L’addio di Sbaragli, fra tanti ricordi e un bel progetto

L’addio di Sbaragli, fra tanti ricordi e un bel progetto

23.10.2025
6 min
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Tra i tanti che hanno chiuso la loro attività quest’anno c’è anche Kristian Sbaragli che a 35 anni appende la bici al chiodo. Il suo è un addio “soft”, al quale stava pensando già da tempo, conscio di aver regalato a questo sport gran parte della sua vita. Il corridore empolese chiude senza rimpianti, soddisfatto per quel che ha ottenuto in oltre 10 anni di carriera da professionista, un lasso di tempo lungo, che forse col passare degli anni diventerà una chimera per tanti.

Il più grande giorno nella carriera di Sbaragli, la vittoria del 2015 alla Vuelta, sul traguardo di Castellòn
Il più grande giorno nella carriera di Sbaragli, la vittoria del 2015 alla Vuelta, sul traguardo di Castellòn
Il più grande giorno nella carriera di Sbaragli, la vittoria del 2015 alla Vuelta, sul traguardo di Castellòn
Il più grande giorno nella carriera di Sbaragli, la vittoria del 2015 alla Vuelta, sul traguardo di Castellòn

La scelta non è stata un fulmine a ciel sereno: «Durante quest’anno avevo deciso che a fine stagione mi sarei ritirato. E quindi l’ho vissuta bene, anche se c’è sempre un po’ di dispiacere perché alla fine vado in bici da quando avevo 7 anni. Ma è stata una mia scelta e sono orgoglioso di poter avere avuto il privilegio di poter decidere quando fermarmi e capire che era il momento di voltare pagina».

E’ dal 2013 che sei professionista e ne hai viste tante in tutti questi anni. E’ un ciclismo che ancora rispecchia i valori che avevi tu?

Penso che i valori alla fine il ciclismo li mantiene sempre. E’ sempre questione di vittorie, di lotta da parte di tutte le squadre per ottenere il miglior risultato possibile. 13 anni fa come oggi. E’ cambiato tanto lo sport in sé, ho vissuto sulla mia pelle un cambiamento culturale davvero profondo.

Gli anni alla Qhubeka sono stati speciali, poi Sbaragli ha cambiato prospettive mettendosi al servizio di grandi sprinter
Gli anni alla Qhubeka sono stati speciali, poi Sbaragli ha cambiato prospettive mettendosi al servizio di grandi sprinter
Gli anni alla Qhubeka sono stati speciali, poi Sbaragli ha cambiato prospettive mettendosi al servizio di grandi sprinter
Gli anni alla Qhubeka sono stati speciali, poi Sbaragli ha cambiato prospettive mettendosi al servizio di grandi sprinter
Due vittorie da professionista, tutte e due nella Qhubeka. E’ stata quella la squadra dove ti trovavi meglio?

Sicuramente è stata la squadra che devo ringraziare più di tutti perché è quella che mi ha dato la possibilità di passare professionista e mi ha dato la fiducia di iniziare una carriera. Ho passato i miei primi 5 anni lì, credevano molto in me e mi hanno fatto crescere, quindi ho avuto il supporto per cercare di fare il massimo anche a livello di risultati personali. E’ stata la squadra dove sono riuscito a esprimermi meglio e dove comunque tante volte partivo per fare il leader e ho ottenuto tanti risultati, anche se ho vinto solo due corse.

Due vittorie, ma una di grosso peso, una tappa alla Vuelta. Che ti è rimasto di quella giornata?

E’ stata oggettivamente la più importante della mia carriera, perché venivo da un periodo dove avevo fatto tantissimi risultati, quella vittoria lì è stata un po’ la ciliegina sulla torta e la consacrazione di una stagione che comunque è stata molto positiva. Poi c’è stata una proiezione un po’ diversa a livello personale, per gli anni successivi, per quello che avrei potuto fare. Io avevo 25 anni, ero ritenuto giovane per un’età che oggi invece è già da corridore maturo, con magari già un quinquennio di esperienza fra i professionisti.

Sbaragli al fianco di Merlier, del quale per molto è stato l'ultimo uomo nelle volate
Philipsen e Merlier, per Sbaragli tante corse al servizio dei due velocisti di punta della Alpecin
Sbaragli al fianco di Merlier, del quale per molto è stato l'ultimo uomo nelle volate
Philipsen e Merlier, per Sbaragli tante corse al servizio dei due velocisti di punta della Alpecin
Tu da lì hai iniziato un lungo cammino che ti ha sempre tenuto, o nel WorldTour o nelle professional, in procinto di salire nella massima serie. Per farlo ti sei dovuto specializzare, hai dovuto magari anche mettere un po’ da parte le tue ambizioni personali e pensare alla squadra?

Sì, dalla vittoria alla Vuelta in poi, c’erano delle aspettative, ho fatto degli ottimi risultati. Oggettivamente però non ero un campione, non ero un super vincente perché ero veloce, ma mi piazzavo bene, non avevo lo spunto per vincere. Così mi sono specializzato nell’essere di supporto in determinate situazioni, non fare più le volate di gruppo e soprattutto quando poi sono andato alla Alpecin, lì il mio lavoro era quello proprio di arrivare nel finale della corsa e di aiutare i leader. Ho contribuito alla vittoria in tantissime gare e quelle vittorie le ho sentite un po’ mie.

Quanto è contato per te aver vestito la maglia azzurra?

Io non sono uno che conserva tantissime cose, ma a casa, in palestra, ho attaccato una maglia, quella della nazionale con cui ho fatto il mondiale nel 2023. Dove Bennati mi ha dato fiducia, in un ruolo di supporto alla squadra. Per me rappresentare la nazionale al mondiale è stato sicuramente un coronamento di una carriera. Sono stato riserva mondiale altre tre volte, ma senza correre. Mi ha dato una grandissima soddisfazione personale, quasi il coronamento di una carriera.

Il toscano a sinistra, quarto alla Coppa Sabatini 2024, il suo miglior risultato di fine carriera
Il toscano a sinistra, quarto alla Coppa Sabatini 2024, il miglior risultato di fine carriera
Il toscano a sinistra, quarto alla Coppa Sabatini 2024, il suo miglior risultato di fine carriera
Il toscano a sinistra, quarto alla Coppa Sabatini 2024, il miglior risultato di fine carriera
Tu hai ottenuto tutti i tuoi principali piazzamenti e vittorie prima del 2020, però poi c’è il quarto posto alla Coppa Sabatini del 2024. Come la dimostrazione che comunque certe qualità c’erano ancora…

Sì, sicuramente gli ultimi due anni ho cercato di fare la mia gara molte più volte rispetto a quando ero alla Alpecin dove c’era gente come Van der Poel, Philipsen e Merlier. Il 2024 è stato un anno dove oggettivamente a livello personale penso di essere stato sempre molto competitivo. Quel giorno a Peccioli, che fra le altre cose è anche una gara “di casa” perché è a 30 chilometri da casa mia, se avessi fatto podio sarebbe stato ancora meglio. Ma è stata una bella dimostrazione che ero ancora in grado di fare risultato.

Il capitano con cui ti sei trovato meglio?

Van der Poel, alla fine abbiamo fatto due Tour de France in camera insieme e oltre a essere un grande campione è comunque anche una persona molto umile e che ha il grande merito di saper tirar fuori il 110 per cento dalla squadra, sa motivarla come nessun altro. Ti fa vedere che anche lui, anche quando non ha la giornata super, comunque è in grado sempre di dare il suo massimo.

Kristian con suo figlio Lorenzo. Ora il toscano si dedicherà proprio ai più piccoli, per avvicinarli al ciclismo
Kristian con suo figlio Lorenzo. Ora il toscano si dedicherà proprio ai più piccoli, per avvicinarli al ciclismo
Kristian con suo figlio Lorenzo. Ora il toscano si dedicherà proprio ai più piccoli, per avvicinarli al ciclismo
Kristian con suo figlio Lorenzo. Ora il toscano si dedicherà proprio ai più piccoli, per avvicinarli al ciclismo
Ora dove ti troveremo?

