Capello: ecco il nuovo talento italiano della Grenke-Auto Eder

13.02.2025
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L’eredità ciclistica lasciata da Lorenzo Finn è stata parzialmente raccolta da Roberto Capello. La scelta del ligure, campione del mondo juniores a Zurigo lo scorso settembre, di andare a correre con la Grenke-Auto Eder aveva destato tanti interrogativi. Ora, una volta abbattuto il muro, il fatto che un altro italiano junior vada a correre nel team sviluppo della Red Bull-BORA-hansgrohe non alza così tanti giudizi negativi. Da un lato questo è positivo, dall’altro deve invitarci a riflettere. Non è il caso di lamentarsi, ma di prendere atto che i corridori iniziano a guardare oltre il bordo del nido già in giovane età.

La rosa della grenke-Auto Eder per la stagione 2025
La rosa della grenke-Auto Eder per la stagione 2025

Sugli stessi passi

Certe squadre offrono un cammino e una possibilità di crescita che le nostre squadre non possono garantire? In un certo senso sì, vista la mancanza di una formazione WorldTour italiana, però non è detto che le squadre esistenti non possano essere in grado di offrire un giusto cammino di crescita. Per ora siamo davanti a un altro ragazzo che correrà in un devo team.

«Sto bene – racconta Capello – mi sto allenando per le gare che cominceranno tra un paio di mesi, esordirò all’Eroica Juniores Nations Cup. La squadra correrà anche in Belgio, a marzo, ma quelle sono corse più adatte ai miei compagni, io sono uno dei più leggeri e così abbiamo deciso di partire da gare vicine alle mie caratteristiche».

Roberto Capello sarà il secondo italiano che vestirà la maglia della grenke-Auto Eder, il primo è stato Lorenzo Finn nel 2024
Roberto Capello sarà il secondo italiano che vestirà la maglia della grenke-Auto Eder, il primo è stato Lorenzo Finn nel 2024
Com’è andato il passaggio alla Grenke-Auto Eder?

Il problema più grande, che poi non si è rivelato un problema, è stato la lingua. Essendo una formazione internazionale si parla in inglese, ho cominciato a studiarlo in inverno, prima di fare il ritiro con la squadra. A scuola mi sono sempre destreggiato ma è diverso rispetto a doverlo usare tutti i giorni per comunicare. Il primo incontro lo abbiamo fatto in Austria, lì ho conosciuto tutti: staff e compagni. Senza bici però, era solo un ritiro per conoscersi.

La prima volta che avete pedalato tutti insieme?

Lo abbiamo fatto a Mallorca. Non è stato un ritiro particolarmente intenso, né come volume né per intensità. Però ci siamo conosciuti meglio e abbiamo avuto modo di passare ancora più tempo insieme. 

Facciamo un passo indietro, com’è nato il contatto con la grenke-Auto Eder? 

Intorno a metà luglio, più o meno, ricordo che doveva finire il Tour de France. C’è stata una chiamata a tre tra il mio procuratore John Wakefield, la squadra e il sottoscritto. E’ stato un primo incontro conoscitivo, il giorno dopo mi hanno chiamato e detto che avrebbero avuto piacere se nella stagione successiva (il 2025, ndr) avessi voluto correre con loro.

La formazione di sviluppo juniores ha svolto il primo ritiro in bici a Mallorca (foto Maximilian Fries)
La formazione di sviluppo juniores ha svolto il primo ritiro in bici a Mallorca (foto Maximilian Fries)
Che corridore hanno preso?

Sono uno da salite lunghe, non ho una grande esplosività o uno spunto veloce particolarmente forte. Mi piacciono le gare dove il ritmo è costante. Penso di poter andare bene anche nelle cronometro, aspetto che voglio curare molto quest’anno nel quale avrò modo di usare una bici competitiva e di allenarmi bene per gare di quel genere. 

Com’è stato l’approccio tecnico alla nuova squadra?

Dal punto di vista degli allenamenti non è cambiato tanto, sono sempre stato uno che in generale è abituato a fare tante ore in bici. Chiaramente rispetto allo scorso anno ho cambiato allenatore, prima ero con Mattia Gaffuri, ora sono con il preparatore della squadra: David De Klerk. Rispetto allo scorso anno lavorerò più a blocchi.

Cosa vuol dire?

Che si va di settimana in settimana con blocchi prestabiliti: quattro giorni di carico, uno di scarico e così per quattro settimane. Poi si fa un periodo di tapering, ovvero una riduzione del carico, che in generale dovrà corrispondere con i giorni che precedono la gara. Ora che sono lontano dalle competizioni ho fatto tre blocchi di lavoro da un mese, dove il volume è rimasto più o meno costante ma sono cambiati i lavori.

Quante ore di allenamento settimanali?

Sono sempre intorno alle 20 ore, ma questo già dall’anno scorso (quando era primo anno juniores, ndr). 

Avrai a che fare con un diesse italiano: Cesare Benedetti, come ti sei trovato con lui?

I diesse sono due: Benedetti e Olaberria. Il mio riferimento sarà Cesare (Benedetti, ndr). Avere una figura che parla la mia stessa lingua alla quale appoggiarmi è bello, in più Benedetti è stato per oltre dieci anni nel mondo Bora

Roberto Capello in azione allo scorso Giro della Lunigiana con la maglia della Rappresentativa Piemonte
Roberto Capello in azione allo scorso Giro della Lunigiana con la maglia della Rappresentativa Piemonte
L’esempio di Finn che ha aperto la strada verso questo team ti è stata d’aiuto nella scelta?

Sarei stato comunque dell’idea di venire alla Grenke-Auto Eder. Quando ho avuto la possibilità non ci ho pensato due volte. Alla fine un ragazzo della mia età che corre per una squadra italiana si trova a gareggiare tutte le domeniche, io invece passo molto più tempo a casa. Questo vuol dire che riesco a organizzarmi meglio anche con la scuola, in modo da allenarmi nella maniera corretta. 

Qualche settimana fa eri al ritiro della nazionale con Salvoldi, avete parlato?

Mi è sembrato abbastanza favorevole sul discorso di andare a correre all’estero già da juniores, soprattutto vista l’esperienza positiva di Finn nel 2024. 

Il podio della Olgiate Molgora-Ghisallo, a destra: Roberto Capello 3° accanto al vincitore Lorenzo Finn (Photoberry)
Il podio della Olgiate Molgora-Ghisallo, a destra: Roberto Capello 3° accanto al vincitore Lorenzo Finn (Photoberry)
Sai già che calendario farai?

Farò un primo blocco di gare che è Eroica Juniores e Gran Premio del Perdono. Poi a metà maggio dovrei essere alla Corsa della Pace con la nazionale, ma non è ancora confermato. A giugno sarò alla Classic des Alpes, gara che ho corso nel 2024 con la Comitato del Piemonte, e ai campionati italiani a fine mese. Dopo un periodo di allenamento correrò in Lussemburgo e al Tour du Valromey, che è la gara a cui tengo di più. Agosto sarà un mese di allenamento per arrivare pronto al Giro della Lunigiana,  concluderò il calendario con Trofeo Buffoni e San Rocco. 

Una programmazione ben delineata…

Sapere già cosa farò a settembre e ottobre mi dà tranquillità e mi permette di godermi anche di più gli allenamenti, senza avere paura di esagerare. Tra poche settimane andremo in ritiro a Girona ci staremo fino all’11 marzo, finito quello inizieranno le gare. Non vedo l’ora.

