Masciarelli: il ritorno nel fango, con un sogno nel cassetto

23.11.2024
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E’ cambiata la divisa, ma Lorenzo Masciarelli non ha perso il filo con quella che è sempre stata, prima di tutto, la sua grande passione: il ciclocross. A Valsamoggia è tornato a divertirsi in mezzo al fango: tra fettucciati, freddo, ruote da fuoristrada e tante cose che gli erano mancate. La ciliegina sulla torta è stata la vittoria di categoria, tra gli under 23. Il tempo passa veloce e quel ragazzino che prima era andato in Belgio per inseguire la sua passione è cresciuto. Due anni fa c’è stato il ritorno in Italia, alla allora Colpack-Ballan-Csb (ora diventata MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb). Da pochi giorni, invece, il richiamo del cross ha colto nel segno (foto apertura NB Srl). 

«Stamattina (giovedì per chi legge, ndr) mi sto allenando in vista delle prossime gare – dice Lorenzo Masciarelli – a casa mia, a Pescara. La prossima settimana correrò il Trofeo Guerciotti al Vittoria Park. Ho deciso, in accordo con la squadra, di fare dieci gare di ciclocross questo inverno. L’obiettivo? Divertirmi, ma anche tornare in nazionale».

Lorenzo Masciarelli ha vinto la 2ª prova Master Cross Emilia Romagna (foto NB Srl)
Lorenzo Masciarelli ha vinto la 2ª prova Master Cross Emilia Romagna (foto NB Srl)

Un anno di assenza

L’ultima volta che abbiamo visto Lorenzo Masciarelli cimentarsi nel ciclocross era l’inverno del 2022, sembra passata una vita. Quello fu il periodo del cambio di rotta, niente più fuoristrada. O per lo meno, così sembrava dovesse andare la cosa…

«Nel 2023 – spiega il giovane abruzzese – ho saltato la stagione di ciclocross a causa della pericardite. Ma non nascondo che il desiderio era quello di tornare a correre qualche gara, naturalmente in preparazione alla stagione su strada. A mio modo di vedere fare due mesi di ciclocross con l’obiettivo di arrivare pronto in primavera aiuta molto. Io penso di riuscire a incastrarlo bene nei vari impegni, secondo me chi ha occasione di farlo ne trae un vantaggio».

Dopo quasi due anni Masciarelli è tornato a gareggiare nel ciclocross (foto NB Srl)
Dopo quasi due anni Masciarelli è tornato a gareggiare nel ciclocross (foto NB Srl)
Perché?

Mi sono reso conto, nelle gare di inizio stagione di quest’anno, che mi mancava qualcosa in esplosività. Correre un inverno intero nel ciclocross, dove per un’ora vai a tutta, è un buon modo per tenere allenata questa caratteristica. 

Sei tornato a correre e hai subito vinto, un bel biglietto da visita.

L’idea alla base è sempre stata quella di divertirmi il più possibile, mi sono concentrato su questo. Prima del ritorno in gara sapevo di stare bene, ma non avevo idea di come avrei reagito. Poi una volta in corsa la gamba girava ed è andata bene, anzi meglio di così non poteva andare (ride, ndr).

La preparazione per queste dieci gare è iniziata a metà ottobre (foto NB Srl)
La preparazione per queste dieci gare è iniziata a metà ottobre (foto NB Srl)
Quando hai deciso di riprendere con il ciclocross?

Al Giro del Friuli ho parlato con Pontoni, il cittì della nazionale, e mi ha detto di pensare al ritorno in qualche gara. Ho seguito il suo consiglio, ma la voglia c’era già. Una volta finito il Giro di Puglia mi sono fermato a causa di un malanno. Ho sfruttato la cosa e mi sono concentrato su recuperare bene. La squadra era d’accordo, anzi lo era già dal 2023 ma la pericardite si è messa di mezzo. Ho presentato un calendario di dieci gare e Bevilacqua e Valoti lo hanno approvato.

Quanto ti era mancato il fango?

Tanto. Mi piace variare e cambiare disciplina, infatti in inverno mi capita anche di fare un po’ di downhill. Il mio dubbio principale era se fossi riuscito a guidare la bici come prima, ma ho risposto subito bene.

Su strada Masciarelli correrà con la MBH Bank-Colpack anche nel 2025 (foto NB Srl)
Su strada Masciarelli correrà con la MBH Bank-Colpack anche nel 2025 (foto NB Srl)
Hai iniziato gli allenamenti a metà ottobre e ora fino a quando andrai avanti?

L’obiettivo, come detto, è la maglia azzurra. Quindi spero di terminare la stagione il 2 febbraio, con i mondiali. La competizione è alta, ora vediamo come risponderò alle corse più impegnative. Il Trofeo Guerciotti, l’1 dicembre, sarà una prima prova in questo senso. 

E i vecchi compagni e diesse della Pauwels Sauzen-Bingoal li hai sentiti?

Mario (De Clercq, il diesse, ndr) non ho mai smesso di sentirlo. Già l’anno scorso mi diceva di tornare. Ho sentito anche Iserbyt, mi ha detto che mi aspetta a braccia aperte. 

Il suo obiettivo è tornare a vestire la maglia azzurra, magari ai mondiali di febbraio
Il suo obiettivo è tornare a vestire la maglia azzurra, magari ai mondiali di febbraio
Tornerai a correre anche lì?

Durante il periodo di Natale andrò su con la mia famiglia, una gara in Belgio la voglio fare. Ho messo nel mirino la tappa di Coppa del mondo di Gavere, il 26 dicembre.

Tuo padre Simone come l’ha presa?

Lui era il primo a spingere verso questo ritorno. Appena l’ha saputo ha tirato fuori dal garage tutti gli attrezzi. Ora vogliamo convincere mio fratello Stefano a correre una o due gare. E’ passato under 23 e ci troveremmo a correre uno contro l’altro. Sarebbe bellissimo. 

Lorenzo Masciarelli (foto Blieck)
Nel periodo natalizio Masciarelli vorrebbe tornare a correre in Belgio, la patria del ciclocross (foto Blieck)
Lorenzo Masciarelli (foto Blieck)
Nel periodo natalizio Masciarelli vorrebbe tornare a correre in Belgio, la patria del ciclocross (foto Blieck)
Eri arrivato in Italia con la promessa di essere uno scalatore, ma non pensi che questo binomio con il cross ti sarebbe più utile per puntare alle gare in primavera?

