Camerin, come lavora un preparatore tra gli allievi?

20.01.2024
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Matteo Berti nel suo passaggio al team Pirata-Vangi-Sama Ricambi si è portato dietro anche Fabio Camerin. I due si sono ritrovati a lavorare insieme alla Work Service Speedy Bike ed ora continuano ad affiancarsi nella nuova avventura. Camerin è entrato nel mondo del ciclismo tramite la Work, nel 2019, quando ancora era all’inizio dei suoi studi (in apertura photors.it). Ora sta finendo la magistrale, è a un passo dal consegnare la tesi e tante cose sono cambiate nel suo mondo. Non però la passione per il ciclismo e per lo studio. 

«Sono entrato nella Work – racconta Camerin – quando ero al secondo anno di triennale. La squadra cercava una figura come diesse, da quel momento ho conosciuto Matteo (Berti, ndr) e ci siamo trovati. La sintonia è stata immediata, condividiamo le stesse idee e questo è stato importante per il nostro percorso».

Dopo 5 anni alla Work per Camerin è il momento di lavorare con i ragazzi del team Vangi
Dopo 5 anni alla Work per Camerin è il momento di lavorare con i ragazzi del team Vangi

Cambio ruolo

Il 2024 non porta solamente nuovi colori ed una nuova maglia per Camerin, ma anche un ruolo diverso. Non più diesse, ma preparatore. Un modo anche per mettere in pratica quanto visto e studiato in questi anni. 

«Quest’anno – racconta – ho una veste diversa, ho sempre fatto il diesse, poi lo studio mi ha portato ad altre esperienze. Berti mi ha proposto questo nuovo ruolo al team Pirata Vangi e ho accettato subito. Ho già avuto modo di entrare in contatto con i ragazzi per i primi test. Abbiamo lavorato insieme in alcuni ambiti e sotto diversi aspetti.

«Sono passato in un progetto che include allievi e juniores. Quello che vogliamo portare avanti è un aspetto di crescita, non fisico, ma tecnico. Ad esempio abbiamo inserito la palestra in inverno, ma non solo macchinari: anche tanti esercizi a corpo libero. Ogni ragazzo ha la sua progressione, ma serve un’idea comune di lavoro».

Camerin ha iniziato la sua esperienza da diesse alla Work in contemporanea al percorso universitario
Camerin ha iniziato la sua esperienza da diesse alla Work in contemporanea al percorso universitario

Teoria e pratica

Il percorso di Camerin ha un qualcosa di diverso rispetto a quello canonico. La sua fortuna, se vogliamo, è stata quella di entrare subito nel mondo del ciclismo, facendo così proseguire in parallelo studio e lavoro.

 «Non è stato banale – spiega – fare il diesse impiega tanto tempo. Sono riuscito a trovare il mio equilibrio portando avanti studio e lavoro. Non ho lasciato indietro nulla e per questo sono contento. Una mia fortuna è che negli anni della magistrale ho trovato tanti spunti tra teoria e pratica. Idee e casi che non vengono dal ciclismo, ma dagli altri sport che ho studiato. Questa contrapposizione mi ha fatto imparare che tecniche di allenamento di sport diversi tornano utili nel ciclismo, e viceversa.

«L’allenamento – prosegue – si basa su quel che devi ottenere, sull’aspetto da migliorare. Ad esempio se voglio fare un allenamento di potenza o di resistenza devo capire che la base di partenza è uguale in ogni disciplina. Cambia solo il mezzo di allenamento, che nel nostro caso è la bici. Lo stimolo da allenare è sempre lo stesso».

Fabio Camerin insieme a Edoardo Cipollini al Giro del Veneto juniores (photors.it)
Fabio Camerin insieme a Edoardo Cipollini al Giro del Veneto juniores (photors.it)

Nel mondo dei giovani

Il progetto del team Pirata Vangi è quello di creare un filo diretto, un ponte tra la categoria allievi e quella juniores. Tutto serve per avere dei ragazzi consapevoli e con i quali instaurare un percorso di crescita. 

«Il progetto è bello e stimolante – ci dice infine Camerin – perché lavorare quattro anni con gli stessi ragazzi ti permette di instaurare basi solide. Riesci ad insegnare loro la cultura dell’allenamento. Questo non vuol dire aumentare i carichi, ma far capire come si lavora. Si deve avere un approccio scolastico, i giovani sono delle spugne. Devi insegnare come si usa un cardiofrequenzimetro, così quando dovranno allenarsi in futuro sapranno come fare. Il ciclismo cresce e si specializza e a questi atleti serve uno spunto per avere un metodo di lavoro efficace. Li alleni allo stesso modo ma racconti loro perché le cose vengono fatte in quella maniera. 

«E’ presto – conclude – per avere i primi riscontri, ma per il momento stiamo entrando in contatto con i ragazzi. Così da capire con quali personalità stiamo lavorando, che è altrettanto importante. C’è già stato un primo ritiro, misto tra allievi e juniores e, secondo me, è stato molto utile. I più piccoli hanno avuto modo di vedere che atteggiamento devono avere una volta passati di categoria. E’ anche questo un modo per introdurli».

Forze fresche per la pista: Salvoldi prende le misure

15.01.2024
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Cambia l’anno e cambia tutto. A questa rigida regola, Dino Salvoldi inizia ad abituarsi. Alla sua terza stagione alla guida del settore junior, il tecnico azzurro sa bene che il cambio di categoria porta via ogni anno molti dei migliori talenti e al contempo bisogna iniziare a lavorare su materiale nuovo, quelli che approdano alla categoria e hanno tutto da imparare. Per questo Salvoldi ha iniziato molto presto a lavorare con i suoi ragazzi.

«Il primo raduno – racconta – lo abbiamo fatto il 12 dicembre. Da allora prevedo 2 giorni a settimana a Montichiari, chiedendo ai ragazzi, pur comprendendo i loro impegni scolastici, di esserci almeno in uno. Per ora stiamo lavorando su un gruppo di 25 atleti, di cui ben 16 del primo anno. Ma oltre a loro, in base alla disponibilità di bici e di spazi lavorando pressoché in contemporanea con la nazionale maggiore di Villa, faccio venire anche altri ragazzi che mi vengono segnalati dai responsabili tecnici regionali. Conto alla fine di vederne almeno una quarantina e stiamo parlando solo ed esclusivamente della pista».

Un momento degli allenamenti a Montichiari, condivisi con la nazionale maggiore di Villa
Un momento degli allenamenti a Montichiari, condivisi con la nazionale maggiore di Villa
Quanto è cambiato il gruppo?

Tantissimo, tutto lo zoccolo duro che ha portato risultati nelle manifestazioni titolate dello scorso anno ha cambiato categoria. Giaimi ad esempio è già stato agli europei assoluti di Apeldoorn. Ciò però non mi spaventa. Due anni, fa quando iniziai, mi trovai di fronte un gruppo i cui 3/4 erano novizi.

