Demare Tignes 2021

Demare a casa richiama i suoi: «Ora vincete per me»

06.07.2021
4 min
Salva

In attesa della prossima tappa per velocisti, presumibilmente quella di martedì a Valence subito dopo il giorno di riposo, Arnaud Demare si lecca le ferite a casa. Il suo Tour è finito in anticipo (in apertura l’arrivo fuori tempo massimo a Tignes), anzi per certi versi non è mai davvero iniziato, è diventato un calvario nel quale gli toccava assistere alle vittorie dei rivali (anzi di “un” rivale, Mark Cavendish) e ingoiare bocconi amari, lui che alla vigilia era considerato il velocista principe in forza di quanto fatto al Giro 2020.

Inutile nasconderlo, anche se nella Grande Boucle il corridore di casa finora non aveva avuto grande fortuna (2 tappe in carriera), il poker di successi al Giro 2020 ma soprattutto la straordinaria superiorità messa in mostra avevano fatto puntare i fari dell’attenzione su di lui. Forse anche un po’ troppo. «Al Giro ho fatto belle cose – diceva prima della partenza da Brest – ma il Tour è un’altra faccenda, una tappa qui ha un valore unico e il bello è che le occasioni per i velocisti non mancano di certo».

Demare Tour Pau 2018
L’ultimo successo di Demare al Tour, tappa di Pau del 2018. Resterà tale, almeno fino al prossimo anno
Demare Tour Pau 2018
L’ultimo successo di Demare al Tour, tappa di Pau del 2018. Resterà tale, almeno fino al prossimo anno

Un inizio senza un briciolo di fortuna

Già, solo che una vittoria nasce sempre da una concatenazione di fattori e così la sconfitta. Cavendish si è ritrovato al Tour quasi per caso, si è esaltato a Fougères e sull’onda dell’entusiasmo si è ripetuto a Chateauroux. Gli è andato tutto bene, ad Arnaud tutto male…

Il corridore della Groupama FDJ (a proposito, il contratto è già in cassaforte fino al 2023) è caduto nella terza tappa, quella del secondo capitombolo tra i velocisti e non è stato un inconveniente da poco, anzi lo ha portato anche a pronunciare parole dure dopo l’arrivo: «Qui è una carneficina e non dipende se l’asfalto è bagnato o è asciutto… Peccato perché ero in una buona posizione, ma la cosa che mi fa arrabbiare è che una caduta lascia sempre tracce».

Il problema è che costruire una volata vincente non dipende solo da lui, ma anche dai compagni, dal classico “treno”, quello che al Giro 2020 aveva fatto faville e che al Tour si è disgregato: il lituano Konovalovas è stato uno di quelli che ha riportato i danni maggiori nella maledetta prima tappa della maxicaduta causata dalla “pseudotifosa” inneggiante ai suoi nonni. Nella sesta, quando c’era da preparare lo sprint della rivincita su Cavendish, ai -2,5 chilometri è toccato a Guarnieri finire a terra.

Guarnieri Tour 2021
Jacopo Guarnieri soccorso dalla sua ammiraglia dopo la caduta nella sesta tappa (foto Getty Images)
Guarnieri Tour 2021
Jacopo Guarnieri soccorso dalla sua ammiraglia dopo la caduta nella sesta tappa (foto Getty Images)

Una volata vecchio stampo…

Senza il suo ultimo uomo, Demare si è trovato con il solo Scotson a pilotarlo: «E’ stato encomiabile, ha provato ad accodarmi al treno della Alpecin ma non ce l’abbiamo fatta. Ma la volata ho voluto farla lo stesso». Sapeva di non poter vincere, eppure ci ha provato, saltando da un rivale all’altro alla vecchia maniera, per finire quarto. Demare aveva preso quel piazzamento come un buon auspicio, in virtù del quale dimenticare i dolori ancora presenti e una gamba che, per conseguenza, non era al massimo.

La sfortuna però quando colpisce, non si ferma più. Un Demare in condizioni normali, nelle tappe alpine si sarebbe salvato senza neanche grandi patemi, invece a Le Grand Bornand, dopo l’offensiva dei fuggitivi e il “tornado Pogacar” in azione, si era salvato per il rotto della cuffia, il giorno dopo con la pioggia battente invece è andato alla deriva: «Il Tour non risparmia nessuno. Io ho dato fondo a tutte le mie energie, ho faticato come mai, ma non è bastato. Almeno ho la coscienza pulita sapendo che non potevo fare nulla di più. E’ andata male dall’inizio, non poteva esserci altro epilogo» ha dichiarato sconsolato all’arrivo ai colleghi di Cyclismactu.

