Come mai così tanto visto che comunque parliamo di uno sforzo di 40′-45′?

Proprio perché ce la giochiamo al limite. Andiamo senza mangiare e senza bere, dobbiamo essere pronti fisicamente. Ma in qualche modo andiamo ad “ingannare “ anche il cervello: lo possiamo fare perché si ha la certezza di non raschiare il barile in quanto la durata dello sforzo è limitata. Quando c’è una rapida diminuzione delle scorte di glicogeno il cervello invia un segnale di allarme al corpo, come se gli dicesse: “Vai più piano, perché l’energia non basta”. Pertanto l’obiettivo è proprio quello di partire con la gamba pienissima.

Alla Vuelta 2022 la crono di Alicante era di 31 km, con temperature più alte. I corridori (qui Sivakov) utilizzavano le borracce e le malto
Alla Vuelta 2022 la crono di Alicante era di 31 km, con temperature più alte. I corridori (qui Sivakov) utilizzavano borracce e malto
Chiaro…

In questo modo anche se c’è una riduzione rapida delle scorte di carboidrati a livello cerebrale, non arriva questo segnale di allarme, che inconsciamente farebbe rallentare il corridore, perché c’è molta più scorta. Sia chiaro: non è una teoria scientifica, ma si tratta di tante esperienze raccolte sul campo nel corso degli anni.

E chi invece appartiene all’altra scuola? Quella dell’alimentazione durante questa crono?

E’ presumibile che metta delle maltodestrine da sorseggiare nella borraccia o possa prendere anche un gel. Di certo non c’è bisogno, né spazio per un’alimentazione solida. 

E in questo caso l’alimentazione pre-crono com’è?

Più lineare. Il corridore resterà più leggero nel suo avvicinamento. Farà un avvicinamento standard perché compenserà il dispendio energetico e idrico durante prova.

Proteine naturali, in polvere o compresse?

17.04.2023
4 min
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Pianeta proteine. Questo nutriente ricade a pieno titolo nell’alimentazione dei ciclisti, sia per quel che riguarda il recupero che per il nutrimento vero e proprio. I corridori vi prestano grande attenzione e sono molto attenti a ciò che prendono e come lo prendono.

Laura Martinelli, nutrizionista della Jayco-AlUla, ci accompagna dunque nel mondo delle proteine, illustrando una panoramica che ci aiuta a capire innanzi tutto quali tipologie ci sono. Spesso nelle nostre interviste c’è chi dice di prendere le proteine in polvere, chi quelle solide, chi gli aminoacidi.

Nel 2021 Laura Martinelli ha lavorato per il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla Bike Exchange
Laura Martinelli è la nutrizionista della Jayco-AlUla
Nel 2021 Laura Martinelli ha lavorato per il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla Bike Exchange
Laura Martinelli è la nutrizionista della Jayco-AlUla
Laura, dunque, partiamo dal tipo di proteine: quante e quali sono?

Il discorso è vastissimo, ma semplificando le cose possiamo dire che ce ne sono di due macro-categorie: le proteine naturali e le proteine sintetiche.

Partiamo da quella naturali…

Si dividono in proteine animali, come carne, pesce, latte, uova, latticini… e proteine vegetali, che sono contenute sostanzialmente nei legumi, ma anche nei cereali, cosa che spesso si tende a dimenticare. Quando noi diamo la pasta, per dire, ai nostri atleti ne teniamo conto di questa parte proteica, anche se è bassa.

Le proteine di sintesi invece?

Possono essere di varie forme, ma quelle che riguardano il nostro mondo sono in polvere (disciolte in latte o acqua) o solide (sotto forma di barrette). Appartengono a questa categoria anche gli aminoacidi. Questi si assumono in compresse o in polvere. Ma più spesso in compresse, in quanto in polvere il loro gusto è terrificante. Ed è terrificante in quanto sanno di qualcosa che va in putrefazione ed è proprio la scomposizione della catena proteica che si va ad assumere… esattamente come la carne che va a male. Per questo si preferiscono le compresse che sono da deglutire, altrimenti sono fortemente edulcorati o aromatizzati.

Le proteine in polvere sono più complete e da considerarsi come alimento e non solo come integratore
Le proteine in polvere sono più complete e da considerarsi come alimento e non solo come integratore
Quindi gli aminoacidi sono delle proteine?

Gli aminoacidi essenziali sono quelli che il nostro corpo non produce. Tra questi i più importanti sono quelli ramificati, i famosi BCAA (acronimo inglese di branched-chain amino acid, appunto aminoacidi a catena ramificata, ndr) che sono: leucina, isoleucina e valina. E il più importante di questi tre è la leucina.

Spiegaci meglio…

La leucina ha la capacità di stimolare direttamente la sintesi proteica nei muscoli e infatti più questo suo valore, questa sua presenza, è elevata e più favorisce la crescita muscolare. Di contro rallenta un po’ la capacità di recupero degli aminoacidi stessi. Se ci fate caso, infatti, quando si acquistano gli aminoacidi BCAA c’è sempre un numero vicino a questa scritta e quel numero indica il rapporto (la quantità) di leucina rispetto agli altri due. Se per esempio troviamo “8:1:1” significa che ci sono otto parti di leucina, una di isoleucina e una di valina. Ma in commercio i prodotti sono tantissimi.

E quindi cosa varia?

Nel nostro caso più che altro si cambia il rapporto in base al periodo. Se è inverno per esempio e ho interesse a far crescere i miei muscoli preferisco un aminoacido più ricco di leucina, un 8:1:1. E poco importa se recupero con più lentezza. Ma se sono nel bel mezzo della stagione o ancora di più in una corsa a tappe, preferirò un aminoacido con meno leucina, un 2:1:1, per recuperare più in fretta. Questo aspetto della periodizzazione in Jayco-AluLa lo curiamo molto assieme allo staff medico, anche per quel che riguarda l’alimentazione standard, non solo per la parte sintetica. In ognuno dei tre pasti principali della giornata (colazione, pranzo, cena) c’è sempre una base di proteine naturali. E teniamo molto in considerazione le quantità.

