Pezzo Rosola brothers, adesso parla mamma Paola

28.01.2025
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Papà ha detto la sua, ora parla mamma. Dopo aver sentito Paolo Rosola a proposito dei suoi figli e in particolare di Patrik che continua a stupire nell’ambiente del ciclocross, con la conquista del terzo posto anche nell’ultima prova di Coppa del mondo, tocca a Paola Pezzo – due volte olimpionica di mountain bike, ad Atlanta e Sydney – dire la sua e raccontare il suo rapporto con i due ragazzi che, a dispetto del prestigio e dei risultati dei loro genitori, hanno deciso di seguire la loro stessa strada.

Oddio, nel caso di Paola Pezzo il discorso è un po’ diverso perché tanto Kevin che Patrik si sono orientati verso la strada e nel profondo, un po’ di rammarico nella campionessa veronese c’è.

Patrik sul podio di Faé di Oderzo, la maglia tricolore ha completato un inverno di grande crescita
Patrik sul podio di Faé di Oderzo, la maglia tricolore ha completato un inverno di grande crescita

«La loro scelta era però obbligata – ammette – visto che su strada puoi costruirti una carriera e un lavoro. Nella mtb purtroppo vedo che anno dopo anno c’è un progressivo distacco, mancano le squadre, soprattutto a livello juniores, dove devi costruire il corridore. Io amo quella disciplina e vederla in queste condizioni mi fa male. Sono però contenta che almeno nei primi anni i miei figli l’abbiano affrontata perché ha dato loro quella base tecnica, quell’abilità di guida che ti consente di fare la differenza. E comunque come disciplina di spalla, in questo momento meglio il ciclocross della mtb…».

Com’è stato affrontare una lunga trasferta in Belgio, per tutto il periodo delle feste?

Molto faticoso, ma bello. D’estate fra lavoro e corse non abbiamo mai tempo per fare vacanze, così abbiamo pensato che poteva essere bello affrontare una trasferta diversa dal solito, in famiglia, visto che Kevin ora ha la sua vita. Per Patrik è stata un’esperienza fondamentale, se vuoi crescere devi correre lì, ma non solo per la qualità delle gare. E’ tutto il contesto che ti lascia senza parole con decine di migliaia di tifosi e un baccano infernale.

Paola Pezzo è una leggenda della mtb, con 2 titoli olimpici e mondiali, 3 europei, una Coppa del Mondo (foto Paolo Colombo)
Paola Pezzo è una leggenda della mtb, con 2 titoli olimpici e mondiali, 3 europei, una Coppa del Mondo (foto Paolo Colombo)
Voi vi siete gestiti in autonomia?

Sì, alla vecchia maniera, Paolo che provvedeva a tutte le necessità tecniche, io che davo una mano, poi si mangiava sempre in camper. D’altronde ci sono gare ogni giorno e sono tutte vicine, c’era da guidare un’oretta o anche meno e ti trovavi sul nuovo luogo di gara. Una delle difficoltà è stato il clima: in tanti giorni non abbiamo mai visto il sole…

Credi che i risultati che Patrik sta ottenendo siano figli anche di quell’esperienza?

Sicuramente, ha acquisito consapevolezza di sé. Già dopo la terza gara si vedevano ragazzi che venivano da lui per conoscerlo, che gli chiedevano di restare a correre in Belgio, che volevano qualche ricordo, autografi, cartoline, selfie. Adesso si vede che ha un’altra gamba.

Alle porte dei 17 anni, Patrik Pezzo Rosola ha già colto il 2° posto a Loenhout e il 3° a Hoogerheide
Alle porte dei 17 anni, Patrik Pezzo Rosola ha già colto il 2° posto a Loenhout e il 3° a Hoogerheide
Paolo dice che per molte cose è simile a te, mentre invece da ragazzino era uno scavezzacollo come lui…

E’ vero. Io oggi mi rivedo in lui, vedo la sua testardaggine, la sua grinta, la voglia di arrivare. Anche io ai tempi ascoltavo tutti, ma poi ero io a decidere e infatti l’allenarmi a casa con il fuso orario australiano prima dei Giochi di Sydney fu un’idea mia. Lui è lo stesso, ascolta ma poi fa di testa sua, dice che sa quel che deve fare. Ma sta cambiando, ad esempio inizia a capire che l’allenamento deve essere controllato anche tramite gli strumenti appositi, non basta più andare a sensazione.

Come riesce a conciliare scuola e sport?

Con un grande impegno, per fortuna siamo riusciti a fargli ridurre l’orario da 8 a 6 ore giornaliere, la sua è una scuola professionale. Ma solo con una grande coscienza di se stessi ci si può riuscire. Devo dire che anche a scuola se la cava bene.

Patrik dietro Agostinacchio: i due saranno insieme ai mondiali del weekend (foto Billiani)
Patrik dietro Agostinacchio: i due saranno insieme ai mondiali del weekend (foto Billiani)
Kevin non ha mai nascosto che la pressione dei vostri nomi, di quel che avete fatto un po’ pesa. E per Patrik?

Anche lui un po’ lo soffre, perché giustamente vuole essere Patrik Pezzo Rosola e non il “figlio di”. E’ un prezzo da pagare nel fare la stessa attività, ma in entrambi i casi è stata una loro libera scelta. Kevin ne soffre di più, spesso ha chiesto che gli speaker la smettessero di citarlo in quella maniera, era stufo di sentire paragoni.

Ora vivono entrambi la vita che avete fatto voi genitori alla loro età, sempre in giro…

Con Paolo al seguito della squadra, la casa spesso mi sembra vuota soprattutto in questo periodo con Patrik in giro con la nazionale. Io però li vedo crescere come uomini, in questo senso ad esempio l’esperienza di Kevin alla Sudtirol, unico italiano nel gruppo è stata fondamentale, ha imparato l’inglese, è diventato cittadino del mondo come lo eravamo noi e per un genitore questa è la cosa più importante, vale oltre ogni vittoria o medaglia.