Demare Cavendish Tour 2021
La volata di Chateauroux: vince Cavendish, ma per Demare non è stato uno sprint ad armi pari
Demare Cavendish Tour 2021
La volata di Chateauroux: vince Cavendish, ma per Demare non è stato uno sprint ad armi pari

Basta lacrime, si va in battaglia…

In albergo, vedendo il resto della squadra sconsolato con alcuni componenti in lacrime, a Demare sono risuonate nella mente alcune sue parole pronunciate dopo lo sprint di Chateauroux: «La vittoria prima che nelle gambe nasce dalla testa. Per ora è andato tutto storto, ma se la ruota gira…» e allora ha tirato fuori il carattere che gli ha permesso di diventare un velocista di primissima fascia: «Forza, il Tour non è finito, ora dovete lavorare per David (Gaudu, ndr), ci sono due settimane e c’è tanto da fare…». Averne, di leader così…

EDITORIALE / Quel giallo che tutto acceca. Anche le squadre…

05.07.2021
4 min
Salva

E’ come se per scelta o per l’incapacità di fermarsi a riflettere, si corra tutti troppo velocemente verso la curva, ben sapendo che la strada è bagnata. E allo stesso modo in cui i corridori non riescono a frenare il loro impeto, dando vita alle cadute di cui siamo stati testimoni nella prima parte del Tour, anche nella loro gestione e nella gestione delle squadre si vedono scelte su cui vale la pena interrogarsi.

Alaphilippe ha provato a tenere duro, ma la classifica non fa per lui
Alaphilippe ha provato a tenere duro, ma la classifica non fa per lui

Il Tour sopra tutto

Alaphilippe e Roglic sono a nostro avviso due facce della stessa medaglia e portano sulla faccia opposta i ragionamenti di squadre che non tengono conto di troppi fattori. Il Tour de France, il benedetto e dannato Tour de France è tornato al centro delle ossessioni.

Non abbiamo dimenticato le parole pronunciate a marzo del 2020 da Patrick Lefevere: «Se salta il Tour de France – disse – il sistema ciclismo collassa». Per questo al momento di ridisegnare il calendario 2020, l’Uci diede la precedenza ai francesi. Mentre quest’anno, con una stagione tutto sommato normale, la precedenza ai francesi l’hanno data due squadre che stanno ora pagando la scelta a caro prezzo.

Scelte azzardate

La Jumbo Visma ha tolto Roglic dalle strade, chiedendogli (o assecondando la sua scelta) di lavorare solo e soltanto per il Tour. La Deceuninck-Quick Step ha fatto la stessa cosa con Alaphilippe, distogliendolo dalle Olimpiadi e chiedendogli (o assecondando la sua scelta) di correre soltanto il Tour. Ma il ciclismo non è una scienza esatta e sono bastate una caduta, un paio di situazioni tattiche anomale e due giorni di freddo per mandare a casa Roglic e spedire Julian fuori classifica, vanificando il lavoro delle rispettive squadre.

Magari Alaphilippe rivaluterà la possibilità di andare a Tokyo e Primoz troverà le gambe per vincere la Vuelta come l’anno scorso, ma quale prezzo hanno pagato in termini di concentrazione e delusione? Si dirà che la Deceuninck-Quick Step stia ben giocando la carta Cavendish, ma non dimentichiamo che durante il Giro lo stesso Lefevere non credeva che Mark potesse ben figurare. Si dirà che Alaphilippe potrà vincere altre tappe. Va bene tutto, ma si tratta comunque di salvataggi in corner.