Una confezione di aminoacidi, si nota il rapporto 2:1:1, quindi ideale per il recupero
Una confezione di aminoacidi, si nota il rapporto 2:1:1, quindi ideale per il recupero
E perché?

Perché ci sono dei limiti di assunzione in un solo pasto. Mediamente sono 30 grammi a volta. E trenta grammi di proteine sono raccolti in 120 grammi di petto di pollo, per dire… non molto. Poi a queste quantità, a seconda dei periodi appunto, associamo altre proteine: polveri, barrette…

Perché varia solo la leucina in quei rapporti simbolici che hai detto prima? Magari se si deve recuperare di più non si può aumentare la dose degli altri due?

No, perché è la leucina che comanda, puoi limare quella ma non gli altri.

Oggi si prendono ancora da soli gli aminoacidi?

Tendenzialmente si tende a preferire la polvere del latte che contiene già gli aminoacidi ramificati e non avrebbe senso aggiungerne altri, tipo con le compresse. Discorso diverso se prendo delle polveri vegetali che ne hanno molto pochi e serve un’aggiunta di aminoacidi ramificati.

Che vantaggi danno dunque le polveri rispetto agli aminoacidi da soli?

Non è un discorso di vantaggio, ma alimentare nel suo insieme. Le proteine, anche in polvere, hanno un apporto calorico, sono un prodotto più completo. L’aminoacido è una supplementazione più chirurgica se vogliamo… non ha calorie. Nel post gara o un duro allenamento, quando è importante il recupero anche energetico, le proteine in polvere sono più strutturate e tutto è più facile.

Due chili di troppo a inizio stagione: cosa si fa?

15.02.2023
4 min
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Capita sempre meno che un corridore si presenti a inizio stagione con paio di chili di troppo. E nel ciclismo di oggi si sa quanto è difficile se anche un solo tassello non è al suo posto. Basta pensare ai 7,3 watt/chilo espressi da più di qualche atleta alla Valenciana pochi giorni fa. Certi numeri se non sei al top non li fai.

Tuttavia qualche caso c’è. Possiamo garantire che due atleti di un team italiano che dovevano essere in Argentina, per delicatezza non facciamo i nomi, non sono partiti in quanto fuori col peso.

Come spesso accade ad accompagnarci in questo “viaggio alimentare” è Laura Martinelli, nutrizionista della Jayco-AlUla. I suoi corridori li monitora costantemente e la sua prima risposta ci dà l’ennesima prova di quanto sia cambiato oggi il ciclismo.

Laura Martinelli è la nutrizionista del team australiano
Laura Martinelli è la nutrizionista del team australiano
Laura, dunque, cosa succede se un corridore si presenta alla vigilia della prima gara stagionale con un paio di chili di troppo?

In realtà è molto improbabile che oggi possa accadere con tutta la pianificazione che c’è alle spalle. Gli atleti sanno da fine novembre, inizio dicembre al massimo, quando inizieranno a correre. E se succede, bisogna capire cosa non ha funzionato dall’offseason in poi. E proprio questo periodo sempre più ridotto aiuta a limitare lo sbalzo di peso.

Hai parlato di pianificazione, ma c’è anche un certo monitoraggio, immaginiamo.

Esatto, c’è un costante monitoraggio da remoto e per questo la “doccia fredda” dei due, tre chili di troppo al momento del via è improbabile. Gli atleti sono monitorati su base giornaliera, neanche settimanale. E se dovesse succedere che qualcuno non è in linea col peso, si cambia il programma e magari inizia più in là.

Quindi due chili sono davvero tanti oggi per presentarsi alle corse?

Di base sì. Poi è chiaro che dipende anche dalla struttura del corridore di cui si sta parlando. Perché due chili su uno scalatore di 55-60 chili sono una cosa. E due chili su un passista da 75 ne sono un’altra.

Con due chili di troppo non si è competitivi. Se si deve dimagrire in fretta è stravolta anche la preparazione di rifinitura (foto Jayco-AlUla)
Con due chili di troppo non si è competitivi: per dimagrire in fretta si stravolge la preparazione di rifinitura (foto Jayco-AlUla)
E se i programmi non si possono cambiare e il corridore è atteso ad esempio alla Vuelta a Andalucia, che parte giusto oggi?

Per come lavoro io, dico che quel che è fatto è fatto. Alla peggio l’atleta si presenta in gara con i due chili di troppo. Di certo non lo vado a stravolgere in corsa, rischio di fare un danno muscolare, specie se poi parliamo di una breve corsa a tappe. Discorso invece un po’ diverso se si tratta di un grande Giro. In quel caso cerco di sfruttare le prime due settimane per essere okay nella terza, limando qua e là. Perché comunque è un “lavoro di fino.”

Ragioniamo per assurdo, siamo a dieci giorni dal debutto stagionale e il corridore in questione si porta dietro quei 2-3 chili di troppo. Cosa fai?

Per prima cosa mi confronto con il preparatore e insieme stiliamo il programma settimanale. Un programma che in linea di massima sarà più orientato sul volume che non sull’intensità. Si mette in atto una strategia dettagliata: quasi ora per ora. Posso ipotizzare si facciano anche delle sessioni a digiuno. L’obiettivo infatti è arrivare al peso forma non in dieci giorni ma in sette, otto per lasciare all’organismo i restanti due o tre giorni per recuperare.

Chiaro, comunque è uno stress…

Quei due giorni servono all’atleta per ritrovare il suo equilibrio. E poi anche perché in questo periodo che fa più freddo se mangia poco o è così al limite aumenta il rischio di ammalarsi. E’ un equilibrio molto delicato.

