Da Contador a oggi, viaggio nella magia del vulcano

10.05.2022
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La prima volta fu nel 2006 alla stazione di Siracusa. Paolo Alberati e Giampaolo Caruso: procuratore e atleta. Il primo che ancora viveva in Umbria, il secondo ad Avola. Stavano progettando di andare sul Teide e intanto in lontananza l’Etna imbiancato riempiva l’orizzonte.

Alberati ricorda di averlo chiesto per pura curiosità. Quanto è alto? Tremila, rispose Caruso. Ci sarà un albergo in cima? Questo Caruso non lo sapeva. Per cui qualche giorno dopo andò in cima con la compagna di allora e scoprì che c’erano due alberghi. Fu così che prima a marzo e poi a giugno, l’allora corridore della Liberty Seguros salì sul vulcano siciliano per la preparazione in altura.

Tornanti nella lava, questo è l’Etna già dai primi chilometri…
Tornanti nella lava, questo è l’Etna già dai primi chilometri…

Il Parco Ciclistico dell’Etna

Alberati è stato corridore. E se anche non lo fa più di mestiere, non ha mai spesso di esserlo. In uno di quei viaggi in avanscoperta, lasciò il biglietto da visita a una ragazza che lavorava nel Rifugio Sapienza e di lì a due anni la sposò. Poi nel 2011 comprò casa a Pedara e oggi vive fra Catania e il continente, con il suo lavoro di allenatore e procuratore accanto a Maurizio Fondriest.

Non potevamo che partire da lui per raccontare la fortuna dell’Etna, che negli ultimi anni è diventato il riferimento di corridori e cicloturisti e proprio oggi è il teatro della quarta tappa del Giro d’Italia. Prima l’amatore medio catanese puntava verso il mare, arrivare in cima era un’impresa per pochi. E’ una salita dove fa freddo. Finché un giorno a Nicolosi nacque l’Associazione Pedale nel Cuore, che regalava una borraccia a chiunque fosse arrivato in bici al Rifugio Sapienza e qualcuno cominciò a salire. Poi nacque il Brevetto “Parco ciclistico dell’Etna”. E soprattutto è nato il Parco Ciclistico dell’Etna, che nel rifugio in cima ha fissato la sede.

Alberati assieme a Simone Ravanelli, scalando il vulcano
Alberati assieme a Simone Ravanelli, scalando il vulcano

«Sembra brutto dirlo – racconta Alberati – ma la pandemia sotto questo punto di vista è stata una manna. Approfittando del tesserino da giornalista, mappai i sei versanti dell’Etna e rendemmo possibile la scalata su piattaforma virtuale. Finché nell’estate del 2020 arrivammo al picco di 68 persone arrivate in cima in un solo giorno. E nel frattempo è saltato fuori il settimo versante, dedicato a Marco Pantani con il consenso di mamma Tonina…».

La svolta ci fu col Giro nel 2011?

Bisogna dire grazie a Paolo Tiralongo. Fu lui ad andare dal sindaco di Nicolosi, convincendolo perché si rivolgesse a Mauro Vegni. Paolo non correva ancora con Contador, ma quella prima volta fu Alberto a vincere. Da allora si accesero i riflettori. E gli stessi versanti dedicati ai singoli campioni si devono al Giro. Contador. Dumoulin. Coppi e Bartali. Michele Scarponi e #salvaciclisti. Vincenzo Nibali. Marco Pantani…

Ogni versante ha la sua stele.

E vicino alla stele c’è la fontana per prendere acqua. Abbiamo potuto mettere i cartelli per sensibilizzare sulla presenza dei ciclisti. Abbiamo avuto tutte le autorizzazioni ma non i soldi, così abbiamo fatto ricorso a sponsor privati. Il Rifugio Sapienza è diventato la sede del Parco Ciclistico e il proprietario mi dice che nelle stagioni buone, ci sono 100 ciclisti al giorno che arrivano lassù. Ma c’è anche l’Hotel Corsaro, che però non è aperto tutto l’anno, in cui va Pozzovivo e in cui andavano Michele Scarponi e la Lampre, perché li portava su Orlando Maini.

La presenza dei pro’ fa da richiamo?

Il Parco Ciclistico dell’Etna parte dai paesini etnei. Le strade sono state riasfaltate, sembra un’enclave a parte. E lentamente questo sistema è diventato un segmento importante per l’economia turistica. I corridori portano visibilità sui social e il cicloturista chiede di andare ad allenarsi dove fino a pochi giorni prima pedalava Damiano Caruso.

Perché è bello allenarsi lassù?

Il vantaggio del vulcano è che non serve adattamento prima e neanche dopo. Me lo dice ogni volta proprio Damiano. A Livigno fai tutto in altura, perciò ti serve stare su qualche giorno prima per abituarti alla quota e poi serve del tempo quando scendi, anche perché in pianura trovi anche temperature più elevate. Sull’Etna e sui vulcani in genere, dormi in alto, ma ti alleni in basso. Alcuni per ottenere gli stessi vantaggi vanno in Spagna e dormono nella camera iperbarica. Di recente è venuto Demare. I velocisti non vanno quasi mai in altura, perché i lavori di forza non vengono bene se c’è carenza di ossigeno. Qui ha potuto lavorare bene. E poi c’è un’altra cosa…

Nel 2011, Scarponi andò sull’Etna per allenarsi assieme a Petacchi
Nel 2011, Scarponi andò sull’Etna per allenarsi assieme a Petacchi
Quale?

Sul Teide sei fuori dal mondo, qui sei a Catania, hai una città facile da raggiungere. Quindi chi viene torna sempre. I pro’ si vedono soprattutto a febbraio e marzo, quando non puoi andare sulle Alpi. E anche ad agosto, perché se anche sotto è molto caldo, sopra ci sono 25 gradi.

Nel frattempo il Rifugio Sapienza è stato ristrutturato…

Nel 2013 morì il vecchio proprietario e la famiglia ha ceduto l’attività a Salvatore Caruso e Domenico Moschetto, due ragazzi in gamba e perbene.

I cartelli che invitano a rispettare i ciclisti sono stati pagati con contributi privati
I cartelli che invitano a rispettare i ciclisti sono stati pagati con contributi privati
C’è attesa per l’arrivo del Giro?

Tanta. Non come in Toscana, ma tanta. Si dice che il ciclismo muoia sotto Napoli, ma in Sicilia rifiorisce. Una volta Alfredo Martini, durante una delle nostre chiacchierate, mi disse che avrei potuto fare tanto per i ragazzi siciliani. Mi raccontava anche di una tappa che dall’Etna arrivava a Caltagirone. Partenza in discesa e lui andò in fuga. Quelle sue parole mi suonano nelle orecchie e forse anche per questo mi sono buttato tanto nel Parco Ciclistico. Su quattro steli alla partenza dei versanti c’è il nome della mia società. In un modo o nell’altro, anche questo è un modo per essere utile, come disse Martini.

