Cuore, muscoli e cervello: questo Ganna non si batte

05.09.2023
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Forse è semplicemente un fatto di stile o la differenza fra un campione e un personaggio. Sta di fatto che quando Ganna perse per 12 secondi il mondiale di Stirling, ammise di aver dato tutto e rese così merito a Evenepoel campione del mondo. Invece nella crono di Valladolid, che nel pomeriggio ha visto la vittoria del piemontese per 16 secondi sul belga, Remco ha ammesso che la vittoria è stata meritata, ma ha aggiunto di non aver fatto la crono migliore. Come se per lui l’unica opzione possibile sia la vittoria…

Evenepoel può essere soddisfatto per quanto riguarda la classifica, ma la sconfitta gli brucia molto
Evenepoel può essere soddisfatto per iquanto riguarda la classifica, ma la sconfitta gli brucia molto

Bigham aveva capito

Filippo Ganna ha vinto la crono di Valladolid, coprendo i 25,8 chilometri in 27’39” alla media di 55,986, quasi in tabella con il record dell’Ora. Seduto sulla hot seat, Pippo ha vissuto l’arrivo di Evenepoel con tutta la tensione del caso e quando il campione del mondo ha tagliato il traguardo, il gesto di asciugarsi il sudore dalla fronte ha confermato il suo stato d’animo.

Alla partenza, fra gli uomini dello staff Ineos Grenadiers c’era anche Daniel Bigham, precedente titolare dell’Ora, che dal piemontese è stato battuto nella finale iridata dell’inseguimento ai mondiali di Glasgow. E proprio scambiando qualche battuta con i giornalisti, proprio Bigham si è subito detto sicuro della vittoria dell’italiano.

«E’ stata la crono perfetta per me – ha detto Ganna dopo aver avuto la certezza del successo – veloce e con un ottimo asfalto. Dopo il Giro, il mio sogno è stato quello di venire qui e vincere. Però finiti i mondiali non ero certo che la squadra mi volesse, ma io ero determinato a correre la Vuelta accanto a Thomas, dopo essermi ritirato dal Giro. Restano due settimane e probabilmente sarà difficile lottare per una buona classifica (il gallese al momento è 21° a 13’05”, ndr), ma faremo del nostro meglio per puntare a vincere una tappa».

Una piccola rivincita

Il giro dei microfoni con la transenne davanti consente di cogliere le tante sfumature nella curiosità dei colleghi e nelle risposte del vincitore, che passa dall’italiano all’inglese con il piglio di chi alle interviste flash c’è ormai abituato.

«Il campionato del mondo è una cosa – dice Ganna – oggi un’altra. Credo che Remco abbia sprecato un po’ di più rispetto a me durante questi nove giorni. Negli arrivi in salita, io sono riuscito a risparmiare e ad arrivare alla crono con più gamba, in ogni caso oggi ho avuto una piccola rivincita dopo tanti secondi posti. Riuscire a vincere è un momento di gioia sia per me che per il team. Dà tanto morale anche in vista delle prossime due settimane, che saranno molto dure. Speriamo ora di poter dare un valore aggiunto ai compagni e che le motivazione aiutino a trovare una buona gamba, magari per entrare in una fuga».

Nove giorni orribili

Evenepoel si consola con la classifica generale, che però lo ha visto guadagnare meno di quanto forse si aspettasse. Appena 20 i secondi presi a Roglic contro i 48 dello scorso anno, a conferma che forse lo sloveno del 2022 fosse arrivato in Spagna ancora con gli acciacchi del Tour.

«I primi nove giorni – prosegue Ganna – sono stati dannatamente orribili. Per le tante cadute, abbiamo perso due compagni (De Plus e Arnensman, ndr) e non è stato bello, ma ora speriamo di poter essere fortunati e provare a tornare in gioco. Penso che sicuramente siamo motivati. Ieri ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: “Okay ragazzi, la prima parte è andata. Ora pensiamo alle prossime due settimane”.

«Il duello con Remco è stato incredibile, a un livello altissimo. Ho sofferto molto sulla hot seat per l’attesa, ma alla fine è arrivata finalmente la vittoria. E’ un risultato che fa bene al morale, anche se ovviamente lui è un grande cronoman, ogni anno mi costringe a migliorare e oggi penso di aver fatto il massimo di sempre».

Kuss ha corso la prima crono da leader e si è difeso bene: 13° a 1’29” ora in classifica guida con 26″ su Soler
Kuss ha corso la prima crono da leader e si è difeso bene: 13° a 1’29” ora in classifica guida con 26″ su Soler

Il massimo possibile

La Vuelta riparte domani con l’arrivo in salita a La Laguna Negra-Vinuesa e di sicuro Sepp Kuss sarà chiamato a un’altra difesa, mentre forse Evenepoel correrà di rimessa per assorbire le fatiche di oggi. Noi ci godiamo gli ultimi scampoli della vittoria azzurra, in una crono che ha visto primo il nostro gigante, secondo il campione del mondo e terzo il campione olimpico. In fondo, Remco avrebbe fatto più figura togliendosi il cappello.

«Adesso voglio prendermi cura della squadra – sorride Ganna – perché abbiamo lottato molto per arrivare qui in buona forma e con buone gambe. Speriamo che ora possa cambiare qualcosa e possiamo iniziare ad avere fortuna. La sensazione delle gambe non è stata super, ma alla fine il tempo e la velocità sono stati abbastanza buoni. Abbiamo lavorato molto per non commettere il minimo errore, più di questo non potevo fare».

Puccio, la Ineos, Evenepoel e le regole che non cambiano

26.08.2023
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Il Deutschland Tour va avanti e per Salvatore Puccio è l’ennesima corsa di un’estate che non lo ha mai visto staccare davvero. Una sosta dopo il Giro perso in extremis da Thomas, poi il campionato italiano, il Giro d’Austria, il Polonia e Amburgo. E mentre i suoi compagni del Giro sono andati alla Vuelta, questa volta l’umbro ha scelto un programma diverso: un solo grande Giro all’anno, ma fatto bene.

Parlare con lui è interessante per capire che cosa sta succedendo in casa Ineos Grenadiers, fra le voci dell’arrivo di Evenepoel e le partenze di alcuni elementi di spicco, che fanno pensare come minimo a un rinnovamento e un cambio della guardia.

«C’è aria di cambiamento – ammette Puccio – un po’ il solito mercato, con 7-8 corridori che vanno via. Di strano c’è che vanno via alcuni leader, ma è anche vero che la squadra va in cerca di un leader per il Tour. Crediamo e credono loro che Bernal possa ancora tornare ai suoi livelli migliori, perché è giovane e ha recuperato».

Il Deutschland Tour è iniziato con un proolgo, vinto da Ethan Vernon. Puccio è arrivato 65°
Il Deutschland Tour è iniziato con un proolgo, vinto da Ethan Vernon. Puccio è arrivato 65°
Sembra strano veder partire uno come Geoghegan Hart che ha vinto un Giro…

Credo lo abbia fatto perché voleva cambiare. La Lidl-Trek è scatenata, oggi le squadre si muovono presto. Una volta c’eravamo solo noi a poter fare mercato, adesso ci sono più squadre. Trovare un leader per il Tour non è così facile, pochi possono vincerlo e tutti quelli più quotati hanno contratti molto lunghi.

