Castelfranco premia Healy e onora Ayuso. Festa al Giro U23

12.06.2021
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Il classico ultimo giorno di scuola. Eppure la San Vito al Tagliamento-Castelfranco, che ha chiuso il Giro U23, non era proprio una tappa passerella: 164 chilometri e anche qualche strappo giusto per assegnare gli ultimi punti della classifica dei Gpm.

Sarà stato il sole, sarà stato che il peggio era passato, sarà tutto quello che volete, ma oggi persino il protagonista della corsa, Juan Ayuso, si è sciolto in lunghi sorrisi. Il suo volto era decisamente più rilassato. Specie dopo l’arrivo. A lui sono andate tutte le maglie, tranne quella blu dell’Intergiro.

Anche Ayuso ride

«Oggi mi annoiavo in corsa», diceva lo spagnolo al diesse Valoti. In realtà la tensione c’era, eccome. 

«No, io sono rimasto tranquillo. Dovevo solo passare la giornata. E’ stata una tappa facile – racconta la maglia rosa dopo il traguardo – nessuna paura. Neanche ieri dopo la caduta. Sono rimasto tranquillo, ho capito subito che potevo ripartire e poi volevo ringraziare la Dsm che stava tirando e ha mollato. La squadra mi è rimasta vicino e poi sapevo che c’era la gamba e un’altra salita ancora, quindi potevo recuperare. Il giorno più difficile invece è stato quello della crono con la sella che mi è scesa».

Mentre il gruppo sfilava via dopo l’arrivo Ayuso dava una pacca sulla spalla del primo compagno che aveva vicino.

«E’ stato un Giro comunque duro. Credo che la vera differenza l’abbia fatta a Sestola, quel giorno ho creato i distacchi maggiori. Okay, il giorno dopo ho perso la maglia, ma il grosso lo avevo fatto lì. Poi si è trattato soprattutto di controllare, specialmente dopo la vittoria nella “etapa reina”.

«Se sono mai stato a tutta? A Sestola sì – risponde Ayuso con tono più che sincero – poi ammetto di aver sempre avuto tutto sotto controllo. Anche se poi ho vinto a Campo Moro. Sapete, quel giorno stavo bene, mi sono girato, ho visto che eravamo in cinque e a quel punto ho colto l’occasione. Era la tappa più bella!».

Debutto all’Appennino

Juan adesso saluterà il mondo degli U23 e passerà con i grandi. Realizzerà un grande sogno, consapevole che si tratta di un punto di partenza. Fino a lunedì sera sarà ancora con la famiglia della Colpack Ballan, poi da martedì mattina lo aspetta la Uae che comunque qui al Giro era molto presente, sia con Gianetti, sia con Matxin, il suo “papà sportivo”. A proposito ci mancava solo che ieri i tre punti di sutura li mettesse il manager spagnolo anziché il medico, tanto gli era vicino!

«Adesso correrò al Giro dell’Appennino e poi anche a San Sebastian. Intanto è stato importante vincere il Giro. Era il mio obiettivo e per me era la prima esperienza in una corsa a tappe così lunga. Oggi sono davvero emozionato».

Intanto si avvicina Marco Selleri per dargli una medaglia e gli chiediamo se gli sia piaciuto il percorso che ha ideato questo signore al suo fianco. «Sì, molto. Un percorso da grandi. Molto duro ma anche molto vario. C’era spazio per tutti».

Ma quale volata

E a proposito di spazio per tutti. Oggi nessuno avrebbe scommesso su un arrivo non in volata. Già ieri vedevamo le ruote veloci fare melina al penultimo passaggio sul Nevegal. Stavano risparmiando energie in vista di oggi. Invece un ragazzo alla presentazione sul palco al mattino, intervistato da Ivan Cecchini (lo speaker), aveva detto: «Occhio, non è detto che si arrivi in volata. Fa caldo, la tappa è lunga, veniamo da tre giorni durissimi ed è il decimo giorno di gara». Quel ragazzo, che ci scusiamo non poter citare poiché in quel momento eravamo lontani dal palco e sentivamo solo l’audio, aveva ragione.

Nella fuga buona nata negli ultimi 60 chilometri circa, c’era Jacopo Menegotto che ha menato forte dopo il passaggio su Ca’ del Poggio e si è ritrovato con due super big del Nord Europa: Healy e Hoole (sembra uno scioglilingua!).

«Ai 200 metri dallo scollinamento – racconta il ragazzo della General Store – sono partito e mi sono buttato giù in discesa più forte che potevo. Queste sono le mie strade. Quando hanno presentato il Giro ho detto subito a mio papà che in questa tappa avrei fatto bene. Peccato che sia arrivato solo secondo. Ma in questo Giro volevo lasciare il segno e ci sono riuscito. E adesso? Adesso vorrei un contratto da pro’… perché me lo merito».

Healy beffa Menegotto

La tappa finale è andata al campione irlandese Ben Healy. Uno che forse ha molto da recriminare. Era atteso sul podio finale e invece spesso si è staccato. Oggi era la sua ultima occasione, anche se va detto che ci aveva provato spesso. A poco meno di 5 chilometri dalla fine ha staccato Menegotto e Daan Hoole, il gigante del gruppo, e di potenza si è preso l’arrivo finale».

E poi? Poi grande festa di tutti, anche dello staff di Selleri e Pavarini, che hanno regalato dieci giorni di grande ciclismo. «Guarda qua che bello – dice Selleri (quasi commosso) mentre muove il braccio verso la piazza – guarda quanto pubblico. Dai, dai… è andata bene».

In viaggio con Matxin nel mondo di Ayuso, maglia rosa del Giro

08.06.2021
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Siamo sicuri che Ayuso non sia italiano? Magari qualche nonno… Matxin si fa una risata, ma la bandiera non cambia.

«E’ spagnolo – dice – ma l’ho mandato a correre da voi perché impari realmente la mentalità italiana. Correre con furbizia. Correre con intelligenza. Vedere le cose prima che succedano. Vedere che se uno ti attacca sulla cima dello strappetto e ti dà un minuto in discesa, anche se hai le gambe come è successo ieri, è un po’ tardi. Queste cose è importante che le capisca bene…».