Stella: sprint vincente nel deserto, buona la prima!

28.01.2025
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La prima vittoria italiana della stagione 2025 porta la firma del giovane Davide Stella, velocista al suo primo anno nella UAE Team Gen Z. Un esordio coi fiocchi per il pistard classe 2006 che alla quinta e ultima tappa del Tour of Sharjah mette in fila tutti (in apertura foto Tour of Sharjah). Il talento della pista azzurra, che nel mondiale juniores dello scorso settembre ha portato a casa due ori e un argento, ha cominciato con il piede giusto anche su strada. 

Nel deserto, tra moschee e sabbia fa un gran caldo. Al termine della tappa raggiungiamo Stella al telefono. Lui e i compagni del devo team della UAE Team Emirates si trovano al Dubai Mall per festeggiare. Un giro per salvarsi dal caldo e per trovare un po’ di svago alla fine di dieci giorni impegnativi. 

«Siamo arrivati negli Emirati – dice Stella al telefono – il 18 gennaio per correre una gara inaugurale. Poi è iniziato il Tour of Sharjah. Nei primi giorni sono stato male, ho preso un virus intestinale che mi ha debilitato parecchio. Ho perso quattro chili di liquidi. Man mano che le tappe passavano stavo sempre meglio (lo testimonia il quinto posto nella seconda tappa, ndr)».

Stella ha conquistato il titolo iridato con il quartetto azzurro, per loro è arrivato anche il record del mondo
Stella ha conquistato il titolo iridato con il quartetto azzurro, per loro è arrivato anche il record del mondo

Energia ritrovata

I chilometri sono passati e la forza è presto tornata a impossessarsi delle gambe di Stella, che nella volata di oggi ha chiuso in bellezza il viaggio negli Emirati Arabi.

«Come sviluppo di gara – spiega il velocista – mi sono trovato bene, in queste gare il gruppo controlla l’andamento della tappa. Tutto è più lineare. La volata di oggi è stata abbastanza nervosa, non è stato facile gestirla, tanto che all’ultimo mi sono trovato solo. Dopo l’ultima rotonda ero rimasto indietro, così ho lanciato lo sprint ai 400 metri. Piano piano sono risalito, fino a superare il primo. E’ stato uno sforzo abbastanza simile a quello che faccio in pista, dove siamo chiamati a fare tanti secondi con picchi alti di potenza. Prima di partire per venire qui a correre sapevo di stare bene, per quanto riguarda il picco di potenza massima ero su ottimi livelli. Non ho ancora metabolizzato bene il successo, magari tra qualche ora sarò più consapevole. Però iniziare così è bello, molto».

Nella prima volata del Tour of Sharjah Stella ha ottenuto un quinto posto, serviva solo prendere le misure (foto Tour of Sharjah)
Nella prima volata del Tour of Sharjah Stella ha ottenuto un quinto posto, serviva solo prendere le misure (foto Tour of Sharjah)

La parola del coach

Al Tour of Sharjah, insieme ai ragazzi del UAE Team Gen Z, c’era anche Giacomo Notari. Il preparatore del devo team non è andato con i ragazzi a festeggiare, per lui e lo staff è tempo di fare le valige e preparare il rientro di tutti i materiali. 

«Che corridore sia Stella – racconta Notari mentre è indaffarato con le ultime cose da sistemare – lo abbiamo visto fin dai primi test e anche da ciò che ha fatto su pista. Con lui abbiamo impostato un lavoro che ci permettesse di mantenere e migliorare l’esplosività, tanto che ha continuato ad allenarsi su pista durante l’inverno. A livello anaerobico è tanto, tanto, ma tanto forte. Si tratta di un velocista puro e lo si è visto fin dal primo ritiro, quando faceva le volate con Molano e se la giocava. Ma uno juniores forte può giocarsela con un corridore più maturo nello sprint secco. Quello che deve migliorare Stella è la resistenza».

Davide Stella ha impressionato Notari per la sua potenza nello sprint (foto Tour of Sharjah)
Davide Stella ha impressionato Notari per la sua potenza nello sprint (foto Tour of Sharjah)

Cammino misurato

Quello che ha intrapreso Davide Stella con il UAE Team Gen Z è un cammino lungo. Oggi, e in generale in questi primi mesi, ha fatto il primo passo. Che poi questo abbia portato già a una vittoria è un segnale che fa ben sperare e mette tutti di buon umore. Ma il percorso è ancora lungo

«L’equilibrio da trovare – continua Notari – è delicato. Stella deve mantenere lo spunto veloce, quindi una fase anaerobica forte. Tuttavia per esprimersi al suo massimo nelle volate deve riuscire ad arrivarci fresco, per questo si deve migliorare nella parte anaerobica. Durante l’inverno ci siamo concentrati su tutte e due le fasi, con tante ore in Z2 per aumentare la resistenza e i lavori sulle volate e in pista per mantenere lo spunto.

«In queste tappe le distanze non erano proibitive, sono distanze che uno junior può reggere, si parla di 120 0 130 chilometri per tappa. Ciò su cui dovremo lavorare sarà arrivare dopo 150 o 170 chilometri con lo stesso spunto veloce. L’ho detto ieri ai ragazzi, voi siete nel devo team per crescere, nessuno vi chiede di vincere dieci gare, ma di arrivare pronti per il salto nel WorldTour. Poi se si vince meglio (dice con una risata, ndr) ma non deve essere un’ossessione».

Pino Toni: «Un “nuovo” Casano: tutti uniti per Di Fresco»

27.01.2025
4 min
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Il malore e la corsa in ospedale di Giuseppe Di Fresco hanno portato tutti a stringersi intorno alla sua realtà: il Team Casano. Un post sui social di Pino Toni, che mostra il tesserino da diesse, senza troppi giri di parole racconta di una nuova avventura nata per dare un mano a un amico. Rinvigorita però, così si legge, da un gruppo di ragazzi volenterosi. Gli episodi della vita, spesso mutevoli e incontrollabili, hanno portato a una nuova fase il Team Casano. Rimessi in ordine i pezzi si è pensato subito a come far continuare questa realtà. 

«Lavoravo come preparatore – dice Pino Toni dal suo laboratorio – con il Team Casano dalla scorsa stagione, ruolo che svolgevo anche per altre squadre juniores. Da quando Giuseppe (Di Fresco, ndr) è stato male ho deciso di rimboccarmi le maniche e dare una mano. Lo conosco da più di vent’anni, quando era alla Berti e io ho iniziato a lavorare con lui. Erano i tempi di Damiano Caruso, per intenderci. Abbiamo proseguito insieme anche alla Mastromarco, quando era passato a occuparsi dei dilettanti».

Toni 2022
Pino Toni ha voluto dare una mano a Di Fresco e dal 2025 sarà diesse del Casano
Toni 2022
Pino Toni ha voluto dare una mano a Di Fresco e dal 2025 sarà diesse del Casano

Amicizia e passione

Nel 2024 Pino Toni aveva come ruolo quello del preparatore, ora ha voluto fare un passo in più. Di certo lo ha spinto un sentimento di amicizia, ma non c’è solo questo.

«Del Team Casano – continua – se ne occupava Di Fresco, in toto. Era ed è ancora il faro di questa squadra. E’ andato in giro a cercare sponsor e squadre con cui avviare delle collaborazioni, l’ultima con lo Stabbia. Questa storica società fiorentina rischiava di chiudere, così Di Fresco è andato a parlare con il loro presidente, Benvenuti, e hanno trovato un modo di continuare. Una cosa molto bella, anche perché lo Stabbia farà 50 anni nel 2025. Di Fresco avrebbe portato avanti i compiti di tecnico e manager e aveva messo insieme uno staff di alto livello».

