Finn e il primo Avenir: «Ho dimostrato di poter stare con i migliori»

31.08.2025
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Tre secondi hanno diviso Lorenzo Mark Finn dal podio finale del Tour de l’Avenir, vinto da Paul Seixas davanti a Jarno Widar e Jorgen Nordhagen. E’ facile pensare di avere davanti i campioni che potranno regalarci le sfide del futuro, al momento ce li godiamo consapevoli che siano in punti diversi della loro crescita e maturazione. Finn aveva tenuto l’Italia sul podio fino alla mattina dell’ultimo giorno di questo Tour de l’Avenir. Infatti nella semitappa corsa venerdì mattina gli uomini di classifica non sono riusciti a fare la differenza (in apertura foto Tour de l’Avenir). 

Podio Tour de l’Avenir 2025, Paul Seixas, Jarno Widar, Jorgen Nordhagen (foto Tour de l’Avenir)
Podio Tour de l’Avenir 2025: Paul Seixas, Jarno Widar, Jorgen Nordhagen (foto Tour de l’Avenir)

50 metri

E’ servita una prestazione monstre del talentino francese Paul Seixas nel pomeriggio per creare un gap importante. L’unico a percorrere i 10,6 chilometri che da Montvalezan portavano a La Rosiere con una velocità media superiore ai 25 chilometri orari. La voce del nostro Lorenzo Finn non fa trasparire delusione, è solida come le sue gambe. 

«La giornata finale di venerdì – racconta al telefono – con le due semitappe, è stata tosta. Al mattino la frazione era corta (solamente 41,6 chilometri, ndr) ma l’abbiamo fatta a fuoco. La cronoscalata del pomeriggio, invece, era parecchio lunga. Vero che il podio è sfumato per pochissimo, però sono contento della mia settimana. Alla fine ho concluso a soli tre secondi da Nordhagen e sette secondi da Jarno Widar. Vuol dire che il livello è buono, posso essere lì».

Già dal prologo iniziale avevi mostrato di stare molto bene…

Era, probabilmente, la mia migliore chance per vincere una tappa perché sapevo che su una prova così corta, e in salita, avrei potuto fare bene. Peccato essere arrivato dietro Seixas per così poco (il distacco è risultato di 7 centesimi, ndr). Nei giorni di ritiro in altura mi sentivo bene, ho sofferto un po’ il ritmo gara delle prime due o tre tappe ma poi sono stato sempre meglio. 

Sei arrivato pronto per la tappa regina, la quinta, dove però non sono emersi distacchi importanti…

Siamo rimasti tutti insieme noi favoriti: Seixas, Widar, Nordhagen e Ramirez. Non mi sarei mai aspettato che saremmo rimasti così attaccati. Nessuno è riuscito a fare la differenza nelle tappe in linea e questo fa capire che il livello era veramente alto. La quinta tappa prevedeva tre salite e 4.000 metri di dislivello, era veramente dura. 

Lorenzo Fin aveva fatto vedere un’ottima condizione già nel prologo iniziale nel quale era arrivato secondo (foto Tour de l’Avenir)
Lorenzo Fin aveva fatto vedere un’ottima condizione già nel prologo iniziale nel quale era arrivato secondo (foto Tour de l’Avenir)
Si sta creando un po’ il gruppo dei corridori del futuro per le corse a tappe?

Questo vedremo, non lo possiamo ancora dira. Seixas ha già fatto vedere che può arrivare nei primi dieci al Delfinato, se lui non ci riesce a staccare facilmente vuol dire che potremmo aggregarci tra qualche anno. Però non si può dire così, senza una controprova. 

Hai ritrovato Seixas dopo un anno nel WorldTour…

Vero, non correvamo uno contro l’altro dal mondiale di Zurigo. Il suo stile di correre non è cambiato molto, va sempre forte in salita, ma più o meno come lo scorso anno. Siamo migliorati entrambi rimanendo vicini nelle prestazioni. E’ riuscito a fare la differenza nella cronoscalata finale, e gli vanno fatti i complimenti. Io ho seguito i valori che la squadra mi aveva prefissato e di questo sono molto contento. Magari un po’ stanco dalla tappa del mattino ma non ho sottoperformato. 

I migliori si sono dati battaglia in salita ma nessuno è riuscito a fare la differenza nelle tappe in linea (foto Tour de l’Avenir)
I migliori si sono dati battaglia in salita ma nessuno è riuscito a fare la differenza nelle tappe in linea (foto Tour de l’Avenir)
Degli altri contendenti alla vittoria finale cosa hai visto?

Widar lo avevo già incontrato al Giro Next Gen e in altre gare, so che ha una “sparata” negli ultimi 500 metri che gli permette di fare la differenza. Ha vinto due tappe in questo modo, quindi ha rispettato le sue caratteristiche. Probabilmente mancava un arrivo in salita più selettivo o una frazione finale impegnativa e non due semitappe. 

Questo era il tuo secondo giro a tappe di una settimana, hai visto qualche miglioramento?

Nelle ultime tappe mi sono sentito molto meglio rispetto al Giro Next Gen, dove nelle frazioni conclusive ho accusato un po’ di fatica. Per questo dico che sono contento della mia prova qui all’Avenir. Alla fine è il mio primo anno da under 23 e queste due corse a tappe saranno un obiettivo anche nel 2026. 

Finn ha fatto molti progressi in questo primo anno da under 23 per quanto riguarda le corse a tappe (foto Tour de l’Avenir)
Finn ha fatto molti progressi in questo primo anno da under 23 per quanto riguarda le corse a tappe (foto Tour de l’Avenir)
Ora si conclude la stagione con mondiali ed europei?

Prima correrò al Memorial Pantani e al Matteotti, poi volerò in Rwanda. Però sì, mondiali ed europei saranno gli obiettivi di fine anno. Visto che Seixas, Nordhagen e Torres non ci saranno (l’UCI ha vietato ai corridori under 23 che già corrono tra i professionisti di partecipare a mondiali ed europei di categoria, ndr) direi che il grande rivale sarà Widar.

Amadori: «All’Avenir non vogliamo stare dietro a nessuno»

11.08.2025
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La prima notizia è che Marino Amadori si trova a casa e che sia costretto a preparare il Tour de l’Avenir affidandosi al lavoro svolti da propri ragazzi, i quali si sono dispersi per le diverse alture italiane. Lorenzo Finn si trova a Tignes, mentre Simone Gualdi e Alessandro Borgo sono a Livigno. Invece gli altri tre nomi selezionati per l’Avenir: Davide Donati, Filippo Turconi (in apertura al Giro Next Gen insieme a Finn, photors.it), avrà modo di vederli in corsa tra Poggiana e Capodarco. Mentre Pietro Mattio sarà impegnato con la Visma al PostNord Tour of Denmark.