E’ una cosa che voglio capire da questo 2025. Ora sto lavorando a un piano alimentare diverso. Nella scorsa stagione mi è mancata esplosività a inizio anno e poi mi è mancato qualcosa nelle salite lunghe a fine stagione. Devo trovare il giusto compromesso. Intanto vorrei capire se con uno o due chili in più riesco a mantenere uno spunto esplosivo migliore. Poi in estate calare e andare a confrontarsi nelle gare adatte agli scalatori, come il Giro Next Gen. 

Insomma, dividere la stagione in due. 

Esattamente.

Continental all’italiana: si va forte, ma c’è da spendere

20.06.2024
6 min
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I primi due corridori nella classifica del Giro Next Gen che non fanno parte di un devo team appartengono alla stessa squadra: il Team MBH Bank-Colpack-Ballan. Davanti a loro e subito dopo, si leggono gli stessi nomi che abbiamo da poco applaudito al Giro d’Italia e che a breve ritroveremo al Tour de France. Questo suscita due considerazioni. La prima è che lo strapotere dei vivai WorldTour è ineludibile. La seconda è che lavorando nel modo giusto e investendo risorse, si può fare buon ciclismo anche in una continental italiana. Le differenze cronometriche ci sono, ma non somigliano a quella fra Pogacar e il resto del gruppo. Novak si è piazzato al quinto posto a 1’39” da Widar, Kajamini è arrivato a 2’14” (in apertura il loro arrivo a Pian della Mussa, foto NB Agency).

Gianluca Valoti ieri era in giro per aziende. E’ passato da Rosti che realizza l’abbigliamento e poi da Cinelli per le bici. Nel frattempo, Davide Martinelli scendeva verso Grosseto dove oggi Bagatin è impegnato nella crono tricolore. C’è tanto da fare anche in questa fase di quasi stacco, perché a breve sarà tempo per il Valle d’Aosta e poi si spera in una convocazione azzurra per il Tour de l’Avenir.

Che bilancio puoi fare di questo Giro?

Un bilancio positivo. Prima di partire l’obiettivo era che uno dei due ragazzi entrasse fra i primi cinque, invece siamo riusciti a metterne due nei dieci e, tutto sommato, è stata una buona classifica. Di più non si poteva fare, perché vedendo i valori che hanno fatto nella tappa di Pian della Mussa e poi quella di Fosse, hanno fatto entrambi il loro record di wattaggio, quindi più di così non si poteva. Bene così. Nelle prime dieci sono tutti devo team del WorldTour quindi usciamo a testa alta. Abbiamo investito tanto, dai ritiri a Sestriere al materiale più leggero e più scorrevole. Abbiamo speso per i ragazzi e alla fine però i risultati di sono visti.

Forse siete andati anche oltre le attese. Non era scontato che Kajamini tenesse sulle salite più lunghe…

Alla fine è la prima volta che riesce a fare un anno senza problemi. Al primo da U23, nel 2022, ha fatto una gara e mezza, cioè una l’ha finita e l’altra mezza è venuto per farci un favore e far partire la squadra. Ha avuto tanti problemi fisici. L’anno scorso con meno problemi ha finito in crescendo, dimostrando anche di esserci in qualche gara importante. Quest’anno sta andando forte.

Mentre Novak?

Deve ancora migliorare tatticamente e a quel punto con i suoi valori, potrebbe essere uno dei più forti in salita. E’ brutto da dire, ma è un secondo anno e come al solito si rischia che ce lo portino via. Bisognerebbe farci un articolo, è una situazione che ci sta rovinando. Non riesci a programmare più la crescita, non riesci ad avere ragazzi a lungo termine, almeno per tre anni. C’è anche il rischio che prendi atleti come loro che vanno bene e l’anno prossimo non li hai più, quindi non riesci neanche a programmare.

Sono entrambi in rampa di lancio verso qualche WorldTour?

Stanno aspettando quello che decidiamo di fare. O meglio cosa ci propone MBH Bank. Siamo tutti in attesa. Vogliamo vedere cosa mettono sul piatto, perché abbiamo il contratto di tre anni per la continental, mentre c’è da capire se effettivamente l’intenzione è quella di crescere. Per fortuna sono passaggi che devono avvenire abbastanza alla svelta, dato che ad agosto bisogna iscrivere la squadra, quindi in 15-20 giorni bisogna concludere.

Due corridori nei primi 10 e anche la maglia degli scalatori: forse di Nespoli si è parlato anche poco, non credi?

Nespoli lo conoscono quelli con cui ha corso in passato, ma per il resto se ne è parlato poco. L’obiettivo per lui era proprio questo, quindi riuscire a prendere la maglia GPM già dalle prime tappe. Purtroppo era un po’ rammaricato di non esserci riuscito, poi per fortuna siamo riusciti a prenderla alla fine del Giro. Era il nostro obiettivo perché conoscevamo le sue caratteristiche. Anche lui ha iniziato la stagione con un po’ di problemi e deve migliorare fisicamente, perché è alto e molto magro, però ha delle grosse qualità. E’ un 2004, ma forse nel suo caso si può sperare di lavorarci con calma.

Un investimento importante, due ritiri, avete fatto come i devo team e i risultati sono arrivati. Si può fare anche per una continental italiana, insomma…

Fa piacere che lo diciate, per noi significa tanto. La vera differenza probabilmente è proprio il budget. Quello che per noi è stato uno sforzo finalizzato al Giro Next Gen per loro è la regola. Quelli che avevamo davanti, lo stesso che ha vinto il Giro, avevano fatto un minimo 3-4 gare a tappe, più i ritiri. Noi ci siamo presentati con tre corse a tappe: Coppi e Bartali, Giro d’Abruzzo e poi Giro d’Ungheria. In Italia mancano le corse a tappe anche per gli juniores. Alla fine vedo che i francesi e gli altri fanno più corse a tappe rispetto a noi e noi invece siamo qui a fare le corse di un giorno. A parte Valle d’Aosta, Veneto e Friuli, che però si fanno verso fine stagione. Ci vorrebbe un paio di corse a tappe in inizio stagione.

Per il Valle d’Aosta si può lavorare come per il Giro d’Italia?

Adesso c’è il campionato italiano, uno degli obiettivi dell’anno. Poi li lasceremo un po’ liberi, mentre qualcuno si farà ancora 15 giorni di altura. Non tutti quelli del Giro faranno anche il Valle d’Aosta, sulla carta di sicuro Kajamini e Novak. E poi speriamo anche in una convocazione per il Tour de l’Avenir.