Giueseppe Di Fresco è comunque stato presente al primo ritiro collegiale del Casano
Giueseppe Di Fresco è comunque stato presente al primo ritiro collegiale del Casano
C’è da prendere le redini di una squadra ben formata, come si fa?

Non sarò da solo. Con me ci saranno altri due diesse: Michele Corradini e Alessandro Mansueto. Quest’ultimo è un formatore della Federazione, è siciliano e segue i nostri due ragazzi che vivono lì. Michele Corradini, invece, sta terminando il corso di formazione di terzo livello. 

E’ una squadra ben organizzata?

Assolutamente. Da questo inverno è entrato nello staff un nutrizionista, Matteo Michelotti. Una figura nuova di cui parlavamo Di Fresco e io e che lui ha avuto la prontezza di inserire. 

Durante l’incontro di inizio stagione una prima infarinatura di come funzionerà la squadra nel 2025
Durante l’incontro di inizio stagione una prima infarinatura di come funzionerà la squadra nel 2025
Come sta Di Fresco?

Bene, deve fare attenzione a non caricarsi di lavoro e stress. Ha bisogno di riposare il più possibile e ci vorrà un po’ di tempo. Non è facile nemmeno per noi. Dopo lo smarrimento iniziale si era un po’ persa la bussola. C’è voluto un pochino di tempo per riequilibrare il tutto. Siamo riusciti ad alleggerire la pressione da Di Fresco e distribuirla su tutti. 

Tu cosa farai in più?

Sarò presente con i ragazzi, darò una mano a Corradini nella gestione degli allenamenti e dei dati. Poi ci sarà da curare anche la parte delle corse: prepararle, essere in ammiraglia e curare la strategia. Piano piano capiremo come fare e instaureremo un modo di lavorare, cosa che in parte è già stata fatta. 

Nel 2024 i ragazzi del Casano si sono messi in mostra in diverse gare (foto Fruzzetti)
Nel 2024 i ragazzi del Casano si sono messi in mostra in diverse gare (foto Fruzzetti)
In che modo?

Ho portato il modello che conosco io, quello di una squadra professionistica. Una realtà dove tutti gli impegni sono divisi tra i vari membri dello staff. Sarà difficile, ma vedremo di portare a termine tutti i compiti. Credo che se c’è un posto nel quale provare a fare un progetto in grande sia proprio il Team Casano. 

Si tratta di inserire un modello che sarà poi quello del futuro, anche una volta che Di Fresco sarà tornato.

Certo! Vogliamo far crescere la squadra e renderla professionale, per fare in modo che sia di supporto ai giovani e alla loro crescita. 

Cosa vuol dire professionale?

Che possano nascere delle collaborazioni e che siano continuative. Avere delle risorse per fare investimenti nello staff e nei mezzi

BFT Burzoni rivoluzionata, ma sempre con la stessa filosofia

23.01.2025
7 min
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Cambiare pelle conservando il medesimo spirito. Nel suo decimo anno di vita, la BFT Burzoni ha appena varcato la soglia del 2025 con una formazione largamente rinnovata. Una scelta dettata da tanti fattori tenendo conto dell’evoluzione della categoria juniores.

Un anticipo di questo cambiamento lo abbiamo fatto parlando due giorni fa con Linda Sanarini, una delle due confermate e promossa leader della squadra piacentina sul campo. Le dieci nuove ragazze arrivano dalle allieve portandosi in dote fior di risultati e alcune scommesse da vincere. Di loro, delle atlete che sono passate elite quest’anno e di tutto il resto, compreso l’accordo con la Picnic-PostNL, ne abbiamo parlato col team manager Stefano Solari al termine dell’ultimo weekend di allenamenti a Riva del Garda (in apertura foto Frantz Piva).

Per chi vi conosceva bene, avete fatto una corposa metamorfosi.

La definirei una piccola rivoluzione poiché ci sono state tante variazioni. E’ arrivata Krizia Corradetti come diesse che affiancherà Vittorio Affaticati. Ma la rivoluzione più importante riguarda la preparazione atletica della squadra. Abbiamo deciso di affidarci a Silvia Epis, che reputo una della migliori allenatrici in assoluto. Con noi ci saranno anche due ragazzi che avranno il compito di prendere i dati delle nostra atlete e analizzarli con Silvia per poi fare le tabelle di allenamento in modo approfondito. Abbiamo voluto provare a fare un lavoro d’equipe come succede nei team WorldTour, fatte ovviamente le debite proporzioni. Per le juniores è una novità, speriamo possa portare dei frutti.

Come nasce la volontà di cambiare tanto dell’organico della BFT Burzoni?

Abbiamo fatto diverse valutazioni, anche col presidente Andrina. Camilla Bezzone veniva da un infortunio e meritava di restare con noi per giocarsi bene le proprie carte. Per il resto abbiamo visto che nelle ultime stagioni tra le juniores non c’era una grande differenza tra le atlete del primo anno e quelle del secondo. Basti vedere le classifiche di punti e vittorie del 2024 dove le prime tre sono Chantal Pegolo, Erja Giulia Bianchi e Giada Silo. E l’anno prima la nostra La Bella era stata la seconda in questa graduatoria. Pertanto non siamo andati a prendere nuove atlete del secondo anno, anche perché possiamo lavorare con calma in vista del 2026.

Cosa puoi dirci delle nuove arrivate?

Abbiamo preso dieci allieve che sono già abbastanza pronte per la categoria. Sempre guardando le classifiche finali di rendimento, la metà di loro sono tra le prime otto a livello nazionale. Tuttavia, guardando i test, non state spremute fortunatamente. Crediamo che tutte abbiano ampi margini di miglioramento, che è la condizione migliore per lavorare come dicevo prima. Allo stesso tempo ho già potuto vedere che hanno grinta e voglia di imparare. Dai primi ritiri ho capito che sta nascendo un bel gruppo, soprattutto ben assortito.

In che modo?

Ci sono velociste pure, velociste che tengono bene in salita e scalatrici che hanno un bello spunto veloce per vincere volate ristrette. Abbiamo messo in conto che faranno fatica nei primi mesi, ma sono certo che usciranno poco alla volta. Hanno davanti a loro una capitana come Sanarini che l’anno scorso ha fatto tanta esperienza nel bene e nel male. Poi ovvio che dovranno ascoltare solo ciò che gli diranno i nostri diesse. Comunque sarà la strada ad emettere il proprio giudizio, come sempre.

Ti senti di spendere qualche parola in particolare per una delle nuove arrivate?

Non mi piace mai fare dei nomi. Forse l’unica curiosità è rappresentata da Elisa Bianchi (che arriva dalla Flandres Love, ndr), la campionessa italiana allieve che ha sempre corsa da sola nelle varie categorie giovanili, con i relativi pro e contro del caso. Per lei sarà la prima volta in un team e dovrà imparare le dinamiche tattiche in corsa di una squadra. Sotto quel punto di vista è tutta da scoprire, ma so che è quasi una soldatessa nel seguire i lavori assegnati. Ora è impegnata col ciclocross tra Coppa del Mondo e mondiali, la aspettiamo presto.

Un nome lo facciamo noi e ti chiediamo una considerazione su Sanarini.

