Visconti, Alberati, le strade di Scarponi e tre giorni al Natural Village

11.09.2025
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L’appuntamento è il 18 settembre al Natural Village Resort di Porto Potenza Picena, sulla sponda adriatica della provincia di Macerata. Davanti c’è il Conero, alle spalle la valle del Chienti che risale fino agli avamposti dei Monti Sibillini. E’ qui che Giovanni Visconti e Paolo Alberati hanno dato appuntamento ai loro amici e a quanti vorranno diventarlo per la prima Natural Bike Experience, nel weekend che annuncia la 5MILA Marche.

Loro base sarà il Natural Village Resort, ma le attività si svolgeranno sulle strade che hanno visto centinaia di sfide fra grandi campioni. Sui famosi muri marchigiani. E le salite in cui diede i primi colpi d’ala l’Aquila di Filottrano: Michele Scarponi. Si pedala e si parla, come nei ritiri delle squadre, che la mattina si allenano e il pomeriggio stanno insieme.

«Le corse da queste parti passano spesso – ricorda Visconti – penso alla Tirreno-Adriatico, ma anche al Giro. Il muro di Montelupone sta a una decina di chilometri. Mi ricordo una Tirreno-Adriatico in cui venni ripreso da Scarponi a poche centinaia di metri dall’arrivo. Oppure mi viene in mente una partenza di tappa del Giro dai piedi del Conero. Partimmo subito in salita e a tutto gas».

Alberati e Visconti svolgono già da tempo stage di questo tipo sull’Etna con grande successo
Alberati e Visconti svolgono già da tempo stage di questo tipo sull’Etna con grande successo

Sulle strade della Tirreno

Il primo giorno, colazione insieme e poi via pedalare (insieme e a lungo) sul percorso della gran fondo organizzata da Andrea Tonti. Il sabato uscita più blanda verso le meraviglie del Monte Conero. La domenica chi vuole potrà partecipare alla gran fondo, pagando di meno, insieme ad Alberati. Visconti invece accompagnerà gli altri fino ai piedi della salita di Sassotetto.

«Strade che ricordo bene – ammette il tre volte campione italiano – anche perché in quelle tappe ero sempre protagonista. Andavo in fuga oppure me le giocavo nel finale. Mi ricordo la Tirreno-Adriatico del 2008, l’arrivo di Castelfidardo che dista una ventina di chilometri. Vinse Freire su Pozzato, poi Di Luca e io arrivai quarto. Come mi ricordo l’arrivo di Macerata nel 2011, vittoria di Evans e io secondo, ma fu Nibali a riportare sotto i primi, sennò chi può dire… Mentre pedaliamo, io racconto. Si parla, si ride e anche lì vengono fuori aneddoti, rifacendo le strade dove sono passato. Racconto un momento di gara, è bello anche questo. Poi c’è qualcuno a cui piace essere un po’ più agonista, allora magari va avanti e lo rivediamo in hotel. Però la maggior parte si ferma ad ascoltare e prende la pedalata come va presa, come vorremmo che venisse presa».

Al passo delle risate di Scarponi

Fra Visconti e Nibali c’è sempre stata la ruggine giusta, quella che per anni ha alimentato una rivalità divertente e divertita. Il primo a riconoscere la grandezza del secondo e il messinese sempre pronto a rintuzzarne gli attacchi. Ma da quelle parti, nei pomeriggi di aneddoti e racconti, si parlerà anche di Michele Scarponi. Filottrano dista una quarantina di chilometri.

«Se vogliamo fare un paragone – sorride Visconti – le strade che troveremo sono gioiose e con mille cambi di umore come Michele, che in realtà aveva sempre il sorriso anche quando era giù di morale. Quei muri sono stati il teatro degli scatti di Michele, delle sue risate e le sue battute. Parliamo anche di questo e delle mie esperienze di corridore in tema di allenamento e alimentazione. E mi accorgo dello stupore nel sentire come un professionista, davvero pochi anni fa, potesse fare cose in realtà sbagliate rispetto a quelle che si fanno ora».

Il Natural Village Resort si trova a Porto Potenza Picena, nella provincia di Macerata. Offre casette in legno con ogni comfort possibile
Il Natural Village Resort si trova a Porto Potenza Picena, nella provincia di Macerata. Offre casette in legno con ogni comfort possibile

Morsi di un ciclismo più umano

Il ciclismo è cambiato e sarà divertente, nei piccoli dibattiti che Alberati e Visconti terranno nel pomeriggio, rendersi conto di come il mondo dello sport sia cambiato. E come oggi siano molto più evoluti gli amatori rispetto a chi faceva il professionista anche pochi anni fa.

«Facevamo la vita – ammette Visconti – ma tutto l’opposto per l’integrazione, l’aerodinamica e tutto quello che riguarda il mestiere, compresi gli allenamenti. Ai partecipanti piace molto ascoltare di queste esperienze, attraverso cui si capisce ancora di più quanto tutto sia cambiato all’improvviso».

Nelle pedalate con Visconti, si parla, si narrano aneddoti e si forma il gruppo
Nelle pedalate con Visconti, si parla, si narrano aneddoti e si forma il gruppo

Tre pacchetti modulabili

L’appuntamento è per la sera del 18 settembre, che è di giovedì. Un primo briefing e poi dal giorno dopo si comincerà a pedalare e raccontare. Intanto si annuncia il 10 per cento di sconto sui prezzi indicati sul sito, che partono da 100 euro per l’esperienza giornaliera, 395 euro per due notti e tre giorni, 470 euro per il periodo completo, con tre notti.

Il periodo è particolare, tanti hanno ripreso a lavorare e proprio per questo è prevista la possibilità di frazionare il soggiorno. Però le strade meritano e anche la capacità di racconto di Visconti e Alberati, daranno quel tocco di originalità che renderà il soggiorno un forziere di emozioni.

Natural Village Resort

Conca tricolore: la lettura (non banale) di Visconti

01.07.2025
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Dopo la vittoria di Conca al campionato italiano, si sono lette le interpretazioni più variopinte e critiche. Qualcuno ha scritto che si sia trattato del punto più basso per il ciclismo italiano: la sua sconfitta. Qualsiasi cosa si dica, si corre il rischio di prendere una cantonata. Si possono bastonare i team che non hanno onorato la corsa. Si può esaltare il lavoro dello Swatt Club. Altrimenti si può rilevare che non tutte le squadre siano sottoposte agli stessi regolamenti. Alla fine la sola cosa che non si è fatta (abbastanza) è stata riconoscere merito al vincitore. Il campionato italiano è una corsa a parte, che si vince o si perde anche per un’intuizione. Per Giovanni Visconti, tre maglie tricolori in bacheca e attualmente talent scout per il Team Jayco-AlUla, qualcosa di insolito è successo, anche se la sua analisi della situazione non si allinea alle tante di cui ha letto.

