Le Tour Femmes

Dopo gli uomini, fari sul Tour Femmes con Giada Borgato

26.10.2025
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Dopo aver puntato i fari sul Tour de France uomini con Stefano Garzelli, facciamo la stessa cosa con il Tour de France Femmes insieme a Giada Borgato. Due ex corridori, due attuali commentatori Rai, due super competenti. La Grand Boucle in rosa si compone di nove tappe e 1.175 chilometri e, rispetto a quella maschile, sembra ancora più dura.

Tre tappe piatte, ma una è lunghissima. Tre movimentate, una crono, l’arrivo sul Mont Ventoux e la frazione finale con il Col d’Eze, che di fatto diventa mezza montagna. Un percorso complesso, che analizziamo con Borgato.

Giada Borgato, ex pro’ oggi commentatrice tecnica per la Rai (foto Instagram)
Giada Borgato, ex pro’ oggi commentatrice tecnica per la Rai (foto Instagram)
Giada, Tour de France Femmes: che impressione ti fa?

E’ bello mosso. Abbiamo un arrivo in salita secco al Mont Ventoux e quello è l’unico arrivo in quota, per le scalatrici, dove si deciderà quasi del tutto la classifica. Per il resto è molto mosso. Ci sono tante tappe da fughe, da fughe di qualità, c’è la crono ed è abbastanza lunga. E poi per le velociste hai poche occasioni, perché le prime due tappe non sono facilissime. La prima, per esempio, ha un arrivo su uno strappetto, quindi anche lì non sarà semplice.

Abbiamo notato che la crono è praticamente identica a quella maschile. Sia nel chilometraggio che nel profilo…

La crono è bella, anche dura, perché c’è quella salitina con una punta massima al 7,3 per cento, quindi importante. E’ comunque una crono lunga e se ne vedono poche così durante l’anno nel ciclismo femminile. Nel 2023 c’era quella di Pau, di 22,6 chilometri, poi nel 2024 quella di Rotterdam, ma era breve, meno di 7 chilometri. Vinse Demi Vollering, che quel giorno andò in maglia gialla. L’anno prima aveva vinto Marlen Reusser, ma su una distanza ben più lunga.

E Kopecky guadagnò terreno…

Quest’anno la crono sarà importante per la generale. Poi sarà positiva per certi tipi di atlete e negativa per altre, come Kasia Niewiadoma, che non va fortissimo nelle cronometro e potrebbe perdere qualcosa. Peggio ancora per le scalatrici come Gigante, Fischer-Black e Gaia Realini: potrebbero lasciare secondi preziosi.

Il percorso dell’edizione 2026. Partenza da Losanna (Svizzera) e arrivo a Nizza dopo 1.175 km
Il percorso dell’edizione 2026. Partenza da Losanna (Svizzera) e arrivo a Nizza dopo 1.175 km
Quella e il Ventoux saranno decisive per la generale dunque?

Saranno importanti. Diciamo che crono e Mont Ventoux delineeranno l’80-90 per cento della classifica. Il resto lo farà il Col d’Eze nella tappa di Nizza, che arriva a fine Tour quando la stanchezza si fa sentire. E’ una tappa breve, circa 100 chilometri, un continuo su-giù sull’Eze che può diventare più duro del Ventoux stesso.

La sensazione, Giada, è che sia un Tour in cui la squadra conta tantissimo. Sei d’accordo?

Conta molto perché ci sono tante tappe da fuga. Per esempio, la terza tappa da Ginevra ha una salita di 11 chilometri all’inizio: lì può partire una fuga. Non vedo rischi per la generale, ma potrebbe essere una tappa per le fuggitive. La quinta frazione, quella successiva alla crono, conta otto Gpm, con una salita lunga all’inizio e poi tante brevi.

Quindi vedi che è rischioso: se parte qualcuno di classifica, si spacca tutto…

Sì. Arrivi dal giorno del cronometro e chi ha perso tanto potrebbe tentare qualcosa. Se parte una di classifica, devi avere una squadra forte per chiudere o per controllare. Dopo la crono, quella tappa può diventare pericolosa: qualcuna potrebbe buttarsi dentro in fuga per recuperare o cambiare le carte.

In teoria questo Tour Femmes suggerisce squadre specifiche. Cioè non puoi fare team misti con velocista e donna di classifica. E’ così?

Dipende. Prendiamo la SD Worx: ha Wiebes e Van der Breggen, cosa fa, non porta Wiebes? Idem la FDJ-Suez, con Vollering e Wollaston. Magari la sprinter si arrangia, ma le sue volate le farà. Le squadre ci tengono a vincere tappe e al Tour portano sempre le migliori.

E se scappa qualcuna in avvio, chi controlla?

La maglia verde ha la sua importanza, ma serve una velocista di alto livello o una donna da classifica. Se portano una sprinter è perché hanno quasi la certezza di poter vincere o fare podio, altrimenti scelgono le sei migliori per la generale.

Le donne scalarono il Gigante di Provenza nel 2022 quando vinse Marta Cavalli, e nel 2023 nella Mont Ventoux Dénivelé Challenge (foto Maheux)
Le donne scalarono il Gigante di Provenza nel 2022 quando vinse Marta Cavalli, e nel 2023 nella Mont Ventoux Dénivelé Challenge (foto Maheux)
Visti i suoi miglioramenti in salita, la crono lunga e la partenza dalla Svizzera: questo Tour Femmes può sorridere a Marlen Reusser?

Proprio ieri facevo un censimento delle ragazze che vanno forte in salita e a cronometro. E pensavo a lei. Quando fecero la crono di Pau di 22,6 chilometri, vinse proprio Reusser. Quindi punterà molto sulla crono e poi dovrà salvarsi sul Mont Ventoux. Quello è il suo unico ostacolo. Ma è grosso, grosso, grosso.

Però quest’anno è andata forte in salita…

Sicuramente Reusser metterà il Tour Femmes tra gli obiettivi del 2026. Ma il Mont Ventoux non è una salitina qualsiasi. E’ lunghissimo, con pendenze sempre alte e il problema dell’altitudine: a un certo punto non ci sono alberi, l’aria è rarefatta e diventa difficile respirare. Lì non so come potrà comportarsi rispetto alle altre. Il Ventoux è una salita diversa da tutte.

Potrebbe esserci una sorpresa?

Le solite Vollering, Niewiadoma… ma su un percorso così è difficile dire una favorita secca. Penso a Fischer-Black, Gigante o Ferrand-Prévot che potrebbero staccare Van der Breggen, Reusser, Vollering e Elisa Longo Borghini sul Ventoux. Ma nella crono il gioco si ribalta.

Marlene Reusser nel 2023 quando vinse la lunga crono del Tour
Marlene Reusser nel 2023 quando vinse la lunga crono del Tour
E’ un bell’incastro. Questo dovrebbe garantire spettacolo…

Sì. Anche la salitina nella crono potrebbe sembrare favorevole alle scalatrici, ma è una salita da fare di potenza. Per me sarà un Tour che rimarrà aperto fino alla tappa di Nizza.

Per questo abbiamo detto che conta molto la squadra: la quinta tappa dopo la crono è un trappolone annunciato…

E’ vero. Tanti GPM, salite e discese, e nove giorni di corsa al massimo. Ricordate che un anno fa, parlando sempre del Tour, dicemmo: «Occhio alle prime tappe per le cadute». Ebbene, ce ne sono state tantissime nei primi tre giorni. Ci sono tanti fattori da considerare, anche i chilometraggi.

In che senso?

Al Tour Femmes sono sempre lunghi. L’ottava tappa, sì, è pianeggiante, ma misura 175 chilometri: credo sia la terza più lunga della storia del ciclismo femminile. E arriva dopo la montagna del Ventoux e prima del Col d’Eze. Ripeto, per me questo può essere il Tour Femmes.

Ritirarsi al top o continuare: quale futuro per sua maestà Pauline?

05.08.2025
6 min
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Parlando prima che il Tour Femmes iniziasse, fra le altre atlete da tenere d’occhio Giada Borgato aveva fatto un nome secco. «La prima che mi viene in mente – aveva detto – è Pauline Ferrand Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto».