Paolo Rosola, Paola Pezzo e due figli in cerca di futuro

18.01.2025
6 min
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Nella loro casa, il ciclismo è un affare di famiglia. Per questo quando domenica scorsa Patrick ha conquistato il titolo italiano di ciclocross fra gli juniores, al dodicesimo giorno nella categoria, Paolo Rosola e la sua compagna Paola Pezzo erano al settimo cielo. Dopo un mese di gare in Belgio, il tricolore ha confermato quanto di buono hanno sempre pensato del figlio più piccolo.

La stagione sta cominciando. Kevin si accinge a correre per il secondo anno con la General Store di cui Paolo è il diesse. Il piccolo sta per debuttare fra gli juniores anche su strada con la veronese Assali Stefen. Parlarne con loro padre è il modo per vivere da un lato le sensazioni della famiglia, dall’altro rendersi conto di alcune dinamiche del ciclismo di adesso.

Sul podio tricolore juniores di Faè d’Oderzo, Patrick Pezzo Rosola ha preceduto Fabbro e Grigolini (foto Bicitv)
Sul podio tricolore juniores di Faè d’Oderzo, Patrick Pezzo Rosola ha preceduto Fabbro e Grigolini (foto Bicitv)
E’ arrivata la maglia tricolore, ve la aspettavate?

Patrick sta venendo su piano piano, avendo avuto anche l’esperienza di Kevin. Lui è stato un po’ sfortunato. Sta uscendo adesso, ma ha tempi molto stretti, dato che ha 22 anni. Non ha un procuratore, se vai forte a cosa serve? E poi nemmeno lo guarderebbero più, visto che cercano corridori sempre più giovani.

Come se 22 anni fossero troppi per crederci ancora…

Si trova nella situazione di tanti altri. Parlo anche per loro e purtroppo noto che di tanti preparatori e direttori sportivi italiani che abbiamo nel mondo, non c’è stato mai nessuno che abbia dato una mano a inserire i ragazzi di 22 anni. Vanno forte, magari hanno avuto qualche intoppo eppure sono ancora qui.

Qualche intoppo?

I ragazzi del 2022 hanno uno sviluppo diverso rispetto a quelli di adesso. Tanti non hanno tenuto in considerazione che hanno perso almeno il secondo anno da juniores per il Covid. Oggi le squadre sono alla ricerca dei fenomeni, quelli con la cilindrata potente. Quello che forse abbiamo sbagliato con Kevin è avergli lasciato fare troppo fuoristrada da ragazzino, ma non si pensava mai che si andasse a finire così.

Chiusa la stagione del cross, dal 2 febbraio Patrick Pezzo Rosola si dedicherà alla strada
Chiusa la stagione del cross, dal 2 febbraio Patrick Pezzo Rosola si dedicherà alla strada
Così come?

E’ arrivato su strada dal fuoristrada, senza il secondo anno da junior, in un ciclismo velocissimo. Ha avuto un adattamento più che faticoso. Invece Patrick è partito diversamente. Ha fatto ugualmente il fuoristrada da giovane, però da esordiente ha cominciato a correre anche su strada, ha fatto la multidisciplina.

Senza sbilanciarsi da una parte o l’altra?

Esatto, non si è precluso alcuna possibilità e alla fine ha scelto la strada. Non si limita al ciclocross, però abbiamo dovuto lasciare andare la mountain bike. E’ stata una sua scelta. Anche in famiglia, pur avendo la mamma campionessa olimpica e il sottoscritto che dopo la carriera su strada è passato al fuoristrada, ci siamo resi conto che la mountain bike non ti dà un futuro. Ci sarebbe toccato girare il mondo per ottenere poco. Invece così è a casa, su strada ha fatto i suoi numeri ed è tanto competitivo.

Era nell’aria che potesse vincere il campionato italiano juniores?

Siamo stati un mese in Belgio col camper: Paola, lui ed io. Lassù nel giro di due ore hai tutte le gare che vuoi. Avremmo potuto anche continuare, ci invitavano, ma a un certo punto abbiamo detto basta. Ha corso senza pressione, per capire gli sbagli, leggere i percorsi e imparare come corrono lassù. Abbiamo fatto Namur, ha corso anche la Coppa del mondo con la nazionale, poi ci siamo fermati e siamo rientrati il 31 dicembre.

A Loenhout per Patrick il secondo posto a 5″ dal ceko Krystof Bazant (foto Exact Cross)
A Loenhout per Patrick il secondo posto a 5″ dal ceko Krystof Bazant (foto Exact Cross)
E una volta a casa?

Prima è andato in ritiro con la squadra della strada. Si è fatto un po’ di chilometri senza pensare al campionato italiano e poi siamo andati a correre. Forse non eravamo certi che avrebbe vinto, ma al podio si puntava. E adesso dopo il mondiale si chiude col cross e si cambiano gli scenari.

E’ davvero così determinato?

Non sta subendo la pressione dei genitori. Va a scuola, è un ragazzo normale, non pensa solo alla bici, ma quando serve è concentrato. Ha il carattere di sua mamma, sto rivedendo Paola.

E’ stato allievo con l’Ausonia Pescantina e ora correrà con la Assali?

Esatto, sono di Verona e ci viene comodo perché è vicino casa. Ha avuto richieste da altre squadre, ma abbiamo preferito così per conciliare meglio tutti i nostri impegni. Però lo seguono il suo preparatore e il fratello che lo consiglia su tutto. Ci ha chiesto Patrick di avere un preparatore e adesso lavora con Riccardo Bernabè che è con noi alla General Store. Prima non sapeva nemmeno cosa fosse un cardio, oggi invece devi saper usare gli strumenti, perché fanno parte del lavoro.

Kevin Pezzo Rosola ha vinto la Coppa della Pace, una delle internazionali più severe dell’estate
Kevin Pezzo Rosola ha vinto la Coppa della Pace, una delle internazionali più severe dell’estate
Cosa si può dire di Kevin?