A livello di ciclismo professionistico vorrei staccare un po’. Vorrei invece dare una mano al ciclismo e rilanciare la società ciclistica a Castelfiorentino dedicata ai giovanissimi, la squadra del mio paese. Dal prossimo anno me ne occuperò personalmente e cercherò di riportare in bici il più grande numero di bambini possibile, perché la mancanza dei più piccoli secondo me è un grosso problema, alla base della crisi del nostro movimento.

La Classicissima di Nencini, tra emozioni e (tanta) fatica

Luis Laserpe
26.03.2025
5 min
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Non solo la prima Sanremo di Turconi, quella vinta da Van der Poel su Ganna e Pogacar è stata la prima Milano-Sanremo anche per Tommaso Nencini, del team Solution Tech-Vini Fantini, con ben 230 chilometri in fuga. I loro racconti si somigliano, la fatica in certe corse è uguale (quasi) per tutti…

Tommaso Nencini un paio di giorni dopo la Milano- Sanremo, la tua prima Sanremo, quali sono le tue impressioni su questa storica corsa? 

E’ stata una gara sicuramente tosta sin dalle prime battute, perché sono riuscito a centrare la fuga sin dai primi chilometri, con i miei compagni di fuga, Martin Marcellusi e Alessandro Verre. Siamo rimasti per parecchio tempo in una avanscoperta prima che il gruppo ci riprendesse, quindi è stata una bella emozione.

Al via, lo sguardo di Nencini su Pogacar è un misto fra ammirazione e stupore
Al via, lo sguardo di Nencini su Pogacar è un misto fra ammirazione e stupore
Una Milano-Sanremo contraddistinta da una giornata fredda e di pioggia.

Partire con la pioggia non è una delle migliori situazioni – racconta Tommaso Nencini – però fortunatamente dopo che abbiamo scollinato il Turchino, siamo scesi sul mare e faceva anche abbastanza caldo. Non pioveva più, la strada era asciutta, quindi ci siamo potuti alleggerire e nei chilometri successivi, la situazione dal punto di vista climatico era tranquilla. E’ stata dura all’inizio, poi fortunatamente la pioggia e il freddo ci hanno dato un po’ di tregua

Era il piano che avevate preparato con il diesse Serge Parsani, quello di partire subito con la fuga? 

Sì, il piano della squadra era di poter giocare le proprie carte dai primi chilometri, a parte il serbo Dusan Raiovic, che sarebbe stato la nostra punta di diamante in caso di arrivo in volata. Noi potevamo giocare le nostre possibilità con una fuga. Ho visto l’attimo giusto appena è partito Martin Marcellusi e gli sono andato dietro con Alessandro Verre. Siamo andati via all’inizio in tre e poi ci hanno raggiunto altri cinque corridori Le Berre, Veistroffer, Stewart, Filippo Turconi e Sbaragli.

Alla partenza da Pavia, per tutti i debuttanti una grande emozione e brividi (anche per pioggia e freddo)
Alla partenza da Pavia, per tutti i debuttanti una grande emozione e brividi (anche per pioggia e freddo)
E tu hai aspettato Sbaragli, per farlo entrare nel gruppetto ?

Dall’ammiraglia ci dicevano che Kristian da solo stava provando a raggiungerci in fuga. Allora insieme al mio compagno di squadra Mark Stewart, abbiamo convinto gli altri componenti della fuga che un uomo in più sarebbe stato fondamentale per aumentare il vantaggio. Quindi appena rientrato abbiamo cominciato a collaborare tutti insieme. Un uomo in più ovviamente fa sempre più comodo in fuga e l’hanno capito anche gli altri ragazzi che erano con noi.

Poi sulla Cipressa con il gruppo che stava rientrando sei stato ripreso e dopo ti sei ritirato? 

Sì, io sono stato il primo a staccarsi dalla fuga, era la mia prima Monumento ed era la prima gara dove facevo così tanti chilometri, non ero molto abituato. Ho cercato di prepararla il più possibile durante l’inverno, cercando di fare tanti chilometri in allenamento. Però in gara è tutta un’altra cosa, quindi sono arrivato con le gambe un po’ distrutte nel finale. Mi sono staccato e appena mi ha ripreso il gruppo, ho provato un po’ a rimanere accodato dietro, ma dopo i Capi, mi sono staccato anche dal gruppo. Ho deciso di non insistere per andare all’arrivo. Ritirarmi o fare 160° alla fine non cambiava tantissimo. Però è stata una bella emozione aver partecipato ed essere entrato nella fuga di giornata.

Nella fuga con Nencini c’era anche Kristian Sbaragli, anche lui toscano
Nella fuga con Nencini c’era anche Kristian Sbaragli, anche lui toscano
C’è una foto particolare alla partenza da Pavia, ci sei tu che stai guardando con ammirazione Pogacar. Che cosa ti passava per la mente in quel momento? 

Beh, vederlo lì vicino, io che non l’avevo mai visto di persona, mi ha impressionato. Pensavo vedendolo dalla televisione, che fosse un po’ più robusto invece è proprio magro, tirato e focalizzato. Una sfinge, faceva quasi impressione. Per questo nella foto il mio sguardo è di stupore nei suoi confronti. Gli avrei voluto quasi parlare, ma onestamente mi vergognavo. Ho cercato di evitare di chiedergli qualsiasi cosa, perché vedevo che era concentrato, quindi ho preferito osservarlo.

Dicevi che sei rimasto senza forza nelle gambe, del resto dopo una fuga di oltre 200 chilometri tra i 45-50 di media può succedere. Però il tuo preparatore Alberati è rimasto positivamente sorpreso, da quello che sei riuscito a fare.

Centrare la fuga giusta è sempre difficile, tutti vogliono provare, per esempio i corridori di squadre che non hanno un capitano affermato. Sapevo che c’erano molte squadre agguerrite e che non è mai facile beccarla in una gara così importante. Una fuga alla Milano-Sanremo ti può dare molta visibilità. Ecco penso sia quello lo stupore per il mio preparatore.

E per te? 

Ovviamente, mi sono stupito anch’io. Andare a quelle velocità lì, i primi chilometri in fuga, le prime ore con il vantaggio che aumentava. In realtà siamo andati anche abbastanza tranquilli, non abbiamo fatto chissà quale velocità. Naturalmente all’inizio abbiamo spinto forte, ma poi ci siamo tranquillizzati. E dopo quando siamo arrivati sul mare, con il tempo più clemente, abbiamo cominciato a menare sui 55 orari ed è stato lì che piano piano, ho cominciato ad accusare la stanchezza. Infatti poco dopo ero allo stremo, sono saltato ed il gruppo mi ha ripreso. Però sono anch’io abbastanza soddisfatto sicuramente, c’è da migliorare, ma è già un bel punto di partenza.”

Prima della Sanremo, la Milano-Torino: per Nencini, 24 anni, la Classicissima è stata la quinta gara di stagione
Prima della Sanremo, la Milano-Torino: per Nencini, 24 anni, la Classicissima è stata la quinta gara di stagione
Il gruppo vi ha lasciato molto spazio, ma dopo il Capo Mele la musica è cambiata 

Si sapeva che il gruppo cominciava a fare su serio dai Capi in poi. E prima di imboccare la Cipressa, ci dicevano che dietro stava tirando un uomo solo, Silvan Dillier, e noi con stupore, ci siamo chiesti come facesse da solo, a riuscire a tenerci sempre lì a tiro. Alla fine l’hanno controllata bene e poi le grandi squadre, quando hanno aperto il gas, in 15-20 chilometri ci hanno ripreso i 4 minuti che avevamo di vantaggio.

Ti sembra che la tua prima Monumento sia stata di buon auspicio? 

Possiamo dire che è stata una bella gara, è stata una giornata emozionante. Di sicuro un’esperienza che mi ha fatto bene per futuro, per le prossime gare. Ecco, da questa Milano-Sanremo posso mettere un punto più che positivo e sperare nel meglio per il prosieguo della stagione.