La vittoria di ieri a Sestola, che ha reso a Juan Ayuso la maglia rosa (foto Scanferla)
La vittoria di ieri a Sestola, che ha reso a Juan Ayuso la maglia rosa (foto Scanferla)

A San Pellegrino Terme, dove… qualche anno fa Roberto Menegotto infilzò Beppe Guerini nel Giro d’Italia del 1992 che avrebbe premiato Marco Pantani, questa volta ha vinto Alois Charrin, francese ventenne della Swiss Racing Academy, alla prima vittoria di rilievo. La maglia rosa è rimasta invece sulle spalle di Juan Ayuso, che dopo la vittoria di ieri a Sestola, ha perso due secondi da Johannesen e Vandenabeele, ma resiste saldamente al comando.

In gruppo lo spagnolo del Team Colpack viene guardato con rispetto e crescente soggezione. E se il suo allenatore Inigo San Millan a inizio stagione ce ne aveva parlato come di un piccolo fenomeno, ci è venuta la curiosità di parlarne con colui che l’ha scoperto e portato alla Uae Team Emirates, dove approderà subito dopo il Giro d’Italia U24: lo stesso Matxin Joxean Fernandez, uno dei dirigenti del Uae Team Emirates.

Matxin è uno dei dirigenti del Uae Team Emirates: qui con Pogacar alla Vuelta 2019
Matxin è uno dei dirigenti del Uae Team Emirates: qui con Pogacar alla Vuelta 2019
Quando l’hai conosciuto

Quando era allievo. Io seguo tutte le categoria da una vita. C’era Carlos Rodriguez che vinceva tanto, mentre lui che aveva un anno in meno ogni tanto portava a casa le sue corse. Al secondo anno da allievo però ha cominciato a vincere tanto anche lui, così l’ho mandato in una squadra che mi ha sempre aiutato, che si chiama Club Ciclista Besaya-Bathco e sta in Cantabria, in cui correva anche Oscar Freire da junior.

E da junior sempre vincente?

Alla vigilia del primo anno l’ho invitato al training camp di dicembre con noi. Lo facevamo nella zona di casa sua, vicino Alicante. Era tutto a posto, ma due giorni prima mi telefona e mi dice che lo ha chiamato anche la Movistar per invitarlo al loro ritiro. Non sapeva cosa fare, perché aveva parlato sempre con me. E io gli ho detto: «Vai pure, così conosci altre squadre e altre mentalità. Va bene anche per te». Doveva stare con noi per due settimane, aveva un bel periodo di vacanze. Lui studia con il sistema inglese. Suo papà è responsabile di un’azienda americana e per un po’ l’ha portato a vivere negli Stati Uniti, per quello nella sua famiglia tutti parlano un inglese… perfettissimo.

Dunque è venuto da voi o con Unzue?

E’ stato un po’ con noi – sorride Matxin – quindi è andato alla Movistar per un paio di giorni e poi è tornato con noi. Raccontò che gli erano stati vicini, senza parlare mai di contratto. Così, quando ha cominciato a vincere le corse da junior, abbiamo fatto un test e abbiamo visto i suoi numeri.

A San Pellegrino Terme oggi vittoria del francese Charrin (foto Isolapress)
A San Pellegrino Terme oggi vittoria del francese Charrin (foto Isolapress)
Buoni numeri?

Ottimi, abbinati a un atteggiamento a livello personale e di attitudine personale, per cui sembrava un uomo fatto nonostante avesse 16 anni. Era già un ragazzo con molta intelligenza e con carattere. A quel punto, visto che sapeva anche vincere, gli ho detto: «Ci conosciamo da due anni e mezzo, se vuoi ora ti facciamo un contratto».

E lui?

Ha voluto sapere altro. Così gli ho spiegato: «Per me la situazione perfetta sarebbe fare la pianificazione sportiva della tua carriera. Non della tua carriera con noi, ma della tua carriera in generale». Per cui gli abbiamo proposto un contratto di cinque anni, in cui il primo sarebbe stato in una continental. Non una professional, per cercare di continuare la sua mentalità vincente. Andare alle corse per vincere, fare un passo intermedio prima di una WorldTour. «Non voglio che perdi la mentalità vincente, la grinta vincente».

L’ha accettato subito?

Ha capito. Voleva passare direttamente, ma sarebbe stato irrealistico pensare che potesse vincere subito. «Invece se vai a correre con gli U23 – gli ho detto – puoi controllare i rivali e avere ancora le aspettative e la prospettiva di vincere».

Quindi non ti stupisci che sia già così vincente?

Vi meravigliate voi – ghigna Matxin – io no!

Secondo San Millan è presto per definire i suoi ambiti.

Lui di base è uno scalatore. E’ un corridore che ha uno spunto di velocità abbastanza alto, tanto da aver vinto un campionato spagnolo in una volata di gruppo, perché ha anche una visione di corsa spettacolare. Abbiamo parlato di venire in Italia, perché volevo che imparasse il ciclismo italiano. A vedere le cose prima che succedano, a essere furbo, a posizionarsi bene.

Ayuso è venuto al Giro per provare a vincerlo, dice Matxin: farà il suo meglio (foto Scanferla)
Ayuso è venuto al Giro per provare a vincerlo: farà il suo meglio (foto Scanferla)
Perché la Colpack?

Ti dico la verità, questo non lo sa nessuno. La prima volta che si è parlato di squadra, lui doveva andare con Axel Merckx, come avevamo fatto con Narvaez, con Almeida e con Remco Evenepoel, anche se poi lui non ci è andato. C’è un bel rapporto con Axel, l’accordo di portargli alcuni bei corridori e Ayuso doveva essere uno di quelli. Ma Axel in quel momento non aveva squadra e così abbiamo deciso di sentire Valoti.

E lui?

Mi viene da sorridere. Lo chiamo e gli dico: «Ti do un corridore fatto così e così». E lui comincia a dire che non sa se hanno posto. Gli ho detto che non era una questione di spazio, che questo era un regalo.

Credi possa vincere il Giro U23?

Senza essere arrogante, credo che abbia i numeri per farlo. Quello è l’obiettivo di cui abbiamo parlato all’inizio: andare al Giro d’Italia per vincerlo. Poi passerà con noi e dopo andrà a correre il Tour de l’Avenir, ovviamente con l’aspettativa di fare il meglio possibile. Che vinca o no, dipende dalle circostanze, una caduta, un episodio. L’altro giorno per me poteva vincere anche la crono, se non gli si sposta la sella al primo chilometro… E’ già buono che non abbia subito danni muscolari pedalando con la sella all’insù, che gli avrebbero impedito di fare bene il giorno dopo. Credo che avrebbe vinto. E’ un corridore con livelli per fare bene tutto.

A San Pellegrino stasera la visita di Mauro Gianetti, general manager Uae Emirates
A San Pellegrino stasera la visita di Mauro Gianetti, general manager Uae Emirates
Si sa già cosa farà dopo il Giro?