Penso che abbia i numeri, negli ultimi tempi è cresciuto molto tanto da aver fatto bei piazzamenti e vinto la Coppa della Pace. Ha perso il secondo anno da junior e ha faticato per trovare la sua dimensione. Il preparatore dice che i test sono buoni, ma l’ho offerto a tante squadre e nessuno me l’ha preso.

Per quali motivazioni?

Mi sono sentito dire cose di cui avrei fatto a meno. Il sistema è cambiato. Se vuoi un lavoro, devi passare attraverso le agenzie e difficilmente arrivi a chi il lavoro deve dartelo davvero. Questo è il mondo. Una volta c’era il padrone e parlavi direttamente con lui, adesso ci sono dei filtri. Per le grandi squadre è diventato più facile, non devono neanche andarli a cercare, perché glieli portano. Non è un sistema perfetto, però bisogna dire che funziona. 

E’ difficile fare il direttore sportivo di tuo figlio?

Molto, perché devi mandare giù certe cose e anche certe scelte della società. Quando parli con i ragazzi, lui è sempre quello che viene messo in discussione. E questa è una cosa che non succederà se dovessi ritrovarmi anche con Patrick. O smetto di fare il direttore sportivo, oppure vado in un’altra squadra. Patrick sarà molto più libero, voglio che faccia le sue scelte.

Kevin Pezzo Rosola ha chiuso la stagione al Giro del Veneto e alla Veneto Classic
Kevin Pezzo Rosola ha chiuso la stagione al Giro del Veneto e alla Veneto Classic
In tutto questo mamma Paola cosa fa?

E’ una che ha vinto due Olimpiadi, il carattere non le manca. Fa la mamma, li consiglia, li aiuta, magari non nella preparazione della gara, ma in tutto il resto. Più Patrick che Kevin, perché lui ormai convive con la sua compagna.

Dicevi di Patrick che è un ragazzo normale che va a scuola.

Fa una scuola alternativa al lavoro che dura tre anni, così se dall’anno prossimo diventerà un corridore, sarà libero di farlo a tempo pieno. Se poi vorrà continuare a studiare, potrà comunque farlo. Nell’ultimo periodo del ciclocross, andava a lavorare. Faceva le otto ore da elettricista, veniva a casa, andava in bici e via. A volte la scuola gli ha lasciato un giorno o due per potersi allenare, ma fra ottobre e novembre ha sempre lavorato eppure in gara andava bene. Questo significa che il ragazzo c’è e ha passione. Il mio sogno sarebbe vederli correre nella stessa squadra, chissà che non ci si possa riuscire…

La prima di Kevin Pezzo Rosola, che vuol farsi perdonare

06.06.2024
5 min
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Per Kevin Pezzo Rosola quella di domenica è stata una giornata importante, forse decisiva. Il figlio d’arte non aveva ancora assaggiato il dolce sapore della vittoria da quando era passato nel ciclismo che conta, prima alla Tirol e poi, dallo scorso anno, alla General Store. Lo ha fatto in una gara importante del calendario italiano, la Coppa della Pace e chissà, ora quel successo potrebbe anche cambiare le prospettive.

Il giovane veronese ne è cosciente e infatti racconta la sua vittoria con dovizia di particolari, quasi a volerla rivivere passo dopo passo: «Erano tre anni che correvo questa gara, la conosco ormai molto bene. All’inizio sono entrato nella fuga di 14 corridori che è andata avanti per gran parte della gara. C’era molta collaborazione, poi su uno strappo che andava ripetuto 8 volte, man mano il gruppetto si è assottigliato. Siamo rimasti in 7 e ho visto subito che Zamperini era l’uomo forte».

Il podio della Coppa della Pace a Sant’Ermete con Pezzo Rosola fra il sudafricano Stedman e Peschi
Il podio della Coppa della Pace a Sant’Ermete con Pezzo Rosola fra il sudafricano Stedman e Peschi
Ti sei messo alle sue calcagna?

Sì, sentivo che la gamba era buona e potevo giocarmi qualcosa d’importante. Lui ci ha provato una prima volta all’ultimo giro in salita ma l’ho tenuto, poi in discesa ci sono venuti a prendere. Io intanto ho rifiatato ed è stata la scelta giusta. Anche perché avevo con me Peschi che mi ha aiutato. Così a 600 metri ho provato il colpo di mano e mi è andata bene, infatti ho vinto con un paio di secondi (foto di apertura Rodella).

Finora eri passato per un perfetto uomo squadra, non per un finalizzatore…

Lo so e questo è dovuto all’evoluzione degli ultimi anni della mia carriera. Il primo anno da junior ero andato bene, poi sono iniziati i problemi, soprattutto negli ultimi due anni. Non trovavo mai la condizione giusta, a quel punto era giusto lavorare per gli altri. Nel team però mi sono trovato subito bene, ho visto che apprezzavano il mio lavoro, ma intanto mi accorgevo anche che raggiungevo numeri mai fatti in precedenza. Devo dire grazie ai miei preparatori di quest’anno, Luca Zenti e Riccardo Bernabé che hanno cambiato molto nel mio modo di allenarmi, ma anche a chi mi è stato psicologicamente vicino, dalla mia famiglia alla mia fidanzata Sabrina.

Papà Paolo è sempre prodigo di consigli, ora è il diesse di Kevin alla General Store
Papà Paolo è sempre prodigo di consigli, ora è il diesse di Kevin alla General Store
Tuo padre raccontava di come invece tu sia vicino a tuo fratello Patrick, riesci a farti ascoltare molto più di lui…

Abbiamo un bel rapporto. Io cerco semplicemente di metterlo di fronte alla realtà. Il ciclismo è già cambiato rispetto a quando avevo la sua età, io ci sono passato e so quanto quelli che sta vivendo lui siano anni importanti, nei quali già ci si gioca tutto. Ora le grandi squadre guardano agli juniores, a chi è appena passato Under 23 ma già il tempo passa e diventa sempre più difficile trovare spazio. Bisogna cogliere l’attimo, io cerco di responsabilizzarlo in tal senso.