Come vivete da dentro le tante voci sull’arrivo di Evenepoel e la fusione fra le squadre?

Secondo me sono voci, delle cavolate. Il fatto che tanti siano andati via non significa che si debba liberare posto per Remco, erano qui da tempo. E poi mi sembra poco credibile che per prendere un corridore si debbano prendere due squadre, dove li metti i 150 uomini e donne del personale? Sembra che lui effettivamente voglia venire, ma c’è solo tanta confusione.

Lo vedresti bene?

E’ certamente un personaggio, fa cose che mancavano al ciclismo. Da tutta l’estate si parla solo di lui, di sicuro ha funzionato. Semmai trovo strano che abbia suo padre come agente, di fatto le uniche dichiarazioni le ha fatte lui.

Al Giro di Polonia, Puccio ha scortato Geraint Thomas al rientro dopo il Giro, sulla via della Vuelta
Al Giro di Polonia, Puccio ha scortato Geraint Thomas al rientro dopo il Giro, sulla via della Vuelta
Come va in Germania?

Bene, fa meno caldo che in Italia, si riesce a correre bene.

Al Tour de l’Avenir hanno ridotto una tappa per il troppo caldo. In Italia i dilettanti corrono con 40 gradi e nessuno muove un dito.

Il CPA dovrebbe fare un protocollo per il freddo e per il caldo. In Polonia ha cominciato a piovere così tanto, che sulla strada c’era un metro d’acqua. Certe tappe vanno fermate, mi dispiace per l’organizzatore, ma bisogna anche considerare che c’è gente che lavora per 3-4 mesi e a causa di una caduta può perdere la stagione. Finché si cade in volata, posso accettarlo. Ma cadere per una pozzanghera non va bene. Tutti gli sport si fermano, anche la Formula Uno: perché noi dobbiamo continuare?

Forse pagate la storia del ciclismo eroico?

Il mondo è cambiato, i diritti dei lavoratori si sono evoluti. Se non ci sono le condizioni, non si corre. E soprattutto non si può far decidere alle squadre, come al Giro, perché ci sono interessi diversi. Se ci fosse un protocollo oggettivo, nessuno potrebbe dire nulla.

Il maltempo e l’assenza di un protocollo condiviso ha spesso creato malintesi e situazioni di imbarazzo
Il maltempo e l’assenza di un protocollo condiviso ha spesso creato malintesi e situazioni di imbarazzo
Come andrà avanti la tua stagione?

Dovrei fare Plouay, poi il Canada e le ultime gare in Italia, dall’Emilia al Lombardia. In Cina invece non ci vado, corsi a Pechino, ma questa volta resto a casa. Ho il bimbo che cresce veloce, ogni mattina fa qualcosa di nuovo. Sono stato a casa dopo il Giro, ma ho continuato ad allenarmi. Sono rimasto a un livello medio, ogni tanto fa bene avere nuovi stimoli, piuttosto che andare in altura per preparare la Vuelta.

Viviani: la perla di Pedersen ad Amburgo vissuta dall’interno

25.08.2023
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Elia Viviani era nel pieno della mischia di Amburgo – Bemer Cyclassics – quando Mads Pedersen è partito a 850 metri dal traguardo e ha fatto quel numero pazzesco, andando a vincere. Ma il veronese è anche in gara al Renewi Tour, nel Benelux. Il corridore della Ineos Grenadiers sembra aver trovato il miglior colpo di pedale della stagione (in apertura foto @gettysport).

Con il veneto ripercorriamo quel chilometro finale (che comunque potrete rivivere cliccando qui) e guardiamo anche avanti. Perché di obiettivi importanti Viviani ne ha ancora diversi per questa stagione. E anche per quella a venire.

Pedersen, vince ad Amburgo. Van Poppel (secondo) e Viviani (terzo e schiacciato sulla bici) lo riprendono sulla linea
Pedersen, vince ad Amburgo. Van Poppel (secondo) e Viviani (terzo e schiacciato sulla bici) lo riprendono sulla linea
Elia, ad Amburgo un tuo squillo importante, terzo, e un numero da manuale di Pedersen…

Sì, ho una buona condizione, ora bisogna aspettare la volata perfetta. Anche nella prima tappa del Renewi ho rimontato parecchio, avevo delle buone sensazioni, ma ero dietro.

Tu sei tecnico e hai l’occhio lungo: ripercorriamo gli ultimi 3.000 metri di Amburgo. Politt, McNulty e Lampaert davanti…

E noi dietro facevamo la guerra per la posizione anche se il gruppo non era grandissimo. E’ stato un finale concitato, come sempre in quella gara del resto. Io avevo Connor Swift che mi ha ben pilotato. Poi ai 2.500 metri ho visto i Bora-Hansgrohe che risalivano da dietro e mi sono messo dietro a loro. Tiravano, ma non proprio a tutta perché davanti comunque avevano Politt.

E c’è stata questa situazione “incerta” fino al chilometro finale?

Esatto, siamo arrivati al chilometro finale con un buon gap da parte dei fuggitivi. Ho pensato: «Se nessuno si muove, arrivano». Pedersen deve aver fatto questo stesso mio ragionamento… ed è andato. Alla fine veniva dalla sua “settimana santa”, aveva vinto tanto, non aveva nulla perdere e gli è riuscito questo “numeraccio”.

Eri a ruota di chi in quel momento?

Di Haller (della Bora, ndr) che tirava. Ho avuto l’istinto di partire, ma nel tempo in cui mi sono organizzato – sarà passato forse un secondo – Mads era già distante. Ricordo che ha affiancato me e Swift, e mi ha passato sulla sinistra, quindi all’interno della curva.

Vince: crono, classifiche generali, tappe in volata… Per Viviani, Pedersen sta vivendo la sua stagione migliore
Vince: crono, classifiche generali, tappe in volata… Per Viviani, Pedersen sta vivendo la sua stagione migliore
Il resto è storia. Pedersen spinge all’inverosimile e voi poi arrivate al doppio della velocità sul traguardo. Ma tardi.

Siamo arrivati al doppio della velocità sulla linea, ma visto dove erano quei tre e con dietro in testa la Bora che non tirava a tutta, l’unico modo per vincere era fare come ha fatto Pedersen.

Questo numeraccio, come lo hai chiamato tu, è paragonabile a qualche azione? Ti ricorda qualcuno?

A Cancellara che vinse la tappa al Tour in maglia gialla. Fabian aveva visto un buco e anziché rialzarsi ci si “buttò dentro”. Ma per fare certe azioni oltre all’istinto servono le gambe. Dopo l’arrivo ho fatto i complimenti a Mads. Gli ho detto che solo pochi corridori possono fare quello che ha fatto lui. Però serve una condizione che non ti faccia avere paura di perdere. Alla fine aveva vinto una tappa, la crono e la classifica finale del Danimarca il giorno prima. Si è fatto tre ore e mezzo di macchina per arrivare ad Amburgo… Se vinci così, puoi permetterti di fare tutto.

C’è anche una situazione psicofisica vantaggiosa.