Abbiamo avuto tante atlete forti che sono ora nel WorldTour, ma forse come lei non l’ho mai vista. Linda ha un gran motore e tutti i mezzi per fare grandi cose, ma deve diventarne consapevole. E’ una questione di testa, perché tende sempre a sentirsi inadeguata o pensare sempre che le avversarie siano più forti di lei. Quando è con noi vediamo una Linda tanto socievole e serena con le compagne, quanto seria e determinata in bici. Ha tanto potenziale, ma non vogliamo metterle troppe pressioni addosso. Linda deve restare tranquilla, avere pazienza. non farsi condizionare da fattori esterni.

Riguardando all’anno scorso, in tanti si aspettavano che La Bella e Baima andassero nel WorldTour. Cosa è successo invece?

Ce lo hanno chiesto in tanti con sorpresa. A fine stagione molte formazioni continental sono rimaste alla finestra per la riforma dei ProTeam, quindi molti movimenti sono arrivati tardi. Purtroppo non solo Eleonora ed Anita hanno avuto problemi in quel senso, ma anche tante altre juniores che avevano fatto meglio di loro due. Entrambe poi hanno avuto piccoli intoppi fisici e l’anno scorso non sono riuscite a confermare il bel 2023 pur arrivando davanti e correndo con la nazionale. Sono comunque andate in buone squadre (rispettivamente Vaiano e Horizons, ndr) dove potranno esprimersi al meglio. E siamo soddisfatti per avere fatto passare altre tre ragazze.

Linda Ferrari è cresciuta nella BFT Burzoni. E’ passata alla BePink dopo lo stage del 2024 dove ha fatto un’ottima impressione
Linda Ferrari è cresciuta nella BFT Burzoni. E’ passata alla BePink dopo lo stage del 2024 dove ha fatto un’ottima impressione
Continua pure.

Asia Sgaravato, che aveva avuto un gran finale di stagione, e Giorgia Tagliavini sono andate alla Mendelspeck, mentre Linda Ferrari è stata confermata alla BePink-Bongioanni dopo lo stage da agosto a ottobre. Lei è quella che è migliorata più di tutte da quando è arrivata da noi da esordiente. Non ha mai vinto, ma ha tutto quello che serve per andare bene tra le elite. Vede la corsa, sa andare in fuga, stare bene in gruppo e lavorare per le compagne. Walter Zini (il team manager della BePink, ndr) infatti mi diceva che con loro ha corso bene e gli aveva fatto una grande impressione.

L’accordo tra BFT Burzoni e Picnic-PostNL resta attivo?

Anche quest’anno saremo un loro devo team, più o meno con le stesse condizioni del 2024. Siamo felici di sapere che hanno un occhio di riguardo per noi. Devono ancora stabilire se ripeteranno quei giorni di test come a febbraio di un anno fa, però chiaramente se ci dovessero chiedere qualche ragazza da mandare in Olanda, lo faremmo volentieri. Ormai sanno come lavoriamo.

Vincere una gara all’estero e continuare a fare esperienza internazionale, sono due degli obiettivi stagionali (foto BFT Burzoni)
Che obiettivi vi siete dati quest’anno?

Forse è sempre il solito. Ci piacerebbe vincere una gara all’estero, sarebbe una soddisfazione enorme. Abbiamo già ricevuto l’invito per il Tour du Gévaudan Occitanie in Francia e per la Bizkaikoloreak nei Paesi Baschi. Stiamo valutando anche l’invito di un’altra gara di due giorni in Francia che però non è valevole per la Coppa delle Nazioni come le altre due. In questo senso restiamo fedeli alla nostra filosofia, quella di far fare esperienza internazionale alle nostre ragazze.

Sanarini lavora già sodo per il prossimo salto in avanti

21.01.2025
6 min
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Non lascerà nulla al caso per alzare ulteriormente l’asticella. Il diciottesimo compleanno festeggiato con le compagne di squadra della BFT Burzoni è stato uno degli ultimi – piacevoli e giusti – svaghi prima di affrontare con un bel piglio il 2025. Linda Sanarini è entrata nella sua seconda stagione da juniores per diventare “più grande” non solo anagraficamente (in apertura foto Franz Piva).

L’avevamo lasciata protagonista della visita a casa della attuale Picnic-PostNL. Poi al pronti-via, l’anno scorso la padovana di Saccolongo era andata a bersaglio subito confermando le proprie credenziali dimostrate dall’oro ottenuto agli EYOF 2023. In successione per Sanarini è arrivato il tempo di indossare maglie diverse da quelle del club e raccogliere podi internazionali. Prima il tricolore conquistato nel campionato italiano a crono, poi cinque medaglie complessive in pista con la nazionale tra europei e mondiali. Ed ora il suo sguardo è puntato alla propria crescita, anche con qualche novità.

Linda come giudichi il tuo primo anno da juniores?

Il 2024 è stata un’annata di apprendimento, nella quale ho capito il valore della categoria. Su strada onestamente mi aspettavo di fare di più, anche se non mi lamento per i due successi che ho ottenuto. Però sentivo sempre che mi mancava qualcosa per arrivare al risultato pieno. Ad esempio aiutavo bene le mie compagne, volentieri e senza problemi. Anzi, ho imparato a lavorare per le altre, migliorandomi. Invece quando ero io che dovevo fare la gara, non avevo le stesse buone sensazioni. Credo comunque che ci possa stare.

In compenso in pista con la maglia azzurra ti senti più soddisfatta?

Sono contenta perché in nazionale abbiamo avuto un bel gruppo di lavoro, proprio come nella mia squadra. Devo dire che è stata una bella annata in pista, malgrado mi bruci ancora quell’omnium perso per soli 3 punti agli europei di Cottbus. Ed anche nell’omnium mondiale non sono stata troppo fortunata perché sono caduta quasi in ogni prova. E’ vero che non ho preso l’oro, però se ci ripenso sono felice delle altre quattro medaglie (argento nella madison e bronzo nel quartetto agli europei, due bronzi tra madison e quartetto ai mondiali, ndr).

Intanto come sono andati i ritiri con la squadra?

Sono andati molto bene pur con finalità diverse. Dal primo al sei di gennaio siamo state a Castagneto Carducci in Toscana dove abbiamo fatto un buon carico di lavoro. E’ stato anche il classico ritrovo per amalgamarci, visto che siamo cambiate tanto. Oltre alla nuova diesse Krizia (Corradetti, ndr), sono arrivate dieci nuove compagne, tutte del primo anno. Invece lo scorso weekend a Riva del Garda abbiamo sfruttato il bel clima facendo uscite da 3-4 ore con test in salita. Personalmente ho avvertito buone sensazioni, specialmente in salita dove mi sentivo più leggera, anche perché ho intrapreso un percorso con un nutrizionista.

Per quale motivo?

Intanto ammetto che al sabato sera per il mio compleanno avevo portato una bottiglia di spumante e una cheesecake al pistacchio, ma senza fare tardi o altri strappi alle regole (dice sorridendo, ndr). Battute a parte, non me lo ha imposto nessuno di andare da un nutrizionista, è una volontà partita da me. Questa stagione è molto importante per il mio futuro. Se andrò bene potrò mettermi maggiormente in mostra ed eventualmente ambire ad andare in determinate squadre. Quindi voglio fare tutto il possibile per essere pronta e più performante. E soprattutto non avere rimorsi per non averci provato.

Quest’anno sarai una delle “veterane” della BFT Burzoni. Che consigli dai alle nuove arrivate?

