Verso il 2024: date un Morkov al soldato Jonathan

18.05.2023
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Avevamo parlato con Martinello a proposito di Milan dopo la vittoria di San Salvo, prima che di volate ce ne fossero altre e avessimo la possibilità di osservare più da vicino come si muove Johnny nelle mischie del Giro. Dal suo stile, i rapporti, le distanze e le traiettorie, è evidente che il friulano stia scoprendo se stesso. Così siamo tornati da Silvio per riprendere il discorso. Nel commento alla tappa di ieri, nel Giro che sta seguendo ancora per Radio Uno, è venuto fuori che Jonathan deve tanto alla pista, ma non ha fatto le varie specialità di situazione, quindi è inesperto nel prendere posizione e trovare la linea.

«L’inesperienza a questi livelli certamente c’è – spiega Martinello – ma ha tutto il tempo per farsela. E’ vero anche che il suo bagaglio, per quanto riguarda la pista, non includa specialità di situazione, che diventano fondamentali quando non hai un compagno che ti supporti. Ieri da quella curva ai 450 metri è uscito dodicesimo e in frenata, perché si vede dell’elicottero che qualcuno gli è passato all’interno, lui si è impaurito e lo ha lasciato passare. Può capitare anche al più esperto di ritrovarsi chiuso, ma sono convinto che se Milan avesse a disposizione un treno, ne perderebbe poche. Tra quelli che vediamo qui al Giro, non ce ne sono in grado di rimontarlo…».

Il problema forse è proprio il treno?

Ora è difficile trovare formazioni che investano sul velocista, come tanti anni fa ha fatto la Saeco con Cipollini e la Fassa Bortolo con Petacchi. Nei Giri si corre con meno uomini e poi i percorsi sono sempre più duri, quindi diventa complicato portare il velocista se hai uno di classifica.

E’ possibile che gli errori nel calcolare le distanze o scegliere il rapporto dipendano dal fatto che a sua volta si sta scoprendo?

Sta prendendo le misure, certo. Sta cercando di capirsi e di conoscersi. E’ molto giovane, in certe situazioni sembra ingenuo. Nella volata di Napoli aveva il 54×13, ma ragazzi… Sei al Giro d’Italia, non è una corsetta. Ed era là che ballava su quel rapportino, invece di spingere. Quella tappa poteva vincerla tranquillamente. Per cui, nel momento in cui avrà inquadrato se stesso, un po’ alla volta limerà questi limiti e diventerà più performante.

Milan fa tutte le volate in piedi, ci sta che arrivi stanco agli ultimi 50 metri?

No, a maggior ragione quando hai certi rapporti. Spingere il 55 non è una passeggiata, quindi devi alzarti sui pedali. Può anche capitare di scomporsi, perché in certi momenti spingi con parti muscolari che normalmente non utilizzeresti. Quello che conta è il risultato, non i fattori con cui ci arrivi. E quando si conoscerà meglio, sarà anche in grado di ricercare la posizione più redditizia.

A Napoli, Jonathan ha sprintato con il 54×13, girando le gambe a una cadenza pazzesca e poco produttiva
A Napoli, Jonathan ha sprintato con il 54×13, girando le gambe a una cadenza pazzesca e poco produttiva
Roberto Bressan, che l’ha lanciato al CT Friuli, dice che certe cose avrebbe potuto impararle restando fra gli U23 anche nel 2021…

A Roberto la cosa non è andata mai giù, ma comunque mi sembra abbastanza obiettivo e anche io credo che un anno in più certamente gli sarebbe servito. Però ormai è qua in mezzo a velocisti fortissimi, quella è una pagina chiusa e l’esperienza se la farà tra i professionisti.

L’anno prossimo cambierà squadra.

E io mi auguro, visto che è diventato un pezzo pregiato del mercato, che si facciano per lui le scelte più giuste. Alla sua età guardare il soldo è importante, perché è un professionista, ma sarà importante anche valutare l’ambiente e che abbia a disposizione tutto quello di cui ha bisogno per crescere e vincere.

Quindi inizieresti sin d’ora a cercare il suo ultimo uomo?

L’ultimo uomo e anche il penultimo. Se deve lottare per la posizione, a parte l’episodio di ieri che può capitare a chiunque, spreca energie nervose e fisiche. Insomma, se io gestissi un corridore come Milan e puntassi a fargli avere un discreto ingaggio, lavorerei anche per garantirgli almeno due uomini di una certa levatura. Chiaramente anche quello è un investimento, però magari rinuncio a qualcosa di tasca mia affinché siano contenti loro.

Morkov è l’ultimo uomo di Jakobsen (nella foto) e Merlier: il suo contratto è in scadenza
Morkov è l’ultimo uomo di Jakobsen (nella foto) e Merlier: il suo contratto è in scadenza
Un nome?

Ne butto là uno: Morkov. Se Milan avesse uno come Morkov di volate ne perderebbe poche. Questi sono i ragionamenti che lui magari ancora non può fare e toccano a chi lo gestisce, a Quinziato che mi sembra tutt’altro che sprovveduto. La carriera dura il giusto, gli anni buoni vanno sfruttati a dovere.

Cosa ti pare del Giro finora?

Purtroppo sta pagando le varie infezioni. E’ chiaro che senza Evenepoel e Geoghegan Hart che era in forma strepitosa e molto motivato, perde molto. Vediamo se quelli che sono rimasti possono arrivare integri sino alla fine. Se così sarà, avremo una corsa interessante, perché sia Thomas che Roglic, Almeida e anche il nostro Caruso hanno la possibilità di rendere la corsa interessante e spettacolare

Sara Assicurazioni presenta Bici&Co: la tutela su misura

17.05.2023
3 min
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La sicurezza stradale è un tema che non smette mai di innovarsi ed interessare tutti i soggetti deboli, tra cui i ciclisti. Sara Assicurazioni, sponsor del Giro d’Italia, presenta una nuova polizza: Bici&Co. Una soluzione innovativa che pensa alla bicicletta ed a tutta la mobilità alternativa. 

Sara Assicurazioni ha deciso di partecipare al Giro-E dando il nome ad una squadra
Sara Assicurazioni ha deciso di partecipare al Giro-E dando il nome ad una squadra

Sicurezza e libertà

Due parole fondamentali quando si parla di mobilità alternativa e che non è più legata solamente al mondo dei pedali, ma racchiude anche tutti i velocipedi in sharing o a noleggio. Si tratta di monopattini, scooter, auto e biciclette elettriche. Le esigenze dei cittadini si allargano e Sara Assicurazioni ha ideato una soluzione su misura. 

Bici&Co è stata presentata proprio durante la corsa rosa, una scelta che vuole sottolineare l’importanza e la necessità di tale soluzione. L’offerta di Sara Assicurazioni è ideale per chi vuole garantirsi la sicurezza di una copertura assicurativa flessibile, modulare e innovativa, che tutela la persona e il mezzo, in Italia e all’estero.