Giro d’Italia 2021, Sega di Ala, Martinez e Bernal tengono in piedi il Giro lottando tutti i giorni
Giro d’Italia 2021, Sega di Ala, Martinez e Bernal tengono in piedi il Giro lottando tutti i giorni

Nel segno del divertimento

Dal mazzo di questo ragionare per schemi che credevamo superati spiccano alla grande le azioni di Pogacar, Van der Poel e Van Aert. Ragazzi che corrono tutto l’anno e usano una parola tanto cara a Valverde e pochi altri: divertirsi. Il ciclismo più bello nasce quando i suoi attori protagonisti, i campioni, si divertono. Anche questa volta, sconfessando per certi versi la sua storia, il Team Ineos ha fatto scuola, vincendo il Giro con un Bernal che del Tour percepiva soltanto il peso e lo stress e al Giro ha ammesso di aver riscoperto la possibilità di divertirsi in corsa. Il resto in certi casi potrà anche funzionare meglio, ma siamo certi che al pubblico e agli sponsor piaccia allo stesso modo?

Demare fuori tempo massimo nel calvario di Tignes

05.07.2021
5 min
Salva

Demare non ce l’ha fatta. E’ arrivato al traguardo sotto un cielo scuro che sapeva di pioggia, ma anche di tramonto. Il tempo massimo è matematica, starci dentro in certi giorni è un’impresa pari a quella del vincitore. Ieri il limite stabilito sulle 4 ore 26’43” di Ben O’Connor era di 5 ore 04’03”, pari al 14 per cento. In termini più concreti, chiunque fosse arrivato a Tignes oltre i 37’20” dal vincitore sarebbe andato a casa. Cavendish ce l’ha fatta. Ha tagliato il traguardo con Morkov e De Clercq con un distacco di 35’49”. Demare, Guarnieri e altri cinque sono rimasti fuori.

«Questa era una delle tappe di cui ero terrorizzato – ha detto Cavendish, in lacrime come dopo la prima vittoria – e infatti ho sofferto tantissimo. Ci siamo staccati sulla prima salita, ma avevo questi ragazzi fantastici intorno a me, che mi hanno dato il ritmo e molto supporto. Sono abbastanza emozionato per essere arrivato e felice di essere ancora in gara».

Demare ha passato il Col de Saisies nel gruppo Cavendish, poi ha perso contatto
Demare ha passato il Col de Saisies nel gruppo Cavendish, poi ha perso contatto

La maledizione del 9

Demare non ce l’ha fatta. Gli era già successo nel 2017, ugualmente nella 9ª tappa, nel famoso giorno di Chambery che vide la caduta di Richie Porte nella discesa dal Col du Chat e anche allora all’indomani ci sarebbe stato il riposo. Arnaud tagliò il traguardo malato ed esausto. Non era riuscito a mangiare per tutta la tappa e avere accanto Guarnieri a altri due compagni non gli era servito a nulla. Con lui andarono a casa altri sette corridori, fra cui Trentin e Sagan.

Ieri a Tignes è successo più o meno lo stesso. Demare ha tagliato il traguardo a 41 minuti dal vincitore. E se il giorno prima a Le Grand Bornand è arrivato ultimo per una crisi di fame, questa volta la causa di tutto è stato il freddo e probabilmente il non aver recuperato al meglio il giorno prima.

Impietrito a Tignes

«Quando ha passato la prima salita nel gruppo in cui si trovava Cavendish – ha raccontato Guesdon, direttore sportivo della Groupama-Fdj – ho pensato: “Va bene, ce la farà!”. Sfortunatamente però non ha retto il passo sul Cormet de Roselend ed è rimasto indietro».

Arnaud è rimasto fermo a lungo sulla bici dopo la riga, quasi sperando di svegliarsi da un brutto sogno. E mentre era lì, è arrivato anche Jacopo Guarnieri. Lo scenario era desolato, dal podio era appena sceso Cavendish, atteso a lungo perché potesse vestire la maglia verde, mentre il velocista della Groupama cercava una ragione per andare via dal traguardo, quasi sperando che la giuria gli andasse incontro comunicando un cambiamento del tempo massimo.

Niente sconti

«Prima della tappa – ha raccontato Marc Madiot, team manager della Groupama-Fdj, ai colleghi de L’Equipe – i commissari ci avevano detto che avrebbero adattato il tempo massimo in base alle condizioni della gara. Sapevamo dal mattino che sarebbe stato difficile con questo tempo. Ho parlato con il sindacato corridori che ha risposto: vedremo. In realtà non è stato fatto niente».

Ci hanno provato, ma era ormai tardi e soprattutto il gruppo dei corridori fuori tempo era davvero esiguo perché si potesse giustificare una decisione simile.

