Le Giant del Team Jayco-AlUla per il 2023

01.02.2023
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Saranno la nuova Giant Propel SL, molto richiesta da ogni tipologia di corridore, e la TCR SL, modello storico dell’azienda, le bici della Jayco-AlUla. Senza dimenticare la Trinity, dedicata alle crono, che nella versione attuale è anche con i freni rim-brake e di cui si presuppone ne arriverà un’evoluzione. Entriamo nel dettaglio dei materiali in dotazione agli atleti della compagine australiana.

E per farlo abbiamo chiesto a Mattia Romanò, che si occupa del dipartimento tecnico della Jayco, un ruolo di responsabilità e che tocca i vari aspetti della vita di un team di questo calibro. Un team in cui c’è anche da considerare la squadra femminile, che ricopre un’importanza di primissimo piano.

Rispetto alla “vecchia” Propel SL la nuova è più sfinata e leggera (@jayco-alula)
Rispetto alla “vecchia” Propel SL la nuova è più sfinata e leggera (@jayco-alula)
Quali modelli Giant avranno a disposizione i corridori?

Gli atleti avranno a disposizione l’ultima versione della Propel SL e anche della TCR SL, oltre alla bici da crono: la Giant Trinity. La squadra femminile invece avrà le bici Liv, dirette discendenti dalla famiglia Giant, ma con i modelli Lagma e la aero Enviliv.

Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui, versione TCR SL
Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui
Rimanendo nell’ambito maschile, i corridori hanno la possibilità di scegliere?

Facciamo una lista che prende forma anche attraverso le indicazioni di Marco Pinotti. Sono delle vere e proprie schede tecniche con i dati dei corridori, le scelte, le caratteristiche e le evoluzioni nel suo percorso atletico. In tutto questo rientra anche il modello di bici. A tutti i ragazzi è data la possibilità di usare almeno una nuova versione della Giant Propel, anche se non è detto che la bici aero è quella principale. Abbiamo fatto il primo ritiro, non proprio un training camp, già ad ottobre, dedicato alla valutazione di misure, biomeccanica e richieste degli atleti.

Mattia Romanò, uno dei responsabili del materiale tecnico della formazione australiana (@jayco-alula)
Mattia Romanò, uno dei responsabili del materiale tecnico della formazione australiana (@jayco-alula)
Un camp già ad ottobre?

Un periodo di stacco vero e proprio non esiste più, siamo sempre operativi, ovviamente con dei volumi d’impegno diversi.

Come è gestita la biomeccanica all’interno del team?

C’è uno staff interno alla squadra che è dedicato alla rilevazione delle misure e ne fanno parte anche i meccanici. Ogni corridore si può avvalere anche di consulenze esterne, ma ci deve essere la supervisione del team. Una supervisione necessaria anche per un raffronto con i materiali in dotazione. Tutto questo rientra nella gestione della biomeccanica. C’è un sistema informatico interno visibile al gruppo meccanici. I dati contenuti si aggiornano automaticamente ogni volta che è effettuato un intervento. L’obiettivo è minimizzare le variabili.

Quante bici sono fornite ad ogni corridore?

Almeno quattro. Ai capitani sono fornite anche delle bici aggiuntive allo stock iniziale. Ogni atleta ha una bici da allenamento a casa, che rimane dedicata esclusivamente al training e poi almeno una bici da crono.

A Wollongong, Sobrero ha conquistato l’argento nel Team Relay ed è stato 15° nella crono con la bici Trinity
A Wollongong, Sobrero ha conquistato l’argento nel Team Relay ed è stato 15° nella crono con la bici Trinity
Le bici della stagione precedente vengono in qualche modo riutilizzate?

Non è facile dare una risposta precisa, nel senso che dipende molto dalle evoluzioni dei nuovi modelli che ci vengono forniti da Giant. Partiamo dal presupposto che i mezzi particolarmente sfruttati nella stagione precedente non vengono riutilizzati. Ci può essere una bicicletta di scorta, poco o quasi mai messa su strada, che diventa la bici di casa per l’allenamento.

E per quanto concerne i componenti?

Abbiamo le ruote Cadex hookless di differenti altezze. Questi modelli trovano sempre maggiore spazio, ma usiamo ancora qualche sistema per il tubolare. Invece per quanto concerne gli pneumatici si parte dalle sezioni da 25 e arriveremo fino ai 32, per le classiche del nord. Non abbiamo i cockpit integrati, ma abbiamo il sistema Giant piega/manubrio in carbonio, parecchio leggero. La trasmissione è Shimano quella a 12 rapporti, che comprende anche il power meter. Le selle sono Giant.

Rev Pro Mips: il casco approvato ed usato dai pro’

09.12.2022
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Giant per la stagione 2022 ha fornito il suo casco Rev Pro Mips agli atleti del team Bike-Exchange. Un prodotto nato per essere performante e soddisfare le esigenze dei corridori professionisti. Il lavoro coordinato tra Giant ed i corridori del team australiano è stato fondamentale per avere un casco che possa fornire il massimo della tecnica e della performance. 

Ventilazione e leggerezza

Il Rev Pro Mips unisce un design aerodinamico ad un’ottima ventilazione che permette il raffreddamento interno. La forma della calotta, creata con analisi CFD, dona a questo casco un profilo estremamente aerodinamico. Quest’ultimo è un fattore fondamentale soprattutto quando si è in corsa, dove ogni piccolo dettaglio fa la differenza. 

«E’ un ottimo casco (ci dice Matteo Sobrero, che ha avuto modo di usarlo questa stagione con il team Bike-Exchange, ndr). E’ davvero ben riuscito, la testa rimane sempre alla stessa temperatura, sia con il freddo che con il caldo. La stagione si sviluppa principalmente nei mesi estivi ed avere un casco come il Rev Pro Mips, che non fa accumulare il calore all’interno della calotta, è fondamentale».