Se si deve dimagrire in extremis è molto importante dosare i carboidrati, specie nel post allenamento
Se si deve dimagrire in extremis è molto importante dosare i carboidrati, specie nel post allenamento
E a tavola come fai?

Premesso che generalizzare è difficile, è certo che bisogna creare un deficit calorico giornaliero, ma guai a banalizzare questo concetto. Bisogna stare molto attenti soprattutto ai carboidrati. Si deve stare molto al limite: darne meno, ma non troppo pochi. Per riuscire in questa “missione” bisogna stare a stretto contatto con il corridore. Bisogna essere minuziosi, dettagliati, chirurgici.

Alla fine il rischio è quello che dimagrendo troppo in fretta, si “mangi” il muscolo. Almeno una volta si diceva così…

Esatto e per questo è molto importante gestire il prima e il durante l’allenamento. Queste due fasi si affrontano come se la situazione fosse normale. Cambia la parte dopo, come dicevamo, quella legata al reintegro e ai carboidrati. Io posso perdere anche due chili in due giorni, mangiando pochissimo quando rientro, ma perderò soprattutto liquidi e componente attiva (i muscoli, ndr). Mentre l’obiettivo è perdere quella passiva (il grasso).

Nel ciclismo al top, scegliamo l’olio giusto

15.11.2022
5 min
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Alimentazione e marginal gains: torniamo in qualche modo a parlare del ciclismo dei dettagli. Quello perfezionistico e “millimetrico” dei nostri tempi. Estremo per certi punti di vista, ma anche affascinante perché apre porte della conoscenza che si riverberano su aspetti della vita quotidiana. Questa volta l’argomento è l’olio.

Siamo in piena stagione di raccolta: dalla Sabina al Salento, dall’Umbria alla Liguria (ma un po’ in tutta la Penisola) si raccolgono le olive per l’oro verde. Ma si sa che l’olio è un grasso e va “maneggiato con cura”. Per questo motivo chiamiamo in causa l’ormai nota ed esperta Laura Martinelli, nutrizionista della  BikeExchange-Jayco.

Extravergine in pole

«Quello dell’olio è un argomento molto specifico – dice la Martinelli – le tipologie sono diverse, ma quelle usate dai corridori, almeno i nostri, sono sostanzialmente due: l’olio extravergine d’oliva e quello di semi di lino».

«Noi privilegiamo l’olio extravergine: è la base. E infatti lo mettiamo sulla tavola dei corridori affinché lo utilizzino a freddo, a crudo. In questo modo non perde le sue proprietà».

I corridori, non solo italiani, dunque preferiscono il “nostro” olio. Oltre alle sue proprietà in quanto a vitamine o ai non meno importanti polifenoli, l’olio è miglior sostituto del burro, ben più usato nel resto del mondo: Nord Europa e Nord America soprattutto.

«L’olio nuovo rispetto ad uno più datato ha diverse caratteristiche. Ci sono infatti delle sostanze volatili e benefiche che col tempo si perdono e sono proprio i polifenoli. E’ un po’ come la spremuta d’arancio, che andrebbe bevuta subito in quanto alcuni composti si deteriorano in tempi molto rapidi».

Specie per i piatti freddi un buon olio a crudo fa la differenza anche rispetto al gusto
Specie per i piatti freddi un buon olio a crudo fa la differenza anche rispetto al gusto

Olio o burro?

Entrambi sono due grassi ma hanno una consistenza ben diversa chiaramente, se non altro perché uno è un solido e un altro è un liquido! Ma ai fini della cucina si comportano allo “stesso modo”.

«Si usa l’olio per sostituire il burro che, in quanto grasso animale, contiene più grassi saturi insaturi, mentre l’extravergine essendo di origine vegetale ne ha più insaturi. La differenza è questa. I grassi saturi sono più incriminati perché portano più malattie. Ma ai fini delle calorie sono identici. In quanto grassi contengono 9 calorie per grammo ciascuno. 

«Il motivo per cui spesso in cucina si preferisce il burro, specie per i dolci, è prettamente “tecnico”. Il burro è più indicato per la riuscita del dolce, è più facile da utilizzare».

A Verona Matteo Sobrero fu attentissimo sotto ogni aspetto, anche quello dei condimenti pre-gara
A Verona Matteo Sobrero fu attentissimo sotto ogni aspetto, anche quello dei condimenti pre-gara

Al cucchiaio…

Ma nel ciclismo in cui certe volte si cambia persino la tipologia di acqua in base alle tappe da affrontare e alle temperature, per l’olio come ci si pone?

«La scelta dell’olio extravergine – prosegue la dottoressa – è indipendente dal caldo o dal freddo, o se c’è da affrontare una corsa lunga come la Sanremo o una breve cronometro. Semmai varia la quantità, ma perché varia l’alimentazione».

Per esempio la Martinelli ci parlò dell’alimentazione “chirurgica” di Matteo Sobrero prima della crono di Verona all’ultimo Giro d’Italia. In quell’occasione contarono persino i bicchieri d’acqua. Come ci si pone con l’olio pertanto?

«In questo caso -spiega la Martinelli – c’è una differenza, ma sempre nelle quantità. Noi per dosare le quantità di olio ci basiamo sui cucchiai, pertanto l’alimento esce dalla cottura senza olio. Siamo noi o il corridore che lo dosiamo con precisione, specie nel caso di una cronometro che richiede uno sforzo intenso, breve e particolare. E si cerca il “millimetro”».

«Mentre nelle altre occasioni non c’è un dosaggio così preciso. Si danno margini più ampi. Sempre riferendoci ai 10 grammi per cucchiaio, il corridore sa che il suo consumo giornaliero va dai 30 ai 50 grammi, quindi 3-5 cucchiai al giorno e li dosa in base ai pasti».