Intanto va ricordato che dall’anno scorso è rimasta anche Camilla Bezzone. Alle altre mie compagne posso dire che non devono cercare troppo il risultato. Devono correre tranquille perché il salto dalle allieve si sente molto. Ed io l’ho visto su di me. Comunque nei ritiri che abbiamo fatto, si è visto subito che ci tengono a fare bene.

Visto il 2024, partirai con i gradi di capitana. Ti spaventa o sei stimolata?

Sicuramente sono stimolata. Secondo me per noi quest’anno sarà importante la squadra in ogni gara. Anche se siamo formate da tante ragazze del primo anno, penso che strada facendo e corsa dopo corsa troveremo le necessarie affinità per fare belle prestazioni o fare risultato. Attenzione però che non sarà troppo semplice nemmeno per me perché dovrò metterci del mio per integrarmi con le mie nuove compagne.

Che obiettivi si è data Linda Sanarini?

Sicuramente farò ancora la doppia attività strada-pista, ma ho già detto a Masotti (il responsabile delle juniores in pista, ndr) che sarò disponibile solo dopo marzo, come vuole la mia squadra. Vorrei fare meglio dell’anno scorso. Su strada punto a fare bene a Cittiglio, ora che mi sento più adatta al percorso. Mi piacerebbe riconfermarmi nell’italiano a crono. Con la nazionale, visto che i mondiali in Rwanda sono duri, vorrei guadagnarmi una chiamata per gli europei in Francia. Indossare l’azzurro è sempre una grande soddisfazione. Diciamo però che in generale vorrei essere un punto di riferimento per le mie compagne, come è stata Asia Sgaravato per me l’anno scorso.

In Australia il battesimo di Philipsen, il “bimbo prodigio”

15.01.2025
5 min
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21 gennaio. Una data fatidica per Albert Withen Philipsen che non solo indosserà per la prima volta in gara la divisa della Lidl-Trek, ma inizierà anche ad assaggiare la realtà del WorldTour attraverso il Santos Tour Down Under, quindi partendo direttamente dalla cima.

Il danese, intercettato proprio in aeroporto prima di effettuate il lunghissimo viaggio, non è per nulla spaventato, anzi ha una gran voglia di mettersi all’opera e forse mettersi alle spalle un biennio da junior che gli ha dato tantissimo a livello di risultati, ma che cominciava a sentire un po’ stretto.

Per il danese due anni di grande crescita su strada, con titolo mondiale in linea ed europeo a cronometro nel 2023
Per il danese due anni di grande crescita su strada, con titolo mondiale in linea ed europeo a cronometro nel 2023
Come sono state queste prime settimane alla Lidl-Trek?

È stato davvero bello. Il team mi ha supportato molto e mi ha dato molta spinta per avvicinarmi a questo che rispetto agli juniores è un mondo tutto nuovo. Esco da questo periodo di allenamento molto carico, con una buona condizione e mi sento davvero felice nell’affrontare questa trasferta che farà da rompighiaccio.

Sei il più giovane del team e sei passato subito alla squadra WorldTour, che cosa ti aspetti da questo primo anno?

Penso che sia un anno delicato, io non voglio avvicinarmi al nuovo mondo con l’atteggiamento sbagliato. Credo che sia importante soprattutto per imparare, acquisire un po’ più di esperienza e abituarsi a essere al livello dei grandi. Intanto mettendomi a disposizione e svolgendo i compiti che mi verranno dati. D’altronde è difficile avere grandi aspettative perché non so nulla del livello, intanto si tratta di abituarmi al nuovo livello di corsa.

21 giorni di gara nel 2024, con 9 vittorie e qualche delusione, come alla Roubaix e al mondiale
21 giorni di gara nel 2024, con 9 vittorie e qualche delusione, come alla Roubaix e al mondiale
Partirai subito dall’Australia, che sentimenti provi ad affrontare subito una corsa a tappe WorldTour contro molti grandi corridori?

In realtà mi sento abbastanza carico, sono contento di iniziare subito e anche di farlo a un livello così alto. Penso che anche la squadra sia un po’ più rilassata al riguardo. Non hanno aspettative molto alte per me per fare qualcosa di folle perché è così presto nella stagione. E’ la mia prima gara, sarà un po’ un test che mi incuriosisce ma che affronto con tranquillità e il fatto di rientrare nel gruppo, di mettere da parte tutto quel che è successo in questi due anni non mi dispiace. Io comunque voglio crescere velocemente e guardo già alle gare più avanti nella stagione.

Com’è stato il tuo 2024?

La mia stagione è stata piuttosto buona. Ho raggiunto quasi tutti i miei obiettivi, tranne per i campionati del mondo, dove ho dovuto fare i conti con la sfortuna, che si è un po’ accanita… Alla fine comunque posso dirmi soddisfatto.

Philipsen e Finn nella fuga decisiva dei mondiali. Una rivalità che potrebbe svilupparsi fra i grandi
Philipsen e Finn nella fuga decisiva dei mondiali. Una rivalità che potrebbe svilupparsi fra i grandi
Torniamo al mondiale, senza la caduta pensi che vi sareste giocati il titolo tu e Finn e che cosa pensi del corridore italiano?

Devo dire che Finn stava andando davvero forte. Per questo mi è spiaciuto come sono andate le cose, sarebbe stata una bella sfida, incerta, un ultimo giro tutto da vivere, ma nel ciclismo bisogna anche pagare dazio. Io penso che anche lui avrebbe voluto giocarsi la vittoria ad armi pari e credo che anche il pubblico, a prescindere dal tifo, avrebbe gradito. Vorrà dire che ci affronteremo nella categoria superiore…

Continuerai a fare strada e mountain bike?

Per quest’anno ho intenzione di continuare sia per la strada che per la mountain bike, concentrandomi principalmente sulla corsa su strada e poi facendo solo una manciata di gare di mountain bike parallelamente. Diciamo che quest’anno la bilancia penderà molto più che in passato verso il ciclismo su strada e non potrebbe essere altrimenti, è un grande investimento che sto facendo io su me stesso e che sta facendo la squadra.

Philipsen intende continuare nella mtb, dove vanta 2 titoli mondiali e uno europeo da junior
Philipsen intende continuare nella mtb, dove vanta 2 titoli mondiali e uno europeo da junior
Il ciclocross lo hai abbandonato del tutto?

Qualcosa dovevo per forza lasciarla da parte. Ho deciso di non fare più il ciclocross solo per potermi allenare meglio in inverno e prendermi una pausa mentale dalle gare. A questo punto era diventata una necessità.

Perché hai scelto la Lidl-Trek?

E’ difficile dire esattamente perché ho scelto il team. Direi che sono stati loro che mi hanno dimostrato grande interesse e prospettato un programma ideale per la mia crescita, devo dire che la cosa che mi ha colpito di più è che erano davvero entusiasti. In generale ero una buona atmosfera e poi mi piace molto anche l’attrezzatura che utilizzano, sono davvero contento delle bici da corsa e anche degli altri corridori che corrono nel team. Soprattutto in squadra ho trovato un buon numero di corridori danesi che possono aiutarmi e darmi qualche consiglio importante.

Il diciottenne di Holte è molto cresciuto a cronometro, il che ne fa un elemento di punta per le corse a tappe
Il diciottenne di Holte è molto cresciuto a cronometro, il che ne fa un elemento di punta per le corse a tappe
In questi due anni da junior hai vinto molto, ma al di là di questo, come stradista quanto pensi di essere cresciuto?

