Una grande ingiustizia: Gianni Savio non usa mezzi termini e punta il dito. L’ufficializzazione delle Wild Card per il Giro d’Italia vede l’Androni Giocattoli fuori dai giochi. E la tempestività della chiamata fa sì che il manager piemontese venga a sapere da noi della sua esclusione.
Davvero, Savio, non venite informati prima?
Davvero. Ed ero anche fiducioso. Da quattro anni siamo la miglior professional italiana, nel ranking Uci e nella Ciclismo Cup. Ogni commento sotto il profilo sportivo è superfluo. A chi hanno dato le Wild Card?
Eolo, Bardiani, Vini Zabù.
Eolo è sponsor del Giro, poco da dire. Bardiani non so se abbia sponsorizzato, ma ha Visconti e Battaglin e lo stesso poco da dire. Nei confronti di Vini Zabù, non so cosa pensare… Hanno perso i migliori elementi, non vedo la consistenza tecnica. Un corridore che abbiamo lasciato libero prima del Giro 2020 lo hanno preso loro ed è stato trovato positivo. Che notizia…
Nel 2020 Pellaud ha vinto la classifica dei traguardi volantiNel 2020 Pellaud ha vinto la classifica dei traguardi volanti
Davvero non sapevi?
Lo giuro.
Quanto incide questo sulla vita della tua squadra?
Ovviamente incide molto. Sotto il profilo sportivo è una grande ingiustizia. Dispiace fare nomi, ma è inevitabile. Ci fosse stata l’Arkea, non avrei avuto niente da dire, ma così…
Le motivazioni
Il problema è tenere motivati i corridori, semmai. E qui la palla passa da Gianni Savio a Giovanni Ellena che la notizia nel frattempo l’ha appresa e rimuginata.
«Qualche sentore – dice – avevo cominciato ad averlo nei giorni scorsi, ma io sono un Povero direttore sportivo, scritto proprio con la lettera maiuscola, perché sono davvero l’ultima ruota».
Che idea ti sei fatto?
Ci saranno motivazioni valide, ma certo non sportive e comunque non intuibili. Sai come diceva mio padre?
Come diceva?
«Sa di più un inetto a casa sua, che un intelligente a casa d’altri». Non ho mai considerato i suoi detti prima, ma comincio a ritrovarmici sempre di più. Ognuno a casa sua fa come vuole, è giusto che sia così.
La Androni Giocattoli al Giro 2020, protagonista di tutte le fugeLa Androni Giocattoli al Giro 2020, protagonista delle fuge
Farete tante altre corse…
Abbiamo tanti giovani per cui il Giro sarebbe stata una bella esperienza per crescere. Ma devono permetterci di fari crescere, altrimenti squadre come la nostra chiudono.
Come si fa a tenerli motivati?
Le motivazioni si trovano. Avranno tante corse per crescere e forse senza lo stress di doversi meritare un posto al Giro, riusciranno a lavorare meglio. La domanda è chi motiverà gli sponsor? E’ inutile nascondersi, certi accordi sono legati al Giro e questa è la terza volta in pochi anni che ci fanno fuori. Le due volte precedenti? Entrambi gli anni in cui avevamo un certo Egan Bernal, bella prova di lungimiranza…
Davide Cassani ha seguito il Giro da una moto Rai e ha potuto così osservare gli azzurri per Tokyo. Una lista di 8-9 nomi da cui presto uscirà la squadra
Il successo può far male. Abbiamo riletto con Manuella Crini, psicologa, le parole di Bernal dopo la vittoria del Giro. Uno spunto valido per tutti gli atleti
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Fra i corridori dell’Astana che hanno rischiato di rimanere bloccati dalla neve in cima al Teide c’era anche Alexander Vlasov, che dopo aver passato tutto dicembre in Russia forse della neve non aveva troppa nostalgia. La liberazione è avvenuta tempestivamente nella giornata di sabato, in tempo per consentire agli atleti e allo staff di prendere i voli verso casa prenotati per ieri mattina.
Sono arrivati gli spazzaneve l’Astana può ripartire dal TeideSono arrivati gli spazzaneve l’Astana può ripartire dal Teide
Sul Mar Nero
La stagione del russo, che ciclisticamente è cresciuto in Italia, è finita tardissimo, l’8 di novembre con la Vuelta, a capo di tre settimane iniziate al piccolo trotto poi in continuo crescendo. C’era da rimettersi a posto dopo il ritiro dal Giro e ritrovare le giuste sensazioni. E la Vuelta è iniziata giusto due settimane dopo l’abbandono a metà della tappa di Agrigento.
«Abbiamo finito tardi davvero – sorride – e subito dopo la Vuelta sono andato in Russia, ricominciando gli allenamenti a dicembre. Mi sono fermato poco meno di un mese e quando si è trattato di allenarmi, mi sono spostato a Sochi, sul Mar Nero. Lì si sta bene, c’erano tutti i giorni 14 gradi. Mentre a casa mia, a Vyborg, sarebbe stato impossibile, perché la temperatura era intorno ai meno 15».
Al Tour de la Provence 202, Vlasov vince a La Ciotat, battendo KeldermanAl Provence 2020, Vlasov vince a La Ciotat su Kelderman
Il 2021 è l’anno delle prime responsabilità importanti, giusto?