Come è andato il primo Giro U23 con Martinelli in ammiraglia?

Molto bene. Lo abbiamo voluto a tutti i costi e lui ha accettato subito il progetto. Lo conoscevamo da corridore e ci ha dato una grossa mano, al Giro d’Italia come nella prima parte di stagione. Si vede che ha appena smesso. Non è che mi senta vecchio, però si vede che Davide è più aggiornato e ci sa fare anche per parlare con i ragazzi. Con lui siamo migliorati anche sul piano tecnico, oltre ad avere due allenatori come Dario Giovine e Antonio Fusi che non hanno sbagliato niente e siamo arrivati al Giro in ottime condizioni. E’ la conferma che sappiamo fare anche noi del buon ciclismo, ma che con i soldi si va più forte.

I sei “gladiatori” di Valoti per il Giro Next Gen

07.06.2024
4 min
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La MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb è partita questa mattina per la Valle d’Aosta, regione che accoglie le prime tre tappe del Giro Next Gen. I ragazzi del team continental bergamasco, guidati in macchina da Gianluca Valoti, non vedono l’ora di iniziare

«Siamo pronti – conferma il diesse – stiamo ultimando qualche piccolo dettaglio. Oggi (venerdì, ndr) proveremo il percorso della seconda tappa. Vorremmo fare una pedalata anche sulle strade della cronometro, ma sarà difficile visto che attraversa il centro di Aosta. Tra traffico e limitazioni non credo riusciremo a fare una ricognizione anticipata, toccherà aspettare domenica mattina».

I ragazzi della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb durante il ritiro a Sestriere in preparazione al Giro Next Gen (foto NB Srl)
I ragazzi della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb durante il ritiro a Sestriere in preparazione al Giro Next Gen (foto NB Srl)

Esordio complicato

Le prime tre frazioni del Giro Next Gen saranno impegnative e in qualche modo potranno già risultare decisive per la classifica generale. Toccherà partire con la concentrazione al massimo, viste le insidie del tracciato. 

«La cronometro – continua Valoti – misura otto chilometri: non sono molti, ma il percorso è tecnico. Si può perdere tra il minuto e il minuto e mezzo, ritardo che nell’economia della corsa può non risultare decisivo ma comunque importante. A nostro favore gioca lo strappo presente a metà, lì avremo modo di limitare i distacchi. Per noi è importante vedere la seconda frazione, è insidiosa e con tanto dislivello, non ci sarà un metro di pianura. Anche in questo caso non è una tappa che può risultare decisiva ma a perdere tempo ci vuole davvero poco».

La tappa numero 3 con arrivo a Pian Della Mussa potrà creare i primi significativi distacchi in classifica
La tappa numero 3 con arrivo a Pian Della Mussa potrà creare i primi significativi distacchi in classifica

Altura e ricognizioni

Al terzo giorno di corsa ecco che ci sarà il primo arrivo in salita, a Pian della Mussa. Una scalata lunga che porta dai 687 metri di Ceres ai 1751 metri dell’arrivo.

 «Questa tappa l’abbiamo vista mentre eravamo in ritiro a Sestriere (foto NB Srl in apertura) – spiega il diesse bergamasco – sembra una scalata lunga e facile sulla carta, ma non lo è. Da quel che abbiamo potuto vedere è impegnativa. Devo dire che il disegno di questo Giro Next Gen mi piace, non ci sono tapponi come quello dello Stelvio lo scorso anno. Le difficoltà sono distribuite lungo tutti e otto i giorni di gara, questo presumibilmente farà rimanere aperta la corsa fino alla fine. La scelta di allenarci a Sestriere arriva dal fatto che Livigno aveva ospitato il Giro ed avevamo paura di trovare traffico e strade chiuse. Abbiamo pedalato sulle strade piemontesi già nel ritiro di marzo e i ragazzi erano rimasti soddisfatti.

«Siamo stati tre settimane a Sestriere – dice Valoti – siamo arrivati appena dopo il Giro di Ungheria. La prima settimana è servita per scaricare e per fare ambientamento. Poi abbiamo iniziato a lavorare, la cosa che mi soddisfa di più è che i nostri preparatori, Giovine e Fusi, sono rimasti con noi tutto il tempo. Questo vuol dire che con la loro supervisione le possibilità di aver sbagliato qualcosa si sono abbassate notevolmente».

Squadra leggera

Christian Bagatin, Lorenzo Nespoli, Mark Valent, Matteo Ambrosini, Florian Kajamini e Pavel Novak. Questi i sei nomi che difenderanno i colori della MBH Bank-Colpack-Ballan al Giro Next Gen, Gianluca Valoti ci spiega le scelte.

«Abbiamo deciso – racconta – di puntare su due capitani: Novak e Kajamini, il primo è un secondo anno, mentre l’altro un terzo. Si conoscono bene e in gara comunicano tanto, trovando sempre la migliore soluzione. Lo abbiamo visto al Piva con la vittoria di Novak, coadiuvata dal grande lavoro di copertura di Kajamini. Saranno entrambi sullo stesso livello, con le ambizioni di classifica e la facoltà di gestire la gara. Non ci saranno le radio in corsa e la scelta di avere due capitani che hanno una grande complicità mi permette di stare sereno in macchina, sapranno gestirsi».

«Bagatin, Nespoli e Ambrosini – continua – saranno i diesse in gruppo, hanno una grande capacità di gestione e sanno capire le situazioni. Mi piace come interpretano la gara. La novità è rappresentata dall’ungherese Mark Valent, lui è nuovo ma si è integrato bene in squadra. E’ un corridore leggero e che stiamo scoprendo giorno dopo giorno. Purtroppo abbiamo dovuto lasciare a casa Bracalente, non per merito ma per scelta tecnica. Il ragazzo è giovane e avrà altre occasioni. Non c’è altro da dire. Siamo pronti, ora tocca a noi, ci vediamo sulle strade del Giro Next Gen!».

Giro Next Gen: otto tappe e devo team favoriti. Parola a Valoti

18.04.2024
6 min
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ROMA – La Città Eterna propone un “ordinario disordinato giorno” infrasettimanale, con gente che va e che viene. Autobus, metro, macchine. E mentre in basso scorre il traffico di Via Veneto, nei piani alti del bellissimo Palazzo degli Specchi viene presentato il Giro Next Gen (in apertura foto LaPresse). E’ questa la sede del Ministero del Made in Italy.