«Che cosa significa – dice – che ha perso il ciclismo italiano? Mi sembra banale, non è da adesso che siamo in crisi nera. Manca una grande struttura che possa raccordare tutte le categorie. I pur volenterosi Reverberi e Basso fanno quello che possono per rimanere al passo con le grandi, ma non possono prendersi la responsabilità di questa disfatta. Anche se le loro squadre domenica sono state davvero al di sotto delle aspettative, a parte l’azione di Zoccarato. Hanno perso le squadre che non hanno confermato Conca? Ha perso la Lotto con cui è passato professionista? Ha perso la Q36.5? Purtroppo non si aspetta più e non è solo un problema italiano, ma del mondo dello sport in genere e di ogni altro ambito della vita…».

Giovanni Visconti, classe 1983, ha vinto per tre volte il tricolore pro’. Lavora alla Jayco-AlUla come talent scout
Giovanni Visconti, classe 1983, ha vinto per tre volte il tricolore pro’. Lavora alla Jayco-AlUla come talent scout
Resta il fatto che Filippo Conca, corridore disoccupato, è il nuovo campione italiano.

E’ una bellissima storia e sono contento che ce l’abbia fatta. Magari può essere stato un errore non aver dato fiducia a un ragazzo di cui si parlava bene e che ha avuto tanta sfortuna. Magari potevano prenderlo le nostre professional, invece di essere preda della frenesia di far passare i più giovani. Da un lato è vero che ha avuto quattro anni per dimostrare qualcosa e non ci è riuscito. Dall’altro prendiamo atto che questo ciclismo ormai valuta gli atleti soltanto in base agli ordini di arrivo.

Si perde una corsa come il campionato italiano anche perché non la si affronta nel modo giusto?

Bisogna affrontarlo tanto freschi mentalmente e probabilmente qualcuno non lo era. Alcuni fra i corridori più conosciuti secondo me sono arrivati troppo scarichi oppure l’hanno presa sotto gamba. Milan ha fatto una grande corsa, altri sono spariti. Bisogna essere al 100%, visto anche il caldo. Quando mi sono messo a guardare la diretta, non riuscivo a credere ai miei occhi. E alla fine leggendo l’ordine di arrivo, si è capito che qualcuno è andato alla partenza senza avere la testa o le gambe giuste. Oppure bisognerebbe dire che ha sbagliato anche chi li guidava.

Resta il fatto che una squadra di amatori ha messo nel sacco le nostre professional, al via con 10-11 corridori…

Dal punto di vista tattico è stata una gara pessima, ma mi sembra banale dire che abbia perso l’Italia. L’Italia perde da anni, come dicevamo, perché non ha una struttura che riesca a stare al passo con quelle che comandano nel ciclismo attuale. Hanno perso tutti, anche i singoli. Mi è parso che ci sia stata poca voglia di onorare una gara del genere, mi soffermerei più su quello. E’ normale che quando uno ha l’acqua alla gola e ha una sola occasione per dimostrare qualcosa, sia al massimo e abbia grandi motivazioni. Invece sembra quasi che gli altri siano arrivati all’italiano tanto per farlo e a me fa ancora più tristezza.

La maglia tricolore senza sponsor: un podio diverso dalle attese. Dietro Conca, Covi e Pesenti
La maglia tricolore senza sponsor: un podio diverso dalle attese. Dietro Conca, Covi e Pesenti
Ne hai vinti tre, l’italiano è veramente una gara a sé?

Al campionato italiano ci sono i favoriti che partono in 2-3 e quindi si trovano a rincorrere. Ci sono squadre che partono in 10 e riescono a fare la differenza. Poi ci sono gli outsider, i corridori elite come quelli dello Swatt Club, che danno il tutto per tutto sapendo che è una gara stranissima, dove anche andare in fuga in partenza spesso si rivela decisiva. Guardate Zoccarato in fuga anni fa con Colbrelli… Quando salta il controllo, anche se hai il favorito numero uno, non riesci a tenere la corsa. E’ davvero una gara a parte.

Una squadra di amatori in mezzo ai professionisti: resta una stranezza.

Una volta parlando di Gaffuri, si sarebbe riso: cosa faccio, prendo un amatore? Oggi non bisogna più escluderlo, bisogna adeguarsi. Forse domenica è stata la sconfitta definitiva di chi pensa che il ciclismo sia sempre quello di trent’anni fa. Ci sono ragazzi che crescono in modo diverso. Benvengano le Zwift Academy o i nuovi metodi di scoperta dei talenti. Non sto facendo le lodi dello Swatt Club, perché costruire una squadra è un’altra cosa. Va fatto un lavoro diverso, completo e profondo, basato non solo sui numeri ma su tante altre sfaccettature che possono far pensare che un corridore possa avere futuro. Il mio lavoro attuale, ad esempio. Ma la vittoria di Conca ci dice una cosa molto chiara.

Quale?

Accettiamo di vivere in una diversa epoca dello sport, ma prendiamo coscienza che non abbiamo più così tanto tempo per riprendere la strada.

L’estate di Marcello Bergamo ha il volto di Visconti

31.05.2025
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CASTANO PRIMO – Prima qualche foto sui social aziendali, poi altre foto contenute in una newsletter, sempre aziendale. Protagonista in entrambi i casi l’ex professionista Giovanni Visconti in posa con i nuovi capi della collezione estiva firmata Marcello Bergamo. La curiosità era tanta e per saperne qualcosa di più ci siamo recati in un caldo pomeriggio di fine aprile presso la sede dell’azienda lombarda fondata nel 1977 dall’ex professionista Marcello Bergamo insieme alla moglie Fiorenza. Siamo a Castano Primo, in provincia di Milano, a pochi chilometri dall’aeroporto di Malpensa. Ad accoglierci troviamo Sabrina Bergamo, che insieme alla sorella Alessandra oggi è alla guida dell’azienda di famiglia.

Lo scenario per testare e provare i prodotti di Marcello Bergamo è stato la salita di San Baronto
Lo scenario per testare e provare i prodotti di Marcello Bergamo è stato la salita di San Baronto
Sabrina come nasce la vostra collaborazione con Visconti?

Per prima cosa ci tengo a ringraziare Giovanni che si è prestato in via amichevole a fare da modello per presentare la nostra collezione estiva, in particolare la linea Experience. Avevamo avuto l’opportunità di conoscerlo due anni fa a Misano in occasione di Italian Bike Festival, dove eravamo presenti in qualità di espositori. Ci aveva fatto davvero un’ottima impressione a livello personale. Il destino ha poi voluto che chi doveva realizzare lo shooting fotografico per la nostra collezione estiva 2025 conosceva bene Giovanni, avendo gareggiato con lui nelle categorie giovanili. Da lì è nato il tutto. 

Dove è stato realizzato lo shooting?