Voglio provare ad essere leader al Giro. La Vuelta mi ha detto cose interessanti. Nonostante ci sia entrato un po’ malconcio, alla fine non ero così male. Certo il secondo posto sull’Angliru potrebbe bruciare, ma sono onesto e là in cima ero davvero finito, mentre Carthy ha avuto qualcosa di più.
Ci dicesti che il malanno del Giro si è fatto sentire anche in Spagna…
E’ stato un virus intestinale, ho sofferto per una settimana senza poter mangiare. Ho perso peso. A chi dice che al Giro avrei potuto stringere i denti, rispondo che non andavo avanti. Tanto che in Spagna il primo giorno ho perso 4’31”. Non stavo ancora bene. Era la prima corsa dopo la malattia e il primo giorno ho trovato subito percorso duro e ritmo alto. Sull’ultima salita sono andato in crisi e addio…
Al Lombardia, Vlasov si piazza 3° ed è decisivo per la vittoria di FuglsangVlasov 3° al Lombardia e decisivo per Fuglsang
A quando il debutto?
Era previsto alla Valenciana e l’abbiamo rimpiazzata con il ritiro sul Teide. Adesso si va al Tour de la Provence, partiamo mercoledì, il giorno prima. Vado come preparazione e per fare ritmo, poi si vedrà.
L’anno scorso successe una cosa particolare: arrivasti 4° sul Ventoux, dove poi vincesti alla ripresa post lockdown. Ti piace quella salita?
E’ sicuramente molto bella. Si va per mettere nelle gambe il giusto lavoro, ma se le sensazioni saranno giuste, ovvio che provo a lasciare il segno.
Hai parlato della Russia, com’è la situazione del ciclismo lassù?
Pessima, ci sono pochissime corse. Tanti smettono dopo gli juniores, perché non trovano squadre da U23. In più i professionisti possono viaggiare perché hanno il permesso di soggiorno, mentre i dilettanti non possono uscire dal Paese a causa del Covid e rischiano di perdere un’altra stagione.
Tanto Vlasov è andato forte in salita alla Vuelta, quanto piano a crono: deve lavorarciLa crono è un terreno su cui Vlasov deve lavorare
Da U23, nel 2018, vincesti il Giro su Almeida. Che cosa hai pensato quando lo hai visto tenere la maglia rosa così a lungo?
Vedere lui e gli altri con cui lottavo da U23 mi ha convinto del fatto che posso fare il capitano dell’Astana al Giro d’Italia. Avrò la squadra a mia disposizione e spero di trovare la condizione. Ma se hanno potuto farlo loro, posso anche io.
Si parla di Nibali e Bernal, paura?
Ci sono tanti nomi ora, poi si vedrà in corsa. Tre settimane sono lunghe, può succedere di tutto.
Pensi di aver trovato nel WorldTour la stessa sicurezza di quando eri U23?
Credo di sì, riesco a stare bene davanti con chi fa la corsa. Per adesso sono al loro livello in salita, mentre a crono devo migliorare. A casa faccio allenamenti specifici almeno una volta a settimana.
Nel 2018 Vlasov vince il Giro d’Italia U23, difendendo la rosa da Almeida nella crono di Ca’ del Poggio (foto Scanferla)Nel 2018, Vlasov vince il Giro U23 (foto Scanferla)
E’ vero che hai cambiato posizione?
Ho fatto qualche ritocco, soprattutto all’altezza di sella. L’abbiamo abbassata un po’ per spingere con più forza ed effettivamente la pedalata è più efficiente.
Sai già chi ti accompagnerà al Giro?
E’ presto per dirlo. C’è un gruppo di corridori che farà il mio programma, ma non saprei chi poi andrà al Giro. Due che ho nel mirino sono Tejada e Pronskiy, che mi staranno accanto in salita.
Com’è il tempo ad Andorra?
Freschino, ma per allenarmi vado giù verso la Spagna. Scendo in bici però, non in macchina. C’è giusto da soffrire la prima mezz’ora, ma quando dopo torno su, vi assicuro che mi scaldo.
Pronto per ripartire?
Prontissimo. Faccio un bel tampone, chiudo la valigia e via…
Un attacco da lontano e Caruso se ne va a vincere la tappa. Follia e lucidità. Lo aiuta Pello Bilbao. Il 2° posto è al sicuro. E l'Italia si accorge di lui
Diego Ulissi stringe i denti. La tappa di Sestola sarebbe stata per lui, ma i problemi al cuore lo hanno costretto a partire in ritardo. C'è da lavorare
Puccio sperava di starsene per qualche giorno in Umbria a godersi la campagna, invece si è ritrovato a fare l’infermiere. E così dopo una decina di giorni, quando è stato certo che sua sorella sarebbe potuta subentrare, ha preso sua moglie Francesca e il cane Ercole ed è tornato a Monaco.
«Non abbiamo fatto il ritiro – sorride – per il rischio di prenderci il virus. E ho scoperto di avere la famiglia tutta positiva. Non è stato bello. Ho fatto per dieci giorni l’assistente, per fortuna stanno tutti bene. Anche mio nonno Salvatore che ha 92 anni e vive in Sicilia, ma è venuto su per stare in famiglia. Ha cominciato a isolarsi prima mio fratello e poi gli altri. E così sono stato giù per fare la spesa e poco altro…».