Il Rev Pro Mips è un casco estremamente leggero e confortevole, con i punti di pressione ben distribuiti
Il Rev Pro Mips è un casco estremamente leggero e confortevole, con i punti di pressione ben distribuiti

Adatto a tutti

Questo casco è costruito con tecnologia Cinch Pro Mips che distribuisce i punti di contatto in maniera equilibrata su tutta la testa, per fornire un miglior comfort. La regolazione avviene in cinque punti differenti. Il sistema di chiusura è l’Element Strap System (ESS) con cinghie monostrato LiteForm ultrasottili e facilmente regolabili. 

«In squadra – riprende Sobrero – lo abbiamo usato tutti e, nonostante le diverse forme e misure della testa, ci siamo trovati molto bene. Ha un fit davvero ottimo, senza punti di pressione anche dopo che lo si sta indossando da molte ore. La chiusura e la conseguente regolazione, sono molto semplici ed intuitive e si mantengono stabili per tutto l’anno. Una volta regolato non ho mai avuto bisogno di metterci mano».

Rimane estremante comodo anche durante gare molto lunghe e faticose
Rimane estremante comodo anche durante gare molto lunghe e faticose

Sicurezza 

La struttura del Rev Pro Mips è perfezionata per assorbire al meglio gli impatti ad alta e bassa velocità. Questo perché costruito ed assemblato con EPS a bassa densità, il guscio, invece è composto da policarbonato temperato ultrasottile, che mantiene il peso davvero contenuto: nella taglia M si parla di 290 grammi

Il prezzo del Rev Pro Mips è do 189,99 euro.

Giant

Colleoni apre a Zana le porte della BikeExchange

29.09.2022
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Filippo Zana dalla prossima stagione vestirà la maglia del team BikeExchange Jayco, la prima avventura in una squadra WorldTour per il neo campione italiano. Quando si inizia un nuovo cammino è sempre bene avere un punto di riferimento, qualcuno che ti apra le porte del mondo che stai per affrontare. E chi meglio di Kevin Colleoni, uno dei pochi, anzi pochissimi, corridori italiani che militano in questa squadra (oltre al bergamasco ci sono Matteo Sobrero ed Alexander Konychev, quest’ultimo però è in scadenza di contratto)?

Coetanei

Alla vigilia della Coppa Agostoni, i corridori della BikeExchange e della Kern Pharma fanno visita a Cicli Sardi, Giant Store di Monza e vera istituzione per i pedalatori della Brianza e non solo. Un negozio nascosto da palazzoni che sembrano tutti uguali ma che in realtà non lo sono. Approfittiamo della presenza di Colleoni per iniziare ad aprire qualche spiraglio sulla nuova avventura di Zana.

«Filippo lo conosco da tanto tempo, fin dalle categorie inferiori (ci dice nel retro del negozio, lontano da occhi curiosi, Colleoni, ndr). Siamo sempre stati rivali ma amici fuori, è una bella cosa che il campione italiano venga da noi e se lo merita pienamente».

Zana porterà la maglia tricolore alla BikeExchange: «Sarà strano all’inizio averla in squadra», ci ha detto Colleoni
Zana porterà la maglia tricolore alla BikeExchange: «Sarà strano all’inizio averla in squadra», ci ha detto Colleoni
Alla BikeExchange siete pochi corridori italiani, è più facile legare?

Cerchiamo di legare un po’ di più tra di noi, forse diventa anche più semplice. Secondo me si troverà bene, sia con lo staff che con i compagni, la nostra è una squadra molto tranquilla. Avrà il giusto spazio ed i tempi necessari per capire come si lavora. 

Lo staff che vi circonda com’è? 

Mi sono sempre trovato bene con tutti: meccanici, massaggiatori, nutrizionista. Essendo per la maggior parte italiano o spagnolo anche per me integrarmi all’inizio è stato più semplice. 

La vostra nutrizionista è Laura Martinelli, vi trovate bene?

E’ con noi da quest’anno, è molto brava nel suo lavoro e non ci fa mancare nulla. Quando abbiamo bisogno di qualcosa basta chiamarla e lei è sempre disponibile. Ci mette molta programmazione e cura nel suo lavoro, se c’è un obiettivo da raggiungere pianifica tutto prima nei minimi dettagli. 

I meccanici, invece?

Abbiamo la fortuna di avere il magazzino vicino a Varese, quindi per ogni richiesta o consiglio chiamo loro. Ogni gara cambia il team dei meccanici, quindi è più difficile creare un rapporto specifico.

Zana e Sobrero sul percorso dei mondiali di Wollongong, i due l’anno prossimo saranno in squadra insieme
Zana e Sobrero sul percorso dei mondiali di Wollongong, i due l’anno prossimo saranno in squadra insieme
Con chi è più facile creare un rapporto di amicizia, confidenza?

Con i massaggiatori, perché si passa più tempo insieme dopo la corsa, sono la tua valvola di sfogo se le cose vanno male o i primi a festeggiare con te se al contrario vanno bene. Io mi sono legato particolarmente con Gobbi, che è di Bergamo anche lui, ma anche con Lenzi che è di Varese. Diciamo che sono un po’ i punti di riferimento.

Qual è stata la tua prima difficoltà, così da dare un esempio pratico a Zana…

A primo impatto direi che è stato il fatto di essere in una squadra estera, ho sempre corso in squadre italiane, come Filippo. All’inizio ti trovi di fianco grandi campioni e non sai nemmeno bene come rapportarti, pensi che siano una spanna sopra gli altri, ma con il tempo capisci che sono solo i tuoi compagni.

In una squadra australiana, con compagni da tutto il mondo l’inglese è fondamentale.

A dire la verità la cosa più difficile per me, ancora tutt’ora – dice con una risata – è quando i ragazzi australiani parlano tra di loro. Hanno un accento diverso e parole pronunciate in maniera differente, che noi europei non siamo abituati ad ascoltare.

Tu e Zana avete una corporatura simile, alti e slanciati, a livello di bici che consigli gli daresti?

Noi facciamo sempre, dopo il Lombardia, tre giorni di ritiro dove si organizzano visite mediche, abbigliamento e misure delle bici. Si fanno tante prove ed alla fine si sceglie: abbiamo due modelli di bici a disposizione: la Propel per le tappe in linea e la Tcr per le tappe di montagna.

