La mentalità prima dei risultati. La filosofia di Cancellara

09.10.2023
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COMO – Quando lo incontri, Fabian Cancellara trasmette sempre vibrazioni eteree. Il giorno prima del Lombardia – durante le operazioni preliminari della gara – stava chiacchierando con Jan Ullrich e la gente davanti al piazzale di Palazzo Terragni non sapeva a chi chiedere prima autografo o selfie.

La mattina successiva i mezzi della Tudor Pro Cycling avevano appena parcheggiato accanto allo stadio Sinigaglia e c’erano già decine di persone ad aspettare che “Spartacus” scendesse per il solito rituale dell’appassionato.

Davanti al bus del suo team, lo svizzero ne ha dette di cose interessanti, come sempre del resto. Ed è evidente come sia una guida per tutto il suo gruppo. Un Cancellara che prima di guardare al risultato in qualità di proprietario del team, parla di filosofia. La sua Tudor ha fatto una bella campagna acquisti per il 2024 ma lui si concentra sulla mentalità da seguire

Fabian possiamo già tracciare un bilancio della stagione?

Mancano ancora poche corse alla fine. Con le vittorie (finora undici, ndr) che abbiamo raccolto siamo contenti ma non è solo quello che conta. Abbiamo fatto certe gare dove abbiamo mostrato dei limiti. La maniera in cui corriamo è quello che conta, perché così facendo possiamo creare una cultura. Lo dico sempre ai ragazzi che correndo dietro non si può vincere. Noi partiamo per fare la corsa, non per essere alla corsa. Sono due cose importanti e diverse. La nostra mentalità è questa e andiamo avanti così.

E’ un discorso che si fa per una squadra nata praticamente quest’anno?

La struttura, la mentalità e i corridori, tutto amalgamato, penso che siano queste le vittorie che fanno la differenza. Anzi, vi dirò che la crescita della struttura e il perdere le corse sono due aspetti fondamentali per noi. Certo, le vittorie servono per il morale e per vedere quello su cui abbiamo investito, riguardante il tempo, quello che facciamo e la direzione verso cui dobbiamo andare. Sono cose che contano su un progetto a lungo termine come quello della Tudor.

Crescita senza “fretta”…

Faccio sempre l’esempio della costruzione di una casa. Quanti piani avremo non lo so, ma più sono profonde e larghe le fondamenta, ovvero la nostra organizzazione, più potremo resistere ad eventuali terremoti. Che saranno quei momenti difficili nei quali dovremo essere pronti. Per farvi capire meglio, l’anno scorso andavamo alle corse senza il bus o il camion delle bici, oggi invece abbiamo corso l’ultima Monumento come le altre squadre.

E’ innegabile che il tuo carisma sia un punto importante per la squadra.

Non sono solo io a fare la squadra o a stimolare i ragazzi. Lo facciamo tutti. Alla Tudor non esiste un io, esiste un noi. Lo staff, i direttori e tutte le persone che sono dentro all’organizzazione. Certo, qualcuno dice che Cancellara conta e ha un peso. Ebbene, io voglio esserci non quando si vince ma quando si perde perché è quello il bello del lavoro. Io so cosa significhi vincere e ci sono volte in cui mi godo il momento, però voglio che i miei ragazzi, ed il resto dello staff, se lo godano di più. Tanta gente non conosce queste situazioni o emozioni. E’ per questo che io sono molto fiero di come stanno andando le cose. Stiamo comunque continuando a lavorare perché siamo solo all’inizio.

Avete anche un bel progetto giovani con cui avete conquistato il terzo posto finale al Giro NextGen. Come sta procedendo?

Al Lombardia abbiamo proprio portato Hannes (Wilksch, terzo alla corsa rosa U23, ndr) che ha fatto recentemente anche il Langkawi ed è passato in prima squadra ad inizio agosto. Ma c’è anche Mathys Rondel che invece ha corso il Gran Piemonte ed ha fatto buone cose. La formazione U23 è la nostra base e sta andando molto bene. E’ bello perché lavoriamo molto con i corridori svizzeri. C’è un gran bel gruppo, anche già formato per l’anno prossimo. Stiamo proseguendo un certo tipo di lavoro, con la fortuna di avere un team professional e quindi poter interscambiare i nostri corridori con più facilità. Poi abbiamo anche qualche sorpresa per il 2024…

Si parla di due italiani, Juan David Sierra e Simone Gualdi. Sono forse loro queste sorprese?

Questo lo dite voi (sorride, ndr) però non nascondo che arrivino degli italiani. Comunque ci sarà tempo per dare comunicazioni ufficiali.

Cancellara è una guida per tutta la Tudor. Per lui imparare a perdere e la crescita della struttura sono punti basilari
Cancellara è una guida per tutta la Tudor. Per lui imparare a perdere e la crescita della struttura sono punti basilari
A proposito dei terremoti cui facevi riferimento prima, Fabian Cancellara come giudica la presunta e chiacchierata fusione tra Soudal e Jumbo?

Alla fine non so se questa vicenda era solo piena di “balle” (sorride, ndr) perché nessuno sapeva veramente cosa stesse succedendo. Ciò che è avvenuto nelle ultime settimane non è buono per nessuno e per il ciclismo. Però ti mostra la difficoltà dell’economia in generale. Se due tra i più grandi team professionistici devono mettersi insieme, allora vuol dire che per i piccoli team si mette male. Una fusione del genere non aiuta il movimento.

Chiaro…

Spero in ogni caso che tutto si risolva per il meglio, visto che hanno anche tanta storia alle spalle. Poi si lascerebbero a casa tante persone. In senso più ampio, spero che situazioni simili volgano sempre al meglio per il bene dello sport. Per me è lo sport che conta. Più facciamo del bene allo sport, più aiuta a far crescere bene i bambini o le nuove generazioni nello sport a casa o a scuola. I giovani sono il nostro futuro. Loro devono stare attenti al nostro sport e noi attenti a loro.