A inizio aprile siamo stati fra Lamporecchio e San Baronto, le zone dove Giovanni vive e dove ha costruito la sua carriera da ciclista professionista. Praticamente l’abbiamo realizzato a casa sua.

Era la prima volta che utilizzavate un ex professionista come modello?

In passato abbiamo vestito diversi team professionistici e quindi abbiamo lavorato con atleti ancora in attività. Questa però è stata la prima volta che un ex professionista, per di più conosciuto dal grande pubblico, ha collaborato con noi. Come abbiamo scritto sui nostri social, non possiamo che ringraziare Giovanni per essersi prestato a farci da modello.

Che capi ha indossato in occasione dello shooting?

Abbiamo avuto modo di fargli indossare tutti i capi delle nostre collezioni estive, in particolare la collezione Experience. E’ composta da maglia, salopette e guantini, ed è disponibile in 4 varianti colore per uomo e 3 per donna. Ogni capo unisce stile, tecnologia e sicurezza. Proprio per dare maggiore risalto a quest’ultimo aspetto abbiamo inserito sia sulla maglia che sui pantaloncini degli inserti riflettenti in modo che il ciclista possa essere maggiormente visibile.

Visconti ha provato i nuovi capi della collezione estiva di Marcello Bergamo sulle strade della sua Toscana
Visconti ha provato i nuovi capi della collezione estiva di Marcello Bergamo sulle strade della sua Toscana
Che scelte tecniche avete adottato per la realizzazione di maglia e salopette? 

La maglia è leggera, elasticizzata e a rapida asciugatura, con inserti retati nelle zone più strategiche. Ha una vestibilità slim, ma nello stesso è molto comoda. Nel realizzarla abbiamo utilizzato tessuti altamente traspiranti, ideali per le giornate calde.

Invece la salopette?

Anche la salopette è traspirante ed stata progettata per le lunghe distanze, con fondello ergonomico firmato Elastic Interface ad alta densità. E’ stata realizzata con tessuto “Premium Skin”. Le cuciture sono ridotte al minimo proprio per evitare fastidi nel movimento quando si è in sella. E’ inoltre dotata di bretelle ultralight e finiture al girocoscia pensate per il massimo sostegno senza creare costrizioni. Mi preme sottolineare poi una cosa importante…

Prego…

Tutti i capi Marcello Bergamo sono 100% Made in Italy, anzi Made in Castano Primo. Presso la nostra sede progettiamo e realizziamo ogni singolo capo. In Italia sono poche le aziende che possono permettersi di dire la stessa cosa. 


Ricordiamo che è possibile acquistare i capi della nuova collezione Experience, è più in generale tutti i prodotti Marcello Bergamo, attraverso lo shop online presente sul sito www.marcellobergamo.it oppure presso lo store aziendale che consigliamo vivamente di visitare. Si trova a Castano Primo in Via Nitti 1/A. E’ aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 15,30 alle 18,30. Il sabato è invece aperto dalle 9 alle 12. Il primo e ultimo sabato del mese è prevista anche l’apertura pomeridiana sempre dalle 15,30 alle 18,30.

Marcello Bergamo

Visconti talent scout, l’occhio dell’ex per scoprire il talento

05.03.2025
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Giovanni Visconti torna in carovana. Il popolare ex corridore, che aveva appeso la bici al chiodo 3 anni fa, non è rimasto a lungo lontano dall’ambiente che ama, trovando un incarico che più di altri solletica la sua fantasia e il suo interesse. Visconti è stato infatti assunto dal Team Jayco AlUla in qualità di talent scout, chiamato a scoprire i giovani più in vista da mettere sotto contratto. Sembra una definizione semplice, scarna, ma dietro c’è una grande complessità, che responsabilizza e intriga il 42enne di Palermo.

Palermitano (anche se nato a Torino), Visconti è stato professionista per 17 anni, con 34 vittorie tra cui 3 titoli italiani
Palermitano (anche se nato a Torino), Visconti è stato professionista per 17 anni, con 34 vittorie tra cui 3 titoli italiani

La scelta di Copeland

Visconti lavorerà a stretto contatto con Fabio Baronti e con l’ex diesse della Grenke Auto Eder Christian Schrot sotto la supervisione di Alex Miles, Lead Data Scientist del team australiano. Il tutto fortemente voluto da Brent Copeland per dare al team un futuro a lungo termine.

«Con Brent ci conosciamo da tempo, da quand’ero alla Bahrain – racconta l’ex campione italiano – due mesi fa mi ha prospettato l’idea e chiesto se mi andasse di rimettermi in gioco e io ho risposto con entusiasmo. Mi ha spiegato nei particolari che cosa si aspetta e mi ha parlato di questa figura che nel team ancora non c’era, proprio perché avendo smesso da relativamente poco ho ancora la sensibilità utile per cogliere aspetti sui giovani che altrimenti sfuggirebbero».

E’ una figura che esiste in altri team?

Sì, anzi è in rapida diffusione perché il ciclismo attuale va velocissimo, ma ha bisogno di figure che vadano oltre i semplici numeri che non dicono tutto su un atleta. Le indicazioni che arrivano dai tecnici, preparatori, ma anche dagli stessi strumenti sono importanti, ma noi dobbiamo metterci del nostro, conoscere questi ragazzi dal punto di vista personale, familiare, ambientale perché tutto influisce. Questo significa che bisogna girare per le gare, guardando con attenzione.

Ritiratosi 3 anni fa, l’ex campione italiano è pronto per una nuova avventura sfruttando la sua sensibilità ciclistica
Ritiratosi 3 anni fa, l’ex campione italiano è pronto per una nuova avventura sfruttando la sua sensibilità ciclistica
Il tuo lavoro riguarderà solamente l’Italia?

Decisamente no, infatti a fine marzo andrò in Belgio a seguire due classiche internazionali degli juniores, tra cui quella di Harelbeke. Il Team Jayco AlUla è internazionale e quindi aperto a corridori di tutto il mondo. Sarei felicissimo di poter consigliare qualche ragazzo italiano e qualche nome l’ho già segnato sul mio taccuino, ma andrò tanto all’estero proprio per questo, per conoscere ragazzi di ogni parte e verificare quali sono appetibili per il nostro team.

Quando tu eri junior, i talent scout non c’erano…

Era un ciclismo completamente diverso, nel quale ci si muoveva in autonomia e si seguivano strade diverse per approdare al professionismo. A me non piace fare paragoni, siamo in epoche diverse e oggi i ragazzi non sono minimamente paragonabili ai pari età di un quarto di secolo fa. Mi accorgo sempre di più che ci troviamo di fronte a giovanissimi che magari non sono ancora maggiorenni eppure hanno già la testa da professionisti, perché hanno dietro staff efficienti, anche a livello juniores, che li instradano verso preparazione, nutrizione, riposo, insomma tutto quel che serve.

