Cretti: un giugno da favola e la maglia azzurra

03.07.2023
5 min
Salva

La voce di Luca Cretti attraversa decisa il telefono, il momento del giovane bergamasco della Colpack-Ballan è positivo. Le prestazioni sono andate di pari passo con dei buoni risultati, il suo mese di giugno è stato un continuo progredire. Al Giro Next Gen sono arrivati due bei piazzamenti, il primo a Cansiglio, quarto, l’altro a Trieste, secondo. Cretti è stato bravo poi a riposarsi ed arrivare pronto al campionato italiano, dove però è stato battuto in volata da BusattoHa poi conquistato il Giro del Veneto (in apertura con la maglia di leader). E ieri, infine, è finito dietro Pellizzari nella Astico-Brenta.

Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)
Il giorno dopo il campionato italiano Cretti ha vinto la Pessano-Roncola (foto Rodella)

Finalmente sbloccato

La prima vittoria stagionale è arrivata il giorno dopo della corsa tricolore, sulle strade di casa, alla Pessano-Roncola. Un bel successo che ha riequilibrato i conti con la fortuna e con qualche occasione lasciata a metà, per sua stessa ammissione. Il corridore bergamasco ha concluso la sua cavalcata del mese di giugno coronandola con la vittoria della classifica generale al Giro del Veneto (photors.it in apertura).

«Non ho considerato la vittoria della Pessano-Roncola come una liberazione – ammette Cretti – sapevo che con la condizione che avevo prima o poi sarebbe arrivato un successo. Quella mattina, però, a dire il vero neanche volevo partire. Alla fine Gianluca Valoti mi ha convinto, ma non mi aspettavo nulla. Non avevo mai vinto su un arrivo in salita, ma ripeto: la gamba c’era.

«Il Giro del Veneto ho insistito io per correrlo e fare classifica. Dopo aver vinto su una salita come quella della Roncola – prosegue Cretti – mi sentivo troppo bene per non provarci. Se mi dovessero chiedere che corridore sento di essere, non saprei rispondere. Questo mese di giugno è stato incredibile. Nel 2023 ho già corso cinque gare a tappe, questo è uno dei motivi per cui sono venuto in Colpack e sono contento che la scelta sia stata ripagata».

Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Per il corridore della Colpack quest’anno è arrivata anche la prima esperienza al Nord: alla Paris-Roubaix Espoirs
Facciamo un passo indietro al Giro Next Gen, quando hai capito di andare forte?

Fin dai primi giorni, parlando con i miei compagni nel post tappa capivo di avere sensazioni diverse da loro. Per fare un esempio: a volte parlavamo del ritmo tenuto su qualche salita e io mi accorgevo di aver fatto meno fatica rispetto a loro. Dopo due o tre volte che lo dicevo, ho capito che forse non erano loro ad andare piano, ma io ad essere in ottima forma. 

Tant’è che poi ci hai provato due volte, a Cansiglio e poi a Trieste.

Finiti i primi giorni di lavoro per Persico e Meris abbiamo avuto il via libera (tant’è che a Povegliano ha vinto Romele, ndr). Io nelle ultime due tappe mi sono buttato nella mischia, sono andato in fuga e ci ho provato. Mi considero un corridore da fughe, ce l’ho nel sangue. Non ho un particolare spunto veloce quindi devo sempre provare ad anticipare, inutile aspettare. 

E’ una condizione che hai trovato come?

Dal ritiro in altura che abbiamo fatto a Livigno con la squadra. Era la prima volta che andavo a fare una preparazione del genere ed i risultati si sono visti. 

A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
A Mordano Cretti ha provato in ogni modo ad attaccare Busatto ma non è riuscito a levarselo di ruota (foto Zannoni)
Quale secondo posto ti ha fatto “rosicare” di più? Quello di Trieste o al campionato italiano?

Chiaramente vincere la maglia tricolore sarebbe stato un sogno, è una maglia unica alla quale tutti ambiscono. Ma sulle strade di Mordano ho fatto di tutto per staccare Busatto, anche quando siamo rimasti in due ho provato più volte a forzare. Non ho rimpianti. Mentre a Trieste contro Foldager non mi sentivo di aver dato tutto. Il percorso non era così duro e non avevo troppo spazio per provarci. Quindi direi che ho rosicato di più a Trieste. 

Questo è anche il tuo ultimo anno da under 23, un passaggio importante per la tua carriera…

Vero. Ho la fortuna di essere arrivato qui in Colpack in tempo per provare a giocarmi tutto, penso che sia la squadra migliore per farlo. Fin dall’inverno mi sono allenato bene, sono riuscito anche a perdere quei tre chili di troppo e si sente la differenza. Anche se la stagione non era iniziata al meglio.

In che senso?

Ho affrontato la prima parte del 2023 concentrandomi troppo sul fare il risultato. Mi dicevo: «Devi vincere per dimostrare che vali». Ad una gara in Croazia stavo parlando con un mio compagno che mi ha consigliato di andare da un mental coach.

A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
A Trieste qualche rimpianto per Cretti, avrebbe potuto provare a staccare Foldager (foto LaStampa)
E come ti sei trovato?

Era un’idea che avevo in mente da tanto tempo, mi stuzzicava. Le prime sedute sono servite per conoscerci, poi ho iniziato a vedere i frutti del nostro lavoro. Ci confrontiamo sul pre e sul post corsa. 

Cosa è cambiato?

Abbiamo spostato il focus dal risultato alla prestazione, bisogna migliorare quest’ultima per essere competitivi. Ci concentriamo sulle parti positive, senza vivere quest’ultimo anno con ansia. E’ tutto nelle mie mani, devo fare del mio meglio, se sei bravo va bene, altrimenti non era destino. 

Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Il ritiro a Livigno prima del Giro Next Gen ha portato i suoi frutti alla corsa rosa (foto Rodella)
Per ora sta andando bene, considerando che anche il cittì Amadori si è accorto delle tue prestazioni. 

Mi ha fatto i complimenti al Giro e poi anche al campionato italiano. In questi giorni mi ha comunicato che sarò tra i convocati per il ritiro in altura al Sestriere. Per gli appuntamenti importanti, come Avenir e mondiale, magari avrà già dei nomi in testa, io farò del mio massimo per metterlo in difficoltà. Se sarò all’altezza di essere convocato darò tutto per la maglia azzurra. 

Che effetto ti fa partire per il ritiro di Sestriere?