Che cosa hanno detto a casa della tua vittoria?

Erano quasi più sorpresi di me, non ci sono molto abituati… Erano davvero contenti, come da tempo non li vedevo.

Per il veronese quella di Sant’Ermete è stata la prima vittoria da Under 23
Per il veronese quella di Sant’Ermete è stata la prima vittoria da Under 23
Una buona candidatura per un posto al Giro Next Gen…

Infatti sono selezionato nel team, dopo la corsa rosa si vedrà come impostare la seconda parte di stagione. Per me partecipare è importantissimo anche per mettere una pietra sopra a quel che è successo lo scorso anno. Per me quella corsa (contraddistinta dalla squalifica sua e di tanti altri corridori per traino, ndr) è stata un punto di svolta. Ho capito che dovevo cambiare io per primo, nel mio approccio a questo mestiere. Quest’anno deve essere diverso, voglio riscattare la mia immagine.

Ti è pesato tutto quel che è successo, soprattutto le polemiche che ne sono seguite?

Moltissimo, è stata una brutta pagina di ciclismo, oggi ne ho la consapevolezza. Quel giorno ho capito tanto, è stato uno sbaglio che almeno mi ha insegnato qualcosa. Non è un caso se tanti di quelli che sono stati squalificati come me oggi sono tra i migliori U23. Ora lavorano duro, nessuno di noi cerca più scuse o sotterfugi.

Il veneto con i compagni di squadra: questa volta hanno corso tutti per lui
Il veneto con i compagni di squadra: questa volta hanno corso tutti per lui
Con che aspirazioni andate alla corsa rosa?

Non abbiamo un leader che punta alla classifica, vedremo di valutare giorno dopo giorno, Noi cerchiamo soprattutto le tappe, di sfruttare i percorsi vallonati che offrono molte occasioni.

Sarà anche un confronto con i team stranieri, i devo team del WorldTour. Ci sono ancora le differenze viste nel 2023?

Io credo che il gap sia stato ridotto. Abbiamo avuto occasione di gareggiare in Belgio, a casa loro per così dire e abbiamo visto che non è più come lo scorso anno. Ci saranno tanti protagonisti di quelle cose, noi partiamo con la consapevolezza che ce la possiamo giocare.

Patrick Pezzo Rosola, figlio d’arte dal carattere ribelle

19.03.2024
5 min
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E’ interessante analizzare l’evoluzione di uno degli allievi 2° anno più in luce in questo periodo, Patrick Pezzo Rosola, sulla base di quanto hanno fatto i suoi genitori. Lei, Paola Pezzo, la signora della mountain bike con due ori olimpici al collo. Lui, Paolo Rosola, funambolo delle volate negli anni Ottanta e poi sempre nell’ambiente svariando fra mtb e strada. Senza poi dimenticare Kevin, suo fratello, oggi alla General Store-Essegibi-F.lli Curia con il papà a guidarlo.

Che Patrick Pezzo Rosola sia uno dei talenti più in crescita è evidente: lo stesso Pontoni al termine della stagione di ciclocross lo ha sottolineato come uno dei più attesi al passaggio di categoria. D’altronde il veneto è, come tanti ragazzi di oggi, uno che passa indifferentemente da una specialità all’altra, tanto è vero che si dedica sì alla strada, senza però dimenticare il grande amore della mamma, la mountain bike.

Kevin, il fratello fra mamma Paola e papà Paolo. Una famiglia legata al ciclismo a filo doppio
Kevin, il fratello con papà Paolo. L’esperienza del più grande si sta rivelando importante per Patrick

Il tipico adolescente moderno

Tempo fa papà Paolo raccontava mirabilie di suo figlio Patrick, sottolineando però come il ciclismo non fosse uno dei suoi richiami principali, quella sorta di religione senza la quale è difficile emergere. Com’è oggi la situazione?

«Diciamo che si sta avvicinando – risponde Paolo – ma non è ancora pienamente convinto. Se devo dire, Patrick è il perfetto prototipo dell’adolescente di oggi, con il quale non è facile relazionarsi, men che meno nel ciclismo. Io provo a dargli consigli, ma lui è capoccione e fa di testa sua. D’altronde i risultati per ora gli danno ragione…».

Parlando di Patrick viene subito da chiedere un paragone con mamma e papà: «Lui come tipo di corridore è più vicino a Paola. Longilineo, magro, potente e al contempo resistente. Kevin ricorda più me per la sua esplosività. Devo dire che i due sono molto vicini e Kevin gli sta insegnando tanto, in questo senso un po’ supplisce al mio ruolo, visto che riesce a farsi ascoltare di più grazie alla vicinanza d’età».

Il rampollo di casa Pezzo Rosola si divide fra tre discipline, sempre con ottimi risultati (foto Instagram)
Il rampollo di casa Pezzo Rosola si divide fra tre discipline, sempre con ottimi risultati (foto Instagram)

Vittorie legate al talento

La vicinanza con la mamma, Patrick la mostra anche dal punto di vista caratteriale: «Bisogna saperlo prendere. E’ introverso, ha le sue idee e va avanti seguendo quelle senza tentennamenti. Papà e mamma non possono dire niente, si arrabbia perché sa quel che fa, questa è sempre la sua risposta. Si allena ma non troppo e quando gli dico qualcosa mi risponde: “Ma perché devo farlo? Tanto vinco lo stesso…”. Lui vince grazie al suo talento, battendo ragazzi che si allenano molto più di lui, ma questo però pian piano sta cambiando, perché comincia a capire che, essendo al secondo anno, ci si avvicina a quando si faranno le corse davvero sul serio».

Possono sembrare parole negative sul conto del figlio, ma Paolo dall’alto del suo amore paterno sa bene come le cose possano cambiare: «Alla sua età, non avevo quella determinazione in gara, quella voglia di emergere, è tutto successo dopo nel mio caso quindi Patrick parte avvantaggiato. Sa quello che vuole. In corsa non vuole lasciare niente, infatti cerca subito le prime posizioni, in qualsiasi disciplina. Io sono convinto che le cose cambieranno e quella voglia di emergere si tradurrà anche nella voglia di allenarsi, lo stesso Kevin me lo dice».