Sbaragli, 2024 opaco senza il Giro, ma ora si cambia

20.01.2025
6 min
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Dal WorldTour a una professional, per giunta piccola, il passo è molto più lungo di quanto si possa pensare. Dalla Alpecin-Deceuninck (che nel 2023 gli ha permesso di arrivare in nazionale) a quella che lo scorso anno si chiamava Team Corratec (e si chiama ora Solution Tech-Vini Fantini), forse la distanza è anche superiore e Sbaragli lo sapeva. Quando si rese conto che il team belga non lo avrebbe confermato, il toscano si affrettò ad accettare il salvagente proposto da Frassi e Citracca e provò a dire che applicando quel che aveva imparato con Van der Poel, sarebbe andato avanti ugualmente.

In realtà le cose non sono andate come sperava e il mancato invito al Giro d’Italia, che ora a causa del nuovo ranking è ancor più inavvicinabile, ha spento le velleità della squadra e trascinato con sé il morale degli atleti. Però bisogna fare con quello che si ha in casa e così Sbaragli si è rimboccato le maniche e ha affrontato il tredicesimo inverno da quando è professionista. Nessun ritiro, se non quello breve di questi giorni a Montecatini. Le strade di casa e il meglio che s’è potuto tirar fuori dal gelo della Toscana.

«E’ tutto regolare – dice Sbaragli – tutto a posto. A parte questi giorni a Montecatini, per la preparazione sono stato a casa. Ho ricominciato con un po’ di allenamenti di routine, non sono andato da nessuna parte. La stagione scorsa è stata impegnativa dall’inizio alla fine. Abbiamo fatto tante gare, magari di livello più basso, in cui s’è potuto provare a fare risultato. Provare, perché non è scontato. Negli ultimi anni è cambiato tutto, quindi il livello medio in generale è aumentato dappertutto».

La squadra è in ritiro a Montecatini fino a domani per lanciare la nuova stagione (foto Team Solution Tech)
La squadra è in ritiro a Montecatini fino a domani per lanciare la nuova stagione (foto Team Solution Tech)
Come è stato questo primo anno fuori dal WorldTour?

In generale positivo. E’ normale, nelle squadre più piccole ci sono dei limiti. Però a livello personale, con l’esperienza che ho accumulato, sono riuscito ad apprezzare di più le cose positive rispetto ai deficit che oggettivamente ci sono. E’ stata una buona esperienza.

Ti aspettavi qualcosa di più?

Potevo fare di più, soprattutto a livello di risultati. Speravo di fare oggettivamente un po’ meglio rispetto a quello che è venuto fuori. Magari si vede sempre la sfortuna quando succede qualcosa, però ho sempre pensato che alla fine dell’anno più o meno si fa sempre pari. Per cui alla fine qualche piazzamento è venuto, ma meno di quel che pensavo. Quindi partendo da questo, il mio obiettivo principale è fare meglio nel 2025.

Ritratto della famiglia Sbaragli della scorsa estate: Kristian, Camilla e Lorenzo che è nato a marzo del 2020
Ritratto della famiglia Sbaragli della scorsa estate: Kristian, Camilla e Lorenzo che è nato a marzo del 2020
Dove si trova la motivazione?

Sono uscito dal 2024 abbastanza soddisfatto dal punto di vista atletico, per come sono riuscito a prepararmi per gli appuntamenti. Meno, come dicevo, a livello di risultati e quindi la motivazione è colmare questa differenza fra le sensazioni e i risultati veri e propri. Non sto parlando di vincere chissà cosa, però diciamo che vorrei tornare a essere competitivo. Per questo ho deciso di fare un altro anno e vedere di ottimizzare al meglio quello che ho fatto nel 2024.

Ottimizzare?

Sì, non solo per me. Secondo me a livello di squadra tutti hanno reso sotto le aspettative. Ci sono stati sicuramente alcuni motivi di fondo e, cercando di correggerli, si spera di fare meglio nell’anno che sta per cominciare.

Kristian Sbaragli, classe 1990, è professionista dal 2013. E’ alto 1,75 e pesa 74 chili (foto Team Solution Tech)
Kristian Sbaragli, classe 1990, è pro’ dal 2013. E’ alto 1,75 e pesa 74 chili (foto Team Solution Tech)
Non aver fatto il Giro ha cambiato la storia, però hai comunque fatto 62 giorni di corsa: non pochi.

Bisogna essere onesti. Non avevamo l’organico o un uomo che potesse fare bene in classifica o il target realistico di poter vincere 3-4 tappe. Nonostante ciò, partecipare al Giro era oggettivamente l’obiettivo principale della squadra. Così, quando ci è stato comunicato che non lo avremmo fatto, ci sono state delle ripercussioni sul morale sia dello staff sia dei corridori. In una squadra deve girare tutto nel migliore dei modi e se succede una cosa del genere, non è detto che poi si riparta come se niente fosse.

Non era possibile riprendere in mano la situazione?

Per quanto mi riguarda, non andare al Giro è stato il tassello mancante che poi ha inciso anche sulla seconda parte di stagione. Non parlo per gli altri corridori, però nel mio caso fare un Grande Giro mi ha sempre aiutato per impostare la stagione in una determinata maniera e per avere una condizione positiva nei mesi successivi. Però è andata così e non possiamo farci più niente.

Sbaragli e la bici Pardus: secondo il toscano un cambiamento positivo (foto Team Solution Tech)
Sbaragli e la bici Pardus: secondo il toscano un cambiamento positivo (foto Team Solution Tech)
Come si fa per resettare le motivazioni?

Io sono abbastanza tranquillo, vi dico la verità. Non sono stato un campione, per l’amor di Dio, però sono abbastanza tranquillo della carriera che ho fatto. In questa ultima fase mi piacerebbe riuscire a togliermi qualche soddisfazione personale nelle gare in Italia. Vincere è sempre più difficile, soprattutto per chi non lo fa da tanti anni. Però me lo sono posto come obiettivo…

Dovunque capiti?

Qualunque sarà la gara. Se uno sta bene e si butta dentro, non sai mai come finisce. Qualche prova WorldTour ci sarà modo di farla, mentre per il ranking non faremo sicuramente il Giro d’Italia, non potremo neanche chiedere l’invito. Saperlo subito ci permetterà di concentrarci sul resto della stagione.

Sbaragli e le sue nuove ruote: la squadra userà prodotti Elitewheels (foto Team Solution Tech)
Sbaragli e le sue nuove ruote: la squadra userà prodotti Elitewheels (foto Team Solution Tech)
Nel frattempo siete passati alle bici Pardus, bici cinesi con cui corre anche la China Glory.

A livello tecnico abbiamo fatto uno step in avanti, sia a livello di ruote che di telaio. Non sempre si ha fortuna di essere al top sotto questo punto di vista, però penso che facendo il confronto stretto tra quello che ho utilizzato fino ad adesso e quello che utilizzerò da adesso in avanti, mi sento di dire che sotto questo aspetto si andrà bene.

Fatto il ritiro a Montecatini, dove debutterai?

Dovrei iniziare alla Marseillaise, il 2 febbraio in Francia. E poi se ci invitano al Dubai Tour, farei quello prima delle gare di marzo in Italia. E insomma, vediamo come va…

Corratec-Vini Fantini: fuori dalle top 40, rifondazione in corso

21.11.2024
4 min
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Una stagione difficile quella del Team Corratec-Vini Fantini. Molte speranze, ma pochi risultati. E soprattutto, pochissimi punti. Ad oggi, la squadra toscana si trova fuori dalle prime 40 posizioni del ranking UCI: è al 42° posto. Questo significa non avere il diritto di partecipare ai Grandi Giri, con tutte le incertezze che ne conseguono per il futuro.

Un quadro davvero complicato, di cui abbiamo parlato con Serge Parsani, il team manager della Corratec. Facendo un rapido bilancio della stagione, il bottino è magro: cinque vittorie, tre firmate da Jakub Mareczko e due dall’ucraino Kyrylo Tsarenko, giovane cresciuto sotto la guida di Cesare Turchetti e successivamente di Matteo Provini.