Al Giro si riparte, parola a Radioinformazioni…

10.05.2022
5 min
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Potrebbe sembrare strano, nell’era della massima tecnologia, della digitalizzazione, dei social che trasmettono tutto (anche gli eventi più luttuosi e nefasti) in tempo reale, che un servizio vecchio di quasi 50 anni sia ancora così basilare per il Giro d’Italia. Eppure Radioinformazioni è ancora lì, puntuale, ascoltato da ogni addetto ai lavori. E questo vale non solo per la corsa rosa, ma per ogni evento federale. Certamente nel corso del tempo il servizio si è aggiornato, ha sfruttato le possibilità messe a disposizione dal progresso. A ben vedere però gran parte è rimasta come prima, a cominciare dalla passione.

Radioinformazioni gruppo
Il gruppo radioinfo in corsa: da destra Virgilio Rossi, Daniele Reggiori, Gianni Seghetti, Federico Roganti
Radioinformazioni gruppo
Il gruppo radioinfo in corsa: da destra Virgilio Rossi, Daniele Reggiori, Gianni Seghetti, Federico Roganti

Un servizio presente da 47 anni

Virgilio Rossi è al suo 30° Giro d’Italia, ma conosce bene la storia di Radioinformazioni e la descrive quasi con amore, ricordando quando nel 1975 il servizio venne introdotto al Giro grazie ai radioamatori milanesi che convinsero lo storico organizzatore Torriani a utilizzarli: «Già allora c’era il professor Enrico Fagnani, che poi non ha saltato un’edizione. Iniziò da liceale, ora è un affermato audiologo. Dopo la fondazione del gruppo, su iniziativa dello stesso Torriani, il servizio si è andato progressivamente attrezzando. Nel corso degli anni ci sono stati passaggi importanti, come nel ’79 quando il servizio venne inserito fra quelli ufficiali Fci, al pari di giudici e commissari di gara».

Il servizio di Radioinformazioni col passare degli anni è stato più volte “rimpallato” fra Federazione e Lega. Chiaramente col passare degli anni il servizio si è evoluto, soprattutto grazie prima all’avvento della Rete e poi dei sempre più sofisticati telefonini: «Questo progresso è andato di pari passo con l’affermazione del servizio che ha iniziato a essere utilizzato anche all’estero, nelle prove organizzate da italiani, ad esempio ricordo che dal 2013 lavoriamo al Giro di Polonia, dal 2014 al Dubai Tour ora diventato Uae Tour e anche questo nell’orbita WorldTour».

Radioinformazioni strumenti
La sofisticata apparecchiatura in auto, con Rossi collegato con più postazioni
Radioinformazioni strumenti
La sofisticata apparecchiatura in auto, con Rossi collegato con più postazioni

Le nuove tecnologie

L’utilizzo delle nuove tecnologie ha permesso anche di offrire un prodotto sempre più qualificato a fronte di un impiego di personale che non si è poi così allargato nel tempo: «Al Giro abbiamo due vetture e due moto, un paio di addetti al ponte radio, un altro paio che si alternano al traguardo. Quando siamo sulle Dolomiti si rende necessario un secondo ponte terrestre, quindi le persone aumentano, ma siamo sempre nell’ordine della decina, poco più poco meno».

E per quanto riguarda i mezzi? «Il conto è presto fatto: una vettura e due moto in gara, due vetture al traguardo e una o due auto per il ponte. Molti ci chiedono se abbiamo al seguito anche un mezzo di trasporto di tutta la strumentazione, un caravan o che dir si voglia, ma non è necessario, perché ormai si tratta di una strumentazione molto sofisticata ma anche contenuta nel volume, quindi possiamo portarla con i mezzi al seguito. Anche se parliamo sempre di moltissimi pezzi, nell’ordine di qualche centinaio. D’altronde dobbiamo distribuire informazioni da 8 fonti: due dalle moto, una in testa e l’altra in coda, poi il canale direzione, quello commissari, il “ponte”, l’arrivo, il servizio medico e uno di supporto per il resto».

Radioinformazioni ponte
La vettura ponte, fondamentale per tenere i collegamenti. Sulle Dolomiti ce n’è una in più
Radioinformazioni ponte
La vettura ponte, fondamentale per tenere i collegamenti. Sulle Dolomiti ce n’è una in più

Una settimana al montaggio

Il montaggio però di tutta quest’apparecchiatura, le prove, le verifiche richiedono tempo. Gianni Seghetti si è trasferito a Budapest quasi una settimana prima, per preparare il tutto. Romano (Rossi è imolese) è al suo 38° Giro e “da tempo immemore” guida l’auto di Radioinformazioni dove Rossi fa lo speaker (insieme a Isabella Negri, che rilancia le informazioni in inglese e francese per poi presenziare alle conferenze stampa sempre nelle vesti di interprete): «Sono un po’ il veterano del gruppo, chiaramente quando il Giro parte dall’estero ci sono molte più verifiche da fare. Noi in questo caso abbiamo portato solo il materiale radio. Per il resto (vetture, moto e quant’altro) abbiamo utilizzato materiale del posto. Tutte le nostre abituali strutture nel frattempo sono state portate in Sicilia. Altrimenti avremmo dovuto utilizzare un aereo cargo per portare il tutto…».

Seghetti può testimoniare di come il lavoro sia cambiato nel corso degli anni: «Enormemente, adesso per molti versi è più semplice. Abbiamo strumenti molto più performanti, oltretutto siamo sempre in contatto fra noi grazie ai cellulari. E’ tutto più facile e ci permette di essere sempre più precisi e utili. Quel che non è assolutamente cambiata è la passione che ci mettiamo e anche l’ambiente, rimasto genuino come alle origini».

Il lavoro di Radioinformazioni non scatta con la partenza: «Noi dobbiamo essere sul posto almeno un paio d’ore prima – riprende Rossi – sia per testare tutta l’attrezzatura, sia per dare le informazioni a chi man mano arriva. Poi si resta anche nel dopo tappa, fino alle premiazioni per poi mettere tutto a posto e iniziare il viaggio verso l’albergo. Staremo in giro minimo 12 ore al giorno, ma spesso sforiamo alla grande…».

Radioinformazioni Negri
Isabella Negri, preziosa per dare le informazioni in francese e inglese ai vari team WorldTour
Radioinformazioni Negri
Isabella Negri, preziosa per dare le informazioni in francese e inglese ai vari team WorldTour

I ricordi di una vita

In così tante edizioni, i ricordi si assommano nella mente: «Sono talmente tanti che è difficile fare una cernita. Ricordo bene ad esempio la tappa interrotta sul Colle dell’Agnello per una valanga, c’era lo svizzero Richard in fuga, quello che aveva vinto il titolo olimpico. Poi non posso dimenticare l’incidente di Weylandt, quel giorno ha segnato la vita di tutti quelli che c’erano”.

«Io vorrei invece riportare alla mente degli appassionati l’epica tappa del Gavia sotto la neve – interviene Seghetti – quella vinta dall’americano Hampsten perché per noi che c’eravamo sembrava una situazione surreale, persa nel tempo, come se fosse stato davvero uno scherzo temporale che ci aveva d’improvviso riportato al ciclismo dei suoi primordi».