Io dovevo portare a casa il risultato e quindi non me la sono sentita di prendere quel rischio, nonostante l’avessi letta bene. Nella sua situazione, non senti il mal di gambe se parti a 850 metri dall’arrivo, con davanti tre ottimi corridori, li riprendi e tiri dritto. Per me Pedersen sta vivendo l’anno migliore della sua carriera. Ha steccato il mondiale, o meglio, ha buttato il secondo posto, solo perché aveva sprecato tanto in precedenza. Ma se andiamo a vedere nelle classiche non è mai uscito dalla top cinque, ha vinto al Giro e al Tour.

Per te, tecnicamente quell’azione può essere paragonata a quella di un pistard o di una disciplina del parquet, magari il chilometro?

No, non c’è questo legame. C’è la lucidità di fare due conti in un secondo e andare. Perché poi il vero gesto atletico, la vera bellezza, non è stato tanto fare quel numero, ma pensarlo.

Elia ha chiamato in causa la vittoria di Cancellara a Compiegne al Tour del 2007, con Zabel che al colpo di reni lo riprende sull’arrivo
Elia ha chiamato in causa la vittoria di Cancellara a Compiegne al Tour del 2007, con Zabel che al colpo di reni lo riprende sull’arrivo
In quel momento, Elia, si guarda il potenziometro? Si spinge e basta?

Lui ha avuto il pregio di non guardare indietro. Ha preso quella decisione e l’ha portata avanti. Ha detto: «Tiro dritto e basta». Il suo riferimento all’inizio erano quei tre, poi la linea d’arrivo, dove ha trovato persino la forza di rialzarsi. Un numero da campione.

E a proposito di campioni. Tu come stai?

Io sto bene. Come sempre del resto dopo che passo da altura e pista. Dopo le Olimpiadi del 2021, stesso cammino, andai bene al Tour of Britain… e questo mi fa ben sperare per l’europeo, che in pratica è Drenthe, ma con il finale su uno strappetto. 

Come ti sembra questo Renewi Tour?

E’ il mondiale dei velocisti! Ma come ho detto all’inizio bisogna trovare la volata perfetta, la posizione giusta. E qui non sono messo male: ho Turner che mi guida bene e c’è Kwiatkowski, che ha un’esperienza formidabile ed è bravissimo nei finali. Da oggi in poi ci sono altre due possibilità. Vediamo di sfruttarle al meglio. 

Qual è il tuo programma?

Dovrei fare il Britain che è due settimane prima dell’europeo, altrimenti il piano B è il GP Plouay, che è più duro e misura 250 chilometri, ma è a tre settimane dall’appuntamento continentale. A quel punto potrei aggiungere qualche gara italiana. Finirò la stagione abbastanza presto e non osserverò uno stacco troppo lungo. Farò tre settimane anziché quattro, perché a fine gennaio, inizio febbraio ci sono gli europei su pista. Quindi a novembre e dicembre devi già spingere forte. 

Kwiatkowski, una volata da casa alla Scozia

05.08.2023
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KATOWICE – Era il 2014 e un ventiquattrenne ben poco conosciuto, Michael Kwiatkowski, vinse il campionato del mondo. Quell’edizione si svolgeva a Ponferrada, in Spagna. La formazione degli spagnoli era ancora quella formidabile di Valverde, Purito, Luis Leon Sanchez… Basta pensare che lasciarono a casa, non senza qualche polemica, un certo Contador. Si diceva che il percorso non fosse abbastanza duro per lui.

In quegli anni, quando il Belgio non era così forte e l’Olanda non aveva Van der Poel, c’era ancora il giochino del “fiammiero” fra Italia e la Spagna appunto: Tirate voi! No, tocca a voi! E in questo giochino delle parti quel ragazzo semisconosciuto realizzò un’azione senza pari.

Kwiatkowski scattò a sei chilometri dall’arrivo. Apparentemente neanche troppo forte, ma spingeva un rapporto lunghissimo. Sembrava, all’epoca, un corridore attuale. Risultato: lo rividero all’arrivo.

Ebbene il mondiale che partirà fra qualche ora ricorda molto quell’edizione iridata, almeno nell’approccio per “Kwiato”. Anche se quel tracciato era più duro.

Ponferrada, il giovane Kwiatkowski si laurea campione del mondo davanti a Gerrans e Valverde
Ponferrada, il giovane Kwiatkowski si laurea campione del mondo davanti a Gerrans e Valverde

Tenere duro

Kwiatkowski è arrivato al Tour de Pologne con la gamba formidabile del Tour de France. Fino a metà gara il motore era era ancora settato “sui giri” della Grande Boucle.

Poi c’è stata una lenta, ma inesorabile inversione di rotta: la fase down, come l’hanno definita nel suo staff. La condizione non è infinita e Michael ha iniziato un po’ a calare. E lo si è visto nella quinta tappa, quella vinta da Van den Berg. E’ vero che l’olandese è un velocista, ma è stato nettamente più brillante.

Però questo non vuole e non può tarpare le ali a chi è abituato a lottare. A guadagnarsi con estrema fatica ogni risultato. E’ stato così in quel mondiale 2014, è stato così all’ultimo Tour de France quando ha vinto sul Grand Colombier… E tutto sommato anche nella crono di Katowice non è andato male.

«Per me contava molto questo Giro di Polonia – ha detto più volte il polacco – ho dato il massimo. Dopo il Tour non ho corso, chiaramente, visto quello che mi aspettava. Ho dedicato attenzione al riposo e alla dieta. Soprattutto ho cercato di dormire molto».

Czeslaw Lang con Kwiatkowski, volo raggiunto in tempo anche grazie al patron del Polonia
Czeslaw Lang con Kwiatkowski, volo raggiunto in tempo anche grazie al patron del Polonia

Sotto scorta

Il mondiale è un obiettivo. Ma questa volta il corridore della Ineos Grenadiers correrà da solo. La Polonia è scesa nel ranking per Nazioni, è trentunesima, e quindi può schierare un solo atleta.

«Kwiato – ci spiega Cioni – è motivato per il mondiale. Certo che ci pensa. Alla fine dopo il Tour e dopo questa corsa gli viene abbastanza naturale tirare dritto sin lì. Va in Scozia per fare bene. Non è facile certamente».

«Io sono “easy”, tranquillo – ci ha detto Kwiato la mattina prima della crono di Katowice – e lo sono sia per la crono che per il mondiale. Certo, sarà un po’ dura andarci. I tempi sono stretti. Il Polonia tra una cosa e l’altra finirà alle 19,30 e alle 21 ho l’aereo per andare in Scozia». 

Pensate che Kwiato, dopo aver parlato con Lang, il patron del Tour de Pologne, ha ottenuto una scorta della polizia per raggiungere in tempo l’aeroporto.

«Io credo di avere tutto sotto controllo. Sinceramente non vedo grossi problemi con questo brevissimo intervallo di tempo tra il Polonia e il mondiale. E’ una questione di atteggiamento mentale e fisico, basta solo pianificare tutto».

Al Polonia, al centro in maglia bianca. Kwiato si è arrabbiato nel giorno in cui ha vinto Majka, reo a suo dire di uno sprint non regolare
Al Polonia, in maglia bianca. Kwiato si è arrabbiato nel giorno in cui ha vinto Majka, reo a suo dire di uno sprint non regolare

A Glasgow da solo

Kwiatkowski è molto bravo a correre sulle ruote. In gara sa destreggiarsi bene. A proposito, la caduta nella tappa finale non sembra aver lasciato strascichi. Il suo staff, ma anche altri corridori, ci dicono che Michal è un senatore del gruppo. Stare da solo in squadra per lui non sembra un problema dunque.