Sara Assicurazioni per il quinto anno di fila è sponsor della corsa rosa
Sara Assicurazioni per il quinto anno di fila è sponsor della corsa rosa

Personalizzabile

Bici&Co può essere sistemata e personalizzata a seconda delle esigenze di ognuno di noi, tra le principali garanzie Sara Assicurazioni offre: la responsabilità civile, ovvero una tutela fino a 2.000.000 di euro in caso di danni causati a terzi. 

Un’altra copertura importante è quella contro i furti, con un rimborso fino a 5.000 euro se il mezzo viene rubato da una proprietà privata come una casa o un garage. La copertura assicurativa protegge anche da eventuali infortuni durante l’utilizzo del mezzo, ed è compresa anche la tutela legale. L’assistenza dell’assicurazione Bici&Co è aperta h24, grazie ad una centrale operativa. 

Marco Brachini: Chief Marketing, Brand & Customer Relationship Officer Sara Assicurazioni Group
Marco Brachini: Chief Marketing, Brand & Customer Relationship Officer Sara Assicurazioni Group

Registrarsi

L’assicurazione Bici&Co è acquistabile anche online sul sito, ed il prezzo parte da 50 euro all’anno. E’ possibile registrare il proprio mezzo sul Registro Velocipedi Sara, creando così un NFT univoco. Utilizzando questo metodo sarà applicato uni sconto del 10%. Ai soci ACI è riservato invece uno sconto ulteriore del 15%. 

Sara Assicurazioni è, per il quinto anno consecutivo, sponsor del Giro d’Italia, in più ha dato il proprio nome ad un team del Giro-E: al quale partecipano agenti, cliente e dipendenti. 

Inoltre partecipa al progetto BiciScuola: un’iniziativa dedicata agli studenti delle scuole primarie delle province toccate dal Giro. Si tratta di un modo per promuovere i valori dello sport, l’educazione ambientale e stradale. 

Sara Assicurazioni

La spalla slogata, poi il Covid: Vendrame si arrende

17.05.2023
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La tappa di Salerno ha fatto cadere tutti, una frazione corsa in condizioni meteo difficili che hanno complicato ancora di più il percorso. Le insidie sono arrivate fino alla linea dell’arrivo, considerando che Cavendish l’ha attraversata scivolando sull’asfalto. Tra gli atleti coinvolti nella caduta finale c’era anche Andrea Vendrame (nella foto Instagram di apertura mentre viene medicato). Il corridore della AG2R Citroen ha riportato una disgiunzione acromioclavicolare di primo grado, con vari punti di sutura sulla spalla. 

Nella volata di Salerno, Vendrame è stato coinvolto nella caduta finale, insieme anche a Mirco Maestri
Nella volata di Salerno, Vendrame è stato coinvolto nella caduta finale, insieme anche a Mirco Maestri

La caduta

Vendrame si è ritrovato a terra non capendo bene come, la volata era praticamente finita, infatti è caduto dopo aver tagliato la linea del traguardo. Le barriere in quel punto non avevano più la protezione e Vendrame ci è franato sopra. L’arrivo non era dei migliori, più volte si è visto pattinare la ruota posteriore di qualche sprinter sulle strisce pedonali poste poco prima dell’arrivo.

«Fiorelli – dice il veneto – è rimasto in piedi appoggiandosi alle barriere, io non ho avuto modo di farlo. La tappa è stata caotica per tutti i 170 chilometri, c’è stata la caduta di Evenepoel all’inizio. Poi ne sono arrivate tante altre, soprattutto negli ultimi chilometri, quando la tensione è salita maggiormente. Al Giro d’Italia è così, tutti vogliono fare del proprio meglio e mettersi in mostra, i finali diventano sempre molto caotici. D’altronde è una grande corsa a tappe».

Il veneto ha lasciato in barella l’arrivo, ma il giorno dopo è tornato in sella nella sesta frazione: la Napoli-Napoli
Il veneto ha lasciato in barella l’arrivo, ma il giorno dopo è tornato in sella nella sesta frazione: la Napoli-Napoli

Il recupero

Andrea Vendrame ci risponde durante il giorno di riposo, dopo che ha finito i massaggi e la seduta di fisioterapia. La caduta non lo ha fermato, e “Vendramix” il giorno dopo si è presentato alla partenza di Napoli

«Insieme alla squadra – continua – ho scelto di dormirci sopra e vedere come sarei stato il giorno dopo. Sono andato avanti momento per momento: come detto, siamo al Giro e la corsa va onorata fino in fondo. Non tutti possono partecipare, noi che abbiamo il privilegio di esserci dobbiamo fare di tutto per correre.

«Grazie allo staff medico del team – dice Vendrame – in questi giorni mi sono sentito sempre meglio. La cosa importante è togliere il dolore dalla parte coinvolta e guarire. La lesione è seria, una persona normale dovrebbe passare quindici giorni con il braccio appeso al collo. La cura che faccio tutti i giorni prevede osteopatia, Tecar e massaggi. Nel giorno di riposo abbiamo lavorato più a fondo a livello intercostale, si è fatta qualche Tecar in più per entrare più profondamente e recuperare il funzionamento della spalla».

Soltanto nella frazione di Fossombrone, Andrea ha provato ad alzarsi nuovamente sui pedali, nonostante il dolore alla spalla
Soltanto nella frazione di Fossombrone ha provato ad alzarsi nuovamente sui pedali, nonostante il dolore alla spalla

Napoli, il giorno più duro

Il giorno dopo le cadute fanno più male, rimettersi in bici non è semplice, soprattutto ai ritmi di un Giro d’Italia che non lascia molto respiro. 

«Il primo obiettivo – ammette Vendrame – era risalire in bici il giorno dopo e finire la tappa. Non è stato affatto semplice, a causa dell’infortunio non potevo alzarmi in piedi sui pedali. Quel movimento di braccia mi causava troppo dolore. Durante la tappa di Napoli dovevo rilanciare la bici da seduto e non è facile, soprattutto quando prendi le “frustate” a fine discesa. In più erano presenti dei tratti di pavé sui quali la spalla mi faceva davvero male.

«La frazione con arrivo a Campo Imperatore è stata più semplice, la parte finale in salita mi permetteva di fare il mio ritmo e non rendeva più semplice il fatto di non alzarsi sui pedali. La cronometro non ha portato ulteriori difficoltà. Dal punto di vista della posizione non ho portato modifiche alla bici, si è trattato quasi di un giorno di recupero: quasi».

Nella cronometro di domenica ci sono stati meno problemi, le basse velocità e la posizione lo hanno aiutato
Nella cronometro di domenica ci sono stati meno problemi, le basse velocità e la posizione lo hanno aiutato

Il morale tornerà

La motivazione Vendrame l’ha trovata dentro di sé ed al proprio animo di ciclista professionista. Il morale, invece, un po’ latita, d’altronde il veneto era partito per fare bene a questo Giro. E proprio mentre i suoi obiettivi erano stati rivalutati, è arrivata la tegola del Covid.

