Ancora qualche riflessione sulla Strade Bianche di ieri. Una corsa così importante e scoppiettante lascia lo strascico. I protagonisti, lo abbiamo detto, sono stati tutti super campioni. Tra di loro c’era anche Tadej Pogacar. Ma se lo sloveno è andato forte il merito è anche dei suoi compagni della UAE Team Emirates. E tra chi lavora spesso dietro le quinte c’è il romano Valerio Conti.
Squadra compatta
Valerio lo pizzichiamo all’uscita dal bus poco dopo la doccia. Sta per andare in direzione di Larciano, per il Gp Industria & Commercio di quest’oggi dove correrà con la maglia della nazionale.
«E’ una corsa veramente bella dal punto di vista sportivo e paesaggistico – spiega il laziale – un arrivo fantastico in cui ha vinto il più forte. Per quanto riguarda me, purtroppo ho forato prima di Sante Marie e l’ammiraglia era molto indietro perché era caduto il nostro compagno di squadra Riabushenko. A quel punto non c’è stato più niente da fare. La gara era andata».
Conti consigliere
Valerio racconta del grande lavoro che richiede questa corsa per il team, per chi deve correre in supporto del capitano. Anzi, dei capitani, perché ricordiamo che c’era anche Formolo, lo scorso anno secondo alle spalle di Van Aert. Noi spesso vediamo solo il finale di corsa, ma prima ci sono 100 e passa chilometri in cui la gente non sa cosa succede. E che sono determinanti per il finale.
«Pogacar e Formolo – riprende Conti – erano i due capitani. Poi in corsa è diventato Tadej perché stava meglio. Fin quando abbiamo potuto abbiamo lavorato sodo. Ma poi da Monte Sante Marie, a prescindere dalla mia foratura, servivano le gambe. E da lì se l’è dovuta vedere da solo Tadej.
«Una gara come la Strade Bianche è molto dura perché sei sempre a tutta e così sarà sempre, perché i settori di sterrato vanno affrontati tutti davanti. C’è gente che scatta per anticipare gli ingressi. E’ tutto un rincorrersi e di conseguenza la velocità si alza. E infatti l’ordine d’arrivo è “sgretolato” peggio che in una gara in salita!».
Valerio aveva svolto un ottimo lavoro fino al momento della sua foratura, ma questa gara è piena d’insidie c’è chi fora, chi cade. A volte Pogacar lo affiancava per chiedergli qualche consiglio, per farsi riportare davanti.
«E’ capitato che Tadej mi abbia chiesto quando iniziasse questo o quel settore e come fosse. E io ho visto che l’avevo già fatta glielo spiegavo per bene. Poi per il resto si andava talmente a tutta che c’era poco tempo per parlare!».
Crossiti a nozze
Certo che quando ti chiami Conti o Pagacar, o meglio, quando non sei altissimo o non pesi 70 chili, non deve essere facile destreggiarsi in corse del genere, tra “bestioni” super potenti. Qui ci sono gli specialisti delle classiche, quelli che sono alti, hanno peso e watt da “regalare”.
«Ci vuole coraggio – dice conti – Tadej e pochi altri come lui hanno una marcia in più. Da parte nostra si cerca di dare il meglio, ma ovviamente loro sono molto più avvantaggiati. Soprattutto i ciclocrossisti. E’ molto difficile competere con loro, anche perché fanno molta meno fatica. Lo vedi dall’approccio degli sterrati, dagli ingressi in curva… Vanno a nozze. Guidano più sciolti. Poi si ritrovano sulla strada asfaltata con l’energia raddoppiata. In più per me che uscivo dall’infortunio alla clavicola non è stato facile e ogni tanto mi fa male… tipo oggi (ieri per chi legge, ndr)».