Ti trovi però ad affrontare una stagione che arriva dopo i trionfi del 2023, tra titoli e record…

Abbiamo avuto prestazioni eccezionali che hanno alzato il livello e questo non vale solo per noi. E’ chiaro che gli avversari ora ci vedono come la squadra da battere e hanno elevato il valore della categoria. Non sarà facile farci trovare pronti, ma dovremo basarci forzatamente sui tempi di questi due anni precedenti per avere un raffronto e fare altrettanto se non meglio.

Molti dei ragazzi che hai avuto sono ora entrati in team importanti, come lo stesso Giaimi e Sierra, la maggior parte sono all’estero. Che cosa ne pensi?

Fa parte del ciclismo di oggi. I ragazzi che vogliono investire in quest’attività puntano all’ingaggio nei Team Devo che può spianare loro la porta del professionismo. Quindi devono farsi notare, ma attenzione, perché i tecnici delle squadre non guardano solo ai risultati, ma alle prestazioni nel loro complesso e le correlano a quello che i ragazzi ottengono. Giaimi, Sierra e gli altri hanno meritato il loro passaggio, partono da una base altissima.

Il quartetto iridato 2022, con Fiorin, Favero, Delle Vedove, Giaimi e Raccagni Noviero (foto Lariosport)
Il quartetto iridato 2022, con Fiorin, Favero, Delle Vedove, Giaimi e Raccagni Noviero (foto Lariosport)
Quei ragazzi secondo te potranno essere l’ossatura della squadra per Los Angeles 2028?

Non è una mia competenza, posso parlare solo da appassionato esterno. Penso che ne abbiano tutte le possibilità unendosi a chi già oggi è ai vertici. Sono atleti su cui investire, ma ce ne sono anche altri, chi più giovane e chi appena più grande. Abbiamo una buona base per la pista, questo è certo.

Ti sei già fatto un’idea di chi sono i ragazzi del primo anno?

Sarebbe ingeneroso giudicarli in base a una prima, semplice presa di contatto. Non tutti tra l’altro hanno potuto essere visionati, tra scuola, influenza e impedimenti vari. L’esperienza mi fa essere ottimista, penso che costruiremo un buon team per continuare ad essere competitivi. Ma avremo bisogno di tempo, di molte prove per capire come muoverci. Il cronometro ci dirà se siamo competitivi, ma io penso che lo saremo.

Chi è rimasto del vecchio gruppo?

Fra quelli medagliati il solo Stella è ancora con noi e sarà un’ottima guida per i compagni. C’è però anche chi ha già lavorato con noi ma non ha trovato spazio in nazionale. Teniamo conto che da una rosa di oltre 40 elementi alla fine a gareggiare saranno 6-7. Anche nel 2023 c’erano tanti secondi anni che meritavano, ma non riuscivano a emergere per la strenua concorrenza ad alto livello. Sierra stesso il primo anno non era certo il corridore che abbiamo visto emergere nel 2023.

Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento
Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento
Nei giorni scorsi è stato inaugurato l’impianto di Crema, che si aggiunge a quelli già disponibili mentre finalmente si vede luce per il velodromo di Spresiano. Secondo te questi nuovi impianti aiuteranno i ragazzi a praticare la pista anche lontano da Montichiari?

Su questo è bene essere chiari. Possono integrare il nostro lavoro, non sostituirlo. Montichiari resta il riferimento assoluto, ma certamente perché il nostro ciclismo cresca e con un ritmo maggiore, servono impianti. La carenza di infrastrutture è una limitazione enorme per il nostro movimento, quindi ogni impianto in più è una boccata d’ossigeno. Dobbiamo averne di più dobbiamo averne indoor e su distanza canonica. Ma serve anche un’attività invernale come quella che c’è nel ciclocross. Serve che i ragazzi possano sfruttare i mesi liberi dall’attività su strada per impratichirsi nelle gare di gruppo, per abituarsi alle madison che sono una scuola irrinunciabile e che non s’imparano con facilità. Se avessimo un calendario di madison d’inverno faremmo esplodere il movimento…

Finn alla Auto Eder: il primo junior con la valigia

19.12.2023
5 min
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Il primo italiano che correrà da junior in una squadra estera è Lorenzo Mark Finn, corridore genovese che compirà 17 anni il 19 dicembre (in apertura vince il Trofeo Piancamuno a Piancavallo, foto Instagram). In un mondo di allievi già ben definiti fisicamente, fa piacere vedere che Finn sta benissimo nella sua età e lascia intuire dei grandi margini di sviluppo. Lo avevamo già conosciuto nel corso di questa stagione corsa con il CPS Professional Team. Andrà alla Auto Eder, formazione U19 della Bora-Hansgrohe. La notizia era da tempo sulla bocca di tutti, ma è stata ufficializzata soltanto ieri.

Lorenzo Finn sul fondo nella foto di lancio della Auto Eder U19 per il 2024: l’avventura comincia (foto Bora-Hansgrohe/Matthis Waetzel)
Lorenzo Finn sul fondo nella foto di lancio della Auto Eder U19 per il 2024: l’avventura comincia (foto Bora-Hansgrohe/Matthis Waetzel)

Un test a distanza

Quando lo raggiungiamo, Finn ha da poco finito la giornata a scuola, al Liceo Scientifico che frequenta a Genova. Il test con la Auto Eder lo aveva fatto ad agosto, grazie al suo procuratore John Wakefield, che fa anche il coach alla Bora-Hansgrohe, in una singolare sovrapposizione di ruoli, per cui è agente anche di Tarling e Hayter. Come ci raccontò lo stesso genovese, si trattò di un test a distanza, svolto in allenamento, tarando il misuratore di potenza su parametri forniti dalla squadra. La sua intenzione di lasciare l’Italia sembrava chiara, l’approdo tedesco è venuto dopo.

«Sinceramente – dice – avevo deciso già da metà stagione che sarei voluto andare in una development straniera. Mi hanno proposto di andare con loro dopo il Giro della Lunigiana e dopo dei test. Fare uno step già adesso è una cosa di cui sono molto contento e non credo sia affatto negativo. In questo momento il ciclismo sta andando nella direzione di prendere ragazzi sempre più giovani, quindi essere già in una devo team significa avere meno pressioni di quelle che avrei in una squadra italiana per guadagnarmi un posto fra gli under 23».

A maggio in maglia azzurra, Finn ha partecipato alla Corsa della Pace Juniores (foto Instagram)
A maggio in maglia azzurra, Finn ha partecipato alla Corsa della Pace Juniores (foto Instagram)
Hai già pensato a come ti gestirai con la scuola?

Continuerò a vivere a casa mia. E poi per i vari ritiri e le gare mi sposterò con l’aereo, raggiungendo la squadra. Gare in Italia ce ne saranno poche, solo le internazionali, per cui diciamo che da marzo sarò più in viaggio rispetto a quanto fatto sinora. Forse i giorni di assenza da scuola saranno leggermente di più rispetto a quest’anno, ma anche l’anno scorso ho fatto un paio di gare con la nazionale, quindi le differenze saranno minime. Comunque sono dentro il Progetto studente/atleta, che mi permette di giustificare le assenze dovute all’attività sportiva e di programmare le interrogazioni.