In così tante edizioni, spesso ci si è ritrovati a girare l’Europa, vista la scelta di partire dall’estero: «Il Giro ci ha dato anche questa possibilità, abbiamo potuto conoscere angoli che forse non avremmo altrimenti mai visto – sottolinea Rossi – Il posto più bello? Per me Belfast, quella è stata una vera avventura in una città che aveva davvero tanto da dire».

Dietro le quinte dell’Assistenza Tecnica Shimano al Giro 2022

09.05.2022
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Il Giro d’Italia ha preso il via, un momento che i corridori, i tecnici e gli operatori del settore, ma anche gli appassionati aspettano da un anno con l’altro. Ma una corsa a tappe è anche un grande circo che si muove, non semplice da gestire e con tante forze in campo, soprattutto se si parte dall’Ungheria e dopo quattro giorni si rientra dalla Sicilia. Organizzazione, programmazione e le variabili che inevitabilmente entrano in gioco, qualcuna prevedibile, qualcun’altra che si presenta all’improvviso. Siamo andati da Massimo Rava, team leader del Servizio Shimano e gli abbiamo chiesto come viene gestito il lavoro al Giro 2022.

Massimo Rava all’opera con i suoi ragazzi (foto 6stili)
Massimo Rava all’opera con i suoi ragazzi (foto 6stili)
La partenza dall’Ungheria ha complicato la gestione del servizio neutrale di Shimano per questa edizione del Giro 2022?

Effettuare il Servizio di Assistenza Tecnica Neutrale è complicato in situazioni normali e durante una corsa come il Giro d’Italia tutto viene amplificato. Il servizio che Shimano dà alle corse è solo l’ultimo tassello di un processo organizzativo lungo, complicato e che è attivo tutto l’anno. La partenza dislocata all’estero aumenta ulteriormente le variabili in gioco e tutto quello che concerne gli aspetti organizzativi.

Le ammiraglie Shimano, come l’ammiraglia di un team (foto 6stili)
Le ammiraglie Shimano, come l’ammiraglia di un team (foto 6stili)
Viene coinvolta anche un’altra sede di Shimano, oppure rimane tutto in carico alla filiale italiana che collabora con RCS?

Tutto viene gestito dal Team Italiano. Siamo ben preparati e strutturati ad affrontare lunghe trasferte, anche all’estero e in paesi dove la logistica è molto più che una variabile. Inoltre un fattore non secondario è la sicurezza e siamo formati anche sotto quel punto di vista. Le corse RCS e di conseguenza il Neutral Support di Shimano, arrivano anche nella penisola araba. E poi è bene ricordare che il debutto di Shimano e del suo Servizio di Assistenza Tecnica Neutrale è avvenuto con la partenza del Giro d’Italia a Gerusalemme. Era il 2018 ed è stato un banco di prova tanto affascinante, quanto impegnativo.

Nel giorno di riposo si controllano tutti i materiali (foto 6stili)
Nel giorno di riposo si controllano tutti i materiali (foto 6stili)
Come è stata gestita la trasferta da e per l’Ungheria, di uomini, materiali e mezzi, considerando che si ripartirà dalla Sicilia?

Il servizio deve essere il medesimo, con standard di qualità e di efficienza molto elevati. Per noi l’Ungheria è come se fosse l’Italia. Per minimizzare le variabili e le difficoltà è stato previsto il doppio materiale e molto più personale, rispetto ai normali standard. Un furgone di appoggio con le biciclette, altro materiale di ricambio e due operatori è partito alla volta di Budapest il 2 maggio. Il suo rientro a Milano è stato previsto dopo il ritorno della corsa rosa in Italia. Per le tappe ungheresi sono state allestite 3 ammiraglie, auto che abbiamo trovato in Ungheria, complete e pronte all’uso. A queste si aggiunto le 5 ammiraglie italiane, le troveremo direttamente in Sicilia. Di queste, 3 sono da considerare immediatamente operative, 1 è la scorta e 1 è dedicata al Giro-E.

Alla fine di ogni tappa si controllano le bici (foto 6stili)
Alla fine di ogni tappa si controllano le bici (foto 6stili)
In totale quanti mezzi e quante persone saranno impegnati durante Il Giro d’Italia 2022?

Otto auto e tre furgoni, ai quali si aggiunge una moto. Una ventina di persone circa, tra drivers, meccanici e fotografi, oltre al personale dedicato alle varie activation ed iniziative che abbiamo durante il Giro.

Durante le tre settimane di Giro, c’è un ricambio dello staff, oppure il personale rimane quello per tutta la durata della corsa?

Prima di tutto è necessario considerare che per noi il Giro d’Italia è lungo 26/28 giorni, quindi non solo le tre settimane di corsa versa e propria, un lasso di tempo davvero ampio. E’ inevitabile che ci sia un ricambio di personale.

Si preparano anche le ruote di scorta, dentro e sopra la macchina (foto 6stili)
Si preparano anche le ruote di scorta, dentro e sopra la macchina (foto 6stili)
Quando avete iniziato a pianificare la logistica del Giro 2022? 

Abbiamo cominciato a pianificare a febbraio, significa che abbiamo messo nero su bianco le linee guida. Questo vuol dire che molte delle idee di azione erano già state discusse in precedenza. Come dicevo poco fa è necessario valutare tutte le problematiche possibili, affrontarle di petto e creare dei piani d’azione. Dobbiamo essere pronti a tutte le evenienze e partire con largo anticipo è fondamentale. Citando un altro esempio, prendo quello delle ammiraglie in Sicilia. Le auto sono sull’isola dal Giro di Sicilia. Questo significa che la breve corsa a tappe è stata un trampolino di lancio anche per noi. Nulla è lasciato al caso e la pianificazione è fondamentale.

C’è anche una moto in appoggio (foto @shimano)
C’è anche una moto in appoggio (foto @shimano)
Quale potrebbe essere la variabile più complicata da gestire?

Il problema maggiore, quando vengono coinvolte molte persone, è proprio la possibilità di doversi confrontare con eventuali defezione e possono capitare anche all’ultimo minuto. Per questo motivo teniamo sempre due persone che non definirei riserve ma risorse già con la valigia pronta. In seconda battuta i problemi legati ai mezzi meccanici, poco prevedibili, ma sappiamo che si verificano.

Al seguito della fuga alla Strade Bianche (foto 6stili)
Al seguito della fuga alla Strade Bianche (foto 6stili)
Quando vengono effettuati degli interventi, viene compilato  una sorta di brogliaccio e/o diario di bordo?

Ogni intervento viene segnato e c’è una sorta di memoria con tutti i dettagli, quale corridore e di quale team. Eventuali feedback, valutazioni e una disamina dell’intervento effettuato. Tutti i dati sono trasmessi alla sede italiana di Shimano e di conseguenza anche al quartier generale europeo.

La maglia rosa di De Marchi nel 2021 (foto 6stili)
La maglia rosa di De Marchi nel 2021 (foto 6stili)
Al termine del Giro, viene fatto un inventario?

Assolutamente sì e non solo per tenere una traccia fisica del materiale. Tutte le parti devono essere sempre al top dell’efficienza, pulite e pronte per la prossima gara.