Il Team Jayco-AlUla ha potenziato la struttura del devo team: Visconti si inserisce nel progetto sviluppo del team australiano
Il Team Jayco-AlUla ha potenziato la struttura del devo team: Visconti si inserisce nel progetto sviluppo del team australiano
A quali fasce guardi?

Gli juniores innanzitutto, ma seguirò anche gli under 23. Gli allievi no perché sarebbe troppo e a quell’età è più difficile trarre considerazioni. D’altronde quelli che vanno forte da allievi poi li ritroviamo al primo anno da juniores. A me interessa vedere come crescono, proprio perché i dati non dicono tutto. I ragazzini che vincono a più riprese devono poi darmi altri riscontri, che solo crescendo posso avere.

Che cosa cerchi in particolare?

E’ un discorso complesso. I numeri li vedono tutti, basta consultare le app, ma un corridore è fatto di tanto altro. Chi ha corso fino a ieri (magari l’altro ieri per me…) ha un occhio diverso, coglie in corsa aspetti che magari sfuggirebbero ma che sono importanti per capire un corridore: come si muove in gruppo, se è scaltro, se è un uomo squadra, sia nel dedicarsi agli altri che nel guidarli. Ma anche che vita fa, com’è la famiglia, che carattere ha, se ha problemi o meno a spostarsi, anche in un’altra nazione e che dimestichezza ha con le lingue. Sono tutti fattori fondamentali, ma che i numeri non ti dicono.

Non solo juniores. Visconti vuole cercare talento anche fra i più grandi, gli U23
Non solo juniores. Visconti vuole cercare talento anche fra i più grandi, gli U23
Dicevi che guarderai anche gli under 23. Dando quindi opportunità anche a chi si avvicina alla “spada di damocle” del cambio di categoria, rischiando di rimanere fuori?

Inutile raccontarci storie, sappiamo che nel ciclismo di oggi si cerca il giovanissimo talento, ma non dobbiamo precluderci nulla. Se c’è quel corridore emerso più tardi, maturato piano piano ma che ha quei valori (e uso questa parola nella sua accezione più piena) allora dobbiamo essere pronti a sfruttare l’occasione. Con la Hagens Berman abbiamo un devo team che aiuta i ragazzi a emergere, se hanno i mezzi non vengono certo buttati via. Io credo ancora in questa categoria, può dare molto.

Tu eri domenica al GP Baronti, la prova di apertura della stagione degli juniores (foto di apertura). Che impressione generale hai avuto?

L’impressione di un livello medio molto alto. Non nascondiamoci, i ragazzi talentuosi in Italia li abbiamo e per questo serve capire, andare sul campo, verificare chi ha davvero le qualità per emergere, per distinguersi. Sappiamo bene qual è il problema del ciclismo italiano: non avere uno sbocco interno, quindi essere costretti ad andar via. Ormai anche fra gli juniores i ragazzi italiani vanno a correre all’estero, poi l’esperienza di Finn ha dato riscontri e un seguito clamoroso.

Lorenzo Finn, in maglia Red Bull, è ormai un riferimento per i giovani italiani. Un esempio da imitare
Lorenzo Finn, in maglia Red Bull, è ormai un riferimento per i giovani italiani. Un esempio da imitare
Ma per un ragazzo che cosa significa inseguire un sogno? Tu l’hai fatto, lasciando la tua casa e la tua famiglia…

Questo è un lato del ciclismo attuale che rende il tutto molto più difficile. Allora come oggi servono un grande carattere, determinazione, resilienza e averli a quell’età non è facile. Ma io pur venendo dalla Sicilia avevo una prospettiva, un sogno da inseguire. Oggi è più difficile, per un ragazzo del Sud, perché anche la Toscana, l’Italia intera è il nuovo Sud. Il baricentro dell’attività è fuori dai nostri confini. Ormai, per avere chance, bisogna andare all’estero, c’è poco da fare.

San Baronto: la “palestra” di Visconti metro dopo metro

06.02.2025
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Lungo le rampe della salita di San Baronto si accenderanno i riflettori sulla stagione juniores. Una scalata che per i giovani ragazzi toscani, e non solo, rappresenta un vero e proprio punto sacro del ciclismo. Il teatro di allenamenti e sfide da parte dei ragazzi del team guidato da Luca Scinto e della Mastromarco. Qualche anno fa il San Baronto rappresentava una vera e propria linea di confine tra due nomi di spicco del ciclismo italiano: Giovanni Visconti e Vincenzo Nibali. 

Il San Baronto è stata la salita sulla quale Visconti si è allenato negli anni da pro’ e che tutt’ora affronta spesso nelle sue uscite
Il San Baronto è stata la salita sulla quale Visconti si è allenato negli anni da pro’ e che tutt’ora affronta spesso nelle sue uscite

Nel cuore della Toscana

I due siciliani qui si sono sfidati a colpi di pedale, come faranno i ragazzi juniores tra poche settimane. Giovanni Visconti che in Toscana, proprio in cima al San Baronto, si trasferì quando era junior ci racconta i segreti di questa collina e dei suoi versanti.

«Intorno a questa salita – racconta Visconti – ci ho costruito la mia intera carriera. I versanti sono tre: due dalla parte della provincia di Pistoia e uno da quella di Firenze. Se si vuole dare una lettura agonistica alla salita di San Baronto allora dobbiamo parlare del versante che parte da Lamporecchio, provincia di Pistoia. Salita che si affrontava anche al GP Larciano qualche anno fa».

Le pendenze del San Baronto cambiano a seconda dei versanti, questo è quello più duro, con partenza da Lamporecchio
Le pendenze del San Baronto cambiano a seconda dei versanti, questo è quello più duro, con partenza da Lamporecchio
Presentacela

Misura 3,9 chilometri con un primo tratto della lunghezza di un chilometro facile, le pendenze non vanno oltre il 7 per cento. Poi arriva la parte centrale, che va dal primo al secondo chilometro, chiamata il “drittone”. Un tratto con pendenze molto più impegnative, oltre il 10 per cento. E’ qui che si fa il tempo, ma non bisogna avere fretta di spingere.

Perché?

La strada invoglia a dare tutto, ma alla cima non manca poco. Finita la parte del “drittone” ci sono ancora un paio di chilometri alla fine della salita, tutti con pendenze irregolari: si va dal 5 al 7 per cento, poi ci sono punte al 10 e ancora si torna al 6 per cento. E’ qui che chi ha gamba può spingere e guadagnare tanti secondi. 

Visconti in maglia tricolore al Gp Industria e Artigianato 2012, quello fu uno degli ultimi anni in cui si fece il San Baronto da Lamporecchio
Visconti in maglia tricolore al Gp Industria e Artigianato 2012, quello fu uno degli ultimi anni in cui si fece il San Baronto da Lamporecchio
Insomma, una salita gestire…

In particolare il tratto del “drittone” perché lì ti viene voglia di spingere, ma se vai in acido non hai la possibilità di rilanciare nel tratto finale dove si può fare maggiore velocità.