La nuova Teammachine R, simbolo dell’evoluzione BMC

07.10.2023
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LAGO DI COMO – Vista al Delfinato e al Tour, la nuova BMC diventa ufficiale nel giorno de Il Lombardia 2023. Si chiama Teammachine R a tutti gli effetti un’ulteriore evoluzione della Teammachine, ancora più efficiente in termini di aerodinamica e con un design destinato a lasciare il segno.

La nuova Teammachine R (acronimo di racing) rafforza ulteriormente una collaborazione strategica fra BMC e Red Bull Advanced Technology, partnership dalla quale ha preso forma anche la Speedmachine. L’abbiamo vista e provata in anteprima, portandola in uno dei luoghi sacri del ciclismo: il Ghisallo (foto di apertura).

Teammachine R Three (foto BMC)
Teammachine R Three (foto BMC)

Tra ciclismo e Formula Uno

«Si può ancora inventare qualcosa di nuovo – commenta Stefan Christ, responsabile R&D di BMC – innovare e sviluppare, esplorare delle soluzioni che non erano state provate fino ad ora, ma per farlo è necessario spingersi oltre. Siamo riusciti ad unire la meticolosità ingegneristica della F1, questo grazie alla collaborazione con Red Bull, alla conoscenza del nostro Impec lab, in ambito ciclistico e di applicazione del carbonio sulle biciclette.

«Il risultato è straordinario – prosegue Christ – e va ben oltre i numeri delle migliaia di analisi che abbiamo condotto. La nuova Teammachine R non rappresenta esclusivamente una bicicletta, ma è anche il punto in cui la tecnologia può cambiare ed evolvere ancora. Questa bici è di fatto il secondo prodotto che nasce dalla collaborazione tra BMC e Red Bull».

Stefan Christ, con la prima Teammachine full carbon usata da Tylor Phinney
Stefan Christ, con la prima Teammachine full carbon usata da Tylor Phinney

300 pelli di carbonio

La bici nella sua totalità è ricchissima di dettagli. Il telaio è completamente in composito ed è costruito utilizzando oltre 300 pezze di carbonio (910 grammi dichiarati, con verniciatura e nella versione LTD).

Il progetto forcella prende nome di Halo, è full carbon e ha un valore alla bilancia dichiarato di 395 grammi (mentre il reggisella, con design specifico ne pesa 155 e contiene la batteria Di2). Nella parte alta, i foderi si allargano (mai vista una forma del genere, se non nella Speedmachine), con l’obiettivo di creare il minor contrasto possibile con lo spazio frontale. E’ ottimizzata per pneumatici da 25/28 millimetri, ma ci stanno gomme fino a 30 di sezione. Questo fattore collima con le sezioni frontali ridotte degli steli che, se osservati frontalmente, sembrano triangolari. Ma sono tutti i profilati a portare in dote un nuovo sviluppo legato a forme, volumi e applicazione della fibra composita.

Ne sono un esempio la scatola del movimento centrale (che adotta il nome di Mariana, per via del suo disegno che scarica in modo importante verso i foderi del carro), il piantone e l’orizzontale, elementi che agevolano lo scorrimento dell’aria verso il retro e considerano il binomio bici/atleta.

L’abbondante scatola del movimento centrale
L’abbondante scatola del movimento centrale

Manubrio con molto flare

Dalla Teammachine SLR 01 sono stati mutuati i portaborraccia integrati Aerocore e anche il manubrio integrato ICS con flare di 12,5° (largo 36 centimetri nella parte superiore dei manettini, 42 al limite inferiore della curva).

Il forcellino del cambio si nasconde nel telaio e anche le sedi filettate dei perni passanti sono completamente nascoste. La nuova BMC Teammachine R, a parità di allestimento e condizioni è più veloce del 3,5 per cento se comparata con la Teammachine SLR.

Allestimenti e prezzi

La Teammachine R è disponibile in cinque allestimenti diversi, ai quali si aggiunge un frame-kit (5.999 euro). La 01 LTD porta in dote la trasmissione Sram Red eTap AXS, con un prezzo di listino di 14.999 euro (con questo allestimento il delta del peso, per tutte le taglie è compreso tra i 6,85 e 7,3 chilogrammi). La 01 TWO è quella con la trasmissione Dura Ace ed un prezzo di listino di 13.999 euro. Ci sono poi le 01 Three e Four, rispettivamente con il Force eTap AXS e Ultegra Di2 a 9.499 e 8.999 euro.

Sono 6 le taglie (47, 51 e 54, 56, 58 e 61) a disposizione e tutte mostrano un valore dell’interasse molto ridotto. Solo le due più grandi, la 58 e la 61, hanno un passo totale di pochi millimetri sopra il metro di lunghezza.

Le prime impressioni

Circa 60 chilometri e poco più di due ore con 650 metri di dislivello positivo, come un “aperitivo”, perché per descrivere ed argomentare una bici, a nostro parere ci vuole più tempo, anche se la stessa bicicletta offre un feeling immediato. E’ più rigida e sicuramente più aerodinamica rispetto alla versione SLR della Teamachine “tradizionale”.

La rigidità si sente principalmente nella zona centrale e sull’avantreno, con un’agilità e una rapidità di cambiare direzione non comune per una bici aero. Questi due aspetti si percepiscono di pari passo alla stabilità e alla capacità della bicicletta di aumentare la velocità in un amen, il tutto considerando delle ruote da 62 millimetri. E’ da considerare anche in ottica della salita, visto che le ruote da 62 non sono così usuali e la nuova Teammachine R, nonostante è da categorizzare come bici da agonista vero e proprio, offre un feeling immediato.