Ora che la corsa si è consegnata proprio alla francese, siamo tornati dalla commentatrice tecnica di Rai Sport per chiudere il cerchio e verificare se quanto detto alla vigilia si sia avverato. Il livello del Tour ci è parso piuttosto alto, sia sul piano atletico che su quello dello stress. 

«Ce lo aspettavamo tutti – ragiona Borgato – che il Tour fosse di un livello diverso rispetto al Giro. Vuoi o non vuoi, ormai il calendario delle donne ha dinamiche simili a quelle degli uomini. Al Tour puntano tutte le più forti, che si preparano per mesi e ci arrivano cariche a pallettoni».

Sin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidente
Sin dalle prime tappe del Tour Femmes la magrezza di Pauline Ferrand Prevot è stata ben evidente
Ferrand Prevot, prima a Roubaix, ma ritirata dalla Vuelta: ha stupito o bisognava aspettarselo?

Pauline ha una cosa, è pazzesca. Quando punta un obiettivo, non sbaglia. Mi ricordo l’intervista che fece dopo la Roubaix, quando parlò dei chili da perdere per puntare al Tour. Da lì è andata in altura, ha fatto la monaca, ha perso peso. Sapeva che se perdeva tot chili, avrebbe sviluppato tot watt/kg e si è fatta trovare in forma. I primi giorni, guardando le foto, ho pensato che facesse paura per quanto era magra. Sembrava la Abbott dei miei tempi (atleta americana classe 1985, nota per la sua magrezza estrema, ndr).

E cosa hai pensato?

Che oggi non fai più le cose a caso. E lei , come poi ha raccontato, ha seguito un percorso calcolato anche per perdere peso. Infatti vedevi che quando partiva aveva comunque tanta forza, scattava con rapporti lunghi e riusciva anche a tirarli. Andava con la gamba bella piena. E secondo me, quando ha iniziato a pensare al suo Tour, aveva in mente proprio questo. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma quando hai il motore, le cose magari riescono.

Hai avuto la sensazione che Demi Vollering sia stata al suo miglior livello?

Non ho ben chiaro se sia andata tanto forte Pauline, che ha dato dei distacchi abissali anche alla Vollering, o se Demi sia andata un pelo più piano. Forse opterei per questa seconda ipotesi. Battere Ferrand Prevot quest’anno era difficile, però vedendo il distacco tra Vollering e Niewiadoma, credo che l’olandese non sia andata al suo massimo. Quanto può essere cresciuta Kasia quest’anno per avvicinarsi tanto?

Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?
Al Tour abbiamo visto la miglior Demi Vollering oppure le è mancato qualcosa?
La caduta del terzo giorno può aver condizionato Vollering?

Lei ha detto che dopo quel giorno non ha avuto più certezze, ma non so se quella caduta possa aver condizionato tanto la sua performance.

Può aver pagato il cambio di squadra?

Non credo, tutte le volte in cui si sono trovate fra capitane, Pauline Ferrand Prevot l’ha tolta di ruota. In ogni caso, ha avuto a casa Juliette Labous, che ha fatto la sua parte. Se anche fosse stata ancora in SD Worx, non avrebbe avuto tante forze in più. Avrebbe avuto accanto Van der Breggen, ma quando le prime forzavano in salita, anche Anna si sarebbe staccata.

Tra le favorite avevi inserito anche Sarah Gigante, che però ha chiuso a più di 6 minuti.

E’ andata forte e mi dispiace abbia perso il podio proprio nell’ultima tappa. Viste le tante salite, se avesse recuperato bene dopo il Giro, avrebbe potuto anche vincere il Tour. Il guaio è che ha palesato dei limiti notevoli in discesa e nello stare in gruppo. Il problema è che non puoi fare corse a tappe solo con gli arrivi in salita. Probabilmente avrebbe vinto il Giro se nel giorno di Monselice non fosse stata in coda al gruppo. Se fai la leader, non puoi correre in ultima posizione. Piuttosto, non vorrei dimenticare un nome…

Di chi?

Quello di Maeva Squiban, ragazza del UAE Team Adq. Ha vinto due tappe, facendo due veri numeri. Non ha vinto a caso, ha vinto con una grande gamba. Anche lei, come Pauline, tirava dei rapporti notevoli.

Ritirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a Chambery
Ritirata Longo Borghini, la UAE si è consolata alla grande con Maeva Squiban, 23 anni, vincitrice ad Ambert e poi a Chambery
Il ritiro di Longo Borghini ha dimostrato che non si possono fare Giro e Tour puntando a entrambi?

Dipende dagli obiettivi, l’anno prossimo comunque il Giro anticipa e la situazione sarà diversa. Secondo me fare Giro e Tour nello stesso anno è possibile, hanno 8 e 9 tappe, ma devi avere comunque un buon motore. Io credo che Elisa sia arrivata bene al Tour, ma aveva già dichiarato un obiettivo minore come provare a vincere una tappa. E quando ha visto la frenesia dei primi giorni, potrebbe aver pensato che non valesse la pena insistere, anche perché lei ha davanti ancora il mondiale. Forse ha pagato più mentalmente che fisicamente.

Van der Breggen che prova e riprova fa un po’ di tenerezza oppure sta facendo i numeri per essere lì davanti dopo tanto tempo che non correva?

Le mancano ancora le gambe. Pauline (Ferrand Prevot, ndr) è tornata ed è andata subito come una freccia, ma lei non è mai stata ferma come Anna. Aggiungiamo che la capitana della SD Worx doveva essere Kopecky, invece Van der Breggen si è ritrovata a farlo lei dopo il ritiro di Lotte. Ha salvato in parte la baracca. E’ stata una campionessa, che aveva smesso perché appagata. Poi sono venute fuori tante corse che non aveva fatto e probabilmente le è tornata la curiosità. La Roubaix, la Sanremo, il Tour de France.

L’Italia torna a casa con il miglior risultato di Barbara Malcotti.

E’ un’atleta interessante, sta crescendo perché ha ancora 25 anni. Aveva già fatto dei bei piazzamenti, poi ha fatto bene il Giro e ora il Tour. E’ una scalatrice pura, le manca qualcosina per raggiungere le più forti. Sicuramente adesso le arriveranno le proposte di qualche squadrone, qualcuno le ha messo di certo gli occhi addosso e magari le proporranno di lavorare per delle leader più forti. Sta a lei capire cosa vuole fare nella vita. Se continuare sulla sua strada per diventare una delle forti o lavorare. Lo capirà dai test e dall’esperienza.

Dopo l’ottavo posto al Giro, il 13° al Tour Femmes: Barbara Malcotti è una delle rivelazioni dell’estate
Dopo l’ottavo posto al Giro, il 13° al Tour Femmes: Barbara Malcotti è una delle rivelazioni dell’estate
Ferrand Prevot ha il contratto fino al 2027, ma ha raggiunto l’ultimo obiettivo. Pensi che valuterà il ritiro?

Per certi versi glielo consiglierei. Ormai, punta al mondiale di fine stagione che probabilmente vincerà, anche se mi auguro che tocchi a un’azzurra. Pauline punta a quello e dovrà essere brava ad arrivarci, perché manca tanto tempo. Perché ritirarsi? Perché potrebbe essere rischioso ripresentarsi al Tour anche l’anno prossimo dopo quel che ha fatto quest’anno. Secondo me per arrivare così a questo Tour, ha fatto dei sacrifici infiniti. In questa stagione l’hai vista poco, ma quando ha corso ha fatto il diavolo a quattro. Riuscirà a farlo ancora? 

Niewiadoma-Vollering e le altre. Borgato fa le carte al Tour Femmes

26.07.2025
8 min
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Un cavalcata di quasi 80 chilometri da bere tutta d’un fiato per conoscere stasera la prima maglia gialla del Tour Femmes all’ora dell’aperitivo. Si apre in Bretagna la quarta edizione della Grande Boucle femminile in un weekend in cui si incastrerà cronologicamente con la corsa maschile seppur a distanza, prima che il menù delle donne da lunedì proceda con una conformazione più tradizionale ed autonoma.