Tosatto in ammiraglia (qui con Pinarello e la maglia rosa) ha fatto la differenzaTosatto ha cambiato pelle al Team Ineos-Grenadiers
Trentuno anni, un metro e 82 per 68 chili, “Salvo” è passato professionista nel 2011 con Sky e non se ne è più andato. Ha partecipato a 7 Giri d’Italia e 2 li ha vinti con Froome e Geoghegan Hart. Ha partecipato 6 volte alla Vuelta e ha vinto con Froome quella del 2017. Incredibilmente, vista la squadra in cui corre, non è mai andato al Tour.
Hai ricominciato ad allenarti?
Sì, ma con calma. L’allenatore ha detto di non andare oltre le due ore e mezza, piano piano. E da solo. Sono uscito un po’ di volte con Diego Rosa, ma dopo un mese di stacco preferisco ripartire per i fatti miei. Non c’è niente di peggio di uscire con gente che va troppo più forte.
Come è stato il post Giro?
Niente di speciale, ci siamo tutti un po’ dispersi. Qualche messaggio, ma rimanderemo il brindisi a quando ci troviamo. La classica cena di Natale la faremo in videoconferenza, sperando che passi tutto alla svelta. Ma devo dire che è stato un Giro stupendo, me lo dice anche la gente…
Quale gente?
In Umbria, per esempio. Mi dicono che siamo stati tutti bravi, che abbiamo animato il Giro. Che non ci avevano mai visto correre così. A parte il Giro di Froome, ma anche lì nelle prime due settimane avevamo corso al solito modo. Invece la caduta di Thomas ci ha consegnato un Giro da incorniciare.
Colle delle Finestre, Giro 2018: Puccio prepara l’attacco di FroomeFinestre 2018, si prepara l’attacco di Froome
Quanto è contato avere Tosatto in ammiraglia?
Toso ha un carisma diverso, senti che è cattivo, senti la passione. Lui si butta dentro, sentirlo alla radio ti motiva. A Brailsford piace la gente che sa di ciclismo, alla Ineos-Grenadiers non è una dittatura. E Toso il ciclismo lo vive dentro, ha corso fino a ieri in grandi squadre e con grandi capitani. I suoi consigli valgono oro. La sua cultura non la impari nei libri.
Hai più sentito Froome?
Non so se sia qui a Monaco. Mi dispiace che sia dovuto andare via, ma si è trovato con tutti questi giovani e la squadra non poteva fermarli. Lui vuole correre da leader, non potevi dirgli di tirare. A questo si sono aggiunti l’infortunio e l’incertezza del ritorno. Ma quello che ha fatto in 10 anni non si può negare.
Pensavi o pensi ancora che tornerà forte?
Quando sono tornato a casa dall’ospedale, la prima volta, dissi a mia moglie che era finita lì. Aveva una gamba normale e l’altra praticamente non c’era più. Ma se penso che ancora zoppica e ha finito la Vuelta, credo che Chris davvero non sia una persona normale. Tornerà a vincere, per tutta la fatica che ha fatto. Ha tanto sudore addosso. Talento e lavoro.
Non sarebbe mai stato pronto per il Tour, però…
E’ stato sfortunato. Gli serviva correre, qualunque gara gli sarebbe stata buona, invece si è ritrovato come tutti sui rulli. E’ già difficile essere competitivi preparandosi normalmente, immaginate voi così.
Come ti trovi in mezzo a tante facce nuove?
Col mio carattere, non ho mai avuto problemi con nessuno e in mezzo a tanti ragazzi, comincio a sentirmi vecchietto. Mi rispettano tutti, nessuno dice male di me. Del resto, non mi sono mai legato a un capitano, io sono un corridore della squadra, voglio poter lavorare con tutti.
Pedina chiave anche in azzurro: qui nel diluvio di Harrogate 2019Pedina chiave anche in nazionale. Qui nel 2019
Hai mai avuto offerte per andare via?
Anni fa qualcuno venne. Ma sono nella squadra numero uno. Siamo trattati da re, soprattutto qua a Nizza. Con tanti capitani c’è sempre da lavorare. Questo progetto è nato 10 anni fa e non è mai successo che si siano seduti. Siamo sempre aggiornati, cosa vuoi lamentarti? Se la manica del body è troppo larga, arrivano e te la fanno trovare stretta.
Come andiamo con la tavola?
I primi tempi c’erano tante leggende e magari lo chef ancora oggi mette a tavola bacche e succhi strani. Ma a parte che adesso quasi tutte le squadre seguono la stessa linea, mi ricordo che al primo anno rimasi a bocca aperta vedendo al buffet quante cose Boasson Hagen fosse stato capace di mettere in un solo piatto. Ci sono alimenti particolari, però magari nessuno li mangia. E ci sono anche ketchup e maionese, che in certe squadre italiane non si vedono proprio. Abbiamo i nostri nutrizionisti che indicano le quantità, ma io nonostante tutto sono italiano e preferisco la linea italiana. A me la pasta non la devono toccare…
Viaggio a casa Tosatto per farci raccontare la vittoria del Giro. Prima parte fino alle rampe dello Stelvio. Quando Dennis e Tao hanno smesso di parlare...