E pochi “prodotti” sono più Made in Italy di un Giro ciclistico. Anche se questo per ovvi motivi non può abbracciare l’intero territorio, ricalca molte eccellenze della Penisola. Ogni tappa non è stata cucita in modo casuale. Dall’aspetto tecnico dei percorsi, a quello degli sponsor.

Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari (foto LaPresse)
Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari

Quasi mille chilometri

Scopriamolo dunque questo Giro Next Gen 2024. Otto tappe per un totale di 986 chilometri e 13.000 metri di dislivello. Una cronometro individuale e tre arrivi in salita per determinare l’erede di Staune-Mittet, ieri uno dei 44 superstiti della Freccia Vallone.

Si partirà il 9 giugno davanti all’Università di Aosta e si arriverà il 16 giugno a Forlimpopoli, in Romagna. Romagna che nell’estate che verrà sarà la capitale del ciclismo, visto che oltre al Giro Next Gen ospiterà anche quello Donne, quello dei professionisti e persino il Tour de France. 

«La prossima edizione sarà caratterizzata da otto tappe spettacolari – ha dichiarato il direttore Mauro Vegni, il quale però non era presente a Roma – che offriranno opportunità a tutte le tipologie di corridori. Crediamo che il vincitore finale sarà un atleta completo e che possa portare avanti la tradizione dei grandi nomi che fanno parte dell’albo d’oro di questa corsa».

Corsa più aperta

Rispetto all’edizione passata, la prima dell’era Rcs, i chilometri sono circa 70 in meno, mentre i metri di ascesa verticale crescono di un migliaio. Su carta sembra un po’ più abbordabile di quello del 2023, con più tappe mosse e senza una salita monster, stile Stelvio. Questo potrebbe lasciare più aperta la classifica. Il cerchio potrà non essere chiuso alla portata degli stretti scalatori puri.

Durante la presentazione, Lino Ferrari, ha fatto notare un aspetto interessante: «La tappa finale di Forlimpopoli affronta più volte il Bertinoro (storica prima scalata della Nove Colli, ndr) e se i distacchi non dovessero essere ampi questo strappo potrebbe essere un perfetto trampolino di lancio per sparigliare le carte.

«Mentre la frazione più dura è la Borgo Virgilio-Fosse con i 145 chilometri e oltre 3.200 metri di dislivello. I nove chilometri finali sono davvero tosti».

Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”
Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”

E se questo è il prossimo Giro Next Gen, con Gianluca Valoti (ultimo direttore sportivo italiano ad averlo vinto, con Juan Ayuso) cerchiamo di farne una disamina tecnica. Ecco dunque le impressioni del tecnico della MBH Bank-Colpack.

Gianluca che Giro Netx Gen ti sembra?

Un Giro in cui bisognerà farsi trovare pronti sin dall’inizio. In attesa dei percorsi ufficiali e guardando le località di arrivo, già dopo tre tappe la classifica potrebbe ben delineata. Si parte con una crono e, almeno per quel che ci riguarda, bisognerà perdere meno secondi possibili. E alla terza frazione c’è Pian della Mussa, salita che conosciamo in quanto classica del dilettantismo.

Che salita è?

Una salita molto lunga, quasi 20 chilometri, e impegnativa. La prima parte è un grande vallonato pedalabile che sale, ma gli ultimi 7 chilometri sono alquanto tosti. Per questo dico che già nelle prime tre frazioni ci si gioca il Giro.

Insomma, come si suol dire, magari non si sa chi lo vince, ma si sa chi lo perde. Le altre due scalate sono Fosse e Zocca.

Una è nel veronese e la conosco poco, l’altra mi dicono sia una salita appenninica abbastanza dura. Bisognerà vedere bene anche come si arriva a queste salite finali, che percorso si farà prima. Mentre trovo interessante l’ultima tappa col Bertinoro.

Perché?

Perché questo è uno strappo classico. Ripetuto più volte può fare danni. E può farli anche perché arriva a fine Giro, le forze potrebbero iniziare a mancare e tutto potrebbe essere in bilico. Magari i ragazzi dei Devo Team potranno essere più abituati alle corse a tappe, ma sono pur sempre otto giorni di corsa consecutivi. Ci potrebbero essere dunque dei bei distacchi.

E poi?

E poi cosa dire. Anche se non siamo certi dell’invito, siamo comunque contenti di vedere che una tappa partirà da Bergamo, la nostra città.

Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Rispetto allo scorso anno il percorso sembra essere più equilibrato. Manca lo spauracchio stile Stelvio, ma ci sono più tappe mosse e due che si annunciano allo sprint…

Non so mica se poi si arriverà davvero allo sprint. Anche lo scorso anno doveva essere così e invece arrivò la fuga persino in pianura. Le squadre saranno composte da 6 elementi, la corsa dovrebbe essere più controllabile, ma al tempo stesso stiamo parlando di una corsa under 23. Un corsa in cui c’è battaglia dall’inizio alla fine.

Abbiamo più volte accennato ai devo team: restano i favoriti indiscussi?

Direi di sì, sono nettamente avvantaggiati. Sono più abituati a fare corse a tappe e a tenere certi ritmi. Anche noi da parte nostra cercheremo di arrivare al massimo al Giro Next Gen. Ci arriveremo con tre corse a tappe, abbiamo già fatto un ritiro in quota e un altro lo faremo a maggio. 

Gianluca, come detto, sei stato l’ultimo direttore a vincere il Giro. Hai visto cosa significasse avere tra le mani un ragazzo come Ayuso. Quali sono dunque i nomi in assoluto più accreditati?

Direi i primi tre dell’ultima Liegi Under 23 (Joseph Blackmore, Robin Orins e Jorgen Nordhagen, ndr), in particolare l’inglese e il norvegese. Nordhagen, lo sciatore di fondo, è in una squadra la Visma-Lease a Bike Development che lo ha vinto l’anno scorso con Staune-Mittet e magari il suo gruppo ha un po’ di esperienza. Senza contare che lui e la sua squadra possono disporre delle risorse e delle informazioni del team principale.