Frizzanti saranno pure le giornate fino alla quinta tappa, anticipando le ultime quattro frazioni alpine nelle quali le montagne potrebbero diventare dure da digerire. Il conto alla rovescia per l’assalto al trono della vincitrice uscente Niewiadoma è finito (in apertura foto Tour de Suisse/UCI WWT). Nove tappe (nessuna cronometro) da oggi a domenica 3 agosto per un totale di 1165 chilometri e 17240 metri di dislivello con 154 atlete al via in rappresentanza di 22 formazioni.

Questi numeri li abbiamo sottoposti a Giada Borgato sovrapponendoli ai nomi delle possibili protagoniste del Tour Femmes, tenendo conto di ciò che hanno espresso il Giro Women due settimane fa e la stagione finora. La commentatrice tecnica di RaiSport apre il ventaglio di soluzioni mantenendo le idee chiare come sempre, senza sottovalutare eventuali evoluzioni tattiche che potrebbero riguardare chi parte a fari spenti.

Qual è la tua impressione sul percorso?

Hanno disegnato un Tour Femmes come il 2024. Prima parte dedicata alle ruote veloci e per chi vuole andare in fuga. La quinta tappa di media montagna fa da spartiacque perché poi ci sarà salita fino alla fine. Insomma, c’è spazio un po’ per tutti, dalle velociste alle attaccanti fino, naturalmente, alle donne di classifica.

C’è una tappa in più rispetto agli altri anni, così come sarà il Giro Women 2026. Pensi che possa incidere questo aspetto nell’economia della gara?

Direi proprio di no, anzi è giusto che siano nove tappe. Per il livello attuale del ciclismo femminile, queste atlete non avrebbero problemi ad una gara a tappe di dieci giorni, come il Giro di qualche anno fa. Detto questo, ce ne sarà abbastanza per le ragazze che dovranno affrontare tre tappe da 160 chilometri, un paio con dislivelli alti, di cui una con l’arrivo al Col de la Madeleine dopo 20 chilometri di salita.

Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Balsamo (qui vincente al Tour de Suisse) a Plumelec può conquistare la prima maglia gialla
Invece quanto influirà la componente stress, che si preannuncia immancabile?

Quello purtroppo ci sarà fin dalla prima tappa e, anche se spero di sbagliarmi, temo che ci saranno anche cadute dovute alla tanta tensione in gruppo. Vollering l’anno scorso ha perso il Tour per una caduta, non perché le mancassero le gambe. Tutte vorranno e dovranno stare attente e davanti, specialmente le leader per la generale. In questo senso, le prime tappe saranno difficili perché potrebbero non esserci volate scontate.

Buttiamo uno sguardo alle atlete partendo dalle velociste. Wiebes-Balsamo per la maglia verde?

Certo, ma non solo. Innanzitutto loro due potrebbero sfidarsi per la prima maglia gialla. La nostra Balsamo può regalarci questa gioia, tenendoci accese le speranze come è stato con Milan al Tour uomini, magari con un altro esito. Elisa ha fatto una preparazione mirata per il Tour Femmes ed il finale di stagione. In ogni caso oltre a lei e Wiebes, che ha vinto la classifica a punti al Giro, non dobbiamo escludere Kool che ha vinto le prime due frazioni dell’anno scorso o Vos che ha vinto l’ultima maglia verde. Nella lotta inserisco pure Paternoster che potrebbe essere una sorpresa. Tra le velociste sarà una bella sfida.

Apriamo il capitolo invece per la vittoria finale con tanta concorrenza. Vollering parte con i favori del pronostico?

L’anno scorso Niewiadoma si è guadagnata e meritata il successo del Tour Femmes proprio sull’olandese. Kasia sarà molto motivata per confermarsi, visto che ha impostato buona parte della sua stagione su questo appuntamento. La vedo però mezzo gradino sotto Vollering. Entrambe hanno squadre forti, ma dico che Demi è favorita per ciò che ha detto l’annata. Finora ha vinto quasi tutte le gare a tappe a cui ha partecipato: Valenciana, Vuelta, Itzulia e Catalunya, finendo seconda al Tour de Suisse alle spalle di Reusser.

Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
Giada Borgato ha commentato Giro NextGen e Giro Women assieme ad Umberto Martini
A proposito, cosa potrebbe fare la svizzera della Movistar?

Reusser ha fatto due mesi favolosi rischiando di vincere anche il Giro. Ha chiuso in calando perché, come ha detto lei, negli ultimi tre giorni era malata. Per come l’abbiamo vista ad Imola, credo che possa avere perso quello smalto e quella adrenalina, però se ha recuperato bene le energie nervose, penso che possa tenere molto bene su tante tappe di montagna.

La SD Worx-Protime come la vedi?

E’ una squadra che può puntare sempre in alto con Kopecky e Van der Breggen. Lotte ha corso il Giro in funzione delle compagne poi si è ritirata per un problema alla schiena per non compromettere il Tour. Vanta già due secondi posti a Giro e Tour e ha mostrato doti indubbie in salita. Sulla carta il percorso sembra un po’ duro per Kopecky, però lei ha un grande carattere e può fare qualsiasi cosa. Per Anna invece bisogna capire come è uscita dal Giro. Potrebbe avere qualcosa in più da spendere. Parliamo comunque di due fenomeni. Attenzione però ad altre atlete…

Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
Gigante ha vinto due tappe al Giro Women. Per Borgato l’australiana della AG Insurance in salita può impensierire tutte le favorite
A chi ti riferisci?

La prima che mi viene in mente è Pauline Ferrand-Prevot. In pratica è tornata a correre su strada perché puntava forte sul Tour Femmes. Per la generale c’è anche lei, nonostante si sia un po’ nascosta. Ad aprile, dopo la vittoria della Roubaix, aveva detto che avrebbe dovuto e voluto perdere un po’ di peso per essere competitiva ad agosto.

Al Giro Women eri stata buona profeta per Gigante nelle tappe che ha vinto. L’altro nome a cui pensi è lei?

Sì, esatto. Vedendola tra le partenti al Tour non posso non inserirla tra le favorite. Al netto del recupero e della preparazione, Gigante in salita ha dimostrato di essere nettamente la più forte e per me è l’unica che può impensierire Vollering. Ha una bella formazione, molto adatta alle tappe mosse, con compagne forti come Ghekiere e Le Court. Spero che impari a correre, tenendo le giuste posizioni in gruppo. Se non perderà tempo nelle tappe iniziali, sarà una cliente scomoda per tutte.

Uscendo dalla zona podio, chi può rientrare nella top 5 o top 10?

Ce ne sono diverse da tenere in considerazione. Malcotti della Human, Rooijakkers e Pieterse della Fenix-Deceuninck, Vallieres e Kerbaol della EF Education-Oatly, Mavi Garcia nonostante l’età (con i suoi 41 anni è la più “grande” al via, ndr). Fisher-Black della Lidl-Trek punta a fare molto bene e infine sono curiosa di vedere Bunel (vincitrice dell’Avenir Femmes 2024, ndr) della Visma | Lease a Bike in coppia con Ferrand-Prevot.

Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Longo Borghini ha annunciato che al Tour Femmes non curerà la generale, ma giorno dopo giorno può inserirsi nella lotta
Cacciatrici di tappa, su chi puntiamo?

E’ una lista di partenti molto ricca, ce n’è per tutte, ma bisognerà capire gli ordini di squadra. Ad esempio la Canyon//Sram zondacrypto ha Bradbury che può fare classifica, quindi c’è da vedere se lasciano spazio a Paladin o Dygert per le fughe. Mentre Ludwig dovrà aiutare in salita, quindi sarà meglio che si risparmi. La EF ha una formazione forte che sa andare all’attacco e penso a Faulkner. La Lidl-Trek potrebbe liberare Brand, Norsgaard o Van Anrooij per azioni da lontano, così come Lippert della Movistar o ancora De Jong e Edwards della Human.