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E’ lunedì mattina, a Montecarlo fa freddo, Masnada indossa i vestiti invernali. Mette il casco, prende gli occhiali e mentre sta per posizionarli sul viso, il suo sguardo è rivolto verso l’orizzonte. E improvvisamente, le pupille dei suoi occhi si dilatano come se volesse guardare ancor più lontano: cerca di carpire cosa ha in serbo per lui il futuro…
«Se ripenso a come si è completamente rivoltata questa stagione mi vengono i brividi. Dovevo correre con la CCC Team e invece, causa Covid, mi sono ritrovato a stagione già iniziata alla Deceunick-Quick Step che, accogliendomi calorosamente, mi ha fatto sentire subito a casa. Conoscendo già molto bene alcuni corridori come Ballerini, Cattaneo e Bagioli, è stato un po’ come se facessi parte della squadra già da tanto tempo».
Vince a San Giovanni Rotondo, Giro d’Italia 2019, e si spalancano le porte del WorldTourSan Giovanni Rotondo, Giro 2019: il sogno!
Sullo Stelvio
Posa gli occhiali da sole sopra il naso, stringe gli scarpini e sale sulla bici. Si guarda attorno, ammira l’azzurro del mare della costa. Ci sono pochissime macchine, la mattina presto non c’è alcun rumore, è il luogo perfetto per allenarsi e concentrarsi. La strada inizia a salire, Masnada si alza sui pedali e un ricordo improvviso gli giunge alla mente.
«Inizio a scalare lo Stelvio, sento le voci di tanti tifosi che urlano il mio nome così forte che quasi riescono a spingermi. Le mie gambe rispondono al meglio, sto bene e il mio obiettivo è uno solo: aiutare Almeida a difendere la maglia rosa. Mi volto, Joao è alla mia ruota, sono rimasto solo io. Sono il suo ultimo uomo e questo è un motivo di grande orgoglio; ha sempre mostrato tanta gratitudine nei confronti del lavoro che abbiamo fatto per lui. Ci ha sempre dato tanta fiducia e questo è stato determinante per costruire un clima sereno all’interno della squadra.
«Improvvisamente, però, sento che dalla radiolina mi dicono qualcosa, mi volto e vedo una macchia rosa che perde sempre più terreno. Mi fermo ad aspettarlo e cerco di motivarlo il più possibile. E’ il mio capitano, la maglia rosa, devo proteggerlo. In questo momento sì che mi sento un vero professionista!».
Delfinato 2020, corre per pochi mesi alla CCC, poi passa alla Deceuninck-Quick StepPochi mesi alla CCC, poi la Deceuninck
Come Caruso
Il suo volto si illumina ed accenna appena un sorriso di soddisfazione.
«Aiutare la maglia rosa, proteggerla e sostenerla è stato gratificante quasi quanto una vittoria. In questo mi rivedo molto in Damiano Caruso. Anche se i miei punti di riferimento sono Froome per il suo essere preciso e calcolatore e Nibali per la sua fantastica imprevedibilità, mi rivedo molto di più nel corridore ragusano. Credo che sarà proprio questo il mio ruolo nei prossimi anni. Certo, vincere è tutt’altra cosa…
«Quando due anni fa ho vinto la tappa del Giro a San Giovanni Rotondo – prosegue Masnada – ho provato un concerto di emozioni indescrivibili. Era il mio sogno fin da bambino e riuscirci è stato un po’ come una liberazione da tutti i sacrifici fatti. Quando ho superato il traguardo il primo pensiero è andato a mio zio che era morto una settimana prima dell’inizio della Corsa Rosa, ho sentito il cuore esplodere. Ma poter stare accanto, per tutte le tre settimane del Giro, ad una promessa come Almeida ed aiutarlo è stata una bellissima esperienza!».
La sua corsa
Masnada, però, non ha fatto solo questo, non si è limitato a fare da grande gregario a Joao. Ha concluso la sua corsa in nona posizione nella classifica generale regalando, insieme al settimo posto di Nibali, tanti sorrisi agli italiani. Forse non si è parlato abbastanza di questo ragazzo durante il Giro, non si è prestata la giusta attenzione al duro lavoro fatto. Ma certamente, in futuro si parlerà tanto di lui.
Inizia la di discesa, Fausto assume la posizione aerodinamica e si lancia sicuro… verso le due grandi corse a tappe che gli hanno già… promesso per il 2021. Per aiutare al meglio Remco ed Almeida.
Il successo può far male. Abbiamo riletto con Manuella Crini, psicologa, le parole di Bernal dopo la vittoria del Giro. Uno spunto valido per tutti gli atleti
L'attacco di Simon Yates ai 900 metri parla di fiducia. Il vincitore del Tour of the Alps sta ritrovando smalto. Bernal lo ha capito e ha risposto forte
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Questo articolo nasce da un commento su Facebook all’intervista con Lachlan Morton pubblicato su bici.PRO il 20 novembre. Davide Falcioni, ex corridore e giornalista di Fanpage, ha postato un’idea che evidentemente gli frullava per la testa e che gli abbiamo chiesto di approfondire…
Il pezzo con Lachlan Morton ha richiamato i commenti su Facebook (foto Olivergrenaa)Morton vince Badlands prima del Giro (foto Olivergrenaa)
E se al prossimo Giro d’Italiasi disputasse una tappa gravel? L’idea saltò fuori in un piovoso pomeriggio di fine autunno. La bici montata sui rulli, la maglia lercia da far schifo, una pozza di sudore sul pavimento di marmo, le gambe stanche senza aver percorso neanche un metro. Perché fuori da quelle quattro mura – oltre al freddo e alla pioggia – c’erano il Covid-19, la paura di ammalarsi e le relative restrizioni per contenere i contagi.