Valoti raccontaci come procede la crescita di Masciarelli

09.04.2024
4 min
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NEGRAR DI VALPOLICELLA – Quando Lorenzo Masciarelli ha lasciato il Belgio e la Pauwel Sauzen-Bingoal, non sono mancati articoli e reazioni. Il ritorno in Italia del giovane abruzzese, vero talento nel ciclocross, ha spiazzato un po’ tutti. Masciarelli era finito nel mirino della Colpack-Ballan (dal 2024 MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb) per le sue doti da scalatore (foto apertura NB Srl). 

La stagione passata è servita per capire che ,al di là di qualche importante problema fisico, c’è ancora tanta strada da fare. Allo stesso modo in cui in Belgio doveva imparare a correre nel fango, ora deve imparare a correre su asfalto. Il processo di apprendimento non è semplice, ma la decisione presa sembra incontrovertibile. Chi si aspettava, fin da subito, un impatto forte e deciso può essere rimasto deluso. Ma quello del classe 2003 è un percorso che va fatto a piccoli passi e tanto passa dall’aiuto e dal supporto fornito dal team.

Nel 2022-2023 Masciarelli ha passato un inverno da ciclocrossista
Nel 2022-2023 Masciarelli ha passato un inverno da ciclocrossista

Ancora margini

Il 2024 per lui è iniziato in maniera più decisa, con un quinto posto alla Coppa San Geo, prima gara elite e under 23 della stagione. I mesi di marzo e aprile sono stati e saranno impreziositi da impegni di livello maggiore. Prima Masciarelli è andato all’Istrian Spring Trophy, una corsa a tappe 2.2, poi alla Coppi e Bartali (2.1). Ora lo aspetta la corsa di casa: il Giro di Abruzzo. Durante i giorni di corsa tra Belvedere e Recioto abbiamo intercettato il suo diesse alla MBH Bank-Colpack, Gianluca Valoti, e con lui abbiamo fatto un punto sulla crescita di Lorenzo Masciarelli

«Lo abbiamo preso nel 2023 – ci spiega il diesse Valoti – ma per certi versi è come se questo fosse il primo anno. Solamente in questa stagione si è dedicato alla strada, curando tutto nei dettagli. E’ partito bene, è stato molto sfortunato in Croazia, dove una caduta gli ha impedito di performare al meglio. Tra pochi giorni correrà al Giro di Abruzzo, in casa, e da lì seguirà il programma per il resto della stagione. Ha ancora tanti margini di miglioramento».

Nel 2024 ha trascorso il suo primo inverno lavorando a pieno regime su strada (foto NB Srl)
Nel 2024 ha trascorso il suo primo inverno lavorando a pieno regime su strada (foto NB Srl)
In quali ambiti?

Come prima cosa gli manca un pochettino di esperienza per quanto riguarda le corse più lunghe e a tappe. Sta lavorando benissimo per recuperare questi piccoli problemi.

Dove lavorate di più?

Sulla distanza da percorrere in gara o per quanto riguarda l’alimentazione in corsa. Tante piccole cose che, sommate, portano ad un miglioramento importante.

Questo inverno, il primo interamente con voi, su cosa vi siete concentrati?

Abbiamo seguito il programma per la preparazione atletica. Ha lavorato molto bene, è un corridore meticoloso, ha bisogno di tante conferme. Nel ritiro invernale ha dimostrato di essere competitivo. E’ un ragazzo che si esprime meglio con temperature più alte, quindi con il proseguire della stagione ci aspettiamo qualcosa da lui.  

Dopo un primo periodo di gare tra U23 e pro’, l’abruzzese sarà al via della corsa di casa (foto NB Srl)
Dopo un primo periodo di gare tra U23 e pro’, l’abruzzese sarà al via della corsa di casa (foto NB Srl)
Dal Giro di Abruzzo in poi cosa prevede la stagione di Masciarelli?

Ora fino a inizio maggio abbiamo un programma delineato, poi vedremo in base al percorso del Giro Next Gen e sceglieremo la squadra. 

In vista del 2025 e del passaggio della MBH Bank-Colpack a team professional Masciarelli può essere un profilo interessante?

Sicuramente. C’è in programma di fare un salto nella categoria dei professionisti. Lui sarà uno di quelli che potrebbero essere con noi. 

Masciarelli lavora in maniera meticolosa ma senza perdere la serenità (foto NB Srl)
Masciarelli lavora in maniera meticolosa ma senza perdere la serenità (foto NB Srl)
L’obiettivo?

Quello di credere in lui e negli altri. Riuscire a portare una buona parte di questi ragazzi nel mondo dei professionisti per noi sarebbe una grande soddisfazione. I ragazzi sono giovani e devono crescere, non solo Masciarelli, anche se lui è uno sul quale puntiamo molto.

Novak mette tutti nel sacco ed è padrone del Piva

07.04.2024
5 min
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COL SAN MARTINO – A volte il più grande nemico di un ciclista è l’attesa, così Pavel Novak ha deciso di non sposare la teoria degli altri corridori rimasti in gruppo ed ha attaccato. Uno scatto secco, nel tratto di pianura dopo il GPM del Combai e lo hanno rivisto dopo l’arrivo. E’ il secondo successo tra gli under 23 di questo ragazzo arrivato dalla Repubblica Ceca e che corre alla MBH Bank-Colpack-Ballan. Questa vittoria al Trofeo Piva (in apertura fotobolgan), però, ha un altro sapore rispetto a quella raccolta nel 2023 in una gara regionale, della quale Novak non ricorda quasi il nome. 

Due dita alzate al cielo per i fotografi, ma dopo pochi secondi dall’arrivo su Novak ritorna un’espressione seria. Sembra non essersi accorto di quanto fatto, con un’azione di forza e astuzia ha messo nel sacco tutti, reggendo anche alle terribili rampe di San Vigilio, con gli ultimi 100 metri quasi al 22 per cento. 

La stoccata finale

Intervistato in diretta dice pochissime parole, come a voler scappare dalle attenzioni di tutti. Così di Novak e della sua vittoria ci parla chi oggi lo ha guidato in macchina, Gianluca Valoti.

«Da junior – ci spiega il diesse del team bergamasco – correva alla Trevigliese. Lo abbiamo sempre seguito e portarlo da noi è stato semplice, ma ammetto che Novak e le sue prestazioni sono state delle piacevoli sorprese. Ha le caratteristiche di fare gli ultimi chilometri davvero forte (Novak ha vinto il titolo nazionale a cronometro da junior nel 2022, ndr). La nostra idea sulla gara di oggi era di provare ad anticipare nel finale, Kajamini, Ambrosini e Novak avevano tutti il via libera per provare. E’ toccato a Pavel e ha portato a casa una bellissima vittoria».