Teniamo apposta per ultima Longo Borghini. A fine Giro ha specificato che in Francia non curerà la generale. Secondo Giada Borgato sarà così?

Per me Elisa ha fatto bene a tenere i piedi per terra, proprio come aveva dichiarato prima del Giro Women. Sa correre, ha una squadra attrezzata e vedrà giorno dopo giorno. Ho visto comunque che ha fatto una bella preparazione, con allenamenti duri e lunghi, quindi penso che sarà pronta. Arriva col morale alto e poi ha un conto aperto col Tour Femmes che vuole saldare.

Siamo tutti con Van Aert, un po’ meno con la Visma

04.04.2025
6 min
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Davanti a una corsa come la recente Dwars door Vlaanderen, ci sono due piani da far coincidere: il piano della tattica di corsa e il piano degli uomini che hai di fronte. E se l’uomo è un campione che fatica a ritrovarsi, allora il discorso si complica. Che cosa sta succedendo a Van Aert? L’esito della corsa belga sarà l’ennesimo chiodo sulla croce o se ne può dare una diversa lettura? E perché la squadra non ha voluto fargli da ombrello?

Abbiamo riletto i post di ieri, quelli dopo la sconfitta. Non i commenti dei tifosi, ma quelli degli addetti ai lavori che nella difficoltà del belga forse hanno riconosciuto anche un pezzetto della propria storia. Da Demi Vollering in avanti, nessuno di loro ha puntato il dito contro l’uomo, mentre alcuni si sono focalizzati sulla condotta della sua ammiraglia. Il piano della tattica di corsa, appunto, e l’uomo che si ha di fronte.

A Van Aert vogliamo tutti bene e abbiamo tutti la sensazione che qualcosa non vada come deve. Per cui abbiamo ripreso alcune di queste voci e siamo andati più a fondo, cercando di capire se la nostra sensazione di una squadra incapace di gestire il finale di corsa e ancora meno di proteggere il suo leadeer sia condivisa da altri. Oggi Van Aert e la Visma-Lease a Bike incontreranno la stampa alla vigilia del Fiandre, con quale stato d’animo ci arriverà il belga?

Powless davanti a tutti e dietro i tre Visma sconfitti
Powless davanti a tutti e dietro i tre Visma sconfitti

La Visma e Van Aert

Adriano Malori ha scritto un post puntando il dito su squadre sempre più legate ad un approccio scientifico al ciclismo e sempre meno capaci di gestire situazioni che richiedono esperienza.

«Condivido che sia sbagliato fare una crociata contro Van Aert – spiega ora Malori – che purtroppo si trova in un momento psicologicamente molto delicato. Lo testimonia anche il fatto che sia in sovrappeso, lontano parente del Van Aert che al Tour 2022 era stato capace di staccare Pogacar in salita. Viste le cose, non avrei tenuto chiuso il finale dando a lui la responsabilità di finalizzare la corsa. Se anche avesse avuto le gambe migliori, poteva saltargli il cambio o rompere la catena. Se volevano risollevare Van Aert, secondo me l’hanno fatto nel modo più sbagliato.

«Volevi farlo vincere e fargli riprendere un po’ il sorriso in vista del Fiandre? Allora si facevano scattare i compagni in modo… morbido, facendo in modo che Powless ogni volta rientrasse, lasciando poi a Van Aert il compito di dare la botta finale per staccarlo definitivamente. Invece Wout ha dimostrato poca lucidità nel chiedere di tenere la corsa chiusa, ma l’ammiraglia ha dimostrato di non avere gli attributi per dirgli di no. Io ho la sensazione che alla Visma di Van Aert importi poco. Lo hanno sempre usato per fare il gregario in lungo e in largo. L’hanno sfruttato senza considerazione, mentre il suo rivale di sempre, Van Der Poel, si è gestito come un cecchino mirando l’appuntamento, e ci è sempre arrivato più pronto di lui. Mercoledì dovevano tutelarlo mettendosi davanti e dicendo che è stata la squadra a sbagliare la tattica. Vederlo così prostrato nella conferenza stampa a me ha fatto veramente paura».

Il secondo posto in volata è stato un colpo troppo duro per Van Aert
Il secondo posto in volata è stato un colpo troppo duro per Van Aert

Ammiraglia anestetizzata

«Il post che ho fatto ieri – dice invece Angelo Furlan – non è nel mio stile, perché sono sempre per le cose costruttive. Mi ricordo sempre quando ero corridore e le critiche da divano mi piacevano fino a un certo punto. Si capisce che Van Aert stia passando un momento difficile e che la squadra voleva farlo vincere, ma hanno sbagliato. Il fatto di non aver provato a staccare Powless quando mancava tanto all’arrivo non è stato responsabilità dei corridori: il senso del mio post era questo. Non voleva essere un’accusa, ma cosa diciamo agli esordienti e agli allievi?

«Già abbiamo tattiche che vengono stravolte da corridori che partono da lontano perché sono dei fuoriclasse. Cosa imparano i ragazzini da un finale come quello di mercoledì? Questo è il problema. Doveva arrivare un ordine dall’ammiraglia. Ci sono watt predittivi, i kilojoule predittivi, GPS, telecamere, riproduzione predittiva in 3D dell’arrivo e cosa stai facendo sull’ammiraglia quando si decide la corsa, guardi il tablet? Lo so che vuoi far vincere Van Aert, ma prova a giocartela. Gli altri due che avevano lì sono due vincenti, due punte di diamante, invece chi li guidava è parso quasi anestetizzato. Si sono dimenticati che basta fare delle cose semplici, applicare una tattica semplice e avrebbero vinto. Non vorrei essere nel povero Van Aert che ha tutta la solidarietà ed è un corridore per cui io faccio il tifo e ammiro tantissimo. Dopo l’arrivo è stato fin troppo un signore ad assumersi tutte le colpe».

Pedersen si è inchinato alla forza della Visma, ma ora conforta Van Aert
Pedersen si è inchinato alla forza della Visma, ma ora conforta Van Aert

Programma da capire

«C’è un problema Van Aert – dice Bennati – e mi dispiace tantissimo. Ci sta il fatto che la squadra voglia far vincere Wout, come quando il capitano vuole far segnare il goleador, non passa la palla agli altri attaccanti e la squadra avversaria fa goal in contropiede. Mercoledì volevano metterlo nelle condizioni di vincere la corsa, ma se in questo momento Van Aert non riesce a battere Neilson Powless in volata, allora il problema c’è davvero.

«Facciamo un passo indietro – prosegue Bennati – un campione come lui non si può gestire così. Dopo gli incidenti dello scorso anno, non doveva fare la stagione del cross e non credo che alla Visma qualcuno lo abbia costretto. Aveva la grande opportunità di recuperare al 110 per cento e prepararsi per la stagione su strada, riazzerando tutto. Avrebbe dovuto fare un programma classico, passare attraverso Parigi-Nizza o Strade Bianche e Tirreno. Un corridore come lui deve fare quel tipo di calendario, con la Sanremo e la Gand, non andare tre settimane in altura per preparare queste gare, perché obiettivamente non ne ha bisogno.

«Secondo me giocarsi solo la carta della volata è sempre sbagliato, anche se sei nettamente più forte. E se anche non avesse vinto lui perché magari Benoot andava via, dal punto di vista mentale era sempre meglio che vincesse un compagno di squadra, che avere questa grande delusione perdendo con Powless sull’arrivo. Questo episodio va sempre più a complicare la situazione di Van Aert. A meno che non abbia un carattere talmente forte che da questa grande delusione riuscirà a tirare fuori il meglio di sé, vincendo il Fiandre e la Roubaix».