«Piano piano – aveva detto giusto ieri prima del tampone fatale – il morale torna. Un grazie va alla mia ragazza e al mio preparatore che mi sono stati vicini in questi giorni. Vedere gli appassionati alla partenza di ogni tappa mi rende felice, c’è un grande amore intorno al Giro, che è quello che mi ha spinto a continuare».

P.S. Purtroppo per Vendrame e i suoi tifosi, quel che non ha fatto la caduta di Salerno è riuscito al Covid. E’ proprio di stamattina la notizia che il veneto è risultato positivo a un tampone ed è stato costretto alla resa. Con lui sono sette i corridori che oggi lasciano la corsa rosa. Si annotano infatti le defezioni di Gandin, Hirt, Cattaneo, Cerny e Vervaeke (questi ultimi tutti compagni di Evenepoel alla Soudal-Quick Step).

Viareggio a Cort, ma tiene banco lo sgarbo di Remco

16.05.2023
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«Era la tappa perfetta – dice De Marchi, meno afflitto di qualche giorno fa – il finale verso Viareggio era un po’ troppo pianeggiante, ma io volevo provarci e siamo riusciti a mettere in fila tutte le cose. Sapevo che rispetto a Napoli potevamo essere più tranquilli, perché avevo due ottimi compagni di viaggio. Eravamo forti e uniti, ma purtroppo quando siamo arrivati alla fine, sapevo che ero il più lento. Quindi se non si fosse creata la situazione per anticiparli, sarei stato perdente e così è stato. Ma ci riprovo. E’ solo la decima tappa, quindi ce n’è di strada, prima o poi dovrò provarci ancora».

Bordate dal Belgio

Oggi il Giro d’Italia ha la faccia annerita e sfinita di Alessandro De Marchi, Magnus Cort Nielsen e Derek Gee, usciti dal gruppo quando mancavano 170 chilometri all’arrivo, in una tappa che in tutto ne misurava 196 e varcava l’Appennino dalla provincia di Reggio Emilia al Tirreno. E’ il giorno della ripartenza dopo l’addio scombinato di Evenepoel, che per la forma scelta ha reso tutto più caotico e incomprensibile. Il più delle volte per fare la differenza basta avere i modi giusti, invece la fuga del campione del mondo ha offeso il pubblico e ferito la lunga storia del Giro.

Quel che ha reso tutto ancor più sgradevole è stata la serie dei commenti arrivati dal Belgio. Dalla madre che si chiede se suo figlio correrà mai più in Italia, agli attacchi di Yvan Van Mol, storico medico della Soudal-Quick Step, che ha parlato di una morte annunciata, a causa dell’incompetenza degli organizzatori del Giro.

Intendiamoci, tutti i presenti alla conferenza stampa della presentazione delle squadre a Pescara sono rimasti perplessi per il piccolo locale dove hanno sfilato i corridori davanti ai giornalisti ammassati. Ma fatto salvo quel caso, la corsa stava andando avanti secondo un copione ben collaudato, in Italia, come all’estero. Semmai alcune squadre farebbero meglio a vigilare sul proprio personale che la sera, finite le tappe, va a fare baldoria alle feste della carovana pubblicitaria.

Mentre in testa Cort si giocava la tappa, Bettiol è finito per terra dopo lo scontro con un autista che stava soccorrendo un altro corridore caduto
Mentre in testa Cort si giocava la tappa, Bettiol cade dopo lo scontro con un autista

La scelta giusta

Ma Remco doveva andare a casa: i medici sono tutti concordi. Con due settimane di Giro ancora da affrontare, nessuno avrebbe autorizzato la sua permanenza. Non in osservanza a protocolli Covid vecchi di almeno 15 mesi, ma nel rispetto della sua salute e per i danni che correre in quello stato avrebbe potuto creare nell’atleta.

Toon Cruyt è il medico della Soudal-Quick Step al Giro: lo conosciamo da anni e sappiamo che ne ha viste di tutti i colori.

«Per me – racconta a Het Nieuwsblad – è stato un momento difficile, molto stressante. Ci sono volute due ore per avere un quadro chiaro della situazione. Fortunatamente il solo positivo era Remco, che sabato mattina si era già alzato con delle brutte sensazioni. All’inizio abbiamo creduto che fossero ancora le conseguenze delle cadute, quindi non ho pensato di fare un tampone, perché erano previsti nel giorno di riposo. Ma dopo la cronometro in calando e i sintomi che manifestava, ho deciso di provare domenica sera e la riga “positiva” è stata visibile dopo tre secondi.

«Non ho esitato – prosegue Cruytho chiamato prima Lefevere, che è stato subito d’accordo. Poi mi sono consultato con Philip Jansen, capo della nostra struttura medica, ma la decisione finale spettava a me. E non ho pensato neanche per un secondo di lasciarlo continuare. Non voglio rischiare la salute di nessuno, altrimenti non vale la pena fare il medico. Ho già avuto l’esperienza di Tim Declercq che ha contratto la pericardite poco dopo un’infezione da Covid. Ho sentito abbastanza storie di persone che hanno fibrosi polmonare o problemi cardiaci. Quindi ho deciso: Remco doveva tornare a casa».

Verso Viareggio, primo giorno in rosa per Thomas, emozionato e determinato a tenere duro
Primo giorno in rosa per Thomas, emozionato e determinato a tenere duro

Se solo l’avessero spiegata così prima di mandarlo a casa, forse tanto baccano non ci sarebbe stato. Resta intanto l’anomalia del Giro che richiede le mascherine per gli addetti ai lavori, in controtendenza rispetto al vivere quotidiano. Ma il Covid non è scomparso e se è agevole conviverci nella vita di tutti i giorni, non così è per atleti che devono sfidare montagne alte fino al cielo.

Primo giorno in rosa

Intanto Viareggio ha salutato il primo giorno in maglia rosa di Geraint Thomas, che da queste parti ha vissuto prima assieme a Max Sciandri, quando il toscano gestiva la nazionale U23 della Gran Bretagna, e poi da professionista, una volta passato con la Barloworld.

«Sono successe tante cose fra ieri e oggi – ha detto il gallese dopo le premiazioni – dall’addio di Remco alla grande lotta per far partire la fuga. Eppure, nonostante la pioggia, sono riuscito a godermi questa maglia. Ho vissuto da queste parti, per me significa molto aver attraversato queste zone in testa al Giro d’Italia. La tattica del gruppo inevitabilmente senza Evenepoel cambierà, ma ciò non toglie che io voglia tenere la maglia rosa il più a lungo possibile. So che non tutti ci credono, ma in tutta la mia carriera ho sempre convissuto con un certo scetticismo, non mi fa paura».