Record mancato

Dopo la formalizzazione della sua esclusione, Démare è tornato in hotel, dove il cuoco della squadra lo ha accolto in lacrime. Raccontano che il corridore si sia guardato intorno rendendosi conto che il resto della squadra fosse più triste di lui in merito al risultato di giornata.

«Ho dato il massimo – ha detto – sono arrivato al 97 per cento del mio record sulle cinque ore. Per essere nel tempo massimo, avrei dovuto raggiungere il 100 per cento. Come si dice: Affonda o nuota…».

Dlamini è stato l’ultimo al traguardo, un’ora 24′ dopo O’Connor: ben oltre il tempo massimo
Dlamini è stato l’ultimo al traguardo, un’ora 24′ dopo O’Connor: ben oltre il tempo massimo

Camion scopa

Chi ha continuato a nuotare, pur rendendosi conto di affondare, è stato Nicholas Dlamini della Qhubeka-Nexthash. Il corridore sudafricano ha raggiunto Tignes un’ora e 24 minuti dopo l’arrivo di O’Connor. Alle sue spalle il fine corsa e una serie di poliziotti in moto intirizziti, a chiedersi perché mai non lo avessero scaricato a forza sul furgone. Gli operai stavano già smontando il palco, ma il Tour si onora anche potando sino in fondo la propria fatica. Per questo Dlamini ha rifiutato di salire sul camion scopa. Ha voluto raggiungere il traguardo con le sue forze. Arrendendosi infine con l’onore delle armi.

Guarnieri al Tour con un disegno nella valigia

25.06.2021
5 min
Salva

Questa volta Jacopo Guarnieri è partito da casa col magone. Sua figlia Adelaide ha ormai quattro anni e così il giorno della partenza l’ha passato tutto con lei. L’ha portata a fare un giro in bici, sono stati insieme fino alle 15, poi ha chiuso la valigia ed è partito per la Francia. «Stavolta – ammette – gli occhi lucidi li avevo io. Tre settimane sono tante. Mi ha fatto un disegno da mettere in valigia e io le ho detto che mi mancherà molto. E lei allora mi ha risposto di fare ciao al disegno, perché rappresenta lei. Per fortuna ci sono le videochiamate, credo che prima fosse molto più dura. Ma anche il pensiero di mia figlia diventa uno stimolo per la corsa».

Al Giro del 2020, vero mattatore nel tirare le volate a Demare: 4 vittorie
Al Giro del 2020, vero mattatore nel tirare le volate a Demare: 4 vittorie

Il gigante Jacopo, ultimo uomo di Demare e regista del treno della Groupama-Fdj, arriva al Tour dal caldo torrido dei tricolori di Imola e in Bretagna ha trovato invece il freddo del Nord. Quando hai voglia di farti due chiacchiere non banali, il milanese è uno degli interlocutori più giusti. E al via del Tour, che più che una corsa è una vera e propria odissea di uomini contro le montagne e le pianure, trovare delle chiavi di lettura non banali è quel che ci vuole.

Cosa ti pare di questo Tour?

Sulla carta, dal punto di vista dello sprinter, mi sembra meno impegnativo del solito. Voglio dire, è duro, però non ci sono delle tappe disperanti. Piuttosto vedo giornate pericolose, per il vento e i percorsi. E quelle, dal punto di vista del velocista, sono un bel casino.

La squadra è divisa in parti uguali fra Gaudu e Demare?

Non in modo matematico, perché si collaborerà, però sì. L’idea di Gaudu è di prendere spazio, in fondo sta andando bene. Pinot al Tour non sarebbe venuto comunque perché doveva fare il Giro, vediamo adesso cosa viene fuori. Credo che un posto nei 10 sia alla sua portata, anche se è giovane. Pur sapendo che di questi tempi dire a uno che è giovane non è più indicarne un limite (ride, il riferimento è ai supergiovani che imperversano dal 2020, ndr).

Caleb Ewan sarà di certo tra i velocisti più pericolosi per Demare
Caleb Ewan sarà di certo tra i velocisti più pericolosi per Demare
E tu che ormai sei diversamente giovane che ruolo hai?

Ho un buon peso. In squadra comincio ad essere il secondo più vecchio come esperienza e per quello che è il mio ruolo, va bene così. Mi prendo volentieri la responsabilità.