EDITORIALE / Il ritorno di Gilbert e il mantello del santo

09.05.2022
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Philippe Gilbert compirà 40 anni il 5 luglio e ieri, dopo due anni e mezzo senza risultati (l’ultima volta risaliva alla Vuelta del 2019), è tornato alla vittoria. Occasione è stata la Quattro Giorni di Dunkerque, in cui il vallone della Lotto Soudal ha conquistato giovedì la tappa di Mont Saint Eloi, una sorta di piccola Liegi, e ieri la classifica finale.

«Mi rende davvero felice – ha detto Gilbert, in apertura nell’immagine Photo News – ho passato due anni difficili con molti problemi e tempi duri (la doppia frattura del ginocchio non è stata facile da recuperare, ndr). Ma voglio chiudere la mia carriera ai massimi livelli.  Non ho mai dimenticato cosa si deve fare per essere al top. Le Classiche sono state difficili per me, perché per motivi di salute non ho mai potuto allenarmi come previsto. Questa volta, con il tempo migliore e in una gara più breve, sono riuscito ad ottenere la vittoria. Grazie anche alla squadra, che è stata grande. Perciò, prima mi sposo, a fine mese. Poi per le gare successive sono molto ambizioso. Voglio vincere ancora un po’».

Due fratture al ginocchio per Gilbert. La prima nel 2018 al Tour (qui sopra), la seconda nel 2020 e sempre al Tour
Due fratture al ginocchio per Gilbert. La prima nel 2018 al Tour (qui sopra), la seconda nel 2020 e sempre al Tour

Abbondanza belga

Sarà che in Belgio hanno Van Aert ed Evenepoel (oltre a un’altra manciata di ottimi corridori), quando alla vigilia della Liegi ci trovammo con Gilbert a parlare della sua ultima Doyenne, la sensazione fu di trovarsi davanti a un grande campione cui nessuno si sarebbe sognato di chiedere più di quel che poteva dare. Una leggenda. Uno da ringraziare. Uno davanti al quale, al pari di Valverde, al via della Liegi i giovani corridori facevano quasi l’inchino. E nei commenti dei tifosi sui social, la gratitudine per le grandi emozioni prevaleva palesemente sull’invidia. Segno di equilibrio e rispetto.

Come in Spagna, dove pur dovendo attendere perché sboccino Ayuso e Rodriguez, nessuno si sogna di mandare a processo Valverde perché non ha vinto la Liegi. E intanto Alejandro va avanti leggero a correre con l’animo libero, nel segno del suo consiglio preferito: disfrutar bicicleta, goditi la bicicletta.

Valverde secondo alla Freccia Vallone: al via era calmo, come chi non ha niente da perdere
Valverde secondo alla Freccia Vallone: al via era calmo, come chi non ha niente da perdere

La scelta di Nibali

Al via di una tappa della Settimana Coppi e Bartali, in un mattino un po’ pigro e finalmente tiepido a Riccione, ci siamo ritrovati a parlare con Vincenzo Nibali.

Simone Carpanini gli aveva appena fatto una breve intervista (trovate ancora il video sulla nostra pagina Facebook) e così parlando con lui del più e del meno, c’è scappata la tipica frase di quando non ci si vuole svegliare da un bel sogno.

«Non so se sia davvero il tuo ultimo anno, ma per come stai e la sensazione che ancora in bici ti diverta, potresti anche valutare di non appenderla al chiodo».

Nibali è stato zitto. Si è fatto serio. E poi ha risposto.

«Hai ragione – ha detto – a volte ci penso anche io e forse lo valuterei. Il guaio è che non posso viverla come vorrei, perché ogni volta viene fuori che devo vincere il Giro e ogni volta mi mettete addosso delle pressioni che di anno in anno sono più difficili da sopportare».

Al via da Budapest, abbiamo visto un Nibali super rilassato, che nella crono però ha lasciato il segno
Al via da Budapest, abbiamo visto un Nibali super rilassato, che nella crono però ha lasciato il segno

Il vuoto alle spalle

Ha ragione. Magari qualche pressione il campione se la mette anche da sé, ma nell’Italia che non ha Van Aert ed Evenepoel, che ha una manciata di ottimi corridori disseminati in squadre straniere e non ha una grande squadra un cui farli crescere, attaccarsi al mantello del santo è la cosa che sappiamo fare meglio. Con grandi attese, grandi titoli, poco equilibrio e a tratti anche poco rispetto. Lasciamo stare poi la gratitudine

Eppure, quando lo speaker della Liegi s’è messo ad annunciarlo in francese, non sono bastate le dita di due mani per tenere il conto del palmares. Nel suo francese plateale, lo speaker è partito dai due Giri d’Italia. Poi ci ha messo il Tour de France. Ha aggiunto la Vuelta. E poi ha calato in un ritmare da deejay consumato i due Lombardia, i due campionati italiani. E alla fine, da attore consumato, ha piazzato sul tavolo anche la Sanremo. Con quale coraggio si punta il dito?

Cassani annuncerà la nascita di una squadra WorldTour? Tanti la attendono con grande speranza
Cassani annuncerà la nascita di una squadra WorldTour? Tanti la attendono con grande speranza

La formula sbagliata

Come già scritto in più occasioni, è la formula italiana che non funziona. I talenti nascono e, al pari dei cervelli, sono costretti ad andarsene. Non ci sono alternative. E chi potrebbe effettivamente offrirne soffre della già citata bulimia. Mangiano e buttano via.

Perciò, dopo aver visto vincere Gilbert e in attesa che Nibali trovi il modo di fare brillare la sua classe, ci chiediamo se la Federazione abbia effettivamente le capacità per bloccare la deriva e se davvero Cassani sia sul punto di annunciare la sua squadra. Mentre la Eolo-Kometa cresce in modo convincente, la Drone Hopper-Androni recita il solito copione affidabile e la Bardiani-Csf macina da qualche anno corridori come noccioline, non avendo altro ci aggrappiamo anche noi al mantello del santo. Quello dello Squalo. E quello di San Davide da Solarolo, messo via con troppa fretta, nonostante il buono che ha realizzato e che avrebbe ancora potuto realizzare.

Viviani fuori per scelta tecnica. Tosatto mette le cose in chiaro

09.05.2022
4 min
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Ieri al Giro d’Italia è andata in scena la prima volata. E tra i protagonisti di questo serrato sprint non c’era Elia Viviani. Il campione veronese infatti non è stato schierato nella corsa rosa dalla sua squadra.

Discorso di cui è parlato spesso in questo primo scorcio di Giro. Il ritorno alla Ineos-Grenadiers doveva siglare il grande rilancio di Viviani dopo due stagioni non superbe alla Cofidis. Non superbe su strada, visto che in pista aveva vinto il mondiale nell’eliminazione.

In ogni caso, abbiamo cercato di fare chiarezza una volta per tutte con Matteo Tosatto, diesse della corazzata di “Sua Maestà”.