Nella volata per il quarto posto a Viareggio, Milan parte ai 400 metri e viene rimontato da Pedersen: c’è da lavorare sui tempi
Nella volata per il quarto posto, Milan parte ai 400 metri e viene rimontato da Pedersen: c’è da lavorare sui tempi

«Spero che il tempo migliori – ha chiuso Thomas – ma è davvero un onore indossarla, a prescindere da tutto il resto. Quando ero un ragazzino e poi da più grande quando sono venuto a vivere in Toscana, l’idea di vestire la maglia rosa era un sogno molto lontano…».

Domani la tappa più lunga porterà il Giro a Tortona, sulle strade dei Campionissimi: Girardengo e Fausto Coppi. Venerdì la neve renderà impossibile il transito sul Gran San Bernardo, per cui il gruppo passerà in Svizzera attraverso il tunnel. Ciò fa sì che la Cima Coppi saranno le Tre Cime di Lavaredo. Il Giro in qualche misura è appena iniziato, immaginando tutto quello che potrà accadere, abbiamo la sensazione che sarà una corsa pazzesca.

Frigo, il diario del mio primo Giro d’Italia. I sospiri del via

16.05.2023
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BOLOGNA – Marco Frigo è al primo Giro d’Italia. E il primo Giro è come il primo amore: non si scorda mai. Altre sensazioni, altre emozioni. E’ un punto di arrivo e di partenza. Per un bambino che pedala, specie se italiano, è (quasi) tutto.

In queste tre settimane, con il corridore della Israel-PremierTech faremo una sorta di diario del suo Giro. Il racconto di quel che vive, pensa e fa Marco durante la corsa rosa.

E di cose ce ne sono da raccontare. Basterebbe dire che Frigo è in camera con Domenico Pozzovivo… per il più classico del “vecchio e giovane”.

Marco Frigo (classe 2000) nei suoi primi chilometri in assoluto al Giro a Fossacesia. Ottima posizione per lui
Marco Frigo (classe 2000) nei suoi primi chilometri in assoluto al Giro a Fossacesia. Ottima posizione per lui

Due respiri e si parte

E come ogni diario che si rispetti, partiamo dall’inizio, anzi dalla vigilia.
«E’ stata tranquilla – attacca Frigo – abbiamo fatto la ricognizione della crono e lì ho cominciato a vivere veramente l’aria del Giro. Siamo arrivati alla partenza e stavano ancora allestendo tutto. Questo mi ha fatto concentrare, perché comunque volevo fare una buona cronometro. Era la prima crono al mio primo Giro, non potevo non farla a tutta».

La notte Frigo la passa sereno. Finalmente tranquillo e ammette che ultimamente non ha più “problemi di farfalle nello stomaco”, testuali parole. Ma quando sale sulla rampa il giorno dopo…

«Quello è stato il momento più emozionante. Sulla rampa ho avuto cinque secondi di brividi. E’ stato un sentimento di orgoglio per tutto l’impegno profuso in tanti anni per arrivare ad essere professionista. Ero un pro’ che faceva il Giro. In più mettici questa atmosfera così “luccicosa”… Però poi ho fatto due respiri profondi e appena sono partito sono stato atleta al 100 per cento. Ho seguito il passo che i tecnici mi avevano programmato».

Nel giorno di riposo, Frigo scherza sul sassolino nella scarpa che gli è capitato a Napoli (foto @noa_toledo_arnonphoto)
Nel giorno di riposo, Frigo scherza sul sassolino nella scarpa che gli è capitato a Napoli (foto @noa_toledo_arnonphoto)

Prime tappe e un sassolino

Dopo Ortona sono iniziate le tappe e la loro routine: corsa, mangiare, dormire… E tutto sommato visto l’andamento tattico di questo Giro, Frigo ha vissuto un approccio soft.

«Un po’ più di stress c’è stato la sera di Campo Imperatore: frazione lunga, il trasferimento prima in funivia, poi il viaggio in bus. Siamo arrivati molto tardi in hotel. Giusto il tempo di cenare e dopo venti minuti ero a letto. E a me piace fare le cose con calma.

«A livello di corsa invece, in questa prima settimana lo stress maggiore c’è stato nella tappa di Napoli. Non saprei dire un vero perché, ma siamo partiti forte, nelle discese siamo andati a tutta e lo stesso nel finale siamo andati forte – purtroppo – e abbiamo ripreso Clarke. In più avevo un sassolino nella scarpa.

«Avevamo iniziato già ad accelerare nelle prime fasi e sentivo questo fastidioso sassolino. Ogni tanto si muoveva, ma non c’è stato un momento per togliere la scarpa e farlo uscire. Questo fa capire che quella tappa è stata la più ostica sin qui».

Prima settimana filata via bene per il veneto. Marco vuole fare esperienza e puntare un giorno sulle corse a tappe
Prima settimana filata via bene per il veneto. Marco vuole fare esperienza e puntare un giorno sulle corse a tappe

La gamba c’è

Tutto sommato Frigo ha passato una buona prima settimana. Racconta che il poco stress nelle prime frazioni lo ha introdotto per gradi nel clima del Giro e che qualche energia magari si è anche risparmiata. 

«Alla fine – va avanti il veneto – sono arrivato bene al primo giorno di riposo. Non lo bramavo a tutti i costi. Per me ci sarebbe potuta essere anche un’altra tappa oggi (ieri per chi legge, ndr). Forse anche perché la seconda crono l’ho affrontata in modo diverso. Con i tecnici è stato deciso di non farla a tutta, ma di andare secondo le sensazioni. Pensate che nei primi 7 chilometri neanche ho guardato il potenziometro. Ho preso un passo e poi ho capito che lo avrei potuto tenere fino a Cesena».

L’incontro con Frigo nel giorno di riposo a San Giovanni in Persiceto (Bologna)
L’incontro con Frigo nel giorno di riposo a San Giovanni in Persiceto (Bologna)

Il coinquilino Pozzovivo

«Col “Pozzo” – racconta Frigo – mi sto trovando davvero bene. Il mio obiettivo è quello di essere quanto più “spugna” possibile. Cercare di rubare da lui ogni piccolo particolare. Di fatto è un mese, dal Tour of the Alps, che siamo insieme. 

«Ho trovato una persona umile, educata e disposta ad aiutare – racconta Frigo – abbiamo instaurato un bel rapporto. Parliamo non solo di ciclismo. Lui è appassionato di politica ed è un’enciclopedia un po’ su tutto.

«Vi dico questa. Pochi chilometri dopo il via della prima tappa in linea, dopo una curva a sinistra siamo capitati in un vigneto e mi fa: “Guarda Marco, quel vitigno è… (non ricordo il nome) e dà un bianco molto pregiato che è ottimo col pesce”.

«Oppure quando mi ha detto della sua vittoria a Lago Laceno. Tra virgolette aveva dichiarato di volerla vincere. Domenico aveva detto ai suoi tifosi che avrebbe attaccato su quel tornante e poi su quel tornante ha attaccato veramente».