«Preparare l’Avenir e avere i ragazzi lontani – dice Amadori – non mi darà modo di vedere come stanno giorno dopo giorno. Ho comunque massima fiducia nei loro confronti e nelle squadre che li supportano. La formazione l’ho comunicata un mese fa, ci vedremo il 21 agosto e partiremo tutti insieme. Avremo comunque modo di confrontarci e di parlare di tattiche. Faremo un piano d’azione che comprenderà tutte le possibili varianti».

Alessandro Borgo, qui insieme ad Amadori dopo aver vinto il tricolore U23, sarà uno dei protagonisti all’Avenir
Alessandro Borgo, qui insieme ad Amadori dopo aver vinto il tricolore U23, sarà uno dei protagonisti all’Avenir

Tanti impegni

Lontano dagli allenamenti il cittì della nazionale under 23 ha avuto modo di studiare il percorso e gli avversari. Sarà un Tour de l’Avenir impegnativo, sia per le tappe che per gli avversari che si presenteranno in Francia il prossimo 23 agosto. 

«C’è massima fiducia nei nostri mezzi e nei ragazzi – dice Amadori – penso di aver messo insieme una buona squadra. Dispiace per alcuni atleti che sono rimasti fuori come Agostinacchio, Sambinello, Zamperini, Savino. Però tra Avenir, mondiale ed europei ci sarà spazio per tutti».

Pietro Mattio è ormai uno dei pilastri della nazionale di Marino Amadori (foto Tour Avenir)
Pietro Mattio è ormai uno dei pilastri della nazionale di Marino Amadori (foto Tour Avenir)
Andiamo con ordine e pensiamo alla corsa a tappe francese?

Certo, un passo alla volta. In gara troveremo un livello altissimo, come gli altri anni. I nomi di spicco non mancheranno, il primo che mi viene in mente è quello di Paul Seixas. Il transalpino, passato direttamente dalla categoria juniores al WorldTour, ha già raccolto una top 10 al Delfinato e altri piazzamenti importanti. Sicuramente verrà con l’obiettivo di vincere, non possono di certo nascondersi. 

I contendenti che arrivano dal WorldTour non mancheranno…

Avremo anche Jorgen Nordhagen e Pablo Torres. Senza dimenticare Jarno Widar, il quale anche se è ancora nel devo team della Lotto ha già dimostrato di essere uno dei favoriti. 

Davide Donati ha ottenuto la sua prima vittoria in maglia Red Bull-BORA-hasgrohe al Tour de Wallonie con i pro’
Davide Donati ha ottenuto la sua prima vittoria in maglia Red Bull-BORA-hasgrohe al Tour de Wallonie con i pro’
I nostri?

Non ci nascondiamo, arriviamo con una formazione forte. Alla fine si scontreranno con i pari età e anche i nostri ragazzi hanno fatto gare di un certo livello. Vedremo dove ci metteranno e dove riusciremo a metterci noi. 

Partiamo con gli scalatori, ne avremo tre: Finn, Gualdi e Turconi…

Sono tre atleti che in salita hanno dimostrato di esserci, la loro crescita e maturazione durante questa stagione sono state evidenti. Per me la categoria under 23 è un passaggio, si deve fare esperienza e capire come si corre in certe gare. Finn è il nostro uomo di riferimento, al Giro Next Gen ha dimostrato di saper reggere gli otto giorni di corsa. 

Paul Seixas quest’anno sta già correndo nel WorldTour, arriverà all’Avenir come uno dei favoriti
Paul Seixas quest’anno sta già correndo nel WorldTour, arriverà all’Avenir come uno dei favoriti
Come giudichi il percorso?

Dopo il prologo di Tignes, di appena tre chilometri con 300 metri di dislivello, avremo quattro tappe mosse. Sono percorsi molto tosti sui quali le squadre dei favoriti proveranno a controllare la corsa per non far andare via fughe pericolose. Noi dovremo trovare la giusta strategia per raccogliere il massimo risultato. Gli ultimi due giorni, per un totale di tre tappe, avremo la sagra della salita e lì quelli forti verranno fuori per forza.

La scelta di portare Mattio, Donati e Borgo, è dettata dalle quattro tappe intermedie?

Questi ragazzi su delle frazioni del genere ci vanno a nozze. Poi Donati e Mattio sono due atleti che sanno gestire bene la corsa e leggerne i momenti, cosa fondamentale anche nel dare una mano a Lorenzo Finn. Mi aspetto un team unito e coeso, non saremo noi a dover gestire la corsa ma non dovremo nemmeno subirla. 

Dopo il ritiro al Giro Next Gen, Jarno Widar ha dominato il Valle d’Aosta scrivendo il suo nome tra i favoriti dell’Avenir
Dopo il ritiro al Giro Next Gen, Jarno Widar ha dominato il Valle d’Aosta scrivendo il suo nome tra i favoriti dell’Avenir
Cosa intendi?

Che dovremo sfruttare le occasioni che ci capiteranno, perché in sette giorni di gara arriverà il momento giusto per fare qualcosa. Non dovremo far scappare i migliori. Anzi, sarebbe un bel risultato metterli alle spalle in qualche occasione. Il nostro obiettivo deve essere quello di imporci. 

Non guardarsi troppo intorno…

Abbiamo le carte per correre da protagonisti. Ed è questo quello che mi aspetto. 

Parola a Bonin: Poggiana, il territorio e il legame con Capodarco

07.08.2025
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Il Gran Premio Sportivi di Poggiana è ormai alle porte, domenica 10 agosto i 176 atleti under 23 si sfideranno in una delle gare più importanti del calendario. Lo scorso anno il successo andò a Jorgen Nordhagen. Quest’anno la Visma Lease a Bike Development non sarà al via per difendere il titolo, ma a Poggiana non mancheranno i devo team, la cui presenza dona un certo spessore agli eventi. 

Gli ultimi preparativi portano il patron Giampietro Bonin, a capo di della società che organizza la gara giunta alla sua 49ª edizione, a sopralluoghi e riunioni per controllare che tutto sia a posto e in ordine (in apertura il podio dello scorso anno con Giampietro Bonin, foto SportCity). 

«Siamo pronti – ci dice Bonin – mancano alcuni colloqui con i comuni che ospiteranno il passaggio della gara, ma ormai ci siamo. Il GP Sportivi di Poggiana da due anni ha cambiato quello che era il suo percorso storico per quanto riguarda la parte centrale della corsa. Quella che noi chiamiamo Circuito delle Colline, a uno dei comuni attraversati fino al 2023 davamo fastidio, così abbiamo trovato la soluzione e abbiamo cambiato area».