BMC-Switzerland

Landa, i piedi per terra e la testa sulle spalle

10.12.2022
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Anche se per il 2023 ha scelto il Tour, resta il fatto che il 2022 di Mikel Landa sia stato soprattutto un affare italiano. Nel 67 giorni di corsa della passata stagione, gli unici lampi e piazzamenti degni di nota sono venuti infatti fra Tirreno, Giro e Lombardia: chiusi tutti al terzo posto, con sensazioni di vario colore. Martedì sulla sua torta ci saranno 33 candeline e probabilmente il tempo dei grandi sogni si sta concludendo, ma prima di darlo per morto bisognerebbe soffermarsi sui dati. E i dati dicono che le prestazioni di Landa in salita sono fra le migliori di sempre. Ma se fino a qualche anno fa bastavano per tenere testa a Contador, Aru e Nibali, adesso servono a malapena per arrivare sul podio. Come se salire sul podio del Giro d’Italia fosse un risultato da poco! Questo è il ciclismo di adesso. E se non fai spazio, finisci sotto al treno.

«Tornare al podio del Giro sette anni dopo la prima volta – sorride il basco – è stato importante. Nel 2021 ero fortissimo, ma ebbi una caduta che ha lasciato il discorso incompleto. Il podio mi ha dato la fiducia che posso ancora fare buone cose. C’è poco da cambiare però, la preparazione sarà la stessa. Di diverso c’è che nel 2023 farò il Tour che il prossimo anno sarà meglio del Giro. Un po’ perché è il Tour. Un po’ perché ci sono meno crono. E un po’ perché si parte dai Paesi Baschi, dalle strade di casa».

La Bahrain Victorious tiene ancora le porte chiuse, il media day del primo ritiro si svolge online
La Bahrain Victorious tiene ancora le porte chiuse, il media day del primo ritiro si svolge online

Le porte chiuse

Il primo ritiro della Bahrain Victorious si svolge nuovamente a porte chiuse. Le comunicazioni avvengono in videoconferenza, mentre negli hotel dei dintorni l’andirivieni dei giornalisti è certo regolamentato, ma ben apprezzato. Il ritorno alla normalità ha tempi diversi, bisogna saper aspettare.

«Ho riposato bene – racconta Landa – abbiamo lavorato per recuperare il problema che avevo a livello del gluteo e della spalla, figlio dell’ennesima caduta. Ora sto bene e si è visto già al Lombardia. Il tempo passa e comincio a sentirmi tra i vecchi del gruppo. Proverò di nuovo a stare con il leader che dominano il ciclismo. Il fatto è che sono molto completi e hanno squadre fortissime, per cui l’unica cosa da fare è provarci sempre sperando di riconoscere un loro eventuale giorno nero. Quello è il solo punto debole che hanno: il fatto che sono anche loro umani».

Giro 2022, Landa marca da vicino l’ex compagno Carapaz in rosa, ma da dietro incombe Hindley
Giro 2022, Landa marca da vicino l’ex compagno Carapaz in rosa, ma da dietro incombe Hindley

Fiducia Lombardia

Non cambia la preparazione, si rivedono gli obiettivi. La vittoria manca. Pur avendo conquistato la Vuelta Burgos del 2021, l’ultima volta che Landa ha esultato su un arrivo risale alla Coppi e Bartali del 2019: un tempo eterno. La Spagna fuori è mite, con giornate grigie, ma la colonnina del mercurio intorno ai 15 gradi, che permettono di allenarsi in pantaloncini, mentre in Italia finalmente piove.

«Mi piacerebbe arrivare vicino al podio del Tour – dice – combattere nelle corse di una settimana come i Paesi Baschi, la Tirreno oppure il Catalunya. E finalmente provare a vincere una tappa. Mi manca il fatto di alzare le braccia al cielo. Aver finito il 2022 con il podio del Lombardia è una bella motivazione. E’ stata una corsa di grande livello e mi ha ricordato quale potrebbe essere il mio posto nel gruppo. L’avevo già corso nove volte, quasi ogni anno e mi ero sempre ritirato (lo aveva concluso nel 2013 e nel 2015, ndr). Essere salito sul podio essendomi anche divertito lo inserisce fra i giorni più belli del 2022».

L’ultima vittoria di Landa risale alla Coppi e Bartali 2019, a Sogliano, senza neppure alzare le braccia
L’ultima vittoria di Landa risale alla Coppi e Bartali 2019, a Sogliano, senza neppure alzare le braccia

La nuova Spagna

Ci sarà il Tour dunque e ci saranno le strade di casa, portando la fiaccola del ciclismo spagnolo che con l’addio di Valverde vive un profondo rinnovamento.

«Il Tour parte dai Paesi Baschi – dice e gli brillano gli occhi – sulle nostre strade e davanti al nostro pubblico. Sarà un momento storico. Bello per i tifosi, ma noi corridori avremo i peli dritti sulle braccia. Avrò una doppia motivazione e responsabilità, più di quella che si ha normalmente. Bisognerà farne un vantaggio. Il 2022 è stato un buon anno per il ciclismo spagnolo, dopo che i tifosi si erano ben abituati con Contador, Purito, Valverde, Freire, Samuel Sanchez. Ora ci sono Mas, Ayuso e Rodriguez. Magari non hanno ancora la statura per vincere, ma saranno lì a lottare. Sono sicuro che la passione tornerà presto come prima».

Lo stile Colnago ora è di casa a Abu Dhabi

28.10.2022
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Colnago si conferma uno dei brand italiani più riconosciuti e apprezzati al mondo, sinonimo da sempre del Made in Italy più autentico. Una nuova pagina della sua ricchissima storia è stata scritta nei giorni scorsi negli Emirati Arabi Uniti grazie all’inaugurazione del Colnago Abu Dhabi, il primo flagship store di casa Colnago.