Elia Viviani alla Gand. La sua ultima corsa era stata il Circuit Cycliste Sarthe ad inizio aprile
Elia Viviani alla Gand. La sua ultima corsa era stata il Circuit Cycliste Sarthe ad inizio aprile
Matteo, riprendiamo il discorso fatto al Tour of the Alps. Ci avevi detto: «Porteremo una squadra votata per Carapaz». Sei stato di parola e infatti non c’è Viviani…

Una squadra votata tutta per Richard, per cercare di vincere questo Giro. Dispiace per Viviani. Elia è stato nella lista del Giro fino all’ultima ora. Era inserito come prima riserva e alla fine abbiamo deciso così. Massimo supporto per Richard Carapaz. Di sicuro, Elia avrà modo di rifarsi, ma adesso siamo concentrati per il Giro.

Ma Viviani stava bene? Si era preparato per il Giro?

Lui si è preparato, come sempre. Elia è un grande professionista. Si era allenato e in caso di chiamata sarebbe stato pronto. Si sta allenando per il Giro di Ungheria (11-15 maggio, ndr). Come ho detto, dispiace a lui e dispiace a noi che non sia qua. Dispiace come uomo, perché è una persona speciale, un leader, ma abbiamo pensato ad una squadra più per la montagna. 

Pertanto Viviani era preparato a questo scenario, non è stato un fulmine a ciel sereno?

Sapeva che non era certo di un posto. Sapeva che poteva entrare, come no. E questa news non gli è piovuta addosso a cinque giorni dal Giro, per dire… Abbiamo parlato insieme e abbiamo deciso insieme.

Una Ineos-Grenadiers progettata per la salita senza “distrazioni” per le volate
Una Ineos-Grenadiers progettata per la salita senza “distrazioni” per le volate
E per te ha capito?

Ma certo. E’ un grande professionista. E già pensa ad altri obiettivi.

Chi è stato l’uomo che ha preso il suo posto?

Non c’è un uomo specifico che ha preso il suo posto. E’ stato fatto un certo tipo di squadra. Abbiamo lasciato fuori anche altri ragazzi che andavano forte. E per di più che andavano forte in salita, come Dunbar per esempio. Le nostre scelte sono state fatte in base soprattutto a questi parametri. Non è che “uno” ha preso il posto di “un altro”. Anche Tao Geoghegan Hart doveva esserci per esempio, ma non stava molto bene e quindi non è qui al Giro. Ed è stato il lizza fino all’ultimo pure lui. 

Insomma è stata una scelta tecnico-tattica: la miglior formazione che potevate schierare per correre in un certo modo?

La formazione migliore che potevamo. Abbiamo scelto un bel gruppo. Un gruppo unito, con corridori forti in pianura e nel misto e in salita, integrati con quelli più in forma attualmente. Speriamo di aver fatto la scelta giusta! Noi siamo pronti.

Tosatto aggiunge che poi Carapaz sta bene. Che nei giorni che precedevano il via, rispetto ad altri che avevano provato il finale della prima tappa e la crono loro se ne erano stati tranquilli. Solo lui aveva fatto un sopralluogo in macchina. Aveva preferito lasciare i suoi ragazzi lontano dal caos, facendoli allenare nei pressi dell’hotel. “Toso” sa bene che la sfida è molto lunga. Che serve pazienza.

Viviani a Livigno nel giorno in cui iniziava il Giro. Rientrerà in gara proprio in Ungheria (foto Instagram – @larsvandenbroek1983)
Viviani a Livigno nel giorno in cui iniziava il Giro. Rientrerà in gara proprio in Ungheria (foto Instagram – @larsvandenbroek1983)

Elia in Ungheria

Infine concedeteci due considerazioni.

La prima: non aver visto il veronese né al Tour of the Alps, né al Romandia è stato un segnale che poteva lasciar pensare che Viviani potesse non essere della partita. E’ vero che è stato impegnato in pista a Glasgow (dove ha anche vinto nell’eliminazione) però correre su strada in certi momenti è ben altra cosa.

La seconda considerazione: Dario Cioni, diesse e preparatore della Ineos-Grenadiers, ci aveva detto già a gennaio che non era così scontato che Elia potesse essere schierato al via del Giro. Questo infatti avrebbe poi comportato una scelta negli uomini da portare. E anche nel caso fosse stato schierato non avrebbe avuto un treno a disposizione per le volate, ma se la sarebbe dovuta cavare da solo, tanto che ci parlò di “volate di rimessa”.

Intanto Viviani, nel giorno in cui iniziava la corsa rosa aveva postato una foto in cui era in allenamento in altura a Livigno. «Sono dove voglio essere per diventare più forte», aveva scritto. La sua classe, anche al di fuori delle corse, e la sua professionalità sono da medaglia d’oro olimpica qual è.

Toyota con FCI e Giro d’Italia, tra innovazione e sostenibilità

09.05.2022
4 min
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Toyota è sempre più partner del movimento del grande ciclismo. E’ difatti notizia recente l’accordo di stretta collaborazione che la filiale italiana del colosso industriale nipponico ha siglato con la Federazione Ciclistica Italiana. Una partnership all’insegna dello sport sostenibile e della massima attenzione all’ambiente che riconosce Toyota quale “mobility partner” della stessa Federciclismo.

Toyota ancora accanto a RCS Sport per la stagione 2022
Toyota ancora accanto a RCS Sport per la stagione 2022

Nuove ammiraglie azzurre

Per tutta la durata della stagione sportiva 2022, Toyota metterà a disposizione delle nazionale azzurre una flotta veicoli composta da RAV4 Hybrid e Corolla Touring Sports Hybrid. Tutte dotate dell’ultima generazione della tecnologia Full Hybrid Toyota in grado di garantire prestazioni ai massimi livelli in termini di performance e sostenibilità ambientale.

«Essere al fianco di Federazione Ciclistica Italiana – ha ammesso Mariano Autuori, il Direttore Marketing di Toyota Motor Italia – è per noi motivo di grande orgoglio. Grazie a questa partnership, confermiamo ancora una volta la vicinanza al mondo dello sport ed in particolare a quello delle due ruote. Condividendone i valori e lo spirito, in linea con la nostra visione Beyond Zero che mira a realizzare un nuovo modello di società sostenibile, sicura ed inclusiva. Siamo felici di poter dare il nostro contributo ed accompagnare gli atleti che rappresentano l’Italia ai massimi livelli sulla scena ciclistica internazionale».