I tuoi compagni di squadra hanno la stessa situazione?

Per quello che ho visto sinora, alcuni miei compagni tedeschi o danesi hanno la possibilità di fare meno ore di lezione e hanno un programma diluito in più anni. Però diciamo che riesco a gestirmi bene e questo è l’importante.

Tuo padre è inglese e vive in Italia, quindi il fatto di partire non dovrebbe vederlo come un problema. Come ha commentato il tuo trasferimento?

All’inizio era un po’ scettico, perché sono ancora junior. Però prima o poi il salto l’avrei dovuto fare e, anche se da U23, avrei comunque dovuto affrontare la maturità, quindi da questo punto di vista non sarebbe cambiato molto. Non è che puoi stare in Italia per sempre, per cui ho colto l’occasione. E probabilmente il fatto che io parli bene inglese è stato un punto a favore.

Finn ha corso nel 2023 con il CPS Professional Team. Il ligure ha 17 anni, è alto 1,81 e pesa 60 chili
Finn ha corso nel 2023 con il CPS Professional Team. Il ligure ha 17 anni, è alto 1,81 e pesa 60 chili
Per quello che hai visto sinora, che cos’ha ti ha colpito della Auto Eder?

Abbiamo già fatto un ritiro di 3-4 giorni a Soelden. E’ servito per fare attività di team building e conoscerci con la Bora dei professionisti. Abbiamo sciato, c’era anche Roglic e mi sono reso conto che con tutto lo staff eravamo più di 100 persone. Ovviamente noi juniores abbiamo uno staff più limitato, ma è giusto così. Però ci sono persone serie che lo fanno di lavoro e ci seguono bene. Abbiamo tutto quello che ci serve. Bici da allenamento, da crono, materiale. Diciamo che devi solo pensare a pedalare e a studiare, perché anche loro ci tengono che tu abbia un’educazione qualificata.

Vi guiderà Christian Schrot, che idea ti sei fatto di lui?

Dal poco che ho visto, Schrot è una persona molto seria e molto intelligente. Fino a qualche anno fa faceva anche il direttore sportivo con i professionisti ed è lui a seguire la nostra preparazione. Mi sembra molto in gamba. Però avrò modo di conoscerlo meglio.

Ti ha dato un programma di allenamento per l’inverno

Praticamente da subito. E’ tutto stato caricato di settimana in settimana su Training Peaks. Mettiamo i commenti sugli allenamenti e lui li commenta a sua volta. Poi abbiamo chiamate tutti insieme ogni due settimane, per confrontarci. Siamo solo 8, quindi è anche facile.

Al Giro della Lunigiana, Finn ha conquistato la maglia bianca di miglior giovane (foto Instagram)
Al Giro della Lunigiana, Finn ha conquistato la maglia bianca di miglior giovane (foto Instagram)
Quali saranno i prossimi appuntamenti?

A gennaio avremo un ritiro a Mallorca con la Bora-Hansgrohe prima delle gare, ma quello più importante si svolgerà sul Lago di Garda, diciamo una o due settimane prima del debutto, quindi a febbraio. In quell’occasione saranno 10 giorni importanti. Inizieremo a correre a marzo in Belgio.

Come stai vivendo questa novità? 

Sono contento della prospettiva di migliorare me stesso e vedere dove posso arrivare. Facendo gare a tappe ed esperienze diverse, non dico che sarà più facile, però in teoria dovrei fare dei passi in avanti molto importanti. Sono quasi più curiosi i miei amici e gli ex compagni, però credo che sarà come per quelli che sono già passati in una devo team, solo che io lo farò un anno prima.

Hai parlato con il cittì Salvoldi prima di prendere la decisione?

Mi sono confrontato con lui proprio prima di fare la mia scelta. E comunque anche Auto Eder mi ha detto che l’attività della nazionale fa parte integrante del calendario, perché ovviamente ci sono gare come la Corsa della Pace, europei e mondiali che non puoi fare con la squadra di club. Quindi ovviamente con la nazionale deve esserci un rapporto di collaborazione. Salvoldi è contento. Non mi ha detto se era giusto o sbagliato, però mi è stato di supporto.

L’esperienza di Borghi per i giovani della sua Cantù

06.12.2023
5 min
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Ruggero Borghi ha una storia da raccontare che si sposa benissimo con i tempi moderni e con il suo ruolo attuale: quello del preparatore. Borghi è sceso dalla bici 16 anni fa, vive a Cantù, e da 8 anni collabora con il CC Canturino, curando la parte atletica. 

«Mi piace passare parte della mia esperienza ai giovani – ci racconta Borghi – ho iniziato a correre tardi, al secondo anno da allievo. In realtà avevo messo il sedere sulla bici anche da più piccolo, ma c’era di mezzo il pallone e andai su quello. Poi a 16 anni tornai al ciclismo. Ho fatto il dilettante con grandi prestazioni e 12 anni da pro’ che non hanno ripercorso gli stessi risultati. Sono sempre stato appassionato di preparazione atletica, così una volta smesso trovare la mia strada è stato facile». 

Di cosa hanno bisogno ora i ragazzi?

Di un aiuto, perché sono molto intelligenti e preparati, ma devono capire bene come funziona. Mi rendo conto che questi ragazzi guardano tanto alla tecnologia (misuratore di potenza in particolare, ndr). E’ importante saper usare gli strumenti, ma bisogna farlo nel modo corretto. Prima viene il rapporto tra il preparatore e il ragazzo. 

Come si costruisce?

Nel tempo. Il lavoro del preparatore è fare test e dare tabelle di allenamento, ma il rapporto vero lo si crea attraverso i feedback dell’atleta. Quando la stagione non parte bene, loro ti chiedono, fanno domande. Tu devi essere bravo a non fargli perdere la fiducia, ci sono tanti fattori esterni. Tante cose possono fare la differenza…

Una volta terminata la carriera, Borghi è diventato preparatore: otto anni la fa la chiamata del CC Canturino
Una volta terminata la carriera, Borghi è diventato preparatore: otto anni la fa la chiamata del CC Canturino
Quali?

La testa. I ragazzi devono capire che è quella che fa la differenza. Hanno la scuola, una vita da costruire e tanti impegni. Da juniores non è obbligatorio vincere, ma crescere e imparare. Io cerco di farglielo capire. E’ vero che se vinci, è più probabile che trovi squadra, ma c’è un percorso da fare. 

La crescita?

Sì. Vincere da junior serve il giusto. A questa età c’è chi è più sviluppato e chi meno. Non puoi pretendere che tutti spingano il 53×11 (il riferimento è all’uso dei rapporti liberi nella categoria juniores, ndr). E’ da under 23 che costruisci la tua carriera e devi farlo con i tempi giusti

Quali sono i tempi giusti?