Powless è incredulo, Van Aert è più incredulo di lui
Powless è incredulo, Van Aert è più incredulo di lui

Tifosi di Wout

«Mercoledì in tanti abbiamo criticato la tattica della Visma – scrive Giada Borgato – non certo Van Aert. Il campione non si discute e sono sicura che il mondo del ciclismo era lì a fare il tifo per lui. A fine corsa, da campione qual è, frustrato, deluso e amareggiato, si è dichiarato “colpevole” ai microfoni di mezzo mondo. Sentire quelle parole mi ha fatto male e mi sono chiesta perché gli sia stato permesso di prendersi una responsabilità cosi grande. Credo che in questo momento Wout non debba prendersi responsabilità per il semplice fatto che non ha bisogno di ulteriori pesi sulle spalle.

«In condizioni normali avrebbe vinto con due biciclette su Powless, ma si è visto che non è il solito Van Aert e credo che lui lo sappia. Il campione ha nell’indole di provarci, vuole vincere, ma la squadra conosce i valori dei suoi atleti e in teoria dovrebbe anche sapere come stanno a livello mentale. Allora forse sarebbe servita un po’ di freddezza da parte dei direttori sportivi che avrebbero dovuto dirgli: “No, decidiamo noi. E se sbagliamo, sbagliamo noi, non tu”. L’ammiraglia avrebbe dovuto tutelarlo e prendersi la responsabilità di scegliere cosa fare. Le critiche sono state rivolte per lo più alla squadra e non al corridore. Perché in fondo siamo tutti dalla parte di Wout».

Longo Borghini, lo splendido assolo e la squadra in costruzione

03.04.2025
5 min
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Un assolo stupendo. Quel tricolore sul pavé, che scappava via al sole del Belgio, brillava ancora di più. Era il tricolore di Elisa Longo Borghini. La campionessa del UAE Team ADQ deve sentire l’aria del Fiandre per davvero e, dopo un anno, eccola con gli artigli di fuori, pronta a difendere il titolo nella Ronde di domenica.

Ieri a Waregem ha vinto la “Attraverso le Fiandre”, antipasto di quel che sarà domenica. Una vittoria importante che arriva dopo i guai della Strade Bianche, il colpaccio sfiorato alla Sanremo, la faticaccia della Gand. Elisa c’è sempre. Anche quando si trova in inferiorità numerica a lottare contro le grandi. Anche se di fronte ha dei mostri sacri, a partire da chi oggi le è arrivata a 29” con indosso la maglia iridata. Di tutto questo ne parliamo con Giada Borgato, ex pro’ e oggi commentatrice tecnica per Rai Sport.

Giada Borgato: dalla bici alle postazioni di commento tecnico per la Rai (foto Instagram)
Borgato: dalla bici alle postazioni di commento tecnico per la Rai (foto Instagram)
Giada, più che partire da ieri, partiamo da domenica scorsa alla Gand, la prima al Nord per Elisa Longo Borghini in questo 2025. Come la vedi?

La vittoria di ieri sicuramente le fa bene al morale. Era partita forte vincendo il UAE Tour. C’è da dire che lì non c’erano tutti i grandi rivali, però la vittoria le ha dato subito una bella iniezione di fiducia. Dopo ha avuto i problemi alla Strade Bianche, ma anche lì si è visto il carattere della Longo Borghini, perché ha voluto finire la corsa. Alla Sanremo ha dato spettacolo e per un pelo non le è andata bene. Ieri la vittoria, quindi sta andando forte. Anche al Binda era andata forte. Quando è sul suo terreno, lei ci prova. Ha sempre il carattere di sempre. Cresce di condizione e il suo modo di correre aggressivo lo mantiene. E’ quello il bello di Elisa.

Il marchio di fabbrica…

E penso che arrivi alle classiche più importanti con una grande condizione e una grande testa, soprattutto dopo la vittoria di ieri.

Abbiamo visto il caso di Van Aert che sicuramente non lo aiuta dal punto di vista del morale. Invece arrivare con questa vittoria e da campionessa in carica, quanto conta in vista del Fiandre? Da una parte c’è il buon morale, ma dall’altra anche le responsabilità aumentano.

Si sono accorte tutte che è una Longo Borghini fortissima. Arriverà col morale alto, quindi sarà sicuramente una delle grandi protagoniste, una di quelle che farà paura anche per il modo in cui corre. Ieri è partita a 30 dall’arrivo, mica è cosa da poco… Longo Borghini parte, non ha paura, può essere imprevedibile. E’ una di quelle che fa paura per il Fiandre, ma anche per la Roubaix e per tutte le corse che arriveranno. Ieri comunque c’erano anche Kopecky e altre atlete forti. Se le ha messe tutte dietro, significa che va.

Elisa Longo Borghini vince la Dwars door Vlaanderen dopo un attacco a 30 chilometri dall’arrivo. E’ il terzo successo stagionale
Elisa Longo Borghini vince la Dwars door Vlaanderen dopo un attacco a 30 chilometri dall’arrivo. E’ il terzo successo stagionale
Parliamo invece di squadre. Senza dubbio la SD Worx, quando mette giù la formazione top, è davvero imbattibile. La UAE Adq, la squadra di Elisa, non sembra essere così forte, anche alla Gand nei momenti clou Longo Borghini era sola. Che ne pensi?

C’è da dire una cosa. Elisa ha sicuramente rinforzato la UAE Adq, una squadra che vedo più pronta per i grandi Giri, mentre non lo è ancora per le corse di un giorno, specie così grandi. Io credo che Elisa ne fosse consapevole. Sapeva che si sarebbe dovuta un po’ arrangiare. Ora non so chi schiereranno domenica al Fiandre, ma lei si è portata Backstedt, che è una pedina importante. Sofia Bertizzolo ha fatto bene nelle classiche, anche al Fiandre in passato. Chapman e altre (Magnaldi, Persico, ndr) sono più scalatrici. La UAE ha dei limiti nelle classiche, cosa che non ha invece la SD Worx, che è fortissima anche nelle gare di un giorno.

La SD Worx ieri ha schierato una grande formazione, ma non iper come alla Gand e Kopecky è sembrata più vulnerabile. Magari c’è stata anche della pretattica?

Forse le sono mancate un po’ le gambe e non so quanta pretattica fosse. E comunque rivedendo la formazione non mi sembrava affatto una squadra debole, anzi. Se Kopecky comunque nel gruppetto inseguitore aveva Bredewold con lei. Secondo me è andata proprio forte Longo Borghini.

Dovendo lottare con uno squadrone quale la SD Worx, piena di campionesse, come dovrà fare Elisa nelle prossime classiche? Meglio tenersi vicine Backstedt e Bertizzolo, o rispondere di squadra?

Nel ciclismo femminile, quando c’è la selezione, alla fine rimangono sempre le solite. Anche la stessa Kopecky deve avere compagne che quel giorno hanno la giornata super per stare con lei. Se corrono insieme Wiebes e Kopecky, è più facile che siano davanti entrambe. Ma stiamo parlando di due fuoriclasse (e non abbiamo citato Van der Breggen, ndr).

Bertizzolo sarà un grande aiuto per Longo Borghini. Sofia quest’anno in Belgio è già stata seconda al GP Oetingen
Bertizzolo sarà un grande aiuto per Longo Borghini. Sofia quest’anno in Belgio è già stata seconda al GP Oetingen
Chiaro…

Elisa non ha due compagne forti come loro, quindi probabilmente si troverà da sola. Lì dovrà essere furba, dovrà correre con astuzia, provare ad anticipare. Se la SD Worx si troverà in tre davanti, proveranno ad attaccare. Non dimentichiamo che ci sarà anche Vollering. Elisa dovrà giocarsela bene e correre con intelligenza. E’ quindi importante che le stiano vicino il più possibile quando possono.

Torniamo alla vittoria di ieri. Questo è un bel segnale ed è ovvio, tanto più che domenica ha faticato nei primi muri, probabilmente anche per via della caduta, ma ora Elisa sa di esserci…

Sicuramente sa di esserci e di aver lavorato bene. Elisa non ha sbagliato niente nella preparazione. Ha portato il suo coach, Paolo Slongo, in squadra per dare continuità al lavoro degli anni scorsi. Ha fatto tanta altura, è molto motivata e serena. Ho sentito che è molto contenta alla UAE. Il fatto che sia capitana unica le dà morale. I gradi da capitano non le pesano, li sa portare bene. Se dovesse trovarsi da sola nel finale del Fiandre, penso l’abbia già messo in conto e saprà gestirlo con intelligenza.