Serge Parsani (classe 1952) è uno dei diesse della Corratec-Vini Fantini. In passato è stato sull’ammiraglia della Mapei
Serge Parsani (classe 1952) è uno dei diesse della Corratec-Vini Fantini. In passato è stato sull’ammiraglia della Mapei
Serge, dicevamo: una stagione non facile…

Decisamente non facile. Non ci aspettavamo di uscire dalle prime 40, anche perché avevamo rinforzato la squadra con quattro corridori provenienti dal WorldTour. Pensavamo che avrebbero garantito un buon bottino di punti, ma sono stati proprio loro a crearci maggiori difficoltà. E, purtroppo, anche gli altri non hanno brillato.

Che cosa non ha funzionato con questi atleti?

Sbaragli è stato l’eccezione. E’ un ragazzo molto professionale e si è dato da fare in tutto e per tutto, ed è stato anche una figura di riferimento per i più giovani. Invece gli altri, Bonifazio, Mareczko, Padun e Ponomar, non ci hanno dato nulla. È vero che Ponomar è stato anche sfortunato: alla Coppi e Bartali è caduto, incrinandosi una vertebra cervicale. Però ci aspettavamo qualcosa di più. Alla fine, ci siamo ritrovati in una situazione difficile, tanto che abbiamo perso anche il primo sponsor.

E adesso?

Adesso stiamo cercando di costruire una nuova squadra, puntando su molti giovani, nella speranza di riuscire a lottare, anche se sarà ancora più difficile, per rientrare tra le prime 30. Nel 2025, infatti, il limite per l’accesso ai Grandi Giri si alza ulteriormente.

Come state lavorando? E come pensate di muovervi?

Parto dalla seconda domanda: sicuramente non faremo un calendario come quello di quest’anno, in cui abbiamo partecipato a gare molto importanti, come il Tour de Romandie o il Giro di Svizzera. Sono corse in cui è difficile ottenere risultati anche con atleti di livello, figuriamoci senza.

Valerio Conti è uno dei veterani del team: è stato confermato anche per la prossima stagione
Valerio Conti è uno dei veterani del team: è stato confermato anche per la prossima stagione
Alla fine quelle gare si sono rivelate un boomerang?

Esatto. Per questo motivo, cercheremo di disputare gare in tutto il mondo, ma di livello più basso, cercando di raccogliere il maggior numero possibile di punti. Nel frattempo, stiamo già lavorando per mettere in piedi una squadra competitiva in vista del 2026. Non è facile, ma ci stiamo provando.

Serge, senza entrare troppo nei dettagli del mercato, ci sarà una rivoluzione?

Sì, cambieranno parecchi corridori. A molti non rinnoveremo il contratto per il 2025. Tuttavia, atleti che hanno dimostrato impegno come Valerio Conti, Davide Baldaccini, Roberto Carlos Gonzales, Lorenzo Quartucci e Kristian Sbaragli resteranno con noi. Anche Stewart, Balmer e Tsarenko, che hanno contratti già validi per il 2025, faranno parte del gruppo. In particolare, credo che Tsarenko abbia ottime qualità e margini di miglioramento.

Questa sarà quindi la base della squadra?

Esatto. Inoltre, abbiamo ripreso un velocista che in passato ci ha dato soddisfazioni: Dusan Rajovic (ora in Bahrain-Victorious, ndr). Completeremo poi la rosa con diversi giovani, che spesso hanno più voglia di emergere rispetto agli atleti esperti, i quali a volte sembrano pensare solo al contratto senza riuscire a raggiungere i risultati sperati.

Due anni fa la Bardiani, per esempio, rivoluzionò il proprio approccio, inserendo un nuovo staff medico e tecnico. È una strada percorribile per voi?

Cercheremo sicuramente di seguire i nostri atleti più da vicino, ma al momento è difficile. L’idea è di radunarli con maggiore regolarità per prepararci insieme a determinati appuntamenti e lavorare nella stessa direzione. Con la struttura attuale, dobbiamo fare del nostro meglio.

Hai accennato al fatto che Corratec non è più sponsor. Ci sono novità sul fronte tecnico? Cambierete nome?

Sì, siamo alla ricerca di un nuovo partner tecnico per la fornitura delle biciclette e di un nuovo sponsor. Credo che entro fine novembre, quindi a breve, si definirà tutto.

Tsarenko (classe 2000) aveva già il contratto per il 2025. Eccolo trionfare alla Cupa Max Ausnit, gara 1.2 in Romania (foto Instagram)
Tsarenko (classe 2000) aveva già il contratto per il 2025. Eccolo trionfare alla Cupa Max Ausnit, gara 1.2 in Romania (foto Instagram)

Difficoltà ed entusiasmo

Dispiace vedere la terza squadra professional italiana in così grande difficoltà. È evidente che, nel ciclismo di oggi, buoni nomi e buone intenzioni non sono più sufficienti.

Si parla di nuovi direttori sportivi, nuove bici e persino di nuove ruote. Per ora, la squadra si chiama Toscana Factory Team-Vini Fantini, manca il primo nome. Al 21 novembre 2024, ci sono solo tre atleti sotto contratto: lo svizzero Balmer, l’inglese Stewart e l’ucraino Tsarenko. Per rispettare le regole delle professional, è necessario arrivare ad almeno 20 corridori: ne mancano ancora 17 ufficialmente.

Vero che alcuni già ci sono. ma il team va impostato. La strada è ardua, ma anche stimolante. Spesso, dalle difficoltà possono nascere grandi opportunità. E a volte, è proprio la fame a diventare il miglior motore…

Sbaragli, l’obiettivo tricolore e le sfide fra Philipsen e Merlier

22.06.2024
7 min
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Storie di campionati nazionali e strani incroci. Domani sul traguardo di Sesto Fiorentino conosceremo il successore di Velasco, mentre in Belgio sarà Zottegem a salutare l’erede di Evenepoel. Storie di campionati nazionali e strani incroci. Lo scorso anno sul traguardo di Comano Terme, proprio alle spalle di Velasco e Lorenzo Rota, Kristian Sbaragli ottenne il miglior risultato degli ultimi mesi: terzo. Poi partecipò al mondiale di Glasgow e dopo quattro anni di onorato servizio scoprì di doversi trovare una squadra. La Alpecin-Deceuninck non lo avrebbe tenuto e approdò così al Team Corratec: il campionato italiano di domani potrebbe essere il modo di affacciarsi su un palcoscenico più prestigioso.

Contemporaneamente in Belgio due suoi ex compagni di squadra della Alpecin si troveranno contrapposti dopo una settimana di schiaffoni dati e presi al Baloise Belgium Tour. Merlier e Philipsen, due tappe per il primo e una per il secondo, a tenere viva una rivalità iniziata quando già condividevano maglia e datore di lavoro. Chi meglio di Sbaragli può farci da guida in questo intreccio di storie e nomi? Caso curioso per un tricolore che si assegnerà sulle strade toscane, il favorito numero uno sarà uno dei suoi migliori amici – Alberto Bettiol – con cui ha diviso a lungo allenamenti e sogni (i due sono insieme nella foto di apertura alla Grosser Preis des Kantons Aargau, vinta il 7 giugno da Van Gils con Bettiol al secondo posto).

Kristian è rientrato da poco dall’allenamento, domani (oggi, per chi legge) farà appena una sgambata e poi aspetterà la corsa. Sulla Toscana, come già a Grosseto per le crono, grava un cielo grigio e pesante che sa di caldo, anche se le previsioni per domenica danno anche la possibilità che piova.

Il podio al tricolore del 2023 fu per Sbaragli il lancio verso la convocazione per i mondiali di Glasgow
Il podio al tricolore del 2023 fu per Sbaragli il lancio verso la convocazione per i mondiali di Glasgow
Come arrivi al campionato italiano?

In modo un po’ diverso, perché non avendo fatto il Giro, magari c’è un po’ di base in meno. Però ho fatto diverse corse, come periodo in generale ho lavorato abbastanza bene per arrivare competitivo al campionato italiano, che è un obiettivo importante della stagione.

Il fatto di conoscere le strade e che si corra vicino casa dà qualche vantaggio?

Alla fine realmente cambia poco. Penso che le strade le avranno viste tutti: quelli che hanno già corso la Per Sempre Alfredo conoscono la salita e la discesa. Faremo cinque giri del circuito, avranno tempo di prendergli le misure, non è una gara in linea in cui ti puoi inventare qualcosa. Naturalmente però correre vicino a casa è uno stimolo in più, è il primo campionato italiano che mi capita di fare in Toscana.