Tu le hai usate entrambe?

Io quest’anno ho usato solo quella da scalatore (la Tcr, ndr), mentre il prossimo anno vorrei usarle entrambe. Sicuramente bisogna provarle, sono due telai diversi, sono molto soggettive le scelte.

Durante l’anno avete dei periodi in cui fate dei check con i meccanici o biomeccanici?

E’ una cosa molto soggettiva anche questa, la squadra mette a disposizione un biomeccanico che viene ai vari ritiri per permettere di fare anche delle piccole modifiche. Ma se uno desidera, durante la stagione è libero di andare anche da altre persone.

Secondo riposo, le cose da vedere non finiscono mai

11.07.2022
9 min
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Nel secondo giorno di riposo, prosegue il nostro percorso tra le curiosità del Tour de France 2022. Biciclette, capi tecnici e soluzioni che vedremo nel prossimo futuro, alcuni di questi prodotti non ancora ufficializzati e già vittoriosi. E poi c’è la conferma che il ciclismo interessa anche alle serie tv (e non è la prima volta), un bello spot promozionale che fa bene al nostro sport.

Altre bici nuove, anche la Propel

La nuova Giant Propel, non ancora presentata ufficialmente e già vittoriosa. E’ la bicicletta aerodinamica di Giant, prodotto massiccio e importante nelle forme. Nel caso della nuova versione, vittoriosa con Groenewegen, si nota una bicicletta sì aero, ma più sfinata e magra, soprattutto nel comparto centrale e posteriore.

Altrettanto interessante è l’aver mantenuto il seat-post integrato, una sorta di marchio di fabbrica Giant, con una forma mutuata dal modello TCR. Dopo averla vista in corsa e poi in mano ai meccanici nel giorno di riposo, la vedremo ufficialmente con tutte le sue specifiche prima della fine dell’estate?

Tra fatica, tecnologia e serie tv

Vista quella scatoletta sul cappellino post gara di Van Aert? L’oggetto in questione è il trasmettitore del microfono, perché l’atleta della Jumbo-Visma è… spiato costantemente. Ma non solo Van Aert, in alcune occasioni i microfoni sono stati montati anche sulle biciclette dei corridori, generalmente agganciati al supporto del computerino. Il Team Jumbo Visma al Tour de France 2022 sarà soggetto di una serie Netflix, come già accaduto per il Movistar Team, che vedremo in futuro.

Magnus Cort, il corridore danese, grande protagonista nella sua terra natale, è l’unico del Team EF-Easypost ad utilizzare la aero Cannondale SystemSix. Il resto degli atleti utilizza la Cannondale SuperSix Evo.

Se analizziamo i capi tecnici, quelli normalmente utilizzati al Tour de France e finalizzati per combattere il caldo, gli spunti d’interesse sono sempre numerosi. Ci ha colpito la maglia Le Col della Bora-Hansgrohe, con un girocollo molto basso, ma con una ribattitura doppia. Una pannellatura frontale fitta e aderente e un tessuto dalla trama a micro-celle sulla parte superiore delle maniche. Il fondo-manica invece è molto sottile ed è una sorta di rete elastica.

Shimano Dura Ace a 11v. Sono due i team che hanno scelto di optare per le trasmissioni ad 11 rapporti: la Total Energies e la Israel-Premier Tech. L’obiettivo è quello di far scendere il più possibile le variabili che si generano nel mix di componenti delle diverse famiglie di prodotti.

La trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposo
La trasmissione Sram usata da Skujins e spiata nel primo riposo

Una trasmissione Sram Eagle in futuro?

Nessuno vieta di immaginarlo e pensarlo e la trasmissione montata nelle tappe della Super Planche des Belles Filles e Losanna sulla bici di Skujins è una sorta di conferma. L’ultimo pignone (quello nero) non è un 50, come quello utilizzato sulla versione mtb, ma è di sicuro un fuori misura, una sorta di salva-gamba. E poi ci sono i pignoni dorati che appaiono senza grossi salti tra l’uno e l’altro. Staremo a vedere.

Ma che scarpe sono?

Louis Garneau. Sono due gli atleti della Israel-Premier Tech che indossano le calzature del marchio canadese, quasi scomparso e che ora è tornato tra i professionisti di primissima fascia. Micheal Woods e Simon Clarke indossano la costosa versione Course Air Lite XZ.

Q36.5 per Geschke. Sono di colore argento e sono il modello Unique Silver dell’azienda di Bolzano, le calzature indossate dal corridore tedesco ora in forza al Team Cofidis.

Nuove scarpe Giant per Matthews? Già in passato, nel suo trascorso al Team Orica-Green Edge, Michael Matthews è stato uno dei principali artefici nello sviluppo delle Shimano S-Phyre. Il corridore australiano è particolarmente ambito dalle aziende, per le fasi di test dei prodotti. Quelle che indossa al Tour de France hanno tutta l’aria di essere una nuova versione top di gamma delle calzature Giant.

Pogacar e Stuyven, corridori diversi in tutto. Doti atletiche a parte, i due corridori rappresentano anche gli antipodi nel modo di utilizzare le calzature ed i pedali. Pogacar, pedali Look Keo, scarpe DMT KR SL con i lacci e tacchette grige, pedala con le punte verso l’esterno. Stuyven, pedali Shimano (in realtà dovrebbe avere i Look), calzature Bontrager e tacchette Shimano blu, pedala con le punte rivolte all’interno.

Tra caschi e gomme

Un nuovo casco Bollè per Mozzato e per la B&B-KTM. Rispetto al “vecchio” modello top di gamma Furo, il nuovo casco Bollè ha delle feritoie più ampie nella sezione frontale e lateralmente, forse meno votato all’aerodinamica, ma non per questo meno efficiente. C’è sempre la calandra posteriore tronca, ma il casco è meno pronunciato verso il retro ed è maggiormente arrotondato sopra.