Contentissimo, ma l’ho vissuta con tranquillità. Sapevo che con le buone prestazioni sarebbe potuta arrivare questa convocazione. La cercavo da tanto e finalmente è arrivata.

Due mesi di fuoco per Amadori, tra Glasgow e Avenir

27.06.2023
6 min
Salva

«Per una volta la trasferta era vicino a casa – esordisce così il cittì Amadori in riferimento al campionato italiano under 23 – 30 minuti di macchina ed ero lì. Ho anche seguito la gara dalla moto, un modo per vivere la corsa da dentro. Il campionato italiano è uscito tecnicamente bello e impegnativo, tirato insomma. I ragazzi se le sono date per tutto l’arco della corsa, hanno gareggiato a viso aperto (in apertura il podio, foto Mario Zannoni). Come presumibile chi usciva dal Giro Next Gen aveva qualcosa in più, lo testimonia la vittoria di Busatto».

Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)
Alessio Martinelli è stato il miglio italiano al Giro Next Gen, sesto in classifica generale (foto Lisa Paletti)

Un passo indietro

Il Giro Next Gen si è concluso da poco più di una settimana, Staune-Mittet ha vinto, e dopo la tappa dello Stelvio era già abbastanza chiaro il suo dominio. Il norvegese si è fatto carico degli oneri della maglia rosa custodendola fino alla fine. Gli italiani non hanno tuttavia sfigurato, il sesto posto di Martinelli ed i piazzamenti di tappa hanno dato al cittì del materiale su cui lavorare. 

«Ci siamo difesi bene – ammette – partendo dalla classifica direi che il sesto posto di Martinelli non è da buttare, anzi. La sfortuna ci ha privato di Pellizzari, il quale sulla carta era un ragazzo che poteva ambire al podio. Sarebbe stata la strada a parlare, ma una sua sfida con i grandi avrebbe fatto piacere.

«Se guardiamo tappa per tappa – continua – le cose sono andate molto meglio. I ragazzi hanno sofferto molto nella cronometro, l’unico buon risultato è stato quello di Busatto, sedicesimo. Per quanto riguarda le altre frazioni, non mi lamento. Sono andati molto bene con una vittoria di tappa e tanti piazzamenti. I due tapponi di montagna ci hanno visti in qualche modo protagonisti, con il quarto posto di Martinelli sullo Stelvio e di Cretti a Cansiglio. Non dobbiamo dimenticare che il parterre era di altissimo livello, questi atleti li vedremo anche al Tour de l’Avenir».

Due mesi di fuoco

Il tutto in vista degli impegni futuri, che saranno costruiti dal ritiro di Sestriere, per il quale si partirà il 9 luglio. Amadori passerà gran parte della sua estate in trasferta, il periodo si farà caldo non solo per il clima ma soprattutto per gli appuntamenti. 

«Dal 9 luglio – racconta Amadori – faremo un primo blocco di lavoro per il mondiale di Glasgow. Partiremo poi in direzione Francia per correre una breve gara a tappe e lì avrò le mie risposte. Il mondiale, che si correrà il 12 agosto, sarà il primo obiettivo. Senza dimenticare il Tour de l’Avenir, per il quale lavoreremo nella seconda parte del ritiro di Sestriere. Eccezionalmente questo evento è stato spostato al 20 agosto».

I giorni del Giro Next Gen hanno confermato al cittì della nazionale under 23 un fatto già noto: i devo team delle squadre WorldTour stanno scavando un solco

«Queste squadre giovanili – afferma – sono tanta roba. Programmano la stagione con obiettivi e allenamenti mirati. Hanno un modo di lavorare uguale a quello delle squadre superiori con l’obiettivo di far crescere i loro ragazzi con gare di un certo livello. Busatto ne è l’esempio più grande. Ma di ragazzi che si giovano di questo metodo ce ne sono altri, basti vedere come hanno corso il campionato italiano Belletta e Mattio, entrambi nel devo team della Jumbo-Visma».

Strade diverse

Mondiale e Tour de l’Avenir presentano tante differenze, difficile che corridori adatti come fisionomia al percorso di Glasgow possano essere protagonisti poi in Francia. Le strade da percorrere quindi sono divise, obiettivi diversi e quindi preparazioni differenti. Quello che si è notato nelle ultime gare, Giro Next Gen su tutti, visto anche il cambio di regolamento per i corridori da schierare, è che non ci sia più spazio per distinguere tra under 23 e professionisti

«Forse – dice Amadori – gli unici due che possono correre mondiale e Avenir sono Romele e Busatto. Il percorso di Glasgow si addice molto ai nostri ragazzi, su tutti loro due, ma penso anche a De Pretto o Bruttomesso. Poi c’è anche da fare un paragone su chi verrà a giocarsi la gara delle altre nazionali. Segaert è a tutti gli effetti un professionista, basta vedere cosa ha fatto ai campionati nazionali, sia a crono che in linea. Kooij è un altro corridore che potremmo avere come avversario. E’ chiaro che davanti a scelte simili noi ci adegueremo, il confine tra under 23 e professionisti è ufficialmente caduto. Noi abbiamo dei ragazzi under 23, che corrono già con i professionisti, che possono essere utili alla causa. Per il mondiale ho in mente Buratti e Milesi, per l’Avenir Piganzoli». 

Parentesi Stelvio

Sulle strade del Giro Next Gen il cittì Amadori era presente, ed ha assistito in prima persona al disastro dello Stelvio. Un suo parere è d’obbligo in situazioni delicate come questa. 

«La prima cosa che mi viene da dire – spiega – è che bisogna voltare pagina. E’ stata un’esperienza negativa che è servita a far capire a tutti che bisogna essere professionali a 360 gradi. Si è trattata di una concausa di errori e altre cose superficiali, reputo i ragazzi come ultimi nella fila delle persone che hanno sbagliato. Prima viene chi li ha messi in quelle condizioni».

Martinelli: viaggio a ritroso nel suo Giro Next Gen

26.06.2023
5 min
Salva

Il miglior italiano al Giro Next Gen è stato Alessio Martinelli, che si è portato a casa la maglia tricolore, dedicata a questa classifica (in apertura, foto Lisa Paletti). Nelle otto tappe che hanno attraversato il Nord dell’Italia, il corridore della Green Project Bardiani CSF Faizanè ha costruito la sua prestazione, coronata da un sesto posto finale in classifica generale conquistato con solidità e costanza. Qualità che gli hanno permesso di lottare gomito a gomito con i più forti.