Non stiamo parlando di un negozio tradizionale, ma di qualcosa di diverso e unico. Un luogo che unisce la storia del marchio all’innovazione presente nei modelli attuali, capaci di trionfare nelle corse più importanti del calendario ciclistico mondiale. Tutto ciò ora è presente in un ambiente che unisce eleganza e modernità.

Il nuovo store si trova all’interno dell’isola di Hudayriyat, caratterizzata da ben 40 chilometri di piste ciclabili illuminate. La scelta della location non è stata quindi casuale. Il nuovo flagship store mira infatti a diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati di ciclismo che abitano ad Abu Dhabi e non solo.

Alla inaugurazione erano presenti anche Tadej Pogacar e Safiya Al Sayegh
Alla inaugurazione erano presenti anche Tadej Pogacar e Safiya Al Sayegh

I campioni Colnago

L’inaugurazione del Colnago Abu Dhabi è avvenuta lo scorso 21 ottobre alla presenza dei campioni del brand lombardo. Stiamo parlando naturalmente degli atleti dell’UAE Team Emirates e dell’UAE Team ADQ. Le due formazioni si sono ritrovate a Abu Dhabi per una sorta di “rompete le righe” di fine stagione e hanno approfittato dell’occasione per vedere il nuovo flagship store. Non poteva mancare Tadej Pogacar, il due volte vincitore del Tour de France e dell’ultimo Il Lombardia. Con lui Juan Ayuso, reduce dal terzo posto alla Vuelta, Matteo Trentin e Joao Almeida. Per la UAE Team ADQ era presente Yousif Mirza, insieme a Sofia Bertizzolo, Laura Tomasi, Eugenia Bujak e Safiya Al Sayegh.

A destra di Mauro Gianetti c’è Nicola Rosin, Amministratore Delegato del brand
A destra di Mauro Gianetti c’è Nicola Rosin, Amministratore Delegato del brand

Non solo bici

Il nuovo Colnago Abu Dhabi si sviluppa su due piani che ospitano, accanto ai nuovi modelli, un’esposizione di alcune biciclette che hanno fatto la storia del brand di Cambiago. Per permettere al cliente di vivere una esperienza autentica, sono state previste installazioni tecnologiche avanzate, tra cui uno schermo scorrevole che ricostruisce la storia dei modelli storici del brand lombardo. E’ stato inoltre previsto un configuratore tridimensionale su schermo di 4,8 x 2,7 metri per progettare la propria bici e un sistema di montaggio bici all’avanguardia.

Colnago è anche cultura e per questo motivo all’interno del nuovo flagship store di Abu Dhabi è presente una serie unica di opere d’arte contemporanea, interamente progettata dall’architetto d’interni spagnolo Pablo Paniagua e dal suo team.

Il nuovo Colnago Abu Dhabi vuole soprattutto essere un luogo di incontro dove passare del tempo scegliendo la propria bici oppure anche scambiare due chiacchere parlando di ciclismo, magari bevendo un buon caffè italiano. Ecco allora il primo Colnago Caffè al mondo, una caffetteria dove i visitatori possono degustare piatti della cucina italiana e seguire le gare più importanti su un maxischermo dedicato.

Questo l’interno dello store nato ad Abu Dhabi
Questo l’interno dello store nato ad Abu Dhabi

L’essenza di Colnago

All’inaugurazione del Colnago Abu Dhabi era presente Nicola Rosin, Amministratore Delegato di Colnago, oltre ai soci dell’azienda. E’ stato lo stesso Rosin a sottolineare con un suo intervento quanto il nuovo flagship store rappresenti nel migliore dei modi l’essenza del marchio Colnago.

«Colnago è più di un marchio di biciclette, questo negozio è stato pianificato e progettato per mostrare il nostro ricco patrimonio di cui siamo orgogliosi. Ci auguriamo che avere questo spazio fisico in una città in rapida crescita aiuterà a soddisfare le esigenze degli appassionati di ciclismo ad Abu Dhabi, consentendo loro di sperimentare in prima persona i prodotti che ci hanno reso famosi nel mondo del ciclismo».

Colnago

L’occhio di Mohoric su Lombardia, Milan e Vingegaard

06.10.2022
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Matej Mohoric è tornato a vincere, non una gara in linea, bensì una classifica generale, più precisamente quella della CroRace. La corsa a tappe croata, che si è conclusa domenica 2 ottobre, ha permesso allo sloveno di riassaporare il piacere del gradino più alto del podio. Il vincitore della Milano-Sanremo di quest’anno però non si monta la testa e guarda cautamente agli appuntamenti di fine stagione. Lo abbiamo intercettato mentre era in viaggio con la sua squadra, il Team Bahrain Victorious, verso il Gran Piemonte (che si corre oggi, ndr). Sabato Mohoric correrà anche il Lombardia, ultima monumento della stagione. 

Mohoric, uno degli uomini simbolo della Bahrain Victorious, al Tour non si è espresso sui suoi livelli
Mohoric, uno degli uomini simbolo della Bahrain Victorious, al Tour non si è espresso sui suoi livelli

Doppietta italiana? Rimandata

Dopo aver vinto la Classicissima di Primavera, Mohoric avrebbe potuto puntare alla doppietta, cercando di vincere anche la Classica delle Foglie Morte. Un successo che avrebbe risollevato una stagione fin qui a due facce. Con una prima parte ricca e vincente, mentre la seconda è stata decisamente più opaca. 

«A mio modo di vedere – ammette – credo sia difficile una mia vittoria al Lombardia. Nonostante quest’anno sia cambiato il percorso, che non prevede più il Muro di Sormano ma la doppia scalata al San Fermo della Battaglia. A mio avviso, anche con questa variazione, rimane una corsa per scalatori, difficile che qualcuno con le mie caratteristiche sopravviva. Ci saranno Pogacar, che ha vinto pochi giorni fa la Tre Valli Varesine, e Vingegaard che alla CroRace si è dimostrato già in un buono stato di forma. Devo ammettere che nella tappa con arrivo a Primosten ho fatto molta fatica a tenere la sua ruota. Come squadra arriveremo ben attrezzati: ci saranno Caruso, Landa, Poels, Mader».