Fare bene l’italiano può essere il modo di dare una svolta e un rilancio alla carriera?

Sicuramente. Penso che oggettivamente ci sono tanti corridori che stanno andando forte, che magari alla partenza sono più favoriti di noi. Però faremo il massimo e l’obiettivo è sempre uno: è un obiettivo importante.

Nel 2023 Sbaragli ha corso il mondiale di Glasgow: è andato in fuga e alla fine ha chiuso al 34° posto
Nel 2023 Sbaragli ha corso il mondiale di Glasgow: è andato in fuga e alla fine ha chiuso al 34° posto
La cosa singolare è che uno dei favoriti potrebbe essere il tuo “amicone” Bettiol…

Alla fine, se si vanno a vedere i risultati e la condizione attuale dei corridori, penso che Alberto sulla carta sia il favorito numero uno. Farà una bella corsa, per cui domenica sera si tirerà una riga e vedremo come è andata.

Negli anni scorsi facevi classiche, Giro oppure Tour: cosa ti pare di questa stagione lontano dalle luci della ribalta?

E’ un po’ diverso. E’ un ambiente più tranquillo, c’è meno stress dal punto di vista del risultato in sé per sé. Come in tutte le cose, ci sono lati positivi e lati leggermente più negativi. Non essere invitati al Giro d’Italia è stata una delusione che ha cambiato i piani nella prima parte di stagione. Mi sono trovato a fare delle gare che non conoscevo, però a livello di performance sono abbastanza soddisfatto, anche se a livello di risultati non abbiamo raccolto tanto. Però c’è ancora una bella fetta di stagione, quindi penso che ci sia la possibilità di rifarsi.

Invece cosa puoi dire dei tuoi ex colleghi: andavano d’accordo quando correvano insieme?

Diciamo che la rivalità interna c’è stata al Tour del 2021. Eravamo lì con una squadra per le volate, anche se poi abbiamo tenuto la maglia gialla per la prima settimana con Mathieu. Mi pare che la prima volata la vinse Merlier e Philipsen fece secondo. Jasper ha sei anni di meno e doveva ancora diventare quello che è oggi. Per noi il velocista di riferimento era Tim e quindi oggettivamente c’era un po’ di sana rivalità.

Philipsen faceva l’ultimo uomo di Merler?

Era un vincente, forse quel ruolo gli stava stretto. Quando Tim vinse la prima volata, i ruoli rimasero quelli, fino a che Merlier finì fuori tempo massimo e dovette tornare a casa. Per cui nella seconda parte del Tour fu Philipsen a fare le volate. Fece un paio di podi (arrivò due volte terzo e poi secondo a Parigi dietro Van Aert, ndr) e non riuscì a vincere, infatti mi ricordo era un po’ deluso. Invece nel 2022 si è rifatto bene e l’anno scorso ancora di più.

Quindi era prevedibile che nel 2023 Merlier andasse via?

Sì, oggettivamente, anche vista dall’interno, era un po’ prevedibile. In tutti i team, è molto difficile tenere due corridori con le stesse caratteristiche. Magari se c’è uno scalatore o un velocista, anche se non hai un budget altissimo, si trova spesso la possibilità di tenerli. Invece due corridori con le stesse caratteristiche sono proprio un problema. Anche se non fosse un fatto economico, potrebbe diventare un problema di calendari, perché alla fine noi eravamo una squadra basata sulle gare d’un giorno e sulle tappe. Non avevamo corridori da classifica, quindi alla fine le occasioni sono quelle. E se hai due leader, è difficile che la convivenza sia possibile. Per cui alla fine fu presa una decisione.

Al Giro del Belgio se le sono suonate di santa ragione, secondo te fra loro c’è una sana rivalità o un po’ di veleno?

Non credo ci sia veleno, penso più a una bella rivalità. Anche perché soprattutto Tim è una persona veramente tranquilla, pacifica. E’ difficile discuterci, è veramente super rilassato e comunque anche al Giro d’Italia ha dimostrato di essere competitivo e sono contento anche per lui. Si portava dietro la fama di quello che non riusciva a finire i Grandi Giri, invece quest’anno ha vinto bene all’inizio e ha vinto bene anche la tappa di Roma. Penso che per lui sia stata una vera soddisfazione.

Può aver inciso nella scelta il fatto che Philipsen sia così amico di Van der Poel?

Quelle sono cose un po’ più personali. Credo che le scelte vengano fatte al 99 per cento sull’aspetto tecnico e poi sul resto. Quindi immagino sia stato solo valutato quello che Jasper poteva portare di più alla squadra e con il senno di poi, penso che ci abbiano guadagnato entrambi. Quindi alla fine, tutti contenti…

Per il giorno di vigilia (oggi) sgambatina oppure riposo?

Sgambatina. Un’oretta e mezza, due al massimo. Tranquillo. E’ il giorno prima della gara, per fare fatica ci sarà tempo domenica.

Chilometri, salite, arancini: Velasco e i racconti dall’Etna

28.01.2024
5 min
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«Si sta bene quassù. Ormai ci sono abituato, visto sono già cinque volte che ci vengo. Posso sfruttare il tempo buono, l’altitudine e la buona tavola». Simone Velasco presenta così il suo ritiro in quota sull’Etna. Il campione italiano però non è da solo sul vulcano. Con lui ci sono anche Lorenzo Fortunato, da quest’anno suo compagno di squadra, e Kristian Sbaragli.

Il corridore dell’Astana-Qazaqstan inizierà la sua stagione agonistica il 10 febbraio a Figueras, in Portogallo. Poi continuerà sempre lì con l’Algarve. E man mano scriverà la sua stagione. Lui vorrebbe tornare al Tour de France quest’anno.

Dicevamo, Simone, non sei da solo…

Esatto, con me ci sono anche Sbaragli e Fortunato. E pochi giorni fa è arrivato anche Guillame Martin, non ci siamo messi d’accordo, ma cerchiamo di uscire insieme. Di coordinarci con i nostri programmi. Così siamo in compagnia.

L’elbano conquista il Laigueglia 2019. Questa corsa è stata uno degli ricordi emersi durante le uscite con Fortunato e Sbaragli
L’elbano conquista il Laigueglia 2019. Questa corsa è stata uno degli ricordi emersi durante le uscite con Fortunato e Sbaragli
E come fate per coordinarvi?

Qualche volta qualcuno fa un pelo di più, altre un pelo di meno, ma in questo modo ognuno riesce a svolgere il proprio programma. In più c’è un mio amico di Catania, Rosario Caruba, con il quale avevo corso da juniores. Siamo rimasti in contatto e lui ci segue in macchina. E’ davvero prezioso il suo aiuto. In questo periodo in quota comunque fa freschino e magari ci vestiamo di più quando dobbiamo scendere, ha la borsa del freddo se è nuvoloso. La sua presenza facilita le cose.

Com’è la vostra giornata tipo?

Ci ritroviamo alle 8-8,30 a colazione, dipende dai chilometri che dobbiamo fare. Poi tra le 9,30-10 si parte. Decidiamo se scendere in macchina o direttamente in bici anche in base al meteo. Ma la risalita finale avviene sempre in bici. Al termine dell’allenamento pranziamo, ci riposiamo un po’. Facciamo qualche chiacchiera tutti insieme e poi verso le 20 mangiamo. Ci fermiamo ancora un po’ a parlare e poi andiamo a letto. 

Il tempo passa in fretta, insomma…

Sì dai, ridiamo parecchio e siamo tutti abbastanza chiacchieroni. Ci raccontiamo vecchie storie di ciclismo, abbiamo tutti e tre un passato nella squadra in cui ora è Kristian (la Corratec-Vini Fantini, ndr) e poi siamo tutti ascoltatori de La Zanzara, il programma radiofonico di Radio24. E quindi evochiamo battute, prese di posizione, qualche puntata particolare…

E delle corse?

Chiaramente si parla anche di quelle. Abbiamo per esempio parlato del mondiale. Del Laigueglia 2019, del fatto che Sbaragli abbia avuto compagni come Van der Poel e Philipsen.

Chi va più forte?