La categoria under 23 dura quattro anni. Anche lì c’è tanta fretta di andare e di arrivare. Tutto si è velocizzato molto, ma devi costruire. Io da dilettante andavo fortissimo, ci ho messo anni a trovare il ritmo tra i professionisti. 

A sinistra uno dei primi corridori seguiti da Borghi: lo riconoscete? E’ Andrea Bagioli
A sinistra uno dei primi corridori seguiti da Borghi: lo riconoscete? E’ Andrea Bagioli
La fretta arriva anche dai Devo Team del WT, che spesso fanno solamente due anni di contratto. 

Un esempio è qui al CC Canturino: Mattia Sambinello. Lui andrà all’estero (alla Hagens Berman, ndr) ma io gli ho parlato tanto. Mi sarebbe piaciuto fosse rimasto in Italia a correre. Ma Sambinello ha la sua mentalità e dice che all’estero ha più occasioni. In Italia però c’è tanta cultura del ciclismo e squadre che fanno un’attività adeguata. 

Tante continental non hanno fatto il cambio di passo che ci si sarebbe aspettati…

Vero anche questo, però i team ci sono. La Colpack e il CTF sono un bell’esempio.

Tu hai iniziato a lavorare con gli juniores 8 anni fa, il mondo del ciclismo era tanto diverso. Cos’è cambiato?

Il primo anno che ho lavorato con il CC Canturino c’era qui Andrea Bagioli. Lui è uno che ha fatto un bel percorso, rimanendo sempre in Italia, è passato con la Colpack e poi è andato nel WorldTour. 

Fancellu è un altro dei ragazzi passati dal CC Canturino
Fancellu è un altro dei ragazzi passati dal CC Canturino
Ma 8 anni fa i Devo Team non esistevano, quindi si era abituati a rimanere in Italia. Ora l’estero è più attrattivo.

Entrare in quel mondo ti permette di avere un piede nel professionismo e questo va bene per i corridori che sono pronti, che hanno testa. Bagioli era uno di quelli che era predisposto, anche da junior, a fare il corridore. La sua carriera ne è un esempio. Altri ragazzi non lo erano o lo erano di meno. Mi viene in mente Fancellu, che forse avrebbe fatto meglio a rimanere in Italia e fare un percorso più tradizionale. I talenti li abbiamo…

Di questo siamo certi…

Altrimenti non verrebbero a prenderli dall’estero. Sono davvero tanti i ragazzi che finita la categoria juniores se ne vanno via (ora anche gli juniores possono andare all’estero, ndr). Serve un progetto per farli rimanere qui, per dare loro un’alternativa che possano ritenere valida. 

Di Fresco illustra il nuovo Casano e l’arrivo di Pino Toni

02.12.2023
5 min
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Tra le novità del 2024 ce n’è una che riguarda il mondo degli juniores, più precisamente il Team Casano, squadra che partecipa all’organizzazione del Giro della Lunigiana (foto Fruzzetti in apertura). La squadra guidata dal diesse Giuseppe Di Fresco vede entrare nel suo staff il preparatore Pino Toni. Una figura che abbiamo imparato a conoscere bene in questi anni: il suo arrivo è un bello spunto da cui partire. 

Solo atleti di 2° anno

«Partiamo con il dire – si aggancia al discorso Di Fresco – che l’organico sarà di una decina di ragazzi, tutti di secondo anno. E’ una scelta che riguarda il percorso di crescita degli atleti, lavoriamo con gli stessi per due anni. Da un lato serve per programmare dei minicicli, dall’altro non nascondo che ormai ci sono delle grosse difficoltà nel prendere nuovi atleti. Molti hanno già il procuratore e si guardano tanto intorno (il famoso junior che andrà a correre all’Auto Eder ne è un esempio concreto, ndr).

«Anche prendere dei ragazzi di primo anno è comunque un costo importante – continua – perché bisogna pagare il punteggio alla squadra o al Comitato regionale. Complici questi fattori e la mia passione per scommettere su ragazzi meno di spicco, ho scelto anche di puntare su nomi meno appariscenti. In più il ciclismo qui in Versilia è in magra, non ci sono più tanti juniores, devo andare a cercarli anche nelle altre province toscane o in Liguria. Insomma anche in questa categoria, sempre più importante, ci sono tanti fattori che incidono nel costruire una squadra».

I ragazzi del Casano saranno tutti di secondo anno, un modo per portare avanti il lavoro già iniziato (foto Fruzzetti)
I ragazzi del Casano saranno tutti di secondo anno, un modo per portare avanti il lavoro già iniziato (foto Fruzzetti)

Nuovo preparatore

Una grossa novità, si diceva, è l’arrivo di Pino Toni, che per la prossima stagione si occuperà della preparazione e della gestione dei ragazzi del Casano. Prima la squadra era seguita da Della Tommasina, che però ha scelto di continuare con il suo percorso accademico, lasciando così il gruppo di “Beppe” Di Fresco.

«Io e Di Fresco – racconta Pino Toni – abbiamo iniziato a lavorare insieme da quando lui era alla Berti, agli inizi del 2000. Da quella squadra juniores sono passati corridori come Caruso, che ho seguito personalmente alla Mastromarco e con il quale ancora collaboro. Quando Beppe (Di Fresco, ndr) è tornato a lavorare con gli juniores al Casano, c’era Della Tommasina come preparatore. Quest’anno la collaborazione è finita e sono subentrato io. Di diverso ci sarà il passaggio a Training Peaks rispetto alla piattaforma che hanno usato fino a quest’anno».

Bufalini, a sinistra, è un ragazzo sul quale Di Fresco ha scommesso all’inizio del 2023 (foto Fruzzetti)
Bufalini è un ragazzo sul quale Di Fresco ha scommesso all’inizio del 2023 (foto Fruzzetti)

Già pronti

L’importanza crescente della categoria juniores è sotto gli occhi di tutti. Sembrano saperlo anche i ragazzi, che ormai sono sempre più attrezzati.

«Ho trovato una realtà molto preparata – conferma Pino Toni – i ragazzi sono quasi tutti di secondo anno. Sanno usare bene i misuratori di potenza e conoscono bene i vari metodi di allenamento. La parte difficile del lavoro sarà ottimizzare il tempo a loro disposizione, soprattutto in inverno, periodo dove si costruisce la stagione. Capita ad inizio stagione, quando le gare sono poche, di portarli a qualche corsa giusto per fare ritmo.

«I corridori – continua – hanno la scuola in questo periodo, che deve giustamente essere una priorità. Mi faccio mandare un questionario con l’orario, non è facile, soprattutto se ci si paragona all’estero. Quando guardo i ragazzi stranieri del team CPS o del team Franco Ballerini, vedo che fanno lavori differenti. E’ facile che in inverno loro vadano in Spagna per tre settimane di preparazione, con 20-25 ore a settimana di allenamento. Se rimani in Italia tra scuola e freddo, non riesci a fare certi volumi. Lo sport da noi non è considerato come l’anticamera di un lavoro o qualcosa che possa dare lustro alla Nazione, piuttosto viene visto come un impedimento».