Patrick è profondamente diverso dal padre anche come caratteristiche: «Io dico che può essere il classico passista-scalatore, che ama i percorsi impegnativi e può davvero andar forte nelle cronoscalate. Le corse in pianura proprio non gli piacciono…».

Per il giovanissimo anche il bronzo europeo esordienti mtb nel 2021 a Pila
Per il giovanissimo anche il bronzo europeo esordienti mtb nel 2021 a Pila

«Passo per primo e mi ritiro…»

«Per far capire che adorabile testone c’è un episodio, relativo a una gara su strada. Gli dico che verrò a vederlo ma lui mi dice di no. “E’ inutile che ti fai 200 chilometri, tanto mi ritiro…”. “Come ti ritiri, lo sai già?”. “Sì, perché mi dedico ai traguardi volanti: vinco quelli, mi metto in tasca qualche euro e mi ritiro”. Più avanti mi richiama e mi dice “Che fai, vieni?”. Io ci vado e il giorno dopo che fa? Vince i traguardi volanti, è in fuga e si ritira davvero…».

Certe volte gli aneddoti sono come le ciliegie, uno tira l’altro: «All’ultimo Giro d’Italia di ciclocross, ultima tappa, lui è secondo in classifica perché a Osoppo aveva rotto la bici. In viaggio gli dico: “Guarda, lo so che non ami i consigli, ma domani io aspetterei ad attaccare. Non portarti dietro il primo in classifica che poi ti beffa, tieni unito il gruppetto”. “Papà, lasciami fare, lo so io…”. Alla domenica, va via e il leader lo segue, proprio come gli avevo detto di non fare… Solo che poi lo sfianca, finisce che Patrick vince, quello finisce dietro, sono appaiati in classifica ma per le vittorie in più la maglia rosa è di Patrick. E lui mi fa “Hai visto che avevo ragione?”».

Patrick impegnato al Giro d’Italia CX a Tarvisio. 4 le sue vittorie nella challenge (foto Billiani)
Patrick impegnato al Giro d’Italia CX a Tarvisio. 4 le sue vittorie nella challenge (foto Billiani)

Futuro? Ipotesi team estero

Che cosa farà l’anno prossimo? Su questo papà e mamma stanno già ragionando e la sensazione è che stavolta Patrick starà a sentire. «Viste le nuove prospettive, stiamo pensando di indirizzarlo verso una squadra estera. Non abbiamo ambizioni di vittorie, ma che faccia esperienza, ciclisticamente e non solo. Considerando anche la scuola, Patrick ha scelto di fare il triennio invece dei regolari cinque anni. Insomma ci dobbiamo ragionare».

Resta un ultimo tema da affrontare: sulle sue spalle sente il peso di essere un figlio d’arte? «Meno di quanto lo abbia percepito Kevin, che ancora un po’ ne risente. Patrick no: conosce quel che io e Paola abbiamo fatto, ma è figlio di un altro tempo. Guarda i corridori contemporanei, si documenta. Magari se gli chiedete a chi vuol somigliare vi risponde “Van der Poel”. Altro che Rosola o Pezzo…».

Un Kevin Pezzo Rosola tutto nuovo per la General Store

17.11.2022
5 min
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«In questi due anni ho seminato tanto, ora devo imparare a raccogliere». Ce lo dice al telefono Kevin Pezzo Rosola. Per farlo ha deciso di rientrare in Italia accasandosi alla General Store Essegibi.

Il classe 2002 veronese (che compirà vent’anni il prossimo 30 novembre) arriva dal biennio nel Tirol Ktm Cycling Team, squadra continental in cui vi era approdato quasi nel silenzio più totale a fine 2020. Una scelta che, nonostante non sia passato un secolo e visti ora i tanti junior che emigrano all’estero, appare precorritrice. Per Kevin, passista veloce e potente, quella in Austria è stata una importante palestra di formazione. E sarà proprio lui a spiegarcelo. Così come suo padre Paolo, uno dei suoi futuri diesse, ha voluto spiegare meglio ciò che ci aveva detto qualche giorno fa proprio su questo ritorno.

Kevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego Beghini
Kevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego Beghini

Pensieri di padre

«Ho detto che ero contrario al suo arrivo – aveva detto nei giorni scorsi Rosola senior giunto alla General Store dopo l’obbligata chiusura della Gazprom – perché non volevo che ci fossero possibili conflitti d’interesse. Stare nella stessa squadra potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Lui potrebbe avvertire più pretese da me. Io invece potrei dargli meno privilegi del normale per mantenere un equilibrio con gli altri. In ogni caso, per evitare tutto ciò, abbiamo deciso che Kevin sarà seguito da Roberto Vigni, l’altro diesse. E vedrete che quando partirà la stagione non ci faremo più caso al nostro legame padre-figlio».

Kevin tu invece come la vedi questa situazione?

Non è facile avere il padre come diesse, soprattutto per le solite voci in cui uno pensa che ci siano raccomandazioni o favoritismi. Ecco, non penso che ne avrò. Per contro spero anche che non mi tratti peggio degli altri (sorride, ndr). Io credo che, a parte i consigli e le direttive che mi darà Roberto, mio padre mi tratterà come un altro corridore in ritiro o in corsa e da padre normale a casa.

Stagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse Gazprom
Stagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse Gazprom
Parliamo invece di ciclismo corso. Che annate sono state alla Tirol?