Il parere di Borgato: «Un Giro Women duro e ancora incerto»

19.01.2025
6 min
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Come normale che fosse, appena svelato il percorso del Giro d’Italia Women 2025 si sono rincorse immediatamente le prime impressioni. Quelle della maglia rosa uscente Longo Borghini le abbiamo registrate subito, ma ce ne sono altre da sentire. Giada Borgato ha seguito la presentazione della corsa e un’idea se l’è fatta, così come ci ha fornito qualche spunto supplementare.

Fino a cinquecento metri dalla fine del Giro Women dell’anno scorso, c’era solo un secondo a dividere le prime due della generale e poteva succedere di tutto. Poi sul viale in salita che portava al traguardo de L’Aquila, Longo Borghini ha distanziato definitivamente Kopecky per il trionfo inseguito da sempre. A luglio vedremo qualcosa di simile? E chi saranno le contendenti al via? Ecco cosa ci ha detto la commentatrice tecnica di Rai Sport, ormai prontissima come sempre a ricominciare la stagione.

Giada Borgato (qui con Stefano Rizzato) è commentatrice per Rai Sport. E’ stata campionessa italiana nel 2013
Giada Borgato (qui con Stefano Rizzato) è commentatrice per Rai Sport. E’ stata campionessa italiana nel 2013
Giada qual è stato il tuo primo parere sul disegno della gara?

E’ un Giro Women completo, che va verso il duro e per donne di classifica. Poche possibilità per le velociste come l’anno scorso. Penso che ci vorranno grandi gambe anche per le tappe considerate intermedie. Personalmente penso che si potrebbero vedere poco le cosiddette seconde linee. Oltre alla generale, chi punta alle tappe saranno atlete forti. E poi attenzione, sono 8 giorni e passano in un lampo. Si fa presto ad arrivare alla fine del Giro.

Apriamo allora una parentesi. Secondo te le grandi corse a tappe femminili dovrebbero durare di più?

Sono del parere che, per come è messo adesso il ciclismo femminile, sarebbe ora di aumentare il numero delle tappe, così come hanno aumentato il chilometraggio, mentre i dislivelli importanti c’erano già in passato. Lo faranno facendo un passo alla volta, ma per me una dozzina di giorni, se non addirittura due settimane, sarebbe un format perfetto. Ovvio però che ci sono sempre equilibri sottili e manovre difficili da far incastrare.

Longo Borghini con l’auto vinta al Giro Women 2024. Per Borgato parte favorita (foto facebook)
Longo Borghini con l’auto vinta al Giro Women 2024. Per Borgato parte favorita (foto facebook)
Intendi per gli organizzatori?

Quello senza dubbio. Per me vanno di pari passo gli eventuali sforzi economici per allestire una gara di quindici giorni con il lustro che tuttavia ne assumerebbe. Ma c’è altro. Penso alla distanza fra Giro e Tour perché a quel punto non ci sarebbe spazio per recuperare le energie e contestualmente le atlete sarebbero obbligate a scegliere una delle due corse, molto più di quanto non facciano già adesso. Non vorrei che in Italia rischiassimo di vedere la stessa situazione degli uomini, dove tutti i big vogliono andare al Tour. Per il momento vanno bene otto tappe per i tre Grandi Giri, ma speriamo che in futuro si possa trovare una soluzione che accontenti tutti, specie tra Giro e Tour.

Tornando al percorso, sembra molto simile a quello del 2024. Proviamo ad entrare di più nel dettaglio?

La cronometro iniziale di Bergamo sarà importante, come le sono tutte le prove contro il tempo ovunque vengano messe. L’arrivo dell’Aprica è una salita pedalabile. Le più forti si daranno già battaglia, ma potrebbero arrivare in un gruppo piuttosto nutrito. La terza tappa che arriva a Trento sarà quasi certamente per velociste, anche se il Tonale in avvio potrebbe scombinare qualche piano e strizzare l’occhio a qualche tentativo da lontano. Il traguardo in salita di Pianezze sarà il primo vero spartiacque. A differenza del primo arrivo in salita dell’anno scorso a Toano dove si era affrontata tanta pianura, stavolta ci saranno continui saliscendi ed un chilometraggio importante. Quel giorno potrebbe esserci il primo scossone in classifica.

Kopecky, seconda nel 2024, per Borgato potrebbe essere ancora la rivale principale di Longo Borghini (foto instagram)
Kopecky, seconda nel 2024, per Borgato potrebbe essere ancora la rivale principale di Longo Borghini (foto instagram)
E potrebbe iniziare un’altra corsa?

Credo proprio di sì e non solo sulla carta. La quinta frazione arriva a Monselice e sarà la seconda ed ultima possibilità per le sprinter perché gli ultimi tre giorni saranno davvero impegnativi, come l’anno scorso e forse anche di più. La tappa di Terre Roveresche ricalca quella di Urbino di un anno fa. Potrebbe prestarsi a fughe di atlete forti e le leader dovranno stare attente. Il giorno successivo c’è il tappone di Monte Nerone, senza un metro di pianura e 160 chilometri. Ci saranno tre “gpm” e l’arrivo in quota è davvero duro, con gli ultimi 8 km all’8% medio. Bisognerà fare attenzione anche eventualmente al caldo. Ad esempio quella è una tappa perfetta, come quella di Pianezze, per le caratteristiche di Longo Borghini.

Il gran finale di Imola non sarà la classica passerella.

Assolutamente no, sarà una tappa vera, da classica. L’altimetria piace ad Elisa, ma occhio ad una come Kopecky che su un percorso del genere va molto forte e potrebbe diventare pericolosa qualora in classifica fosse ancora vicina come l’anno scorso. Ha ragione Elisa (Longo Borghini, ndr) a dire che non bisogna attendere l’ultima tappa. Per me potrebbe uscire ancora una gara tirata ed incerta.

Longo Borghini ha già detto che parteciperà. Kopecky sarà ancora la prima avversaria oppure vedremo altri grandi nomi?

Se intendiamo Vollering, penso che lei farà il Tour Femmes. E’ stata presa dalla FDJ-Suez che punta dichiaratamente alla corsa di casa, quindi credo che al Giro Women verrà Labous, che poi a sua volta in Francia lavorerà per Vollering. E Labous comunque è una grande atleta, che può vincere. Ludwig va recuperata e potrebbe venire al Giro per fare classifica per la Canyon, anche se potrebbe tornare Bradbury per migliorare il suo terzo posto. Mentre credo che Kopecky sarà la capitana della SD-Worx.

Quindi non vedremo nemmeno Van der Breggen?

Secondo me Van der Breggen potrebbe essere leader al Tour. Lei torna consapevole dei suoi mezzi e sapendo di poter andare molto forte. Bisognerà capire se si vorrà scontrare con Vollering alla Vuelta prima di farlo in Francia. Anna e Kopecky non aspetteranno le classiche per decidere un eventuale cambio di programma. Comunque fra poco li dichiareranno e vedremo cosa faranno. Magari vengo smentita.

Realini si è appena fratturata il gomito, ma può recuperare bene ed essere la leader della Lidl-Trek (foto Hardyccphotos)
Realini si è appena fratturata il gomito, ma può recuperare bene ed essere la leader della Lidl-Trek (foto Hardyccphotos)
Chiudiamo con un cenno a Realini e Cavalli?

Gaia purtroppo ha subito una frattura al gomito, che è sempre critico da rimettere a posto. Tuttavia credo che abbia abbastanza tempo per recuperare. Secondo me in Lidl-Trek capiranno strada facendo chi correrà il Giro Women da leader. Essendo italiana potrebbero avere un occhio di riguardo e a parità di forze con Fisher-Black e Markus, correranno per Gaia. Per lei comunque dirà tanto la crono iniziale. Marta invece bisogna vedere cosa sceglierà. Se lei dice di fare il Giro Women, la Picnic-PostNL la schiera subito e volentieri. E’ un’ottima vetrina per potersi rilanciare senza troppe pressioni.