S-Works Prevail e Evade. Il primo è quello meno calottato, spesso scelto dagli uomini di montagna e per le giornate da canicola. Lo Specialized Evade è quello “aerodinamico”, più chiuso e tra i caschi più efficienti mai sviluppati. Entrambi adottano anche un nuovo sistema Mips al loro interno.

Tre team in gara, tra tubeless copertoncino. Per le tappe tradizionali (esclusa quella del pavé) tutti i team supportati da Specialized si dividono tra tubeless e copertoncino. E’ necessario ricordare che la Quick Step-Alpha Vinyl è stata coinvolta in modo diretto nello sviluppo dei nuovi pneumatici Turbo di Specialized. Inoltre, le ruote Roval del team belga arrivano anche dalla fornitura del 2021, come si vede da una delle immagini. Nessun riferimento di “inventario” per le ruote TotalEnergies, considerando la sponsorizzazione recente.

Manubri super leggeri e spessori

Interessante la scelta di Patrik Konrad, che utilizza l’attacco manubrio full carbon Vibe Carbon da poco più di 100 grammi e la piega Pro Vibe Carbon SL compact. Il peso di quest’ultima è intorno ai 200 grammi, per un’accoppiata che supera di poco i 300 grammi e con una rigidità complessiva molto elevata.

Ma quanti spessori sulla bici da Gaudu? Oltre al cap in battuta, ci sono ben 3,5 centimetri di spacers (sono sette da 0,5 cadauno) tra lo stem e lo sterzo della bici di Gaudu. Già al Tour of the Alps avevamo documentato i bike fitting “non estremi” del gruppo di scalatori del Team Groupama-FDJ. Osservando con maggiore attenzione la bici del corridore transalpino, vediamo anche un seat-post con un abbondante arretramento.

Facendo la somma dei dettagli, cosa potremmo scrivere? Un telaio piccolo e una posizione non facile da adattare, con la necessità di portare il peso del corpo sulla ruota posteriore e lasciare scaricate le ginocchia. Inoltre il corridore non si schiaccia mai in modo eccessivo verso l’anteriore e verso il basso.

Colnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interni
Colnago Prototipo, ruote Bora WTO45, Pirelli TLR da 30 e inserti liner interni

Quel vedo non vedo

Gli inserti dentro le gomme, nel giorno di riposo c’è modo di parlare anche di questo. Torniamo per un attimo alla tappa del pavé di questo Tour de France 2022. Non si vedono perché inseriti dentro i tubeless, ma Pogacar ha utilizzato gli inserti tra gomma (Pirelli TLR da 30 millimetri) e cerchio, una sorta di salsicciotto di schiuma/spugna densa e compatta, non assorbe il liquido anti-foratura ed evita lo stallonamento del tubeless, anche e soprattutto con i colpi proibiti che subiscono le ruote in carbonio. I liner non sono Pirelli, che ad oggi non ha in gamma questa tipologia di accessorio. Inoltre, Pogacar ha corso quella frazione con la Colnago Prototipo, molti suoi compagni hanno utilizzato la “vecchia” V3Rs.

Val di Sole BikeFest, tre giorni di adrenalina fra bici e territorio

31.05.2022
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La Val di Sole è un territorio che vive in simbiosi con la bicicletta e un evento come il BikeFest consente di viverla in mille diverse sfaccettature (in apertura, uno scorcio dell’Epic Tour Grande Guerra, foto Podetti). Dal 3 al 5 giugno a Daolasa di Commezzadura (Trento) in occasione dell’apertura stagionale del Bike Park Val di Sole andrà in scena un weekend ricco di esperienze e opportunità.

Tre giorni dedicati al Val di Sole BIkeFest, un nuovo evento dedicato al mondo della bicicletta, e primo dei tre weekend degli “Outdoor Days FestiVal di Sole”. Sarà un’occasione per gli appassionati di ciclismo di provare esperienze in un ricchissimo programma di eventi e iniziative per vivere questo sport in un territorio unico come la Val di Sole. 

Val di Sole BikeFest, in una cornice a metà tra la natura del Trentino e le sue strutture
Val di Sole BikeFest, in una cornice a metà tra la natura del Trentino e le sue strutture

L’evento 

Dai tour guidati alla Black Snake, fino alla nuova Moserissima. Sarà una festa delle due ruote in tutte le direzioni. Organizzata da APT Val di Sole e Grandi Eventi Val di Sole. Si collegherà chiaramente anche con il mondo Mtb, vista la sua collocazione al termine della settimana che porterà in Val di Sole anche IMBA Europe Summit.

Val di Sole BikeFest è una tre giorni unica e speciale, nella quale ogni tipologia di biker troverà la proposta perfetta per immergersi in un territorio dalle infinite ricchezze e ideale per essere scoperto in bicicletta. Dai bike test alle escursioni guidate, dalle aree food&drink agli eventi dedicati ai più giovani e molto altro. 

Nella giornata di sabato 4 giugno sarà possibile pedalare sui sentieri del Trail Lago dei Caprioli (foto di Matteo Cappé)
Nella giornata di sabato 4 giugno sarà possibile pedalare sui sentieri del Trail Lago dei Caprioli (foto di Matteo Cappé)

Venerdì 3 giugno

Si comincia nel primo pomeriggio di venerdì 3 giugno con l’apertura dell’Area Expo e dello Skill Park targato Dolomeet, dalle 14 alle 17, e con i bike test di Giant, official partner di Val di Sole Bikeland, che accompagneranno l’intero weekend. Nella giornata inaugurale si terranno anche le prime attività esperienziali. Il Tour Van Meledrio in collaborazione con Val di Sole Bike Rent & Tour e il Tour Malé in collaborazione con Andreis Cicli Specialized. Nella serata ci sarà lo spazio dedicato allo street food e all’intrattenimento musicale.