Lupi catturati e chiusi in un recinto, cicloturisti e campioni tutti allo stesso modo. Così abbiamo pensato e scritto poi su Facebook che nel percorso del prossimo Giro d’Italia – che verrà presentato al pubblico tra qualche settimana – ci piacerebbe da morire vedere un tappone su strade bianche, vecchie mulattiere, attraversamenti di boschi e passi militari su cui le auto faticherebbero persino ad avanzare.
Finestre e Assietta
Niente di estremo, per carità. Nessun single track, nessun tratto eccessivamente tecnico, niente che non si possa fare con una bicicletta non ammortizzata. Un esempio? L’accoppiata, in un solo giorno, di Colle delle Finestre e passo dell’Assietta (foto di apertura di Ca’ San Sebastiano). Più di 60 chilometri, tutti gravel e tutti oltre i 2.000 metri di altitudine. L’assistenza tecnica la garantirebbero degli appositi fuoristrada e delle moto da enduro. Pensateci: non si snaturerebbe l’essenza del ciclismo “su strada” che, anzi, ne verrebbe solo valorizzato.
Quel tappone gravel rappresenterebbe infatti un improvviso e salutare viaggio nel tempo. Un salto indietro di mezzo secolo e oltre, a quando le biciclette da corsa erano “solo gravel”, con gomme più larghe di quelle di oggi, telai un più distesi e strade asfaltate rarissime. Per un po’ dimenticheremmo i misuratori di potenza, la ricerca ossessionante del peso e il calcolo “al watt” di ogni accelerazione e scatto. Per un giorno i corridori sarebbero davvero in balia di mille imprevisti, perché se devi percorrere 60-70 chilometri su strade bianche non levigate – ma volutamente lasciate un po’ all’abbandono e frequentate abitualmente solo dai pastori e dai bikers – può succederti veramente di tutto.
Colle delle Finestre, come sarebbe scalarlo senza il lavoro di preparazione del fondo?E se il Finestre al Giro non venisse lisciato?
Record di ascolti
Sarebbe un viaggio nel tempo, sì, verso il passato ma anche verso il futuro. Il ciclismo non è nuovo a queste novità un po’ folli.
Ricordate il capolavoro di Chris Froome nel 2018 sul Colle delle Finestre? Alla partenza il britannico era solo quarto in classifica generale, con un ritardo di circa 4 minuti da Simon Yates, ma attaccò sullo sterrato, percorse ottanta chilometri da solo e vinse il Giro. Yates andò alla deriva. Quel giorno quasi 3 milioni di telespettatori (il 23,60% di share) rimasero incollati alla tv per assistere all’impresa di Froome. Perché il ciclismo epico è quello che tutti vogliono vedere e perché ne abbiamo fin sopra i capelli di ragionieri in bicicletta.
E ricordate Vincenzo Nibali quattro anni prima al Tour De France? Ricordate la sua maglia gialla lorda di fango nel pavè della Parigi-Roubaix? Quel giorno lo Squalo compì un capolavoro e ipotecò un pezzo di Tour. Le immagini di Nibali sulle pietre appartengono ormai in modo indelebile alla storia del ciclismo.
Una pista, una traccia. Quello è ancora Morton a tre settimane dal Giro (foto Juan Barros)Ancora Lachlan Morton (foto Juan Barros)
Addio schemi
E ancora: come se la caverebbero Roglig e Pogacar, i due terribili sloveni fortissimi in salita e a cronometro? E che cosa combinerebbero Tao Geoghegan Hart e l’australiano Jai Hindley? Forse vedremmo una corsa molto più bella: Giro, Tour e Vuelta del 2020 si sono conclusi con distacchi inferiori al minuto tra il primo e il secondo. Fino all’ultima tappa i leader della corsa si sono guardati in cagnesco, soppesando attentamente le energie nei chilometri finali di ogni singola frazione. Ma che cosa accadrebbe con un tappone gravel piazzato all’inizio dell’ultima settimana? Che succederebbe se iniziassero a volare minuti di distacco quel giorno imponendo poi nei giorni seguenti di andare all’attacco per recuperare? Probabilmente assisteremmo a un ciclismo un po’ più spettacolare, meno equilibrato forse ma sicuramente più epico.
Una bella tappa gravel sulle Alpi al prossimo Giro d’Italia, quindi. Perché no? Portiamola fuori da Facebook e andiamo a vedere…
Sul Giau si è spenta la luce e Remco Evenepoel si è ritrovato a pedalare nel buio. Passivo di 24'05" e una lezione molto aspra da cui uscirà anche più forte
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Il Giro d’Italia 2020, terminato da appena qualche settimana, ha consentito al brand auto nipponico Toyota di ottenere una visibilità decisamente molto molto impattante. In modo particolare alle vetture in corsa tutte equipaggiate con l’ultima evoluzione della tecnologia Full Hybrid Electric.
Marco Caruccio e Urbano Cairo: il Giro abbraccia TototaMarco Caruccio e Urbano Cairo: il Giro abbraccia Toyota
Fino al 2021
«Siamo estremamente contenti di aver rinnovato fino al 2021 la partnership con RCS MediaGroup – ha dichiarato Mauro Caruccio, Amministratore Delegato Toyota Motor Italia – e di poter avere nuovamente la nostra gamma di veicoli protagonista al Giro d’Italia, e più in generale in tutte le gare organizzate da RCS Sport. Questa partnership per noi ha una duplice ed importante valenza. Da un lato testimonia la nostra vicinanza ai valori del mondo dello sport, come la passione e la perseveranza nel superare ogni ostacolo. Dall’altro si coniuga con l’ambizione del Gruppo Toyota di contribuire a ridurre, attraverso l’impiego della propria tecnologia Full Hybrid Electric, l’impatto ambientale promuovendo innovative soluzioni di mobilità sostenibile».