Un altro prospetto interessante è Gabelloni (foto Fruzzetti)
Un altro prospetto interessante è Gabelloni (foto Fruzzetti)

Tante alternative

Come conferma Di Fresco il Team Casano non farà doppia attività, per dare ai ragazzi i giusti periodi di riposo e allenamento. Un metodo che permetterà di programmare al meglio la stagione. 

«Ottimizzare vuole dire – conclude Toni – creare delle attività alternative alle diverse ore in bici.  Bisogna tenere i ragazzi impegnati con della ginnastica, palestra e rulli. Si alternano queste attività per tenere il corpo in movimento: magari inserisco un’ora di esercizi a corpo libero e un’ora di rulli. Le piattaforme di allenamento sono sviluppatissime e riesco a coordinare bene il lavoro da svolgere. Il mio metodo di allenamento è uguale per tutte le categorie che seguo, alla fine gli juniores sono diventati un primo grande scalino. E’ una categoria in cui cresci tantissimo, i team WorldTour vengono a prendere i corridori e li portano nelle squadre di sviluppo. E’ da junior che ti formi, nelle altre categorie puoi “solamente” migliorare, affinare quello che già sei».

EDITORIALE / Juniores con la valigia nel meridione d’Europa

20.11.2023
5 min
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«Si è sempre meridionali di qualcuno»: lo disse Luciano De Crescenzo in Così Parlò Bellavista, commedia italiana del 1984. Dal prossimo anno, juniores italiani andranno a correre all’estero e la scelta non è passata inosservata. Anche perché quella che inizialmente poteva sembrare una forzatura, è stata da poco autorizzata dalla Federazione ciclistica italiana. Nel Consiglio federale dell’11 novembre si è infatti reso possibile il tesseramento per società affiliate a Federazioni extra nazionali (in alto la Auto Eder, team U19 della Bora Hansgrohe, in una foto presa da Facebook), a patto che partecipino a un determinato numero di gare regionali.

Suscita clamore già da un paio di stagioni il fatto che emigrino gli under 23 di primo anno, attirati dai Devo Team delle WorldTour del Nord Europa. Ora che se ne vanno i piccoli, il primo istinto è l’indignazione. Un sentimento condivisibile. Partire significa spesso crescere più in fretta, ma non è detto che funzioni per tutti. Il rischio è tornare sconfitti, avendo perso del tempo. Per questo ci aspetteremmo una reazione anche più energica davanti alle cause che li spingono fuori dall’Italia. Perché questi ragazzi effettivamente partono?

Coppa d'Oro 2021
Dal prossimo anno, i migliori allievi potranno correre da juniores anche all’estero (foto Coppa d’Oro)
Coppa d'Oro 2021
Dal prossimo anno, i migliori allievi potranno correre da juniores anche all’estero (foto Coppa d’Oro)

Siamo tutti siciliani

Di certo perché ci sono agenti che glielo propongono e che negli ultimi anni – fra giovani e donne – hanno triplicato il bacino di utenza. I corridori parlano delle poche corse a tappe nel calendario nazionale (nel 2024 ce ne saranno due nuove). Del tipo di attività. Di squadre dedite al risultato e poco alla formazione. Vero o no che sia (sbagliato fare di tutta l’erba un fascio), sarebbe davvero utile parlare delle cause e non limitarsi a perdere la voce di fronte al fatto compiuto. Non è singolare però che nessuno abbia mai detto nulla quando a partire da juniores erano ragazzini siciliani come Visconti o Nibali? Oppure stranieri come i fratelli Vacek, arrivati in Italia da allievi? Forse per averne narrato la storia in un recente libro, il percorso di Visconti continua a sembrarci emblematico di cosa significhi per un ragazzo di 16 anni lasciare casa.

«La necessità di partire – ha detto anche di recente il palermitano – a un certo punto si è fatta impellente, perché giù non c’era più il calendario necessario per emergere. Ho cominciato a viaggiare da allievo. Da un certo punto in poi la mia vita è cambiata. Se non mi fosse piaciuta, probabilmente avrei smesso e non sarei durato troppo a lungo. Però era anche il tipo di vita che faceva la selezione fra i tanti che provarono insieme a me. Perché alla fine, di quei tanti sono rimasto solo io».

E così i siciliani partivano, lasciando gli affetti sull’Isola, anche loro in cerca di squadre migliori e gare più attendibili. Non tutti però sono diventati Nibali e Visconti, l’esperienza di Sciortino lo ha appena confermato. La risposta negli anni è sempre stata debole. Nessun presidente federale degli ultimi 30 anni – da Carlesso a Ceruti, da Di Rocco fino ai giorni nostri – può dire di averci provato seriamente. Il blocco dei siciliani ad opera del Comitato regionale agli inizi degli anni 90. Il Progetto Sud. Il balletto delle affiliazioni plurime, concesse e poi ritirate. I vincoli regionali. E tutto quell’universo di rimedi che hanno coperto per anni la scarsa intenzione di mettere mano al problema.

Forse lo si riteneva normale. Non si è sempre dato per scontato che per trovare lavoro si debba lasciare il Sud e trasferirsi al Nord? Giù non ci sono soldi, d’altra parte, su ci sono le fabbriche. E se invece i soldi finiscono anche al Nord? Succede che anche quelli di su scoprono (in parte) cosa significhi essere siciliani e veder partire i propri figli. Siamo il Meridione d’Europa, lo siamo anche geograficamente. E tutto sommato da una qualsiasi regione del Nord Italia si fa molto prima a raggiungere Raubing, sede della Bora-Hansgrohe, di quanto impieghi un palermitano per raggiungere Pistoia (il viaggio di Visconti).

Nibali da junior, Visconti già da allievo: essere ciclisti al Sud ha sempre comportato la necessità di lasciare presto casa
Nibali da junior, Visconti già da allievo: essere ciclisti al Sud ha sempre comportato la necessità di lasciare presto casa

Ragazzini con la valigia

Lo stesso inaridimento del Mezzogiorno si è prima esteso al Centro e ora sta attaccando il Nord. E la risposta, di fronte al calo dei tesserati, alla difficoltà di trovare squadra da juniores e poi da U23, alla ricerca di un’attività più qualificata, è stata gestire gli effetti senza andare alle cause. Invece di dare il via libera, che in caso di minorenni non è legato al diritto al lavoro, perché non riqualificare l’attività nazionale?

In verità non ci sembra affatto insolito che atleti di 17 anni mettano i sogni nella valigia e li portino dove vedono o credono di vedere una migliore prospettiva per il futuro. Come ai tempi di Visconti. Quello che troviamo disarmante è anche che il fenomeno non sia stato inquadrato a livello internazionale. Ognuno fa quel che gli pare: tanti partono, tanti tornano, qualcuno riesce, tanti smettono.