Quando eri junior questo versante era già pane per i tuoi denti?

No, lo evitavo. Pedalavo sul versante che arriva da Pistoia, leggermente più lungo ma con pendenze meno impegnative. Si tratta di una salita di 5 chilometri al 5 per cento di media. E’ pedalabile e veniva sfruttata da noi corridori, anche da dilettanti, per fare dietro macchina. Era la salita dei classici lavori di finalizzazione, quelli ad alte frequenze di pedalata. 

Il versante da Lamporecchio fu inserito anche nel tratto in linea dei mondiali di Firenze nel 2013
Il versante da Lamporecchio fu inserito anche nel tratto in linea dei mondiali di Firenze nel 2013
Tu abiti in cima al San Baronto, quindi avevi l’imbarazzo della scelta…

La salita da Lamporecchio quando ero professionista la utilizzavo per capire il mio livello di condizione, diciamo che assaggiavo la gamba. Qui facevo degli esercizi legati alla forza, i famosi 20/40. 20 secondi di recupero e 40 ad alta intensità. Quando stavo bene quei 3,9 chilometri li facevo intorno ai nove minuti e sapevo di andare alle gare pronto. 

Hai detto che esiste anche un altro versante.

Esatto, quello di Vinci. Sono dieci chilometri al 3,5 per cento di pendenza media. Non una salita da far male, ma quando ero professionista la si usava per fare lavori dietro macchina o moto ad alta velocità e per tempi più lunghi. Si superavano spesso i 30 chilometri orari e con frequenze sopra le 100 pedalate al minuto

Il gruppo in discesa verso Mastromarco al GP Industria e Artigianato del 2024
Il gruppo in discesa verso Mastromarco al GP Industria e Artigianato del 2024
Ti è mai capitato di fare tutti e tre i versanti?

Spesso, soprattutto quando volevo fare dei giorni con allenamenti duri e tanto dislivello. 

Tutte salite da rapporto lungo?

I versanti di Vinci e Pistoia si fanno tranquillamente con la moltiplica grande: 52 o 53. Mentre se si decide di salire da Lamporecchio è bene preservare la gamba, quindi nelle parti più impegnative meglio la moltiplica piccola per poi rilanciare. Quando al GP Larciano si affrontava più volte questa salita, nei primi passaggi era meglio non indurire troppo il rapporto, altrimenti nel finale si rimaneva senza forze. 

EDITORIALE / Come si sceglie il cittì della nazionale?

18.11.2024
5 min
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Mentre i commissari tecnici hanno ricevuto la raccomandazione di non rilasciare dichiarazioni fino al Giro d’Onore del 20 dicembre, un’intervista di Ciro Scognamiglio a Beppe Martinelli ha fatto emergere il desiderio del tecnico bresciano di diventare commissario tecnico della nazionale. Non si è candidato, ha semplicemente risposto alla domanda su una voce che girava da tempo.

Il posto è di assoluto prestigio, seppure vincere fra i professionisti sia al momento piuttosto complesso, come le ultime apparizioni hanno dimostrato. E’ tuttavia singolare che le candidature arrivino prima che si sia spesa una sola parola a favore o contro l’attuale cittì Bennati. E’ un silenzio che colpisce. Non il suo, che è anche comprensibile, volendo capire che cosa accadrà con le prossime elezioni. Piuttosto quello dell’ambiente, quasi per una scelta apatica o di accettazione: si è passati dalle critiche incalzanti all’ultimo Cassani durante la campagna elettorale, al silenzio per il suo successore. Quello che è emerso è che il contratto non sia stato rinnovato dal Consiglio federale. A detta di Roberto Amadio, perché si tratta del ruolo più oneroso, per il quale è giusto lasciare diritto di nomina a chiunque vincerà le prossime elezioni federali.

Giuseppe Martinelli scende dopo 15 anni dall’ammiraglia Astana. Legittimo il sogno di diventare cittì azzurro
Giuseppe Martinelli scende dopo 15 anni dall’ammiraglia Astana. Legittimo il sogno di diventare cittì azzurro

Il post di Visconti

Si potrebbe parlare a lungo di come andrebbe gestita la nazionale, ma alla fine risulta evidente che, fra le svariate scuole di pensiero mondiali, prevalga quella di chi vince, con buona pace per ragionamenti e criteri. Vanno bene tutti, in un settore in cui l’importante è avere una buona immagine e possibilmente vincere. Si pesca fra ex corridori, ex direttori sportivi, manager e raramente fra le risorse già presenti in casa. A parziale eccezione, salta agli occhi la scelta del Belgio, che al momento di sostituire Vanthourenhout, ha preferito Serge Pauwels al ben più prestigioso Philippe Gilbert, puntando sull’ex tecnico degli juniores, nel segno della continuità tecnica.

Dario Cataldo, diventato direttore sportivo della Astana Qazaqstan neanche un mese dopo aver smesso di correre, dice quanto sia difficile parlare con i corridori più giovani. Per cui occorre conoscere la loro lingua e anche sapersi muovere in un modo di correre che è tanto diverso da quello di sei o sette anni fa. Seguendo questo stesso filo, Giovanni Visconti ha detto la sua in un post su Instagram pieno di orgoglio, ragionamento e passione. Ma il punto è proprio questo: quali devono essere i requisiti di chi guiderà la nazionale dei professionisti? 

Giovanni Visconti ha smesso di correre nel 2022
Giovanni Visconti ha smesso di correre nel 2022

Le doti del cittì

Deve avere grande carisma, per cui uno sguardo vale più di mille parole. La forza di stringere a sé i corridori perché siano disposti a gettarsi nelle fiamme per lui. Il loro rispetto incondizionato. La capacità di impostare una tattica che funzioni (il divieto di usare le radio fa sì che questa sia una delle doti più importati). L’abilità di parlare al futuro senza troppi riferimenti al passato. La schiena dritta, perché mai e poi mai il suo essersi offerto diventi un punto di debolezza o il pretesto per subire imposizioni tecniche.

E’ importante che abbia corso e che lo abbia fatto negli ultimi anni? E se invece di un ex atleta si andasse a chiamare un direttore sportivo in attività, di quelli giovani che ci sono dentro e battono al ritmo del ciclismo di adesso? Bramati come Tosatto, ma anche Pellizotti e Gasparotto che in quel ruolo andrebbe a nozze. Potrebbe essere un ruolo part time, legato alle corse e alla loro vigilia: non puoi chiedere a un tecnico WorldTour di rinunciare al suo stipendio per il solo amore della maglia azzurra. E a quel punto si potrebbe affidare il ruolo a tempo pieno di ambasciatore della Federazione a un ex campione di grandi storia e prestigio, come ad esempio Bugno, che avrebbe nel testimoniare la bellezza del ciclismo un passo di vantaggio rispetto a molti altri.