Tra le altre cose che Pozzovivo insegna e che Frigo apprende ci sono le previsioni meteo. Marco ha parlato addirittura di interpolazioni. Anche Frigo è un cervellone. E’ iscritto a ingegneria. E un paio di volte lui e Domenico si sono ritrovati a discutere di scienza. Erano su posizioni contrapposte e ne è nato un bel dibattito. Il Giro d’Italia è anche questo…

«Però qualche domanda me la fa anche lui. Per esempio sull’utilizzo di alcuni social o sull’utilizzo della tecnologia. Lì vado forte!».

In gruppo Marco parla spesso con Zana, compagno di tante avventure tra gli U23
In gruppo Marco parla spesso con Zana, compagno di tante avventure tra gli U23

Si riparte

Un bel viaggio per Marco sin qui. Oggi si riparte. Marco sta bene, è motivato e inizia a pensare alle tappe più avanti. «Per ora – dice Frigo – è tutto okay, magari fra una settimana sarà diverso. Ma per ora mi godo la corsa e il gruppo».

Un gruppo diverso quello del Giro a quanto pare. Il modo di correre è differente rispetto ad una breve corsa a tappe o ad una classica e anche i movimenti del plotone di conseguenza ne risentono. Marco racconta di una Ineos-Grenadiers che vede muoversi come vera squadra, di Formolo e Bettiol che sono due bei chiacchieroni, delle conversazioni con Zana, con cui da under 23 ha condiviso parecchio in nazionale.

«Questa settimana – racconta Frigo – in gruppo si è parlato un po’ del meteo, ma anche delle partite di Champions League. Dopo il derby di andata, con Cimolai ci siamo fatti i complimenti per la vittoria della nostra Inter contro il Milan!».

Valerio Conti ha lasciato la corsa, ma non il Giro

15.05.2023
4 min
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CESENA – Cos’è un ciclista. E’ Valerio Conti che con il bacino fratturato porta a termine una tappa. Qualche mattina fa, al via di una tappa, ecco che tra i mezzi della Corratec-Selle Italia vediamo un ragazzo con le stampelle. «Ma quello è Valerio Conti», ci diciamo.

E’ raro per un corridore che si è ritirato. Di solito in questi casi c’è il fuggi fuggi. Invece eccolo tra i diesse Serge Parsani, Fabiana Luperini e Francesco Frassi (nella foto con lui in apertura).

Valerio Conti (classe 1993) era al suo ottavo Giro d’Italia
Valerio Conti (classe 1993) era al suo ottavo Giro d’Italia

Diesse aggiunto

Il laziale non se né andato dal Giro d’Italia. Dopo il ritiro, avvenuto la mattina di Atripalda, Conti ha voluto tenere duro ancora in qualche modo. La scelta di non tornare a casa, letta dal suo punto di vista, alla fine non è neanche così sbagliata.

«Cosa avrei fatto a casa? Mi sarei continuato a fasciare la testa – ha raccontato Valerio – almeno qui non ci penso troppo. E poi mi piace stare in squadra. Posso aiutare i compagni e lo staff . Se non posso essere presente con le gambe, lo sono con la testa, che tante volte è più importante delle gambe stesse. Posso dare un sostegno a gente che non ha mai fatto un grande Giro. Gli metto a disposizione la mia esperienza: in qualche modo è importante anche questo. Pensate che sono salito anche in ammiraglia.

«Ripeto, mi piace e sto vivendo emozioni nuove, oltre al fatto che mi sto anche divertendo. Sto vivendo il Giro da un altro punto di vista. E poi sono rimasto perché in questa squadra si sta bene, c’è un bel clima e davvero posso dare una mano a questi ragazzi».

Il laziale dovrà stare fermo per un paio di settimane. Poi potrà tornare in sella
Il laziale dovrà stare fermo per un paio di settimane. Poi potrà tornare in sella

Ritorno vicino

Per esempio Vacek, non aveva più il suo Garmin e Valerio è andato a prendergli il suo. Glielo ha montato e lo ha riferito al direttore sportivo. Una sorta di diesse aggiunto…

Ammiraglia, consigliere, ma certo Conti era venuto qui per fare bene al Giro con la bici. Si era preparato molto bene. Aveva passato dei mesi in altura, era magro, motivato… c’erano tutti i presupposti perché potesse rilanciarsi alla grande.

«Questo era un Giro importante per girare pagina – spiega Conti – l’altro giorno a Campo Imperatore mi sono rivisto parecchio in Karel (Vacek, ndr) e questo mi ha emozionato. Mi ha fatto pensare…

«Io però guardo avanti. Alla fine adesso ho dolore, ma dovrò stare così per due settimane poi potrò subito risalire in bici. Magari sarò al via al Giro di Slovenia. Il programma per ora è questo. La stagione è lunga e ho occasione per fare bene. Vorrei disputare un buon campionato italiano, quello è l’obiettivo. Ma se così non fosse, allora userò quelle corse per ritrovare la forma ottimale».

Nonostante Valerio abbia appena 30 anni è il più “vecchio” della Corratec… la sua esperienza era preziosa per i ragazzi
Nonostante Valerio abbia appena 30 anni è il più “vecchio” della Corratec… la sua esperienza era preziosa per i ragazzi

In gara con la frattura 

Valerio è caduto nella tappa verso Melfi. La botta è stata forte, ma sul momento tra il muscolo caldo e l’adrenalina non lo ha sentita tanto. Il giorno dopo però, verso Lago Laceno, la frattura e le botte hanno presentato il conto.


«Sono partito con un dolore allucinante – racconta Conti – ho fatto tutta la tappa, soffrendo tantissimo. A fine corsa non riuscivo più a scendere neanche di bici… ma nel vero senso della parola. Mi hanno aiutato per scendere di sella. A quel punto mi hanno portato all’ospedale e lì è emersa questa piccola frattura ileo pubica.

«Per fortuna che non dovrò stare fermo tanto tempo e neanche dovrò fare una riabilitazione. Si risalderà da sola. Anche per questo sono qua. Alla fine seguo i ritmi della squadra (non si mangia troppo, come si farebbe a casa travolti dalla noia, dr) e poi non devo camminare così tanto: tra bus, ammiraglia, hotel…».

EDITORIALE / Parità e ambiente fanno rima con ipocrisia

15.05.2023
5 min
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Bacchettando il ricorso agli elicotteri sul Gran Sasso e parlando di parità e ambiente, l’Unione Ciclistica Internazionale ha scritto un’altra pagina nella sua raccolta di ipocrisie.

«Questo fatto – fa sapere con un comunicato il governo centrale del ciclismo – costituisce un vantaggio che va contro i principi di fair play e le disposizioni regolamentari per garantire la parità di trattamento per il trasferimento delle squadre ai loro alberghi. Inoltre, l’uso di un elicottero da parte di alcuni corridori per questo scopo va contro il principio della riduzione dell’impronta di carbonio, come indicato nelle specifiche degli organizzatori dell’Uci WorldTour. L’Uci adotterà le misure e le sanzioni necessarie per garantire che tale pratica non si verifichi in futuro. L’Uci condanna fermamente questo comportamento che va contro i principi di fair play ed equità, valori fondamentali dello sport».