«Non penso troppo, non mi stresso. Mi concentro solo su ciò che so fare meglio. Quindi dormo, penso al recupero, alla dieta… Vivrò questo sabato un po’ come il giorno di riposo di un grande Giro».

«Non ci saranno grandi tattiche. Vero, correrò da solo, ma magari questo mi permetterà di concentrarmi meglio su me stesso. Farò il massimo… come sempre. Credo che con un po’ di fortuna e la capacità di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, si possa fare una bella gara». 

Dal Belgio a Montichiari, un Ganna in forma mondiale

27.07.2023
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Ganna che vince, in volata e poi a cronometro. Con i mondiali alle porte e con Bagioli che si prende l’ultima tappa, la notizia riempie di buon umore e semmai suscita qualche rammarico. Alla luce del percorso (ma non del calendario), anche il piemontese avrebbe potuto fare la sua figura nella prova su strada. Ma non si può. Il 5 agosto, ci sono le finali del quartetto. Il 6 la prova su strada, che Pippo non farà. L’8 agosto c’è il Team Mixed Relay, che non farà. Mentre l’11 ci sarà la cronometro individuale, che proverà a vincere. In questo ingarbugliato calendario scozzese, in cui Ganna sarà affidato allo staff azzurro, la sua ombra sempre a disposizione sarà Dario Cioni, con lui in questi giorni valloni.

In un’intervista rilasciata ieri alla Gazzetta dello Sport, Ganna ha commentato la vittoria della crono al Wallonie parlando di numeri ottimali e qualche problema tecnico che proprio Cioni starebbe cercando di risolvere.

La crono del Wallonie è servita a Cioni anche per capire il settaggio della bici (foto Ineos Grenadiers)
La crono del Wallonie è servita a Cioni anche per capire il settaggio della bici (foto Ineos Grenadiers)
Come procede l’avvicinamento al mondiale? 

Bene, è arrivata subito la vittoria nella prima tappa, che comunque è un buon segno. Nella crono è andato forte su un percorso non super adatto a lui, quindi anche per questo ha vinto con un margine un po’ limitato. Però a livello numerico ha fatto la potenza che ci aspettavamo.

A cosa si riferiva nell’intervista?

Abbiamo un paio di problemini, che però possiamo risolvere. Fattori esterni a noi, legati ai materiali, di cui però è meglio non parlare.

Ganna è tornato alle corse un mese dopo i campionati italiani, cosa ha fatto nel frattempo?

Uno stage in altura e due blocchi di lavoro in pista, uno però già prima dei campionati italiani. Siamo diversi dal programma che avevamo fatto quest’inverno, che abbiamo dovuto cambiare dopo il ritiro dal Giro. Chiaro che qualcosa sia mancato, perché avrebbe potuto fare un’altra crono, però questa è la vita dell’atleta, a volte ci sono inconvenienti e bisogna trovare le alternative. Diciamo che comunque siamo nella piena fase di avvicinamento.

Nella prima tappa di Hamoir, Ganna doveva tirare la volata a Viviani e ha finito col vincerla lui
Nella prima tappa di Hamoir, Ganna doveva tirare la volata a Viviani e ha finito col vincerla lui
Come si conciliano le date del quartetto con la crono?

Alla fine non sono malissimo, ma se ci fosse stato un paio di giorni in meno da aspettare fra le due prove, sarebbe stato più facile gestire. Nel senso che, fatta la fase di recupero fra una prova e l’altra, poi sarebbe stato ottimale correre subito. Invece resterà su cinque giorni prima della crono.

Correre su strada all’indomani dell’inseguimento sarebbe stato davvero improponibile?

Il problema è che non avrebbe il tempo per recuperare. Hanno voluto far gareggiare tutti insieme e così hanno reso la vita difficile a chi fa la multidisciplina. Così la strada è troppo ravvicinata e la crono è lontana. In quel periodo si dovrà vedere cosa fare, si deciderà in base alle sensazioni e come va con il quartetto. E poi c’è anche il meteo di lassù da prendere in considerazione e le esigenze della nazionale.

La crono è lunga 47,8 chilometri, ha appena tre strappetti e l’arrivo al castello su una salitella in pavé. Cosa te ne pare?

Bisognerà stare attenti alla gestione dell’energia prima dello strappo. E’ breve, quindi Pippo finisce forte e per lui non dovrebbe essere un problema. Però prima di dire altro, bisognerà andarci sopra con la bici, perché valutarlo da remoto è difficile. Comunque alla fine si tratta di un pezzo molto breve, quindi l’influenza non sarà grandissima.

La crono del Wallonie vinta con la maglia tricolore riconquistata nella crono di Ponte Arche in Trentino
La crono del Wallonie vinta con la maglia tricolore riconquistata nella crono di Ponte Arche in Trentino
Il percorso dello scorso anno non andò giù a Pippo dall’inizio, questo sembra più adatto?

Molto di più, confermo. Quello di Wollongong, già a vederlo sulla carta, non l’aveva mai ispirato.

I risultati del Wallonie stupiscono o sono in linea con gli obiettivi che vi eravate posti?

La condizione è buona, si sapeva. Eravamo venuti per vincere la crono, mentre la tappa è arrivata un po’ di sorpresa. Il piano era di tirare la volata a Elia (Viviani, ndr), ne avevamo parlato nella riunione, però poi si è presentata un’altra opportunità e l’ha colta. Non è la prima volta che Pippo fa vedere di avere uno spunto veloce. L’idea comunque era di usare questa corsa per fare fatica, perché comunque non faceva una corsa a tappe dal 18 giugno con l’Occitanie e un percorso con tanti saliscendi era l’ideale. 

Dal Belgio a Montichiari e poi in Scozia: cosa resta da fare?

In pista farà i lavori di velocizzazione, visto che si vedranno da oggi e staranno per sei giorni, fino al primo agosto. Hanno questi giorni di avvicinamento alla pista, anche se il grosso ormai è stato fatto. Ci può essere qualche rifinitura, con cui però non riesci a incidere sulla condizione. Invece bisognerà essere attenti a gestire il passaggio dalla pista alla strada in quei giorni intermedi.

La vittoria nella crono è arrivata, ma con appena 8″ sul compagno Tarling. L’attesa è stata… tirata
La vittoria nella crono è arrivata, ma con appena 8″ sul compagno Tarling. L’attesa è stata… tirata
Cosa si farà?

Non penso che servirà fare grossi lavori di volume, però qualche lavoro intermedio sì, anche perché non può fare intensità tutti i giorni.

Ci sarai anche tu a Glasgow?

A partire dal 6 e fino al 12 agosto. Ganna sarà con la nazionale, io avrò anche altre cose da fare, ma sono comunque là e all’occorrenza potrà esserci il solito buon dialogo. Saranno giorni utili anche per scegliere ruote e rapporti, anche se il test di due giorni fa ha dato delle utili indicazioni.