Il Tour al centro: viaggio nel mercato WorldTour donne

30.11.2024
7 min
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La sensazione è che nel voler a tutti i costi raggiungere il livello degli uomini, l’ossessione del Tour de France sia diventata centrale anche nella progettazione dell’attività femminile. Scorrendo le principali strategie nel mercato degli squadroni quel che traspare è proprio la voglia di maglia gialla, che ha persuaso la FDJ Suez a puntare su Labous e Vollering e la UAE Team Adq su Elisa Longo Borghini. Del mercato più recente parliamo con Giada Borgato, voce tecnica della RAI, cui abbiamo affidato il compito di aiutarci in questa lettura.

«I colpi di mercato più grossi – dice scaldando la voce – sono quelli da parte della UAE prendendo la Longo e la FDJ che sta facendo uno squadrone. Si sono mosse le leader e hanno portato con sé delle compagne. Per il resto c’è stata una campagna acquisti in linea con gli altri anni. Tutto gira intorno al Tour. La FDJ ha preso la Vollering solo ed esclusivamente per vincere il Tour. Per lei hanno fatto una squadra perfetta, senza velociste. Hanno preso Wollaston, che è veloce ma soprattutto una ragazza completa. Per il resto è una squadra incentrata sulla salita e sui Grandi Giri. Se Vollering va al Tour, useranno la Labous per il Giro e poi per aiutare al Tour».

Abbiamo chiesto a Giada Borgato, voce tecnica di Rai Sport, di commentare per noi il ciclomercato WorldTour delle donne
Abbiamo chiesto a Giada Borgato, voce tecnica di Rai Sport, di commentare per noi il ciclomercato WorldTour delle donne
Pare che quando proprio Labous ha firmato fosse per essere leader al Tour e non abbia preso troppo bene l’arrivo di Vollering.

Se è così, è un colpo bello duro. Passa da essere una leader a seconda punta. Può puntare al Giro, perché non credo che Vollering venga in Italia, ma non sarà bello al Tour vedere la francese più forte che tira. Credo anche che alla squadra importi poco. Vogliono vincere il Tour e hanno scelto su chi puntare.

Come vedi Longo Borghini alla UAE?

Hanno un budget importantissimo, ma fino ad ora non hanno mai brillato da qualche parte. Avevano bisogno di avere un’atleta top nei Grandi Giri e hanno preso quella che ha vinto il Giro d’Italia, che è presente nelle classiche e le vince. Avevano bisogno di trovare una leader e direi che hanno fatto un’ottima scelta. Elisa ha portato con sé Brodie Chapman ed Elynor Backstedt. Due donne di fiducia, due lavoratrici che non sono proprio scalatrici, però possono fare il loro lavoro in pianura e nella prima parte di salita. Per quello trova la Magnaldi e si spera che Persico possa tornare ad alto livello. Per come abbiamo visto, quando in salita rimangono in poche, i giochi di squadra servono e non servono.

Se tu fossi Silvia Persico, che gira attorno al Giro delle Fiandre da 4 anni, l’arrivo della Longo che lo ha appena vinto sarebbe una bella notizia?

Non penso che il suo arrivo le dia fastidio, anzi forse si toglie di dosso un po’ di pressioni: scaricarle sulla Longo le farà anche bene. Mentre nelle classiche, se tornerà ai suoi livelli, potrebbe avere più libertà di movimento, perché le telecamere sarebbero sulla compagna.

Van Der Breggen Burgos 2021
Dopo tre anni senza correre, Anna Van der Breggen sarà in grado di tornare regina?
Van Der Breggen Burgos 2021
Dopo tre anni senza correre, Anna Van der Breggen sarà in grado di tornare regina?
La Lidl-Trek si indebolisce perdendo Elisa?

Perde la Longo e probabilmente Gaia Realini diventerà leader per i Grandi Giri. Avrà delle buone compagne, come Fisher-Black e Rejanne Markus, che saranno sue gregarie. Non che Fisher-Black sia sotto alla Realini, perché abbiamo visto che quando vanno in salita più o meno sono uguali. Anche la Markus è cresciuta tanto, ma la squadra sta investendo tanto su Gaia, per cui penso che sarà un anno importante in cui vedremo il suo carattere, cioè se è capace e se è pronta per fare la capitana.

Secondo te lo è?

E’ cresciuta tanto nelle crono, che è fondamentale per i Grandi Giri. Per sua fortuna il Tour non ne avrà e questo sarà un vantaggio. Aver perso la Longo sarà l’occasione per dimostrare fin dove è arrivata. Per il resto la Lidl-Trek rimane una squadra completa, che può essere presente su tutti i fronti. Nelle classiche più dure e in volata, con Spratt, Van Dijk, Balsamo e Van Anrooij.

Secondo te DSM ha fatto una scommessa a prendere Marta Cavalli oppure sono certi di recuperarla?

La DSM non ha fatto grandi cambiamenti. Probabilmente Labous è andata via perché le hanno fatto una bella offerta: il progetto della FDJ è ambizioso e magari lei era convinta di andare lì per fare la leader. A quel punto gli olandesi hanno puntato su Marta. Hanno fatto bene. Sono contenta che l’abbiano voluta per provare a rilanciarla. Lei non promette nulla, ma dopo l’anno che ha avuto è giusto che parta con i piedi per terra. Prima dell’Emilia mi aveva detto che ancora non era salita in bici e si stava sistemando, non sapeva quando sarebbe ritornata alle corse. Sentire che è ripartita, che è contenta e che ha trovato una bella squadra, a me fa piacere.

Labous, quinta al Tour, passa alla FDJ Suez, dove troverà Demi Vollering
Labous, quinta al Tour, passa alla FDJ Suez, dove troverà Demi Vollering
Cosa ci aspettiamo, stando sempre in DSM, da Barale e Ciabocco?

Di Francesca mi parlano tutti benissimo, una ragazza che lavora tanto e sta crescendo. Finora ha sempre corso per le compagne, facendo un egregio lavoro. Chissà che con l’uscita di Labous, i piani in squadra non cambino e per lei sia la volta buona di avere più libertà. Intanto, sia lei che Ciabocco avranno un anno in più. Sono ragazzine che si impegnano e sono sempre a disposizione della squadra. Una cosa che al giorno d’oggi non è così scontata, perché vedi che passano e vogliono vincere subito.

Senza Vollering, la SD Worx si è tanto indebolita?

Hanno sette nuovi ingressi e sei uscite. E’ uscita la Vollering, ma pure Fisher-Black e Reusser: tre nomi importanti. La svizzera è forte, vince e aiuta. In compenso c’è il ritorno della Van der Breggen, ma bisognerà capire se sarà all’altezza di sostituire una Vollering. Deve prendere il suo posto, a meno che Kopecky non diventi atleta da corse a tappe. Sarebbe una bella rivoluzione, però ha fatto seconda al Giro 2024 e anche al Tour del 2023 e secondo me lei è capace di tutto. Però se tutto rimane nella norma, dovrebbe pensarci Van der Breggen. In più hanno preso Haberlin, una svizzera di 26 anni che viene dalla mountain bike. Harvey, sempre per le corse a tappe, ma non parliamo certo della gregaria più forte che ci sia. Hanno preso l’altra Kopecky (Julia, 20 anni, Repubblica Ceca, ndr) e anche Lach. Di base rimane un quintetto di ragazze forti come Kopecky, Wiebes, Vas, Bredewold e Van den Broeck.

Chi lavora per il futuro forse è la Visma-Lease a Bike, no?

Hanno preso praticamente il meglio delle juniores che c’erano libere, tra Wolf, Chladonova e Bunel. La prima ha vinto il Trofeo Binda da junior ed è arrivata terza nella crono juniores di Zurigo. Chladonova ha vinto i mondiali di mountain bike, terza ai mondiali di ciclocross e seconda nella crono juniores di Zurigo. E poi c’è la Bunel che ha vinto il Tour de l’Avenir. Oltre a loro ci saranno Marianne Vos, che è l’osso duro, e anche Pauline Ferrand Prevot. 