Di sicuro non io! Sono sempre staccato in salita. Sono “Fortu” e “Sbara” che fanno la guerra…

Parliamo un po’ della preparazione. Oltre alle ore di sella ti abbiamo visto correre a piedi. Come mai?

E’ qualcosa che faccio nel giorno di scarico. In passato ogni volta che correvo a piedi mi “dilaniavo” le gambe, adesso invece ci ho preso mano e quindi vado più spesso. Anche quando devo fare palestra, preferisco correre a piedi per riscaldarmi, sono convinto che alla fine questo gesto mi dia qualcosa in più. Quindi nel giorno di scarico faccio 30′-40′ senza troppo stress muscolare. Mi assesto su un passo di 5′ al chilometro e corro. Ripeto, senza stancarmi.

Siete al Rifugio Sapienza. Più di qualcuno ci ha detto che si mangia bene…

Anche troppo direi! Loro sono gentilissimi. Ci coccolano. A qualsiasi ora rientriamo ci fanno trovare qualcosa da mangiare. Le porzioni sono davvero abbondanti. E la sera quando restiamo a tavola non ci mettono fretta.

Simone tu sei un ex biker e sull’Etna ci sono percorsi da urlo. Non ti viene voglia di fare un giro in mtb?

Caspita se mi viene! Avevo pensato di portare la mtb per usarla proprio nei giorni di scarico, magari al posto della corsa a piedi. Ma la logistica si complicava e così l’ho lasciata a casa. Però appena tornerò, un giro sulla mia ruote grasse me lo farò subito.

Come stai lavorando invece?

Tanta base. Abbiamo fatto anche 6 ore e mezza con oltre 4.000 metri di dislivello e presto contiamo di fare anche l’intero giro dell’Etna: 180 chilometri. E’ un po’ più corto rispetto alle 6 ore e mezza, ma è parecchio duro. E poi offrirà paesaggi unici e ci consentirà di vedere anche il versante Nord del vulcano.

Velasco non rinuncia ad addentare un arancino durante le sue distanze sull’Etna
Velasco non rinuncia ad addentare un arancino durante le sue distanze sull’Etna
Come create i percorsi? Tu sei un habitué, ma andate anche alla ricerca di strade nuove?

Più o meno i versanti li ho fatti quasi tutti, ma quello di Biancavilla mi manca. Era chiuso per lavori e ora che lo hanno riaperto contiamo di andarci nei prossimi giorni. Poi in generale mi piace ampliare i giri, scoprire nuove strade. Individuiamo i percorsi su Strava e poi li analizziamo con VeloViewer o Garmin Connect.

Forte questa cosa…

Abbiamo in mente di andare un po’ anche nell’entroterra. Certo, manca sempre un po’ di pianura, ma quella la faremo quando torneremo a casa e sarà ideale per rifinire la gamba in vista delle gare in Portogallo.

In queste vostre distanze di certo non mancherà la mitica “sosta Coca Cola”, ma non ti viene voglia anche di un cannolo siciliano?

Eccome no! Io però sono un fan dell’arancino e quando faccio il lungo prendo quello. Di soste magari ne facciamo due, però più brevi, perché non ci piace stare troppo fermi. Un cannolo o un arancino, una Coca Cola e via…

Sei un corridore dell’Astana, sei sull’Etna in Sicilia: ti hanno mai scambiato per Nibali?

Quest’anno no… Ho la maglia tricolore.

Un contratto per Natale. Attilio Viviani riparte con fiducia

02.01.2024
4 min
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Miglior regalo di Natale Attilio Viviani non poteva proprio trovarlo sotto il suo albero: il rinnovo del suo contratto con la Corratec per un’altra stagione, a mettere le cose a posto e scacciare via i brutti pensieri. Il “fratello d’arte” resta nel giro che conta e lo farà anche con qualche piccola novità rispetto al recente passato.

La sua voce, di ritorno dal primo ritiro prestagionale è estremamente rilassata ma al contempo carica e concentrata su quel che l’aspetta. Il rinnovo d’altronde non è stato una grande sorpresa: «Ero abbastanza tranquillo, sapevo che il rinnovo era nell’aria e sarebbe arrivato. Non posso però negare che qualche brutto pensiero mi è venuto, è una situazione nella quale mi sono già trovato in passato, ho avuto brutti trascorsi. Sapevo però che non dipendeva da me e mi sono fatto in proposito una certa idea guardando il ciclomercato globale».

Viviani durante il primo ritiro prestagionale, presa di contatto soprattutto per i nuovi (foto Team Corratec)
Viviani durante il primo ritiro prestagionale, presa di contatto soprattutto per i nuovi (foto Team Corratec)
Quale?

Tutto è stato ritardato dalla lunga trattativa di fusione tra Jumbo e QuickStep, durata due mesi e poi abortita. Questo ha tenuto fermo il mercato perché chiaramente tutte le squadre guardavano a quanto sarebbe successo, alle numerose fuoriuscite dal nuovo team. Non solo le squadre del WorldTour ma anche quelle immediatamente sotto, come anche la Corratec. Così tutto è stato ritardato: non è normale che tanti rinnovi o nuovi accessi siano stati firmati a dicembre…

Pensi che ciò abbia influito?

Sicuramente, i manager restavano fermi in attesa degli eventi, era una cosa talmente grande che avrebbe influenzato tutto. Anche un elemento marginale di questi due colossi avrebbe potuto avere un peso di non poco conto in qualsiasi altro team.

Nel 2023 Viviani ha avuto 65 giorni di corsa, con un successo e 14 Top 10
Nel 2023 Viviani ha avuto 65 giorni di corsa, con un successo e 14 Top 10
Tornando alla tua squadra, con il tuo rinnovo pensi sia completa?

Io credo di sì e la vedo molto più competitiva e forte. E’ chiaro che questi ritardi hanno influito, ci siamo ritrovati dopo un po’ e ci siamo subito accorti del nuovo vento. Lo scorso anno io e Conti eravamo un po’ le chiocce del gruppo, con Konychev. Quest’anno sono arrivati Sbaragli, Mareczko, l’età media della squadra è cresciuta anche se resta un gruppo giovane. Ma più competitivo e questo aiuta. E’ un team che cresce bene. Io ho già dato la mia disponibilità anche a tirare la volata a Jakub, insieme possiamo fare grandi cose.

Sai già come sarà improntato il tuo calendario?

Se ne sta parlando, ma molto dipenderà da quali gare faremo, gli inviti stanno arrivando in questo periodo. Spero ci sia già qualche impegno a gennaio: io a dicembre mi sento sempre un mezzo corridore, anche all’ultimo ritiro ero in ritardo rispetto a molti, ma non mi preoccupo, so che poi a gennaio sono un altro corridore, che quando sente odore di gara si trasforma.

Uno dei tanti momenti difficili della scorsa stagione per il veronese, a caccia del riscatto
Uno dei tanti momenti difficili della scorsa stagione per il veronese, a caccia del riscatto
Come giudichi l’anno che è appena passato?

Una stagione con alti e bassi. Contraddistinta da tanti piccoli infortuni che alla fine hanno inciso sul rendimento generale, ma so che fa parte del gioco. La cosa che mi è dispiaciuta di più è non aver potuto disputare il Giro d’Italia: lo avevo già fatto, la mia esperienza sarebbe servita, ma non ero in condizione per affrontare un simile impegno. E’ stato davvero un peccato, spero tanto di potermi rifare.

Per un corridore che da anni vive in quest’ambiente e che arriva alle ultime settimane senza ancora certezze, il ritiro diventa uno spauracchio?

E’ una questione molto delicata, ho seguito il destino di alcuni miei colleghi. Vedo ritiri di corridori sempre più giovani, ma soprattutto vedo ragazzini che entrano in questo mondo annunciati come fenomeni e dopo 2-3 anni messi da parte. Non è più lo sport dei miei inizi, il ciclismo è cambiato, è metodico, robotico, davvero meno divertente. Io credo che le carriere dureranno sempre meno con questo modo di allenarsi e di correre così frenetico. Una volta le corse servivano anche per prepararsi, ora devi essere sempre pronto, sempre. Soprattutto un velocista come me e questo consuma dentro.