Anche le auto Shimano al Giro 2020 sono state ToyotaAnche il cambio ruota Shimano su Toyota
Flotta di 43 veicoli
Toyota ha messo a disposizione del Giro una flotta importante di complessive 43 vetture: 37 RAV4, 6 Corolla Touring Sports oltre alle nuove Yaris Hybrid nel bellissimo allestimento Premiere. Tutte automobili equipaggiate con l’ultima evoluzione della tecnologia Full Hybrid Electric, giunta alla quarta generazione, in grado di coniugare al meglio prestazioni, efficienza energetica ed emissioni inquinanti estremamente ridotte. A completare il percorso sulla mobilità sostenibile non poteva mancare in carovana la massima espressione tecnologica di Toyota con la sua berlina ad idrogeno, la Mirai: un auto a trazione elettrica (si ricarica in 3 minuti ed ha un’autonomia di circa 500 km…), dove l’elettricità è generata a bordo utilizzando l’idrogeno, e la cui unica emissione è l’acqua.
I dati dei primi 10 giorni di Giro: il 49% in elettricoNei primi 10 giorni di Giro, il 49% in elettrico
50% elettrico
Una curiosità sulla quale riflettere: i dati rilevati su oltre 160.000 km percorsi hanno mostrato come le stesse vetture abbiano viaggiato in modalità ZEV (zero emissioni) per oltre il 50% del tempo…
Ricordiamo che l’impegno di Toyota nel mondo del ciclismo (oltre al Giro e alle corse RCS Sport il colosso giapponese è anche partner della Trek Segafredo di Vincenzo Nibali…) si inserisce in una strategia di supporto e comunicazione più generale nel mondo dello sport attraverso la partnership con il Comitato Olimpico internazionale (il CIO) e, in Italia, con il CONI e con il CIP (il Comitato Paralimpico): partnership che avranno la propria massima espressione il prossimo anno in occasione delle Olimpiadi di Tokyo.
Enzo Cainero è il grande motore del ciclismo in Friuli. Dopo la presentazione del Giro dei pro', con lui il punto su cosa rappresenti lassù la corsa rosa
Le ruote veloci di Sidi per questa stagione 2020 si chiamano Martina Fidanza, Elisa Balsamo e Arnaud Demare. Tutti e tre accomunati dal modello di calzatura ideato e prodotto dallo storico brand di Maser (Treviso) impiegato in gara: il Wire2.
Fidanza scratch
Martina Fidanza, atleta della Eurotarget-Bianchi-Vittoria ha vinto l’oro e di conseguenza indossato la maglia di campionessa europea su pista nello scratch grazie ad un finale clamoroso. L’azzurra si è difatti resa protagonista una spettacolare rimonta, superando la fuggitiva bielorussa a soli 100 metri dal traguardo.
«Se questa scarpa è la più usata dai velocisti, un motivo ci sarà – ha dichiarato entusiasta Fidanza – ed in pista ci si corre meravigliosamente bene. E’ affidabile, sicura e possiede quella resistenza che serve per sopportare gli sforzi e gli sprint estremi. La suola è leggerissima, e questo permette di gestire i cambi di intensità senza pensieri. Poi adoro il design: fa venir voglia di correre e di vincere».
Balsamo fa il bis
Elisa Balsamo è la nuova campionessa europea dell’omnium e della madison. Due medaglie che proiettano definitivamente l’atleta della Valcar-Travel Service nel gotha del ciclismo internazionale.
Per Elisa Balsamo due ori agli europei in pista di Plovdiv calzando le WireDue ori per Elisa Balsamo con le sue Wire
«Gli atleti hanno sempre bisogno di una grande concentrazione e non possono permettersi di pensare che qualcosa vada storto dal punto di vista tecnico – ha dichiarato Balsamo – e con Sidi so che posso correre focalizzandomi solo sulla competizione. Le mie Wire rappresentano una garanzia. Mi piacciono perché sono ultraleggere e comode, questo anche grazie alla facilità di regolazione del sistema di chiusura. I piccoli dettagli fanno sempre la differenza, specialmente quando sei in corsa e non vuoi perdere secondi preziosi».
Ugualmente Sidi, ugualmente oro: questa volta Martina Fidanza nello scratchUn altro oro per Sidi con Martina Fidanza
Demare al Giro
La maglia ciclamino al Giro 2020 Arnaud Demare quest’anno ha centrato quattro vittorie di tappa. Il francese è uno “storico” testimonial Sidi e si è invece soffermato sulle prestazioni della Sidi Wire 2, che ha indossato durante la corsa rosa.
«Mi trovo molto bene con questa scarpa – ha difatti dichiarato il francese della Groupama-Fdj – una calzatura davvero perfetta sia dal lato della resistenza che da quello della leggerezza. La suola è ideale per lanciarsi nelle volate perché massimizza la rigidità e allo stesso tempo trasferisce tutta la potenza esattamente nel modo che ti aspetti».