L’olio di semi di lino è più indicato per il recupero. Non a caso, può condire i piatti del post gara che gli atleti consumano sul bus
L’olio di semi di lino è più indicato per il recupero. Non a caso, può condire i piatti del post gara che gli atleti consumano sul bus

Semi di lino

«Un’alternativa – dice la Martinelli – all’olio extravergine è l’olio di semi di lino. Questo però si usa soprattutto in fase di cottura e non si mette a tavola perché prevede una conservazione più attenta: all’asciutto, al buio, ad un certa temperatura e meno si manipola e meglio è.

«Quando si usa? Siccome ha un sapore particolare è più a discrezione dello chef che non del nutrizionista in quanto non si sposa con tutti i gusti. Non è come l’olio di oliva che lega ed esalta i sapori. La caratteristica principale dell’olio di semi di lino è che ha più omega-3 degli altri. Gli omega-3 (i più importanti) sono in rapporto maggiore rispetto agli omega-6 e omega-9».

A questo punto viene da chiedersi a cosa servano gli omega-3. 

«Gli omega-3 hanno un importante effetto anti-infiammatorio. Agevolano il recupero. Quando ci si allena si fa uno sforzo che produce un infiammazione che poi l’organismo ripara. E va avanti così, giorno dopo giorno, al fine di accrescere la propria forma. Un antinfiammatorio in teoria andrebbe a contrastare gli effetti di questa infiammazione, dell’allenamento, diminuendone l’efficacia. Ebbene, l’olio pur contrastando l’infiammazione muscolare non rovina o riduce l’effetto dell’allenamento».

Dunque quale olio scegliere? «Più che una marca, l’importante è la qualità. Noi in BikeExchange ci orientiamo sempre su cibi di qualità, meno raffinati, e questo vale anche per l’olio. Quando si è scelto un ottimo extravergine di oliva questo va bene per tutto». 

Bike Exchange, il nuovo anno inizia dalla tavola

27.10.2022
6 min
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Cambiare squadra è più complesso del ricevere una maglia d’altro colore e un nuovo modello di bici. Spesso significa entrare in un ecosistema in cui le differenze riguardano la lingua, la preparazione e anche il modo di mangiare. Se il nuovo team ha infatti una struttura all’avanguardia, metterà a disposizione del corridore anche professionalità con le quali dovrà interagire per raggiungere gli obiettivi concordati. Laura Martinelli è dal 2022 la nutrizionista della Bike Exchange-Jayco, chiamata dal team manager Brent Copeland con cui aveva lavorato già dai primi tempi al Team Bahrain-Merida. E se il suo lavoro è ormai avviato con gli atleti che già c’erano, come Sobrero ad esempio o Michael Matthews, questo è il periodo in cui si gettano le basi per la conoscenza dei nuovi e non è sempre una fase di poco conto.

«Farei un distinguo iniziale – spiega – se l’atleta è esperto o non lo è, perché l’esperienza è preziosa. Se l’atleta è esperto, mi può dare anche un giudizio affidabile di cui posso fare veramente tesoro, risparmiando anche un po’ di tempo. Mentre magari con i giovani siamo noi che dobbiamo dare dei punti di riferimento. Con l’atleta giovane ci si trova non dico una tabula rasa, però lui per primo potrebbe dare delle opinioni legate a esperienze passate, che magari non sono proprio così veritiere. Perché ha 18-19 anni e quindi potrebbe avere una visione falsata di quello che è effettivamente bene per lui. Mentre l’atleta esperto sa già cosa va bene e cosa non va bene, quindi nell’anamnesi iniziale do paradossalmente più spazio all’atleta esperto, perché so già che andrà a facilitare il mio lavoro».

Con Matthews, qui vincitore della tappa di Mende al Tour, si tratta di dare un seguito al lavoro già impostato
Con Matthews, qui vincitore della tappa di Mende al Tour, si tratta di dare un seguito al lavoro già impostato
DI solito i preparatori studiano i file e ricevono le tabelle di allenamento del nuovo atleta. Per il nutrizionista è la stessa cosa?

Per come lavoro io, chiedere il materiale di altri colleghi è l’ultima cosa, proprio per rispetto verso di loro. Poi se è l’atleta che lo vuole condividere, allora perché no? Alla fine è proprietà sua. Piuttosto vado a chiedere informazioni sul percorso fatto finora. Gli chiedo quale tipo di cammino abbia seguito. Difficilmente, se c’è una necessità di cambiamento, l’atleta arriva e mi fa vedere la tabella del vecchio nutrizionista. Magari me lo dice a voce. Se invece vuole darmela, mi serve come base di partenza. Io ho un approccio forse molto… latino, molto caldo. Quindi preferisco sempre guardarli negli occhi, soprattutto all’inizio. E chiedergli come stiano mangiando, sganciandomi dalla tabella, che magari neanche sono sempre riusciti a seguire.

Ci sono abitudini diverse in ogni squadra, in ogni atleta, in ogni parte del mondo…

Diciamo che ci sono sempre più modi di fare le cose fatte bene, secondo me, per arrivare a certi livelli, soprattutto ad una certa età. Quindi se prendiamo Letizia Paternoster che, pur essendo giovane, ha dalla sua una buona impostazione alimentare, anche se non ottima, ha il fisico che le permette di compensare le eventuali lacune. Invece mi è capitato di lavorare con un atleta di 35 anni, che mi ha detto: «Proprio perché sto invecchiando, mi accorgo che non riesco a compensare fisicamente, per cui vorrei aggiungere più attenzione alimentare». Non aveva mai lavorato con un nutrizionista, ma se era arrivato bene a quell’età, evidentemente l’impostazione era corretta. Perché l’atleta vede, sente e percepisce che se ad esempio mangia lo spezzatino prima di andare in allenamento gli viene mal di pancia. Se invece mangia il porridge sta bene. Quindi magari tante volte ci si arriva con tentativi empirici

Tra i nuovi alla Bike Exchange c’è Zana, con cui il lavoro parte dall’anamnesi per individuare semmai nuove linee guida
Tra i nuovi alla Bike Exchange c’è Zana, con cui il lavoro parte dall’anamnesi per individuare semmai nuove linee guida
Hai parlato di Paternoster, che nel 2023 sposterà l’attenzione dalla pista alla strada: cambia anche l’alimentazione?