Martinelli era uno dei tre capitani designati, la strada ha poi deciso che diventasse lui l’uomo di classifica (foto Lisa Paletti)
Martinelli era uno dei tre capitani designati per la Green Project Bardiani CSF Faizanè (foto Lisa Paletti)

Mattone dopo mattone

Martinelli ha ottenuto due ottimi piazzamenti nelle due tappe più impegnative del Giro Next Gen. Un quarto posto sul temuto Stelvio ed un decimo nella tappa forse più impegnativa, quella di Pian del Cansiglio

«E’ stata una bella esperienza – racconta alla vigilia del campionato italiano di Comano Terme – direi super positiva. Ho ottenuto un buon risultato ed un ottimo piazzamento finale, dispiace aver corso in quattro fin da subito. Ma tra tutti noi della Green Project si è creato un bel rapporto già dalle prime tappe». 

Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)
Martinelli ha conquistato la maglia di miglior italiano sulle rampe dello Stelvio, nella tappa di casa (foto Lisa Paletti)
Negli occhi abbiamo ancora la prestazione dello Stelvio, la migliore del Giro?

Sì, direi proprio di sì. Ci tenevo tantissimo a quella tappa, d’altronde era quella di casa. Ho perso poco dai primi ed il morale era alle stelle. Ho pagato lo sforzo, forse, durante la tappa a Pian del Cansiglio, dove ho preso quasi due minuti dal vincitore. 

Hai comunque portato a casa un buon sesto posto finale…

Mi sono sempre sentito bene, quando una corsa va bene e le sensazioni sono promettenti, riesci a dare un qualcosa in più. Anche nella penultima tappa ho dato il massimo e ne sono contento. 

La svolta positiva è arrivata sullo Stelvio? Lì sei diventato il miglior uomo di classifica della squadra.

Fin da prima della cronometro di Agliè si era deciso che la tappa decisiva sarebbe stato lo Stelvio. Da lì in poi avremmo capito chi sarebbe stato il capitano per la restante parte del Giro Next Gen. All’inizio eravamo in tre a “giocarci” quel ruolo: Pinarello, Pellizzari ed io. 

Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)
Martinelli ha potuto contare sull’appoggio di tutti i suoi compagni di squadra (foto Lisa Paletti)
Il ritiro di Pellizzari è stato un duro colpo?

Sapevamo fin da prima di partire che stesse male, il mercoledì prima del Giro aveva ancora qualche linea di febbre, ma sembrava poter migliorare. Invece ha avuto una ricaduta ed alla seconda tappa si è ritirato. 

Correre in quattro vi ha penalizzato?

Non direi, alla fine noi come squadra eravamo votati alla montagna, quindi in pianura abbiamo sempre lasciato lavorare gli altri. Una volta in salita, recuperare tempo alla fuga di giornata risulta più semplice, la tappa dello Stelvio ne è stato un esempio.

Dopo il Tour de l’Avenir dello scorso anno hai avuto un’altra occasione di misurarti con gli under 23 più forti al mondo… 

E’ sempre bello correre a questi livelli. Alla fine, se ci penso, ho perso tanto nella cronometro iniziale: 40 secondi. Poi per il resto sono sempre rimasto con i primi, considerando che ho chiuso a 3 minuti da Staune-Mittet direi che già togliendo quei secondi persi a cronometro sarei rientrato nei primi cinque. 

Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Il ritiro di Pellizzari ha lasciato i ragazzi della Green Project in quattro per tutto il Giro Next Gen (foto Lisa Paletti)
Non hai mai avuto un “giorno no”?

No. Come detto prima sono stato costante durante tutti gli otto giorni di gara, sia come sensazioni fisiche sia a livello di recupero. 

Questo grazie ad una buona gestione dello sforzo o ci sono stati altri fattori?

In generale ogni anno sento di migliorare molto e non ho ancora raggiunto il mio limite. Nelle prossime stagioni correrò ancora per crescere, con la consapevolezza che lo sto facendo bene. 

Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)
Nelle prove contro il tempo Martinelli, qui a destra, può migliorare ancora (foto Lisa Paletti)
Correre con i professionisti ti ha aiutato nella crescita?

E’ sicuramente un buon modo per confrontarsi e capire a che punto si è arrivati. A inizio stagione nelle gare in Spagna ho fatto bene, quindi sono fiducioso di potermi ripetere anche a quei livelli. 

Hai fatto per la prima volta lo Stelvio in gara, quando tornerai per la prima volta in allenamento?

Questa settimana non sono andato perché non ho avuto modo. I primi due giorni dopo il Giro Next Gen li ho usati per fare del riposo completo, gli altri mi sono concentrato per preparare al meglio i campionati italiani. Ho comunque promesso ai miei amici di tornare e salire più piano, ci sono delle scritte che devo leggere. In gara ero a tutta e non sono riuscito!

L’assolo italiano di Romele al Giro Next Gen

22.06.2023
5 min
Salva

Una vittoria italiana al Giro Next Gen. A metterla a segno è stato Alessandro Romele nella tappa Pergine Valsugana-Povegliano (foto in apertura photors.it). Un assolo in mezzo a tanti successi stranieri di tutto rispetto. Una medaglia che, se vista da una parte, dimostra il livello internazionale alto che ha mantenuto la corsa U23; guardandone invece il rovescio, un solo italiano a braccia alzate può far sorgere qualche interrogativo sul livello dei nostri. 

E’ giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, così abbiamo alzato la cornetta e chiamato Alessandro. Per lui è stato il terzo successo stagionale, il primo tra i “grandi” della sua categoria. Il diciannovenne del Team Colpack Ballan CSB ha dimostrato ancora una volta di essere un cecchino quando si parla di volate ristrette. Quando ci risponde, sta preparando la valigia per i campionati italiani, cronometro e strada. 

Gran Premio Liberazione 2023 la vittoria di Alessandro Romele
Gran Premio Liberazione 2023 la vittoria di Alessandro Romele
Partiamo da qui…Sono due obiettivi che si addicono alle tue caratteristiche questi due campionati italiani?

L’italiano strada purtroppo l’hanno un po’ cambiato. Prima era molto più adatto, adesso meno. Rimane sempre un obiettivo, poi lo è sicuramente anche quello a crono. Impegnativo, però non nascondo che comunque ci punto. Mi piacciono molto queste prove e quest’anno mi ci sono voluto dedicare di più.

L’hai preparata da tempo quindi questa crono?