Thomas alla Vuelta, Tosatto e le storie del Tour

06.07.2023
5 min
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Tosatto è al mare: una settimana di stacco con la famiglia in Romagna e poi sarà già tempo di ricominciare. Il pomeriggio è dedicato al Tour: bastano una connessione internet e gli auricolari. Così ieri il direttore sportivo della Ineos Grenadiers ha seguito la prima tappa pirenaica, con un occhio ai suoi ragazzi della Ineos Grenadiers. E anche se lo abbiamo chiamato per parlare del gruppo del Giro che ad agosto andrà alla Vuelta con capitan Thomas, è stato impossibile non farsi risucchiare da due chiacchiere sulla sfida francese.

«Cosa dire… La UAE si è sgretolata – riflette Tosatto – e Vingegaard gli ha rifilato più di un minuto. Cosa sia mancato a Pogacar è difficile da dire. Oggi (ieri, ndr) non è stato all’altezza in salita, sul cambio di ritmo. Gli manca la costanza della fatica? Il non aver fatto il Delfinato o lo Slovenia potrebbe averlo penalizzato. L’ultima corsa a tappe che ha fatto è stata la Parigi-Nizza, che c’è stata a marzo. Il Tour è ancora aperto, però moralmente hanno preso una bella botta dopo aver dettato legge sabato e domenica».

Dopo il Giro, Matteo Tosatto ha guidalto la Ineos alla Route d’Occitanie e poi ai campionati italiani
Dopo il Giro, Matteo Tosatto ha guidalto la Ineos alla Route d’Occitanie e poi ai campionati italiani
E i tuoi?

Dietro si è visto forte il mio Rodriguez, che può puntare alla top 5, non so se al podio. Pidcock è arrivato più staccato. E poi c’è Bernal. Quest’anno con Egan non ho fatto una sola corsa e ho non ci ho mai parlato. Ha fatto dei grandi progressi e sicuramente l’hanno portato vedendo che stava bene. Si sapeva che faceva fatica a lottare coi migliori, oggi ha perso tre minuti dal primo, può solo migliorare. Questo è un passaggio che gli può tornare utile come fase del recupero per il prossimo anno o per la Vuelta, se farà la Vuelta.

E Hindley?

Sono contento che abbia vinto lui. Tanti l’hanno sottovalutato anche dopo che ha vinto il Giro. Sembrava che lo avesse vinto uno così, ma lui due anni prima aveva fatto secondo. Ha vinto alla prima partecipazione al Tour, tappa e maglia. Adesso vedremo, non ha speso tanto secondo me, a parte gli ultimi 20 chilometri. Magari se prende fiducia, riesce ad andare sul podio.

Dopo il secondo posto de Giro, Thomas ha dichiarato di voler puntare alla Vuelta
Dopo il secondo posto de Giro, Thomas ha dichiarato di voler puntare alla Vuelta
Veniamo a noi: bella questa cosa che Thomas vuole alla Vuelta il gruppo del Giro, no?

Il programma del gruppo Vuelta si è fatto dopo il Giro.  C’erano e ci sono ancora dei punti di domanda. Ad esempio se Egan se faceva il Tour e chi coinvolgere fra quelli che non hanno fatto né Giro né Tour. Oppure Arensmans, che era previsto non facesse il Tour dopo il Giro e c’era da capire se fargli fare la Vuelta o le classiche in Canada. Poi c’è De Plus che vuole fare due grandi Giri, quindi anche la Vuelta.

Il fatto di portare il gruppo del Giro, se non altro come base, è una garanzia perché è un gruppo che funziona bene?

Quando lavori con un gruppo da lontano, nel senso che inizi a fare programmi e corse in comune da inizio anno, viene tutto più facile anche in gara.

Il Tour per Bernal è un passaggio sulla strada del ritorno. Sulle prime salite vere Egan paga pegno
Il Tour per Bernal è un passaggio sulla strada del ritorno. Sulle prime salite vere Egan paga pegno
Era in programma che Thomas andasse alla Vuelta?

C’era un punto di domanda. Si è sempre detto di puntare tutto sul Giro e poi avremmo valutato il finale di stagione. Una possibilità di fare Giro e Vuelta c’è sempre stata, nella lista lunga il suo nome c’era già. E alla fine ha deciso di voler andare in Spagna. Anche perché, secondo me, essendo un corridore di una certa età, non si vede a fare corse di una settimana, gli viene comodo fare un grande Giro. Poi non è che corra molto di qui alla Vuelta…

In che senso?

Adesso ha recuperato bene, ma prima della Vuelta farà una sola corsa. Alla fine il suo è un programma abbastanza leggero.

A Laruns, Rodriguez è arrivato nel gruppetto di Pogacar. Per Tosatto può entrare nei prini 5
A Laruns, Rodriguez è arrivato nel gruppetto di Pogacar. Per Tosatto può entrare nei prini 5
La sensazione è che gli sia venuta voglia di Vuelta dopo aver visto al Giro di essere capace di grandi prestazioni…

Sì, quello sicuramente. Ha finito il Giro stanco, ma in crescendo. Va bene, nella cronoscalata ha pagato, ma se stai bene, impieghi meno a recuperare. 

I compagni si sono fatti coinvolgere dal suo entusiasmo?

Quelli che hanno fatto il Giro avevano la voglia di fare la Vuelta con lo stesso gruppo. Ci sarà qualche inserimento, magari chi non ha fatto grandi Giri o qualche giovane. Però certo, correre insieme aiuta tanto.

Ci saranno anche Puccio e Ganna?

A Pippo in teoria la Vuelta farebbe un gran bene. Chi ha il motore come il suo, almeno una grande corsa a tappe all’anno deve farlo e del Giro ha fatto solo sette giorni. Sicuramente adesso il suo grande obiettivo è il mondiale, ma nella quadra della Vuelta ci starebbe bene, anche perché il primo giorno c’è una cronometro a squadre, che per lui sarebbe uno stimolo interessante. Quanto a Puccio invece si vedrà. Se lo chiami, è sempre pronto. E’ nella lista, ma ancora non saprei. 

Fare la Vuelta gioverebbe a Ganna, che ha fatto solo 7 tappe del Giro
Fare la Vuelta gioverebbe a Ganna, che ha fatto solo 7 tappe del Giro
Pensi che Thomas si adatterà bene al modo di correre nervoso della Vuelta?

Ha fatto una sola Vuelta, nel 2015, quando vinse Aru, e arrivò parecchio indietro. Quello di quest’anno è stato il terzo Giro che finiva, negli anni prima è quasi sempre caduto. In Spagna sarà un’avventura, un’esperienza nuova. Ha lo stimolo di prepararsi come ha preparato il Giro, per cui secondo me potrebbe andare bene, perché c’è meno stress del Tour e non è come il Giro.

Secondo te non ha mai rimpianto il fatto di aver scelto il Giro al posto del Tour?

All’ultimo Tour ha fatto terzo e in precedenza era stato primo e secondo. Forse ha voluto fare il Giro perché aveva un conto in sospeso e quest’anno con le tre cronometro, ha pensato di poterlo vincere. Lo abbiamo deciso a novembre, difficile poi cambiare idea. Così adesso andrà alla Vuelta, vedremo coi giorni con quali obiettivi. 