Attilio ai tempi della Bingoal con suo fratello Elia. Il 2024 è fondamentale per entrambi
Attilio ai tempi della Bingoal con suo fratello Elia. Il 2024 è fondamentale per entrambi
Che propositi ti sei fatto per il nuovo anno?

Non chiedo nulla di particolare, mi basterebbe evitare gli alti e bassi dell’ultima stagione. So che certe volte sbaglio io, sono esagerato, ad esempio trascuro una piccola caduta e ne risento per due settimane. Se avrò un po’ di fortuna e farò più attenzione nella mia gestione, penso che potrà essere un anno migliore.

Corratec: sei profili da rilanciare nel 2024

15.12.2023
6 min
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La Corratec-Selle Italia nell’inverno ha costruito, come nella storia per bambini della cicala e la formica. Il team di Francesco Frassi ha svolto il ruolo della formica, ha raccolto pian piano i frutti di un lavoro lungo. Tante le novità in vista del 2024, arrivate una per una, pensate e ponderate in base alle esigenze del team. Come abbiamo appena visto, la recente novità ha il nome di Mark Padun, scalatore arrivato dalla EF Education-Easy Post. E a sentir parlare Frassi non sembrerebbe essere finita qua la campagna acquisti della Corratec-Selle Italia

Quando chiamiamo, il diesse toscano si trova davanti al computer e sta stilando le prime bozze di calendario. Ci sono delle wild card da attendere che potrebbero cambiare alcuni programmi, ma a grandi linee è tutto pronto. Parlando di calendari e ritiri è facile far virare il discorso verso i nomi che hanno incuriosito gli addetti ai lavori. Per comodità ne abbiamo evidenziati sei, ma come ammette lo stesso Frassi ce ne sarebbero altri di cui si potrebbe parlare.

Mareczko alla prima semitappa della Coppi e Bartali del 2021 mette in riga Cavendish
Mareczko alla prima semitappa della Coppi e Bartali del 2021 mette in riga Cavendish

La freccia Mareczko

I nomi sui quali ci concentriamo sono quelli di Jakub Mareczko, Niccolò Bonifazio, Kristian Sbaragli, Valerio Conti, Mark Padun e Alessandro Monaco. 

«Andiamo in ordine partendo dai velocisti – suggerisce Frassi – quindi parliamo di Mareczko. Lui lo conosco bene, da quando eravamo in Vini Zabù, nel 2021. Abbiamo passato tanto tempo insieme, tra cui un ritiro a Livigno nel quale ci siamo conosciuti molto bene. Conosco le sue potenzialità, è uno dei corridori più esplosivi che c’è al mondo. Proprio nell’anno alla Vini Zabù riuscì a battere Cavendish in una volata secca. Lo stesso che vinse quattro tappe al Tour pochi mesi dopo. Mareczko nei percorsi pianeggianti può battere chiunque, davvero. Arriva da un periodo difficile dove non ha corso tanto, ma le qualità ci sono, ci sono sempre state».

Frassi ha ancora negli occhi l’azione di Bonifazio alla Parigi-Nizza del 2020 quando anticipò i velocisti
Frassi ha ancora negli occhi l’azione di Bonifazio alla Parigi-Nizza del 2020 quando anticipò i velocisti

Il funambolo Bonifazio

Uno degli arrivi annunciati verso fine stagione dalla Corratec è quello di Bonifazio. Corridore diverso da Mareczko, meno velocista e più fantasioso. 

«Ci stiamo conoscendo – dice Frassi – capirò lavorandoci insieme che carattere ha. Però fin da subito mi ha dato l’idea di essere uno che mette tanta dedizione nel ciclismo. E’ uno che non ha paura e sa quel che deve fare. L’ho visto al Giro, dal quale è uscito in crescendo, ma da lì in poi ha corso poco. A mio avviso uno come lui ha bisogno di correre, se avesse sfruttato quel periodo avrebbe potuto cogliere qualcosa di importante. Bonifazio è uno che inventa azioni belle e che vince su tanti terreni diversi. La tappa che vinse alla Parigi-Nizza del 2020, anticipando i velocisti ancora me la ricordo. Un corridore capace di queste azioni va tenuto e gli deve essere data la possibilità di provare, e con noi ce l’avrà».

Quest’anno Sbaragli ha corso il mondiale di Glasgow, andando in fuga e conquistando il 34° posto
Quest’anno Sbaragli ha corso il mondiale di Glasgow, andando in fuga e conquistando il 34° posto

L’esperto Sbaragli

Kristian Sbaragli, ad ora, è il più “anziano” del team Corratec. La sua figura si sposa con quella di Bonifazio e Mareczko. Anche lui non è un velocista puro, ma è in grado di trovare spunti interessanti. 

«Lui – riprende Frassi – ha sfruttato la gamba che si è trovato dopo il Giro e per poco non vinceva l’italiano. E’ un gran corridore che ha vinto una tappa alla Vuelta contro Degenkolb appena un paio d’anni dopo essere passato professionista. Poi è andato in Alpecin e ha avuto poco spazio. Parlandoci al campionato italiano quest’anno mi ha confermato che era da tanto che non si giocava una vittoria. Sono situazioni in cui devi trovarti, sbagliare, imparare e ripetere. Con noi sono sicuro che avrà tante occasioni e potrà riprendere la mano. In più la sua età gli permette di essere un valore aggiunto in professionalità ed esperienza. Ha un carattere che crea subito gruppo, mi ha dato subito una bellissima impressione».

Per Valerio Conti un primo anno alla Corratec molto sfortunato, ma i segnali di fine 2023 sono incoraggianti
Per Valerio Conti un primo anno alla Corratec molto sfortunato, ma i segnali di fine 2023 sono incoraggianti

Conti ci riprova

Valerio Conti non rappresenta esattamente una delle novità per la Corratec. Lui corre con Frassi già dalla scorsa stagione, e dopo un anno poco fortunato avrà la possibilità di riprovarci. 

«Ha un grande valore – ci conferma il diesse – prima del Giro andava davvero forte. Poi quella caduta lo ha messo fuori gioco. Mi ha colpito la sua mentalità dopo l’infortunio, è rimasto con noi al Giro, chi ha dato una mano e non ha perso la motivazione. Una volta rientrato a luglio si è rotto nuovamente il bacino ed è stato fermo fino a settembre. Le ultime corse dell’anno però ci hanno sorpreso: è rientrato e ha fatto 12° al Giro della Toscana e 13° al Matteotti. Lo abbiamo portato in Cina e al Tour of Hainan è arrivato quinto in classifica generale. Insomma, meritava la riconferma e sono contento che sia rimasto con noi».

Mark Padun nel 2021 ha stupito tutti con una doppietta al Giro del Delfinato, Frassi spera di riportarlo a quei livelli
Mark Padun nel 2021 ha stupito tutti con una doppietta al Giro del Delfinato, Frassi spera di riportarlo a quei livelli

Padun: scalatore puro

Il corridore ucraino è uno dei tasselli che mancava alla Corratec. Uno scalatore puro, in grado di potersi mettere in luce nelle corse a tappe e non solo.

«Ci mancava davvero – conferma Frassi – lui è uno che in salita può andare davvero forte. Lo ha dimostrato, appena due anni fa al Giro del Delfinato ha messo in fila due tappe incredibili. Ha lasciato sulla strada Vingegaard, Porte, Haig, Kuss… Anche all’Adriatica Ionica Race ha vinto sulle Tre Cime di Lavaredo. Quest’anno è andato bene alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, tirando per la vittoria di Healy nella terza tappa. Ha 27 anni e può fare ancora tanto, per il ciclismo di ora può essere considerato vecchio, ma non è in calo. Numeri e test parlano di qualità eccellenti, starà a noi tirarle fuori. A me piace fare questo tipo di lavoro: trovare la chiave giusta per dare motivazione ai miei ragazzi».

Monaco torna tra i professionisti dopo due anni, per lui un’occasione da valorizzare (foto Instagram)
Monaco torna tra i professionisti dopo due anni, per lui un’occasione da valorizzare (foto Instagram)

Il ritorno di Monaco

Alessandro Monaco torna nel mondo del professionismo dopo un’assenza durata due anni. Ha assaggiato il mondo dei grandi in Bardiani, è tornato indietro e non si è lasciato abbattere, conquistando nuovamente spazio nei professionisti.