Sì, fin da subito, parliamo di febbraio. Mi sono allenato spesso, anche se di gare a cronometro in Italia ce ne sono poche. Ho fatto quella di Romanengo e quella del Giro. Mancano un po’ le opportunità su cui misurarsi.

Veniamo alla tua vittoria al Giro Next Gen. Innanzitutto, con che forma ci sei arrivato? Tutto secondo i piani?

Sì, in realtà mi sono anche un po’ stupito della cosa, perché stavo già pedalando bene dall’inizio della stagione. Ho avuto la fortuna di fare i ritiri a Calpe e quindi penso di avere aver trovato la condizione fin da subito. Sono riuscito a centrare gli obiettivi, come il Liberazione e un’altra vittoria (Coppa Zappi, ndr). Per quanto riguarda il Giro c’era stata una programmazione da parte della squadra per l’altura. L’unica mia volontà è stata quella di poter andar via con la nazionale all’Orlen Nations Grand Prix. Questo ha portato a un cambio di piani, quindi sono salito in anticipo rispetto alla squadra. Dopodiché sono sceso da Livigno e sono andato via con la nazionale in Polonia. 

Romele all’Orlen Nations Grand Prix (foto PT photos)
Italia, Orlen Nations Grand Prix, Italia, Romele (foto PT photos)
Come mai questa decisione?

Sentivo che era un’opportunità che mi serviva e soprattutto perché penso che la maglia azzurra, vedendo un po’ le mie esperienze, mi ha sempre dato qualcosa in più a livello mentale e motivazionale. Sono andato senza aspettative e pienamente a disposizione della squadra. Al Giro penso di essere arrivato pronto, forse non alla prima tappa, però poi man mano che si andava avanti ho trovato la condizione perfetta.

La tappa di di Povegliano l’avevi cerchiata di rosso fin da subito o hai vissuto alla giornata?

In realtà avevo puntato alla tappa prima, la Cesano Maderno-Manerba del Garda, perché passava vicino a casa mia. Erano strade che conoscevo e mi sembravano adatte a me. Le salite erano dure, ma le abbiamo affrontate ad alta velocità regolare in gruppo e sono riuscito a stare lì. Nel finale mi sono ritrovato a lavorare per Meris e sono stato contentissimo di avergli tirato la volata aiutandolo a portare a casa un quarto posto. In più ha fatto ottavo Cretti e io decimo. La tappa del giorno dopo l’avevo guardata la sera. Non nascondo di aver pensato di non volerla fare arrivare in volata, anche perché noi non avevamo più il velocista e quindi l’ho vista come un’opportunità. 

Tre uomini in fuga: De Pretto, Alessandro Romele, Sergio Meris (photors.it)
Tre uomini in fuga: De Pretto, Alessandro Romele, Sergio Meris (photors.it)
Come hai costruito questa vittoria?

C’era una salita e poi giù in discesa e pianura fino all’arrivo. Ho colto un momento di buco a 500 metri dallo scollinamento e ci siamo trovati io, Sergio (Meris,ndr) e anche Luca (Cretti,ndr). Lì ho detto: «Ragazzi attenti, perché la Jumbo non può tenerla, visto che sono solo in due». Ho visto Sergio che mi aveva fatto un cenno come per dire: «Cosa facciamo?». Ha quindi piazzato lui il primo scatto con me ruota e poi, appena De Pretto si è messo a sua volta dietro a noi, siamo usciti. Abbiamo preso facilmente velocità e distacco nella discesa e siamo siamo riusciti a portare via la fuga decisiva.

Il finale com’è andato?

E’ andato tutto abbastanza linearmente verso l’arrivo. C’era accordo, ma nel finale giustamente De Pretto ha smesso di collaborare. 

La volata a tre è un po’ il tuo asso nella manica. Tu e Meris vi siete messi d’accordo?

Non ci siamo parlati tanto. Vedevo tanta concentrazione. Tanta voglia di arrivare perché comunque era anche un suo obiettivo quello di fare un bel risultato al Giro. Io mi sentivo bene e sicuro. Come avevo dimostrato anche al Liberazione, nelle volate ristrette mi trovo molto a mio agio.

L’altra volata ristretta vinta da Romele alla Coppa Zappi (foto Stefano Ballandi)
L’altra volata ristretta vinta da Romele alla Coppa Zappi (foto Stefano Ballandi)
Infatti la volata l’hai vinta proprio bene…

Conta effettivamente anche essere veloce, però alla fine se uno è veloce, ma arriva stanco dopo 120 chilometri di fuga, c’è poco da fare. Io stavo bene e ho sfruttato tutte le mie caratteristiche.

E a livello emotivo invece, come è stato per te vincere una tappa al Giro Next Gen?

Era il mio primo Giro. L’emozione più forte della mia, diciamo, piccola carriera. Ed è sicuramente senza dubbio la gara con il livello generale del gruppo più alto. C’erano tutti i giovani più forti. Sono veramente contento. Ripaga dei tanti sacrifici e tutto quello che abbiamo fatto quest’anno per alzare l’asticella.

Adesso obiettivo italiano poi riposo?

E’ da inizio anno che andiamo a tutta. Ho fatto tanti giorni di gara nonostante qualche stop, dovuto a qualche momento di malattia. Da lunedì vediamo di fare un po’ il punto della situazione e organizzare il finale della stagione e perché no, magari riuscire a guadagnarsi un posto con la nazionale per gli appuntamenti più importanti. Sarebbe veramente bello.

Il Giro Next Gen di De Pretto: fatica e tanta esperienza

21.06.2023
5 min
Salva

La strada che porterà Davide De Pretto ai campionati italiani under 23 è scandita dalle fatiche accumulate al Giro Next Gen. Il corridore della Zalf Euromobil Desirée Fior è sempre stato di poche parole, ma la corsa rosa per under 23 gli ha sciolto la lingua. Lui, atleta di una continental italiana, da tempo nel gruppo azzurro di Amadori, ha corso sempre con i primi. Ragazzi della sua stessa età che tuttavia hanno alle spalle un calendario di gran lunga differente

Sul traguardo di Povegliano De Pretto è stato anticipato da Romele, terzo Meris (foto LaPresse)
Sul traguardo di Povegliano De Pretto è stato anticipato da Romele, terzo Meris (foto LaPresse)

La maglia ciclamino

De Pretto ha vinto la classifica a punti (immagine photors.it in apertura), portata a casa con certezza solamente sulle rive della città di Trieste, con un settimo posto. Cinque top 10 in otto tappe, è mancata la vittoria, ma la costanza del ragazzo di Thiene è stata premiata. Così il 21enne è tornato a casa con una maglia diversa da quella con la quale era partito: quella ciclamino. 