Cambierà proprio tutto. L’alimentazione sarà completamente diversa perché diverse sono le esigenze. Anche in termini di composizione corporea, le cose cambiano totalmente. Quindi, già in termini di rapporto potenza/peso le esigenze della pista sono diverse rispetto a quelle della strada, per cui sarà una bella sfida. Ne abbiamo parlato insieme proprio a Torino alle visite mediche. Ci siamo guardate negli occhi e le ho detto: «Bene, qua bisogna tirarsi su le maniche». Una letteratura che studi chi faccia insieme strada e pista non c’è. La letteratura magari studia i pistard e studia i ciclisti su strada, quindi ho detto: «Letizia, uniamo le forze spalla a spalla!». Poi lei è super, nel senso che è partita carichissima. Dobbiamo cercare l’equilibrio, perché è difficilissimo secondo me farli andare forte in pista e anche su strada.

Perché?

I periodi non devono coincidere e non è banale farlo comprendere alla squadra, che magari vede di buon occhio che un atleta oggi vada in pista, purché domani sia lì a fare la volata. Senza considerare che le esigenze fisiche sono totalmente diverse

Stybar, qui seguito da Van der Poel al mondiale gravel, sarà uno dei nuovi innesti nel Team Bike Exchange-Jayco
Stybar, qui seguito da Van der Poel al mondiale gravel, sarà uno dei nuovi innesti nel Team Bike Exchange-Jayco
Fra i nuovi c’è Stybar, non proprio l’ultimo arrivato…

L’approccio del corridore fa la differenza e io da lui sono rimasta veramente molto stupita in positivo. Inizialmente gli ho offerto anche la possibilità di non coinvolgermi troppo, dato che parliamo di un vincitore di classiche. Di andare avanti come sempre e poi di iniziare a collaborare. Lui invece era curioso di sapere in cosa potrebbe ancora migliorare. A questi livelli, gli errori ci sono raramente. Ci possono essere delle imperfezioni, ma soprattutto delle situazioni, delle abitudini, degli scenari che andavano bene una volta e non vanno più bene ora.

Ad esempio?

L’arrivo di un bambino, che magari ti costringe a cambiare gli orari della cena, come nel caso di Stybar. Sono situazioni da analizzare e non trascurare. Quindi magari si possono trovare delle soluzioni migliori rispetto a quelle che ci sono. A volte si continua a fare come si è sempre fatto, senza capire che da un lato si può perdere l’effetto e dall’altro il corridore potrebbe aver cambiato abitudini. Tante volte non ci sono errori, però ci sono cambiamenti necessari, chiamiamoli così.

Come per l’allenamento, in fondo…

Il corpo di per sé è restio al cambiamento, per cui una volta che lui trova il suo equilibrio, si ferma lì. Stybar invece è molto proattivo e propositivo e ha già detto che dovremo sederci a tavolino, io gli spiegherò come lo vedo e poi lui con la sua esperienza valuterà se provare o non provare.

Al via del Giro 2022 da Budapest, Laura Martinelli con Eros Stangherlin, chef del Team Bike Exchange
Al via del Giro 2022 da Budapest, Laura Martinelli con Eros Stangherlin, chef del Team Bike Exchange
Quanto tempo serve per poter dire di conoscere il nuovo atleta? 

Non c’è una scadenza. Lo capisco quando viene da me e mi chiede di bere un caffè insieme. Quando si comincia a interagire, anche non per necessità. Per piacere è un parolone, però capita appunto che l’atleta venga e non sei tu ad averlo chiamato. Quindi magari ti vede al bar, ti vede a fare una camminata, si affianca e si comincia a parlare. In questo devo dire grazie a Brent Copeland che ci permette di vivere questa fase senza fretta. So di squadre in cui l’obiettivo comanda sui rapporti umani, per cui si imposta una tabella e da quella non si prescinde. Francamente, preferisco il nostro modo di fare.

Essere vegetariano e fare il professionista: si può?

04.10.2022
5 min
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Essere corridore ed essere vegetariano, un abbinamento che apparentemente stride un po’. La carne dà forza, dicevano i vecchi adagi. E allora gli atleti come possono trovare le energie sufficienti per correre?

Laura Martinelli, nutrizionista della BikeExchange-Jayco, ci accompagna in questo viaggio curioso. Uno dei primi atleti dei tempi più “recenti” a dire di essere vegetariano fu Levi Leipheimer. Ma già prima di lui c’era stato qualche caso. Davide Rebellin è quasi vegetariano e stupisce come lo siano stati campioni del calibro di Carl Lewis e persino quell’ammasso di muscoli di Mike Tyson.

Tra i nomi di spicco vegetariano è quello di Leipheimer. Ma anche Cavendish sembra non ami troppo carne e pesce
Tra i nomi di spicco vegetariano è quello di Leipheimer. Ma anche Cavendish sembra non ami troppo carne e pesce
Laura, tu hai a che fare con atleti vegetariani?

Nel mio team attuale non ce ne sono, ma privatamente seguo diversi atleti vegetariani, alcuni anche di sport duri come il triathlon.

Si può fare attività sportiva ad alto livello per essendo vegetariani?