A Fiorenzuola il punto con Viviani, da Glasgow a Parigi

29.06.2023
6 min
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FIORENZUOLA D’ARDA – L’agenda di Elia Viviani forse non sarà fittissima come in altre stagioni, ma è certamente pesante in termini di appuntamenti fissati. Negli ultimi tre giorni ha vinto i tricolori nell’inseguimento individuale, a squadre e nella corsa a punti, ma sintetizzando nel mirino ci sono i mondiali in pista e l’europeo su strada. Due eventi che ne richiamano un altro ancora.

Per il veronese della Ineos Grenadiers velodromo chiama velodromo. L’anello di Fiorenzuola, su cui si sono svolti i campionati italiani, stimola sempre a spostare lo sguardo su manifestazioni importanti. La rassegna iridata di agosto di Glasgow dista meno di cinque settimane e per gli azzurri del cittì Marco Villa non sarà solo un semplice mondiale. Bisogna ottenere innanzitutto la qualifica olimpica dopo di che dalla Scozia si aprirà già l’orizzonte oltre Manica, verso la guglia della Tour Eiffel di Parigi 2024. Nella zona box del “Pavesi” abbiamo avvicinato Viviani per capire come si stia preparando (in apertura, foto Fiorenzuola Track).

Elia finora com’è andata la stagione?

E’ iniziata così così. Ho passato un buon inverno ,ma nonostante quello non riuscivo a trovare il buon colpo di pedale, a parte qualche top 10 in Argentina al Tour de San Juan. Ovvio poi che il mio calendario si sia sbilanciato sulle gare di seconda fascia. A quel punto ho dovuto resettare. Sono andato in altura e ne sono uscito bene. In Occitania a metà giugno ho ricominciato a vedere gli ordini d’arrivo nonostante due volate sbagliate. Mancano ancora un po’ di coraggio e confidenza, però un terzo posto l’ho centrato. Il colpo di pedale sta arrivando.

Agli italiani in pista ti abbiamo visto in crescita.

Sono soddisfatto di come vado. La performance nell’inseguimento individuale è stata ottima quindi ho avuto più garanzie lì che nelle gare di gruppo. Sto ritrovando le buone sensazioni e spero di svoltare in questa seconda parte di stagione, che solitamente mi è abbastanza favorevole nel mese di agosto.

Viviani ha vinto i tricolori nell’inseguimento individuale, a squadre e nella corsa a punti
Viviani ha vinto i tricolori nell’inseguimento individuale, a squadre e nella corsa a punti
La mente è già proiettata verso altri obiettivi, giusto?

Adesso sono concentrato al 110 per cento sul mondiale in pista. Sto facendo una preparazione simile a quella che sarà l’anno prossimo per le olimpiadi. Quindi voglio vedere come arriverò a Glasgow fra poco più di un mese e capire qualcosa per Parigi 2024. Non mancherà tuttavia un importante momento su strada in previsione dell’europeo. Correrò il Giro di Vallonia (22-26 luglio, ndr) che mi servirà per i mondiali in pista ed anche per mettermi a confronto con gli altri, sperando magari di provare a vincere la prima corsa del 2023. Poi da metà agosto in poi farò Amburgo, il Renewi Tour (l’ex Eneco, ndr) e poi Plouay prima della prova in linea del 24 settembre.

Apriamo una parentesi su quella gara.

L’europeo in Olanda ha un percorso che mi si addice e naturalmente ci penso. Vediamo come andrà il periodo che lo precede. Chiaramente per chiedere una leadership devo fare dei risultati ed essere competitivo. Il cittì Bennati sa che posso essere una figura di riferimento. Le probabilità di essere all’europeo ci sono, per il mio ruolo dipenderà da me. Sento di stare meglio rispetto all’anno scorso, dove ero stato catapultato in extremis al posto di Nizzolo e dove avevamo portato a casa il miglior risultato possibile (settimo posto, ndr). Voglio pensare che sto facendo l’avvicinamento migliore.

Verso il mondiale in pista il programma di Viviani prevede anche la strada. Poi rotta sull’europeo in Olanda
Verso il mondiale in pista il programma di Viviani prevede anche la strada. Poi rotta sull’europeo in Olanda
Torniamo in Scozia. Questi mondiali in pista sono molto sentiti da tutti…

Si avverte questa sensazione. Averli ad agosto ha portato tutti a sperimentare e fare una sorta di prova generale in vista di Parigi. Diciamo che per tanti versi è un po’ contrario all’immaginario classico dei mondiali, ma il lato positivo è che avremo tanti riferimenti per l’anno prossimo.

Il lavoro della nazionale come sta procedendo?

Bisogna dire che quest’anno con la pista ci stiamo trovando poco. Nel mio programma individuale io ci sto riuscendo supportato dalla squadra, ma col quartetto ci stiamo incrociando poco perché Milan, Consonni e lo stesso Pippo (Ganna, ndr) stanno seguendo altri programmi. L’anno prossimo invece sappiamo tutti che finito il Giro d’Italia, si tirerà una riga e tutti lavoreremo per l’Olimpiade.

Manca poco per la certezza del posto a Parigi. Elia Viviani e la nazionale sentono un po’ di pressione?

Il nostro gruppo è solido. La qualifica alle Olimpiadi è cominciata benissimo con la vittoria degli europei, proseguita così così con le prime due prove di Nations Cup poi nella terza a Milton i ragazzi hanno fatto un super lavoro con un bel secondo posto. Non dico che siamo chiamati a vincere, ma dobbiamo fare un buon mondiale per essere tranquilli. Non abbiamo pressione per la qualifica quanto più invece per vincerlo, visto che l’anno scorso lo abbiamo perso dagli inglesi. Io credo che arriveremo bene a Glasgow, ma non saremo al livello dell’anno prossimo ad agosto per le Olimpiadi. E credo che sia un bene, perché sarà sì uno specchio, ma avremo ancora margini di miglioramento. Rispetto agli altri, il nostro punto forte è che all’Olimpiade mettiamo assieme tutti i pezzi del puzzle.

Viviani (qui con Bragato e Villa) dà sempre tanti riscontri allo staff azzurro per l’utilizzo di nuovi materiali
Viviani (qui con Bragato e Villa) dà sempre tanti riscontri allo staff azzurro per l’utilizzo di nuovi materiali
Tu sei da sempre uno a cui piace fare approfondimenti con i meccanici per i studiare e provare i materiali. Ne state già discutendo?

Loro sanno che posso dare dei riscontri. Mi piace proprio ed è questo il punto fondamentale. Se non hai pazienza di testare durante i ritiri, non puoi fare quello scatto in più. Abbiamo scoperto che la mia metodologia nel preparare l’Olimpiade di Rio è poi continuata. Non si vince per queste cose, ma quando si è tutti uniti si può fare la differenza, basta guardare i tempi dell’oro di Tokyo. Non siamo una nazionale ricca come altre, però siamo supportati bene da sponsor tecnici enormi tutti italiani, che a qualsiasi nostra richiesta rispondono sempre presente. I nostri prodotti per Parigi li presenteremo a Glasgow. Il regolamento prevede che sia il mondiale l’ultimo momento dove dichiarare quali bici, ruote e altro materiale userai all’Olimpiade. Ad agosto però non useremo questi upgrade tecnici. Ho sempre pensato che vadano usati solo quando servono. Per questo dico che a Parigi arriveremo al 100 per cento.

