Sbaragli, l’obiettivo tricolore e le sfide fra Philipsen e Merlier

22.06.2024
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Storie di campionati nazionali e strani incroci. Domani sul traguardo di Sesto Fiorentino conosceremo il successore di Velasco, mentre in Belgio sarà Zottegem a salutare l’erede di Evenepoel. Storie di campionati nazionali e strani incroci. Lo scorso anno sul traguardo di Comano Terme, proprio alle spalle di Velasco e Lorenzo Rota, Kristian Sbaragli ottenne il miglior risultato degli ultimi mesi: terzo. Poi partecipò al mondiale di Glasgow e dopo quattro anni di onorato servizio scoprì di doversi trovare una squadra. La Alpecin-Deceuninck non lo avrebbe tenuto e approdò così al Team Corratec: il campionato italiano di domani potrebbe essere il modo di affacciarsi su un palcoscenico più prestigioso.

Contemporaneamente in Belgio due suoi ex compagni di squadra della Alpecin si troveranno contrapposti dopo una settimana di schiaffoni dati e presi al Baloise Belgium Tour. Merlier e Philipsen, due tappe per il primo e una per il secondo, a tenere viva una rivalità iniziata quando già condividevano maglia e datore di lavoro. Chi meglio di Sbaragli può farci da guida in questo intreccio di storie e nomi? Caso curioso per un tricolore che si assegnerà sulle strade toscane, il favorito numero uno sarà uno dei suoi migliori amici – Alberto Bettiol – con cui ha diviso a lungo allenamenti e sogni (i due sono insieme nella foto di apertura alla Grosser Preis des Kantons Aargau, vinta il 7 giugno da Van Gils con Bettiol al secondo posto).

Kristian è rientrato da poco dall’allenamento, domani (oggi, per chi legge) farà appena una sgambata e poi aspetterà la corsa. Sulla Toscana, come già a Grosseto per le crono, grava un cielo grigio e pesante che sa di caldo, anche se le previsioni per domenica danno anche la possibilità che piova.

Il podio al tricolore del 2023 fu per Sbaragli il lancio verso la convocazione per i mondiali di Glasgow
Il podio al tricolore del 2023 fu per Sbaragli il lancio verso la convocazione per i mondiali di Glasgow
Come arrivi al campionato italiano?

In modo un po’ diverso, perché non avendo fatto il Giro, magari c’è un po’ di base in meno. Però ho fatto diverse corse, come periodo in generale ho lavorato abbastanza bene per arrivare competitivo al campionato italiano, che è un obiettivo importante della stagione.

Il fatto di conoscere le strade e che si corra vicino casa dà qualche vantaggio?

Alla fine realmente cambia poco. Penso che le strade le avranno viste tutti: quelli che hanno già corso la Per Sempre Alfredo conoscono la salita e la discesa. Faremo cinque giri del circuito, avranno tempo di prendergli le misure, non è una gara in linea in cui ti puoi inventare qualcosa. Naturalmente però correre vicino a casa è uno stimolo in più, è il primo campionato italiano che mi capita di fare in Toscana.

Fare bene l’italiano può essere il modo di dare una svolta e un rilancio alla carriera?

Sicuramente. Penso che oggettivamente ci sono tanti corridori che stanno andando forte, che magari alla partenza sono più favoriti di noi. Però faremo il massimo e l’obiettivo è sempre uno: è un obiettivo importante.

Nel 2023 Sbaragli ha corso il mondiale di Glasgow: è andato in fuga e alla fine ha chiuso al 34° posto
Nel 2023 Sbaragli ha corso il mondiale di Glasgow: è andato in fuga e alla fine ha chiuso al 34° posto
La cosa singolare è che uno dei favoriti potrebbe essere il tuo “amicone” Bettiol…

Alla fine, se si vanno a vedere i risultati e la condizione attuale dei corridori, penso che Alberto sulla carta sia il favorito numero uno. Farà una bella corsa, per cui domenica sera si tirerà una riga e vedremo come è andata.