Il podio del 75° Trofeo Piva è completato da Pinarello, secondo, e Pescador, terzo (fotobolgan)
Il podio del 75° Trofeo Piva è completato da Pinarello, secondo, e Pescador, terzo (fotobolgan)

Animo da scalatore

Non abituato a tutte queste attenzioni probabilmente, Novak scioglie la lingua e si libera della timidezza, solamente nella zona del podio, quando tutti lo lasciano da solo. Seduto su una panchina di legno ha il modo di pensare e raccontare la sua storia che qualcosa di particolare ha. 

«Nel 2023 avevo già fatto secondo alla Bassano-Montegrappa – ci dice con meno timidezza addosso – direi che mi sento uno scalatore. Infatti, più che i percorsi come questo di oggi con salite corte e tanto ripide, preferisco scalate lunghe. Per questo ho provato ad anticipare, in modo da non rimanere svantaggiato rispetto agli altri. Nel 2024 andrò per la prima volta al Giro Next Gen, con l’obiettivo di fare bene, anche di vincere. Sarà difficile ma spero di portare a casa almeno una tappa».

Prima della vittoria al Piva era arrivato un sesto posto al Recioto (foto NB Srl)
Prima della vittoria al Piva era arrivato un sesto posto al Recioto (foto NB Srl)

Dall’hockey al ciclismo

Nelle parole scambiate nel post gara con Valoti è emerso che Novak si sia avvicinato da pochi anni al ciclismo. Incuriositi abbiamo voluto parlarne con lui, per capire da quale mondo arriva. 

«E’ il sesto anno che corro – continua a raccontare – prima giocavo a hockey su ghiaccio in Repubblica Ceca. Da noi è sport nazionale, ci ho giocato per 10 anni, poi piano piano mi sono spostato al ciclismo, per provare. Sta andando anche bene, ma la bici è molto più difficile, servono tanti allenamenti. Da quest’anno vivo a Bergamo, nella sede della squadra, al primo piano dormo io, al terzo Valoti. E’ bello poter stare così vicino al team, durante la preparazione invernale mi è stato molto utile. Sono migliorato tanto e mi sento molto più sicuro dei miei mezzi. La Colpack è come una seconda famiglia, mi trattano benissimo e passo tanto tempo con i miei compagni». 

I ragazzi della Vf Group hanno provato ad anticipare con Scalco (il secondo in foto) ma senza successo
La Vf Group ha provato ad anticipare con Scalco (il primo in foto) ma senza successo

La voce del battuto

Nel caldo di Col San Martino completano il podio Alessandro Pinarello e Diego Pescador, rispettivamente i primi due del Recioto corso martedì, a testimonianza della buona condizione.

«Dispiace un po’ – ci dice il corridore di casa, nato a pochi chilometri da qui, a Conegliano – noi della Vf Group abbiamo provato a fare la corsa, ma nel finale eravamo pochi. Scalco ha anticipato, è stato bravo, ma una volta ripreso non aveva gamba per chiudere su Novak. Tutte le altre squadre si aspettavano che fossimo noi a prendere in mano la situazione, ma non possiamo fare sempre tutto. In Italia si preferisce aspettare, vanno fatti i complimenti a Novak che ha capito come vincere oggi».

Martinelli e il ritorno (da diesse) nel progetto Colpack

27.01.2024
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Davide Martinelli ci ha messo davvero poco a rimboccarsi le maniche e a rimettersi in gioco. La sua carriera in sella alla bici è terminata alla Coppa Bernocchi il 2 ottobre. Mentre la nuova avventura come diesse alla Colpack (dal 2024 diventata Team MBH Bank Colpack Ballan) è iniziata presto, proprio in questi giorni. Un modo per ripartire rapido e indolore, tanto che questo inverno senza bici è stato diverso, ma comunque vorticoso. Il ritorno nella squadra che lo ha lanciato nel professionismo (in apertura la vittoria ai tricolori crono del 2014, immagine photors.it), questa volta nei panni del tecnico.

Dopo otto stagioni da pro’ Martinelli ha chiuso la sua carriera in maglia Astana
Dopo otto stagioni da pro’ Martinelli ha chiuso la sua carriera in maglia Astana

«Quelli invernali – racconta Davide Martinelli – sono stati mesi diversi ma comunque divertenti, mi sono mosso tanto. Non ho avuto molto respiro, visti tutti i progetti che sono iniziati, ho avuto poco tempo per pensare alla fine della carriera. La bici l’ho presa in qualche occasione, una quindicina di volte in tre mesi. Pedalo con qualche amico e professionista della zona e mi difendo ancora bene, in salita soffro un pochino di più, ma fino alle 3 ore riesco a reggere.

«Ho approfittato di questo periodo – continua – per andare a seguire la mia ragazza Rebecca (Gariboldi, ndr) nelle sue gare di ciclocross in Belgio. Siamo stati via una decina di giorni e sono andato a pedalare sul percorso del Fiandre, godendone appieno».

Un inverno diverso, godendosi la bici insieme alla fidanzata Rebecca Gariboldi
Un inverno diverso, godendosi la bici insieme alla fidanzata Rebecca Gariboldi

La finestra Colpack

Il filo che collega Davide Martinelli e la Colpack non si è mai spezzato. Quindi, una volta smesso di correre è stato facile riallacciare legami vecchi ma mai consumati. 

«Con Rossella Di Leo, Gianluca Valoti e Antonio Bevilacqua ho un ottimo rapporto da sempre. Ho corso con loro nel 2014 e nel 2015 – spiega Martinelli – e mi hanno lanciato nel professionismo. Nel tempo ci siamo sempre tenuti in contatto, così quando ho rivisto Rossella e Gianluca, mi hanno parlato del nuovo progetto. Il mio ingresso in squadra non è nato subito, ma è arrivato pian piano, come persone che si conoscono e pensano di fare cose assieme».

Due le vittoria in carriera di Martinelli, entrambe nel 2016: una tappa al Tour de La Provence e una (nella foto) al Polonia
Due le vittoria in carriera di Martinelli, entrambe nel 2016: una tappa al Tour de La Provence e una (nella foto) al Polonia

Una nuova figura

Quella che entra nel Team MBH Bank Colpack Ballan è una figura diversa dal classico diesse. Martinelli ha già il tesserino, ma a parte questo porta un’esperienza fresca e di spessore. 