Il presidente dell’UCI Lappartient non ha dettato la svolta tecnica che ci si aspettava da lui: la politica resta al centro
Il presidente dell’UCI Lappartient non ha dettato la svolta tecnica che ci si aspettava da lui: la politica resta al centro

La parità

Cominciamo dalla parità. Ci sono parità e fair play nel fatto che ad esempio, preparando il Giro, la Jumbo Visma, la Ineos oppure la Soudal-Quick Step abbiano potuto pagarsi così tanti giorni di ritiro dall’inizio dell’anno? Ci sono squadre che i ritiri li lasciano alla discrezione e alle tasche degli atleti?

Si può considerare equo far correre i team professional nello stesso gruppo dei WorldTour, esponendoli spesso a figure barbine? C’è parità nella possibilità di mettere a punto l’assetto da crono spendendo una fortuna in galleria del vento? Ci sono corridori di squadre più piccole che a malapena ricevono la bici prima del Giro.

C’è parità nel fatto che basti avere un mucchio di soldi e si possano portare il WorldTour e il campionato del mondo in qualsiasi angolo, compreso il deserto del Qatar? E’ segno di equità il fatto che si spremano risorse ovunque, per mantenere in piedi la sede di Aigle che ha i costi di una reggia?

Giro d’Italia 2010, Zoncolan: vince Basso, Nibali settimo. I due scendono a valle in elicottero
Giro d’Italia 2010, Zoncolan: vince Basso, Nibali settimo. I due scendono a valle in elicottero

La funivia intasata

Gli elicotteri di Campo Imperatore appartengono a una società di cui si serve l’organizzazione del Giro e che, a pagamento, potevano trasportare gli atleti a valle. La storia del ciclismo è piena di leader portati via in elicottero, perché di colpo si è ritenuto di stigmatizzarne l’uso?

Dopo la deludente tappa sul Gran Sasso, le squadre hanno portato via i loro atleti con le ammiraglie. I pochi che si sono azzardati a scendere con la funivia, fra loro Bettiol, si sono fermati davanti alla fila dei tifosi. Rispetto al passato infatti non era stata prevista una corsia preferenziale per la gente del Giro. Passino i giornalisti che, come chi scrive, hanno impiegato un’ora per raggiungere il Quartier Tappa ai piedi del monte, forse nei confronti degli atleti occorreva un altro riguardo, che i team più ricchi hanno ritenuto di pagare, avendone la possibilità.

Le due squadre accusate per l’uso dell’elicottero sono state la Soudal-Quick Step (in apertura Evenepoel) e la Bahrain: qui, Caruso
Le due squadre accusate per l’uso dell’elicottero sono state la Soudal (in apertura Evenepoel) e la Bahrain: qui, Caruso

La parità dei salari

C’è parità nel fatto che con il solo stipendio di un Pogacar o di Evenepoel si possa pagare l’intera stagione di una professional? Altre leghe dello sport professionistico hanno da tempo previsto un tetto ai compensi o comunque hanno trovato il modo per distribuire diversamente i talenti più forti nelle varie squadre. Nel ciclismo della parità, i più ricchi comprano tutto e gli altri si arrangino.

Il problema sorge quando qualcuno se ne accorge e sicuramente vedere andar via i primi della classe su un elicottero anziché nell’ammiraglia potrebbe aver fatto storcere il naso a qualcuno: a chi non è dato di saperlo, visto che i piccoli sono abituati ai privilegi dei grandi. Forse allora c’è da pensare che uno squadrone che non abbia fatto ricorso all’elicottero si sia lamentato con l’Unione Internazionale?

Ci sono professional dal budget inferiore allo stipendio di Pogacar: c’è parità in questo?
Ci sono professional dal budget inferiore allo stipendio di Pogacar: c’è parità in questo?

Ambiente e ciclismo

E poi l’ambiente, punto molto caldo che sta a cuore a tutti. Dopo aver stabilito multe e squalifiche per chi butta borracce e carte di barrette fuori dai luoghi preposti, adesso si parla degli scarichi degli elicotteri. Perché invece non parlare del numero sconsiderato di veicoli che seguono le corse? Quante ammiraglie? Quanti auto e mezzi che non c’entrano nulla con la corsa?

C’è parità ed è ecologico che ci siano squadre con il camion cucina, il camion officina e il camion ristorante, oltre chiaramente al pullman, mentre ce ne sono altre che hanno il camion officina e il pullman e ad averli si sentano anche ricche?

Insomma, bacchettando il ricorso agli elicotteri l’UCI non ha fatto un gesto necessariamente sbagliato, ma che stride terribilmente con la realtà dei fatti e l’evidenza di uno sport in cui i soldi hanno da tempo scavato un solco incolmabile fra i soggetti che ne fanno parte. Non prendere atto di questo e colpire una delle manifestazioni della disparità è il chiaro segno che non si abbia il minino interesse nell’appianarla. Conta solo che nessuno se ne accorga.

Tampone positivo, Evenepoel a casa. Spiegata la crono

15.05.2023
5 min
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«E’ con il cuore pesante che annuncio che devo lasciare il Giro dopo essere risultato positivo al Covid-19 in un test di routine», scrive Remco Evenepoel in un comunicato sui social. «La mia esperienza qui è stata molto speciale e non vedevo l’ora di continuare la battaglia nelle prossime due settimane. Non posso ringraziare abbastanza il personale. Anche i miei compagni di squadra, che si sono sacrificati tanto in preparazione a questo Giro. Sono ancora molto orgoglioso perché posso lasciare il Giro con due vittorie di tappa e quattro maglie rosa».

A Cesena è arrivata anche sua madre Agna, che indossa la mascherina (foto LaPresse)
A Cesena è arrivata anche sua madre Agna, che indossa la mascherina (foto LaPresse)

Segnali inconfondibili

Qualcosa in realtà si poteva sospettare. «Ho il naso chiuso – ha detto nella conferenza stampa dopo la crono – devo stare attento a non ammalarmi o prendere un virus che non voglio nominare, perché porterebbe solo sfortuna».

Poi come spiegazione per la crono al di sotto delle attese ha indicato di aver scelto un ritmo sbagliato, la partenza troppo veloce per la quale al primo intermedio aveva 31 secondi di vantaggio su Roglic, poi era calato. Poi ha parlato dei postumi delle cadute nella tappa di Salerno, dato che dalle ferite continuava a uscire del liquido sporco. Ma non era per questo e dopo il test è stato tutto più chiaro.

Inizialmente il calo di Evenepoel nella crono di ieri è stato letto come conseguenza di una partenza troppo veloce
Inizialmente il calo di Evenepoel nella crono di ieri è stato letto come conseguenza di una partenza troppo veloce

Come Ganna e Aleotti

Il calo del belga era stato troppo netto per non pensare che ci fosse un problema, ma la voglia di scorgere qualche crepa nella sua presunta invulnerabilità aveva fatto pensare ad altro. Come spiegarsi che di colpo il suo rendimento a cronometro fosse diventato così… normale? Infatti era Covid, null’altro che il maledetto virus che negli ultimi giorni aveva causato il ritiro di Ganna e Aleotti, Conci e Uran.

