Non deve essere facile sentirsi dire ad ogni corsa in cui si presenta: «Romain, è la tua ultima gara qui». «Romain, tra poco termini la tua vita da corridore». E’ un po’ il destino di chi annuncia anzitempo il suo ritiro. E capiamo bene quando Alessandro De Marchi qualche giorno fa ci ha detto che prima di appendere la bici al chiodo c’è ancora tanto da fare.
Romain, era Bardet, chiaramente. Il francese del Team PicnNic- PostNL si appresta così a concludere la carriera. Ma vuol uscire dalla porta principale, con tutti gli omaggi del caso.
Ultimi assalti
La Liège-Bastogne-Liège è stata l’ultima Monumento per Romain Bardet. Il francese in qualche modo è stato preso d’assalto, tanto più che lui una Liegi l’ha sfiorata. Era proprio quella dell’anno scorso.
«La Doyenne è una corsa che mi piace molto, quindi è stato bello potervi partecipare un’ultima volta». Insomma il giro dei saluti è già iniziato. Ovunque vada il francese è ben voluto. In fin dei conti è stato un pezzo importante del ciclismo internazionale e francese soprattutto.
Lui, come Thibaut Pinot, ha portato il fardello dell’erede di Hinault e di chi doveva vincere il Tour de France a tutti i costi. Una pressione che assolutamente non li ha aiutati. Nonostante tutto parliamo di un corridore che ha messo nel sacco 11 vittorie, quasi tutte di peso, due podi alla Grade Boucle e per nove volte è entrato nella top dieci dei grandi Giri. Ma soprattutto ha fatto tutto questo da scalatore e gli scalatori che vanno forte trovano sempre uno spazio nel cuore dei tifosi.
Sotto col Giro
Ma torniamo all’attualità, a ben meno di una settimana dal via di Durazzo. Magari senza la caduta della Liegi poteva arrivare meglio al Giro, ma lui non si tira indietro.
«Per ora – ha detto Bardet – sto molto bene, non ho avuto i risultati che avevo sperato in questa prima parte di stagione, quindi ho ancora molto da fare. Ma anche per questo la motivazione non manca».
«Quali sono le risposte dopo il Tour of the Alps? Bene direi, stiamo ancora costruendo la condizione. Non sono ancora al top, ma c’è ancora un piccolo margine per crescere. Anche in squadra tutti seguono il proprio corso, quindi è positivo. Sono molto motivato all’idea di un grande programma come il Giro».
Il francese ha anche sottolineato l’importanza della terza settimana del Giro. «Attendo – ha detto il classe 1990 – particolarmente la terza settimana, con delle salite emblematiche. Voglio mostrare carattere e essere davanti in qualche modo per godermi la corsa, godermi la mia passione del ciclismo».
Sognando il tris
Quando gli facciamo notare che in Italia, soprattutto dopo le ultime stagioni in cui al Giro d’Italia è sempre stato presente, ha molti fan, lui annuisce e sorride. E’ il suo modo di ringraziare.
«Cosa puoi dire loro?», gli chiediamo. «Sono contento di poterli trovare al Giro – replica lui – in particolare la terza settimana, che si annuncia ricca di montagna. Sono contento che il mio ultimo grande tour sia il Giro e spero di raggiungere un livello molto alto. Tappe o classifica? Vedremo, sarà la strada a dircelo…»
«Di certo, abbiamo una squadra abbastanza forte per gli sprint (il riferimento è soprattutto Van Uden, ndr), e abbiamo due buone carte per la generale. Cercheremo di fare una gara piena sui 21 giorni che ci aspettano».
Stavolta neanche lo abbiamo toccato il tasto “vittoria di tappa”. E anche Romain (forse per scaramanzia) non ha detto niente in merito, ma è noto che il sogno più grande di Bardet sarebbe quello di vincerne una nella corsa rosa. E’ l’unica che gli manca dei tre grandi Giri e sarebbe un modo esaltante di chiudere la carriera.