E’ tutto definito per i prossimi cinque anni. Doveva fare l’Austria, che è stato cancellato. Andrò negli ultimi due giorni di Giro a parlare con lui. Farà corsette e corse WorldTour per scoprirne il livello. Non la Vuelta, ma San Sebastian, Plouay, Canada. Corse di un giorno e altre più piccole per vedere quale sia il suo livello.

Non sembra uno che abbia paura…

Sentite: ha una testa spettacolare. Una cosa che pochi corridori hanno. Non solo pensa come un campione, questo è un leader. Pensa come tale. Pensa per se stesso e per i compagni. Se deve dire una cosa, si prende la responsabilità. Non soffre la pressione e parte sempre per vincere. Godetevelo, è bello anche da seguire.

Ayuso già in rosa e Valoti: «Impossibile tenerlo fermo!»

05.06.2021
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«La volevo più tardi possibile, ma non riesci a tenerlo fermo!». Sono parole di Gianluca Valoti. Il diesse della Colpack Ballan si riferisce al suo Juan Ayuso che ieri ad Imola ha preso la maglia rosa del Giro U23 vincendo, ben inteso, anche la tappa. L’azione che ha visto vincere lo spagnolo non era programmata. O almeno non lo era in quel modo. scatto secco sulla Gallisterna e giù in picchiata verso l’arrivo. In pratica il percorso dell’ultimo mondiale.

«Già dalla prima tappa – continua Valoti – tutti aspettavano noi per andare a riprendere la fuga, ma non era il nostro compito. Anche ieri volevamo stare tranquilli ed aspettare tappe come quella di Sestola o la crono. Invece Juan ha visto la possibilità di guadagnare dei secondi e ci ha provato, anche se in realtà il suo affondo era più per Filippo Baroncini o Michele Gazzoli, ma ha preso del margine a quel punto ha tirato dritto».

Ayuso e Valoti durante l’ultima Coppi e Bartali
Ayuso e Valoti durante l’ultima Coppi e Bartali

Ayuso è uno dei favoriti della vittoria finale, come ha lavorato per essere al Giro U23 al top della condizione?

Juan ha iniziato a correre alla Firenze-Empoli, poi è tornato a casa ad Andorra facendo altura. Quindi è tornato per la Coppi e Bartali, ha fatto il Piva, il Belvedere che ha vinto e il Giro di Romagna (vinto anche quello). Come tutti i suoi compagni è tornato in altura, solo che lui è andato a casa ad Andorra e gli altri a Livigno.

Un metodo di lavoro come quello dei pro’, Gianluca…

Purtroppo sì, dico purtroppo perché adesso è così. Sono richiesti certi metodi di lavoro anche ai ragazzi, ma sin dalle categorie più giovani non solo tra gli under 23. Già dagli esordienti si lavora in un altro modo rispetto a noi che il giorno prima della gara andavamo a giocare a pallone. Non dico che gli esordienti facciano l’altura, sia chiaro, ma con gli stranieri che lavorano in questo modo, con i pro’ che vogliono i giovani… la qualità si è alzata molto. Ma è così anche in altri sport, non solo nel ciclismo.

Lo scatto di Ayuso (in basso al centro) su Cima Gallisterna, la stessa dove Alaphilippe è partito al mondiale
Lo scatto di Ayuso (in basso al centro) su Cima Gallisterna, la stessa dove Alaphilippe è partito al mondiale
Auyso ha già un contratto con la Uae, seguono loro la sua preparazione?

Sì, ma i nostri tecnici, Antonio Fusi e Maurizio Mazzoleni, sono costantemente aggiornati, ci coordiniamo sul da farsi e se ci sono dei problemi, se bisogna aggiustare qualcosa il nostro referente in Uae è Matxin.

Che tipologie di lavori ha svolto lo spagnolo?

Più qualità e meno quantità, non si fanno più troppe ore di sella. Lui ha dei valori ottimi sul piano atletico.

La quarta frazione prevede una lunga cronometro, avete lavorato anche sotto questo aspetto?

Juan sì. L’anno scorso è stato campione nazionale spagnolo a crono, ma non ha fatto gare internazionali contro il tempo. Si difende molto bene. Nella cronosquadre della Coppi e Bartali abbiamo visto che era uno di quelli che trascinava la squadra, pertanto a Guastalla contiamo di perdere il meno possibile.

Lo spagnolo sull’arrivo di Imola. Dopo il suo attacco era scappato con Alessandro Verre e Henok Mulueberhan
Lo spagnolo sull’arrivo di Imola. Dopo il suo attacco era scappato con Verre e Mulueberhan
Prima scherzando hai detto che ha preso la maglia rosa troppo presto, in un Giro U23 funziona come nei pro’ in cui è preferibile, almeno per gli uomini di classifica, arrivare al 99% e crescere strada facendo, oppure si arriva al top perché sono “solo” dieci giorni?

Non bisogna guardare al Giro dei professionisti e non solo perché è più corto, ma perché qui si corre solo in cinque, pertanto è difficile controllare la corsa, si corre più alla garibaldina e ogni tappa è come se fosse un campionato del mondo quindi è bene arrivare già belli pronti.

Quest’anno il percorso prevede salite lunghe, Ayuso va forte un po’ ovunque: lo vedi meglio sulle tappe più dure o altrove?

Sulle salite lunghe. Ci sono tre tappe molto importanti per lui: Sestola, Campo Moro e la penultima sul Nevegal.

Scalatore quindi, eppure quando lo abbiamo visto ci è sembrato sì magro, ma non scheletrico. La sue era una magrezza di forza, di salute…

Vero. E posso dirvi che mangia come una bestia! Gazzoli e Baroncini mi chiedono sempre: ma come fa a mangiare così tanto e a non ingrassare? Ed è anche goloso… E con la cucina italiana si è trovato a meraviglia.

Giro di Romagna: il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno

27.04.2021
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E’ stata una prima edizione divina quella del Giro di Romagna per Dante Alighieri, ultima fatica organizzativa di aprile di ExtraGiro, che ha riallacciato il filo (interrotto nel 2015) col Giro delle Pesche Nettarine.

Quattro tappe, 10 gpm, 35 formazioni al via e spazio più o meno per tutti nella gara intitolata al Sommo Poeta e al 700° anniversario dalla sua morte.