Il contratto di Bennati si chiuderà a fine 2024 e non è stato rinnovato
Il contratto di Bennati si chiuderà a fine 2024 e non è stato rinnovato

Il progetto della nazionale

Ci piacerebbe in effetti sapere quale sia stato e quale sarà (per questo dovremo aspettare le elezioni) il progetto federale per la nazionale dei professionisti. Se la si vede come un comparto a sé o che invece dialoghi e lavori in continuità con l’attività giovanile. E se un progetto esiste, perché qualcuno dovrebbe candidarsi per diventare commissario tecnico e non c’è piuttosto un identikit già pronto?

Ballerini non si candidò e tantomeno fece Bettini: furono scelti. E se vieni scelto, hai il coltello dalla parte del manico. Sei lì perché i tuoi meriti e i tuoi titoli hanno parlato per te. La scelta di Cassani rispose alla volontà di inseguire il ricordo di Martini, provando a colmare il gap generazionale con la vivacità mediatica del romagnolo. Quella di Bennati (per un ruolo offerto prima a Fondriest e poi a Pozzato) forse ha esposto Daniele a pressioni di cui non avvertiva la necessità. La sensazione è che con lui i corridori, tolto forse il primo anno a Wollongong, non abbiano dato proprio tutto, gestendo alcune situazioni di gara in modo diverso da quanto pattuito. Forse non hanno creduto completamente in lui e nella sua visione. C’era tutto perché si vincessero gli europei, ad esempio, ma è mancata la voglia o la capacità di attenersi alla tattica condivisa. Ed è mancata, soprattutto agli ultimi mondiali, la sensazione che fossero pronti a gettarsi per lui nel fuoco.

Classiche italiane: dal Toscana al Matteotti parlando con Visconti

11.09.2024
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Il Gp Industria e Artigianato vinto domenica scorsa da Marc Hirschi ha fatto da antipasto al calendario autunnale delle classiche italiane, che si concluderà ad ottobre inoltrato con il Giro di Lombardia. Questa tranche di gare si apre oggi con il Giro di Toscana-Memorial Alfredo Martini, per poi passare alla Coppa Sabatini, al Memorial Pantani per chiudersi domenica col Trofeo Matteotti. Una settimana a dir poco intensa.

Tutte queste classiche un tempo erano adatte ad un certo Giovanni Visconti. Erano il suo “giardino di casa”: percorsi ideali per le sue caratteristiche, grandi successi, tanti aneddoti e in qualche caso davvero si correva “dietro casa” sua. 

In queste gare non è rara la presenza del cittì. Qui Alfredo Martini con Basso e un giovanissimo Visconti
In queste gare non è rara la presenza del cittì. Qui Alfredo Martini con un giovanissimo Visconti
Dal Toscana al Matteotti, Giovanni, che gare sono? E che gare erano?

Una volta contavano moltissimo per tutti, specie per gli italiani che cercavano un posto in nazionale. Oggi contano davvero per gli italiani. I parterre non sono quelli di una volta, ma non è colpa di queste gare. Il calendario mondiale è diverso, ci sono più competizioni. Basta pensare che si disputano in contemporanea al campionato europeo e alle gare WorldTour canadesi. Senza dimenticare che un tempo la questione dei punteggi non era così esasperata. Le squadre WorldTour che fanno doppia o tripla attività schierano le formazioni laddove possono guadagnare più punti, oltre al fatto che sono obbligate a fare quelle WorldTour.

E per Giovanni Visconti che corse erano?

Erano corse importanti, che mi davano tanto. Erano un grande stimolo per allenarmi bene durante l’estate. Di fatto ci tiravo fuori la mia stagione con queste corse. Staccavo a giugno dopo il Giro d’Italia, facevo un po’ di “vacanza pedalata” e da luglio iniziavo a fare sul serio. Era un finale di stagione breve, ma intenso. Alla fine stavi fuori casa un mese e mezzo. Erano poi tutte corse adatte a me, corse da vincere, per fare gamba, per divertirsi. Non c’era mai quella gara che partivi “annoiato”, sapendo già come andava a finire. No, strappi brevi, intensi, discese, circuiti… il finale non era mai scontato. E non ultimo provavi a guadagnarti una convocazione in azzurro. 

Analizziamo questa tranche, s’inizia oggi con il Giro di Toscana. Parlaci di questa gara…

Anche se negli ultimi anni è cambiata un po’, il Monte Serra resta decisivo. Non è vicinissimo all’arrivo e se va via un gruppetto, è difficile che poi da dietro rientrino. Il gruppo è tutto spezzettato ormai. Il Toscana era una corsa adatta a me e infatti ci puntavo subito molto perché se fosse andata bene poi avrei corso un po’ più tranquillo le gare successive. Nel corso degli anni la Coppa Sabatini era diventata una corsa per corridori sempre più veloci. Quindi meglio puntare forte su questa e magari risparmiare qualcosa poi. 

Qual è il ricordo che ti lega al Giro di Toscana?

E’ stata la mia ultima vittoria da professionista con la Neri Sottoli. Venivo da un periodo difficile. Ero caduto a giugno al Giro d’Austria, dentro ad un galleria, mi schiantai a 90 all’ora quando stavo per vincere. Dovettero portami via in elicottero. Passai un ‘estate complicata. Per un mese e mezzo mi allenai con un drenaggio, avevo un tubicino che usciva dalla tasca della maglia… capito perché dicevo che queste corse mi davano stimoli? E insomma vinsi a Pontedera davanti a Bernal che veniva dalla vittoria al Tour de France. Ha un grande significato questa gara per me. Tra l’altro è a 10 chilometri da Peccioli, sede della Coppa Sabatini, dove vinsi la mia prima gara da professionista: fu come chiudere un cerchio.

Passiamo proprio alla Sabatini…

Sarebbe un percorso da mondiale. E infatti se ne è anche parlato: paesaggi bellissimi, percorso tecnico, adatto ad un mondiale e a più soluzioni. Rispetto al passato è stata un po’ indurita nella prima parte e infatti il circuito finale è tornato a fare un po’ più differenza, ma negli ultimi anni era diventata una gara molto veloce. Ricordo che all’imbocco della curva dell’ultimo strappo ormai si sgomitava con i velocisti. Ma anche questa si adattava bene alle mie caratteristiche.

Anche di questa dicci il ricordo, l’aneddoto.

E’ stata la mia prima gara con i pro’. Era il 2004 e feci lo stagista con la De Nardi-Montegrappa. Era una bella giornata e c’era un parterre… Vinse Ullrich, su Pellizotti e Boogerd, insomma fu un battesimo di fuoco! C’erano Scinto e Citracca che mi avevano lanciato da dilettante a vedermi. C’era il mio fans club: in quei tempi c’era il fans club Visconti e quello di Nibali, reduci dagli scontri tra i dilettanti. E c’era mio papà che scriveva ovunque il mio nome sull’asfalto… Un bel ricordo.