Giampietro Bonin insieme a Jorgen Nordhagen, vincitore a Poggiana nel 2024
Giampietro Bonin insieme a Jorgen Nordhagen, vincitore a Poggiana nel 2024

Il ciclismo che dà fastidio

E’ ormai diventato un ritornello quello del ciclismo, e dei ciclisti, che danno fastidio. Lo dicono gli automobilisti con commenti e odio, nonostante i morti sulle strade continuino ad aumentare (negli ultimi giorni ve ne sono contati cinque, e siamo a 130 da inizio anno). Tutto quello che non è veloce crea intralcio al traffico, così dicono, fatto sta che gli incidenti mortali aumentano e nessuno sembra intenzionato a intervenire

«Davamo fastidio a questo Comune – continua Bonin – perché a loro modo di dire lasciavamo le strade sporche. Noi come organizzazione ci preoccupavamo, il giorno dopo la corsa, di andare sul percorso e raccogliere tutti i rifiuti. E non ci limitavamo a raccogliere solo quelli lasciati dai corridori. Tutto questo però non bastava e il permesso per passare su quelle strade era limitato a un solo passaggio. Anzi, ci chiedevano anche una cauzione di 1.000 euro. Così abbiamo smesso anche di discutere, ci siamo semplicemente spostati».

Il GP Sportivi di Poggiana è arrivato alla sua 49ª edizione (photors.it)
Il GP Sportivi di Poggiana è arrivato alla sua 49ª edizione (photors.it)
Parliamo della corsa, la Visma non tornerà a difendere il titolo ma la corsa rimane di calibro internazionale…

Al via ci saranno 36 squadre per un totale di 176 atleti, il massimo concesso dalla categoria under 23. Avremo i 20 migliori team italiani e 16 squadre straniere, di cui cinque devo team.

Come si gestiscono così tanti team?

Non è affatto semplice perché 28 delle 36 squadre partecipanti arrivano la sera prima della corsa, quindi abbiamo dovuto cercare l’alloggio per ospitarle e gestire le loro esigenze. A livello economico e di gestione non è facile. Sono team con quattro o cinque atleti e lo staff al seguito, una media di otto persone l’uno. 

Per Poggiana e Capodarco la vicinanza nel calendario è un fattore chiave per avere al via i devo team (photors.it)
Per Poggiana e Capodarco la vicinanza nel calendario è un fattore chiave per avere al via i devo team (photors.it)
Nell’elenco partenti sono presenti anche squadre locali, ricordiamo che la gara si snoda tra le province di Treviso e Vicenza.

E’ importante anche sostenere le realtà presenti sul territorio. Infatti avremo il team Gaiaplast Bibanese che è una squadra di un paese in provincia di Treviso, poi ci sarà la VPT Why Sport che invece è una squadra veneziana nata proprio quest’anno. Dare un respiro internazionale alla gara è un’ambizione, ma serve anche gettare uno sguardo in casa propria. 

Correrà anche una squadra del fermano, provincia con la quale avete un legame particolare…

Vero, da tanti anni abbiamo un’amicizia particolare, ormai anche personale, con il GP Capodarco. Ho conosciuto Gaetano Gazzoli, che purtroppo è venuto a mancare pochi mesi fa, nel 2011 quando per la prima volta sono andato nelle Marche per vedere la corsa. Da lì ho conosciuto anche suo figlio Simone e Adriano Spinozzi. 

Gli organizzatori devono avere anche un occhio di riguardo per le squadre più piccole, soprattutto quelle locali (photors.it)
Gli organizzatori devono avere anche un occhio di riguardo per le squadre più piccole, soprattutto quelle locali (photors.it)
Che rapporto è nato?

Di sostegno e amicizia. La prima cosa è stato capire che trattandosi di due eventi vicini nel calendario under 23 era possibile collaborare. Vero che Poggiana e Capodarco distano 400 chilometri l’una dall’altra però ci siamo mossi per riuscire ad avere le migliori squadre.

In che modo?

Trovando una soluzione che potesse tornare utile ai team per partecipare alle due corse, specialmente quelli che vengono dal nord e dall’estero. In maniera molto semplice: ospitarli noi per la notte dopo la nostra gara e Gazzoli dando la disponibilità per due giorni prima. Non sempre è una cosa facile da fare. 

Da destra, Gaetano Gazzoli, Giampietro Bonin, Adriano Spinozzi
Da destra, Gaetano Gazzoli, Giampietro Bonin, Adriano Spinozzi
Come mai?

Perché la nostra gara è la seconda domenica di agosto, quindi dipende dal calendario, mentre Capodarco si corre sempre il 16 agosto. Certi anni la differenza era di due o tre giorni e tutto era semplice. Quest’anno è di sei. Però riusciamo sempre a trovare l’equilibrio. 

Come vi siete conosciuti?

Grazie a Raffaele Babini, direttore di corsa, che veniva da noi e da loro. Mi aveva invitato a vedere la corsa di Capodarco e nel 2011 sono riuscito ad andare. Da allora le mie ferie sono sempre lì con loro. Con Gaetano (Gazzoli, ndr) ci sentivamo ogni giorno e allo stesso modo con suo figlio Simone. Ci scambiamo informazioni e anche riferimenti per i vari servizi in gara. Sarà strano tornare senza Gaetano, ma non vedo l’ora di rivedere suo figlio Simone e Adriano Spinozzi.

Widar-Finn: grande duello sul Maniva, la spunta il belga

17.06.2025
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PASSO DEL MANIVA – Lorenzo Finn e Jarno Widar in un duello testa a testa sulle montagne bresciane, guardandosi negli occhi, studiandosi a vicenda e in una sfida a colpi di pedali (in apertura foto La Presse). Vince il belga della Lotto Development Team, che ritrova la maglia rosa del Giro Next Gen dopo un anno. Sette secondi dividono i due contendenti sulla linea del traguardo, quando Widar esulta alzando un dito al cielo Lorenzo Finn sbuca dall’ultima curva ai cento metri dall’arrivo. Si stringono la mano e corrono a coprirsi dall’aria fredda. Una giacca e l’asciugamano intorno al collo per l’italiano della Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies, solo una maglia primaverile a maniche lunghe per il belga. 

Gli altri contendenti alla vittoria sono saltati quando Widar e Finn hanno alzato il ritmo nell’ultima parte di salita. E’ bastato poco per mettere un distacco non tanto ampio ma significativo. Quando a Lorenzo Finn domandano se si aspettasse di essere il più forte insieme a Widar risponde con un secco: «Sì»

Visma frettolosa

Finita la prima salita di giornata, il Passo dei Tre Termini, la testa del gruppo si è tinta di giallo. I corridori della Visma Lease a Bike Development si sono messi a fare il ritmo nella vallata che ha portato il gruppo all’inizio del Passo del Maniva. Probabilmente guidati da Nordhagen che pensava di poter fare la differenza, ma quando il norvegese è rimasto da solo mancava ancora tanto alla fine. 

«Oggi mi sentivo benissimo – afferma Widar mentre con un filo di voce racconta la giornata – e ho detto ai miei compagni di fare un buon passo fin dalla prima salita. Aldo (Taillieu, ndr) ha controllato bene il gap con la fuga. Nel momento in cui la Visma si è messa a fare il ritmo noi ne abbiamo approfittato. Il piano era di andare tutti insieme ma non ha funzionato. Non volevo attaccare troppo presto e ho aspettato gli ultimi trecento metri. Quando sono rimasto da solo con Finn lui ha rallentato un po’ il passo, ho pensato stesse giocando con me e non ci sono cascato rispettando il piano di attaccare nel finale». 