Assenza mondiale

Mohoric era tra i corridori assenti al mondiale di Wollongong, una scelta dolorosa ma necessaria. D’altronde quando la condizione non c’è, è inutile rincorrerla arrivando ad esaurire le energie fisiche e mentali. Così, il (quasi) 28enne sloveno, è rimasto a casa ed ha lavorato per ritrovare il giusto colpo di pedale.

«Solo prima delle gare in Canada – spiega riferendosi alla mononucleosi che lo ha colpito al Tour – ho iniziato a sentirmi meglio. Quelle corse sono state utili per recuperare il ritmo gara e per rimettermi un po’ in sesto. Una volta rientrato in Europa, mi sono allenato per una decina di giorni, rinunciando al mondiale, per arrivare al meglio alla CroRace. Non disputare la corsa iridata mi è dispiaciuto molto, ma il viaggio era lungo e presentarsi lì fuori condizione mi avrebbe precluso tutto il finale di stagione. Passare per la gara a tappe croata mi ha aiutato a trovare condizione e continuità, caratteristiche utili anche in vista dell’inverno. Fossi uscito dal Tour con una buona gamba, in Australia ci sarei andato sicuramente, anche perché il percorso era molto vicino alle mie caratteristiche. Queste gare che vengo a fare in Italia, servono per non fermarmi, con grandi probabilità al Gran Piemonte sarò il leader della squadra visto che al 99 per cento ci sarà una volata».

La CroRace è stata una corsa fondamentale per la crescita di Milan, Mohoric ne è sicuro
La CroRace è stata una corsa fondamentale per la crescita di Milan, Mohoric ne è sicuro

Spazio a Milan 

Alla CroRace abbiamo assistito ad una bella doppietta di Jonathan Milan. Il friulano ha indossato anche la maglia di leader, poi ceduta a Vingegaard alla quinta tappa e riportata alla Bahrain Victorious da Mohoric proprio nell’ultima frazione.

«Sono andato vicino più volte a vincere una tappa – riprende a raccontare Mohoric – ma sono contento che ad alzare le braccia al cielo sia stato Jonathan (Milan, ndr). Vincere in Croazia o meno non mi avrebbe cambiato la stagione, mentre per un corridore giovane come lui è stato un passo importante. Correre da leader queste gare minori fa parte di un processo di crescita che Milan deve fare per puntare poi alle classiche. Secondo me lui in questi giorni ha fatto due bei passi in avanti».

Vingegaard è tornato a correre alla CroRace e ha vinto la terza tappa, un bel biglietto da visita in vista del Lombardia
Vingegaard è tornato a correre alla CroRace e ha vinto la terza tappa: bel segnale in vista del Lombardia

E poi c’è Vingegaard…

Mohoric ha visto da vicino il rientro alle corse di Vingegaard, uno dei favoriti per il Lombardia e l’unico che ha deciso di passare dalla CroRace per preparare quest’ultima classica monumento.

«Vingegaard andava già forte – spiega lo sloveno – è diverso fare le gare di un giorno o fare una corsa a tappe, seppur breve come la CroRace. Nel secondo caso hai più possibilità di sfruttare le tappe creando maggior fondo. Si tratta di una preparazione diversa, ma da un certo punto di vista migliore. Se fai le corse di un giorno in Italia, come Tre Valli o Giro dell’Emilia, dai tutto ogni volta e rischi di impiegare più tempo per recuperare. Dalla mia esperienza mi viene da dire che è meglio distribuire lo sforzo, sfruttando le gare a tappe per prepararsi al meglio». 

Castelli firma la maglia della Gran Fondo Il Lombardia

29.09.2022
3 min
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E’ stata ufficialmente presentata a Milano, nel contesto del prestigioso Store Technogym di Via Durini, la nuova maglia disegnata e prodotta da Castelli e riservata esclusivamente ai partecipanti della prossima Enel Green Power Gran Fondo Il Lombardia. L’evento, oramai da considerare un vero e proprio “must” del calendario amatoriale nazionale, si correrà il giorno successivo a quello invece riservato alla gara dei professionisti: un’occasione perfetta per i tanti appassionati iscritti per confrontarsi lungo le salite che hanno reso davvero mitica la “Classica delle Foglie Morte. Anche quest’anno partenza e arrivo saranno previsti nel cuore di Cantù.

Due le scalate monumento in programma lungo il tragitto della Gran Fondo: la Colma di Sormano e il Ghisallo, per un percorso che svelerà dei paesaggi davvero unici. Un mix di salite, discese e strappi a garanzia di un divertimento “pieno” per tutti i granfondisti che parteciperanno all’evento targato RCS Sport. Importante è poi la novità di quest’anno, ovvero il posizionamento dell’area per il ritiro dei pacchi gara, oltre alla location del villaggio, entrambi allestiti a Como – in zona Canottieri Lario/Stadio – per permettere a tutti gli iscritti di poter seguire dal vivo, il sabato, le fasi finali de Il Lombardia riservato ai professionisti. 

Ecco la maglia disegnata da Castelli per la Gran Fondo Il Lombardia 2022
Ecco la maglia disegnata da Castelli per la Gran Fondo Il Lombardia 2022

Design & tradizione

Disegnata e prodotta da Castelli, come già anticipato, la nuova maglia della Enel Green Power Gran Fondo Il Lombardia cromaticamente riprende due colori molto conosciuti da tutti i ciclo amatori: il grigio della strada ed il verde della natura, riportando inoltre anche alcune delle scritte impresse sull’asfalto del Muro di Sormano.