I bike test di Giant caratterizzeranno la tre giorni del “BikeFest” (foto di Giacomo Podetti)
I bike test di Giant caratterizzeranno la tre giorni del “BikeFest” (foto di Giacomo Podetti)

Sabato 4 giugno

Nella giornata di sabato 4 giugno, l’Area Expo e lo Skill Park apriranno alle ore 09.00, mentre per vivere la prima esperienza bisognerà puntare la sveglia al mattino presto per l’alba in e-bike con colazione in malga, in collaborazione con Promescaiol

I bike tour proseguiranno dalle 6 del mattino con il più iconico itinerario della Val di Sole Bikeland, l’Epic Tour Grande Guerra. E molti altri sentieri come il Trail La Preda (in collaborazione col Centro Bike Val di Sole), il Tour dei Forti (in collaborazione con Ursus Adventures), il Trail Almazzago (in collaborazione con Skiarea Sport Shop), il Tour Lago dei Caprioli (in collaborazione con Val di Sole Bike Rent & Tour) e infine il Tour Val di Sole (in collaborazione con Trek&Bike Trentino Wild). A seguire intrattenimento musicale e street food.

Per i più adrenalinici saranno aperti i percorsi Downhill, con la Gravity School di Luca Masserini. Offrirà l’opportunità esclusiva di cimentarsi guidati dai migliori insegnanti, grazie ai mini-corsi per adulti e bambini in programma sabato 4 e domenica 5 giugno.

Il Bike Park Val di Sole di Commezzadura aprirà in occasione dell’evento (foto di Giacomo Podetti)
Il Bike Park Val di Sole di Commezzadura aprirà in occasione dell’evento (foto di Giacomo Podetti)

Domenica 5 giugno

La giornata conclusiva vedrà l’apertura dell’Area Expo e lo Skill Park alle 9. Domenica che verrà resa speciale da La Moserissima “Val di Sole Edition”. Una ciclopedalata ecologica in compagnia di Francesco Moser che si terrà per la prima volta in Val di Sole. Sarà aperta ad ogni tipologia di bici (da quelle d’epoca alle e-bike) e su un percorso che strizza l’occhio agli amanti del gravel.

Oltre ai test Giant si proseguirà con le escursioni attraverso gli itinerari: Tour Monte Peller (in collaborazione con Andreis Cicli Specialized), il Trail Folgarida (in collaborazione col Centro Bike Val di Sole), il Tour Larici Secolari (in collaborazione con Skiarea Sport Shop) e l’elettrizzante Enduro Tour-Discesa delle Aquile (in collaborazione con Trek & Bike Trentino Wild). 

Per prenotare esperienze e informazioni cliccare qui

La Giant Tcr Advanced Sl di Yates: telaio mini, attacco maxi

15.05.2022
5 min
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Accattivante, compatta, leggerissima: è la Giant Tcr Advanced Sl di Simon Yates. Abbiamo ammirato da vicino la belva per il Giro d’Italia del capitano della Bike Exchange Jayco. Una bici che certe volte deve essere “piombata”, nonostante infatti abbia i freni a disco, viaggia sul filo dei 6,8 chili consentiti dall’Uci.

E non a caso non mancano accessori come il “dente di cane”, per non far cadere la catena o in alcuni casi dei portaboracce più robusti.

Tcr Advanced Sl

Passiamo ai raggi X la Giant dell’inglese. Partiamo dal telaio. Si tratta come detto del Tcr Advanced Sl, quello con il reggisella integrato. Simon, che è alto 172 centimetri potrebbe usare una taglia S, invece come molti suoi colleghi preferisce la taglia più piccola, quindi una Xs. Non a caso per rispettare le sue quote ha un attacco manubrio da 140 millimetri. Di solito certe misure si riscontrano sulle bici dei passistoni.

Xs significa che ha un tubo di sterzo da 120 millimetri e un orizzontale da 520. Con angolo di sterzo di 71° e angolo piantone di 74,5°.

La fibra in carbonio è quella migliore di Giant, vale a dire la Grade Composite: molto rigida, ma anche confortevole. Sul discorso della rigidità poi nel caso specifico, conta non poco la taglia piccola, che di fatto riduce la lunghezza dei tubi. Ma ci arriveremo.

Shimano ovunque

La Tcr di Yates è chiaramente tutta montata col top di gamma. Si tratta dello Shimano Dura Ace Di2. Simon usa pedivelle da 170 millimetri, con il misuratore di potenza e anche i pedali sono griffati Dura Ace. All’anteriore ha un debole per la corona piccola da 38 mentre la grande è un 53 e al posteriore opta praticamente sempre per un 11-34.

Ci dice Mattia Romano, uno dei meccanici della Bike Exchange-Jayco, che Yates non cambia quasi mai questi ingranaggi, anche nei percorsi più facili.

Altra scelta di Yates. L’inglese, non avendo problemi di peso sulla sua Tcr, ha chiesto, il doppio comando. Sul manubrio infatti ci sono anche i pulsantini per il cambio. E per uno scattista e finisseur come lui, è una soluzione alquanto condivisibile.

Per quanto riguarda la scelta dei freni, Romano conferma che Yates, come tutto il team, utilizza solo prodotti certificati Shimano: dalle pastiglie (che vengono sempre rodate da un’apposita macchina prima di essere montate) alla scelta dei diametri dei dischi: 160 millimetri all’anteriore e 140 al posteriore. Questa scelta è dettata anche dal fatto che i cambio ruote ormai hanno adottato questo standard.

Abbiamo poi saggiato di persona la corsa dei freni. E abbiamo notato che all’anteriore Yates vuole una corsa molto breve e al posteriore una più lunga. Questo per modulare bene la frenata che il più delle volte serve per accompagnare la curva e le svolte. E poi perché se fosse troppo tirata andrebbe al bloccaggio troppo facilmente e un bloccaggio frequente non è ideale per le gomme (e le forature).

Ruote e non solo

Ci sono poi alcuni particolari che non ci sono passati inosservati. Il primo, che particolare non è, sono le ruote. Si tratta delle nuove Cadex, cerchio full carbon con profilo alto da 42 millimetri (ma ci sono anche da 65) e canale interno da 21.