La rosa (di nuovo)

Jarno Widar torna sul podio del Giro Next Gen con lo stesso timido sorriso che aveva un anno fa. E’ un corridore più forte e solido, ci dice, ha la consapevolezza nei suoi mezzi che solo i campioni possono avere. Riuscire a mantenere il simbolo del primato fino a Pinerolo sarebbe una conferma della crescita fatta e del suo talento

«Quest’anno la maglia è un po’ diversa – dice rigirandola tra le mani – ha il logo differente rispetto allo scorso anno (nel 2025 anche la maglia rosa del Giro Next Gen è realizzata da Castelli, ndr). Ero abbastanza sicuro di poter vincere ma riuscire a farlo è un bel segnale. Sono più veloce di Lorenzo Finn. Lo avevo già incontrato al Giro della Lunigiana nel 2023 ma non lo conoscevo, posso dire che rispetto a due anni fa è migliorato tanto».

Le consapevolezze di Finn

Lorenzo Finn ha la calma dei corridori forti e lo sguardo sicuro di chi sa che può scrivere il proprio futuro in questa corsa con la forza delle gambe e della mente. Ce n’è voluta di freddezza per ripartire dopo la caduta, i segni all’arrivo sono evidenti

«La caduta sulla prima salita – spiega dopo le medicazioni – mi ha un po’ destabilizzato. I miei compagni sono stati bravi a tranquilizzarmi, abbiamo cambiato bici prima dell’ultima salita e siamo rientrati. Durante lo sforzo non l’ho sentita troppo, ora un po’ mi fa male ma vediamo. A Widar devo fare i complimenti per la vittoria, ha fatto un suo solito scatto negli ultimi metri e non sono riuscito a seguirlo. Conoscevo il suo spunto e ho provato ad attaccare prima ma ha resistito bene

La Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies ha piazzato tre dei suoi uomini tra i primi dieci in questo arrivo in salita. Una conferma della forza dei suoi componenti, cosa che Finn ha già accennato nei giorni scorsi

«Credo siamo la squadra organizzata meglio sia tatticamente che a livello di forze (prosegue il ligure, ndr). Quando è partito Nordhagen non ci siamo scomposti, accanto a me avevo ancora il mio compagno Luke (Tuckwell, ndr). Lo ha tenuto lì e ci ha riportato sotto con un lavoro perfetto. Quando lui ha finito il suo lavoro ho attaccato e siamo andati fino alla fine. Battere Widar sarà difficile, ma ci proveremo e abbiamo le nostre armi».

De Groot avverte: «Abbiamo già l’erede di Vingegaard»

18.02.2025
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Questa settimana inizia la stagione agonistica di Jonas Vingegaard, impegnato alla Volta ao Algarve. Un momento importante e atteso per il danese ma anche per tutta la Visma-Lease a Bike, anche perché Vingegaard è uno che ha il “vizio” di correre sempre per vincere, simile in questo al suo grande rivale Tadej Pogacar. A differenza dello sloveno, però, il danese è ormai prettamente specializzato nelle corse a tappe e nel team sta diventando un esempio, dietro il quale crescono nuovi talenti, sotto l’abile regia di Robbert De Groot.

Nordhagen con alla sua sinistra De Groot, pronto a scommettere su di lui per le corse a tappe
Nordhagen con alla sua sinistra De Groot, pronto a scommettere su di lui per le corse a tappe

La perenne ricerca di nuovi campioni

Il direttore sportivo olandese, come è giusto che sia, guarda anche oltre il profilo di Vingegaard. Non perché si pensi a un domani senza di lui, che ha in tasca un contratto fino al 2028, ma nel ciclismo di oggi non puoi fare affidamento su un solo uomo e De Groot ha preso questo impegno molto sul serio, per costruire dietro al danese corridori che possano affiancarlo, sostituirlo, raccoglierne l’eredità. Uno di questo è Jorgen Nordhagen.

Il norvegese (nella foto di apertura il secondo da destra) non è un corridore qualunque. Ha 20 anni ma è come se ne avesse meno, nel senso che la sua storia ciclistica è anche più giovane. In fin dei conti solamente da un paio d’anni si dedica espressamente al ciclismo, prima si divideva con lo sci di fondo ed era difficile dire dove andava meglio: due argenti europei da junior sulle due ruote, campione del mondo nella mass start nello sci di fondo lo scorso anno. Si poteva quasi pensare che le nevi potessero attirarlo maggiormente, ma dato lo strapotere norvegese nella disciplina, magari c’era anche meno spazio che nel ciclismo. De Groot si è messo all’opera, chiarendo subito un aspetto: non bisogna avere fretta.

Il norvegese ha riscontri a cronometro superiori a quelli di Vingegaard alla sua età
Il norvegese ha riscontri a cronometro superiori a quelli di Vingegaard alla sua età

Una crescita che va calibrata

Parlando dei due scandinavi, De Groot ha ribadito il concetto sostenuto in un’intervista a Sporza: «C’è una differenza d’età molto alta fra i due. Jonas ha 28 anni, è nel pieno della sua maturità e sta concretizzando tutte le sue qualità. Jorgen è agli inizi, io credo che ci vorranno dai 2 ai 4 anni per raggiungere i livelli ai quali può aspirare, facendo le giuste esperienze, calibrando la sua crescita. Ma sono convinto che ha tutte le qualità per diventare un corridore da classifica nelle corse a tappe, anche nei grandi giri».

I “vecchi” del team olandese. Con il loro carisma dovranno permettere ai giovani di crescere
I “vecchi” del team olandese. Con il loro carisma dovranno permettere ai giovani di crescere

Attenti fino alla pignoleria…

Nelle prime prese di contatto, De Groot ha trovato in Nordhagen caratteristiche molto simili a quelle di Vingegaard e non solo dal punto di vista fisico, visto che i due sono con altezza e peso praticamente identici.

«Io ho colto aspetti a livello tattico ma anche socioemotivo che mi hanno ricordato molto il danese, come lui il norvegese è molto attento su quel che deve fare, quasi pignolo in ogni aspetto. Ma perché Nordhagen possa arrivare dove gli compete dobbiamo prenderci il tempo necessario, non possiamo solo imitare quanto fatto con Jonas perché ogni corridore è unico, in lui si collegano elementi in maniera completamente diversa che in qualsiasi altro».