Molto, sono stati gli anni in cui mi sono concentrato davvero sulle corse su strada, quindi la mia curva di apprendimento è stata piuttosto ripida. Certamente non sono più il Philipsen vincitore a sorpresa del titolo mondiale nel 2023, sono migliorato molto a livello tattico e su come comportarmi in gruppo e come correre. Ma so di avere ancora molto lavoro da fare. Comunque mi sento molto più a mio agio con la bici da strada e mi sento più sicuro del mio stile di corsa e di come affronto le gare.

Il ciclismo del Caneva: un po’ per fatica e un po’ per gioco

14.01.2025
8 min
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Qualche anno fa, ci rendemmo conto che in ogni intervista Alejandro Valverde continuava a tirar fuori la stessa espressione: «Disfruta de la bicicleta» che in qualche modo significa godersi la bicicletta, divertirsi a praticare lo sport. E’ una frase che per chi scrive è sempre stata alla base della longevità dello spagnolo. Per questo quando qualche giorno fa ci siamo imbattuti in un post su Facebook della Gottardo Giochi Caneva, un passaggio ci ha riportato alla memoria le parole del grande spagnolo. «In questi giorni – si legge – i gialloneri hanno alternato uscite in bicicletta ad attività ludiche con l’intento di mettere chilometri sulle gambe e cementare lo spirito di gruppo. Chilometri, sedute di yoga e torneo di padel hanno riempito le giornate dei gialloneri».

L’ammiraglio Ravaioli

In questi anni di juniores inquadrati e sollecitati ai massimi livelli, il concetto di attività ludica ha richiamato l’attenzione. E dato che il direttore sportivo della squadra friulana è un vecchio amico e spirito libero del ciclismo come Ivan Ravaioli, lo abbiamo contattato per farci raccontare questa dimensione e il suo approccio da direttore sportivo con questo piccolo/grande ciclismo. Ivan, classe 1980, è stato professionista dal 2003 al 2006 e poi ha corso nel circuito della Red Hook su bici fixed.

«Ho sempre pensato che correre in bici, avendolo fatto – dice il romagnolo ormai adottato dal Veneto e tecnico della Gottardo Caneva – sia molto faticoso. Oggi la categoria juniores è diventata molto, molto, molto esigente. Praticamente sono gli under 23 di quando correvo io e forse anche di più. Pretende professionalità, impegno, dedizione e ore di allenamento. C’è già chi ha il mental coach, chi ha il preparatore, chi ha il nutrizionista… Insomma siamo arrivati ad un livello molto serio, però gli anni che questi ragazzi hanno potenzialmente davanti sono sempre gli stessi che avevamo noi. Se un ragazzo merita e da grande farà il corridore, avrà davanti 10-15 anni. Quindi io dico: okay essere seri, impegnarsi, allenarsi, mangiare bene e fare la vita, ma andare avanti è difficile. E allora dall’anno scorso, il mio primo anno con loro, ho sempre cercato e cercherò anche in futuro di trovare un modo divertente per fare le cose sul serio».

Nel 2017, Ravaioli ha corso nel circuito Red Hook. Dallo scorso anno è alla Gottardo Caneva (foto Team Cinelli Chrome)
Nel 2017, Ravaioli ha corso nel circuito Red Hook. Dallo scorso anno è alla Gottardo Caneva (foto Team Cinelli Chrome)
Come si fa?

Il lavoro in palestra si può fare in maniera monotona e, se vogliamo, anche un po’ triste. Vai in palestra da solo, ti metti le tue cuffiette, fai le tue ripetute, i tuoi squat, leg extension, la pump, lo stretching. Stai lì dentro per due ore, fai tutto quello che devi fare, però la testa non si è divertita. Allora l’anno scorso, per fare un esempio, durante il primo ritiro di gennaio abbiamo fatto una giornata in campo di addestramento militare all’aperto. Abbiamo fatto più o meno le stesse cose che fai in palestra, forse anche più impegnative a livello fisico. I ragazzi si sono sfidati uno contro uno, tre contro tre, squadre da quattro, squadre da cinque. Insomma abbiamo passato due ore in cui la testa non si è impegnata nel lavoro specifico, ma il fisico sì.

Abbiamo letto del padel…

Va di moda, i Carera l’hanno proposto nella festa con Pogacar e i ragazzi guardano i social. Allora dato che mia moglie ci gioca da un po’ di mesi e io sono andato qualche volta a giocare con lei, mi è sembrata una cosa divertente. E’ comunque un’attività fisica e quindi l’ho voluta inserire nel ritiro. L’anno scorso addirittura avevamo fatto anche una giornata di noleggio e-bike, le mountain bike elettriche.

Una briscola nel ritiro della Gottardo Caneva: si fa gruppo anche così
Una briscola nel ritiro della Gottardo Caneva: si fa gruppo anche così
Come è andata?

Un profano può pensare che non abbiano fatto fatica, io però ho fatto mettere il cardio a 3-4 ragazzi e dopo 4 ore, quando abbiamo finito le batterie, più di un ragazzo è arrivato alla fine del giro con 158-160 battiti medi. Secondo me ci sono modi per rendere le cose divertenti, ma facendole comunque in maniera seria e professionale. Lo stesso discorso può valere per le ripetute, per una salita fatta in soglia o fuori soglia.

Possono essere divertenti anche quelle?

Il preparatore ti dà tre minuti così, due minuti in alto modo e va bene per far capire ai ragazzi come dovranno lavorare negli anni successivi se continueranno a correre. Però più o meno la stessa cosa la posso fare in altro modo, magari mettendo un premio in cima alla salita su cui fai le ripetute. I ragazzi lavorano spesso da soli. Hanno il loro preparatore e difficilmente durante la settimana si riesce ad allenarsi tutti insieme. La domenica però cerco di farmeli lasciare, in modo da lavorarci in modo meno schematico. Domenica abbiamo fatto quattro ore che potevano essere pesanti per la testa, se fatte seguendo delle tabelle. Invece fatte giocando fra loro, hanno speso, ma la testa non ne ha risentito.

Le strade sono sporche, ma sguazzare nel fango non è il sogno di ogni bambino? In bici, non si cresce mai del tutto
Le strade sono sporche, ma sguazzare nel fango non è il sogno di ogni bambino? In bici, non si cresce mai del tutto
Che rapporto hai con i loro preparatori?

Mi sono accorto da subito che gli juniores e gli under 23 che ho fatto io non hanno nulla in comune con quello che hanno ora. Da junior, io prendevo la bici 2-3 volte a settimana. E da U23 mi allenavo a intensità inferiori a quelle degli attuali juniores, si faceva tanto fondo. Se vedi la tabella di uno junior di oggi, prendi paura. E io sto cercando di fargli vivere due anni nel modo più bello possibile. A volte anche con il rigore che serve, ma in modo leggero. Mi affido molto ai preparatori. Credevo che la mia esperienza sarebbe bastata anche per la preparazione, invece non mi ero reso conto che il ciclismo fosse cambiato così tanto. E così ho capito che il direttore sportivo ha un ruolo ridimensionato per quanto riguarda la preparazione, mentre lavora di più sul lato mentale per spronarli. Chi con una parolina, chi con una carezza, chi battendo il pugno sul tavolo. Il lavoro del direttore sportivo non è diminuito, è solo cambiato.

Esci mai in bici con i ragazzi?