Questo consente alla gomma di “spalmarsi” bene sul cerchio stesso e il risultato è che il battistrada si “apre” senza fare la pancia sulla spalla. Ciò comporta una serie di vantaggi: innanzitutto si può sfruttare al meglio il battistrada. Si guadagna qualcosa in termini “altezza” della gomma così da evitare le “pizzicate” in caso di buche e poi si può utilizzare un copertone più piccolo. Yates per esempio ha optato per dei Vittoria Corsa da 25 millimetri, che montati su questo cerchio sembrano dei 28, tanto si allargano.

Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui
Simon Yates, predilige un telaio piccolo, ideale per uno scattista come lui

Altra peculiarità di queste ruote sono i raggi in carbonio. Sono piatti, aerodinamici e poco tirati. E’ il movimento della ruota che li “tira”: il risultato di questo particolare innesto dei raggi tra mozzo e cerchio fa sì che rilascino energia elastica, senza disperdere potenza (e aumentando il comfort). Da qui il discorso sulla rigidità complessiva della Tcr fatta all’inizio. Bici super rigida sì, ma anche guidabile.

E a proposito di ruote, Mattia Romano ci dice che è l’unica cosa sulla quale Yates dedica più di attenzione, chiedendo spesso a quanto siano gonfiate le sue gomme.

La sella è un prototipo di Giant, non ha ancora un nome e per il momento in casa BikeExchange Jayco la stanno utilizzando lui e Matthews.

Giant SLR1, le ruote (hookless) che vanno bene per tutto

09.05.2022
5 min
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Le Giant SLR1 non hanno solo una grafica rinnovata, ma sono il risultato di una serie di sviluppi che toccano cerchio, raggiatura e mozzo. Il primo è full carbon e hookless, i raggi sono Sapim con incroci differenziati ed il mozzo posteriore adotta le due ruote dentate contrapposte. Entriamo nel dettaglio.

La valvola ha la ghiera rialzata rispetto al cerchio
La valvola ha la ghiera rialzata rispetto al cerchio

Giant SLR1 con profilo da 36

Questa tipologia di ruote Giant sono il simbolo di una famiglia di prodotti che troveremo massicciamente tra qualche tempo. Sono le ruote con la tecnologia hookless, ovvero con le pareti (del cerchio) interne dritte, sprovviste di quell’uncino per l’ingaggio del copertoncino e del tubeless.

Giant è tra i primi ad utilizzare questo sistema anche in ambito road. La tecnologia hookless viene mutuata dalla mtb e proprio nell’off road ha praticamente sostituito proprio i cerchi tubeless nativi. Un cerchio con design hookless è caratterizzato da un valore alla bilancia inferiore (a parità di prodotto con quelli tradizionali), ha un canale interno più largo e permette di sfruttare pneumatici con una sezione maggiore, oltre a pressioni di esercizio più basse. Gli pneumatici tubeless road di ultimissima generazione sono compatibili anche con i cerchi hookless.

Come sono costruite

Le Giant SLR1 hanno il cerchio full carbon da 36 millimetri di altezza, con il canale interno da 22,4, piuttosto largo. La larghezza complessiva è di 26 millimetri, per uno shape non eccessivamente spanciato. La ruota ha il nastro tubeless e la valvola già inseriti.

I nipples sono esterni e i raggi (Sapim CX-Ray) hanno il corpo piatto. Sono 24 per ruota con incroci diversi: quella anteriore abbina quella radiale e l’incrocio in seconda, quella posteriore in seconda da ambo i lati, tutte con tensioni specifiche, per fornire un bilanciamento ottimale. Nella zona dell’incrocio i profilati si sfiorano, ma non si toccano.

Il canale interno al cerchio, 22,4 millimetri di larghezza
Il canale interno al cerchio, 22,4 millimetri di larghezza

I mozzi sono in alluminio e hanno due flange rialzate (lato disco per quella davanti, lato pignoni per quella dietro). Entrambi hanno i cuscinetti sigillati, ma quello posteriore ha due ruote dentate contrapposte e il corpetto della ruota libera viene rimosso con un semplice gesto. Un RachetSystem vero e proprio.

I numeri delle Giant SLR1

Abbiamo rilevato un peso di 1.415 grammi la coppia, con nastro tubeless e valvole inserite, un valore molto buono se consideriamo un prezzo di listino inferiore ai 1.200 euro e un pacchetto ben fatto in ogni sua parte.

Le nostre impressioni

Di sicuro una ruota con cerchio hookless, ad oggi, è qualcosa che va “fuori dalla norma” in ambito road, una categoria che solo di recente ha iniziato a metabolizzare i tubeless. Ci troviamo ad argomentare un sistema particolarmente efficiente, comodo e scorrevole, gratificante nel design e ampiamente sfruttabile.

La Giant SLR1 è una ruota che fa collimare un buon comfort ad una scorrevolezza di ottimo livello (noi l’abbiamo equipaggiata con pneumatici da 28 millimetri di sezione) ed è facile da guidare. Non è mai nervosa, è perfettamente bilanciata ed è praticamente immune alle folate laterali. Non è perentoria nelle accelerazioni e nei cambi di ritmo, ma è progressiva.

Per sfruttare a pieno le potenzialità binomio hookless/gomma grande è necessario capire al meglio come gestire le pressioni degli pneumatici. Questo aspetto è fondamentale per chi non ha mai utilizzato un comparto tubeless. Le prime pedalate portano a sensazioni contrastanti: può sembrare di aver gonfiato troppo, o troppo poco. I 22 millimetri e mezzo del canale, non sono pochi e devono trovare un giusto riscontro anche nella gestione della pressione della gomma, considerando che l’interfaccia ottimale è uno pneumatico da 28 millimetri di sezione.

Le considerazioni di Fausto Oppici

«Quando si è abituati a lavorare con i tubeless tradizionali- ci dice Fausto Oppici, meccanico del Team Bike Exchange – pneumatici e cerchi, non ci sono grosse differenze, perché il metodo di montaggio è identico. Considerando inoltre che questi cerchi hookless di Giant sono davvero ben fatti. I nostri corridori li hanno utilizzati in diverse occasioni e non sono mai stati riscontrati dei problemi, anzi. Bisogna sottolineare la tenuta ottimale della pressione (fattore che peraltro abbiamo notato anche noi nel corso del test, ndr). Lo pneumatico tallona facilmente – continua Oppici – e talvolta non è neppure necessario il compressore per dare il primo colpo».