E due anni dopo la stessa Coppa Sabatini fu anche la tua prima vittoria da professionista…

Anche quello è un grande ricordo. C’era la storia del nove. Quando avevo un numero la cui somma faceva nove o vincevo o ci andavo vicino. Quell’anno era la 54ª edizione della Sabatini e io avevo il 63 o il 36 non ricordo bene…

Passiamo al Memorial Pantani. E’ la più giovane tra queste classiche. E cambia sempre un po’. Che gara è?

Come le altre, è una corsa che si adatta bene a corridori come me. Lascia spazio a più finali. Cambia sempre un po’. Ma di base nella prima parte c’è pianura, poi da quelle parti (la Romagna, ndr) quando si va nell’entroterra ci sono salite corte ma dure. Come diceva Paolo Bettini: “Si entra nel ginepraio”. E’ tutto un su e giù. Bisogna stare attenti e davanti. Ricordo che su quella salita cara a Pantani, Montevecchio, si arrivava da un lungo rettilineo e si svoltava a sinistra, ma la strada si stringeva, era come un imbuto. La salita iniziava con dei tornanti e stare davanti significava risparmiare davvero tanto. Una volta in cima non si scendeva subito, ma c’era una contropendenza che faceva davvero male. Di solito la selezione si faceva negli ultimi due giri e l’arrivo era sempre una lotta tra i fuggitivi e quel che restava del gruppo. Il finale non era mai scontato.

L’aneddoto del Pantani?

L’anno che corremmo con la nazionale. Avevamo dominato la corsa noi azzurri. Eravamo io, Ulissi e Nibali e decidemmo di lasciare la vittoria a Diego che aveva appena avuto un grave problema familiare. Fu un momento toccante.

Infine c’è il Trofeo Matteotti, la più storica tra queste prese in esame…

Circuito duro e impegnativo (a Pescara, ndr), tra l’altro domenica lo commenterò per la Rai. Anche questa è una gara entusiasmante, tecnica, dura… poi lì spesso fa caldo e questo elemento può fare la differenza. Spesso conviene andare in fuga anche se si è in tanti, perché si fa meno fatica che a stare in gruppo su quelle strade così tortuose. Una caratteristica del Matteotti è che spesso la finiscono in pochi proprio perché è dura. Negli ultimi anni Trentin l’ha vinta due volte, una delle quali con un ampio distacco e non capita spesso. E’ più facile che arrivi un gruppetto ristrettissimo. Nel finale si fa la selezione su Montesilvano, strappo duro, secco. E’ una festa perché c’è gente e in salita si sente l’odore degli arrosticini.

Chiudiamo con il tuo aneddoto.

Anche questa era particolarmente adatta a me. Ricordo che un anno, il 2018 prima del mondiale di Innsbruck, non ero messo benissimo in quanto alla convocazione, e così dissi all’ora cittì, Davide Cassani: “Se vinco mi porti al mondiale”. Arrivai secondo, vinse Ballerini… E al mondiale non ci andai!

Conforti in crescita e ora nuovi lavori con Giorgi

11.03.2024
5 min
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Ci sono sempre differenze tra la prima e la seconda stagione da pro’. Lorenzo Conforti lo ha notato immediatamente in queste corse d’inizio anno. Le ragioni possono essere tanto diverse quanto concatenate fra loro.

Proprio ieri il diciannovenne di Montecatini Terme ha chiuso la lunga serie di gare in Croazia con la sua VF Group Bardiani CSF Faizanè mettendo in valigia qualche certezza in più ed un bel filotto di risultati. Quarto posto a Umag a fine febbraio, poi secondo a Porec qualche giorno dopo ed infine all’Istrian Spring Trophy (breve gara a tappe) ha centrato un’altra seconda piazza dietro, anzi di fianco è il caso di dire, a Pinazzi. In questo caso il grande merito di Conforti è l’aver saputo tirare magistralmente la volata per la prima vittoria da professionista del suo compagno. Alla luce di queste recenti prestazioni, abbiamo chiesto a Lorenzo quanto abbia inciso il cambio di preparatore atletico.

Primo e secondo. Conforti (a sx) lancia la volata a Pinazzi che vince la prima tappa dell’Istrian Spring Trophy (foto ufficio stampa)
Primo e secondo. Conforti (a sx) lancia la volata a Pinazzi che vince la prima tappa dell’Istrian Spring Trophy (foto ufficio stampa)
Restiamo sull’attualità e i piazzamenti nelle corse croate.

Sono contento sia per me che per la squadra. In ognuna di queste gare siamo sempre partiti con l’obiettivo di fare risultato o comunque essere nel vivo. Ad esempio al Giro dell’Istria puntavamo sia alle tappe che alla generale e direi che è andata bene. Come avversari avevamo diversi devo team importatanti, tra cui quelli di Visma e Decathlon. Ecco perché siamo soddisfatti, anche se si poteva fare qualcosa in più.

Com’è correre contro queste squadre?

Bisogna dire che sono formazioni continental sui generis, perché alcune corrono davvero con una mentalità da WorldTour e si vede. Me ne parla spesso Mattio (del Team Visma | Lease a Bike Development, ndr), che conosco bene. Personalmente ad Umag sono stato in una fuga di una decina di uomini con dentro tre Visma. Un’azione andata via di forza voluta da loro. Quando ho visto chi c’era, mi sono trovato nel limbo. Tiravo poco perché dietro avevo Pinazzi deputato alla volata, ma contemporaneamente ero anche stimolato a giocarmi le mie carte. Copione più o meno simile anche a Porec (in entrambe le occasioni ha vinto il britannico Brennan, ndr). Complessivamente ho avuto buone indicazioni da queste gare e dal contronto con rivali di qualità.

Conforti sta crescendo sia fisicamente che mentalmente. Ha notato quanto la testa possa fare la differenza anche in allenamento
Conforti sta crescendo sia fisicamente che mentalmente. Ha notato quanto la testa possa fare la differenza anche in allenamento
Quest’anno hai cambiato preparatore passando da Giovanni Visconti ad Andrea Giorgi, quello della squadra. Ti aspettavi di raccogliere così presto dei risultati?

Prima di tutto penso che sia dovuto per una mia questione quasi fisiologica. In due stagioni passare da juniores ad avere un anno in più di esperienza tra i professionisti ti aiuta ad approcciarti meglio alle corse. Poi sicuramente ha influito anche il cambio di allenatore e dei lavori da fare.

Che differenze hai notato tra i due preparatori?

Ci tengo a dire che, così come mi trovo bene adesso con Andrea, mi sono trovato bene con Giovanni. La scelta di cambiare è stata fatta assieme, visto che aveva altri progetti, però ci sentiamo ancora per sapere come sto e come va. Differenze fra loro ce ne sono. Visconti è un preparatore che si basa di più sulla pratica e di conseguenza anche sulle sensazioni. Era abbastanza flessibile.