Cian Uijtdebroeks, un anno più di Nordhagen. De Groot si attende molto da lui
Cian Uijtdebroeks, un anno più di Nordhagen. De Groot si attende molto da lui

Vingegaard esploso fra le mani

De Groot va avanti nel ragionamento: «Noi con Nordhagen abbiamo la possibilità di fare tesoro delle esperienze vissute con Jonas, anche degli sbagli che ci sono sempre e basarci su questi per fare passi avanti. Jonas è entrato nel nostro team in modo diverso, diciamo che ci è quasi esploso fra le mani diventando quel grandissimo campione che è. Nordhagen lo abbiamo volutamente osservato, è come un diamante grezzo che va lavorato con sapienza. Da quel che vediamo, ad esempio, alla sua età va più forte a cronometro di quanto andava Jonas…».

Matthew Brennan è uno dei nuovi talenti promossi alla Visma-Lease a Bike quest’anno
Matthew Brennan è uno dei nuovi talenti promossi alla Visma-Lease a Bike quest’anno

Tanti giovani oltre Nordhagen

Il discorso e soprattutto il lavoro che viene fatto su Nordhagen non è però che una delle diramazioni dell’impegno della Visma e su questo aspetto De Groot è molto attento: «Se guardate, il team ha un’età media piuttosto bassa, fra le più basse del WorldTour perché stiamo lavorando su molti prospetti molto promettenti. Uijtdebroeks ad esempio ha solo un anno in più di Nordhagen, ma è più avanti come abitudine a certi livelli, come crescita ciclistica nel suo insieme. Infatti ci aspettiamo segnali importanti nelle corse a tappe alle quali prenderà parte.

«Ma non ci sono solo loro. Abbiamo prospetti davvero molto promettenti, come Brennan, Gloag, Hagenes suo connazionale, anche il campione del mondo U23 Behrens. Possono tutti crescere con calma, perché davanti hanno gente che vince, esempi dai quali possono imparare».

Nordhagen, un solo anno con i piccoli, poi dritto nel WorldTour

10.04.2024
4 min
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NEGRAR DI VALPOLICELLA – Se si vuole trovare un fil rouge che possa unire gli ultimi talenti emergenti nel devo team della Visma Lease a Bike dovremmo pensare alla bandiera norvegese. L’anno scorso sulle strade del Belvedere e del Recioto avevamo conosciuto Johannes Staune-Mittet. Nel 2024 è toccato a Jorgen Nordhagen

Se poi si vuole scavare più a fondo, vi basta sapere che entrambi i talenti del team olandese arrivano dallo sci di fondo. Nordhagen, in particolare, è stato campione nazionale juniores. Chissà se anche il classe 2005 si imporrà nel Giro Next Gen come fece Staune-Mittet l’anno scorso

Nordhagen pochi mesi si è laureato campione nazionale juniores nello sci di fondo (foto Graeme Williams)
Nordhagen pochi mesi si è laureato campione nazionale juniores nello sci di fondo (foto Graeme Williams)

Lo sci come preparazione

Ce lo aveva raccontato anche Staune-Mittet di come lo sci di fondo potesse essere un buon metodo di preparazione invernale. A dar man forte a queste parole erano arrivate quelle di Dario Igor Belletta, che nell’inverno del 2023 si era trovato a fare sci di fondo nel ritiro della Jumbo-Visma. 

«E’ sempre utile fare sci di fondo – dice Nordhagen – perché da noi in Norvegia durante il periodo invernale non si può andare in bici. Questa diventa, quindi, una delle attività più vicine allo sforzo che si trova nel ciclismo. Sono uscito dalla stagione dello sci con buone sensazioni, ora la condizione sta crescendo e vedremo come andrà. Dello sci di fondo mi piace il volume che si riesce a fare, mentre del ciclismo mi piace l’esplosività nel breve periodo. Sono due cose che riesco a trasportare tra una disciplina e l’altra».

Nordhagen alla partenza del Recioto, il norvegese correrà un solo anno nel devo team della Visma
Nordhagen alla partenza del Recioto, il norvegese correrà un solo anno nel devo team della Visma
Nel 2023 hai vinto tante gare tra gli juniores, e tutte diverse, ma quali sono le tue preferite?

Sicuramente quelle dure, con salite lunghe. In particolare mi piacciono le corse a tappe, dove viene fuori la forza con il passare dei giorni. 

Sei molto forte anche a cronometro e hai vinto una corsa impegnativa come l’Eroica Nations Cup…

Penso che per essere competitivi oggi serva essere un corridore a tuttotondo. Non si può lasciare indietro nessun tipo di dettaglio per diventare un grande ciclista. Bisogna crescere e fare meglio gara dopo gara. Lo vediamo da corridori come Vingegaard e Pogacar, che vincono i Grandi Giri e si mettono in evidenza nelle Classiche. 

E’ un corridore che va forte anche a cronometro
E’ un corridore che va forte anche a cronometro
Hai nominato Vingegaard, tu hai già un contratto di 3 anni con il team WT, a partire dal 2025.

Mi aspetto di crescere tanto, migliorare e di poter pedalare e allenarmi con Vingegaard e altri grandi ciclisti che corrono nel team. Voglio cogliere questa possibilità di crescere e progredire come atleta. 

Una cosa che ti piacerebbe imparare da lui?

La sua attenzione anche al più piccolo dei dettagli e di fare sempre meglio anno dopo anno. 

Nordhagen da junior ha vinto tante gare e tutte diverse, dimostrandosi un corridore completo (foto Instagram)
Nordhagen da junior ha vinto tante gare e tutte diverse, dimostrandosi un corridore completo (foto Instagram)
Un solo anno nel devo team non è poco?

Potrebbe sembrare, non lo so sinceramente. Voglio correre con i ragazzi di questa squadra e vedere come andrà la stagione. Il prossimo inverno mi allenerò a tempo pieno in bici e con il team WorldTour.

In gara che tipo di corridore sei?

Mi piacciono le corse dure, e non essendo molto veloce negli sprint preferisco arrivare da solo. Se c’è una salita voglio farla al massimo, per staccare tutti gli altri. O comunque vedere chi ha le gambe migliori. Se si arriva in volata non ho molte possibilità di vincere (conclude con una risata, ndr).

Nel mondo di Nordhagen, il bimbo che vola in bici e sugli sci

14.02.2024
6 min
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Non ha vinto, ha stravinto. Jorgen Nordhagen (in apertura foto G. Williams) non ha tagliato per primo la linea di un traguardo sull’asfalto in sella alla sua bici, ma quella sulla neve inforcando gli sci stretti. Il giovane talento norvegese ha conquistato la 20 chilometri in tecnica libera ai mondiali juniores di sci di fondo a Planica, in Slovenia. Tra l’altro davanti a due italiani: Aksel Artusi (a 2’11”) e Davide Ghio (a 2’15”).

Noi appassionati di ciclismo conosciamo Nordhagen in quanto secondo agli europei, quarto al Lunigiana e spesso in lotta con i nostri ragazzi nelle più importanti gare juniores internazionali. Adesso si appresta a passare nelle fila della Visma-Lease a Bike Development e dall’anno prossimo sarà in prima squadra, quella WorldTour.