Giant

Viaggio esclusivo da Giant: entriamo nella fabbrica di Gyongyos

05.05.2022
6 min
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Il Giro d’Italia è anche questo. E’ anche cogliere l’occasione per visitare gli stabilimenti di un brand, Giant nello specifico. Il primo produttore al mondo (4,9 milioni di bici prodotte nel 2021 per un fatturato di 2,3 miliardi di dollari) è in continua espansione e tra i suoi centri produttivi c’è quello giovanissimo di Gyongyos, località a meno di 100 chilometri ad est di Budapest.

In questi giorni di respira un’aria particolare in Ungheria e nella Capitale. Il Giro d’Italia ha dato un certo impulso. C’è voglia di aprirsi, al ciclismo e al mondo intero se vogliamo. Molti giovani, tante bici in giro per la città. E contagiata da tanto entusiasmo, Giant ha deciso di aprire le porte. E’ forse la prima volta che apre alla stampa. Di certo è la prima volta in questo moderno stabilimento. Costruito nel 2019 ed entrato in funzione nel 2020. Il Covid qui anziché frenare ha accelerato la produzione.

Dovevano esserci due linee produttive, ce ne sono cinque. «Per adesso – ci dice Stefano Gallo, global event e sport marketing specialist di Giant Group – ci sono circa 400 dipendenti, ma si conta di arrivare a 1.200 nei prossimi anni».

Nel gruppo d’invitati non solo stampa ma anche una boxer finlandese (ambassador di Liv) e uno schermidore ungherese, argento a Tokyo
Nel gruppo d’invitati non solo stampa ma anche una boxer finlandese (ambassador di Liv) e uno schermitore ungherese, argento a Tokyo

Viaggio in fabbrica

Ecco quindi la nostra visita esclusiva in questo scrigno della modernità e dell’efficienza energetica. Siamo spersi nelle lande verdissime dell’Ungheria. Giant ha comprato anche i terreni attorno. Tutto è fatto secondo due criteri molto importanti della filosofia del brand taiwanese: ecologia ed integrazione sociale. Gli altri sono salute, benessere, agonismo e mobilità sostenibile.

Argomenti, questi ultimi, di cui parla la Presidente di Giant, Bonnie Tu, nella conferenza che nel frattempo si tiene a Budapest. Conferenza indetta dall’Agenzia dello Sviluppo Economico Ungherese.

Si parte dall’area espositiva. Un “piccolo” showroom in cui vengono mostrati alcuni dei prodotti Giant. E-bike, la gamma Liv, quella di mtb, le bici per i bambini, gli accessori… Ci sono prodotti 2022, con componenti all’avanguardia. E colorazioni inedite.

Lo showroom nel centro di Gyongyos
Lo showroom nel centro di Gyongyos

Stoccaggio enorme

Si passa poi alla vera parte produttiva. E qui macchine fotografiche e smartphone devono essere riposti in tasca. Vige il segreto industriale.

Però i dirigenti di Giant ci spiegano ogni passaggio. Il primo settore riguarda lo stoccaggio di telai e componenti. E’ impressionante. Undici scaffali alti non meno di 10 metri e lunghi 50, tutti pieni di scatoloni.

Su ognuno c’è un codice che identifica i pezzi. Tutto parte da qui.

Nel retro di questo enorme magazzino, ce n’è un altro. Solo parzialmente ci sono degli scaffali. La maggior parte dei colli è riposta a terra in piramidi che man mano vengono smistate sugli scaffali di cui vi dicevamo. Ovviamente con dei modernissimi muletti elettici.

Si entra nelle “stanze segrete”: da qui fotografie con il contagocce e sotto controllo
Si entra nelle “stanze segrete”: da qui fotografie con il contagocce e sotto controllo

La verniciatura

Si va avanti. Il secondo settore è quello dedicato alla verniciatura. Ed è forse il più affascinante. Di certo è il più tecnologico, ci dicono. Solo in Cina ce n’è uno altrettanto all’avanguardia. Ogni singolo passaggio è automatizzato e monitorato.

I telai scorrono lungo un serpentone mobile, appesi a dei ganci. Prima di essere fissati, i telai vengono dotati di un chip. Così facendo, è possibile conoscere taglia, modello, matricola e colore del singolo pezzo. Durante la nostra visita, si stavano verniciando delle Mtb Talon: front in alluminio (quasi tutte taglia L).

Il primo passaggio è la pulizia. I telai vengono soffiati e liberati dalle impurità. Poi passano in una camera che anticipa la verniciatura, in cui vengono pretrattati.

Tocca poi alla parte della verniciatura vera e propria, fatta a mano. In un forno super moderno un operatore con tuta, maschera, occhiali e guanti vernicia il telaio con uno speciale compressore.

Usciti dal forno vengono applicati gli adesivi-logo: in pratica la scritta Giant. Poi, sempre lungo il serpentone, i telai risalgono fino a un piano superiore per una seconda verniciatura, che poi sarebbe il “lucido” finale. O il secondo strato protettivo che ingloba gli stickers.

L’assemblaggio

Da un capannone all’altro. Come i telai, anche noi ci spostiamo nel settore dell’assemblaggio.

Ogni passaggio è computerizzato, ma ci si avvale anche della presenza umana. Questa enorme area si divide in due parti principali. Una più piccola, adibita a magazzino, e una più grande, in cui c’è la catena di montaggio vera e propria.

Nel “piccolo” magazzino gli operatori in base a ciò che vedono su un monitor sanno quali e quanti pezzi devono porre sul canale intermedio. Per esempio, 50 cavi freno, 100 selle… A quel punto il primo collega della catena di montaggio li prende e li porta appunto alla catena.