Puoi farci un esempio?

Certo. Giovanni essendo stato corridore ed avendo corso ad alti livelli fino a pochi anni fa, riesce a immedesimarsi meglio nel constesto gara-stress. Ovvero quanto ti può condizionare la fatica mentale dopo una corsa nell’allenamento dei giorni successivi. Qualche volta mi è capitato che magari dovessi seguire una tabella ben precisa, ma sentendomi un po’ stanco dopo una gara chiedevo a Visconti di fare qualcosa di diverso in alternativa. E lui mi veniva incontro.

Ora invece cos’è cambiato?

Con Giorgi lavoro molto in VO2 max e curo di più i dettagli. Ma vi faccio un altro esempio. Nel test incrementale si guarda quanto riesci ad andare oltre il tuo limite fisico, ma anche oltre quello mentale. La differenza la fai lì. Ed è questo che è cambiato in me con la preparazione di Andrea. Dal Lorenzo Conforti dell’anno scorso a quello di quest’anno c’è un abisso. Sono cresciuto tanto sia di gambe che di testa.

Che tipo di allenatore è Giorgi?

Andrea è sicuramente un preparatore che si base sull’aspetto teorico e scientifico. Lui guarda i dati dei test e su quelli ti dice cosa puoi fare. La stessa situazione che descrivevo prima con Giovanni, con lui ho dovuto gestirla diversamente (sorride, ndr). Mi è comunque venuto incontro con l’allenamento, però mi ha esortato a non bloccarmi mentalmente. Infatti una volta mi aveva programmato quattro ore in Z2, che per lui dati alla mano è quasi scarico, ed ero un po’ spiazzato. Quando non sei concentrato a dovere, diventa dura anche fare un allenamento più leggero. Invece ho imparato a non farmi turbare mentalmente se magari talvolta non avverto certe sensazioni. Anche perché ho visto che poi sto bene.

Da quest’anno Conforti è seguito da Andrea Giorgi, preparatore della squadra. Con lui ha cambiato anche l’approccio mentale (foto ufficio stampa)
Da quest’anno Conforti è seguito da Andrea Giorgi, preparatore della squadra. Con lui ha cambiato anche l’approccio mentale (foto ufficio stampa)
Quindi hai trovato la tua dimensione con la preparazione?

Si potrebbe trovare un compromesso tra i due metodi di allenamento, tra quello di Visconti e Giorgi. Sto lavorando per il giusto equilibrio. Ho capito che alla fine in bici ci siamo sempre noi corridori e siamo noi che dobbiamo essere la parte pratica del preparatore. In questo senso mi piace dare dei riscontri pratici al mio allenatore. Così come apprezzo che loro ci insegnino la teoria e gli aspetti mentali dell’allenamento.

Giovanni Visconti ci porta nel (suo) mondo dei rulli

01.12.2023
4 min
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Giovanni Visconti e il suo modo di vedere ed interpretare il mondo dell’allenamento con i rulli. Il siciliano, professionista dal 2005 al 2022, utilizza un sistema Magneticdays.

A cosa serve uno strumento così fatto e cosa è cambiato nel “mondo dei rulli” fino ad oggi? Un prodotto del genere è da considerare esclusivamente uno strumento per l’allenamento al chiuso, oppure è molto di più? Il training sempre più specifico obbliga a completare l’uscita esterna con una seduta di indoor training?

Visconti con Marco Sbragi di Magneticdays (foto MD)
Visconti con Marco Sbragi di Magneticdays (foto MD)
Cosa significa per te pedalare sui rulli e usare una piattaforma come Magneticdays?

Un sistema come Magneticdays è talmente completo che è quasi riduttivo categorizzarlo come rullo. In generale ti permette di ottimizzare il tempo quando questo è poco, ottenendo il massimo da un lasso di tempo che appunto è ridotto. La qualità dall’allenamento che si ottiene è elevatissima, a tratti anche difficile da replicare all’esterno, se andiamo nello specifico. Tanta, tanta qualità.

Una seduta di specifico eseguita al chiuso può sostituire uno specifico fatto in esterno?

La variabile da considerare non è solo una. Prima di tutto è necessario adeguare il proprio FTP, perché quello che si utilizza outdoor non è lo stesso che si usa al chiuso. Andiamo a stimolare anche una capacità di concentrazione che all’esterno è influenzata da più fattori. A mio parere una seduta specifica che rimane al di sotto dell’ora offre tanta sostanza in fatto di qualità, ma deve essere completata con altre fasi dell’allenamento che si ottengono con l’uscita su strada.

La postazione di allenamento di Visconti (foto Visconti)
La postazione di allenamento di Visconti (foto Visconti)
Al massimo un’ora?

Lo ritengo un lasso di tempo produttivo, oltre i 60 minuti entrano in gioco altri fattori, come ad esempio l’idratazione.

Ci sono dei segreti che permettono di sfruttare il lavoro specifico indoor?

E’ fondamentale capire come sfruttare il prodotto e la situazione. Quando si pedala sui rulli bisogna mettersi in testa che non si può fare fondo come lo si fa in esterno, ma si può stimolare la forza. Si possono fare degli ottimi lavori con i cambi di ritmo ed esplosivi, solo per fare tre esempi.

Visconti e Valverde hanno corso insieme dal 2012 al 2016
Visconti e Valverde hanno corso insieme dal 2012 al 2016
Da pro’ usavi i rulli?

Li usavo quando non c’era altra soluzione, ma è pur vero che la mia carriera di corridore ha attraversato tre generazioni. Agli inizi i rulli si usavano per fare girare le gambe e sistemi come Magneticdays non esistevano. Negli ultimi anni preferivo fare alcuni lavori specifici al chiuso, perché mi rendevo conto che la qualità era più elevata e limitavo anche il rischio di malanni.

Hai mai pensato che avendo da subito uno strumento più completo avresti avuto risultati migliori?

Si ci ho pensato, ma sarebbe stato necessario avere anche la mentalità di oggi con l’approccio moderno. La tecnologia aiuta e se usata nel modo corretto è complice del miglioramento.

Il “rullo” Jarvis, una sorta di cuore del sistema MD (foto MD)
Il “rullo” Jarvis, una sorta di cuore del sistema MD (foto MD)
I sistemi di rulli più evoluti sono utili anche per la autovalutazione?

Certo, assolutamente sì e ti permette di farlo con qualità. Lo anche grazie alle diverse possibilità di lettura dei dati, un sistema come Magneticdays ti fa vedere anche i Newton.

Il ciclismo di oggi può fare a meno dei rulli con i suoi numeri?

Ogni epoca ha le sue. A mio modo di vedere saper sfruttare le piattaforme di indoor training di oggi fa parte dei marginal gains di cui tanto si parla. Oggi il ciclismo è fatto di professionisti che curano il minimo dettaglio, anni addietro si andava molto più a braccio.