«Il principale obiettivo del Giro Next Gen – racconta da casa – era vincere una tappa. Mi è sfuggita per un pelo, proprio a Povegliano sono arrivato secondo alle spalle di Romele. Quel giorno ho conquistato la maglia ciclamino e l’ho portata fino a Trieste. Non senza fatica, visto che la fuga di Cretti all’ultima tappa l’ha messa in pericolo. Dovevo finire in top ten e ci sono riuscito».

Il secondo posto gli ha portato la maglia ciclamino, difesa poi fino a Trieste (photors.it)
Il secondo posto gli ha portato la maglia ciclamino, difesa poi fino a Trieste (photors.it)

Buone premesse

Due piazzamenti sul podio, ma mai sul gradino più alto: il rammarico c’è, però De Pretto si è confrontato con i migliori al mondo. Non è un atleta da corse a tappe ed i suoi piazzamenti lo hanno messo comunque in buona luce. 

«Arrivavo dalla vittoria del De Gasperi – riprende – quindi mi sentivo bene ed ero fiducioso riguardo le mie qualità. Non aver corso con la nazionale in Polonia mi ha tolto qualcosa, questo Giro Next Gen è stata la prima corsa a tappe della mia stagione. Però una volta in strada sono andato subito forte. Il terzo posto di Cherasco, sul quel traguardo che tirava all’insù, si sposava bene con le mie caratteristiche». 

Proprio in mixed zone ad Agliè, un addetto ai lavori aveva fatto notare a Busatto che la tappa di Cherasco si avvicinava al finale della Liegi U23. Corsa vinta dal portacolori della Circus-ReUz, nella quale De Pretto è arrivato terzo, piazzamento replicato anche sul traguardo piemontese. 

Sulle strade di casa si è trovato ancora una volta in inferiorità numerica, proprio come al Belvedere (photors.it)
Sulle strade di casa si è trovato ancora una volta in inferiorità numerica, proprio come al Belvedere (photors.it)

Il rammarico di casa

Ma è a Povegliano che De Pretto ha quasi messo le mani sulla vittoria di tappa. Ancora una volta è stato ingabbiato in una morsa a due, come successo al Belvedere. I colori questa volta erano quella della Colpack-Ballan e non quelli della Jumbo-Visma Development. 

«Ci tenevo particolarmente a quella tappa – dice con un filo di rammarico ancora incastrato in gola – sapevo che i velocisti avrebbero fatto fatica. Quelle strade le conosco bene, sono vicine a casa, sono un susseguirsi di mangia e bevi senza respiro. Siamo andati via dopo tanti tentativi, ma anche questa volta gli avversari erano in superiorità numerica e mi hanno messo nel sacco».

In aprile De Pretto si era già confrontato con Staune-Mittet (al centro), il vincitore del Giro Next Gen (photors.it)
In aprile De Pretto si era già confrontato con Staune-Mittet (al centro), il vincitore del Giro Next Gen (photors.it)

Gli stranieri

Gli stranieri hanno fatto incetta di vittorie di tappa in questo Giro Next Gen, i nostri colori si sono difesi bene. De Pretto è stato sempre uno dei più attivi, il veneto è tornato a confrontarsi con Staune-Mittet, vincitore del Giro, a mesi di distanza. Cosa ha visto di diverso in lui?

«Staune-Mittet – dice il corridore della Zalf – andava forte ad aprile nelle gare di un giorno ed è andato forte anche al Giro. In primavera, nelle corse secche, avevamo lo stesso livello più o meno. Una volta entrati in una corsa a tappe la differenza si è vista maggiormente. Durante le otto giornate non ha mai avuto cali, anzi: a Trieste ha addirittura attaccato per primo».

«Ne abbiamo parlato anche tra di noi in squadra – continua – un esempio della diversa preparazione è Segaert. Ha vinto la crono, e nelle tappe dopo, anche sullo Stelvio, non è mai andato in crisi. Alla fine ha terminato il Giro in undicesima posizione, è un segnale che se fai tante corse a tappe stai bene. Da qui in avanti ne farò altre, ma prima di giugno ero a quota zero. Nel nostro caso o si va all’estero oppure la nazionale diventa fondamentale da questo punto di vista. Proprio con Amadori andrò a correre in Francia a breve».

Grazie alla nazionale di Amadori De Pretto ha avuto modo di confrontarsi con i migliori corridori U23 al mondo
Grazie alla nazionale di Amadori De Pretto ha avuto modo di confrontarsi con i migliori corridori U23 al mondo

Bilancio positivo

Tutto sommato De Pretto porta a casa un bilancio positivo alla sua seconda partecipazione al Giro dedicato agli under 23. 

«Pensavo di andare peggio (ammette, ndr). Rispetto al 2022 sono migliorato tanto, nel recupero e nella gestione della fatica. Il giorno più difficile è stato quello del Cansiglio, dove ho provato a tenere duro su San Boldo e Nevegal. In discesa sono tornato sulla testa della corsa ma sulla salita di Malga Cate, la penultima di giornata, le gambe mi hanno abbandonato».

«La condizione c’è – conclude – sto bene, in questi giorni (lunedì e martedì, ndr) ho fatto un po’ di defaticamento. Ora inizierò a fare qualche lavoro in vista degli italiani, qualcosa per rimettere in moto la gamba. Il percorso è cambiato e mi si addice molto, ci proverò».

Tanto made in Italy nella Drali Ametista della Sias-Rime

20.06.2023
4 min
Salva

MORBEGNO – La mattina della tappa più impegnativa di questo Giro Next Gen abbiamo avuto modo di curiosare tra le bici dei team. Ci siamo soffermati su quelle della Sias Rime: gli atleti della squadra bresciana utilizzano infatti bici Drali. Una livrea semplice ed accattivante ed un design votato all’aerodinamica. Senza, tuttavia, trascurare la prestazione anche quando la strada sale. Il telaio, fasciato, è realizzato utilizzando il carbonio HM-M45J. Il peso è comunque moderato: la bilancia si ferma infatti a 960 grammi.

Dennis Lock, corridore danese classe 2001 della Sias Rime, in azione sulla Drali Ametista
Dennis Lock, corridore danese classe 2001 della Sias Rime, in azione sulla Drali Ametista

Le geometrie

Per entrare ancor di più nell’ambito tecnico abbiamo deciso di parlare della bici Drali Ametista con un corridore. A fare da guida c’è Dennis Lock, scalatore danese al suo primo anno in Italia. Le misure del telaio sono votate alla competizione, ma non estreme: la taglia 53 prevede un reach di 381 millimetri ed uno stack di 535 millimetri.  