Catena che è un nastro (ce ne sono cinque), lungo 44 metri, lungo il quale lavorano 40 persone (ciascuna con una mansione specifica), suddiviso in 26 “stazioni”. In ciascuna di esse, l’operaio lavora per circa 30 secondi su ciascuna bici. Il nastro infatti non si ferma mai. Lentamente, ma scorre.

A fine nastro un operaio (ma da quel che abbiamo visto si alternano), indossa il casco e prova la bici appena montata.

Noi abbiamo potuto vedere la catena di montaggio di una city bike elettrica. L’operaio prova luci, freno, cambio… lungo un percorso segnalato all’interno dello stesso capannone.

Le fabbriche di Giant nel mondo. Parte della produzione di bici da corsa di alta gamma avviene in Olanda. A destra, Bonnie Tu
Le fabbriche di Giant nel mondo. Parte della produzione di bici da corsa di alta gamma avviene in Olanda

Persone, non numeri

Un’azienda nasce per produrre dei guadagni e questo è chiaramente anche lo scopo di Giant… Certi valori non mancano. Come è anche decisivo sottolineare che inclusione sociale e rispetto dell’ambiente sono colonne portanti di questo colosso della bike industry. Oggi chi mira a durare nel tempo non può prescinderne.

Nel nostro “viaggio” in Giant, abbiamo visto addetti alla separazione dei materiali di scarto (c’era chi ripiegava i cartoni uno ad uno), pannelli solari…

E poi una grandissima presenza femminile: la metà se non di più, degli impiegati di Gyongyos. Ci hanno spiegato che è abbastanza normale in Ungheria.

Nella zona di Gyongyos il ciclismo non è nella tradizione popolare. L’idea è di mettere a disposizione dei dipendenti delle bici per venire al lavoro. E questo rispetta i valori di ambiente, salute e mobilità di cui parlava la manager Bonnie Tu.

Sono le storie, parallele e nascoste, che porta il Giro con sé. Un momento di approfondimento, un momento per capire cosa c’è dietro il nostro mondo.

E’ Giant il nuovo Bike Partner di Val di Sole Bikeland

20.04.2022
3 min
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E’ stato ufficializzato oggi l’accordo che vedrà Giant come nuovo Official Sponsor di Val di Sole Bikeland, da anni sede di grandi eventi mondiali nel settore del fuoristrada e destinazione sempre più apprezzata dai biker di ogni livello e categoria. Per tutto il 2022 sarà quindi Giant la bici ufficiale che accompagnerà il ricco calendario di appuntamenti a due ruote in programma in Val di Sole.

Locandina che presenta la collaborazione tra Giant e Val di Sole Bikeland
Locandina che presenta la collaborazione tra Giant e Val di Sole Bikeland

L’orgoglio di Giant

Claudio Cannizzaro, Responsabile Commerciale e Marketing di Giant Italia, non ha mancato di sottolineare la soddisfazione per l’accordo raggiunto.

«Per Giant – dice – sarà un onore collaborare con Val di Sole Bikeland, la destinazione italiana d’eccellenza per gli amanti delle due ruote. Sarà una partnership che genererà molteplici benefici volti a tutti gli appassionati di questo meraviglioso sport, dai bikers impegnati nel bikepark alle famiglie alla ricerca di svago sulle numerose piste ciclabili. Vogliamo che nessuno si senta escluso. Un progetto che abbiamo a cuore e sapremo valorizzare nel tempo con l’augurio di ottenere ottimi risultati e un riscontro positivo da chi avrà modo di seguirci in questa nuova avventura».

La Val di Sole è uno dei luoghi più belli da esplorare in bicicletta
La Val di Sole è uno dei luoghi più belli da esplorare in bicicletta

Un calendario ricchissimo

L’accordo con Giant arriva in un anno che si annuncia davvero ricco di appuntamenti a due ruote per la Val di Sole. Si comincerà a giugno, con l’IMBA Europe Summit (2-4 giugno) e la prima volta di Val di Sole BikeFest. L’evento coinciderà con l’apertura della stagione del Bike Park Val di Sole e offrirà tante emozioni a due ruote agli appassionati di ogni categoria.

Dal 2 al 4 settembre tornerà il grande appuntamento con la Coppa del mondo di mountain bike, che in Val di Sole incoronerà i propri vincitori nel round conclusivo. Il 17 dicembre, infine, la Coppa del Mondo di ciclocross tornerà a disputarsi nello scenario innevato di Vermiglio che nel 2021 ha conquistato gli spettatori di tutto il mondo con il trionfo di Wout Van Aert nella gara maschile.

A sinistra Fabio Sacco, Direttore di APT Val di Sole e Grandi Eventi Val di Sole
Fabio Sacco, Direttore di APT Val di Sole e Grandi Eventi Val di Sole

La capitale della Mtb

Senza alcun timore di poter essere smentiti, negli ultimi 15 anni la Val di Sole è stata in grado di diventare la capitale italiana della mountain bike in ogni sua declinazione. E’ arrivata ad ospitare tre edizioni dei campionati del mondo di specialità (2008, 2016, 2021), con la quarta già in calendario per il 2026. 

Non è quindi un caso che Val di Sole sia stata insignita del titolo di Bike Region dall’Unione Ciclistica Internazionale. Un riconoscimento per quanto fatto nel recente passato e un incentivo a proseguire nel cammino intrapreso con un marchio come Giant come compagno di viaggio.

Fabio Sacco, Direttore di APT Val di Sole e Grandi Eventi Val di Sole ha accolto con estrema soddisfazione l’accordo con Giant: «Parliamo di uno dei brand più iconici nel mondo del ciclismo, che incontra una delle destinazioni più iconiche quando si parla di mountain bike. Giant ha dimostrato di condividere la nostra filosofia, e siamo pronti ad iniziare un rapporto proficuo e duraturo».

L’accordo tra Giant e Val di Sole Bikeland arriva in un anno estremante importante per il marchio taiwanese che proprio nel 2022 celebra i 50 anni dalla sua fondazione.

Val di Sole Bikeland

Giant