Diamo un seguito all'intervista con Giorgia Bronzini e parliamo con Yaya Sanguineti di come si può battere Wiebes. Il solo modo è anticiparla: ecco come
A un certo punto durante la domenica del rosso Tao Geoghegan Hart, qualcuno suonerà alla sua porta e il vincitore del Giro d’Italia si troverà davanti una grossa scatola o la bicicletta già montata: non sappiamo esattamente come si svolgerà la consegna. Ma siccome la suo trionfo mancava soltanto lei, oggi il vincitore di Milano riceverà la sua F12 rosa, firmata con l’inconfondibile sigla CCCCNCI di Fausto Pinarello. Chi c’è c’è, chi non c’è insegue. Il guaio infatti è che il Giro è finito con una crono e Tao non ha potuto sfilare in rosa, come già fece Froome a Roma nel 2018 e come usano fare i vincitori dei grandi Giri, a prescindere dalla marca della bici, nella passeralla finale. Ricordate la storia di quella gialla preparata per Pogacar a fine Tour?
Pinarello risponde dall’azienda, dove gli operai hanno finito di lavorare da poco e non resta che spegnere le luci e chiudere il cancello.
La Pinarello rosa, di Chris Froome per la vittoria al Giro d’Italia 2018La Pinarello rosa di Froome nel 2018
Fausto, perché questa sorpresa a Giro concluso?
Perché è il mio mestiere e perché non c’era il tempo e l’occasione di dargliela a Milano. Servono sei o sette ore di lavoro, così l’abbiamo fatta il giorno dopo e poi abbiamo pensato al modo di fargliela avere.
Perché non portargliela di persona?
Ci avevo pensato, ma non si può per il Covid. O meglio, sarei potuto andare, ma poi avrei dovuto fare la quarantena e non mi sembrava il caso. Così l’abbiamo fatta arrivare in Belgio, dove il team Ineos-Grenadiers ha il servizio corse. E da lì un loro mezzo la sta portando a Londra. Lui ovviamente non sa niente.
Hai una foto?
Ce l’hanno quelli del marketing. E poi non si può spoilerare tutto…
Corretto. Un regalo meritato?
E’ un bravo ragazzo. Avete presente quelli abituati a vincere sin da giovani, coi soldi e la macchina veloce? Lui è l’esatto contrario. E poi è rosso e i rossi hanno il loro carattere. Sembra un vecchiaccio esperto, nonostante abbia 25 anni, che se ne sta spesso per i fatti suoi.
Più Wiggins che Froome?
Esattamente, ma anche Chris non è un cattivo ragazzo. Però diciamo che quella “fucking bottle”, la fottuta borraccia su cui è caduto Thomas, ha aperto la strada a un Giro tutto nuovo per loro. E devono dire grazie anche a Tosatto.
Perché?
Perché ha preso in mano la situazione e ha detto: «Adesso attacchiamo!». E anche quando a cinque giorni dalla fine mi ha chiamato e mi ha detto che puntavano al podio, gli ho risposto: «Col cavolo! Puntate a vincere, altrimenti meglio se restate quarti. Oppure io vi tolgo le bici!».
Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart e Matteo Tosatto sul podio di MilanoPinarello, Geoghegan Hart e Tosatto a Milano
L’orgoglio veneto affiora potente e motivato. Non era mai successo di avere sull’ammiraglia del colosso britannico un tecnico che parlasse il suo dialetto. E mentre si aspetta che Tao riceva la sua sorpresa rosa, andiamo avanti con il discorso.
Hanno vinto da simpatici.
Non sono mai stati prepotenti, come gli veniva rimproverato. Anche la Banesto aveva la sua guardia per Miguel, si fa così quando devi portare sulle montagne un capitano che non è scalatore. Se non hai Pantani, che di Pantani ce n’era uno solo. Eppure questa Ineos meno… “terminator” è piaciuta anche a Brailsford.
Ci fosse stato Thomas, anche Ganna non avrebbe avuto la libertà di vincere le tre crono, soprattutto quella di Valdobbiadene.
Dovevano provarci. A casa mia, Ganna quella crono la faceva per vincere. Semmai dovevano frenare Dennis e Tao, ma Pippo no. E posso dirla un’altra cosa?
Sei a casa tua, ci mancherebbe…
Al Tour, prima Colnago e seconda Bianchi. Al Giro, prima Pinarello. Alla Vuelta, prima Bianchi e seconda Pinarello. Sto parlando di biciclette italiane. Quando lavoriamo bene, siamo i numeri uno. E guarda caso sono tutte bici senza freni a disco. Sarà una coincidenza? Io non credo, ma lasciamo che lo pensino…
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Gianni Savio è in ufficio a pianificare per quel che il nuovo… giro di covid permette di fare. La sua Androni Giocattoli-Sidermec è uscita tutto sommato bene dal Giro d’Italia. I ragazzi infatti sono stati ogni giorno in fuga e questo gli ha permesso di salire per due volte sul podio finale di Milano: con Simon Pellaud per la classifica dei traguardi volanti e con Mattia Bais per i chilometri in fuga. Tra le grane di questo fine stagione, l’uscita di Androni Giocattoli non è certo la notizia migliore, anche se Savio si guarda bene dal drammatizzare.