«Ho fatto tutti i tre i livelli del tesserino – ci dice – durante il Covid. Quindi sono abilitato per lavorare anche con squadre professional, sono giovane per questo ruolo e la cosa che mi ha entusiasmato è il progetto a lungo termine del team. Il fatto che dal 2025 nasca una nuova professional ha fatto sì che la squadra avesse bisogno di una figura che arrivasse dal mondo dei pro’. Ho un’esperienza maggiore con un ciclismo più evoluto e che cresce anche dal punto di vista psicologico. Sono in grado di utilizzare tutta la tecnologia richiesta, come Training Peaks o Veloviewer. Ricoprirò il ruolo di collante tra i preparatori (Giovine e Fusi, ndr) e i diesse».

MBH Bank Colpack Ballan (foto NB Srl)
L’ingresso di MBH Bank porterà la Colpack Ballan a diventare una professional nel 2025 (foto NB Srl)

Primi contatti

Il senso delle parole di Martinelli esprime continuità, un senso ritrovato nell’avere un progetto diverso, ma comunque stimolante. Un qualcosa che apre a nuove idee con una sfumatura diversa. 

«E’ un progetto bello – prosegue l’ex Astana – e molto stimolante. L’opportunità che mi ha offerto la Colpack è grande. Non è facile, appena sceso dalla bici, trovare un qualcosa di così interessante. Ho sempre pensato che la strada del diesse sarebbe stata quella che avrei voluto percorrere, e iniziare da qui è uno stimolo immenso a fare bene.

«Ho già visto alcuni dei ragazzi, ma il primo vero incontro sarà a Calpe il 29 gennaio, quando saremo in ritiro. Mi rivedo in loro, hanno un sogno, che è quello di diventare professionisti. Allo stesso tempo hanno una grande occasione, perché la squadra diventerà professional nel 2025, hanno una finestra, sta a loro non farla chiudere. Farò tanto leva su questo, e credo che lo spirito sarà di collaborazione, tra tutti».

Per Davide l’esempio di papà Giuseppe è importante per imparare a muoversi da diesse
Per Davide l’esempio di papà Giuseppe è importante per imparare a muoversi da diesse

L’esempio di papà Giuseppe

Per Davide, cresciuto con il ciclismo a portata di mano, continuare la sua vita nel ciclismo è stato naturale. Il ruolo da diesse lo sente suo, ma allo stesso tempo riconosce di avere con sé una fonte inesauribile dalla quale abbeverarsi: suo padre Giuseppe. Prendendo spunti e idee su come affrontare questo ruolo. 

«Da mio padre ho imparato tanto – conclude Davide Martinelli – da piccolo passavo il tempo con lui commentando le gare. Anche quando crescevo ed ero junior, avevo sempre il suo parere e questo mi ha fatto entrare nel mondo dei pro’ preparato. Lui ha quella capacità di vedere le cose e di aggiungere un dettaglio che poi diventa determinante. Una cosa che mi piacerebbe prendere da lui è la sicurezza. Non ha mai pensato di vedere cosa fanno gli avversari, se ha una tattica la porta fino in fondo. La corsa si prende in mano e si prova a fare quel che ci si è detti. Spero di avere solo il 10 per cento del suo carisma, sarebbe già molto».

Colpack e CTF: strade diverse verso il Giro Next Gen

02.06.2023
5 min
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Il Giro Next Gen è alle porte, il richiamo è forte ed il percorso, scoperto non molti giorni fa, ha fatto muovere le squadre, le quali rincorrono la condizione migliore. Gli approcci sono differenti e lo spunto è nato dall’intervista con De Cassan, del CTF. Alle parole del giovane veneto, che salterà la corsa italiana per partecipare alla Corsa della Pace con la nazionale, si sono aggiunte le foto sui social della Colpack-Ballan

Gli scenari dei due team sono differenti: i friulani hanno deciso di non fare ritiri in altura, mentre i ragazzi di Di Leo e Valoti sono stati a Livigno per preparare al meglio l’appuntamento. 

A Livigno i ragazzi della Colpack hanno lavorato anche con la bici da crono
A Livigno i ragazzi della Colpack hanno lavorato anche con la bici da crono

Il metodo Colpack

I corridori del team bergamasco si sono sciroppati i classici quindici giorni di ritiro in altura, in una delle mete più frequentate dai ciclisti: Livigno. Una decisione molto vicina, se non del tutto uguale, a quella di molte squadre professionistiche. Le quali scelgono il fresco della montagna per preparare gli appuntamenti più importanti. 

«Da Livigno – racconta Gianluca Valoti – siamo tornati mercoledì (31 maggio, ndr) dopo quindici giorni di lavoro in altura. Abbiamo deciso di fare un ritiro di squadra con i ragazzi che parteciperanno al Giro Next Gen. L’unico cambio ha riguardato Romele che ha anticipato i suoi compagni di una settimana, visto che è andato con la nazionale a correre in Polonia.

«E’ da un po’ di anni – continua – che adoperiamo questo metodo per preparare il Giro Next Gen, fin dai tempi di Ayuso e Baroncini. Stare in quota ti permette di allenarti bene e di recuperare al meglio, in modo tale da riempire il serbatoio prima del grande appuntamento. Il tempo è stato dalla nostra parte, non abbiamo perso nemmeno un giorno di allenamento».

C’è stato anche tempo per la visita di alcuni ex atleti: Baroncini, Ganna e Sobrero
C’è stato anche tempo per la visita di alcuni ex atleti: Ganna e Sobrero, ai quali si è aggiunto anche Baroncini

Approccio classico 

La Colpack-Ballan ha fatto la scelta di sospendere l’attività con i ragazzi convocati per il Giro Next Gen. I bergamaschi hanno spostato a Livigno il loro staff e si sono concentrati sul massimizzare questi quindici giorni.

«I nostri due allenatori: Fusi e Giovine – dice Valoti – hanno organizzato al meglio tutto quanto. C’è stato un primo periodo di ambientamento all’altura e poi si è lavorato a bassa intensità. Ora siamo rientrati ed i ragazzi andranno a fare un paio di gare per riabituarsi al ritmo di gara. Qualcuno andrà al De Gasperi, altri a Fiorano e qualcuno ancora alla Coppa della Pace di Rimini. Non sono molti i team dilettantistici che possono fare questo. A ragione di ciò, a Livigno non abbiamo incontrato altre squadre, giusto qualche ragazzo, ma tutti da soli».