Negli anni scorsi facevi classiche, Giro oppure Tour: cosa ti pare di questa stagione lontano dalle luci della ribalta?

E’ un po’ diverso. E’ un ambiente più tranquillo, c’è meno stress dal punto di vista del risultato in sé per sé. Come in tutte le cose, ci sono lati positivi e lati leggermente più negativi. Non essere invitati al Giro d’Italia è stata una delusione che ha cambiato i piani nella prima parte di stagione. Mi sono trovato a fare delle gare che non conoscevo, però a livello di performance sono abbastanza soddisfatto, anche se a livello di risultati non abbiamo raccolto tanto. Però c’è ancora una bella fetta di stagione, quindi penso che ci sia la possibilità di rifarsi.

Invece cosa puoi dire dei tuoi ex colleghi: andavano d’accordo quando correvano insieme?

Diciamo che la rivalità interna c’è stata al Tour del 2021. Eravamo lì con una squadra per le volate, anche se poi abbiamo tenuto la maglia gialla per la prima settimana con Mathieu. Mi pare che la prima volata la vinse Merlier e Philipsen fece secondo. Jasper ha sei anni di meno e doveva ancora diventare quello che è oggi. Per noi il velocista di riferimento era Tim e quindi oggettivamente c’era un po’ di sana rivalità.

Philipsen faceva l’ultimo uomo di Merler?

Era un vincente, forse quel ruolo gli stava stretto. Quando Tim vinse la prima volata, i ruoli rimasero quelli, fino a che Merlier finì fuori tempo massimo e dovette tornare a casa. Per cui nella seconda parte del Tour fu Philipsen a fare le volate. Fece un paio di podi (arrivò due volte terzo e poi secondo a Parigi dietro Van Aert, ndr) e non riuscì a vincere, infatti mi ricordo era un po’ deluso. Invece nel 2022 si è rifatto bene e l’anno scorso ancora di più.

Quindi era prevedibile che nel 2023 Merlier andasse via?

Sì, oggettivamente, anche vista dall’interno, era un po’ prevedibile. In tutti i team, è molto difficile tenere due corridori con le stesse caratteristiche. Magari se c’è uno scalatore o un velocista, anche se non hai un budget altissimo, si trova spesso la possibilità di tenerli. Invece due corridori con le stesse caratteristiche sono proprio un problema. Anche se non fosse un fatto economico, potrebbe diventare un problema di calendari, perché alla fine noi eravamo una squadra basata sulle gare d’un giorno e sulle tappe. Non avevamo corridori da classifica, quindi alla fine le occasioni sono quelle. E se hai due leader, è difficile che la convivenza sia possibile. Per cui alla fine fu presa una decisione.

Al Giro del Belgio se le sono suonate di santa ragione, secondo te fra loro c’è una sana rivalità o un po’ di veleno?

Non credo ci sia veleno, penso più a una bella rivalità. Anche perché soprattutto Tim è una persona veramente tranquilla, pacifica. E’ difficile discuterci, è veramente super rilassato e comunque anche al Giro d’Italia ha dimostrato di essere competitivo e sono contento anche per lui. Si portava dietro la fama di quello che non riusciva a finire i Grandi Giri, invece quest’anno ha vinto bene all’inizio e ha vinto bene anche la tappa di Roma. Penso che per lui sia stata una vera soddisfazione.

Può aver inciso nella scelta il fatto che Philipsen sia così amico di Van der Poel?

Quelle sono cose un po’ più personali. Credo che le scelte vengano fatte al 99 per cento sull’aspetto tecnico e poi sul resto. Quindi immagino sia stato solo valutato quello che Jasper poteva portare di più alla squadra e con il senno di poi, penso che ci abbiano guadagnato entrambi. Quindi alla fine, tutti contenti…

Per il giorno di vigilia (oggi) sgambatina oppure riposo?

Sgambatina. Un’oretta e mezza, due al massimo. Tranquillo. E’ il giorno prima della gara, per fare fatica ci sarà tempo domenica.