Particolarmente intense. Ho disputato tante piccole gare a tappe e tante internazionali. Tanta qualità insomma. Il primo anno ho sentito il passaggio da junior. Nel 2020 causa Covid avevo corso poco, alternavo di più l’attività in Mtb ed avevo pure la maturità a scuola. La mia terza gara è stata il Tour of the Alps con i pro’. Potete immaginare la fatica, specialmente per me che scalatore non sono. Però è stato anche tanto soddisfacente correre in mezzo a quei campioni che quasi non sentivo lo sforzo. Quest’anno ho continuato sulla stessa falsariga. In queste due stagioni mi sono messo a disposizione dei miei compagni più grandi di me. Penso a Steinhauser che ora corre nella EF Education Easy Post. A Govekar che a giugno è passato in Bahrain Victorius. Oppure a Engelhardt che quest’anno ha vinto l’europeo U23, ha fatto sesto al Giro U23 e passerà con la BikeExchange-Jayco.

Visti i nomi, diremmo che c’erano anche delle responsabilità. Con quali insegnamenti ritorni?

Sapevo che il Tirol era una squadra prevalentemente di scalatori. Infatti ho fatto pochi risultati perché il calendario era poco adatto a me. Ma ho capito subito il livello che troverò se passerò pro’. Ho imparato a tenere duro, specie a livello mentale. So che mi tornerà utile in futuro. Penso di essere maturato molto come corridore anche se naturalmente devo crescere ancora molto. Ecco, torno dimagrito di 5 chili, ora sono sui 75/76.

Cambiamento fisiologico oppure lo hai voluto?

Avendo fatto molta Mtb negli anni scorsi, avevo la parte alta del corpo piuttosto muscolosa. Dovevo asciugarmi, anche per cercare di faticare meno in salita e in generale. Ho iniziato a perdere peso ad inizio stagione sapendo che avrei corso il Giro U23 e sapendo che le salite lunghe e dure non sarebbero mancate. Solitamente facevo fatica in inverno a ricominciare, ma ora sto beneficiando di questo dimagrimento. Infatti sono andato a fare una corsa di ciclocross e l’ho vinta proprio perché mi sento meglio (Trofeo Lombardia ad Ospitaletto Mantovano, ndr). Adesso sto valutando se continuare a correre perché vorrei partire forte la prossima stagione.

Hai già fissato degli obiettivi in quel senso per il 2023?

Diciamo di sì. Nella prima metà dell’annata ci sono gare che mi piacciono. Ci sono tante internazionali in cui potrei fare bene. Vi confesso che un pensierino lo faccio al Liberazione di Roma. Sembra molto adatta a me. Ma anche alcune tappe mosse che solitamente sono presenti al Giro U23, se lo faranno, vanno bene per me. Poi vedremo strada facendo ma so che mi serve correre il più possibile per fare esperienza. Naturalmente l’obiettivo a lungo termine è quello di diventare pro’ ma c’è tempo ancora per pensarci.

Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)
Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)
Kevin perché hai deciso di tornare a correre in Italia?

Essenzialmente per il tipo di programma. Però anche perché sentivo un po’ la mancanza del nostro spirito di saper fare gruppo. In Austria non mi sono trovato male, sia chiaro, ma hanno una mentalità diversa. In corsa sono molto individualisti. Quindi anche a livello tattico cambiano le cose. In Italia invece sotto quel punto di vista mi troverei più a mio agio. Ho già avuto modo di vedere che siamo una bella squadra. Diciamo che adesso ritrovare un ambiente italiano può essere importante e più facile per la mia crescita. Poi spero di regalare una vittoria a mio padre. Anzi alla General Store.

General Store, la rivoluzione (benedetta) firmata Rosola

15.11.2022
5 min
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Quello della General Store Essegibi è un cambiamento che va al di là del classico rinnovamento del roster che ogni anno qualsiasi team ciclistico mette in atto. La squadra continental veneta ha infatti scelto una strada nuova, polarizzando completamente l’attività sugli under 23. Questo è il primo reale effetto dell’arrivo di Paolo Rosola come direttore sportivo della squadra: proveniente dalla problematica esperienza della Gazprom conclusa senza una presa di posizione dell’Uci, Rosola si è accasato solo in estate nel team, ha preso visione dell’attività e ha poi dato direttive chiare.

«E’ stata una mia scelta – spiega il dirigente bresciano – ho valutato l’attività e alla fine ho parlato con il presidente su quello che deve essere l’orientamento del team. Noi dobbiamo lavorare su corridori che potranno diventare campioni più avanti, dobbiamo dare loro gli strumenti, ma non dobbiamo fare delle vittorie un fine, solo un mezzo. Guardate Lucca: alla fine è passato a 25 anni, ma altri come lui, Rocchetti ad esempio, non ci sono riusciti e meritavano. Perché? Perché è un ciclismo diverso, da categoria a categoria e per molti giovani correre con gli elite non sempre va bene perché gli strumenti a disposizione sono diversi in base all’età».

Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store Essegibi
Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store Essegibi
Come è stata accolta la tua idea?

Con entusiasmo, mi è stata data mano libera. Ho intenzione di far fare attività diversa ai 13 ragazzi del team: quelli dei primi due anni, che sono appena passati dagli junior o sono ancora bisognosi di imparare faranno un certo tipo di calendario, gli altri un altro tipo, un po’ più qualificato. Troppo facilmente si dimentica che chi è appena passato ha ancora a che fare con la scuola, conciliare le due cose è sempre difficile. Se vieni a casa alle 13 e sali subito in bici, poi torni e hai i compiti, hai davanti uno sforzo fisico ma anche e soprattutto mentale non indifferente. Bisogna considerarlo, perché non puoi pretendere più di tanto.

Come ti sei orientato nella scelta dei nuovi?

Io ho voluto ragazzi che da junior non hanno espresso tutto il loro potenziale. Ho passato in rassegna tanti corridori, durante i mesi mi arrivavano continuamente segnalazioni, io andavo a vedere i ragazzi gareggiare, controllavo soprattutto come si muovevano in gruppo, che capacità tattiche avevano. I risultati? Sì, anche quelli, ma non sono l’unica voce da controllare, anzi… I ragazzi che sono arrivati nel team hanno ampi margini di miglioramento e su quelli voglio lavorare.

A fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivati
A fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivati
Che calendario faranno? In queste settimane si discute molto della necessità dei nostri di correre in gare a tappe…

Il calendario è un argomento difficile. Io vorrei portare spesso i ragazzi a gareggiare all’estero, ho preso contatti con molti organizzatori e attendo risposte, ma trovare spazi è difficile. Chiaramente chi allestisce una gara privilegia le squadre del suo Paese, è normale che sia così. Quindi privilegeremo giocoforza il calendario italiano, non senza però guardare con attenzione alle occasioni che ci si presenteranno e soprattutto valutando ogni gara dal nostro punto di vista.

Ossia?

Il calendario italiano è fatto in modo che, quando ci sono gare internazionali, noi abbiamo la bella abitudine di andare controcorrente rispetto all’estero. Quindi invitiamo più squadre estere che italiane. Inoltre, alle professional viene pagato tutto, noi dobbiamo mettere mano al portafoglio. E allora a me interessa che ci siamo nelle gare a tappe, che sono troppo poche e nelle prove in linea che sono veramente per under 23.

Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)
Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)
Sai che il calendario italiano è straricco di eventi, con le gare regionali che hanno starting list di qualità spesso pari a quelle nazionali se non addirittura superiore…

Per questo dovremo valutare col bilancino. Vincere le gare di paese? Mi interessa come team, ma dipende da chi: se sono utili per far fare esperienza ai più giovani allora sì, vincere per il gusto di vincere non ci serve. A me interessa che i ragazzi crescano pian piano, con gli allenamenti, con la lunghezza delle gare, che arrivino preparati ai prossimi step. Per questo non ho guardato solo ai corridori, ma ho inteso rinforzare anche la parte dello staff, prendendo gente come Vigni che ne sa anche più di me a livello di categoria.

Arrivano comunque corridori di spessore come Stefano Leali o Andrea Cocca.

Guardate quest’ultimo: ha vinto una sola corsa, tutti penserebbero che non sia un vincente, invece nelle gare era sempre lì con i primi. Inoltre è uno che non ha mai fatto più di 140 chilometri di allenamento. E’ uno sul quale si può lavorare, come anche Leali che ha vinto un po’ di più ma può progredire molto.

Andrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimento
Andrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimento
Uno degli ultimi acquisti è tuo figlio Kevin…

All’inizio io ero contrario a farlo venire, non volevo si creasse il solito rapporto padre diesse-figlio corridore. Poi parlando con il team, sapendo della sua volontà di lasciare la Tirol, abbiamo deciso di fare un investimento perché Kevin (nella foto di apertura con il presidente del team Diego Beghini, ndr) ha acquisito negli anni l’esperienza di un team estero e potrà essere il riferimento per i suoi compagni in corsa, soprattutto per quelli più giovani.

Che cosa ti aspetti?

Potrei dire almeno 10 vittorie, ma è più un discorso legato agli sponsor, a far girare il nome. Io dico che ci si può arrivare, ma quel che conta è che i ragazzi possano crescere, anche per dimostrare a quelli usciti da squadre blasonate o trascurati in sede di campagna acquisti che avevano ragione loro…

In casa Pezzo Rosola c’è un altro campione, Kevin

19.06.2021
3 min
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A 18 anni non è facile fare ciclismo quando, al debutto nella categoria dei “dilettanti”, corri già in mezzo ai professionisti e quando hai due genitori che sono ex campioni. Kevin Pezzo Rosola, classe 2002 (di fine novembre) però vive senza pressioni entrambe le situazioni nonostante il doppio cognome porti in dote un palmares importante: sua madre Paola Pezzo ha vinto due ori olimpici consecutivi nel cross-country (Atlanta ’96 e Sydney ’00), due Mondiali, tre Europei, una Coppa del Mondo (di cui quattordici prove totali), mentre suo padre Paolo Rosola è stato un velocista (e anche ciclocrossista) capace di conquistare ben dodici tappe al Giro d’Italia, una alla Vuelta, una al Giro di Svizzera in tredici stagioni da prof (dal 1978 al 1990).

Il giovane veronese quest’anno corre nella formazione austriaca continental Tirol Ktm Cycling Team, che lo ha portato alla Adriatica Ionica Race, breve gara a tappe di tre giorni tra il Friuli e l’Emilia.

Kevin Pezzo Rosola in azione (foto Scanferla)
Kevin Pezzo Rosola in azione (foto Scanferla)
Kevin com’è andata all’AIR (adriatica Ionica Race)?

E’ stata un’esperienza positiva. Sono giovane, il mio team non pretende tantissimo, solo che io faccia esperienza, quindi per me è perfetto. Correre poi con i professionisti è una opportunità pazzesca.

La tua stagione invece come sta andando?

Sono al primo anno tra gli Under 23, ho fatto un po’ di corse internazionali in Italia, poi ho disputato il Tour of the Alps, la mia prima con i pro’. Esperienza fantastica anche quella nonostante tanta sofferenza ma ne è valsa la pena perché correre insieme a Froome, Quintana e altri non ti fa sentire la fatica. Vieni ripagato di tutto.

Sei figlio d’arte, hai caratteristiche da passista-veloce, simili a quelle di tuo padre. Ti ha dato qualche consiglio in questi giorni sulle tappe, visto che lui è all’interno dell’organizzazione della AIR?

In effetti sono molto simile a mio papà. Mi ha dato un po’ di indicazioni sulla prima tappa ed anche sulla terza, dove c’erano degli sterrati. E ogni tanto mi ha detto qualche informazione tecnica in generale.

La sera prima della prima tappa abbiamo visto tuo padre al ristorante e ci siamo complimentati con lui perché c’eri anche tu a correre, ma ci ha risposto che in realtà tu sei partito per portare la bici all’arrivo. Ha sempre voglia di scherzare tuo padre!

Beh (ride, ndr) nelle giornate come quelle con l’arrivo sul Monte Grappa si dà una mano alla squadra e si porta davvero la bici al traguardo felici e contenti. Poi sì, ogni tanto ci scherziamo su, anche perché lo faceva spesso anche lui e quindi sa bene com’è.