Quest’anno al Giro debutta in anteprima il nuovo bZ4X: il primo modello della nuova famiglia Toyota bZ – beyond Zero
Quest’anno al Giro debutta in anteprima il nuovo bZ4X: il primo modello della nuova famiglia Toyota bZ – beyond Zero

Con RCS Sport

In aggiunta a questo nuovo impegno con la Federazione Ciclistica Italiana, Toyota prosegue spedita anche nella collaborazione – questa già attiva da qualche stagione – con RCS Sport. Dopo la partecipazione alle corse di primavera, Toyota è impegnata con la propria flotta a percorrere le strade del Giro d’Italia e a breve del Giro-E. La Corsa Rosa, partita da Budapest venerdì 6 maggio per concludersi a Verona domenica 29, è nuovamente a bordo di Toyota che, anche per l’edizione 2022, è l’auto ufficiale della competizione. Sarà accanto anche al Giro-E e di tutte le altre corse di ciclismo organizzate da RCS Sport

Il formale rinnovo di questa importante partnership è avvenuto presso la sede di RCS MediaGroup a Milano. Nella quale si sono incontrati il Presidente del Gruppo RCS, Urbano Cairo, e l’Amministratore Delegato di Toyota Motor Italia, Luigi Ksawery Luca’

Parla Cairo

«Anche quest’anno – ha detto Urbano Cairo – siamo certi di poter proporre un evento e una vetrina di livello mondiale. La Grande Partenza dall’Ungheria e la distribuzione delle immagini televisive in 200 paesi nei cinque Continenti fanno del Giro d’Italia un avvenimento importante. Toyota, brand dal respiro internazionale, anzi mondiale, per il quarto anno consecutivo fa parte della Carovana Rosa; le loro auto ibride e innovative ci aiuteranno a costruire uno spettacolo ancora più responsabile e sostenibile e a raccontare i territori attraversati con tutte le loro numerose eccellenze».

«Essere al fianco di RCS MediaGroup per il quarto anno consecutivo – ha ribattuto Luigi Ksawery Luca’, l’Amministratore Delegato di Toyota Motor Italia – è per noi motivo di grande orgoglio. Questa è una partnership che si rinnova e che è perfettamente in linea con la nostra visione Beyond Zero, che mira alla realizzazione di una società sostenibile, sicura e inclusiva. E’ per noi un grande onore poter mettere a disposizione la nostra flotta elettrificata, contribuendo a rendere il Giro ancora più sostenibile e rispettoso dell’ambiente».

Urbano Cairo, a destra, con il trofeo senza fine che verrà assegnato il 29 maggio a Verona
Urbano Cairo, a destra, con il trofeo senza fine che verrà assegnato il 29 maggio a Verona

I mezzi per il Giro

In occasione del Giro d’Italia numero 105 Toyota è presente con tutta la sua gamma elettrificata, con una flotta complessiva di oltre 50 veicoli. Inoltre, proprio al Giro di quest’anno debutta in anteprima italiana il nuovo Toyota bZ4X: il primo modello della nuova famiglia Toyota bZ – beyond Zero – di veicoli elettrici a batteria (BEV) a zero emissioni, che accompagnerà i corridori nelle tappe della manifestazione.  Fa parte della flotta anche la Toyota Mirai di seconda generazione, una vettura che incarna la visione Beyond Zero – oltre lo zero – del Gruppo Toyota. Un’auto a trazione elettrica, alimentata da “fuel cell” a idrogeno, la cui unica emissione è vapore acqueo e grazie ad un filtro è in grado di pulire l’aria durante la guida. 

Completano il parco auto i RAV4, nella versione Full Hybrid e Plug-in Hybrid e le Corolla Hybrid Touring Sports. Queste sono tutte vetture in grado di coniugare al meglio prestazioni con alta efficienza energetica ed emissioni inquinanti estremamente ridotte. Mentre ad attendere i corridori alla linea di arrivo vi sarà, inoltre, la nuova Toyota Aygo X, l’innovativo “urban crossover”, proposta unica tra le “city car”, ricca di tecnologia pur rimanendo alla portata di tutti. 

Toyota

Con Affini nei meandri di Dumoulin (che aspetta il Blockhaus)

09.05.2022
4 min
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Sin qui tutto bene. Il Giro d’Italia di Tom Dumoulin sta andando secondo programma. Una prima tappa insidiosa in cui non ha perso un secondo, una buona crono e domani l’Etna in vista. Sulla carta non è questo l’ostacolo dell’olandese.

Lo spartiacque del suo Giro sarà il Blockhaus, almeno questo è quello che pensano in Jumbo-Visma. Nei giorni ungheresi ne abbiamo parlato anche con Edoardo Affini, compagno dell’olandese. Gregario sì, ma di quelli di lusso.

Edoardo Affini (classe 1996) pronto a votarsi alla causa di Dumoulin… senza dimenticare Foss
Edoardo Affini (classe 1996) pronto a votarsi alla causa di Dumoulin… senza dimenticare Foss
Edoardo, partiamo da te: come stai?

Penso abbastanza bene. Per questo Giro c’è stato un approccio un po’ diverso rispetto al solito, visto che la Roubaix è finita più tardi in quanto si è disputata abbastanza avanti. Pertanto non c’è stato molto tempo per staccare e ripartire. E’ stato tutto un continuo. Vedremo come reagirà il corpo. Però penso di poter dire che sia io che i miei compagni stiamo bene. Cercheremo di fare ovviamente un grande Giro.

Dumoulin e Foss danno belle garanzie…

Vedremo un po’ come se la caveranno i capitani, gli addetti alla classifica. Su carta stanno bene!

Si parla sempre dei capitani e meno dei gregari. Che ruolo avrai? E poi, Tom è alto, tu sei alto: c’è anche un’affinità fisica? E’ folle dire che magari è lui che chiede la tua presenza anche per questo motivo?

Ah non lo so… Faccio quel che posso. Sì, sono alto, ma sono anche dieci chili in più di lui!

Ma l’aerodinamica non lo sa!

Ah, ah, ah… Di certo potrò dare il mio contributo. Io e Jos Van Emden saremo i suoi due scudieri soprattutto per la pianura. Cercheremo di tenere i capitani (Affini parla al plurale pensando anche a Foss, ndr) coperti in ogni momento possibile. E ammetto che la stazza per questo aiuta.

Affini e Dumoulin: due giganti. Rispetto al passato Tom ha però una squadra più forte
Affini e Dumoulin: due giganti. Rispetto al passato Tom ha però una squadra più forte
Com’è Dumoulin come capitano: è esigente, fa richieste particolari? Oppure è un tipo tranquillo?

Onestamente non posso dire tanto perché ci ho corso poco. Con Tom ho fatto solo il BinckBank Tour l’anno scorso. Abbiamo avuto modo di conoscersi un po’ più nel dettaglio quest’inverno, soprattutto nei ritiri. In genere comunque è abbastanza tranquillo e non sta a dirti troppo cosa fare.

Affini gregario, ma lo scorso anno a Verona hai sfiorato la vittoria. Hai puntato una tappa stavolta?

Proprio puntata no. Diciamo che cercherò di fare il meglio possibile nelle crono, anche se non sono molto adatte a me. Per il resto vediamo che corsa verrà fuori. Da come si metterà la situazione con la classifica generale. Perché se come speriamo andrà tutto bene, magari dovrò risparmiare qualche energia per lavorare meglio. Mentre se qualcosa non dovesse girare bene, avrò più libertà di azione. A quel punto cercherò di inserirmi in qualche fuga o tentare qualche colpo.

Hai parlato di classifica, ma Dumoulin ce l’ha in mente secondo te?

Anche sul palco della presentazione delle squadre Tom aveva detto che ci pensava. Cercherà ovviamente di cogliere il miglior risultato possibile, anche se è consapevole che comunque si tratta del primo grande Giro che fa dopo il suo stop. Bisognerà capire come reagirà il suo fisico. Io lo vedo motivato, lo vedo voglioso di ricominciare. E poi con lui con il Giro e con l’Italia ha un bel rapporto.