Robbert De Groot tecnico della Visma-Lease a Bike Development (foto team Visma)
Robbert De Groot tecnico della Visma-Lease a Bike Development (foto team Visma)

Quel feeling con Oslo

Nordhagen non è il primo “norge” a finire nella corazzata olandese. E viene da chiedersi quali radici abbia questo filone. Perché alcuni dei migliori ragazzi di Oslo non vadano a finire in quella che è la “squadra nazionale”, la Uno-X.

E a tal proposito va segnalata una risposta, quantomeno sarcastica, dell’allora capo proprio della Uno-X, Jens Haugland, ai media norvegesi. Gli fu chiesto perché certi talenti passassero in altre squadre straniere e non nella sua. «Non andiamo alla ricerca spasmodica dei ragazzi da far esplodere e non è detto che certe scelte di andare fuori siano sempre positive. Così come la fretta di emergere», questo in buona sostanza il contenuto della sua replica.

«Abbiamo una vasta rete di scouting, anche in Norvegia – aveva riportato TV2, emittente norvegese riprendendo Robbert De Groot – e abbiamo una linea diretta con Even Andreas Roed (direttore sportivo del Lillehammer CK Team, squadra continental, ndr). In questo modo abbiamo un certo rapporto con i giovani di talento. Crediamo che ci siano ragazzi che abbiano un grande potenziale. Molti di loro sono versatili in quanto a sport e questo è un vantaggio». 

Dagli sci alla bici

Ma torniamo a Nordhagen. Classe 2005, Jens è di Tronby, cittadina del Lier, a 35 chilometri ad ovest della capitale Oslo. Come pressoché tutti i ragazzi norvegesi gli sport non mancano nella formazione di Nordhagen e tra questi c’è anche lo sci di fondo, tanto più che vive a ridosso di Drammen appunto, uno dei templi degli sci stretti. Ogni anno, tanto per rendere l’idea, nelle vie del centro si organizza una gara di Coppa del mondo seguita persino dal re.

Jorgen scia d’inverno e pedala d’estate. Si mette definitivamente in mostra nell’estate del 2022 al Birkebeinerrittet, una sorta di festival nazionale della Mtb. In quell’occasione mette alle spalle corridori elite di primo piano, lui che aveva appena 17 anni. A quel punto l’attento talent scouting della Visma-Lease a Bike (allora Jumbo-Visma), che comunque si era già fatto avanti, accelera per la firma del contratto. 

Quel background sportivo di grande versatilità di Nordhagen emerge subito. In appena due anni di attività su strada, tra gli juniores ottiene risultati formidabili e soprattutto in crescendo.

Nel 2022 esordisce con un terzo posto alla Corsa della Pace. Va forte al Valromey, vince il titolo nazionale a crono ed entra nella top ten iridata.

Nel 2023, al secondo anno di categoria, vince il trittico dell’Eorica Juniores, la Corsa della Pace e bissa il titolo a crono fino ad ottenere l’argento agli europei a crono alle spalle di Albert Withen Philipsen, altro super talento, ma danese, che dal 2025 sarà alla Lidl-Trek. Il ragazzo norvegese nel frattempo d’inverno continua a sciare… e a vincere. Persino due idoli come Petter Northug e Therese Johaug sono rimasti colpiti dalla sciata e dalla cattiveria agonistica di Jorgen.

La Jumbo Devo organizza un camp di sci di fondo. Due settimane in cui i ragazzi sciano e imparano anche a cucinare sano (foto team Visma)
La Jumbo Devo organizza un camp di sci di fondo. Due settimane in cui i ragazzi sciano e imparano anche a cucinare sano (foto team Visma)

Parola a De Groot

Robbert De Groot, il capo del team di sviluppo della Visma-Lease a Bike ci ha raccontato qualcosa di più su Nordhagen. E su come lo abbiano scovato.

«Abbiamo buoni contatti con l’NTG Lillehammer (una scuola superiore dello sport, ndr) – dice De Groot confermando quanto scritto in precedenza – e con il sistema sportivo norvegese in generale, da cui provengono anche altri corridori che sono (o sono stati, ndr) alla Visma, come Foss, Staune-Mittet e Hagenes. Avevamo adocchiato Jorgen già nel 2022.

«Questi due sport, lo sci di fondo e il ciclismo, hanno grandi somiglianze in termini di capacità di resistenza e questi giovani combinano le due discipline. Per metà anno sono sugli di sci e per metà sulla bici. Quest’inverno abbiamo partecipato anche noi al suo allenamento sugli sci». Hanno fatto un training camp sugli sci stretti in Norvegia e a fare da maestro c’era proprio Nordhagen.

Segno che in casa Jumbo non “prendono” e basta, come accusa qualcuno, ma osservano, seguono, accompagnano e incamerano continuamente nuovi dati ed esperienze.

Quest’anno Nordhagen aveva espresso il piacere di disputare i mondiali di fondo juniores, la sua ultima apparizione sugli sci stretti. La Visma-Lease e De Groote lo hanno accontentato. E tutto sommato la mossa, visti i buoni rapporti con lo sport norvegese, ha fatto comodo ad entrambi.

«Per preparare i mondiali di fondo a Planica – prosegue De Groot – abbiamo usato pochissimo la bici. Solo qualche volta per ritagliarci qualche ora in più dopo lo sci e quando ne avevamo bisogno a causa delle condizioni meteorologiche». Nordhagen stesso ha detto che ha sfruttato qualche volta i rulli, ma poco più.

Nordhagen in una gara di sci di fondo in Norvegia. Gli esperti dicono sia molto bravo nella tecnica libera e abbia una grinta enorme (foto Terje Pedersen)
Nordhagen in una gara di sci di fondo in Norvegia. Gli esperti dicono sia molto bravo nella tecnica libera e abbia una grinta enorme (foto Terje Pedersen)

Partenza dall’Italia

Secondo il tecnico olandese Nordhagen ha delle ottime capacità di guida. In gruppo si muove molto bene. E certe capacità probabilmente vengono dall’equilibrio richiesto dagli sci da fondo.

«E’ anche molto forte a crono e ha grandi doti di scalatore – va avanti De Groot – In generale è un ragazzo molto calmo e nonostante sia giovane è già maturo. Mi sembra altamente concentrato sui suoi compiti e ha un grande desiderio di svilupparsi e ottenere il meglio da se stesso».

E ora cosa prevede il programma di Nordhagen? «Dopo questa stagione sciistica – conclude De Groote – che si è conclusa con la sua medaglia d’oro, prima ci riposeremo e poi ci prenderemo otto settimane per la trasformazione e la preparazione per la stagione ciclistica. E poi, se tutto va secondo programma, Jorgen inizierà a correre all’inizio di aprile al Giro Belvedere in Italia!».