Il poker tricolore di Ganna, nella fornace di Sarche

22.06.2023
6 min
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SARCHE – Un caldo appiccicoso e molesto come quello che a Faenza lo aveva annientato, relegandolo al quarto posto dietro Sobrero, Affini e Cattaneo. Quando ieri Ganna è andato a farsi un giro sul percorso della crono tricolore, ha mandato un messaggio proprio a Sobrero, scrivendogli che sarebbe stata magra.

«E quando diciamo che è magra – sorride rinfrancato Pippo nella sala stampa, ricavata al fresco della Cantina Toblinovuol dire che proprio non ce n’è, che va proprio tutto male. E lui mi ha ricordato che nel 2018 ci aveva già fatto un campionato italiano da under 23, arrivando secondo dietro Affini (si partiva e si arrivava a Cavedine, ndr). Sapevo che nella prima parte avrei sofferto veramente tanto per non perdere e rimanere vicino a loro. Nella parte centrale potevo fare la differenza, ma con questo caldo non è mai facile. Devi fare quasi come in altura, che devi abbassare di tanto i valori. Però è andato tutto bene, siamo riusciti a portare a casa questo bel risultato. Fa piacere essere tornati».

L’amarezza del Giro

Mano a mano che gli arrivi si succedevano, ci siamo resi conto che seppure breve, la crono li ha messi veramente alla prova. Arrivavano lanciati in fondo al rettilineo e uscivano dal percorso per dare modo al cuore di riprendere i battiti e non fermarsi troppo bruscamente.

«Fino a questo momento – racconta Ganna – è stata una stagione tra alti e bassi. Mi sembra di fare le partenze in pista: parto e mi fermo: parto e mi fermo… Speriamo che adesso si parta e si vada avanti, sennò la situazione diventa critica. L’ultimo colpo me l’ha dato il Giro, dovermi ritirare è stata la mazzata più grande. Ero partito con la voglia di finirlo con una squadra che era ben presente e ha fatto vedere di poterselo giocare fino all’ultima tappa.

«Tornare a casa mi ha lasciato un nodo allo stomaco, però purtroppo la capacità di rimettersi in gioco fa parte dello sport e dello sportivo. Saper trovare di nuovo la motivazione per andare avanti quando le cose non vanno come si deve. E questa volta ho ricominciato in altura insieme a Matteo Sobrero ed Elia Viviani. Abbiamo fatto un bel blocco di lavoro insieme, abbiamo passato dei bei momenti a Livigno, cercando di resettare il cervello per ricominciare».

Fra le sorprese di giornata c’è anche il quarto posto di SImone Velasco. Sono stati 20 i corridori all’arrivo
Fra le sorprese di giornata c’è anche il quarto posto di SImone Velasco. Sono stati 20 i corridori all’arrivo

Una maledizione da sfatare

Dopo Livigno c’è stato il Tour de l’Occitanie. Racconta Cioni che il programma originario prevedeva il Giro di Svizzera, ma un paio di giorni prima Ganna ha avuto dei problemi di stomaco e così la squadra lo ha dirottato sulla corsa francese. Non essendoci crono, gli hanno prima chiesto di mettersi a disposizione dei compagni. E poi nell’ultima tappa gli hanno permesso di andare in fuga, per provare a vincere ed è arrivato il quinto posto.

«Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo – annuisce Ganna –  in previsione di questi giorni. Forse di testa l’italiano è uno degli appuntamenti che patisco di più, perché ogni anno fa sempre caldo e soffri veramente. E’ il rientro alle corse dopo un lungo periodo, ma questa volta siamo riusciti a sfatare anche questo mito. Sono stato sui miei valori e ho fatto quello per cui mi sono allenato. Quindi adesso meglio pensare a recuperare, perché sabato ci sono altri 200 e passa chilometri da affrontare».

Un altro podio per Mattia Cattaneo, con un distacco di appena 24 secondi da Ganna

Freschezza e mondiale

A detta di Viviani, che si è allenato con lui a Livigno e lo scorterà sabato nella prova su strada, Ganna era motivato sulla crono, ma anche sulla prova in linea. Fino a ieri, anche Pippo avrebbe indicato Zana tra i favoriti, ma l’uscita di scena del veneto apre altri scenari.

«A differenza degli altri anni – sorride mentre sorseggia la granita che gli ha portato il suo massaggiatore – ho fatto sì dei blocchi di lavoro, ma anche tanti blocchi di riposo. Forse l’arma vincente è riuscire ad arrivare freschi, non finiti: sia mentalmente che di gambe. E’ un aspetto su cui ridiamo ogni volta col massaggiatore Baffi. Non aver finito il Giro e passare dall’Occitania potrebbe avvantaggiarmi nell’avvicinamento al mondiale? Vediamo e incrociamo le dita, perché certo quella maglia mi piacerebbe riprendermela».

Per Tiberi e la sua (ancora) fresca maglia del Bahrain, un buon quinto posto a 1’02” dal vincitore
Per Tiberi e la sua (ancora) fresca maglia del Bahrain, un buon quinto posto a 1’02” dal vincitore

Il club delle crono

Affini lo sapeva di essere stanco: lo aveva detto alla vigilia e lo ha dimostrato con il settimo posto. Invece Cattaneo e Sobrero, usciti forte dal Giro di Svizzera, lo hanno messo alla prova. E’ come se gli uomini delle crono formassero una famiglia nella grande famiglia del gruppo. E se Sobrero è notoriamente suo… cognato, sentire che Cattaneo ha definito un onore essere finito secondo dietro di lui, lo fa sorridere.

«Con Mattia l’anno scorso abbiamo fatto insieme l’europeo – sorride – abbiamo condiviso la stanza, passato bei momenti. Abbiamo guardato film, abbiamo riso. E’ un bravissimo ragazzo. Quest’anno nelle prime tappe del Giro, prima che anche lui dovesse ritirarsi, si diceva: “Caspita, l’anno scorso abbiamo fatto il Tour e in gruppo non riuscivamo mai a parlare. Qui almeno ogni tanto riusciamo a scambiare due parole”. E’ bello riuscire a trovare dei momenti di leggerezza anche durante la corsa, quando si è tranquilli. E forse ti aiuta a legare di più con le persone».

Una granita sul tavolo e il pieno di registratori davanti: Ganna si racconta
Una granita sul tavolo e il pieno di registratori davanti: Ganna si racconta

Tre contro tutti

Sabato sarà bene avere buoni amici.  I corridori che militano in squadre straniere sanno di essere circondati dai tanti italiani, che per questa sola volta all’anno giocano in superiorità numerica.

«Il problema di sabato – ammette Ganna – è anche il numero dei corridori. Siamo in tre contro squadre che ne hanno magari 12, quindi non sarà semplice. Cercheremo di stare passivi, poi se si avrà la gamba, magari nel finale si proverà a fare qualcosa. Ovviamente non potremo essere noi a dettare le regole della corsa, quindi mi aspetto una partenza forte, perché ci saranno tante squadre che vorranno avere i corridori in fuga per non dover tirare. Perciò adesso si recupera. E’ divertente essere nello stesso hotel con squadre di ragazzini che vengono a chiedere la foto, è bello pensare di poter regalare un sogno. Se poi arrivasse una bottiglia di buon Trento Doc, stasera ne avremmo per brindare…». Bottiglia consegnata, il brindisi avrà certamente la sua origine controllata.