«Si tratta di una bicicletta a tutto tondo – racconta Lock – mi piacciono molto le geometrie ed il disegno. Queste caratteristiche rendono la bici molto maneggevole e molto agile nelle discese. Il trasferimento di potenza è buono, considerando che il carro posteriore è basso e ciò lo agevola molto. Il peso, nonostante la bici abbia caratteristiche aero, è contenuto, così da essere prestante anche sulle salite».

A testimonianza di quel che dice il corridore ci sono le prestazioni, il danese ha infatti terminato il Giro Next Gen in 15ª posizione. Nelle due tappe più impegnative: Stelvio e Pian del Cansiglio, è riuscito a piazzarsi sempre nella top 20. 

Pronta a partire per la tappa dello Stelvio. Il danese Lock sarà 19° a 3’31” da Staune-Mittet
Pronta a partire per la tappa dello Stelvio. Il danese Lock sarà 19° a 3’31” da Staune-Mittet

Componenti

Spesso però sono i dettagli a fare la differenza, con delle scelte tecniche, da parte di Drali, che sposano bene il carattere competitivo del team Iseo Sias Rime. Una delle parti fondamentali, ovvero il movimento centrale, è studiato per avere una maggiore scorrevolezza ed una grande reattività. Drali per fare ciò ha utilizzato il T47 inboard da 85.5 millimetri.

«Utilizzo l’Alanera di Deda – aggiunge Lock – un manubrio integrato che mi ha aiutato a trovarmi bene con le geometrie della bici. Come gruppo abbiamo lo Shimano Ultegra a 12 velocità: con 11-30 alla cassetta posteriore e 53-39 per le corone anteriori. Con una scala di rapporti così ampia si riesce ad affrontare ogni pendenza e qualsiasi salita. I freni, chiaramente, sono a disco con misure standard: 160 millimetri davanti e 140 millimetri dietro.

«Le ruote – conclude il danese – sono le Deda SL con profilo da 45 millimetri. Solo nelle cronometro utilizziamo all’anteriore lo stesso modello ma con profilo da 62 millimetri. I copertoni sono i Vittoria Next, tubeless, con doppia scelta: 26 millimetri oppure 28. Abbiamo visto insieme ai meccanici che queste misure sono le migliori per scorrevolezza. Per quanto riguarda le selle, infine, Selle Italia ci fornisce i suoi migliori prodotti, io utilizzo la SLR». 

EDITORIALE / Sullo Stelvio tutti peccatori

19.06.2023
5 min
Salva

Quello che è successo subito dopo la tappa dello Stelvio al Giro Next Gen, con 31 corridori squalificati per traino, fotografa perfettamente una serie di situazioni così emblematiche, che si potrebbe metterle in scena e ricavarne uno spettacolo teatrale.

Quarto giorno, lo Stelvio

Non era mai successo che gli under 23 arrivassero su una salita così importante, per giunta al quarto giorno. Ci fu il Fedaia come ultima tappa nel 2019, ma la Marmolada non è lo Stelvio. Eppure pochi, in sede di presentazione della corsa, si sono allarmati/interrogati sull’opportunità di piazzare un simile “moloch” a metà corsa. Nel folto gruppo degli squalificati non ci sono solo italiani , ma anche 8 stranieri di squadre blasonate. Di solito il primo arrivo in salita serve a scremare la classifica, lo Stelvio l’ha decisa.

Si capisce che se una società riceve l’incarico di organizzare la corsa a metà febbraio e abbia da gestirne contemporaneamente altre tra cui UAE Tour, Strade Bianche, Tirreno-Adriatico, Sanremo e Giro d’Italia, possa metterci mano solo nei ritagli di tempo. Se in questo quadro, trovi la Valtellina che ti… regala lo Stelvio, non ci pensi troppo e metti la firma. I tecnici di RCS Sport hanno fatto un gran lavoro in poco tempo, la politica se ne è preso molto di più per i necessari incastri. A Vegni hanno chiesto di fare il miracolo e tutto sommato c’è riuscito.

Che cosa c’è stato però dietro l’assegnazione del Giro d’Italia U23 e quello 2024 delle donne? Perché scrivere quel bando ha richiesto tempi così lunghi?

Presentazione del Giro Next Gen, con Mauro Vegni, il ministro Abodi, Cordiano Dagnoni e Paolo Bellino
Presentazione del Giro Next Gen, con Mauro Vegni, il ministro Abodi, Cordiano Dagnoni e Paolo Bellino

Le 35 squadre

Con una dichiarazione piuttosto pilatesca, il presidente Dagnoni si è scusato con RCS Sport per avergli chiesto di invitare tutti i team italiani. Perché invece non si è scusato per il calendario italiano degli U23 e la mancanza di progettualità?

Lo Stelvio è stato l’amplificatore di una situazione per niente sconosciuta. Se per Staune Mittet il Giro Next Gen era la quarta corsa a tappe di stagione, per una larga fetta dei nostri si trattava della prima: non per scarsa volontà, ma perché nel calendario U23 italiano non ci sono corse a tappe prima di giugno e si sa che i nostri all’estero non ci vanno. Mancano soldi e volontà, si può ragionare sull’ordine in cui scriverli.

Perché, avendo in mano la gestione del movimento, la FCI non interviene personalmente con le risorse tanto sbandierate (siamo curiosi di conoscere l’esborso per la produzione televisiva del Giro Donne), propiziando la nascita di un calendario migliore? Perché non prendere otto organizzatori di corse di un giorno, unirli e provare a farne gli organizzatori di una corsa a tappe?

Staune-Mittet, corridore norvegese della Jumbo Visma Development, ha conquistato lo Stelvio (foto LaPresse)
Staune-Mittet, corridore norvegese della Jumbo Visma Development, ha conquistato lo Stelvio (foto LaPresse)

Il livello degli atleti

Se non sei in grado di arrivare sullo Stelvio 37 minuti dopo il vincitore (questo il tempo massimo), forse hai sbagliato mestiere. Non è obbligatorio essere corridori, ma se hai direttori sportivi che ti fanno attaccare alla macchina, allora sei spacciato. E’ come il doping, ma senza aghi. Non è obbligatorio neppure essere direttori sportivi.