Lo scorso anno ha preso parte all’italiano a crono juniores (foto Scanferla)
Lo scorso anno ha preso parte all’italiano a crono juniores (foto Scanferla)
La terza ed ultima tappa della AIR ha avuto ben sei tratti di sterrato. Immagino siano uscite le doti di biker presi più da mamma Paola.

Ero pronto a quel tipo di percorso, ho fatto tanta mtb anch’io anche se ormai mi considero un ex. Avevamo pensato di provarci se ce ne fosse stata la possibilità ci proveremo ma la gara è andata in un altro modo.”

Un corridore a cui ti ispiri?

Ultimamente a Tom Boonen, ma prima a Sagan.

L’immediato futuro di Kevin qual è?

Fra qualche giorno ho la maturità, quindi sono abbastanza concentrato sulla scuola e poi si vedranno i programmi. In ogni caso dovrei correre il Giro di Bulgaria (dal 30 giugno al 4 luglio, ndr).

Kevin Pezzo Rosola, il destino scritto nel nome

04.03.2021
4 min
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«Kevin non c’è, è uscito con il suo amico Alexander Konychev. Domani li attendono oltre 5 ore di bici, volevano distrarsi un po’, tanto alle 22 c’è il coprifuoco e gli tocca tornare…».

Dopo una giornata intensa di lavoro, a papà Paolo Rosola tocca anche fare da “segretario” per suo figlio, Kevin Pezzo Rosola, figlio d’arte quanto pochi altri. Con un padre tra i numi dello sprint italiano e una madre addirittura biolimpionica nella Mtb. Dopo essersi fatto le ossa proprio nella mountain bike arrivando nel 2020 a un soffio dal titolo italiano junior, Kevin quest’anno ha deciso di approcciarsi alla strada. Lo ha fatto approdando alla categoria under 23 con un team che, nel settore, ha peso e soprattutto tradizione: il Tirol KTM Cycling Team, formazione Continental austriaca dalla quale sono passati molti professionisti attuali e recenti. Nel raccontare suo figlio, dalle parole di Rosola emerge tutto l’amore di un padre che non vuole assolutamente schiacciarlo di responsabilità.

Paolo Rosola
Paolo Rosola è uno degli uomini chiave della Gazprom Rusvelo
Paolo Rosola
Rosola fa parte dello staff della Gazprom Rusvelo

Libera scelta

«Sin dagli inizi – dice – io e Paola eravamo d’accordo che i nostri figli avrebbero dovuto sì fare sport, ma unicamente per salute e divertimento. Kevin si è dedicato al basket, l’altro figlio Patrick al calcio, ma la passione per la bici ce l’hanno tutti e due. E Kevin ha poi deciso di lasciare la pallacanestro e dedicarsi in toto alle due ruote. Sono però liberi di fare le loro scelte, se vogliono consigli noi ci siamo, ma ragionano con la loro testa».

Tutti a casa

Il primo approccio con la strada è stato reso più difficile dal Covid: niente ritiro prestagionale, ognuno lavora a casa.

«Lui è molto attento, si sente quasi ogni giorno con i responsabili del team e segue le tabelle fissate, se gli serve un po’ di dietro motori mi metto in sella alla moto e lavoriamo. Ha la maturità giusta per far bene, i numeri ci sono, ma non chiedetegli di ripetere quel che abbiamo fatto io o la madre, è un corridore diverso».

Sua madre Paola Pezzo ha vinto due Olimpiadi: Atlanta e Sydney
Sua madre Paola Pezzo ha vinto due Olimpiadi: Atlanta e Sydney
Che corridore è allora, visto dal tuo occhio esperto?

E’ un passista, anzi per dirla tutta un corridore da Belgio… Facendo Mtb e ciclocross ha messo su muscoli, ha una stazza diversa dalla mia, non è propriamente un velocista. Rispetto a me tiene molto meglio in salita, ma è ancora troppo giovane e non si può dire con precisione che cosa sarà. Io stesso alla sua età tiravo le volate agli altri, poi crescendo mi sono detto che era il momento di buttarsi.

Rosola è passato alla storia soprattutto per quel sano pizzico di follia che permea i grandi sprinter, Paola Pezzo per la sua straordinaria determinazione che la portava ad allenarsi di notte per preparare le Olimpiadi di Sydney già col fuso orario australiano: che cosa c’è di tutto ciò in Kevin?

Sicuramente la testa è più quella della mamma. Sugli allenamenti è molto ligio, guarda molto anche gli altri per imparare. Poi è sempre un ragazzo di vent’anni, con la voglia di sperimentare e la passione per le moto come me. A sua madre fa venire ogni volta il batticuore, io gli dico di stare attento, ma non posso certo proibirgliele…

La Mtb non è dimenticata, ma quest’anno Kevin correrà su strada
La Mtb non è dimenticata, ma quest’anno Kevin correrà su strada
Perché un team austriaco?

Sono stati quelli che si sono fatti avanti in maniera più convinta, credendo nelle sue capacità. Dall’Italia non si è fatto vivo nessuno, eppure i risultati anche su strada li aveva fatti… L’importante comunque è che l’iniziativa sia partita da loro, non ho dovuto chiedere nulla a nessuno, soprattutto al mio team (la Gazprom Rusvelo, ndr).

La mountain bike è messa da parte?

No, anche se il team non è molto propenso a fargli correre rischi, quindi le trasferte di Mtb saranno tutte a carico mio… Magari potrebbe correre domenica 6 marzo ad Andora alla prima degli Internazionali d’Italia, visto che ancora non ha gareggiato quest’anno, per rompere il ghiaccio. Ma sta a lui decidere.

E il più piccolo, come se la cava in bici?

Quando sale in sella è una belva, è velocissimo, di gare per giovanissimi ne ha vinte. Forse in lui c’è un po’ del Rosola dei bei tempi