Squadra francese, ma non più squadre di francesi…

Ci stiamo aprendo, come anche la Ag2R e la Cofidis. E’ un’evoluzione naturale, se vuoi tenere il passo. Se punti su una sola nazionalità, non ci riesci. Siamo al Tour in una squadra francese, ma siamo quattro stranieri.

Che cosa significa però essere al Tour in una squadra francese?

Non ci sono grandi differenze, se non per i tanti media attorno. C’è più attenzione, ce ne rendiamo conto. I francesi sentono la corsa come io sentirei il Giro. E’ la fregola del corridore di casa. E un po’ ce l’ho anche io, perché ho la responsabilità di aiutare Demare. Siamo velocisti, corriamo per vincere. Siamo tutto l’anno fra il 90 e il 95 per cento, per cui adesso la sensazione è quella dell’adrenalina che sale.

Anche questo è palpabile alla vigilia?

Sappiamo che ci saranno le volate, le studiamo. Il cuore aumenta i battiti. Abbiamo riguardato i video del 2020 per ripassare volate rivali. Si richiama tutto quello che si vuole fare, sapendo che fino a lunedì noi non ci saremo.

Dopo aver vinto il tricolore, Colbrelli ha un disegno ben chiaro: vincere domani e prendere la maglia gialla
Dopo il tricolore, Colbrelli ha un disegno ben chiaro: vincere domani e prendere la maglia gialla
Non c’è Bennett, dominatore dello scorso anno, cosa cambia?

Ci sono 4-5 protagonisti delle volate. L’anno scorso nessuno si aspettava in Sunweb, ma ci saranno ancora. La Trek con Pedersen, Teuns e Stuyven farà le sue belle tappe. Poi la Lotto con Caleb Ewan. E poi ci siamo noi.

E Cavendish?

Giusto, anche Mark. Ha ancora gambe, ma certo l’hanno portato perché non avevano alternative. E’ veloce, ha già vinto. Non so però come passerà le montagne, anche se nessuno di noi è brillante in salita. I campioni come lui si esaltano nei grandi appuntamenti. Cavendish ci sarà.

Colbrelli fa paura?

Di sicuro si butterà dentro, ma non è più il velocista cattivo dei primi tempi, ha cambiato caratteristiche. Per lui ci saranno tappe più dure e complicate, come la prima domani. Sono suo amico, domani farò il tifo per lui. Può vincere e prendersi la maglia gialla.

Cavendish aspettava dal 2018 di tornare al Tour de France: avrà motivazioni pazzesche
Cavendish aspettava dal 2018 di tornare al Tour de France: avrà motivazioni pazzesche
Immagini di controllare la corsa da subito?

Impossibile, avete presente lo stress delle prime tappe? Ci saranno tutti i treni a sgomitare, sarà difficile organizzarsi. La normalità inizierà nella seconda settimana. E a quel punto lotteremo per le tappe e vedremo come muoverci per la maglia verde, che in effetti quest’anno strizza l’occhio ai velocisti.

E tu come stai?

Sto bene. Ho cercato di abituare il mio corpo al caldo. Però mi rendo conto che sono di quelli che si lamentano in allenamento, poi quando attacco il numero do sempre un 10 per cento in più

Stai diventando vecchio, la spiegazione è una sola…

Può darsi, ma finché le cose vanno così, ci posso stare. Ho buoni valori, adoro le corse a tappe. Adoro le sensazioni della seconda e della terza settimana. Mi piacciono le volate del Tour. Domani finalmente si comincia, ma quel disegno sono certo che lo guarderò spesso…

Jacopo Guarnieri, Giro d'Italia 2020

Guarnieri, qual è il segreto del treno di Demare?

16.12.2020
4 min
Salva

Lo ha detto Philippe Mauduit nell’intervista di qualche giorno fa, spiegando lo strapotere del treno Groupama-Fdj al Giro. Lo abbiamo chiesto per conferma a Jacopo Guarnieri che di quel treno è la colonna portante.

«Il nostro comincia a essere un treno di grande esperienza – ha detto il direttore sportivo francese – ragazzi di 30 anni che sanno correre e che nei finali sono capaci di prendere da soli le decisioni».