Il CTF ha preferito prepararsi al Giro U23 correndo qualche breve corsa a tappe, eccoli alla Carpathian Couriers Race (foto Carpathian Couriers Race)
Il CTF ha preferito prepararsi al Giro U23 correndo qualche breve corsa a tappe (foto Carpathian Couriers Race)

CTF senza altura

De Cassan ci aveva anticipato la scelta del Cycling Team Friuli con queste parole: «Insieme alla squadra abbiamo deciso di non fare altura. Vedremo se la nostra scelta verrà ripagata, una cosa è certa: ho massima fiducia nei nostri tecnici. So che arriveremo preparati ai due mesi più importanti, giugno e luglio».

Così siamo andati da Renzo Boscolo per farci raccontare questo scelta: «Il calendario degli under 23 – spiega – è talmente ravvicinato che diventa difficile organizzare il tutto. Nel 2022 abbiamo fatto il ritiro in altura, ma non abbiamo avuto buoni riscontri. In squadra abbiamo quattro stranieri e per le regole delle gare nazionali possiamo schierarne solo due per volta. In pratica avremmo dovuto fermare l’attività di tutti per andare in montagna. 

«Nelle scorse settimane – dice ancora Boscolo – ci siamo messi a fare test e a monitorare tutti i ragazzi. In base ai risultati di queste analisi, coordinati con i dati delle gare e degli allenamenti abbiamo scelto il gruppo migliore per partecipare al Giro Next Gen».

Correre aiuta i ragazzi ad crescere e a misurarsi con situazioni sempre nuove (foto Carpathian Couriers Race)
Correre aiuta i ragazzi ad crescere e a misurarsi con situazioni sempre nuove (foto Carpathian Couriers Race)

Corse a tappe

Per preparare la corsa rosa dedicata agli under 23 il CTF ha optato per un avvicinamento differente: ovvero quello di correre. I ragazzi di Boscolo hanno partecipato a due brevi corse a tappe in questo ultimo periodo. La prima è stata la Carpathian Couriers Race, la seconda terminerà il 4 giugno, ed è il Giro d’Austria Superiore.  

«Rimaniamo fedeli alla nostra idea – afferma Boscolo – la nostra squadra serve come formazione e crescita dell’atleta. Le gare sono le lezioni migliori che un ragazzo possa fare. Partecipare a due brevi corse a tappe, prima di affrontare il Giro Next Gen, ti avvicina mentalmente a quello che i ragazzi andranno a fare. Escono dalla comfort zone, imparano cosa vuol dire fare un trasferimento dopo una tappa. Imparano a confrontarsi con lo staff: massaggiatori, meccanici, a viaggiare, correre. Insomma: vivono la situazione».

Team Colpack e pista, da Ganna a Napolitano

01.12.2022
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Il primo fu Ganna, sbarcato dalla Viris-Maserati dove l’attività su pista non era troppo considerata. Pippo arrivò al Team Colpack nel 2016 e per far capire che la pista fa bene alla strada, vinse il GP Laguna in Istria il giorno di San Valentino, la Roubaix U23, una crono, l’europeo dell’inseguimento e a fine stagione il primo mondiale. Quando la neonata UAE Emirates andò a prenderselo e si portò via anche Consonni, Ravasi e Troìa, per l’accordo che c’era fra la Colpack e la Lampre Merida da cui la squadra araba discendeva, il team bergamasco proseguì con quel progetto pista, tenendo Lamon e Giordani, cui di lì a un anno si sarebbe aggiunto Davide Plebani.

Marzo 2016, debutto italiano per Ganna che ha già vinto il GP Laguna in Istria
Marzo 2016, debutto italiano per Ganna che ha già vinto il GP Laguna in Istria

«Partì davvero tutto da Pippo – ricorda Gianluca Valoti, tecnico del team bergamasco – perché fu allora che prendemmo quel gruppo eccezionale di atleti, che erano anche dei grandi amici. Abbiamo sempre tenuto qualche pistard e adesso prenderemo anche un crossista, che dal 2023 ha detto di voler provare su strada».

Quaranta e Napolitano

A partire dal 2022 la Colpack ha tesserato Davide Boscaro e Daniele Napolitano. Il primo ha vinto il quartetto e l’eliminazione al campionato europeo U23, il secondo ha preso il bronzo della velocità a squadre agli europei elite di Monaco ed è arrivato alle semifinali nel keirin, guidato da Ivan Quaranta che prima di essere chiamato in nazionale, era uno dei tecnici della Colpack.

La differenza fra i due è che Boscaro corre anche su strada e ha portato a casa due vittorie (Gran Premio della Battaglia e GP San Bernardino), mentre Napolitano su strada non ci andrà mai. E forse per questo la scelta di tesserarlo è ancor più apprezzabile.

«Ci ha chiamato Quaranta – racconta Valoti – e ci ha chiesto se poteva interessarci tesserarlo e abbiamo detto di sì. Lo vediamo poco, per le foto e la presentazione e mi pare un bravissimo ragazzo. Mi fa quasi paura (sorride, ndr), per quanto è grosso. E vedendo le foto con i pesi che avete pubblicato, ho capito anche perché. I campionati italiani quest’anno si sono fatti a Torino, quindi vicino casa sua, per cui ha avuto l’appoggio della nazionale. Villa aveva organizzato la trasferta per gli azzurri e Quaranta si è aggiunto».

Il supporto azzurro

Pur rilevando che quest’ultima suona come un’anomalia (ai campionati italiani si dovrebbe andare con la propria società e non con la nazionale), è un fatto che il supporto per questi specialisti sia molto aumentato negli ultimi tempi e permetta loro di fare attività.

«A differenza di quando avevamo Ganna, Consonni e Lamon – conferma Valoti – per cui spendevamo un sacco di soldi, ora si capisce che in Federazione qualcosa è cambiato. Vedo Boscaro, per esempio. A dicembre vanno in ritiro a Calpe, poi lo portano a correre a gennaio e da lì farà gli europei. Rispetto a prima sono più seguiti».

Forse per questo, anche Minuta troverà una squadra per il 2023. Il tesseramento non comporta grossi obblighi. La nazionale arriva in supporto sgravando alcune società da impegni certamente gravosi. E così il sistema pista ha ripreso il largo, con il silenzioso benestare di tutti gli altri.