Bernal, al Delfinato un altro passo. Tour più vicino?

12.06.2023
5 min
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Sul micidiale arrivo di La Bastille, Egan Bernal è giunto ancora staccato, ma almeno – a suo dire – era felice. Poi basta guardare la foto di apertura per giudicare da soli. In più il colombiano era appagato per la sensazione di essere tornato a calcare i gradini del podio… seppure quello di squadra. La sua Ineos Grenadiers infatti aveva vinto la classifica a squadre del Delfinato.

Ma come è andata questa importantissima gara per Egan? Alti e bassi ci sentiamo di dire. Come un’onda. Buone sensazioni che spesso si sono scontrate con ritardi importanti. Però…

Bernal (primo da sinistra) è salito sul podio dopo molto tempo. La sua squadra ha vinto la classifica dei team
Bernal (primo da sinistra) è salito sul podio dopo molto tempo. La sua squadra ha vinto la classifica dei team

Bicchiere mezzo pieno

Però… ci sono dei però e questi contano non poco, almeno nel caso della maglia rosa 2021. Sappiamo che Bernal è di fatto ancora nella lunga fase post incidente gennaio 2022. Si sapeva che questo anno sarebbe stato quasi tutto un punto di domanda per lui e le cose non si stanno discostando troppo da questa aspettativa.

Il però, appunto, è che qualcosa si muove. Egan ha chiuso il Delfinato in dodicesima posizione a 6’44” da Jonas Vingegaard, ormai un mostro al pari di Evenepoel e Pogacar. Un tempo ci saremmo stupiti (in negativo) di una prestazione simile da parte sua. Ma a quanto pare Bernal e la sua squadra vedono il bicchiere mezzo pieno.

Giusto pochi giorni fa, prima della crono, il suo diesse Steve Cummings aveva dichiarato che Egan stava facendo incredibilmente bene e che secondo loro era vicino dal tornare ai livelli che gli competevano.

Tutto sommato non era una dichiarazione peregrina. Di fatto il Delfinato era la prima corsa di primissimo livello che Bernal tornava a fare dopo l’incidente. Tenere il passo era già qualcosa.

E Bernal stesso ne era consapevole. «Intanto – aveva detto Bernal prima del via – voglio finire la gara, poi vedremo come andrà e si faranno le valutazioni necessarie». Tradotto: se è davvero possibile vederlo schierato al Tour de France. Ma su questo punto (cruciale) ci torneremo.

Nella tappa contro il tempo, Egan ha incassato 2’25” da Vingegaard e mediamente 1’30” dagli altri uomini di classifica (foto @gettysport)
Nella tappa contro il tempo, Egan ha incassato 2’25” da Vingegaard e mediamente 1’30” dagli altri uomini di classifica (foto @gettysport)

Alti e bassi

Analizziamo la sua gara. Bernal è alla prima competizione di primissimo livello, come detto, dal 2021. Di per sé il risultato è buono. Egan parte bene. Paga dazio, anche abbastanza salato, nella crono. Si fa un po’ sorprendere, anche a suo dire, nella terza tappa quando Carapaz e Vingegaard scattano. E qui una prima dichiarazione che ci aiuta a capire il suo stato fisico e anche d’animo.

«Quando sono partiti Carapaz e Vingegaard – ha dichiarato Bernal – un po’ sono rimasto sorpreso. In più non li ho seguiti anche perché credevo proprio che non avessi quel ritmo. Ho avuto paura di spingere troppo forte e di esplodere. Ma tutto questo sta iniziando ad essere nuovo per me, è buono… Anche quel contrattacco successivo con gli uomini di classifica è un segno di fiducia.

«Mentre per la crono, sapevo che non sarebbe andata benissimo, visto che ultimamente ci ho lavorato molto poco».

Forse è mancato qualcosa nelle tappe finali, quelle di più alta montagna, il suo terreno. O meglio, visto l’andazzo ci si poteva attendere qualcosa in più. Ma in squadra, che hanno il polso delle prestazioni necessarie, “tiravano il freno a mano” su certe aspettative sui monti. 

Sulle alte montagne c’è stata una sorta di “liberi tutti” da parte della Ineos Grenadiers. Non avendo nessun leader in grado di vincere la generale, hanno lasciato ai ragazzi la possibilità di fare la propria gara. Carlos Rodriguez non si è mai messo ad aiutare Bernal. E la stessa cosa hanno reciprocamente fatto Bernal e Daniel Martinez. 

Il Delfinato è stato preso davvero come un test, un passaggio in vista del Tour de France, da parte di tutti loro. Non neghiamo che ci è sembrato strano, insolito, vedere una Ineos correre così.

In salita Bernal non ha mai preso l’iniziativa ma era giusto così. Ha cercato di produrre i migliori valori possibili post incidente 2022
In salita Bernal non ha mai preso l’iniziativa ma era giusto così. Ha cercato di produrre i migliori valori possibili post incidente 2022

Giallo sul Tour

La questione centrale è questa: Bernal farà o non farà il Tour? Okay, si sta riprendendo, ma al momento è lontano dal Bernal che conosciamo. Però è anche vero che la corazzata di Sir Brailsford, tanto corazzata non è, almeno per la generale pensando alla prossima Grande Boucle. Chi sarà dunque il leader? Che squadra sarà fatta per la Francia?

La risposta a questa domanda rischia di restare per l’aria e di restarci fino a domenica prossima, quando terminerà il Tour de Suisse. La soluzione infatti potrebbe arrivare dalla Svizzera, dove sta correndo l’altro presunto leader Ineos per la Grande Boucle: Tom Pidcock.

Ad oggi, i nomi che tra gli addetti ai lavori sembrano essere certi sono quelli di: Carlos Rodríguez, Tom Pidcock, Jonathan Castroviejo, Michal Kwiatwoski e Magnus Sheffield. Mancano all’appello tre atleti. Lo spazio per Bernal ci sarebbe eccome. Ma resta da chiedersi se sarà all’altezza, prima ancora di capire che tipo gara e di formazione impostare da parte del team.

Molta attenzione dei media per il colombiano (classe 1997)
Molta attenzione dei media per il colombiano (classe 1997)

Una strada lunga

Scegliere il Tour come primo grande Giro al rientro da un simile infortunio è molto, però è anche vero che stiamo parlando di un campione che sa motivarsi come pochi. Che ha già vinto questa gara e che tutto sommato al Delfinato è arrivato dodicesimo. C’è chi è andato più piano. E allora Tour sì, ma con altri obiettivi da quelli in giallo.

La cosa è certa, e l’abbiamo detta, è che Bernal sta migliorando. Dopo gli ottavi posti al Romandia e al Giro di Ungheria ecco un altro piccolo step. Abbiamo detto “migliorando” e non tornando. Per il Bernal che conosciamo manca molto e forse potrebbe anche non bastare, visto che in due anni si è vista un’evoluzione di numeri spaventosa, ma il viatico sembra buono ed Egan è apparso felice.

«Ogni colpo di pedale – ha detto il colombiano – lo faccio con amore e gratitudine alla mia famiglia, ai medici e agli amici che mi stanno portando sulla strada della mia versione migliore».