Remco negli ultimi giorni aveva parzialmente abbassato la guardia, usando sempre meno la mascherina e forse la disinvoltura può essergli costata cara. I test di routine si sono svolti ieri sera sul pullman della squadra. Evenepoel è risultato positivo, il resto della Soudal-Quick-Step per ora è a posto.

In crisi a Fossombrone, ma non era normale che il campione della Liegi subisse certe pendenze
In crisi a Fossombrone, ma non era normale che il campione della Liegi subisse certe pendenze

L’occhio del padre

Sabato dal Belgio sono arrivati la moglie, che già si era vista a Pescara, il padre e la madre, per seguirlo nella seconda cronometro del Giro. E forse non avendolo visto per qualche giorno, a loro per primi la difficoltà di Fossombrone e la crono vinta per un solo secondo sono parsi ancora più strani.

«Abbiamo saputo del test – ha detto a Het Nieuwsblad il padre Patrick – solo dopo il comunicato della squadra e un messaggio dallo stesso Remco. Il tampone positivo è stato una sorpresa, ma anche la conferma di quello che avevamo visto. Ci eravamo accorti sabato nella tappa di Fossombrone che qualcosa non andasse. Inizialmente avevamo pensato che la crisi potesse dipendere dalla caduta di giovedì, ma da piccoli dettagli della pedalata e dalle sue parole di capiva che qualcosa non andasse.

«E’ stato chiaro proprio nella crono – prosegue – se non avesse avuto il Covid avrebbe guadagnato molto di più. L’aveva preparata con metodo. Il risultato non è stato normale. Subito dopo l’arrivo sono andato da lui. Mi ha subito detto: “Papà, non sto bene”».

Ieri con suo padre Patrick, Evenepoel ha ammesso per la prima volta di non sentirsi bene (foto Belga)
Ieri con suo padre Patrick, Evenepoel ha ammesso per la prima volta di non sentirsi bene (foto Belga)

Prima la salute

In attesa di farci spiegare meglio da un medico come mai soltanto nel ciclismo si verifichino casi che portano al ritiro, mentre altrove sembra che il Covid sia sparito o non abbia conseguenze, suo padre è andato avanti nel discorso, portandolo forse all’estremo, ma facendo capire che la prudenza non è mai troppa.

«Supponiamo che non avessero fatto il controllo – ha detto ancora a Het Nieuwsblad – e che Remco avesse corso ancora per qualche giorno. Siamo sicuri che non avremmo rischiato di trovarci in una situazione simile a quella di Colbrelli? (Il paragone può essere chiaramente una forzatura, ma di fatto non ci sono certezze né una letteratura medica che spieghi gli effetti del Covid sul cuore degli atleti, ndr). Non vale assolutamente la pena di rischiare. Il Covid è molto pericoloso per un atleta di alto livello. Supponiamo che il virus colpisca il suo muscolo cardiaco. Per questo ogni medico di squadra allontana immediatamente e giustamente il proprio corridore dalla gara se il test è positivo. Tutti i corridori hanno moglie o addirittura dei figli. Ma alla fine questa è una corsa e la salute viene prima di tutto. Remco lavorava per il Giro da ottobre. Ma se ad un certo momento la salute è in pericolo, la scelta è rapida. Il medico avrà preso la decisione per tutelare la salute di Remco e anche quella dei suoi compagni di squadra».

Il naso chiuso degli ultimi giorni era stato attribuito al freddo patito a Campo Imperatore
Il naso chiuso degli ultimi giorni era stato attribuito al freddo patito a Campo Imperatore

Nel giorno di riposo non si parlerà d’altro. Domani Geraint Thomas partirà verso Viareggio vestendo la maglia rosa, in un Giro che cambia faccia e forma. E’ la settimana che introduce le grandi montagne, ma Evenepoel non ci sarà. Chissà che a questo punto, se il decorso del Covid sarà breve come gli auguriamo, non si aprano per lui le porte del Tour.

Curiosando tra le bici dopo una settimana al Giro

15.05.2023
8 min
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Non di rado il Giro d’Italia diventa una sorta di antipasto di quello che vedremo al Tour e in maniera ufficiale nel prosieguo della stagione. Siamo andati alla ricerca di alcune scelte interessanti, dalla Wilier di Cavendish, passando ad esempio dalle scarpe customizzate di Healy.

Il primo giorno di riposo è la ghiotta occasione per l’inventario, mettendo insieme le varie curiosità e particolarità delle bici (e non solo le biciclette) dei pro’ al Giro d’Italia.

La Propel con livrea di Campione Italiano, quella di Zana al Giro (foto GreenEdgeCycling)
La Propel con livrea di Campione Italiano, quella di Zana al Giro (foto GreenEdgeCycling)

La Giant Propel di Zana

E’ l’ultima versione della bici che tutti i corridori stanno utilizzando in casa Jayco-AlUla. Rispetto alla Propel utilizzata dai colleghi, quella del Campione Italiano in carica colpisce per la livrea, fatta ad hoc per il corridore veneto in occasione del Giro d’Italia 2023.

Trasmissione Shimano Di2 2×12, ruote Cadex 50 con tubeless Vittoria Corsa da 28 e movimento centrale Cema. Sono Cadex anche la sella ed il comparto manubrio.

La posizione di Remco è votata alla massima efficienza e non è cambiata nell’ultimo anno
La posizione di Remco è votata alla massima efficienza e non è cambiata nell’ultimo anno

Le scelte di Remco

«Tutti gli atleti da noi supportati – spiega Giampaolo Mondini, uomo Specialized in gruppo – nelle crono hanno utilizzato i copertoncini specifici con carcassa in cotone, abbinati ad una camera in lattice. La stessa scelta viene fatta anche per le bici standard, non da crono, ma ovviamente con un copertoncino differente. Solo alcuni atleti del Team Bora utilizzano il tubeless».

Una nostra considerazione invece è legata al casco ed alla posizione di Evenepoel sulla bici da crono. Già in occasione del mondiale 2022 di Wollongong, avevamo notato una posizione molto avanzata (più del normale), con le ginocchia che sfioravano la tubazione dello sterzo e al tempo stesso un notevole allungamento (in proporzione agli standard e alle caratteristiche fisiche del corridore belga) della gamba.

Queste peculiarità sono state confermate e hanno prodotto buoni risultati, visti l’efficienza e gli ottimi riscontri di Evenepoel. «Nel corso dei test invernali – ci ha confermato Mondini – non sono state eseguite delle correzioni o aggiustamenti sulla posizione di Remco, nessuna variazione in vista del Giro».