Decisamente sì, soprattutto se si è latto-ovo-vegetariani, cioè vegetariani che mangiano anche latte, latticini e uova, quindi escludono solamente carne e pesce dalla loro alimentazione. E si può fare anche se si è vegani, ma a quel punto bisogna fare un distinguo tra ciò che è fattibile e ciò che è ideale. L’essere vegetariano non implica un impatto a livello prestativo, anche se è chiaro che serve qualche accortezza in più. Mentre per il vegano le cose cambiano: a parer mio si riesce a raggiungere un buon supporto nutrizionale alle necessità prestative dell’atleta ma, appunto, non il supporto ideale, e comunque certamente inferiore all’onnivoro e al vegetariano..

Sostanzialmente la differenza è nelle proteine. Ebbene, come si sostituisce la carne?

Ammesso che non mangino solo la carne, perché di solito anche il pesce non è mangiato. Un vegano latto-ovo sostituisce abbastanza facilmente quelle proteine. Però a mio avviso va fatto un preambolo.

La piramide alimentare del vegetariano
La piramide alimentare del vegetariano
Cioè?

Sostanzialmente si tratta di sostituire le proteine di origine animale con quelle vegetali. Le proteine sono delle “collane di venti perle”. Di queste, circa la metà sono costituite da aminoacidi essenziali, cioè che il corpo non produce autonomamente, e l’altra metà da aminoacidi non-essenziali, che l’organismo invece sintetizza da sé. Se mangio una bistecca avrò tutte le venti perle necessarie per la “collana proteica”, ma se invece mangio un’unica fonte di proteine vegetali, dei legumi per esempio, a questa collana mancheranno delle perle. Quindi devo recuperarle da qualche parte.

Come?

Nel caso dei legumi li devo associare con dei cereali. I cerali, infatti, hanno le perle mancanti ai legumi, e viceversa. Insieme, cereali e legumi, hanno le venti perle necessarie per la mia collana: dalla loro combinazione ottengo infatti quello che viene definito un profilo aminoacidico completo..

Perché è quello l’obiettivo del vegetariano: arrivare a mangiare proteine…

Esatto, avere delle proteine complete. Il nostro corpo è un po’ come un artigiano e se gli manca una perla, un pezzo della sua opera, si deve fermare. L’esempio dei piselli e del riso. Al riso mancano due perle, la lisina e il criptofano, che sono invece presenti nei piselli.

Anche i brand d’integratori si sono adeguati alle esigenze attuali dei vegetariani e dei vegani
Anche i brand d’integratori si sono adeguati alle esigenze attuali dei vegetariani e dei vegani
Quindi, una volta completata la “collana” i vegetariani sono alla pari con gli onnivori?

Sì, solo che le loro fonti proteiche sono di origine vegetale. E sono più ricche di altri componenti: fibre, carboidrati. Per esempio la famosa bistecca non ha carboidrati, mentre i piselli sì. E infatti è più complicato far dimagrire un vegetariano.

In pratica completano la collana di perle ma questa è meno “pura” in quanto contiene anche altro. Ci sono altri metodi per fargli assumere le proteine?

Ci sono delle proteine in polvere di origine vegetale (i.e. proteine in polvere isolate del pisello o della soia) che si possono sciogliere in bevande vegetali, ma tutto è più complesso. Pensate a questi atleti che oggi sono spesso in giro, viaggiano, sono in aeroporto… tutto è meno pratico. Poi okay, oggi ci sono cibi preparati come affettati vegani con valori proteici simili alla bresaola, hamburger di soia, panetti di tofu… e in qualche modo ti barcameni..

E in corsa cambia qualcosa per i vegetariani?

Nel 90% dei casi no, si va lisci. Questo perché gel e barrette non contengono proteine animali, anche se in qualche caso la pellicola edibile di alcuni supplementi è di cellulosa che è di origine animale. Semmai cambia qualcosa nel recupero, in quanto si deve ricorrere a proteine in polvere di origine vegetale e non animale: quindi si evitano proteine dell’uovo o del latte e si scelgono proteine del pisello, della soia, del riso o mix di più fonti vegetali. Se però un atleta è vegano allora c’è l’esigenza di una supplementazione giornaliera sublinguale di vitamina B12, perché questa in natura si trova solo in alimenti animali.

So.Group, azienda trevigiana di distribuzione, fornisce alla BikeExchange il mopur, affettato vegano con apporto proteico simile alla bresaola
So.Group, azienda trevigiana di distribuzione, fornisce alla BikeExchange il mopur, affettato vegano con apporto proteico simile alla bresaola
Per andare pari la classica bistecchina corrisponde a quante uova?

Ripeto, se prende l’uovo non ci sono problemi. Basta pensare che ad ogni pasto il limite massimo di proteine che possiamo assimilare è di 30-35 grammi e ogni uovo ne contiene 4-5, bastano quindi una o due uova intere e un totale di 7 albumi. Vendono anche l’albume separato oggi, se non altro per ne gettare 5 tuorli. Oppure servono 100 grammi di cereali e 80 grammi di legumi secchi (o 220 grammi se in scatola).

E oltre quei 30-35 grammi?

Si va in accumulo e si trasforma in grasso. Infatti tante volte a cena dico ai corridori di non spaventarsi se la bistecca è piccola, tanto di più non serve.

E in tutto ciò il Parmigiano?

E’ fondamentale. E’ considerato un aminoacido ramificato naturale tipo BCAA ed è davvero importante nel bilancio della dieta dei vegetariani.

Marturano pronta per il WorldTour malgrado la sfortuna

15.08.2022
5 min
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E’ una ragazza che sa quello che vuole. Sa anche che per fare un ulteriore step non deve lasciare nulla al caso. Anche lei è finita nei taccuini degli osservatori delle formazioni WorldTour. Adesso però è alle prese con una frattura composta della clavicola, frutto di una caduta ieri nella gara open di Vittorio Veneto. Malgrado tutto, quest’anno Greta Marturano ha comunque alzato la propria asticella ed è pronta per compiere il salto in avanti (in apertura foto Ossola).