Un passaggio della Gran Fondo sul Muro di Sormano
Un passaggio della Gran Fondo sul Muro di Sormano

«Il nostro brand Castelli – ha dichiarato Davide Vigano’, il Sales Manager dello stesso brand d’abbigliamento per il ciclismo veneto – ha realizzato e prodotto questa maglia inserita nei pacchi gara di tutti gli iscritti alla Gran Fondo Il Lombardia focalizzandosi su una grafica che potesse riprendere la natura che circonda il percorso con i colori dell’autunno. Inoltre, abbiamo voluto inserire nel disegno di questa maglia speciale anche alcune scritte significative, direi emblematiche presenti sul Muro di Sormano. E questo per sottolineare volutamente il legame storico con questa bellissima Gran Fondo che riprende alcuni dei tratti chiave della corsa dei professionisti». 

Castelli

Mollema sicuro: per Ciccone colpo grosso in arrivo

19.12.2021
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Si sono ritrovati da qualche anno nella stessa squadra: la Trek-Segafredo. La prima volta che sentimmo parlare di Bauke Mollema fu nella tarda estate del 2017, quando il dottor Daniele, medico nella squadra americana, ce ne parlò di ritorno dal Tour de l’Avenir. L’olandese aveva battuto Tony Martin e il medico romano, al tempo nella nazionale U23, ci raccontò con stupore dei suoi tanti scatti. Prefigurando per lui una carriera luminosa.

Quasi un secolo dopo, Mollema sorride e racconta con il solito tono di voce gentile. Alla vigilia della quindicesima stagione da professionista, l’olandese ha attraversato pezzi di storia del ciclismo. E anche se la sua carriera non è stata quella che Daniele immaginava, le sue tappe al Tour, il Lombardia, le vittorie e il gran lavoro svolto per i vari capitani ne hanno fatto uno dei riferimenti del gruppo.

A 23 anni Mollema era la grande speranza olandese per vincere il Tour
A 23 anni Mollema era la grande speranza olandese per vincere il Tour

«Non sapevo molto del ciclismo in quel tempo – dice – correvo da soli tre anni, dovevo imparare tanto. Avevo il talento, mancavano le altre condizioni. I primi anni da professionista sarebbero potuti essere migliori. Facevo tanti errori. Potevo vincere di più, ma non ho rimpianti perché a distanza di tanto tempo sono motivato come la prima volta. Non so se si possa migliorare ancora, sicuramente nell’esperienza…».

Giorni spagnoli

Le cinque del pomeriggio a margine del primo training camp della Trek-Segafredo, dopo che con un vocale Luca Guercilena da casa ci ha confermato che le cose sono avviate lungo un corso promettente. Mollema dice di sé, ma il suo colpo d’occhio si estende al mondo che lo circonda.

Migliorare a 35 anni si può davvero?

Ho meno dubbi e meno stress di una volta e questo riduce il margine di errore. Sono più solido. Provo cose nuove e quando posso, provo a vincere da solo. Mi piace. Ho sempre vinto così. E’ un modo diverso di farlo, cominci a capire da prima che stai per farcela. La vittoria allo sprint è adrenalina, anche quella una bella sensazione, ma non cambierei le mie vittorie con qualche volata in più. Nelle fughe è un crescendo. Senti che stai per farcela e spingi più forte.

Un modo diverso di farlo…

Non devi avere paura di attaccare. Devi avere capacità da cronoman. Io non lo sono, ma sono capace di andare da solo e forte sia in pianura sia in salita.

La tappa di Quillan nel 2021 è stata la seconda vittoria al Tour dopo quella del 2017
La tappa di Quillan nel 2021 è stata la seconda vittoria al Tour dopo quella del 2017
Sei in una squadra internazionale, con una bella impronta italiana. Ciccone, ad esempio…

Ho corso tanto con lui nel 2020, soprattutto al Giro. E’ uno scalatore, difficile da controllare. L’inverso di Nibali, che è più calmo e ha tanta classe. Giulio è meno esperto, ma sta imparando alla svelta, non mi stupirei se potesse arrivare al grande risultato.

Hai cominciato il 2021 vincendo in Francia e poi a Laigueglia: quand’è così le stagioni cambiano?

Sei più rilassato, acquisti fiducia. Mi piace. Vuol dire che hai lavorato bene e hai la forma giusta nell’avvicinamento a obiettivi più importanti.

Nel frattempo il mondo fuori è cambiato di tanto?

C’è attenzione a tutto, rispetto ai miei inizi soprattutto per l’alimentazione. E’ più importante di quanto fosse solo 5 anni fa. In realtà per me non è mai stata un problema, non mi sono mai sentito di non poter mangiare. Se ho fame, apro il frigo e mangio. E’ cambiata l’attenzione nei miei confronti…

Ad Altea con Paolo Barbieri, addetto stampa del team, investito mentre era in bici
Ad Altea con Paolo Barbieri, addetto stampa del team, investito mentre era in bici
In che senso?

Finché ero nel gruppo Rabobank (Mollema è passato professionista nel 2008 con la squadra olandese ed è rimasto nello stesso gruppo fino al 2014, ndr), avevo attorno molti più media. E poi, sempre tornando alle differenze, le squadre sono più strutturate, c’è una migliore conoscenza dei percorsi. Googlemaps e tutte le applicazioni che ne sono derivate hanno permesso nel tempo di arrivare ai finali senza più sorprese.

A fine stagione non si vede l’ora di staccare: quanto tempo serve perché non si veda l’ora di ripartire?

Un mese esatto, per me è così. E il giorno che riprendo faccio tre ore di bici e mi sembra di essere tornato in un posto che mi mancava. Sento il corpo e la testa che hanno di nuovo voglia di fatica e allora si può ripartire.