Oltre i trenta

Jacopo guida e intanto riflette, ripercorrendo con la mente la nascita del gruppo che si è preso quattro tappe e la maglia a punti del Giro. E ammette che sicuramente l’esperienza dei singoli influisce. E siccome l’esperienza spesso si costruisce con gli anni, eccolo notare sorridendo che lui e Konovalovas con 33 anni sono i più grandi, che Sinkeldam ne ha 31, mentre Scotson ne ha 24 ma va fortissimo lo stesso. Puoi inserire dei giovani, fa capire, ma meglio puntare su qualcuno che ha esperienza di un certo tipo di lavoro.

«Non per niente – dice – i miei rivali in questo ruolo sono Morkov e Richeze che ne hanno rispettivamente 35 e 37. Contano l’esperienza e la calma, nei finali aiuta saper essere freddi. E visto che fra i velocisti c’è grande livellamento, le corse si vincono con il timing e la posizione. Il treno è diventato fondamentale. Pochi vincono senza. Guardate Viviani, che non ha mai avuto i suoi uomini tutti insieme. Lui andava forte, ma da solo non è servito…».

Il milanese è passato professionista nel 2009 con la Liquigas. E’ con Madiot dal 2017
Pro’ dal 2009, alla Groupama-Fdj dal 2017
E’ un caso che quest’anno abbiate fatto un salto di qualità?

L’impronta c’era già, perché Demare è sempre stato vittorioso. L’anno scorso al Giro ha vinto una tappa, però qualcosa non aveva funzionato. C’erano meccanismi da oliare. L’aggiunta di Scotson secondo me è stata decisiva e ne sono orgoglioso perché l’ho voluto io. Lo avevo visto in Australia, volava. E’ un tipo particolare, la mattina devi ricordargli di prendere le scarpe, ma fa la differenza. All’inizio Demare non era convinto, poi si è fidato.

Quali meccanismi si dovevano oliare?

Al ritiro di inizio 2020, Arnaud mi disse di voler cambiare, che fossi io il capo del treno. «Perché i direttori sportivi hanno corso – disse – ma troppo tempo fa». Mi chiese di essere io a parlare nelle riunioni e a dire come avremmo dovuto correre. Non è stato facile all’inizio, soprattutto perché si trattava di rompere abitudini radicate. Però alla seconda volata andata male allo Uae Tour, gli ho rinfacciato che non mi lasciava fare quel che mi aveva chiesto. Lui mi ha dato ragione e abbiamo cambiato. Abbiamo iniziato ad essere aggressivi, attivi nelle fasi di corsa che normalmente subivamo.

Cosa avete cambiato? 

Abbiamo iniziato a mettere un uomo davanti. Per il velocista è uno stimolo, vedendo uno che lavora per lui dai primi chilometri. A partire dalla Vuelta Burgos abbiamo fatto dei treni quasi perfetti, anche se sono venuti fuori due secondi posti. Ci stavamo arrivando.

Mauduit ha parlato della tappa di Matera..

Eravamo partiti per non fare niente. Era troppo dura, era la tappa perfetta per Sagan. Però sapevamo che poteva esserci vento in faccia, che ci avrebbe aiutato. Quel giorno Arnaud decise saggiamente di restare in coda, mentre noi eravamo più avanti. Non ci siamo mai visti per tutto il giorno. Lui era dietro, fidandosi di noi. E quando alla fine abbiamo visto che si poteva arrivare in volata, siamo apparsi davanti.

Con Sagan ha corso alla Liquigas, ma al Giro gli ha dato qualche dispiacere
Con Sagan ha corso per due anni alla Liquigas
Secondo Bramati siete la sola alternativa solida al treno Deceuninck-Quick Step.

Per fare un treno che funzioni, deve esserci intesa. E avendo meno punte per noi forse è più facile trovarla. La Deceunick al Tour ha cominciato a fare belle volate alla fine, quando hanno cominciato a ritrovarsi. Noi invece siamo sempre insieme. Su un punto non sono tanto d’accordo con quello che ha detto Mauduit.

E sarebbe?

Non è vero che Demare ha preso fiducia vincendo corse minori. Per come è andato il 2020, anche nelle corse più piccole c’era un campo partenti da Tour de France. C’è stato un livello altissimo in ogni corsa. Al Tour de Wallonie, che di solito ha partenti… normali, si sono ritrovati Bennett, Ewan, Nizzolo e Coquard.

Come definiresti il rapporto fra te e Demare?

Sono stato al suo matrimonio. Dopo tanti giorni di ritiro e corse insieme, credo si possa parlare davvero di amicizia.