«Devo stare ferma immobile col tutore per cinque giorni – ci aggiorna la 24enne della Top Girls Fassa Bortolo – poi rifarò le lastre per vedere che la frattura sia rimasta ferma. Se invece sarà scomposta, mi dovranno operare. Adesso cambiano un po’ di obiettivi. Speriamo bene però sono fiduciosa».

Greta Marturano nella quinta e ultima tappa del Tour de Bretagna ha ottenuto un buon terzo posto
Greta Marturano nella quinta e ultima tappa del Tour de Bretagna ha ottenuto un buon terzo posto

Un vero peccato questo stop perché la scalatrice di Mariano Comense arrivava da un buon momento di forma, a conferma della continua crescita fatta vedere soprattutto nelle ultime due stagioni. Era reduce da una serie di piazzamenti ottenuti al Tour Féminin des Pyrénées ad inizio agosto in cui ha chiuso quarta nella generale a soli due secondi da un podio tutto composto da atlete di team WT. Non è certo questo minimo scarto a sminuire le sue prestazioni. Noi l’abbiamo voluta sentire per farci raccontare cosa c’è stato finora – infortunio a parte – e cosa ci sarà nel suo futuro.

Greta in Francia sei andata forte sul tuo terreno.

Sì, direi proprio di sì. Ci tenevo a fare bene perché erano percorsi adatti a me. Naturalmente c’è il rammarico per quel terzo posto finale sfuggito per un niente. Ho ripensato tanto a dove ho perso quei due secondi o dove potevo guadagnarli. Ma va bene così, perché so di aver corso bene. Avevo buone sensazioni. Inizialmente noi eravamo partite con due punte. Alessia Vigilia ed io. Poi nella seconda semitappa del primo giorno ho centrato la fuga giusta. Eravamo in cinque e la classifica in pratica si è delineata subito. Grazie alla squadra, sono riuscita a mantenere le posizioni di vertice fino alla fine.

Della tua annata cosa ci dici?

E’ una stagione tutta positiva nonostante la caduta. Sono cresciuta mese dopo mese. Risultato dopo risultato ho preso fiducia. Luglio e agosto sono stati due mesi molto buoni finora. Sono uscita dal Giro Donne con buone gambe e con un buon recupero che mi hanno consentito di infilare una serie di risultati. Ho fatto anche due terzi posti nelle gare open di Levada e Tarzo. Mi è mancata la vittoria, però onestamente non pensavo di fare questo salto mentale e fisico.

A cosa è dovuto questo salto?

Due anni fa ho iniziato un percorso con un mental coach. Marino Rosti che collabora con l’Astana. Mi segue molto bene. Avevo bisogno di sbloccarmi mentalmente. Non credevo più in me stessa e facevo fatica in corsa naturalmente. Grazie a lui ora ho più autostima anche se dobbiamo finire il nostro percorso. Da allora ho deciso di fare le cose più seriamente. Ho pensato che corro da quando sono G1, che ho dedicato la mia vita al ciclismo. E così mi sono affidata anche ad altri specialisti.

Parlacene pure.

A livello fisico mi prepara Fabio Baronti del CTF Lab. Mi ha aiutata tanto dal punto di vista atletico. Ero già metodica negli allenamenti, ma con lui ho capito come esserlo, ottimizzando i lavori. Dal punto di vista alimentare invece mi segue Laura Martinelli, che lavora con la BikeExchange-Jayco. Anche con lei mi trovo benissimo, ho imparato molto. Naturalmente ringrazio tutti e tre perché tutti assieme mi hanno fatto fare un salto psico-fisico importante. Se si vuole diventare veramente dei corridori bisogna fare qualche sacrificio.

In cosa devi migliorare ancora?

Nelle discese e nelle posizioni di testa. Talvolta in gara sprecavo troppe energie per andare davanti prima di una salita. Però ho fatto grandi progressi. In questo mi è stata di enorme aiuto Tatiana Guderzo. Mi ha dato tantissimi consigli. Come ha già detto Alessia (Vigilia, ndr), lei è stata davvero disponibile e preziosa per noi giovani.

Con queste prestazioni hai mai pensato alla nazionale?

Ovviamente l’obiettivo di tutte le italiane è quello di poter indossare la maglia azzurra. Non ho mai parlato col cittì Sangalli, ma spero che mi abbia notata. Io finora ho sempre cercato di mettermi in luce e dove mi era possibile. So che si può sempre fare qualcosa di più e lavorerò per migliorarmi.

Vuelta Valenciana, febbraio 2020. Greta Marturano vince la classifica delle giovani
Vuelta Valenciana, febbraio 2020. Greta Marturano vince la classifica delle giovani
Si dice che tu sia in procinto di passare nel WorldTour. Ti senti pronta?

Al momento c’è la possibilità nel 2023 di andare in qualche team straniero. Ho avuto dei contatti con una squadra, ma stiamo valutando, perché nel frattempo al mio procuratore (Lorenzo Carera, ndr) sono arrivate nuove richieste dopo la gara sui Pirenei e ne stiamo ragionando. Naturalmente mi piacerebbe andare nel WorldTour. Ci entrerei in punta di piedi, disponibile a imparare e mettermi al servizio della squadra e delle leader. Ora in Top Girls non ho troppe pressioni. Lucio (Rigato, il team manager, ndr) è al corrente di tutto ed è contento se riuscissi a trovare un ingaggio nella categoria superiore. Lui mi ha aiutato molto e dopo quattro anni posso ritenermi pronta anche per lo stress che ruota attorno alle formazioni più grandi. Speriamo bene. Intanto però vorrei guarire subito da questo infortunio alla spalla.