Otto settimane, è il tempo per “ridisegnare” il fisico: da sciatore a ciclista. C’è l’esigenza soprattutto di snellire la parte superiore, che poi è l’opposto di quanto lo stesso Nordhagen ha dichiarato in autunno. «Ci metto sempre un po’ a ingranare – spiegava Jorgen in un blog di sci di fondo norvegese – perché mi manca la forza necessaria nella parte superiore. E infatti vado forte da febbraio-marzo».

Mottes sprinta, Borgo no: gioia e rabbia al Lunigiana

02.09.2023
5 min
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AMEGLIA – Gli attimi dopo l’arrivo sono scanditi da così tante emozioni che alla fine sembra siano passate ore, invece è tutto racchiuso in attimi. Il sole scalda la Lunigiana, rendendola una fornace contornata da verdi colline, che si fanno sempre più appuntite fino a diventare montagne. Intanto, i sette corridori in testa sono lanciati verso l’arrivo, pedalano forte e non si voltano indietro. Nordhagen, il norvegese leader della generale, è caduto in discesa, e ha perso 30 secondi.  

Sul traguardo, un rettilineo lungo, senza alberi che concedono una tregua dal caldo, sfreccia Lorenzo Mottes. Il trentino esulta con così tanta forza che quasi si sente l’eco: «Che cosa ho fatto! Che cosa ho fatto!». Non crede davvero di aver vinto. Ma è così e pian piano lo realizza, e molto probabilmente questa sera si addormenterà con lo stesso, largo, sorriso di adesso. 

Rabbia Borgo

Alessandro Borgo è nero di rabbia, la faccia rossa e lo sguardo che, se potesse, fulminerebbe Zeus stesso. Sbatte la bici, la sua alleata, che proprio oggi lo ha tradito, un salto di catena lo ha fermato proprio nel momento decisivo. «Che cosa ho buttato – urla – una tappa al Lunigiana, ecco cosa ho perso, non ci credo».

Il veneto respira, deve farsene una ragione, e forse questa rabbia si proietterà verso il finale di stagione. «E’ stata una tappa molto impegnativa – ci dice respirando profondamente – e nervosa. All’inizio si sentivano le gambe pesanti dopo le fatiche di ieri, così sono uscito dal gruppo e abbiamo anticipato la salita di Fosdinovo in otto. Poi le carte si sono mischiate e sono tornati sotto Widar, Nordhagen e Bisiaux. Nella discesa Nordhagen è caduto subito, una volta terminata siamo andati a tutta fino alla fine».

Alessandro Borgo, invece, non sprinta a causa di un salto di catena, la sua faccia dice tutto
Alessandro Borgo, invece, non sprinta a causa di un salto di catena, la sua faccia dice tutto
Alessandro, è il tuo secondo anno junior, come sta andando?

Ho fatto molte esperienze internazionali, sia l’anno scorso che quest’anno. Gare che mi hanno permesso di crescere molto e di confrontarmi con tanti ragazzi davvero forti. Quest’anno ho avuto un po’ di sfortuna nei primi mesi: cadute e forature in gare importanti (alle quali si aggiunge quella di oggi, ndr). Peccato, in preparazione al Giro della Lunigiana e al Buffoni, avevo vinto 4 gare, 3 nell’ultimo periodo.

Com’è confrontarsi con delle realtà diverse da quelle italiane?

Bello e stimolante. Già l’anno scorso ho avuto modo di correre contro Nordhagen e Bisiaux, gente che abbiamo visto tra i protagonisti a questo Giro della Lunigiana. A distanza di un anno posso dire che sono sempre molto forti, ma forse c’è meno differenza. 

Siamo a conoscenza di una persona che da quest’anno ti affianca nel tuo percorso, è Modolo, ci racconti come è nato questo contatto?

Mi ha scritto lui ad inizio di questa stagione, è sempre al mio fianco e mi aiuta spesso. Per esempio durante i primi mesi dell’anno ho avuto dei problemi al ginocchio dopo una caduta, lui mi ha portato dal suo fisioterapista, che mi ha visitato e risolto il dolore.

Ecco Borgo mentre racconta della tappa e dell’incidente meccanico accaduto, un vero peccato
Ecco Borgo mentre racconta della tappa e dell’incidente meccanico accaduto, un vero peccato
Come mai siete entrati in contatto?

Abitiamo a pochi chilometri di distanza, il suo obiettivo è quello di far crescere i corridori della nostra zona, Conegliano. Per farli poi passare nel mondo del professionismo, quindi ci siamo trovati. Tra l’altro Modolo collabora con Massimiliano Mori, che è anche il mio procuratore (nonché procuratore di Sacha quando correva, ndr). 

In che rapporti siete? Lo senti spesso?

Mi ha dato molti consigli, ad esempio: a febbraio ho corso la Gent-Wevelgem juniores con la nazionale. Prima di andare in Belgio ho parlato con lui e gli ho chiesto di raccontarmi un po’ i segreti della gara. Tra vento, pavé e muri mi è stato molto utile, mi ha detto dove posizionarmi in gruppo, muro dopo muro. Il mio 13° posto finale è in parte anche merito suo. 

Secondo ad Ameglia è arrivato Andrea Bessega, il friulano era in testa fino a 50 metri dall’arrivo
Secondo ad Ameglia è arrivato Andrea Bessega, il friulano era in testa fino a 50 metri dall’arrivo
Lo stai sentendo anche in questi giorni?

Sì. Mi sta aiutando con la gestione della gara e come curare l’alimentazione durante la corsa e dopo. Anche queste piccolezze sono fondamentali per emergere e crescere. Nelle prime due tappe non è andata male, ma ho pagato qualcosa perché il percorso non era vicino alle mie caratteristiche. Nella terza tappa (quella di ieri, ndr) abbiamo sottovalutato la fuga iniziale. Sono uscito di classifica e una volta successo volevo puntare su una vittoria. Ecco perché oggi fa male la sconfitta.

Che corridore ti senti di essere e di poter diventare?

Vedo che sono abbastanza forte nelle cronometro, ho vinto qualche prova contro il tempo, tra cui il campionato italiano a squadre. Sono arrivato quarto al campionato italiano a cronometro per juniores. Sento di poter crescere anche in questa disciplina. Tengo bene sulle salite lunghe e pedalabili e ho un buono spunto veloce. Credo di potermi definire un passista scalatore. 

La caduta in discesa di Nordhagen ha permesso a Leo Bisiaux di conquistare la maglia di leader (foto Fruzzetti)
La caduta in discesa di Nordhagen ha permesso a Leo Bisiaux di conquistare la maglia di leader (foto Fruzzetti)
E con Modolo hai anche pedalato oppure non ancora?

Non siamo riusciti ancora a fare una sgambata insieme. Appena tornerò a casa dai vari impegni prometto che andiamo a fare un giro. 

L’anno prossimo cosa farai?

Non so ancora quale sarà la mia strada. Ne ho parlato con loro (Modolo e Mori, ndr) e nei giorni dopo il Lunigiana decideremo. 