Romano vince la prima a Gradara, arrivo nelle Marche (foto ExtraGiro)
Romanl vince la prima a Gradara, arrivo nelle Marche (foto ExtraGiro)

Il segno di Romano

La narrazione parte con la prima frazione, Riccione-Gradara di 118,6 chilometri che prevede un gpm nella prima parte ed un arrivo in leggera ascesa che strizza l’occhio a finisseur o grimpeur veloci. All’ultimo chilometro sono davanti gli ultimi cinque coraggiosi di giornata che pregustano l’avvicinarsi della gloria, ma proprio sull’erta finale verso il castello di Gradara gli inseguitori inghiottono i battistrada e Francesco Romano (Palazzago) anticipa Simone Piccolo (Viris Vigevano) e Gianmarco Garofoli (Nazionale Italiana) andando ad indossare la prima maglia verde-bianco-rossa da leader della generale.

Juan Ayuso vince la seconda tappa a Santa Sofia (foto ExtraGiro)
Juan Ayuso vince la seconda tappa a Santa Sofia (foto ExtraGiro)

Ricordate Ayuso?

Nella seconda tappa, Bellaria Igea Marina-Santa Sofia di 140,3 chilometri, il finale presenta due scollinamenti ravvicinati a ridosso dell’arrivo, che scremano il gruppo dei migliori, e il capo-classifica siciliano si trova a lottare contro 4 avversari, tra cui il baby-fenomeno: Juan Ayuso (nella foto di apertura). E’ proprio lo spagnolo della Colpack-Ballan che vince davanti a Romano (che conserva la leadership su Ayuso e il britannico Paul Double) e ad Andrea Pietrobon (Cycling Team Friuli).

Bis spagnolo

Il terzo giorno di gara è caratterizzato dalla Cattolica-San Leo di 126,8 chilometri con 3 gpm e l’arrivo in salita all’ombra del castello che domina la valle della Marecchia. Tappa movimentata e nervosa ma tutti aspettano l’ultima rampa: Ayuso impone un ritmo alto, trionfa in solitaria (davanti a Double della Mg-K Vis Sangemini e Michele Corradini della Viris Vigevano) e dopo il traguardo stramazza dalla fatica contro le mura del maniero. Lo sforzo viene ripagato anche in classifica generale: la maglia di leader è sua per una manciata di secondi su Double e Romano.

La General Store di Furlan controlla in salita (foto ExtraGiro)
La General Store di Furlan controlla in salita (foto ExtraGiro)

Rocchetta sprint

L’ultima frazione, Ravenna-Ravenna di 154 chilometri è la canonica chiusura per le ruote veloci, malgrado due salitelle appena dopo metà percorso. Non succede nulla che possa stravolgere la classifica generale che resterà invariata mentre la concitata volata finale va a Cristian Rocchetta (General Store) su Gregorio Ferri (Petroli Firenze Hopplà) e Luca Colnaghi (Trevigiani Campana Imballaggi).

E così, dopo un rapido riepilogo, proviamo a traghettarvi verso le cantiche che hanno contraddistinto queste quattro giornate agonistiche. 

Ayuso depone i fiori sulla tomba di Dante Alighieri a 700 anni dalla morte (foto ExtraGiro)
Ayuso depone i fiorni sulla tomba di Dante Alighieri a 700 anni dalla morte (foto ExtraGiro)

Paradiso Colpack

Iniziamo dai cieli del Paradiso che accolgono senz’altro la Colpack-Ballan e Juan Ayuso. Il team bergamasco sta vincendo ovunque e ha già ottenuto 13 successi totali (compresa la generale del Giro di Romagna) con 8 atleti diversi. La parte principale invece la sta recitando il diciottenne spagnolo (5 sigilli complessivi) che alla Strade Bianche di Romagna era stato tagliato fuori dalla contesa da una caduta in mezzo alla polvere e che attualmente sta provando “l’esperienza di questa dolce vita” (cit.) tra gli under 23 prima di passare professionista il prossimo agosto con il UAE Team Emirates.

A Rocchetta l’ultima tappa a Ravenna (foto ExtraGiro)
A Rocchetta l’ultima tappa a Ravenna (foto ExtraGiro)

Pro’ di ritorno

Le anime del Purgatorio invece hanno i volti di Francesco Romano e Cristian Rocchetta, entrambi vincitori di una tappa alla corsa “dantesca”. Il primo, passista-veloce siciliano classe ’97, è reduce da due stagioni con la Bardiani-Csf (con cui ha disputato l’ultimo Giro d’Italia) dove però ha pagato più del dovuto il passaggio tra i professionisti, categoria nella quale vuole rientrare. Per farlo è tornato nella Palazzago con cui aveva già corso nel biennio 2016-17 conquistando 5 vittorie: «Quest’anno mi sto rilanciando – spiega – e il mio obiettivo è avere continuità di risultati facendo tutto il calendario dei dilettanti per poi trovare nuovamente un contratto tra i prof nel 2022. Al Giro di Romagna ho fatto bene e ho dovuto scontrarmi con giovani talenti come Ayuso ma non mi scoraggio e il mio impegno sarà sempre massimale».

Direttore di corsa e vero riferimento per la sicurezza è Raffaele Babini (foto ExtraGiro)
Direttore di corsa e vero riferimento per la sicurezza è Raffaele Babini (foto ExtraGiro)

Parla Furlan

Il secondo, sprinter veronese del ’98 con 7 vittorie totali nella categoria tutte ottenute con la sua General Store, vuole mettersi alle spalle una negligenza personale che ha pagato a caro prezzo: a maggio 2019 fu trovato positivo a causa di un incauto utilizzo di uno spray nasale e fu sospeso fino a fine anno. Il fresco successo di Ravenna ha ridato ottimismo sia a lui che a Giorgio Furlan, suo ds ed ex prof dall’89 al ’98.

«Cristian – spiega il vincitore di 23 gare tra cui due tappe al Giro, campionato italiano ’90, Tirreno-Adriatico e Sanremo ’94 – paga due stagioni, 2019 e 2020, nelle quali ha corso poco per diversi motivi, in cui ha comunque fatto buoni risultati. Naturalmente siamo contentissimi per questa ultima vittoria. E’ un velocista moderno, di quelli che saltano via bene le salite e che poi è capace di arrangiarsi nelle volate anche se io dico che con un pesce-pilota potrebbe fare ancora meglio. Gli farò fare il Giro d’Italia U23, dove fece secondo posto in una tappa l’anno scorso, poi spero possa essere preso da qualche team professionistico, perché sta facendo una crescita graduale».