Hai citato la Roubaix così avanzata. È cambiato qualcosa nella preparazione? Di fatto non hai più corso, hai fatto altura? 

No, è proprio quello. Non si è potuto fare altura perché finendo 17 aprile non c’è stato tempo. Tra andare in quota, tornare e venire al Giro non avrebbe avuto senso. E non ho potuto neanche staccare, perché dopo altri dieci giorni si doveva ripartire. Quindi abbiamo cercato di trovare una sorta di equilibrio, alternando qualche giorno più tranquillo a qualche giorno più movimentato.

Tom Dumoulin nella crono di Budapest, chiusa al terzo posto a soli 5″ da un super Yates
Tom Dumoulin nella crono di Budapest, chiusa al terzo posto a soli 5″ da un super Yates

Incertezze Dumoulin

Dumoulin è un corridore di classe. Per quel poco che lo abbiamo visto ci è sembrato concentrato, voglioso di mettersi alla prova ma avvolto da qualche dubbio sulla sua tenuta. E non ci è apparso super tirato (è solo una sensazione nostra, sia chiaro), magari perderà quell’eventuale “chiletto” strada facendo.

Di fatto non corre dalla Gand. Lui un po’ di altura l’ha fatta. E’ tutto un quid. In Jumbo dicono del Blockhaus, sanno che una salita così dura per chi non è scalatore nel Dna e non fa classifica da tre anni può essere troppo dura, ma già domani si potrà sapere di più. Se sul Vulcano dovesse andare bene, Dumoulin potrebbe prendere fiducia. E un Tom sereno, può fare paura.

Balatonfured: Cav esulta, ma il numero lo fa Ballerini

08.05.2022
6 min
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«L’uomo del giorno è Davide Ballerini», ha detto Mark Cavendish al microfono di Stefano Rizzato della Rai, appena terminata la corsa. Per l’ex iridato è la vittoria numero sedici al Giro d’Italia, la prima dopo nove anni. Sul velocissimo rettilineo di Balatonfured infila Demare e Gaviria, grazie ad un lavoro da manuale di Davide Ballerini, che spiana lo sprint a Cav stesso e ai suoi compagni del treno.

Giornata strana oggi, la terza ed ultima in Ungheria. La fuga va via subito. Di nuovo Bais e Taliani ad animarla e con loro stavolta c’è Rivi. Non c’è battaglia. Il gruppo ragiona sin troppo, sapendo che si arriverà in volata e li lasciano andare alla prima occasione.

Calma apparente

Però non è una frazione facile. Ed è anche beffarda. Quasi “pianura francese”, si potrebbe dire, con tanti saliscendi, vento in qualche punto e un lungo preludio al caos esplosivo dei venti chilometri finali.

Ma solo l’elicottero, ancor più della linea d’arrivo può descrivere la portata della volata di questo pomeriggio al Giro. Nel chilometro finale c’è stato un continuo rimescolamento delle carte.

In questo rimescolamento che vi dicevamo, la Quick Step – Alpha Vinyl e Cavendish sono stati gli unici a mantenere la barra dritta, merito appunto soprattutto di Davide Ballerini.

Il comasco entra in scena a 1.500 metri dall’arrivo. In quel momento il gruppo è aperto in due. Due treni sui lati della strada. Davide porta fuori al centro quello della Quick Step. Lo fa con una potenza straordinaria. Tanto da farlo sembrare facile.

«Ci voleva per Cavendish e per noi – commenta a caldo Ballerini – Sono stato bravo? Beh, ho fatto quello dovevo fare. Sono davvero felice perché se un compagno come Cav dice queste cose è perché è soddisfatto di come ho lavorato, è consapevole di ciò che ho fatto e ancora di più è consapevole della propria condizione.

«Sì, ci serviva proprio questa vittoria. Serve per il momento e per il resto del Giro. E si vedrà quel che potremmo fare quando rientreremo in Italia».

La grinta di Davide Ballerini, oggi decisivo per Cavendish
La grinta di Davide Ballerini, oggi decisivo per Cavendish

L’uomo del giorno

Ballerini racconta poi di come si sia arrivati ad un lancio pressoché perfetto dello sprint. Uno sprint che Bramati e i suoi ragazzi avevano ben in mente. E che di fatto è partito in modo definitivo prima del Gpm vinto da Eenkhoorn, anche se magari non si vedeva.

«Abbiamo organizzato un grande treno. Eravamo tutti lì nello stesso momento – riprende Ballerini – Per fortuna che ho trovato spazio per passare appena prima della rotonda a un chilometro e mezzo dall’arrivo (fortuna? Aveva un velocità altissima, ndr). Non so a quanto andassi, ma credo oltre i 60 all’ora perché giravo bene il 54×11».

«Però noi quattro (Cavendish, Ballerini, Morkov e Van Lerberghe, ndr) ci tenevamo sott’occhio. Ci vedevamo e sapevamo che saremmo stati noi gli uomini decisivi. E in questo caso l’unione fa la forza. Dopo che mi sono spostato, nel caos, ho cercato di guardare la volata dal tabellone, ma non ho fatto in tempo. Poi quando ero ai 100 metri, per radio ho sentito che hanno iniziato ad esultare e ho capito che Cav aveva vinto. Però un po’ lo vedevo che era davanti».

Ballerini ha davvero finito da poco la tappa. E’ vero, è stato lui l’uomo del giorno. Tornando al discorso dell’elicottero si è vista nettamente la sua progressione e come la sua manovra di fatto abbia disegnato tutta la volata.

«Forse non mi rendo conto. Sto ancora cercando di rivederla. Però come ho detto è stata un bella giornata. E poi stranamente oggi Mark era tranquillo. Di solito quando sta bene e vuol vincere è sempre nervoso. Invece in gruppo nei momenti in cui siamo andati piano, abbiamo chiacchierato, abbiamo riso. Questo vuol dire che è sereno perché non è mai facile sbloccarsi nei grandi Giri».

Mareczko gamba e rimpianti

Ma per un Cavendish che alza le braccia al cielo c’è chi invece si porta dietro qualche rimpianto. Non tanto per non aver vinto, ma per non essere riuscito ad esprimere tutto il proprio potenziale.

Jakub Mareczko e Biniam Girmay ne sanno qualcosa. L’italiano più dell’eritreo. Entrambi infatti, più volte sono stati costretti a smettere di pedalare chiusi com’erano. Girmay anche per sue scelte di traiettoria, Jakub invece perché era stretto alle transenne: risalendo da dietro non aveva spazio. Ciò nonostante ha rimontato in modo feroce.

«Sono contrariato – ammette con tono deluso Mareczko – abbiamo lavorato tutto il giorno con un uomo là davanti, poi anche la Quick Step ci ha dato una mano. E avevamo lavorato bene anche nel finale. Eravamo tutti in testa al gruppo. Van der Poel doveva tirarmi la volata, ma all’ultima rotonda qualcuno mi ha buttato fuori. Così ho perso le ruote di Mathieu e sono stato costretto a risalire».