Juniores in crescita, ma Salvoldi continua a spingere

30.05.2023
5 min
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Cancellato il Tour de Vaud che doveva essere la quinta tappa e che doveva svolgersi questo fine settimana, Dino Salvoldi traccia una riga sulla stagione e su quel che hanno detto le prove di Nations Cup, confermatesi anche quest’anno il termometro del valore di un movimento. Una challenge particolare, nella quale non ha tanto peso la classifica generale quanto quello che avviene in ogni singola prova. Un po’ per le differenze di caratteristiche che ognuna presenta, un po’ per il valore delle prestazioni dei ragazzi.

Finora si sono disputate quattro prove: una in linea (la Paris-Roubaix) e tre a tappe (L’Eroica, la Corsa della Pace e il Trophée Morbihan).

La gara del pavé non ha regalato soddisfazioni ai colori azzurri con Capra 53°.

Nella Corsa della Pace il migliore è stato Lorenzo Finn 13°, ma con due presenze in top 10 di Negrente e Gualdi, addirittura sul podio nella terza tappa.

In Francia c’è stato l’acuto di Bessega, vincitore della frazione finale con Giaimi secondo nella seconda tappa e 6° nella classifica finale e belle prove anche per Sierra e Cettolin.

In quella italiana vittoria nella cronosquadre e secondo Gualdi ancora dietro Nordhagen, con seconda piazza per Favero nella seconda tappa e decima di Mellano nella terza.

Dino Salvoldi è alla guida degli juniores dallo scorso anno e vuole cambiare molto nella categoria
Dino Salvoldi è alla guida degli juniores dallo scorso anno e vuole cambiare molto nella categoria

Un divario ridotto dal vertice

Il tecnico azzurro all’inizio della stagione era stato chiaro: bisogna costruire uno zoccolo duro, un gruppo di ragazzi che devono acquisire abitudine alle sfide internazionali. Dopo l’anno di presa di contatto, nel 2023 bisogna cominciare a tirare le fila del movimento e dopo i primi mesi Salvoldi si dice abbastanza soddisfatto, anche se c’è ancora molto da fare.

«In generale posso dire – ammette – che rispetto al 2022 ci siamo un po’ avvicinati al resto del mondo. Ora ci siamo, con continuità, in un contesto di qualità generale alta dove ci sono pochi possibili fenomeni e parlo di possibili perché a quest’età non ci sono mai certezze. Scendendo però in profondità nelle prestazioni c’è ancora un gap da colmare».

La squadra azzurra in Francia, con Giaimi, Sierra, Santinello, Bessega, Cettolin e Capra (Le Photographer)
La squadra azzurra in Francia, con Giaimi, Sierra, Santinello, Bessega, Cettolin e Capra (Le Photographer)
Dove in particolare?

Quando le corse diventano difficili, dove ci sono salite lunghe abbiamo ancora una distanza rispetto al vertice, non siamo ancora in grado di essere della partita. Anche in questo ci sono stati dei miglioramenti, sia chiaro, ma i più forti restano lontani. Anche a cronometro non siamo ancora a posto e le classifiche delle gare a tappe dicono che è proprio la corsa contro il tempo che nella maggior parte dei casi è decisiva.

La tua politica di formare un gruppo unico sta pagando?

Io sto andando avanti su quella strada. Le rappresentative sono state sempre diverse, ma vengono quasi tutti da quel blocco sul quale ho iniziato a lavorare con continuità da inizio stagione e che è formato prevalentemente dai secondo anno. Ci sono stati ragazzi che hanno integrato il gruppo, ma voglio mantenere una coerenza con quanto avevo detto a inizio stagione e i risultati mi stanno dando ragione.

Gualdi, azzurro ai Mondiali 2022 è l’elemento più esperto
Gualdi, azzurro ai Mondiali 2022 è l’elemento più esperto
Che riscontri hai avuto al di là dei risultati oggettivi?

Da un anno all’altro cambia molto, non solo in generale ma nei ragazzi stessi. C’è chi fa il salto di qualità e cresce e chi invece resta lì o addirittura peggiora il proprio rendimento. E’ qualcosa di personale, sta nella crescita interiore del ragazzo, ma sicuramente un fattore che noto è che con l’abitudine ad allenarsi e a gareggiare insieme in contesti così elevati si migliora in termini di esperienza.

Per esperienza intendi il rendimento come risultati?

Non tanto, io focalizzo l’attenzione più sulla gestione della corsa, sul lavoro di squadra. In queste trasferte – sottolinea Salvoldi – mi sono reso conto di come Paesi come Norvegia e Svezia siano avanti perché hanno un’abitudine estrema a gareggiare come squadra. Ma non potrebbe essere altrimenti, non c’è una frammentazione in società come da noi, lì si forma la nazionale e questa viaggia insieme tutto l’anno. I rapporti si cementificano, fuori e dentro la gara. Per noi è naturalmente più difficile, ma noto significativi progressi in tal senso. Abbiamo una struttura ciclistica diversa, la mia non è assolutamente una critica, solo una presa d’atto.

Andrea Bessega è stato autore di un’azione vincente in Francia (foto DirectVelo)
Andrea Bessega è stato autore di un’azione vincente in Francia (foto DirectVelo)
Da questo punto di vista siamo migliorati?

Sicuramente, basta guardare la cronosquadre dell’Eroica, dove abbiamo vinto, ma per tutte le gare abbiamo mostrato una certa continuità. I risultati ci sono, ma sono frutto della collaborazione, del fare gruppo e infatti se parli con i ragazzi diranno tutti che vogliono fare altre esperienze. Come detto restano ancora divari tecnici, sui quali c’è da lavorare.

Gualdi e Bessega sono quelli che hanno finora più convinto…

Non è un caso – sentenzia Salvoldi –mi piace molto il loro essere coraggiosi, il loro essere prototipi del corridore moderno che va all’attacco senza paura, hanno un atteggiamento spavaldo che non si pone problemi tattici e che si fa notare, è quello che il ciclismo attuale richiede. I risultati in questo caso sono strettamente correlati alle prestazioni. Dobbiamo metterci in testa che quello che vediamo all’estero è un ciclismo diverso rispetto alle gare italiane, in quello vince chi è più forte, da noi non capita sempre. Spero che anche gli altri ragazzi prendano esempio e siano più coraggiosi.

Nordhagen con le vittorie alla Corsa della Pace e al Trophée Morbihan è un riferimento assoluto
Nordhagen con le vittorie alla Corsa della Pace e al Trophée Morbihan è un riferimento assoluto
Italiani a parte, hai visto qualcuno che ti ha impressionato?

E’ chiaro che Nordhagen mostra di avere qualcosa in più, ma non è una sorpresa, parliamo del vicecampione europeo. Attenzione anche all’americano August, secondo alla Corsa della Pace, per me sono gli unici che si staccano dalla media, dietro ci sono molti ottimi corridori e fra questi ci sono anche i nostri.