Anche al Giro di Romagna, per la Colpack prosegue il momento d’oro (foto ExtraGiro)
Per la Colpack prosegue il momento d’oro (foto ExtraGiro)

Inferno per due

Chi invece vuole uscire dai gironi dell’Inferno sono due ragazzi stranieri che stanno volteggiando attorno alla vittoria da inizio stagione: Paul Double e Asbjorn Hellemose. Del britannico della Mg-K Vis Sangemini, classe ’96, ci parla il suo ds Diego Cecchi: «E’ un ragazzo che va molto forte in salita e nonostante il suo peso piuma ha uno spunto piuttosto veloce. Al Giro di Romagna è andato molto bene ma sapevamo che con avversari come Ayuso, che è un extraterrestre, avrebbe faticato, benché abbia ceduto per soli 21 secondi. Ha disputato una buona Coppi e Bartali e una discreta Volta Valenciana. Gli faremo fare tutte le gare internazionali, anche quelle non adatte a lui perché deve completare il suo processo di crescita poi saremmo felici se ad agosto potesse fare uno stage con una formazione professional o WorldTour».

Il longilineo 22enne danese del Vc Mendrisio è un altro scalatore puro, abbonato alle posizioni a ridosso del podio che confermano tuttavia una condizione buona, pronta a regalargli un meritato successo. Anche per loro, da Ayuso in giù, sono pronte ad aprirsi le porte del Paradiso.

Pogacar, Hirschi (e Ayuso): i tre diamanti di San Millan

17.04.2021
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Inigo San Millan è il responsabile degli allenatori del Uae Team Emirates e risponde da Denver. Con lui vogliamo parlare di tre talenti che segue in prima persona: Hirschi, Pogacar e il giovane Ayuso che corre al Team Colpack. Da anni, Inigo è professore alla Facoltà di Medicina del Colorado e svolge ricerche sul metabolismo cellulare per il diabete e il cancro. Il ciclismo è uno dei tasselli della sua vita.

«Dedico al team – sorride – le prime ore del mattino, il resto è per l’Università, cercando di fare il meglio possibile. Poco fa ho parlato con Ayuso, ieri ho sentito Hirschi. I ragazzi lavorano su Training Peaks, caricano i loro dati e io posso vedere tutto».

Inigo San Millan è basco di Vitoria, fa la spola fra Usa ed Europa
San Millan è basco di Vitoria, fa la spola fra Usa ed Europa

Pogacar, la calma

Partiamo da Pogacar, 22 anni, il vincitore del Tour. «Tadej – dice Inigo – prima di tutto mi ha colpito come persona. E’ un diamante grezzo, scoperto da Matxin. E nonostante sia così giovane, è calmo e professionale. In questo è come Ayuso, sono molto maturi entrambi, molto simili».

Si può parlare di predestinato?

Ha un recupero straordinario, non è mai stanco. Due anni fa lo portarono alla Vuelta, non aveva ancora 21 anni. Vinse tre tappe, compresa la penultima. A livello cellulare ha una predisposizione genetica per certi sforzi, recupera bene anche durante la gara. E l’aspetto mentale fa il resto.

Vale a dire?

Non è mai nervoso, in tensione. Se oggi va male, pensa che domani andrà meglio e a come rifarsi. Prima dell’ultima crono del Tour, Roglic si stava scaldando sui rulli. Lui si è avvicinato ed è andato a dirgli in bocca al lupo. Lo rispetta. Sono amici, ma in corsa è guerra. Non pensavo che avrebbe vinto, si sono sposati il peggior giorno di Roglic e quello super di Tadej.

Com’è sul lavoro?

Non ho mai dovuto dirgli di allenarsi meno o con minore intensità, ma è pur sempre giovanissimo e ha bisogno di recuperare. Il Tour è finito il 29 agosto e l’ho mandato per due settimane a casa, dicendogli di andare a fare dei picnic con la sua compagna. Giù dalla bici è un ragazzo normale, che fa le cose dei suoi coetanei. Per lui il ciclismo è un divertimento. Attacca da lontano perché lo diverte ed è tipico di queste nuove generazioni che non hanno paura di niente.

Magari quest’anno sarà diverso?

Sicuramente l’ambiente gli metterà più pressione, ma a livello mentale Tadej è superiore. E’ super intelligente, non ha paura di perdere e nemmeno di vincere. Non so quanto sia lontano dal suo top, ma non credo che lo vedremo prima dei prossimi 6-7 anni.

Pogacar con la ragazza, Urska Zigart, al via del Trofeo Binda
Pogacar con la ragazza, Urska Zigart, al via del Trofeo Binda

Hirschi, la libertà

Lo svizzero è arrivato in Uae in ritardo rispetto agli altri, portato nel team da un colpo di mercato di Mauro Gianetti. Ed è questo, secondo San Millan, il motivo di un inizio di stagione così spostato in avanti. «Devo ancora conoscerlo bene – dice – abbiamo corretto qualche difetto in bici. Ha finito la stagione tardi, gli è mancato tutto il lavoro di posizionamento ed ha avuto bisogno di più tempo».

Si dice che soffra le regole.

Ci ha detto di volere la sua libertà e non abbiamo problemi a lasciargliela, ma deve esserci continuo scambio di informazioni.

Che tipo di futuro vede?

Ha tanto talento e col tempo può diventare un corridore da corse a tappe. Lavoreremo per questo. La fase attuale prevede di valutarlo in quelle di una settimana. Al Giro dei Paesi Baschi è stato 12° nella crono ed è interessante. Sappiamo che va bene sugli strappi, bisognerà vedere le salite lunghe, ma non c’è fretta di scoprirlo. Ha solo 22 anni.

Si allena davvero troppo?

Si allenava tanto. Nel periodo del lockdown, approfittando del fatto che in Svizzera si potesse uscire, ha fatto una base incredibile.

Il 12° posto di Hirschi nella crono dei Paesi Baschi è per il team un riferimento utile
Il 12° posto nella crono dei Paesi Baschi è un riferimento utile

Ayuso, la scommessa

Juan Ayuso è il più giovane: 18 anni. «In Spagna si parla di lui sin dagli juniores. Andava in fuga e vinceva le volate. Mi pare sia la stessa cosa che riesce a fare ora a livello under 23 con la Colpack».

Quanto è forte?

Ha parametri eccezionali. E’ metodico nel lavoro. Gli dici cosa deve fare e non sbaglia un colpo. Ha un recupero fisiologico eccezionale e test non comuni. Lo alleno dal 2020 e quest’anno abbiamo solo aumentato un po’ le ore di lavoro, ma non arriva mai a farne sei.