Un vero peccato per “Kuba”. In effetti la Alpecin-Fenix era la squadra più numerosa. Il  suo treno era composto da ben sette uomini a due chilometri dalla fine e Jakub aveva un apripista d’eccezione, VdP appunto. Uno che quasi avrebbe potuto vincerla questa volata.

«Sì – riprende  Mareczko – i programmi erano che Mathieu mi tirasse lo sprint e così sarà anche nei giorni a venire. Le volate le faccio io. Mi dispiace perché stavo bene. La gamba c’è, ma ritrovarsi indietro ai 900 metri e risalire significa buttare tutto all’aria».

Ancora un bagno di folla per la corsa rosa. Si chiude così una bella tre giorni in Ungheria
Ancora un bagno di folla per la corsa rosa. Si chiude così una bella tre giorni in Ungheria

Ciao Ungheria

Il Giro d’Italia saluta così l’Ungheria. A parte l’interpretazione della corsa di oggi, un po’ troppo razionale e per questo lasciva, nel complesso si riparte con un gran bell’inizio: tre vincitori di spessore, tre gare adrenaliniche e, lo diciamo di nuovo, un super bagno di folla.

Speriamo che da martedì ci sia lo stesso entusiasmo anche sulle nostre strade.

E adesso sotto con l’Etna.

Alla Corte: il Bike Hotel a misura di ciclista nel cuore del Brenta

08.05.2022
4 min
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Esiste una precisa area geografica, collocata tra Cittadella e Bassano del Grappa, in Veneto, dove il ciclismo e la bicicletta più in generale sono davvero di casa. Questo piccolo angolo di paradiso per gli amanti degli sport outdoor si identifica con il nome di Territori del Brenta. E per comprenderne meglio le potenzialità, abbiamo trovato l’occasione per scambiare due chiacchiere con Roberto Astuni, titolare del Bike Hotel alla Corte di Bassano del Grappa ed al tempo stesso uno dei migliori e più profondi conoscitori di questo comprensorio.

Il Ponte degli Alpini di Bassano è una delle mete più gettonate dei territori del Brenta
Il Ponte degli Alpini di Bassano è una delle mete più gettonate dei territori del Brenta
Allora Roberto, raccontaci qualcosa in più dei Territori del Brenta…

Qui a Bassano del Grappa ci consideriamo dei veri e propri esperti nell’accoglienza dei turisti sportivi. Da noi qualsiasi disciplina sportiva outdoor, dall’arrampicata al parapendio, dal rafting alla corsa in montagna, trova sul territorio una sorta di vera e propria palestra naturale. E tra queste diverse e variegate attività outdoor, il ciclismo si colloca certamente al vertice della piramide: per numero, qualità e preparazione degli ospiti. Qualsiasi attività ciclistica, dalla mountain bike al corsa, dal downhill al gravel fino ad arrivare al freeride, nei Territori del Brenta incontra il proprio ecosistema naturale.

All’interno del Bike Hotel troverete i servizi necessari per la cura delle biciclette
All’interno del Bike Hotel troverete i servizi necessari per la cura delle biciclette
Per i cicloturisti che prediligono la bicicletta da strada, cosa è in grado di offrire questa area?

In realtà, farei prima a rispondere elencando cosa eventualmente non è possibile trovare qui da noi… Mi spiego meglio. Partendo, ad esempio, direttamente in bicicletta dalla nostra struttura – il Bike Hotel Alla Corte – in pochi minuti è possibile raggiungere la base di partenza della salita del Monte Grappa, una vera e propria icona per tutti gli appassionati di ciclismo. Parlo dell’ascesa che attacca da Romano d’Ezzelino, la più conosciuta, perché i versanti del Grappa sono molteplici… e tutti duri! Alle nostre spalle invece è possibile pedalare lungo le colline dolcissime della Pedemontana veneta, che degradano verso Marostica e poi Breganze. Tra queste ci si potrà misurare sulla salita della Rosina, la breve ascesa che negli ultimi anni è stata teatro di diversi passaggi del Giro d’Italia nonché del campionato italiano professionisti edizione 2020 vinto a Cittadella da Giacomo Nizzolo. Sempre a pochi chilometri dal nostro albergo parte la strada, in salita anch’essa, per raggiungere Asiago e il suo altopiano. Dunque abbiamo la pianura, le grandi salite, le colline meravigliose e, volendo, anche l’altopiano: più di così.

Roberto Astuni in una foto dello sorso anno con i pro’ dell’Astana Qazaqstan Team
Roberto Astuni in una foto dello sorso anno con i pro’ dell’Astana Qazaqstan Team
E poi, una volta scesi dalla bicicletta, cosa succede?

Succede che si è accolti da un territorio ricco di storia, di grandi tradizioni, di ottima cultura enogastronomica. Basti pensare a Bassano del Grappa e a come questa deliziosa città sia intrecciata con la storia e con le vicende italiane. Qui al Bike Hotel Alla Corte ci piace definirci dei disegnatori di esperienze. Esperienze sportive, ma non solo, per tutti quei ciclisti desiderosi di conoscere sia tecnicamente quanto emozionalmente un territorio unico e meraviglioso.

Cosa siete in grado di offrire ai vostri ospiti?

Tutti i nostri clienti al rientro dalle escursioni in bici al trovano ad attenderli una rilassante Sport Active Spa, con sauna, bagno turco, doccia emozionale e area relax. Poi c’è il ristorante – che si chiama Sant’Eusebio – in grado di offrire loro il meglio della cucina tradizionale del territorio. E una nuova enoteca per gustare i migliori vini delle Tre Venezie magari accompagnati da qualche gustoso cicchetto… così come si dice da noi.

Gli ospiti troveranno all’interno dell’hotel anche il ristorante Sant’Eusebio e un’enoteca per degustare i prodotti del territorio
Il ristorante Sant’Eusebio e l’enoteca per degustare i prodotti del territorio
E a livello di servizi “tecnici” loro dedicati?

In questi ultimi anni posso ammettere con una punta d’orgoglio, concedetemelo, che abbiamo strutturato il Bike Hotel Alla Corte col massimo di servizi pensabili e possibili per i nostri ospiti ciclisti. Non a caso l’albergo è posizionato giusto lungo la ciclovia Monaco-Venezia, e moltissimi ciclisti di passaggio ci hanno anche aiutato a capire nello specifico molte delle loro esigenze. In albergo abbiamo sempre attiva una Bike Clinic (officina), una specifica stazione di gonfiaggio, un dispenser di prodotti di consumo come camere d’aria e integratori energetici. Disponibile anche un servizio di Bike Taxi per imprevisti meccanici che si dovessero verificare nel corso di una uscita, quanto un’attrezzata stazione di ricarica rapida per le biciclette elettriche ed un servizio di lavanderia realmente express.

Allora tutti alla scoperta in bicicletta delle Terre del Brenta…

Pensateci, pianificatelo e veniteci a trovare. Noi vi aspettiamo, e vedrete che non ve ne pentirete.

Alla Corte Bike Hotel