Non si può pretendere di andare al Giro d’Italia contro certe squadre, allenandosi come dieci anni fa. Non basta dire di essere andati in altura il mese prima, se da febbraio a maggio s’è fatta la caccia alle vittorie del martedì, del sabato e della domenica.

Quando la corsa era in mano a Extra Giro e inizialmente la selezione avveniva per punteggio, si capì che i nostri arrivavano a giugno svuotati di ogni energia, mentre le squadre straniere (invitate) avevano freschezza e forze superiori. Per questo si passò agli inviti.

Busatto che vince la Liegi non è un fenomeno venuto dal nulla. Il corridore, che qui non aveva mai vinto ma era stato cresciuto con lungimiranza, è andato in Belgio e ha cambiato pelle semplicemente per la diversa programmazione. Nella sua squadra questo non sarebbe mai successo e il diesse Rosola ha avuto l’onestà di ammetterlo. E poi ci lamentiamo perché i procuratori li portano via?

Negli ultimi 2,5 chilometri, qualcuno si attaccava e qualcuno faceva immagini (foto cyclingpro.net)
Negli ultimi 2,5 chilometri, qualcuno si attaccava e qualcuno faceva immagini (foto cyclingpro.net)

Guerra fra bande

Si è detto: con RCS certe furbate di attaccarsi alle macchine non si possono più fare. E’ una sciocchezza: la giuria viene inviata dall’UCI, l’organizzatore non c’entra nulla. Ma è vero che sia gli organizzatori, sia i giudici del Giro Next Gen avrebbero fatto volentieri a meno di una simile figuraccia. Come mai non c’erano auto e moto della Giuria in coda al gruppo, mentre i corridori erano attaccati come grappoli? Non esiste alcuna prova, ma la sensazione è che, avendo fiutato l’aria, i giudici siano andati davanti lasciando a quelli dietro la possibilità di arrangiarsi. Hanno pensato che si è sempre fatto e hanno sbagliato: infatti è scoppiata la guerra fra bande.

Imbufaliti per aver portato solo cinque atleti, lasciando così spazio a squadre non all’altezza, i membri di alcuni staff hanno fotografato e filmato lo spettacolo, condividendolo su varie piattaforme. Erano convinti di colpire avversari indegni, ma hanno sporcato inutilmente tutti. Tanto che poi, alla fine delle condivisioni, le immagini sono arrivate alla Giuria, che si è attivata.

Si capisce che trovare alcuni velocisti attaccati alle macchine, immaginandoli poi vincitori nel finale di Giro, possa dare ai nervi, ma la Giuria li avrebbe squalificati anche se il filmato l’avesse ricevuto con maggiore discrezione. Questo non significa che si sarebbe dovuto insabbiare la cosa, ma avrebbero dovuto e potuto gestirla meglio, senza la valanga di fango che ancora una volta è scesa sul ciclismo. Se devi denunciare un furto, lo metti sui social o vai prima dai Carabinieri?

Per il norvegese, lo Stelvio ha significato maglia rosa, difesa poi agevolmente sino a Trieste (foto LaPresse)
Per il norvegese, lo Stelvio ha significato maglia rosa, difesa poi agevolmente sino a Trieste (foto LaPresse)

La prima pietra

La morte di Gino Mader ha fatto calare il silenzio sul triste spettacolo dello Stelvio. In due giorni il ciclismo è passato dallo squallore al dolore. Pensare che un campione come lo svizzero possa essere accomunato a quei 31 squalificati del Giro Next Gen provoca fastidio. RCS Sport ha messo insieme la solita grande squadra e organizzato una bella corsa, forse con un errore di valutazione di percorso. Per decenza e a meno che non ci siano altri sviluppi, chiudiamo qui la storia, frutto di molteplici peccati. Nessuno ne è stato immune, eppure tanti si sono affrettati a lanciare la prima pietra.

Un altro Giro per la Jumbo, ma a Trieste vince Foldager

18.06.2023
4 min
Salva

TRIESTE – L’ultima tappa di un Giro fa provare sempre dei sentimenti contrastanti. Cessa il nervosismo della corsa, ci si può finalmente rilassare e lasciar andare la tensione accumulata. Al tempo stesso però, fa percepire quel senso di nostalgia verso quello che rimarrà comunque un ricordo indelebile di tutti coloro che lo hanno vissuto.

Quello di quest’anno, in particolare, è un Giro particolare: si assegna il primo Trofeo Next Gen. A metà settimana poi è arrivata la devastante notizia della morte di Gino Mader. E dopo la dedica di Jan Christen, arriva anche quella di Anders Foldager. E’ infatti il danese della Biesse-Carrera ad aggiudicarsi l’ultima tappa del Giro Next Gen, indicando il cielo, là dove ora c’è anche Gino. 

«Ho sognato questa vittoria – racconta Anders – sin dal mio secondo posto dell’anno scorso. E’ stato difficile correre dopo la terribile notizia di due giorni fa, quando abbiamo saputo di Gino Mader. Tutti ci lanciamo in discesa, fa parte del nostro lavoro, ma è una notizia difficile da accettare».

Uno sprint a due

Anche al Giro Next Gen è arrivata l’estate e l’8ª tappa si è svolta all’insegna delle alte temperature. Il gruppo è partito da Tavagnacco (Cavalicco) alla volta di Trieste, per un totale di 135 chilometri. L’altimetria non presenta grandi difficoltà ed evidenzia come gli ultimi chilometri siano in costante discesa. La fuga di giornata si compone di quattro uomini: Anders Foldager (Biesse-Carrera), Manuel Oioli (Q36.5 Continental), Luca Cretti (Colpack Ballan) e Simone Griggion (Zalf Euromobil Fior). Una proficua collaborazione e un generale disinteresse da parte del gruppo gli fa guadagnare fino a 5’10”.

Dietro però le squadre iniziano ad organizzarsi: la Trinity Racing, già forte di due vittorie a questo Giro, e la squadra di casa, il Cycling Team Friuli, si mettono in testa per aumentare l’andatura. Il vantaggio dei fuggitivi inizia a diminuire, ma quando mancano 20 chilometri all’arrivo il gruppo deve recuperare ancora oltre due minuti.

Foldager e Cretti allungano, facendo alzare bandiera bianca agli altri due compagni di fuga: dopo Prosecco, i due in testa hanno ancora un vantaggio di 50” che gli basteranno per arrivare soli al traguardo. E’ uno sprint a due quello di Trieste, vinto nettamente dal danese della Biesse-Carrera Anders Foldager.