Ad agosto salirà a livello WorldTour?

Sono scelte che dipendono dalla squadra, ma certo non ho mai pensato di allenarlo come un pro’. E’ giusto che lavori come un under 23. Mi confronto di continuo con Matxin che l’ha segnalato. Non devono esserci pressioni. E se passerà professionista ad agosto, continueremo rispettando la sua età.

E’ presto per definire il suo raggio di azione?

Molto presto. Dobbiamo valutare il recupero. Ad ora possiamo parlare di un atleta molto completo. Va bene sulle salite. E’ veloce. E’ soprattutto dotato di una grande intelligenza.

Ayuso ha retto bene con i pro’ alla Coppi e Bartali e ha poi vinto fra gli U23
Ayuso ha retto bene con i pro’ alla Coppi e Bartali
Usa spesso questa parola: intelligenza.

E’ una nota comune di questi tre talenti. La uniscono alla dedizione al lavoro e al grande carattere. Sono nati per essere vincenti. Alla loro età, c’è chi si allena troppo per mantenere le attese, ma per loro non sono preoccupato. Non rischiano di crollare. La squadra sta facendo un gran lavoro.

Pasqua e Pasquetta, Ayuso si prende anche il Belvedere

06.04.2021
4 min
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Avete presente quando dentro all’uovo di Pasqua trovate la sorpresa che volevate? Ecco, in casa Colpack-Ballan sono andati oltre, e forse di sorpresa pura non si tratta. Il team di patron Beppe Colleoni in questa due giorni pasquale ha centrato una doppietta pazzesca in due gare internazionali: la domenica il Trofeo Piva e il lunedi dell’Angelo il Giro del Belvedere, quest’ultimo per la prima volta nella storia della società bergamasca.

Il punto esclamativo in entrambe le corse lo ha messo lo stesso ragazzo, l’astro nascente del ciclismo spagnolo, sempre per distacco: Juan Ayuso Pesquera. Ed i “corsi e ricorsi storici” non si fermano qui, perché era dal 2003, con il russo Alexandre Bazhenov in maglia Impruneta Cotto Ref, che non si vedeva questa accoppiata. 

«Beh – puntualizza scherzosamente il raggiante team manager Antonio Bevilacqua – forse è l’unico a riuscirci da primo anno, perché dobbiamo ricordare che Juan nel 2020 era junior. E che junior».

Lo scorso anno campione spagnolo in linea e a crono (nel 2019 rispettivamente primo e terzo), Ayuso come ormai sappiamo sta completando il suo processo di crescita nella Colpack-Ballan in vista del passaggio al UAE Team Emirates ad inizio agosto, ma per i suoi attuali tecnici è già una piacevole realtà, a parte i risultati appena ottenuti. Ce lo spiega il diesse Gianluca Valoti.

Il Belvedere si è corso il lunedì dopo Pasqua in una bella giornata di primavera (foto Bolgan)
Si è corso il lunedì di Pasqua (foto Bolgan)
Come avete fatto a trovare Juan?

Grazie ai buoni rapporti che abbiamo con Matxin (uno dei manager del Team UAE-Emirates, ndr) che ci segnala sempre prospetti interessanti, come ad esempio il nostro velocista colombiano Nicolas Gomez. Lui si fida di noi e ci ha chiesto di far fare esperienza internazionale a Juan, perché da junior ha corso solo in Spagna.

Insomma una bella responsabilità per voi.

Sì. E’ ovvio che abbiamo un ulteriore occhio di riguardo perché non vogliamo spremerlo troppo a livello psico-fisico. Non ci pesa averlo e doverlo far crescere, ma forse adesso ci sentiamo ancora più responsabilizzati dopo queste due vittorie.

Che ragazzo è al di fuori della gara?

Siamo fortunati perché lui è un ragazzo che ama il ciclismo, è estremamente scrupoloso e metodico nel condurre una vita adeguata. Vive ad Almè, dove abbiamo il ritiro della squadra, lui al primo piano ed io al terzo, ma non lo devo tenere tanto sotto controllo perché non sottovaluta nulla. Diciamo che lo sto istruendo per vivere in casa visto che è sempre stato con i genitori. Ha una fidanzata che è in Spagna e vive bene anche quella relazione. Deve ancora compiere 19 anni, noi abbiamo il compito di farlo diventare corridore e uomo.

Si rischia di perdere di vista gli altri?

No. Abbiamo 17 ragazzi, alcuni dei quali che hanno iniziato benissimo la stagione e tutti avranno modo di fare bene nella seconda parte.

Podio straniero all’indomani della Pasqua, con Ayuso , Potocki e Balmer (foto Bolgan)
Podio straniero, con Ayuso , Potocki e Balmer (foto Bolgan)
A questo punto l’obiettivo di Ayuso e della Colpack-Ballan sarà il Giro d’Italia Under 23.

Esatto, è il principale ora. Aspettiamo di vedere come sarà il meteo nei prossimi giorni, ma abbiamo già in programma di fare diversi sopralluoghi nelle tappe di montagna o altre impegnative. Non sarà comunque facile interpretare il Giro con 5 atleti per squadra. Se andrà bene come speriamo festeggeremo e se invece dovesse andare male non succederà nulla, non ci dispereremo.

Valoti non esclude nemmeno che il giovanissimo spagnolo possa restare più del dovuto.

«Dobbiamo capire se ad agosto farà solo uno stage o finirà l’annata con i pro’, in caso contrario lo prepareremmo per il Tour de l’Avenir e per i mondiali».

Come Tiberi e Bagioli

Mentre Bevilacqua aggiunge: «Ce lo stiamo godendo, anche perché stiamo avendo una grossa soddisfazione nella sua crescita».

A proposito Antonio, nella tua trentennale carriera ti era mai capitato un corridore così al primo anno?

Abbiamo avuto tanti bravi e forti ragazzi e Juan mi ricorda sia Andrea Bagioli che Antonio Tiberi, che sono stati con noi un anno prima di passare nel WorldTour. Forse mi sento di dire che Ayuso ha avuto un impatto più incisivo già dalle prime gare ma sono solo dettagli.

Pasqua indimenticabile, con Valoti, Di Leo, Bevilacqua e Miozzo: Colpack al completo (foto Bolgan)
Con Valoti, Di Leo, Bevilacqua e Miozzo (foto Bolgan)
E il suo avvicinamento al Giro in programma dal 7 al 16 giugno, come sarà? 

