Non tutti i corridori possono vantare oltre tre lustri di professionismo, Gianluca Brambilla invece fa parte proprio di quella ristretta elite. L’atleta della Q36.5 Pro Cycling Team è pronto ad affrontare la sua sedicesima stagione da professionista. E lo fa con la consapevolezza di chi ha visto e vissuto tanto nel mondo del ciclismo. Ma non ha visto ancora tutto. E questo è un grande stimolo ed è quello che gli propone il suo 2025.
Brambilla si trova ad affrontare un’annata che potrebbe essere l’ultima (chissà?), ma che sicuramente sarà vissuta con l’entusiasmo e la dedizione che lo hanno sempre contraddistinto. L’arrivo di Tom Pidcock nella sua squadra rappresenta una sfida e uno stimolo in più.
Gianluca, innanzitutto come stai? Come affronti questa ennesima stagione?
Tutto bene, per il momento l’inverno è andato senza intoppi, senza acciacchi o malattie. Vediamo, magari arriveranno adesso! Scherzi a parte, mi sento pronto e motivato.
C’è ancora emozione alla prima corsa della stagione?
Più che emozione ormai è voglia di testarsi, di vedere se il lavoro svolto durante l’inverno paga. È importante capire a che punto è la condizione per poi adattare gli allenamenti e i programmi di gara ed eventualmente correggere il tiro.
Hai cambiato qualcosa nella preparazione rispetto agli anni scorsi?
Sì, ogni anno ci sono degli aggiustamenti. Bisogna stare al passo con i tempi. Nell’ultimo training camp abbiamo lavorato con maggiore intensità rispetto al passato. Meno ore in sella, ma più qualità negli allenamenti.
E come sono cambiati i tuoi allenamenti in termini di volume e intensità?
I chilometri sono più o meno gli stessi, ma ora si lavora diversamente. Si fanno meno uscite lunghe di 7 ore “a spasso” e si inseriscono più esercizi specifici. Magari si arriva a 6 ore, non di più. Il dispendio energetico è aumentato, anche se le ore di sella sono leggermente diminuite.
La tua squadra ha subito cambiamenti importanti. Come vivi il tuo ruolo di veterano? Insomma, tu ci sei da un bel po’…
Dal primo anno che c’è stata la squadra. Sono sempre stato un punto di riferimento per i compagni, anche al primo anno ero uno degli esperti e questo ruolo è confermato anche ora. Il team ha acquisito grandi corridori come Pidcock, che hanno portato un bel salto di qualità.
Hai toccato il punto. Che impressione ti ha fatto Pidcock?
Mi ha colpito la sua professionalità. E’ un vero campione che ha vinto Olimpiadi e mondiali, cura ogni minimo dettaglio. E’ attentissimo. Segue alla lettera ogni indicazione, che si tratti di allenamento o alimentazione, ed è molto preciso nel rispettare le tabelle. Durante il camp per esempio avevamo delle strategie alimentari per ogni allenamento: un giorno 90 grammi di carbo, un giorno 120… E dovevamo assumerli ogni tot tempo. Notavo che al minuto spaccato lui infilava la mano nella tasca e apriva un gel. Insomma massima professionalità. Si vede che sa il fatto suo.
Avete programmi simili?
Parecchio, anche se lui ha iniziato in Arabia Saudita (dove ieri ha anche vinto) mentre io sono partito da Mallorca. Poi però dovremmo incontrarci in gare come Ruta del Sol, Strade Bianche, Tirreno.
Siete fisicamente simili. Visto che correrete spesso insieme sarai tu a passargli la bici in caso di necessità?
Direi che è cosi, abbiamo misure molto simili, quasi al millimetro.
Quanto ti stimola avere un leader come Pidcock?
Molto. Avere qualcuno da supportare in corsa è uno stimolo importante. L’anno scorso mi sono trovato spesso da solo, quest’anno spero di essere sempre lì per aiutare chi può vincere.
Pidcock ti ha chiesto consigli sulla squadra o sul modo di correre?
Più che altro abbiamo parlato, poi spesso lui eseguiva le sue tabelle. Ci siamo allenati spesso insieme, ma lui sa già perfettamente cosa fare. Io posso, e spero, dargli consigli durante la gara, ma come detto ha le idee molto chiare.
Capitolo Giro d’Italia: siete tra i papabili. E tu ci sarai?
Sì, la squadra vuole esserci e anch’io penso di poter essere della partita. Aspettiamo le wildcard, ma c’è voglia di farlo. Tanta voglia sarebbe una grande cosa per tutti.
Che idea ti sei fatto delle prime corse stagionali?
Che gli equilibri sono sempre gli stessi, ma alcune squadre si sono rafforzate molto. La UAE Emirates è ancora dominante, ma ci sono altri team, come Red Bull-Bora, che hanno iniziato forte. E altre come la XDS-Astana che si sono rafforzate. Champoussin e Scaroni li ho visti bene. E poi c’è Hirschi che alla Tudor ha già dimostrato di essere un killer, come lo chiamo io: quando ha il numero sulla schiena, è difficile batterlo.