Alessio Delle Vedove è passato U23 con la Circus-ReUz, pagando da sé il proprio punteggio (foto DirectVelo)
Alessio Delle Vedove è passato U23 con la Circus-ReUz, pagando da sé il proprio punteggio (foto DirectVelo)

Tutti alle urne

Dopo le Olimpiadi si andrà nuovamente al voto e nei programmi elettorali dei vari candidati leggeremo di nuovo le proposte per il Sud e magari anche per l’attività giovanile.

Chi è chiamato al voto legga attentamente quei programmi e poi torni a leggere quelli delle ultime volte. Quindi verifichi quanto di ciò che è stato promesso sia stato effettivamente attuato. E a quel punto voti. Sarebbe curioso, in questa Italia che cerca il cambiamento ma poco fa per cambiare, vedere che cosa succederebbe se la base per una volta votasse con la testa anziché sulla base delle promesse che presto ricominceranno a piovere.

CPS Professional Team: ottimo 2023 e spunta l’idea continental

07.11.2023
4 min
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Terzo nella classifica a squadre degli juniores, il CPS Professional Team è stato un interessante esperimento di squadra multipla che ha unito tre gruppi: quello ligure, quello campano e quello toscano. Clemente Cavaliere ne è il team manager. 

I numeri dicono: 26 vittorie, 80 top 5. Con Cavaliere tracciamo il bilancio: quello che ha funzionato, quello che ha funzionato meno e cosa bolle in pentola per il 2024.

Clemente Cavaliere con con Matthias Schwarzbacher
Clemente Cavaliere con con Matthias Schwarzbacher
Clemente, che stagione è stata?

I numeri sono stati sicuramente positivi. Abbiamo fatto quel che avevamo programmato per questa stagione “diversa”, chiamiamola così. Abbiamo fatto delle esperienze all’estero e ne sono soddisfatto. Qualcosa di più avremmo potuto fare se i ragazzi ci avessero ascoltato fino alla fine. Saremmo potuti arrivare a 35 vittorie.

Cosa significa “se i ragazzi ci avessero ascoltato fino alla fine”?

Fattori esterni. Matthias Schwarzbacher, per esempio, ad un certo punto è stato avvicinato da un procuratore, il quale gli ha dettato il calendario che doveva fare. La cosa assurda è che poi è “rimasto a piedi”. Ho provato ad aiutarlo, ma siamo pur sempre a novembre e non è facile trovare squadra adesso.

Dicevamo un 2023 diverso per il CPS Professional Team con la fusione di tre ceppi. Che esperienza è stata?

Nel complesso direi positiva. Abbiamo fatto questo esperimento di unire un team toscano, uno ligure e uno campano coi colori CPS. Fino a luglio le cose hanno funzionato bene, ma poi ci sono stati quei fattori esterni e il giocattolo si è rotto. Parlo di genitori che si sono messi nel mezzo, procuratori, gli impegni con la nazionale… In certe occasioni è stato un po’ complicato avere i ragazzi per allestire una squadra da schierare. Ma ritengo di essere stato bravo a mantenere dei buoni rapporti con tutti e di concludere la stagione.

CPS Professional Team a Villemur sur Tarn, nel Sud della Francia: l’avventura è iniziata da qui, con una vittoria e due podi in altrettanti giorni
CPS Professional Team a Villemur sur Tarn, nel Sud della Francia: l’avventura è iniziata da qui, con una vittoria e due podi in altrettanti giorni
E per il 2024 cosa bolle in pentola?

Si va avanti con il Cps Professional Team, ma senza plurima. Ci sarà un’unica affiliazione in Campania. Abbiamo inglobato il gruppo Regia Congressi Seiecom Valdarno di Leonardo Gigli, con i direttori sportivi Francesco Sarri e Fabio Frontani. Pino Toni sarà ancora il nostro preparatore e ci affiancherà negli eventi internazionali.

Quanti ragazzi avrete?

Ne avremo 14, otto di primo anno e sei di secondo. Tra di loro anche due ucraini e un ragazzo canadese. E’ arrivato a noi tramite mie conoscenze. Doveva finire al Cannibal Team, ma lui ha origini italiane, e infatti parla bene la nostra lingua, e aveva piacere di venire in Italia. Per il resto materiali nuovi, bici sempre Colnago… le stesse della UAE Emirates.

Finn vince sul Ghisallo, per la gioia e l’orgoglio di Cavaliere (foto Emanuele Piazza)
Finn vince sul Ghisallo, per la gioia e l’orgoglio di Cavaliere (foto Emanuele Piazza)
Clemente, sappiamo quanto tu sia appassionato della “tua creatura”, il CPS appunto: c’è qualche vittoria in particolare che hai sentito dentro?

Devo essere sincero e dico di no. Non l’ho sentita del tutto mia, ma non lo dico in tono polemico, semplicemente perché gli altri anni ogni cosa passava da me, la tessevo io. Quest’anno c’era un progetto diverso, con più persone. Perciò non ho avuto le stesse sensazioni di quando magari ai tempi di Verre vincevamo 5-6 corse… Però, aggiungo anche, che sono stato particolarmente orgoglioso dei successi di Sestriere e Ghisallo (entrambi a firma di Lorenzo Finn, ndr).

Ci può stare, era una cosa più intima…

E’ così… Sono soddisfatto anche delle esperienze all’estero e di come abbia gestito certe momenti difficili. Il prossimo anno saremo una squadra campana, ma senza un corridore della Campania e questo mi dispiace. Anche per questo sto pensando, anzi mi sto già muovendo, per provare a fare una continental per il 2025. Il rischio è di avere una squadra con un buon budget, ma senza corridori, perché poi al Sud non vogliono venirci a correre. E la continental che ho in mente io, non è una continental di nome. Sarà una squadra che corre all’estero, che fa attività internazionale…

Juniores, il mondo ci guarda. Ma Salvoldi alza l’asticella

07.11.2023
5 min
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Qualche giorno di vacanza per ricaricare le batterie e Dino Salvoldi ha cominciato a sfogliare l’album dei ricordi per progettare la prossima stagione degli juniores, di cui è tecnico azzurro. Che sia per merito o qualche casualità, i migliori azzurri visti in pista e nelle gare internazionali su strada, hanno spiccato il volo verso i Devo team stranieri. Qualche eccezione c’è, come ad esempio Fiorin appena approdato al Team Colpack. Dato che il passaggio del tecnico bergamasco dalle donne agli juniores serviva per risvegliare la categoria e conferirle uno spessore superiore, sentire cosa pensi della… migrazione ci è parso un passaggio interessante, prima di chiedergli che cosa ci sia nell’immediato futuro della sua nazionale.

Salvoldi agli europei con Fiorin, autore di uno splendido omnium chiuso al secondo posto
Salvoldi agli europei con Fiorin, autore di uno splendido omnium chiuso al secondo posto
Che cosa ti pare del fatto che i tuoi azzurrini finiscano quasi tutti nei Devo team all’estero?