Correrà il Trofeo di San Vendemiano (18 aprile) e il Giro di Romagna (22-25 aprile) poi farà un lungo periodo di allenamento in altura ad Andorra dove ha una casa e dove ormai ci sono tanti corridori. Tornerà da a ridosso del Giro U23.

Siete pronti per il dopo-Ayuso?

Si, alla grande. Stiamo recuperando da brutti infortuni di inizio anno anche Gazzoli e Baroncini, che hanno grandi potenzialità anche loro e faranno bene nella seconda parte di stagione.

Chiudendo, non ne abbiamo ancora parlato: il vostro primo Giro del Belvedere come lo avete vinto?

Eh, sto ancora esultando (ride, ndr). Battute a parte, Juan è partito sull’ultimo strappo a 10/12 chilometri dalla fine, ha fatto il vuoto anche se la salita era piuttosto corta. Ha scollinato con una manciata di secondi ed è arrivato solo come al Piva. Avevamo puntato ad una delle due gare, ma così è fantastico. Abbiamo davvero passato una buona Pasqua.

Al Piva, la prima di Ayuso. Crescono Colnaghi e Puppio

05.04.2021
5 min
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Fuga per la vittoria al Trofeo Piva: è proprio il caso di dirlo, per la prima vittoria da under 23 di Juan Ayuso (in apertura nella foto Scanferla). Il giovanissimo spagnolo – nato a Barcellona, cresciuto ad Alicante e che compirà diciannove anni il prossimo 16 settembre – ha centrato il colpo grosso a Col San Martino, nel 72° Trofeo Piva, con le stimmate del predestinato. E’ l’ottava vittoria straniera nelle ultime dieci edizioni, la seconda per un team italiano, sempre la Colpack-Ballan (nel 2017 trionfò con l’ucraino Mark Padun).

Gruppo ancora compatto. Il Piva si corre a Col San Martino, in provincia di Treviso (foto Scanferla)
Il Piva si corre a Col San Martino, provincia di Treviso (foto Scanferla)

Dietro al talento della formazione bergamasca, staccati di un minuto, sono finiti Luca Colnaghi (Trevigiani Campana Imballaggi) e Antonio Puppio (Team Qhubeka) a completare un super podio.

«Cinque vittorie con cinque corridori diversi – racconta il diesse Gianluca Valoti – è il miglior inizio di stagione mai avuto prima. E puntiamo con fiducia al Belvedere (che si corre oggi, ndr) che non abbiamo mai vinto, magari con Verre che sta pedalando bene».

Ayuso in rampa

Grande gioia quindi in casa Colpack-Ballan dove devono godersi il più possibile i numeri di Ayuso, uscito evidentemente molto bene dalla Settimana Coppi e Bartali, visto che il UAE Team Emirates lo ha “parcheggiato” in prestito da loro fino al prossimo agosto, periodo nel quale dovrebbe passare professionista (già pronto un contratto fino al 2025).

In gruppo anche Kevin Pezzo Rosola, con la maglia del Team Tirol (foto Scanferla)
In gruppo anche Kevin Pezzo Rosola (foto Scanferla)
Juan, raccontaci questo tuo primo successo nella categoria.

Sono davvero molto felice, lo dedico alla Colpack-Ballan. Sono partito a 20 chilometri dalla fine, in salita. Stavo bene e ci ho provato, poi quando sono rimasto da solo, ho pensato che stavo facendo una crono e ho spinto a tutta. E’ andata alla grande.

I prossimi obiettivi quali sono?

Sarebbe bello fare doppietta già al Belvedere. Sto crescendo giorno dopo giorno, cerco sempre di fare il meglio possibile.

Visto che ti stai trovando bene con la tua attuale squadra, se ti dicessero di restare fino a fine stagione accetteresti?

Il mio sogno è il professionismo, ma dipende da come andranno le corse. Devo fare esperienza e sono già migliorato tanto da inizio anno, tuttavia se dovessi restare alla Colpack-Ballan non sarebbe un problema.

Colnaghi ci riprova

Un mese fa (a Lucca, al Memorial Dinucci) la stessa felicità di Ayuso l’aveva provata Luca Colnaghi che oggi deve riconoscere la superiorità dello spagnolo chiudendo in piazza d’onore

L’azione di forza di Ayuso sul Combai: lo spagnolo veniva dal Coppi e Bartali (foto Scanferla)
L’azione di forza di Ayuso sul Combai: lo spagnolo veniva dal Coppi e Bartali (foto Scanferla)
Luca non si poteva fare di più?

No, era nettamente il più forte. All’imbocco dell’ultimo Combai lui è partito, gli ho subito preso la ruota, ma ho dovuto lasciarla subito perché aveva un ritmo troppo sostenuto per me. A quel punto mi sono fatto riprendere, poi sull’ultimo strappo, adatto alle mie caratteristiche, ho attaccato. All’arrivo ho regolato Puppio.

Domanda d’obbligo anche per te: obiettivo a breve e lungo termine?

La rivincita è già il Belvedere, cercando di fare meglio di oggi. Poi per il resto sono al quarto anno, ho l’esperienza giusta ormai per cercare di fare bene un po’ ovunque.

Il tuo buon inizio di stagione (compresi anche due quarti posti e l’attuale leadership nella classifica nazionale di categoria) è dovuto alle varie vicissitudini che hai vissuto negli ultimi mesi?

Ho tanta rabbia per le conseguenze di quelle vicende, ma non sto facendo più di quello che dovrei, non mi sto allenando di più. Sotto quel punto di vista sono tranquillo delle mie potenzialità e i risultati ci sono.

Quarto al traguardo Benedetti della Zalf, di cui Faresin ci aveva parlato (foto Scanferla)
Quarto al traguardo Benedetti della Zalf (foto Scanferla)
Il passaggio al professionismo invece dove lo posizioni tra gli obiettivi? Speri in una chiamata già da agosto?

Onestamente spero di passare, vedremo se si apriranno delle porte nuove ma adesso penso solo a pedalare e fare bene, che è la cosa più importante.

Puppio, obiettivo pro’

Sul terzo gradino del Trofeo Piva fa capolino Antonio Puppio che ritrova un podio dopo quasi due anni (terzo al prologo del Val d’Aosta a luglio 2019), il primo ottenuto in una gara in linea da quando è under 23. 

Sul podio, con Ayuso ci sono Luca Colnaghi e Antonio Puppio (foto Scanferla)
Sul podio, con Ayuso ci sono Luca Colnaghi e Antonio Puppio (foto Scanferla)
Antonio, partiamo da qui. Piazzamento che dà morale?