«Un’azienda svizzera – spiega – era molto interessata, ma alla luce del covid hanno congelato le sponsorizzazioni. Altre due aziende hanno valutato le richieste, ma dovremo approfondire. Una è la Work Service. E poi speriamo sempre di poter parlare ancora con Androni. Potremmo aspettare gennaio, perché la copertura per i corridori che abbiamo c’è già con Sidermec e gli altri. Comunque le garanzie all’Uci sono state date tutte per avere la licenza. Spero però di concludere per novembre, per tranquillità e anche per ragioni logistiche».
Belletti ai campionati italiani. Per lui niente Giro a causa di risultati opachiBelletti fuori dal Giro per pochi risultati
Savio, come va?
Siamo qua fra restrizioni e dubbi. Il progetto è sempre quello di continuare con la filosofia dei giovani, adottata tre anni fa, che ci ha permesso di lanciare sei corridori nel WorldTour. Ballerini, Vendrame, Sosa, Bernal, Cattaneo e Masnada (nella foto di apertura Savio è al Giro dell’Appennino del 2019 con Mario Androni e gli ultimi due corridori, ndr).
Quindi da quali nomi partiamo?
Partiamo da Jerman Ziga, uno sloveno di 22 anni che mi è stato presentato da Andrej Hauptman. Mi ha detto di aver avuto due giovani forti di recente: Pogacar e Ziga. Nel 2018 ha vinto la Gand-Wevelgem under 23 e poi è andato alla Groupama Continental.
E poi?
E poi Leonardo Marchiori, che era alla Ntt Continental e ha vinto la Firenze-Empoli. Altri li stiamo monitorando, per chiudere il buco lasciato da Conca e Colleoni. Però ho nel mirino un giovanissimo colombiano che vale più di Conca.
E poi ci sono quelli del Giro 2020, no?
Tutti confermati. Sono giovani e aver fatto il Giro produrrà certo un miglioramento. Cepeda è un bambino. Mattia Bais è davvero un atleta interessante: vi pare facile vincere la classifica dei chilometri in fuga? Il vecchio del gruppo è Pellaud, che ha 25 anni. E’ quello con il peso specifico più elevato, sul piano tecnico/sportivo e quello della comunicazione.
Chi meglio conosce Bais dice che se fosse andato in fuga con maggior lucidità avrebbe potuto giocarsi una vittoria.
Noi abbiamo l’obbligo di provarci per la visibilità, ma anche perché se aspettassimo i migliori, avremmo davanti tanti corridori più forti di noi.
In effetti, la differenza con le squadre WorldTour è stata notevole.
Enorme. Vuoi perché avevano fame e quindi hanno dato il massimo, vuoi perché il nostro è un budget di 2,5 milioni, il loro parte da 18. Se hai soldi, fai quello che vuoi. Altrimenti peschi corridori giovani e selezioni obiettivi alla tua portata. L’attacco quotidiano è il solo modo per provare a vincere.
Jefferson Alexander Cepeda ha 22 anniJefferson Cepeda ha 22 anni
E qui arriviamo alla selezione degli uomini del Giro…
Abbiamo portato giovani non appagati. Abbiamo fatto scelte impopolari, non portando al Giro Belletti, Gavazzi, Pacioni e Rivera. Sarebbero rimasti ad aspettare il finale e non è quello che volevo. Belletti non vince in volata con Gaviria e Demare e magari restando in gruppo, condiziona i più giovani. A loro abbiamo mandato anche una lettera per dirgli che non li avremmo confermati.
Qualcuno dice che non sono stati portati perché si sono ribellati al taglio degli stipendi durante il lockdown.
Non è vero. Sono voci maligne e invidiose. Peril discorso stipendi magari qualcuno si è lamentato. Però abbiamo detto che, al pari delle vecchie premondiali, avremmo fatto la squadra del Giro fra coloro che fossero andati bene nelle gare precedenti. Lo sapevano tutti. Nessun conto del palmares, ma avremmo guardato il rendimento nelle corse. E il rendimento di quei corridori è stato carente.
Pare che Rivera andasse forte.
Ma noi non lo avevamo già confermato. E’ un corridore di grandi potenzialità fisiche espresse però in laboratorio. Ha vinto la tappa regina del Tour of Langkawi grazie al gruppo arrivato compatto sotto l’ultima salita. Si è ritirato alla Tirreno. Ha bisogno di trovare il suo equilibrio.
Avete dovuto discutere?
Abbiamo avuto una trattativa. Con qualcuno abbiamo discusso perché non era d’accordo, ma io dirigo una squadra e porto al Giro quelli che danno garanzie.
Che fine ha fatto Venchiarutti?
E’ stato sfortunato. Ha corso poco e in condizioni critiche, ma credo che il prossimo anno si farà vedere.
Savio avrebbe preso Visconti se fosse stato Reverberi?
Diciamo che Bruno ha avuto pochi risultati negli ultimi anni, basta guardare la classifica di Coppa Italia, quella Uci o quella dello Europe Tour. Hanno cercato sul mercato e trovato un corridore in grado di fargli risultato.
Tu lo avresti preso?
Non cerco corridori di esperienza. Se uno è più vecchio che esperto, di solito porta più teoria che pratica. E poi il corridore anziano non è sempre contento dei giovani e dei loro risultati.
Perché Androni va via?
Una situazione personale, per la quale ha perso entusiasmo per il ciclismo. Poi il covid che ha fermato la produzione. Ci sono state grandi discussioni all’inizio dell’anno che per fortuna poi si sono chiarite.
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