Abbiamo ancora il Giro d’Italia in circolo nel sangue e nella testa, ma con l’inizio del Delfinato domani ci si sposta già sul Tour de France. E inevitabilmente si finisce a parlare dei suoi interpreti. Tra questi ci sarà anche Tao Geoghegan Hart.
Attorno l’inglese, quest’anno approdato alla Lidl-Trek c’è tanta curiosità. E parte di queste curiosità ce le siamo tolte proprio al Giro quando una mattina abbiamo incontrato Josu Larrazabal, capo del settore performance della squadra americana.
Ricordiamo che Tao Geoghegan Hart era caduto rovinosamente proprio lo scorso anno durante la corsa rosa. Un infortunio terribile, tra le varie fratture anche quella del femore. Una riabilitazione lunghissima e un ritorno incerto o quantomeno complicato. Sin qui l’ex maglia rosa ha disputato 24 giorni di corsa facendo anche vedere qualche buona prestazione, ma certo la strada per lottare con Pogacar, Roglic e Vingegaard appare lunga.
Josu, come sta Tao?
Sta andando bene, ovviamente ci ha messo un po’ più di tempo… Che poi non so neanche se dire “più tempo” sia giusto o sbagliato, perché non si sapeva da dove Tao ripartisse dopo un intervento del genere. Però è vero che l’inverno è andato molto bene, forse anche per questo motivo ci aspettavamo già di vedere qualcosa al Catalunya. Ma quello che non abbiamo visto al Catalunya l’abbiamo visto al Romandia un mese più tardi.
Dunque ora è in tabella di marcia?
Diciamo che sin qui eravamo con un mesetto di ritardo. Adesso Tao è nel pieno della preparazione del Tour, è a Sierra Nevada (è sceso giusto un paio di giorni di fa, ndr) con la squadra. Secondo me al Delfinato vedremo ancora un altro step rispetto al Romandia e saremo pronti per il Tour.
Dopo un incidente importante come il suo, Josu, hai notato qualche momento di flessione? Non solo fisica, ma anche a livello morale?
Non conosco il corridore così bene, perché è arrivato quest’anno. Lo sto conoscendo. Nelle conversazioni con lui c’era quel tratto d’incertezza su se stesso, che va alla ricerca di una continua conferma. A dicembre, in ogni test vedevamo che aveva, tra virgolette, lo stress di confermare che fosse in ripresa, che andava benissimo. Lui voleva sempre di più. Mettiamoci anche che nel ciclismo di oggi tutto viene misurato e i ragazzi hanno continui riferimenti numerici. Lui ci badava moltissimo e abbiamo cercato di tirarlo fuori da questo aspetto.
E come?
La nostra aspettativa nella prima parte di stagione era tornare, tornare a correre. Metterlo in una squadra, farlo lavorare. E questo Tao lo ha fatto molto bene. Ai Paesi Baschi ha lavorato per Skjelmose dando un contribuito da leader importante e poi al Romandia si è fatto vedere lui. Un risultato che è sotto il suo standard, ma visto da dove veniva è stata un’ottima top 10 (ha chiuso 9° a 1’02” da Carlos Rodriguez, ndr). Lì ha avuto belle conferme e belle sensazioni. Ora però non basta.
Cioè?
Non abbiamo ancora chiuso il cerchio. Secondo me per lui sarà importante misurarsi al Delfinato, per arrivare al Tour con la fiducia al top.
Josu, abbiamo parlato di numeri, cosa gli è venuto a mancare di più dopo l’incidente? Picchi di potenza, resistenza, recupero?
Efficienza dico io. Alla fine con l’allenamento limi, limi ogni giorno qualcosa e porti tutte le componenti ad un livello di eccellenza. Un livello che ti permette di arrivare alla fine della corsa più fresco possibile e con più possibilità di fare i numeri massimali. Quando tu fai un test massimale i dati sono lì, ma il ciclismo non è cosa fai quando sei fresco, il ciclismo è cosa fai dopo 5 ore. E’ quella fatigue resistance che perdi quando subisci un intervento del genere.
L’efficienza in generale, in corsa…
Il fisico perde quelle tante piccolezze che sono necessarie. Il ciclismo è un sport tecnico e non solo tattico. La pedalata è un movimento che si ripete mille volte ed è lì che sta l’efficienza. E’ lì che una buona efficienza fa la differenza. E se tu per ognuna di quelle mille pedalate perdi anche solo un pochino, dopo 4-5 ore il gap che devi colmare è enorme.
Avete lavorato anche un po’ in palestra? O meglio, visto il muscolo da recuperare l’avete portata avanti nel corso della stagione?
Sì, ci abbiamo lavorato tanto. La palestra è stata la base della sua riabilitazione. Tao ha fatto un grande lavoro ad Amsterdam, in questo centro dove hanno fatto l’intervento. Hanno lavorato molto in monopodalico, cioè con la gambe separate affinché tutto tornasse al top, misurando ogni valore della forza di quell’arto. E infatti da quel punto di vista già in inverno era ben messo però, una cosa è come sei tu a livello fisico in un test, tra l’altro non specifico, e un’altra cosa è come sei tu in bici pedalando con tutte e due le gambe insieme, con quella coordinazione necessaria. Ecco che si ritorna al discorso dell’efficienza.