Il ritiro è un bel modo per ritrovare lo spirito?

E’ anche divertente, con tutte queste cose da fare. Mi piace ancora lasciare casa, per venire qui. Mi piace stare con gli altri corridori, condividiamo ricordi ed esperienze, ci divertiamo.

Come va col ciclismo olandese?

Non conosco tanto i giovani in arrivo. Ovviamente si parla sempre di Van der Poel, che è ancora giovane. La Jumbo Visma fa pensare alla Rabobank di un tempo, con tanti buoni corridori, anche se non punta solo sugli olandesi com’era ai miei inizi.

Quale vittoria racconterai ai tuoi nipotini?

Bè, le due tappe al Tour sono state momenti indimenticabili, ma per come sono fatto io e la storia da cui vengo, il Lombardia del 2019 resta la più bella di tutte. Sono arrivato e tutti prevedevano per me un futuro nei grandi Giri. Ci ho provato, non si può dire che non l’abbia fatto. Ma ho capito già da un pezzo che non fa per me. Ma avere certe giornate in cui attaccare e sentire che la vittoria sta arrivando, è quello che rende questo lavoro ancora il più bello che ci sia.

Pogacar e i freni: facciamoci spiegare come li sceglie

12.10.2021
4 min
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Quando anche le scelte tecniche diventano guerre di religione, si rischia di perdere l’obiettività. Con i freni a disco ormai è così. Perciò quando ci si rende conto che Pogacar vince il Lombardia con i freni di una volta, le fazioni si rianimano. Eppure, andando a vedere, Tadej usa bici montate con entrambi i sistemi frenanti (rim-brakes e appunto disc-brakes: freni sul cerchio e freni a disco) e vince lo stesso. Allora chi meglio del vincitore di due Tour può spiegarci il perché della sua scelta?

Scelte diverse

Basta voltarsi indietro di poche corse e ci si accorge che alla Tre Valli Varesine, sulla Colnago V3RS dello sloveno facevano bella mostra di sé i freni a disco. Pioveva e il percorso non presentava salite particolarmente impegnative (secondo i suoi standard, ovviamente). Nel giro di pochi giorni invece, proprio al Giro di Lombardia, la sua bici era tornata indietro ai freni di una volta. Al Tour stessa storia. Nella tappa vinta sotto la pioggia a Le Grand Bornand i freni a disco, in quella sul col du Portet i freni tradizionali.

Alla Liegi, ripida e asciutta, corre e vince con freni a disco
Alla Liegi, ripida e asciutta, corre e vince con freni a disco

Quasi 300 grammi

Sembra che la cosa lo diverta e probabilmente ha ragione lui. Il rapporto fra Pogacar e la bici è improntato a una sola regola: deve essere leggera.

«Il peso è molto importante per me – ci ha detto ieri – perché sulle salite il valore che comanda è il rapporto watt/chilo e io non sono di sicuro il corridore più leggero del gruppo (Tadej pesa 66 chili, ndr). Fra le due bici montate diversamente, la differenza è di 300 grammi. Molto, se pensate che per abitudine mi concentro molto sui dettagli. Anche la scelta delle scarpe con i lacci, ad esempio, che alla Vuelta del 2019 usavo solo io mentre ora in gruppo se ne vede già una decina, sono certamente molto belle, ma anche superleggere».

Al Tour, sul Col du Portet, usa freni tradizionali e vince
Al Tour, sul Col du Portet, usa freni tradizionali e vince

Ruote leggere

Torniamo però ai freni, punto caldo della storia, per capire se esista un criterio in base al quale Tadej scelga l’uno o l’altro. Se preferisca un sistema o l’altro quando piove, se ci sono discese difficili…

«In alcune corse – ha spiegato – abbiamo l’opzione di usare una bici o l’altra. A me piacciono entrambe e così prima del Lombardia mi sono lasciato guidare dall’istinto. Ho pensato che soprattutto nel finale c’erano due salite molto ripide e nel finale magari avrei potuto provare un’azione. Così ho pensato che sarebbero servite le ruote più leggere e quelle le hai soltanto con i freni normali. Non mi faccio condizionare dal meteo, i due sistemi per me vanno bene anche se piove. Comanda il peso. Per questo ho scelto di lasciare sul camion la bici con i dischi».

Tour 2021, Le Grand Bornand: piove, attacca da lontano, guadagna quasi 4 minuti con freni a disco
Tour 2021, Le Grand Bornand: piove, attacca da lontano, guadagna quasi 4 minuti con freni a disco

Un fatto di testa

A questo punto però la curiosità da utente ci porta a chiedergli se per lui sia così facile passare da una frenata all’altra, dato che la risposta della bici all’azione frenante è piuttosto diversa. La sua risposta fa pensare a quanto tutto gli riesca facile e la naturalezza con cui vive il suo feeling con la bici e con lo sport.

«La differenza c’è – ha risposto – ma non trovo che cambiare sia tanto difficile. Ne ho una montata con i dischi in Slovenia e una con i freni normali a Monaco, così mi alleno indistintamente con l’una e con l’altra. L’importante è avere la concentrazione di ricordarsi quale sto usando. Bastano due pinzate per riprendere le misure e poi si va tranquilli».

Potendo scegliere, i freni sono come le gomme: si cambiano a seconda dei percorsi e tutto sommato il discorso ha la sua logica. Aveva freni a disco alla Liegi, ad esempio, dove le pendenze estreme non mancano. Ha usato un sistema e l’altro, assecondando le sue sensazioni e a tratti le esigenze dello sponsor. Con estrema naturalezza, come fanno i campioni.

Froome, il 2022 per tornare se stesso. Impresa possibile?