Le bici dell’Astana

«SLF Motion non utilizza cuscinetti commerciali – ci ha detto Andrea Rovaris, responsabile di Bike Passion GmbH (distributore esclusivo di SLF Motion) a proposito del bilanciere usato dall’Astana – ma dietro specifiche proprie fa produrre delle sfere ceramiche e piste ceramiche ad elevato grado di durezza. Il tutto viene assemblato in sede, in Illinois. Passando invece alle gabbie, queste sono in fibra di carbonio stratificato, sviluppate per raggiungere degli elevati gradi di rigidità, difficilmente riscontrabili in altri prodotti di pari categoria. Resistenza, velocità nella cambiata e precisione.

«Al team Astana-Qazaqstan – continua Rovaris – abbiamo reso disponibili non solo i bilancieri per le bici standard, ma anche quelli Aero, montati sulle bici da crono. SLF Motion fornisce anche i movimenti centrali che, grazie ad un disegno press-fit reinterpretato, è decisamente più scorrevole rispetto ad un classico, ma ha anche l’obiettivo di supportare torsionalmente tutta la scatola centrale della bici».

Il velocista dell’Isola di Man, famoso anche per la sua pignoleria in ambito tecnico e dei materiali, utilizza una Filante SLR, bicicletta che avevamo già presentato durante l’inverno. Rispetto ad allora vediamo delle ruote Hed con predisposizione tubeless, gommate proprio con l’ultima versione dei Vittoria Corsa TLR da 28. Il frame-kit, valutando il primo impatto estetico, sembra essere quello standard, ma nessuno ci vieta di immaginare ad una costruzione fatta ad hoc e su richiesta specifica dello stesso Cavendish.

I caschi della EF Education

Oltre alle differenti livree delle maglie e delle bici, i ragazzi del team EF Education-Easypost hanno utilizzato ben tre modelli differenti di caschi. Alcuni di loro hanno utilizzato il Poc Tempor, molto usato anche in pista e vincente grazie alla nazionale danese.

Diversi corridori hanno usato il Poc Cerebel Raceday, più compatto nelle dimensioni. Altri atleti, come ad esempio l’ecuadoregno Caicedo ha utilizzato un casco molto simile al precedente, ma diverso nella parte frontale.

Sulle ruote il valore ERD

ERD è l’acronimo di “effective rim diameter”, ovvero il diametro effettivo del cerchio, che pur rispettando lo standard internazionale ETRTO, cambia in base all’altezza del cerchio e alla larghezza del canale interno. Le ruote Reserve in dotazione alle Cervélo degli Jumbo-Visma sono tra le primissime ruote a riportare il valore effettivo sul cerchio.

I corridori della corazzata olandese hanno utilizzato (e stanno utilizzando) ruote con profili diversi, ovviamente con valori ERD differenti tra loro, ma tutti con i nuovi tubeless Vittoria Corsa TLR. Le ruote Reserve hanno canali interni del cerchio diversificati: ad esempio le 34 hanno 23, le 37 hanno un canale largo 22 millimetri, le 53 hanno una canale da 25 e le 63 l’hanno di 24 millimetri.

Le corone Carbon-Ti usate, tra gli altri, da Formolo, la combinazione è 54-40
Le corone Carbon-Ti usate, tra gli altri, da Formolo, la combinazione è 54-40

Corone ultraleggere alla UAE

Qualche atleta del UAE Team Emirates ha utilizzato le corone Shimano standard, nella combinazione 54-40, altri corridori usano il plateau 54-40 ma della Carbon-Ti. Mettono insieme alluminio, carbonio e titanio, sono particolarmente leggere, rigide e fanno parte della famiglia CarboRing Evo. Le avevamo già notate sulla bici di Pogacar prima delle sfortunata Liegi e sulle bici di alcuni atleti in versione pre Giro d’Italia.

Le Nimbl con livrea customizzata di Healy (LaPresse)
Le Nimbl con livrea customizzata di Healy (LaPresse)

Le Nimbl di Healy

Il corridore irlandese indossa delle Nimbl Feat Ultimate, una delle ultime novità del marchio italiano. Sono quelle con il rotore singolo che stringe nella parte del piede. Lo stesso rotore agisce su una fascia che contribuisce al sostegno dell’arco plantare.

I corridori del Team DSM usano un sistema di comunicazione Sena durante le crono
I corridori del Team DSM usano un sistema di comunicazione Sena durante le crono

Interfono per il Team DSM

Il protocollo di comunicazione che utilizzano i corridori del Team DSM durante le prove contro il tempo è sviluppato con Sena, azienda molto nota in ambito motociclistico per i sistemi interfono. E’ il sistema Bluetooth Intercom di Sena.

Il Team DSM, collaborando con Sena ha iniziato a sperimentare anche l’utilizzo del protocollo per le comunicazioni nelle gare in linea e si lavora sulla portata del segnale. La tecnologia promette davvero bene, assicurano da Sena. In futuro non vedremo più le radioline?

La BMC Teammachine MPC, un pezzo molto pregiato (LaPresse)
La BMC Teammachine MPC, un pezzo molto pregiato (LaPresse)

La BMC nera di Paret Peintre

Non si tratta di un nuovo modello, ma di un’edizione molto particolare della Teammachine SLR 01. Adotta il suffisso Masterpiece ed è una sorta di prodotto artigianale che fa collimare diverse eccellenze delle lavorazioni del carbonio, per tecnologie e applicazioni. Di fatto, la bicicletta è uguale alla versione tradizionale solo nell’estetica.

E’ la bicicletta con la quale Aurelienne Paret Peintre ha vinto la quarta frazione del Giro d’Italia 2023, quella con arrivo a Lago Laceno. Il montaggio: nuova sella Fizik Aliante R1 e cockpit in carbonio BMC ICS, trasmissione Campagnolo SuperRecord EPS e power meter P2Max, oltre all’ultima versione delle ruote Campagnolo Hyperon Ultra e tubeless Pirelli. «Il kit telaio MPC – spiega Stefano Cattai, responsabile BMC in gruppo – rispetto ad uno standard permette un risparmio di ben 200 grammi, rilevati alla bilancia. Un kit come il Masterpiece non è stato fornito a tutti i corridori e nel Team AG2R-Citroen viene utilizzato da Paret Peintre e da O’Connor, ma anche loro utilizzano questa bici solo per le tappe di montagna, o comunque in quelle situazioni dove la planimetria è molto esigente».

Corona singola “fuori” standard e ruota anteriore “prototype” alla Ineos
Corona singola “fuori” standard e ruota anteriore “prototype” alla Ineos

Razze e corone enormi

E infine la crono di ieri, che ci ha offerto altri spunti interessanti sulle scelte tecniche dei corridori. Gli atleti della corazzata Ineos-Grandiers hanno montato dei monocorona, ricordando che il pacchetto Shimano non prevede questa soluzione a prescindere dal numero dei denti della corona. E poi la ruota anteriore Princeton, full carbon e a tre razze, specifica per i tubeless.