«Nelle categorie giovanili – conclude il diesse – era considerato un talento. Ha avuto questo problema all’arteria iliaca e io per primo so quanto questo infortunio può compromettere la prestazione. Monaco ha avuto la determinazione, quando ha fatto un passo indietro, di tornare. Non si è mai abbattuto ma ha lavorato molto e in maniera solida. Vediamo se le doti che ha dimostrato di avere possono uscire nuovamente, è un corridore con senno. Una cosa che mi ha colpito è il fatto che studi. Per me questo è sinonimo di grande concentrazione, caratteristica importante nel ciclismo. E’ risalito e tocca a lui dimostrare se può fare il corridore».

Team Corratec, tanti acquisti per il salto di qualità

20.11.2023
5 min
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Tempo di restyling per il Team Corratec, che non solo ha effettuato finora una campagna acquisti molto profonda, ma sta trasformando la sua stessa intelaiatura. Se prima parlavamo infatti di una squadra giovane, tesa a far maturare nuovi elementi nel mondo professionistico, oggi ci troviamo di fronte a un team che nel ciclomercato ha preso corridori pieni d’esperienza e pronti a portare risultati di vertice, dei quali il team ha forte bisogno.

Francesco Frassi, direttore sportivo del team, chiarisce subito come siamo di fronte a un “work in progress”: «La campagna acquisti è in pieno svolgimento – spiega – abbiamo già 15 nomi, ma dobbiamo arrivare almeno a 20-21 per poter svolgere un calendario ricco, con almeno due team impegnati in contemporanea. Quest’anno è stato discreto, ma dobbiamo fare un salto di qualità, per cui abbiamo fatto una campagna mirata sui punti Uci, cercando uomini d’esperienza che vogliono rilanciarsi e con noi potranno farlo. C’è tanta carne che bolle in pentola, ma partiamo da chi ha già dato la sua disponibilità a venire da noi…».

Sbaragli e il diesse Frassi: foto di inizio rapporto: si parla in dialetto toscano (foto Team Corratec)
Sbaragli e il diesse Frassi: foto di inizio rapporto: si parla in dialetto toscano (foto Team Corratec)
Iniziamo allora da Kristian Sbaragli

E’ un corridore che vanta una lunga carriera fra professional e WorldTour, sempre all’estero. Ha avuto pochi spazi, ma quando ha potuto esprimersi appieno, ha fatto vedere che ha stoffa anche come corridore di vertice, vedi il terzo posto agli ultimi campionati italiani. Da noi potrà avere più possibilità per emergere potendo al contempo trasmettere la sua esperienza ai più giovani.

Con Bonifazio e Mareczko avete rafforzato molto il vostro parco veloce.

Niccolò forse non ha mantenuto le attese che venivano riposte su di lui da giovanissimo, ma le sue capacità sono indiscutibili, la vittoria di tappa al Giro di Sicilia lo dimostra. Da lui ci aspettiamo molto come anche da Mareczko, che conosco benissimo da quando l’ho avuto in forza alla Vini Zabù. E’ uno che garantisce molti punti, ma che per me può anche puntare spesso al bersaglio grosso.

Bonifazio torna in un team italiano dopo un lungo girovagare all’estero
Bonifazio torna in un team italiano dopo un lungo girovagare all’estero
Non c’è pericolo che i due si sovrappongano?

No, perché hanno caratteristiche molto diverse, per questo interpretano bene proprio il principio di cui sopra, avere due squadre egualmente competitive. Ognuno avrà le sue occasioni, ma non ci sono solamente loro. Abbiamo preso ad esempio il britannico Stewart che viene dalla pista dove è argento iridato nella madison, ma in Italia ha già colto il 2° posto alla Per Sempre Alfredo e il 3° al GP Industria e Commercio. Un nuovo acquisto per certi versi è anche l’ucraino Ponomar, ancora 21enne, arrivato da noi a metà stagione. Deve solamente maturare con calma, andrà molto lontano.

L’età media del team è aumentata di conseguenza…

Certo, ma se consideriamo che quest’anno il più “vecchio” era Valerio Conti con 30 anni, si capisce bene che fosse un team molto giovane, che anzi aveva bisogno di un’iniezione di esperienza proprio pensando ai ragazzi presenti. E’ chiaro che con corridori come quelli arrivati aumentano le ambizioni, abbiamo ora 5 corridori che in carriera hanno vinto gare del WorldTour e non è poco, prima c’era solo Conti. Questo servirà anche per cambiare completamente approccio alle corse: farci vedere non basta più, bisogna portare a casa sempre qualcosa.

Per Valerio Conti un’annata segnata dalla sfortuna, ma i segnali di fine 2023 sono incoraggianti
Per Valerio Conti un’annata segnata dalla sfortuna, ma i segnali di fine 2023 sono incoraggianti
C’è ancora tanto da fare però, come sottolineavi.

Sui media la notizia è già stata data e quindi ammetto che contatti ci sono per portare Pozzovivo al Team Corratec. Nonostante l’età, è un elemento che ci può garantire una certa presenza anche in un grande Giro. Oltretutto è professionista come pochi, è sempre davanti, con lui potremmo anche ambire a un posto nella top 10 del Giro d’Italia, ma soprattutto con lui e Conti avremmo due elementi in grado di ben figurare in ogni corsa a tappe. Poi stiamo puntando a un corridore straniero di grosso nome, a quel punto avremmo una squadra realmente competitiva. Ma c’è un altro aspetto che va considerato.

Quale?

Molti corridori vogliono venire da noi perché dicono che alla Corratec si trova l’aspetto bello delle formazioni professional. C’è una forte considerazione per il fattore umano, resta un po’ l’ambiente di famiglia. Anche per questo è importante non arrivare ai livelli delle WorldTour con 30-32 corridori, noi vogliamo seguire tutti allo stesso modo, senza dispersioni.

Il giovane Quartucci (a destra) avrà modo di crescere ulteriormente, con gli altri ragazzi presi lo scorso anno
Il giovane Quartucci avrà modo di crescere ulteriormente, con gli altri ragazzi presi lo scorso anno
Tanti acquisti di nome, ma non vi siete mossi molto fra le categorie inferiori.

Lo avevamo fatto lo scorso anno, abbiamo portato da noi molti ragazzi e non si deve dimenticare che quando prendi un neopro’ devi garantire un biennale. Sapevamo quindi di portarli fra noi con anche il 2024 da considerare. Ora avranno la possibilità di crescere ancora, come ad esempio Lorenzo Quartucci che è un corridore sul quale credo molto.

Quali sono le vostre ambizioni?

Quest’anno abbiamo chiuso al 34° posto nel ranking, dovevamo essere fra i primi 50 e quindi abbiamo centrato l’obiettivo, il tutto senza poter contare sui numeri di Conti a causa della sua sfortunata stagione. Nel 2024 dobbiamo essere tra le prime 40 squadre per avere gli inviti, nel 2025 fra le prime 30, quindi dobbiamo aumentare la portata dei risultati ottenuti. Il mio obiettivo comunque va oltre ed è portare il Team Corratec fra le prime 5 professional al mondo.

Come Sbaragli, anche Mareczko viene dalla Alpecin e cerca un numero maggiore di successi
Come Sbaragli, anche Mareczko viene dalla Alpecin e cerca un numero maggiore di successi
Nello staff è confermata la presenza di Fabiana Luperini come diesse, com’è stato il suo primo anno?

Fabiana si è perfettamente integrata e i ragazzi le hanno mostrato il giusto rispetto, per lei e per il suo ruolo. Fabiana è esattamente come quando correva, tanto gentile quanto determinata sul lavoro, che non si lascia sfuggire nulla, quasi infaticabile. E’ un valore aggiunto. Ma non va dimenticato Parsani che pur essendo il manager spesso è alla guida dell’ammiraglia e segue le corse in maniera diretta, poi Marco Zamparella come altro diesse e vedremo se ci sarà possibilità, budget permettendo, di aggiungere un altro nome.