Sì, senz’altro. Anche se a fine febbraio avevo già fatto quarto in volata alla Firenze-Empoli, dove avevamo centrato anche il secondo e il terzo posto dietro Nencini.

Com’è andato il Trofeo Piva?

La corsa è stata piuttosto tranquilla fino a 4 giri dalla fine, di cui gli ultimi tre con lo strappo di San Vigilio. All’ultimo dei nove passaggi dal gpm di Combai è partito Ayuso, noi dietro ci siamo guardati ma non c’è stata molta collaborazione per chiudere. Poi sullo strappo finale ci siamo frazionati ulteriormente e siamo arrivati praticamente come siamo scollinati.

Al Belvedere con che spirito ci vai?

Con quello di riconfermare questo piazzamento, anzi migliorarlo, anche se credo sarà una gara diversa e potrebbe arrivare un gruppetto di 10/15 unità.

Corri in un team vivaio di una formazione WorldTour, pensi che il passaggio al professionismo sia dietro l’angolo?

No, devo conquistarmi il posto, non c’è nulla di scontato. Sono al quarto anno tra gli U23, ho più esperienza, sono migliorato a livello fisico e tattico ma devo, voglio fare dei risultati. L’obiettivo è quello di passare e sfrutterò ogni gara per farlo, soprattutto quelle internazionali. Ecco, spero di correre il Giro d’Italia Under 23 che è una bella vetrina per mettersi in mostra.

Dalla Spagna arriva Ayuso, che punta sul Giro U23

27.03.2021
4 min
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Juan Ayuso ha la sguardo furbo. Ha solo 18 anni ma sa il fatto suo. Spagnolo della regione di Valencia, va forte in salita e a crono. Per lui, come vedremo, si sono già spalancate le porte del WorldTour. Adesso però veste i colori della Colpack Ballan. Nelle due stagioni da juniores, ha conquistato tre titoli nazionali: due su strada e uno a crono (doppietta siglata nel 2020). E’ alto, ma non altissimo. Magro, ma non di quelli esagerati. Il suo fisico dà la sensazione di non essere ancora spremuto, di avere dei margini.

Al termine del terzo giorno di gara alla Coppi e Bartali sfila dopo il traguardo che è già a bocca chiusa. Con gli occhi cerca il camper del team e mentre è in “caccia” e incrocia il nostro sguardo ricambia subito il saluto. E’ davvero lucido.

Juan Ayuso, 18 anni, è al primo anno da under 23
Juan Ayuso, 18 anni, è al primo anno da under 23
Juan, come sei arrivato in Italia?

Ho un contratto di cinque anni con la UAE e con Matxin (uno dei tecnici del team, ndr) abbiamo pensato che la migliore scelta fosse quella di correre alcuni mesi in una grande squadre “development” per crescere gradualmente. Abbiamo studiato molti team e abbiamo pensato che la Colpack fosse la scelta migliore.

E come ti trovi?

Ho parlato con Gianluca (Valoti, ndr) e subito ho detto: okay. Per ora tutto è fantastico con la squadra. Abbiamo fatto un ritiro a Tortoreto ed è andato benissimo e poi con le prime corse sono subito cresciuto. Ho corso a Laigueglia, a Larciano e mi sono trovato bene.

E anche nelle prime tappe della Coppi e Bartali ti sei fatto vedere…

Abbiamo lavorato molto con squadra, loro credevano in me e io anche mi sentivo bene e così ho deciso di attaccare (era la seconda tappa, ndr).

Davvero un bel segnale per chi solo pochi mesi fa era ancora uno juniores. Ma in Spagna non c’era un team continental per crescere oppure l’idea di arrivare in Colpack è stato un qualcosa di espressamente voluto da Maxtin?

No, in Spagna non c’era una continental all’altezza della Colpack, che facesse una certa attività e fosse strutturata in un certo modo. E poi Matxin voleva che corressi in Italia perché secondo lui qui potevo imparare molto e di più.

Il valenciano ha un contratto con la UAE fino al 2025. Eccolo in ritiro con il team
Il valenciano ha un contratto con la UAE fino al 2025. Eccolo in ritiro con il team
Cosa?

Mi diceva che era differente correre qui da voi. Le strade sono più strette, spesso tortuose e bisogna limare… Voleva che imparassi questo. Ed eccomi. Devo dire che mi piace come si corre qui.

E oltre alle corse cosa ti piace dell’Italia?

La cucina. Si mangia benissimo! Anche in Spagna si mangia bene, però in Italia… è tutto super. Ed è un posto bellissimo per andare in bici. 

Che corridore sei? Uno scalatore, un velocista…

Nooo velocista – esclama mimando il gesto dell’acceleratore della moto Ayuso – Non so bene cosa sono ancora, ma “seguro” non sono un velocista! Credo di essere uno scalatore, ma non so se sono uno scalatore puro, un passista-scalatore… sono talmente giovane, chissà che direzione prenderò. Ma la salita mi piace. Che sia lunga, corta, ripida, esplosiva… quello è il mio terreno.

Il Giro d’Italia under 23 è il tuo grande obiettivo da quel che si dice…

Sì, per me è l’obiettivo principale della prima parte della stagione. E di certo resterò con la Colpack fino al Giro, dopo passerò alla UAE. Per adesso stiamo facendo tutto in funzione del Giro under 23 e penso che con la squadra potremo fare una gara molto buona. Siamo ben messi.

A Laigueglia hai fatto la prima gara con i grandi campioni?

Sì, la prima volta con i corridori del WorldTour e tanti altri grandissimi atleti. E’ stato un bel colpo di emozione passare in mezzo al gruppo e vedere Bernal, Kwiatkowski, Landa Fino a 3-4 anni fa erano i miei idoli e ora correre una gara con loro è stato incredibile, “muy impactante”.

Ayuso a colloquio con Valoti, prima del via di una tappa alla Coppi e Bartali
Ayuso a colloquio con Valoti, prima del via di una tappa alla Coppi e Bartali
E sei anche riuscito a parlarci?

Con qualcuno sì, quando la gara era tranquilla. Ma devo dire che sono stato sempre molto attento – e porta il dito indice verso gli occhi – quando si muovevano. Cercavo di osservarli, di studiarli, quando si spostavano nel gruppo: perché lì e perché in quel momento. Volevo imparare subito.

Domanda quasi scontata: ma chi era il tuo idolo da bambino, cioè fino a pochi anni fa?

Quando ho iniziato con la bici è stato Alberto Contador. Lo vedevo in televisione ed è stato un’ispirazione.