Super sudore? Quel che conta è saper integrare

01.08.2022
4 min
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Non tutto il sudore è uguale e soprattutto non tutti i corridori sudano allo stesso modo. A tal proposito è necessaria un’integrazione diversa, personalizzata. In questi giorni, per esempio, abbiamo rimarcato più volte il tema delle grandi striature bianche sui pantaloncini di Pogacar, ma come si può ovviare a questo problema? A venirci incontro è la nutrizionista della BikeExchange, Laura Martinelli.

Qualche giorno fa il dottor Andrea Giorgi della  Drone Hopper-Androni ci aveva parlato del sudore da un punto di vista “medico”. Oggi lo facciamo dal punto di vista del reintegro. Ma in questa estate torrida in qualche modo l’argomento resta attuale. E magari è utile anche a qualche lettore praticante.

Laura Martinelli con il cuoco della BikeExchange, Eros Stangherlin: una corretta idratazione passa anche per la cucina
Laura Martinelli con il cuoco della BikeExchange, Eros Stangherlin: una corretta idratazione passa anche per la cucina
Dottoressa Martinelli, come ci si comporta dunque di fronte a soggetti che sudano moltissimo e palesemente perdono tanti sali?

E’ un argomento molto complesso. La composizione del sudore è fortemente individuale ed è di matrice genetica. L’importante è mangiare e bere correttamente. Il trucco, sta nel comprendere le caratteristiche della natura del sudore. Se la mia sudorazione è fortemente salina o se lo è poco.

E come si comprende?

Con osservazioni empiriche come potrebbe essere l’eccesso di chiazza bianca su maglia e pantaloncini, come nel caso di Pogacar ed altri corridori, o casi eclatanti che si notano ad occhio nudo, ma ci sono anche dei metodi più scientifici. E uno di questi è quello di applicare dei cerotti speciali (come sosteneva anche il dottor Giorgi, ndr) e con questi rilevare i range di salinità e studiare una strategia d’idratazione ad hoc.

Si parlava del caso Pogacar e delle sua grandi striature sui pantaloncini, sulla necessità di abbassare la temperatura corporea…

Per me l’argomento va preso dal lato opposto. Non bisogna evitare di sudare o di cercare di far sudare meno il soggetto, perché come abbiamo detto è una questione genetica. Piuttosto bisogna prendere coscienza del problema e agire. Agire prima e dopo lo sforzo e ridurre al massimo il rischio di disidratazione.

E come?

Sostanzialmente bevendo di più prima, durante e dopo lo sforzo, ma con specifiche metodologie. Non è così semplice. Ci sono metodiche nutrizionali per perdere meno sali.

Siamo partiti dall’esempio del grande sudore di Pogacar, ma lo sloveno non era il solo, specie con questo caldo estremo
Siamo partiti dall’esempio del grande sudore di Pogacar, ma lo sloveno non era il solo, specie con questo caldo estremo
Però torniamo al discorso di prima: va individuata la causa dell’eccessiva sudorazione e in particolare di quello specifico soggetto. Come nel caso di Pogacar…

Non solo lui, anche nella nostra squadra abbiamo degli atleti che hanno una sudorazione fortemente salina. E per loro abbiamo sviluppato un’integrazione individuale. Abbiamo lavorato con questi soggetti a casa e alle corse. Abbiamo ricostruito l’anamnesi: cosa fanno nel pre allenamento, nell’allenamento e nel post allenamento, quanta pipì fanno, di che colore è la pipì, delle loro sensazioni (crampi, ipersensibilità muscolare), abbiamo annotato le striature di sudore su maglie e pantaloncini… e così abbiamo identificato gli atleti più sensibili.

E a quel punto che cosa avete fatto?

Abbiamo pianificato una strategia di integrazione. Di base utilizzavano prodotti con maggior concentrazione di sodio. Nelle loro borracce la quantità di sali minerali era più alta. Ma anche al cuoco e a loro stessi quando sono a casa sono state date delle indicazioni per l’implemento degli elettroliti. 

E che cosa conviene mangiare in questi casi?

Diciamo cibi più salati: bresaola, più sale nel riso o nell’acqua di cottura della pasta, si cerca di mangiare una banana in più e poi si cambia acqua.

Per chi perde più sali avere borracce con una concentrazione di nutrienti specifica è fondamentale
Per chi perde più sali avere borracce con una concentrazione di nutrienti specifica è fondamentale
Si cambia acqua? Spiegaci meglio…

Sì, per questi soggetti che perdono più sali utilizziamo un’acqua più dura, non oligominerale o di montagna per intenderci. Senza stare a nominare le marche (che si trovano nei comuni supermercati, ndr) ci riferiamo ad acque con elevato residuo fisso. 

Quindi anche se si tratta di genetica, è un problema che si può ovviare…

Io direi che non è un problema, ma è una caratteristica e non bisogna preoccuparsi. Se si vede del bianco sui completi a fine corsa questo conta e non conta: l’importante è che le uscite siano uguali alle entrate. I segni bianchi sulle divise non sono necessariamente sintomo di un’integrazione mal gestita.

I soggetti che sudano di più devono anche bere di più? Per esempio a parità di chilometri consumano più borracce?

Sì, e soprattutto queste sono diverse. E sono diverse perché per assumere quella quantità di elettroliti hanno bisogno di un’acqua più liscia, nel senso più diluita. La regola infatti è che più una bevanda, in questo caso una borraccia, è più concentrata e più è energizzante, ma meno idratante. E viceversa, chiaramente. Quindi è vero che l’atleta che suda di più deve idratarsi, ma al tempo stesso deve anche alimentarsi. Nelle borracce ci sono anche maltodestrine, carboidrati… quindi deve bere di più non tanto per idratarsi, ma per idratarsi e mantenere al tempo stesso la stessa quantità di energia.