La corazzata giallo-nera

Sarà un anno fortunato, sarà l’Italia o forse il Friuli: la Jumbo-Visma è inarrestabile e dopo il Giro d’Italia, vince anche il Giro Next Gen. Non più tardi di un mese fa, la corsa rosa ha consacrato Primoz Roglic maglia rosa sulla salita del Monte Lussari e oggi, sempre in ricordo di Enzo Cainero, Johannes Staune-Mittet vince il suo Giro

«In squadra ne abbiamo parlato per tutta la settimana – dice sorridendo il norvegese in Maglia Rosa – ma Trieste sembrava ancora lontana. E adesso eccoci qua a festeggiare».

D’obbligo l’uso del plurale, perché sul podio di Piazza Unità è salita l’intera Jumbo-Visma Devo Team come migliore squadra della corsa: «Tutti loro si sono meritati di salire sul podio accanto a me. Questa corsa non poteva finire in modo migliore».

Staune-Mittet cammina dietro il palco con un grande sorriso, che non ha negato ai tifosi che si sono avvicinati per una foto o un autografo. 

E Martinelli cresce

Al Giro Next Gen non trionfa solo Anders Foldager con il suo successo di tappa e Johannes Staune-Mittet non veste solo la Rosa. Il vincitore dell’edizione 2023 infatti è anche il leader della classifica dei GPM, guadagnata dopo la vittoria sul Passo dello Stelvio, e di quella Combinata. Alessio Martinelli è invece il miglior italiano del Giro Next Gen, mentre Alexy Faure Prost porta a casa la Maglia Bianca di miglior giovane. E’ di Davide De Pretto la maglia ciclamino.

Christen, una croce per Gino sul traguardo di Cansiglio

17.06.2023
5 min
Salva

PIAN DI CANSIGLIO – Per il Giro Next Gen sono le ultime pedalate prima della tappa finale, da Tavagnacco a Trieste. In gruppo l’atmosfera che si respira è particolare: sono molte le squadre ancora senza vittoria, le squalifiche hanno creato un certo nervosismo e la notizia della morte di Gino Mader ha scosso molti, tra staff e corridori, vicini al ciclista svizzero. La tappa parte regolarmente da Possagno, davanti allo spettacolare Tempio Canoviano. Prima del via, si osserva doverosamente un minuto di silenzio: tutto si ferma, i corridori si tolgono il casco e gli sguardi sono persi nel vuoto, ancora a chiedersi «perché?». 

Svizzero come Mader, stamattina Christen si è disegnato una croce sul braccio e l’ha portata al traguardo (foto LaPresse)
Svizzero come Mader, stamattina Christen si è disegnato una croce sul braccio e l’ha portata al traguardo (foto LaPresse)

Risposta svizzera

L’umore non è dei migliori, ma si parte comunque. La corsa procede regolarmente, ma tra coloro che ci credono e che ci provano in tutti modi c’è una persona speciale: Jan Christen. Jan non ha neppure 18 anni, è molto giovane ed è al Giro per la statunitense Hagens Berman Axeon. Nella sua carriera ha già vinto il campionato nazionale a cronometro juniores nel 2021 e nel 2022, conquistando, lo scorso anno, anche il titolo europeo nella prova in linea. E come abbiamo già raccontato, è… promesso al UAE Team Emirates per quattro anni a partire dal prossimo. Jan e Gino Mader si conoscevano, spesso si allenavano assieme: tutti e due infatti hanno sangue svizzero.

«Sono senza parole – racconta il vincitore Jan Christen – la vittoria significa molto per me. Questa notte non ho dormito molto, per via di quello che è successo ieri con Gino. Era un mio caro amico e conosco bene la sua famiglia. Forse è stato lui a darmi la forza di attaccare oggi. Questa vittoria è per lui, l’ho pensato molto durante tutta la tappa».

Maglia rosa vigile

Pronti, via e parte una fuga di dodici uomini. Il gruppo non gli concede molto spazio, finendo per riprenderli subito. Uno scatenato Gil Gelders si lancia in discesa assieme ad altri tre elementi: il loro vantaggio sale quasi fino ai tre minuti. Dietro la corsa è nervosa, il gruppo teme questi attaccanti, tanto che a prendere in mano la situazione è la maglia rosa Johannes Staune-Mittet in persona che allunga fino a raggiungere i tre fuggitivi.

E’ a quel punto che Jan Christen capisce la pericolosità dell’uomo Jumbo-Visma e parte in solitaria quando manca un chilometro al gran premio della montagna: nessuno riesce a raggiungerlo e sul Pian del Consiglio è lui il primo ad arrivare. Sulla sua gamba si vedono, tra l’altro, i segni di una caduta. Johannes Staune-Mittet, nel frattempo, arriva a 13 secondi ed è sempre più in rosa.

Staune-Mittet nel frattempo è sempre più rosa: per la Jumbo Visma, il secondo Giro dopo quello di Roglic (foto LaPresse)
Staune-Mittet nel frattempo è sempre più rosa: per la Jumbo Visma, il secondo Giro dopo quello di Roglic (foto LaPresse)

Una croce sul braccio

Sin da stamattina Jan Christen ha voluto ricordare Mader: sul braccio destro, si è disegnato con un pennarello nero una croce, proprio per Gino. Sul traguardo e durante le interviste Jan si è toccato spesso il braccio, come a voler dire: «Gino, sei qui con noi, questa vittoria è per te».

Ha alzato le dita al cielo e chissà cos’altro avrebbe voluto dirgli. Ha appoggiato la bici alle transenne a bordo strada e, ancora prima di abbracciare compagni e amici, si è lasciato andare ad un urlo liberatorio

Jan Christen è nato nel 2004 a Leuggern, dal 2024 al 2027 ha già un contratto con il UAE Team Emirates (foto LaPresse)
Jan Christen è nato nel 2004 a Leuggern, dal 2024 al 2027 ha già un contratto con il UAE Team Emirates (foto LaPresse)

Finiti tutti i convenevoli del post-tappa, mentre dal Giro di Svizzera rimbalza la notizia che anche Remco Evenepoel ha vinto e dedicato la vittoria a Mader, tra interviste, premiazioni e foto di rito, Jan prende il telefono in mano. La prima cosa che fa è postare su Instagram una storia. Poche parole: la sua foto, la sua impresa e la dedica “this is for you Gino”, “questa è per te Gino”, con un grande cuore rosso.