E’ difficile dare delle opinioni personali, perché potrebbero innescarsi delle critiche per tutte le motivazioni di cui si discute in questo periodo. Però sono osservazioni che hanno una base di verità, per cui mi viene da dire che, al netto delle opinioni personali, bisogna lavorare per mettere queste generazioni nella condizione di avere una prospettiva. Se le loro scelte siano giuste o sbagliate lo scopriremo nel futuro. Le loro prospettive in questo momento di carriera, di ambizioni e di sogni passano per l’attività nei Devo team, che in Italia in questo momento non ci sono. Poi si entra chiaramente nelle valutazioni personali. Vanno solo per il nome oppure c’è sostanza?

Tu cosa pensi?

Dal punto di vista dei ragazzi, quella è la prima scelta, un’evoluzione. Cinque anni fa il massimo obiettivo per uno junior erano la Zalf e la Colpack, adesso non è più così. Una cosa mi incoraggia nel modo di scegliere da parte di queste squadre.

Delle Vedove corre nella Circus-ReUz, ma prosegue l’attività su pista (foto Instagram)
Delle Vedove corre nella Circus-ReUz, ma prosegue l’attività su pista (foto Instagram)
Quale?

I parametri di valutazione che adottano nei Devo team sono le prestazioni correlate ai risultati nell’attività internazionale. Non esclusivamente il risultato e tantomeno le valutazioni funzionali, che trovo tanto limitative. Devo dire che già rispetto all’anno scorso, quest’anno nell’attività che abbiamo fatto nella Nations Cup, ad esempio, ho visto regolarmente gli osservatori di squadre del WorldTour. C’è uno scouting che in tutti gli altri sport è la normalità da 15 anni, cui noi stiamo arrivando in ritardo.

Per te è gratificante che questi ragazzi abbiano acquisito valore anche grazie all’attività in maglia azzurra?

La percezione di quest’anno mi farebbe di sì. Abbiamo la sensazione di essere seguiti dall’intero movimento. Poi penso che si deve provare a cambiare o anticipare i tempi per quello che dipende direttamente da noi. Se non ci sono i soldi e non c’è una squadra WorldTour, che effettivamente farebbe da traino per il movimento, bisogna provare a cambiare l’atteggiamento in allenamento e conseguentemente i regolamenti in gara. Sono convinto, come ho letto da qualche parte, che sia prematuro passare nel ciclismo WorldTour a 18 anni, mentre solo due anni prima eri un allievo. Non tanto per la gara singola, perché questi atleti vengono gestiti bene e i risultati lo dimostrano. Mi sembra prematuro per quanto riguarda l’attività su strada, non assolutamente su pista. E allora forse bisognerebbe cambiare le regole. Per cui alla domanda se per me sia gratificante, rispondo “ni”, perché vorrei fare di più. Vorrei avere più di tempo per prepararli anche a questa prospettiva.

Il quartetto azzurro iridato con Favero, Fiorin, Grimod e Sierra: battuta in finale la Germania (foto Uci)
L’Italia ha vinto vinto il mondiale del quartetto con Favero, Fiorin, Grimod e Sierra (foto Uci)
Servirebbe il terzo anno da juniores di cui si parlava un tempo?

Quello, oppure rivedere la categoria under 23. Studiare una soluzione per modificare le categorie attuali ed evitare che in futuro, cambiando qualche regola, si ritrovino professionisti a 16 anni come già accade nel calcio. Se andiamo avanti così, verranno a pescarci gli allievi, anche solo per portarli a fare gli juniores nelle loro squadre under 19.

Come sostituirai l’ottima infornata di juniores che passano fra gli under 23?

A inizio ottobre abbiamo fatto delle valutazioni. Non è il periodo ideale per farlo e guardare i numeri in assoluto, dato che si è a fine stagione. Però chiaramente, rapportati tra loro e con lo storico che abbiamo, mi sono accorto da subito che c’è un margine enorme sull’allenamento, rispetto a quando passano da allievi. Perciò dico che su strada, se si riconfermeranno i 2006, avremo una squadra molto forte, con gli inserimenti dei 2007. Su pista invece dobbiamo ricominciare. Se vengono ad allenarsi a Montichiari con continuità, perché quello è l’unico segreto, magari non faremo i tempi o i risultati di quest’anno, ma non ci arriviamo lontano.

Ai mondiali di Glasgow, Sierra ha conquistato il quarto posto nella prova su strada
Ai mondiali di Glasgow, Sierra ha conquistato il quarto posto nella prova su strada
Sai se nei Devo team consentiranno ai ragazzi di proseguire con la pista?

Il fatto che Fiorin sia stato inserito nel gruppo pista è un bel segnale di continuità. Sinceramente non so se Villa abbia preso contatto con le squadre in cui andranno gli altri. Non so se gli permetteranno di continuare, mentre magari Fiorin, che andrà alla Colpack, questo permesso ce l’ha. E’ un passaggio che mi manca. I cinque che avevo saranno under 23 per quattro anni, quindi sono un investimento. Li ho visti l’altro ieri e non sapevano ancora quasi nulla dei programmi della squadra. Di conseguenza credo che per sapere se continueranno con la stessa frequenza a fare pista bisognerà aspettare che vengano fuori i programmi.

Quando ricomincerete con gli allenamenti a Montichiari?

Mercoledì e giovedì di questa settimana ci saranno i primi incontri per avere le indicazioni sul programma che vorrei svolgere il prossimo anno. Poi la mia idea sarebbe quella di cominciare a Montichiari nella settimana dell’11 dicembre. A quel punto saremo lì per due pomeriggi alla settimana. Chi vuole può venire a farci visita…

Pavanello ci apre le porte della Borgo Molino delle meraviglie

25.10.2023
6 min
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Un bottino di 32 vittorie ed oltre 70 podi… la stagione della Borgo Molino-Vigna Fiorita è stata di nuovo stellare. Il team veneto ha vinto la classifica a squadre della categoria juniores. Oltre a questi numeri spiccano le top cinque, più di cento, e il fatto che la squadra diretta da Cristian Pavanello abbia dato anche delle perle azzurre. Vedi: Bessega, Montagner, Favero…

Con Pavanello è dunque il momento ideale per tracciare un bilancio di questo super 2023. Ma anche per conoscere il loro metodo di lavoro e analizzare alcuni aspetti che vanno oltre il seminato della Borgo Molino-Vigna Fiorita, ma si allargano alla categoria juniores in generale.

Cristian Pavanello, ex dilettante, ora è tecnico e dirigente della Borgo Molino-Vigna Fiorita (photors.it)
Pavanello, ex dilettante, ora è tecnico e dirigente della Borgo Molino-Vigna Fiorita (photors.it)
Cristian, ancora un grande numero di vittorie…

Sì, tante vittorie, forse qualcuna in meno rispetto ad altre volte, ma alcune sono di prestigio maggiore. Ci sono poi alcune ciliegine sulla torta come l’Europeo di Favero, la medaglia nel mondiale in pista… Nel complesso devo dire che è stata anche una stagione un po’ inaspettata a questi livelli, perché avevamo ben dieci ragazzi di primo anno.

E come ci siete riusciti?