10.10.2021
5 min
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Vigilia del primo Lombardia di Chris Froome, venerdì, inizio pomeriggio (nella foto di apertura di Mattia Ragni, durante una sosta nell’allenamento). Persino chi ha vinto tutti e tre i grandi Giri, medaglie olimpiche e mondiali ha ancora tempo di scoprire una nuova corsa a 36 anni compiuti e sentirsi un ragazzino. A vederlo come pedalava in mezzo ai compagni del Team Israel Start-Up Nation, ridendo, scherzando e fermandosi a scattare qualche istantanea lungo il Ticino dalle parti di Sesto Calende, l’impressione è che abbia ritrovato la tranquillità dopo tanti mesi difficili. Non a caso, prima di concentrarsi sulla Classica Monumento delle foglie morte, l’asso britannico di origini keniane ci ha confidato che il quinto Tour è ancora lì, saldo nei pensieri per il 2022. Anche se poi la corsa non è andata come sognava, nella logica di un percorso di avvicinamento che Chris sembra avere ben chiaro.

Lo abbiamo incontrato nell’hotel della squadra nel corso di uno shooting fotografico di Uyn, l’azienda che al team israeliano fornisce abbigliamento intimo ad alta tecnologia oltre ad accessori fondamentali da indossare nei momenti di riposo.

Hai pedalato in tutto il mondo, ma non avevi mai fatto il Lombardia…

La mia stagione finiva sempre dopo la Vuelta, l’obiettivo che sceglievo dopo il Tour e a quel punto ero davvero morto. Non ero mai arrivato in questo periodo della stagione ancora motivato e con tanta voglia di dire la mia. Il Lombardia è una bella corsa, una classica del ciclismo e a me piace sempre correre in Italia.

Il tuo primo anno al Team Israel, anche a causa dei postumi dell’infortunio, è stato più duro del previsto: ce lo racconti?

I primi sei mesi di quest’anno ho lavorato tanto tanto giù dalla bici per recuperare il tono muscolare perduto dopo che mi sono fatto male. Ho lavorato molto in palestra perché era molto importante farlo, però questa scelta mi ha tolto tempo agli allenamenti in bici, su cui mi sono concentrato poi negli ultimi due o tre mesi, cioè dopo il Tour. Ho ancora tanta voglia di essere lì davanti anche nel 2022.

Il primo Lombardia di Froome si è chiuso con il ritiro: tornerà quello di un tempo?
Il primo Lombardia di Froome si è chiuso con il ritiro: tornerà quello di un tempo?
Il tuo grande amore è il Tour de France: pensi possa essere quello l’obiettivo principale per l’anno prossimo?

Per me, l’obiettivo numero uno è tornare al livello che avevo prima dell’incidente. Sto lavorando per quello. Per gli appuntamenti specifici, come il Tour, il Giro o la Vuelta, non ho ancora deciso.

Ti piace essere un modello per i tanti giovani della tua squadra, che si emozionano soltanto al pensiero di correre insieme a te?

In particolare, sono molto contento di lavorare con l’Israel Start-Up Academy, che aiuta i giovani a crescere. Cerco di dare qualche piccolo consiglio che ho imparato dai tanti anni vissuti nel ciclismo, penso che questo faccia parte del nostro sport: i più vecchi devono aiutare i nuovi arrivati.

Molto attento alla messa a punto della sua bici Factor: nell’azienda ha anche investito(foto Mattia Ragni)
Molto attento alla messa a punto della sua bici Factor: nell’azienda ha anche investito(foto Mattia Ragni)
A te poi piace condividere i tuoi allenamenti su Strava o le tue emozioni su Instagram e Facebook.

E’ il mio modo di fare, sono fatto così come persona. Sono contento di riuscire ad aprirmi anche sui social

Hai vinto praticamente tutto nel ciclismo, ma hai ancora qualche sogno da cullare?

Innanzitutto tornare al livello di prima, come dicevo, e poi sì, mi manca il quinto Tour. Sono a quattro e il sogno di vincere ancora il numero cinque c’è, ma so anche che non è facile.

Hai vinto su montagne epiche al Giro, al Tour e alla Vuelta, sei diventato famoso anche per la tua corsa a piedi sul Mont Ventoux, ma qual è il momento più bello che hai vissuto in sella?

Penso che il giorno più bello della mia carriera fino adesso sia stato in Italia, quando ho vinto il Giro, attaccando sul Colle delle Finestre nella 19ª tappa. Okay, ho vinto il Tour e la Vuelta, ma non avevo mai vinto uno dei tre grandi Giri con l’impresa di un solo giorno, per cui non me lo dimenticherò mai.

Alla vigilia del Lombardia, Froome ha chiesto di mettere a posto anche la bici da crono (foto Mattia Ragni)
Alla vigilia del Lombardia, Froome ha chiesto di mettere a posto anche la bici da crono (foto Mattia Ragni)
Ti piace che ora i giovani, come ad esempio Remco Evenepoel, corrano così all’arrembaggio?

E’ cambiato davvero il modo di correre nel gruppo. E’ buono per il ciclismo, mi piace che arrivino giovani che sono già molto forti e credo che alzi per tutti il livello dello sport.

Continui a essere molto rigoroso con la dieta o ti concedi qualche sfizio?

E’ difficile durante la stagione perché cerchi di tenere duro, ma soprattutto in Italia, diventa ancor più difficile perché ci sono tante cose buone a tentarti.

Allenamento di gruppo, prima di fine stagione (foto Mattia Ragni)
Allenamento di gruppo, prima di fine stagione (foto Mattia Ragni)
Quali sono le tue debolezze?

Sono troppo buone le pizze, quelle vere. Poi mi piace tantissimo il tiramisù. 

Dopo il Lombardia, ti concederai un po’ di vacanza?

Un po’ di tempo a casa è già vacanza. Stiamo fuori tanti giorni durante l’anno e sono molto contento di poter stare un po’ tranquillo in famiglia e poter concedermi una pizza o se possibile anche due.