La testa vorrebbe uscire tutti i giorni con loro, il fisico monterebbe in macchina e questa lotta va a periodi. L’anno scorso durante le ferie di Natale ho ripreso a pedalare e a gennaio e febbraio sono andato per due mesi con loro. Non pretendo di arrivare in cima alle salite con il primo, mi basta arrivare a tiro dell’ultimo in modo da non farli aspettare tanto. E poi in pianura in un qualche modo ci si arrangia. Quest’anno sto facendo la stessa cosa e vedo che ogni allenamento vado sempre meglio.

Riccardo Da Rios, classe 2007, è un secondo anno della Gottardo Caneva. Nel 2024 alcuni interessanti piazzamenti
Riccardo Da Rios, classe 2007, è un secondo anno della Gottardo Caneva. Nel 2024 alcuni interessanti piazzamenti
Uscire con loro ti dà qualche ritorno?

Mi piace e mi fa star bene, non lo nascondo. E poi secondo me stando in bici con loro, vedi qualcosa che dall’ammiraglia ti sfugge. In più, spesso un allenamento di 3-4 ore mi consente di risparmiarmi un sacco di telefonate. Dieci minuti in coppia con uno, dieci minuti con l’altro e si tirano fuori un sacco di argomenti. In più riesco a intervenire in tempo reale, magari le dinamiche di una doppia fila, come si fa il treno. Io mi metto a ruota, chiaramente finché ce la faccio, vedo come lavorano e come svolgono il compito che gli viene assegnato, quindi secondo me è utile. Alcuni direttori sportivi non sono favorevoli, però io vado avanti con la mia testa e penso che sia utile.

Il tuo direttore sportivo alla Zalf, Luciano Rui, ha sempre interpretato il ciclismo cercando anche il divertimento. Qualcosa che porti con te?

Un anno ho fatto un post su Facebook dove ho ringraziato lui, Angelo Gentilini, il mio direttore sportivo da junior e un’altra persona. Sono le tre persone che mi hanno insegnato tantissimo, sia a livello ciclistico ma soprattutto a livello umano. Io cerco di prendere il buono da ogni persona che incontro nella mia vita. In quei quattro anni che ho passato alla Zalf Fior, Ciano per me è stato quasi un secondo padre. Sono andato da Faenza a Castelfranco Veneto che avevo 18 anni, non era semplice. Mi sono affidato molto a lui e mi è stato d’aiuto anche dopo che è finita la storia con la Zalf, soprattutto quando ho smesso di correre.

Si gettano le basi della stagione, ma a febbraio la Gottardo Caneva volerà a Calpe
Si gettano le basi della stagione, ma a febbraio la Gottardo Caneva volerà a Calpe
Come?

Io non ho smesso per scelta mia, ma ho smesso per scelta d’altri e non è stata una cosa semplice da metabolizzare. Mi ricordo benissimo che ho chiamato Ciano e ci siamo visti, dato che abita a dieci chilometri da me. Ci siamo trovati una sera e mi è stato tanto vicino. Ciano è una persona importante, lo è stato e lo è tuttora, perché ogni tanto quando voglio fare una chiacchierata su certe cose delicate, lui è sempre presente. Quei quattro anni sono stati importanti, mi hanno permesso di fare dei risultati negli U23 e a passare professionista. Il fatto che la Zalf abbia chiuso è stata la fine di un cammino di 40 anni. Probabilmente non hanno capito il cambio di passo che c’è stato 4-5 anni fa.

L’anno scorso a febbraio andaste in Sicilia, quest’anno a Calpe: come mai?

L’esperienza in Sicilia è stata bella, perché avevo tre o quattro ragazzi che addirittura non avevano mai preso l’aereo. Anche quella per dei ragazzi di 17-18 anni è un’esperienza di vita. Quest’anno abbiamo deciso di cambiare e andare a Calpe, per dare loro qualcosina in più a livello mentale. Calpe è diventata molto famosa perché tutti i pro’ vanno là, così abbiamo deciso di fare questo sforzo per dargli questa ulteriore possibilità. Quindi dal 28 febbraio al 6 di marzo, durante la settimana delle vacanze di Carnevale, saremo in Spagna. E poi sarà tempo di cominciare con le corse.

Nieri promosso nella professional: alla ricerca di nuovi talenti

09.01.2025
5 min
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Una delle notizie che riguarda il mondo giovanile è che in questa stagione il team di sviluppo della Q36.5 Pro Cycling non ci sarà più. Tra le figure che lavoravano nella formazione continental svizzera c’era Daniele Nieri, il quale andrà a rimpolpare lo staff della professional. Il diesse svolgerà il solito ruolo di gestione del team e di supporto alle corse, ma avrà anche una nuova mansione: quella dello scouting. Le motivazioni della chiusura della squadra continental non sono ancora note, ma il progetto giovani non perde forza. Qualcosa cambierà, e ce lo racconta lo stesso Daniele Nieri (in apertura insieme a Nahom Zeray, vincitore della Piccola Sanremo 2024, photors.it). 

«Nel 2025 passerò alla formazione professional – spiega il diesse toscano – nella quale continuerò a seguire i giovani che hanno proseguito il cammino con noi. In più avrò modo di andare a cercare e vedere le gare juniores e under 23 alla ricerca di ragazzi sui quali puntare».

Samuele Battistella
Nel 2019 la squadra era il vivaio della Dimension Data e lanciò Battistella verso il mondiale U23
Samuele Battistella
Nel 2019 la squadra era il vivaio della Dimension Data e lanciò Battistella verso il mondiale U23

Sondare il terreno

Quella del ruolo di talent scout non è una novità totale per Daniele Nieri. Il tecnico toscano per anni ha visto e osservato giovani ragazzi in rampa di lancio, li ha seguiti e fatti crescere. Questo compito farà ancora parte delle sue mansioni nella Q36.5 Pro Cycling, ma con una sfumatura diversa. 

«Seguirò come diesse – continua a spiegare Nieri – le gare dei nostri giovani, ci sono dei profili interessanti: Joseph Pidcock (fratello di Thomas, ndr), Enekoitz Azparren, Fabio Christen, Nicolò Parisini e Walter Calzoni. Sarò accanto a loro nelle gare alle quali parteciperanno. Ma, il ruolo predominante, sarà quello di scouting. Andrò a vedere le corse riservate ai giovani, quelle di categoria .1 e anche le gare juniores e under 23. cambierà un po’ il target».

Tra i giovani da seguire Nieri avrà anche Joseph Pidcock, fratello di Thomas, che arriva dalla Trinity Racing (foto Instagram)
Tra i giovani da seguire Nieri avrà anche Joseph Pidcock, fratello di Thomas, che arriva dalla Trinity Racing (foto Instagram)
In che senso?

Diciamo che sarà più ampio. Non avendo più la formazione intermedia, ovvero quella development, potremo prendere anche corridori elite. Il nostro focus saranno corridori in fase avanzata, già cresciuti o comunque pronti al salto nel mondo dei professionisti. 

Cosa cambierà nell’approccio?

All’inizio faremo una ricerca non per trovare corridori ma per monitorare la crescita dei giovani. Raccoglieremo dati, sia psicologici che tecnici, per capire che corridori abbiamo davanti. Studieremo la loro evoluzione, anche di quelli che non correranno con noi. Sarà un lavoro più “curioso” all’inizio, nel quale potrò creare una lista interna di corridori possibili. 

Non mancano i giovani italiani da osservare, tra questi spunta Walter Calzoni
Non mancano i giovani italiani da osservare, tra questi spunta Walter Calzoni
Andrai alle corse con quale occhio?

Prima ci andavo per trovare i ragazzi da inserire nel devo team, ora per cercare i profili più interessanti. Alzeremo un po’ l’età media dei corridori che monitoreremo. Restando intorno a ragazzi di età compresa tra i 22 e i 24 anni. 