Studiando bene gli impegni e programmando con attenzione la stagione. Abbiamo gestito gli atleti anche in considerazione della nazionale. Penso a Favero per esempio, avrebbe potuto fare di più su strada, ma per ottenere i risultati che ha raggiunto in pista serviva tempo. Abbiamo cercato di assecondare le richieste del cittì, Dino Salvoldi. Mi è piaciuta poi anche la prestazione nella cronosquadre di Soligo. Lì abbiamo tenuto testa e battuto team come l’Ag2R e l’Autoeder e per me è stato un risultato di valore. Abbiamo dimostrato di essere una squadra di livello europeo e mondiale.

Il quartetto degli azzurrini ai mondiali su pista di Cali, in Colombia. Ne faceva parte anche Favero
Il quartetto degli azzurrini ai mondiali su pista di Cali, in Colombia. Ne faceva parte anche Favero
Come lavorate dunque? Allenamenti tutti insieme o seguite i ragazzi “da remoto” come fanno i pro’?

Non è facile fare allenamenti tutti insieme. I nostri ragazzi vanno da Udine a Vicenza, fino a Padova. Ci siamo dunque organizzati con più persone per seguirli dal vivo, almeno due, se non tre, volte a settimana. In pratica quando devono fare dei lavori specifici o degli allenamenti più intensi noi li seguiamo fisicamente raggiungendoli dove abitano.

E quando devono fare scarico li lasciate liberi…

Esatto. Abbiamo capito che metterli tutti insieme nel mezzo della settimana non era più fattibile, però ci tenevamo a seguirli lo stesso. Il numero di atleti in generale è in calo e quelli di valore sono anche meno… quindi ti devi muovere se vuoi ottenere qualcosa. Devi muovere mezzi e persone. Fortunatamente riusciamo ancora a farlo. Poi chiaramente di tanto in tanto facciamo dei ritiri. Quando hai a che fare con gente come Cettolin, Favero o Bessega devi gestirli e programmare bene i loro impegni.

Quando dici: “Ci sono delle persone che li seguono” a chi ti riferisci, ai direttori sportivi?

A persone di fiducia. Ci sono io, c’è Luciano Rui e altri accompagnatori come Stefano Zaninin che appunto seguono i ragazzi in allenamento. Per noi questo è un dogma. Ma attenzione, seguirli non significa che gli facciamo fare il doppio. Significa che li facciamo lavorare bene. Anche perché questi sono ragazzi che vanno a scuola. Molti di loro si svegliano alle 5,30-6 del mattino, tornano a casa alle 14, mangiano e poi saltano in sella. Capite anche voi che dopo 7-8 ore che sei in giro, anche per il più appassionato dei ragazzi non è semplice. Riteniamo quindi che abbiano bisogno di un certo sostegno da parte nostra.

La Borgo Molino impegnata nella cronosquadre di Soligo al Giro del Friuli, risultato importantissimo
La Borgo Molino impegnata nella cronosquadre di Soligo al Giro del Friuli, risultato importantissimo
Un’impostazione importante dunque. Ma poi i ragazzi non sono troppo impegnati? Voi ne avete fatti passare molti, ma poi sono davvero pronti?

Capisco il discorso, ma ribatto con una provocazione: se ho in squadra degli atleti che non vincono e poi passano under 23? E’ un dato di fatto che le squadre cerchino gli atleti più forti. Quest’anno per esempio ne abbiamo fatti passare sei e non è stato facile, non tutti e sei avevano vinto 7-8 corse in stagione. Poi è anche vero che noi stessi dobbiamo essere consapevoli che dobbiamo cercare di vincere, però non allenandoci come pro’, bensì come juniores. Sfido io a trovare una squadra juniores che ha visto diventare professionisti tanti atleti come la nostra. Solo per citarne alcuni recenti: Bruttomesso è alla Bahrain-Victorious, De Pretto è alla Jayco-AlUla, Bessega alla Lidl-Trek, Moro alla Movistar e presto firmeranno anche Cettolin e Montagner.

Oggi molti juniores vogliono subito la development della WorldTour. Le stesse squadre U23 ci hanno detto che fanno fatica a trovare i ragazzi di primo anno…

Per me è una moda, sostenuta anche dai procuratori che chiaramente fanno i loro interessi e quelli dei ragazzi. Ma dico anche che questa situazione è figlia di una cattiva gestione delle stesse squadre under 23. Io per esempio propongo dei ragazzi ad alcuni team, ma in prima battuta non mi rispondono o mi dicono di no. Poi arrivano altre squadre che li prendono e a quel punto vengono a chiedermeli. Le nostre squadre under 23 dovrebbero fidarsi al momento opportuno. Di contro, aggiungo che andare nelle development non è sempre la soluzione migliore.

Spiegaci meglio…

Non tutti sono dotati da madre natura. C’è anche chi impiega un po’ di più per maturare, anche da un punto di vista mentale, e se un ragazzo non è pronto si rischia di perderlo. Oggi a 22 anni, se non sei pronto sei spacciato. Poi solo il tempo ci dirà se è questa la strada giusta, come sempre saranno i numeri a parlare. Il tutto in un livello medio che è sempre più alto. Pensiamo ai quartetti: oggi gli juniores girano sui tempi degli under 23. Prima in questa categoria si vinceva una crono a 48-49 di media, oggi si deve andare oltre i 50 e forse non basta. Quanto a noi tecnici, se non portiamo un ragazzo ad alto livello ci criticano e ci dicono che all’estero sono più bravi e noi non stiamo al passo. Se vincono, ci dicono che li abbiamo fatti lavorare troppo. Chiedo io una risposta…

Un arrivo in parata per i neroverdi. Più di qualche volta hanno dominato così
Un arrivo in parata per i neroverdi. Più di qualche volta hanno dominato così
Cristian, cosa lascia secondo te la Borgo Molino ai suoi ragazzi?

Sin dai tempi in cui eravamo Rinascita Ormelle o anche prima, noi cerchiamo buoni atleti, giovani corridori di un certo livello… Quasi tutti hanno piacere di venire da noi, anche se qualcuno ci ha detto di no. Per noi è un piacere lavorare con certa gente, se vogliamo è anche più facile lavorare con quelli più forti. Alle spalle abbiamo una società che ci mette in condizione di lavorare bene, di stare al passo coi tempi. Noi per esempio abbiamo corso fino all’ultima gara in programma quest’anno, mentre molti team già avevano terminato la stagione. Il tutto – apro parentesi – quando da anni ci dicono che dovevamo allungare la stagione… 

Quindi possiamo dire che gli lasciate la serietà, l’importanza di prendersi un impegno?

Questo di certo si riflette sui ragazzi. Se da anni le cose vanno bene, forse è anche merito nostro. Cosa gli lasciamo? Io dico anche basi tecniche. Saper fare un treno, per esempio. Altrimenti diventano pro’ con un bagaglio tecnico che gli manca. O saper aprire un ventaglio. Quando il ragazzo si gira e vede che sono rimasti in venti, prende fiducia, si allena anche meglio e si diverte.