Come mai?

Per due motivi. Il primo è perché ormai è sempre più difficile prendere ragazzi di 18 o 19 anni. Su di loro arrivano i devo team del WorldTour. In secondo luogo perché per alcuni il salto da juniores a professionisti è troppo ampio. Per quel che ho visto in questi anni i giovani italiani hanno bisogno di fare un passaggio intermedio e di correre da under 23. Un progetto interessante è quello della Vf Group-Bardiani, che prende i giovani ma fa fare loro un calendario dedicato.

Un altro profilo interessante del team Q36.5 Pro Cycling è Nicolò Parisini
Un altro profilo interessante del team Q36.5 Pro Cycling è Nicolò Parisini
Pensi sia replicabile?

Difficile. Anche perché i Reverberi riescono a proporre una crescita graduale. 

Quella della Q36.5 é una scelta in controtendenza nel momento in cui tutte le squadre inseriscono un devo team

Vero. Ma bisogna anche essere realistici. Il rischio maggiore è che le formazioni WorldTour arrivino e si aggiudichino i corridori migliori, mettendoli nei devo team. Un altro rischio è che noi come formazione development cresciamo un ragazzo e poi arriva lo squadrone a portarselo via, così non raccogliamo i frutti del nostro lavoro. 

Nel devo team sono cresciuti corridori interessanti, come Guillermo Martinez, ora passato nel WT alla Picnic PostNL (photors.it)
Nel devo team sono cresciuti corridori interessanti, come Guillermo Martinez, ora passato nel WT alla Picnic PostNL (photors.it)
Tornando al discorso dell’età, cercherete corridori più maturi?

In generale, anche nel devo team, difficilmente arrivavamo a prendere ragazzi direttamente dalla categoria juniores. E se lo abbiamo fatto erano stranieri, non italiani. 

Perché?

I ragazzi italiani a 18 anni non sono pronti a fare la vita da corridore, devono fare un passaggio intermedio. Mentre i giovani stranieri, come gli spagnoli o i colombiani, sono mentalmente predisposti. Però da un lato penso sia meglio tutelare i giovani e proporre loro un percorso più morbido. Fare un anno tra gli under 23 è utile, per attutire il colpo e permettergli di emergere alla lunga. Fornendogli i mezzi per avere carriere durature.

Andrea Donati: la crescita tra gli juniores e il primo anno da U23

23.12.2024
4 min
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Andrea Donati è appena tornato da scuola e si sta preparando per andare in palestra. Il suo inverno sta passando tra qualche uscita leggera in bici, lo studio e delle sessioni di pesi. Non si parla ancora di carichi di allenamento elevati, la sua prima stagione da under 23 inizierà tra qualche mese e non è necessario spingere fin da subito. Meglio fare le cose passo dopo passo. 

«In questa prima parte della stagione – ci racconta – meglio restare calmo per non avere picchi di forma troppo presto. Sono tornato in bicicletta da un mesetto, le prime due settimane sono state toste. Tornare a pedalare dopo un lungo periodo di pausa non è mai semplicissimo, anche un’ora e mezza a ritmi blandi si sente tutta. Ora mi sto adattando a carichi di lavoro sempre maggiori».

Andrea Donati ha corso i due anni da juniores con la Ciclistica Trevigliese (photors.it)
Andrea Donati ha corso i due anni da juniores con la Ciclistica Trevigliese (photors.it)

Ancora lontani

La prima stagione da under 23 Andrea Donati la correrà in maglia Biesse Carrera Premac. Il bresciano arriva dalla Ciclistica Trevigliese (in apertura foto Instagram), squadra juniores con la quale è cresciuto parecchio guadagnandosi di diritto la stima del cittì Dino Salvoldi. Il quale ha puntato molto su Donati, convocandolo per diverse prove con la nazionale. L’ultima esperienza, in ordine cronologico, è stata la cronometro juniores ai mondiali di Zurigo.

«Il grande salto a livello di crescita fisica – racconta Donati – c’è stato lo scorso inverno quando ho aumentato la mia massa muscolare di due o tre chilogrammi. Una cosa dovuta allo sviluppo ma anche a una maturazione mentale. Infatti, in quello stesso periodo è arrivato anche un cambiamento importante sulla gestione degli allenamenti. Sono diventato più consapevole, quasi maniacale. Anche per quello che riguarda la dieta».

Prima di passare su strada il bresciano ha corso in mtb (foto Instagram)
Prima di passare su strada il bresciano ha corso in mtb (foto Instagram)
Passi under 23 con la Biesse-Carrera, come hai scelto questa squadra?

Mi avevano contattato molto presto, a inizio 2024. Qui correva mio fratello Davide che mi ha sempre parlato bene della squadra, nel 2025 correrà con il devo team della Red Bull-Bora ma i suoi consigli sono stati preziosi. Quando si è presentata l’occasione di correre qui sia la mia famiglia che il procuratore erano contenti. E’ una buona squadra per crescere, e poi andando ancora a scuola era importante avere una squadra vicino a casa. 

Hanno bussato altre squadre alla tua porta?

In realtà no. Alla fine con la Biesse ho firmato a giugno del 2024 ed ero convinto della scelta, quindi non mi sono guardato intorno. Se avessi voluto magari una devo team l’avrei trovata, credo, ma non mi sono interessato. La Biesse-Carrera è un’ottima continental, si trova vicino a casa e inoltre credo che imparare a vincere in Italia sia una bella cosa

Nel 2024 ha collezionato diverse esperienze con la nazionale guidata da Salvoldi, qui all’Eroica Juniores Nations Cup (photors.it)
Nel 2024 ha collezionato diverse esperienze con la nazionale guidata da Salvoldi, qui all’Eroica Juniores Nations Cup (photors.it)
Non è obbligatorio andare all’estero.

Se sei un fenomeno è diverso. Magari anche lontano da casa e in un devo team riesci a costruirti le giuste occasioni per vincere. Io non penso di essere un fenomeno ma un buon corridore sì.

Che passi in avanti senti di aver fatto, oltre a quelli fisici?

La cosa in cui sono migliorato parecchio è la gestione in gara, soprattutto nella capacità di stare in gruppo. Il 2024 è stato il mio secondo anno nel quale mi sono dedicato alla strada, prima facevo mountain bike. Il 2023 ho fatto un po’ più fatica, mentre quest’anno mi sono mosso bene. Poi il fatto di aver corso molto all’estero mi ha dato una grande mano. 

L’ultima gara con la nazionale è stata la prova a cronometro di categoria a Zurigo
L’ultima gara con la nazionale è stata la prova a cronometro di categoria a Zurigo
Com’è stato confrontarsi con tanti corridori diversi?

Stimolante. A inizio stagione ero molto vicino ai più forti e mi sono giocato diverse chance. Ci sono state anche delle giornate difficili ma fa parte della crescita, l’obiettivo è continuare a migliorare grazie a esperienze del genere. Penso però di essere nel posto giusto, i miei compagni sono forti e lo staff del team è valido.

Sai già come dividerai la stagione?

Principalmente in due blocchi: prima della maturità e dopo. Non ho ancora il calendario ufficiale. Nel 2025 avrò come obiettivo quello di migliorare, credo che con il giusto lavoro potrò essere competitivo. Tra poco tocca mettersi al lavoro, a fine gennaio andremo in Spagna per un ritiro tutti insieme e inizieremo ufficialmente.