L’arrivo di Longo Borghini può togliere pressione alla Persico e farla correre con la mente più libera
L’arrivo di Longo Borghini può togliere pressione alla Persico e farla correre con la mente più libera
Ti è parso strano il fuggi fuggi dalla Ceratizit?

Dicevano che dovesse unirsi con la Lotto, in modo che anche i belgi diventassero WorldTour e loro riuscissero a gestire una fragilità finanziaria. In realtà mi sembra che tutto rimanga com’è. Mi diceva Arzuffi che l’hanno lasciata a piedi da un giorno all’altro. Era anche un po’ preoccupata perché la squadra aveva detto che l’avrebbero tenuta, invece prima del mondiale le hanno detto di no. Poi per fortuna ha trovato la Laboral, che pare sia davvero piena di soldi e voglia di arrivare nel WorldTour.

Chiudiamo con Chiara Consonni alla Canyon?

Davvero non mi aspettavo che andasse lì, avrei pensato più a una Lidl-Trek. Ha un treno tutto da costruire, perché quella è una squadra che va bene anche nei Grandi Giri. Hanno Niewiadoma che ha vinto il Tour, ma anche Bradbury e Niedermaier. Chiara si troverà a lavorare con Paladin e Dygert, quando lei ci sarà, perché fa sempre un numero limitato di corse. Backstedt può stare bene nel treno e magari la “Conso” avrà scelto in base a dove avrà più possibilità. Alla Canyon non ci sono altre velociste, avrà di certo campo libero. Ma loro hanno preso anche la Ludwig, altra ragazza da rimettere in piedi, perché quest’anno non si è mai vista. Ha avuto problemi fisici e anche lei ha pagato cara una caduta. Come la Cavalli, ha tirato tanto la corda. Erano super forti e super tirate e secondo me si sono anche fomentate tra loro per dimostrare chi fosse la più brava, perché tra donne succedono anche queste cose. Secondo me si sono tirate il collo tutte e due e poi alla prima caduta, oltre al fisico è saltata anche la testa.

Tour Femmes, Borgato: «Distanze più pericolose delle salite»

11.08.2024
8 min
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«Per me è un bel percorso. Un percorso che accontenta un po’ tutte le atlete e la cui difficoltà va in costante crescendo, fino al gran finale sull’Alpe d’Huez». Giada Borgato ci presenta il tracciato del prossimo ed imminente Tour de France Femmes, che vedrà impegnate le atlete dal 12 al 18 agosto.

Anche se la Rai non trasmetterà la corsa francese, Giada si è preparata bene. Ha preso le carte e i suoi appunti della Grande Boucle. E infatti quando l’abbiamo sentita, era davvero sul pezzo.

Ex professionista su strada, oggi Giada Borgato è anche una commentatrice tecnica per la Rai
Ex professionista su strada, oggi Giada Borgato è anche una commentatrice tecnica per la Rai
Giada, sette giorni, otto tappe da Rotterdam all’Alpe d’Huez: su carta sembra più facile rispetto all’anno scorso. Cosa ne pensi?

Vero, a sensazione è meno duro dell’anno scorso. Ma attenzione, a me quel che colpisce parecchio è la lunghezza delle tappe. Le ultime quattro frazioni sono molto lunghe e lo abbiamo visto anche alle Olimpiadi cosa vuol dire per le ragazze affrontare certi chilometraggi. Non ci sono abituate. A Parigi man mano crollavano per la distanza e non perché il percorso fosse duro. Rispetto al Giro d’Italia Women ci sono anche 20-30 chilometri in più e questi si faranno sentire. Immagino che una Vollering che ha puntato tutto sul Tour abbia lavorato molto sul fondo e la distanza. Le altre magari hanno avuto meno occasione per farlo.

Si parte dall’Olanda: appena 200 metri di dislivello nelle prime tre tappe (e 9.000 nelle ultime tre)…

Le prime tappe in effetti sono dei veri piattoni. E’ l’Olanda! Immagino che le squadre delle velociste, su tutte la SD Worx con la Wiebes, controlleranno la corsa. La seconda frazione è una semitappa di 69 chilometri, ancora piatta, ancora per sprinter.

Ecco, cosa ti aspetti da questa tappa? Si riscalderanno? E le big si risparmieranno per la cronometro del pomeriggio?

Credo proprio che faranno i rulli prima di partire. Sarà una fiammata, una tappa strana in cui si andrà a blocco dall’inizio alla fine. Immagino che qualcuna proverà a scappare, ma credo anche che difficilmente ci riuscirà. Sarà un’ora o poco più di gara e non credo che le donne di classifica si risparmieranno, piuttosto penseranno a stare attente, a stare davanti.

La planimetria del Tour de France Femmes. Partenza da Rotterdam, arrivo all’Alpe d’Huez dopo 949,7 km e 12.926 metri di dislivello
La planimetria del Tour de France Femmes. Partenza da Rotterdam, arrivo all’Alpe d’Huez dopo 949,7 km e 12.926 metri di dislivello
E quindi al pomeriggio c’è questa crono di 6,3 chilometri. Non ti sembra un po’ corta?

In effetti è praticamente un prologo. E’ totalmente piatta senza neanche difficoltà planimetriche: lunghi rettilinei, sette curve e una rotatoria. Piuttosto una sfumatura interessante potrebbe essere quella degli orari di partenza. La prima ragazza scatta alle 15,10, l’ultima un bel po’ dopo, è interessante per valutare i tempi di recupero. In ogni caso, salvo un meteo particolare, immagino distacchi brevi, al massimo di 10”-15”, ovviamente parlo di chi fa classifica. Forse una Niewiadoma, potrebbe pagare qualcosina di più.

Hai parlato di tempi di recupero, ti aspetti che qualche big per poter partire dopo faccia lo sprint nella semitappa del mattino?

Non credo. Penseranno più a stare attente a non cadere, anche perché saranno tutte fresche e con la voglia di fare bene, quindi meglio togliersi dai guai.

Visto il tracciato così filante di questa crono e povero di curve, secondo te qualche ragazza prenderà spunto da Van Aert e correrà con la doppia lenticolare?

A mia memoria non ricordo donne che abbiano usato la doppia lenticolare. Le ragazze sono mediamente più leggere e la bici non è facile da guidare, quindi direi di no: niente doppia lenticolare. Poi magari qualcuna della Visma-Lease a Bike avrà provato questa soluzione e ci stupirà. Ovviamente meteo permettendo.

E arriviamo alla quarta tappa: Valkenburg-Leigi e qui le cose cambiano. In pratica si passa dall’Amstel Gold Race, alla Liegi appunto…

Questa è bella tosta e arriva dopo le due semitappe del giorno prima. Due semitappe che lasceranno il segno e che vedranno le ragazze impegnate dalla mattina alla sera. I tempi di recupero in questi casi si allungano. Questo sarà il primo vero banco di prova per le donne di classifica.

Chi fa le classiche è avvantaggiato?

Certo, poi però è anche vero che tra le donne è un po’ diverso rispetto agli uomini. Tutte, specie le più forti, fanno le classiche. Quindi conoscono le strade, il vento, le salite e quel che le aspetta. Tutte insomma hanno fatto una Liegi. E questo discorso vale anche per il possibile vento che potrebbero trovare nelle prime tappe olandesi. Tutte le ragazze hanno corso quelle classiche.

Quinta tappa: Bastogne-Anméville di 152 chilometri…

Qui le cose cambiano ancora. La distanza inizia ad essere importante. Il Tour Femmes la dà come tappa di pianura, ma è un continuo su e giù. Ci sono quasi 2.000 metri di dislivello. Anche in questo caso bisognerà tenere conto delle fatiche precedenti. Che dire? Una Wiebes su questi strappi non si stacca, però è anche vero che le squadre dovranno pensare anche alle donne di classifica, a non sprecare troppo. Dipenderà tutto da quanto terranno chiusa la corsa. Mentre è da fuga la tappa del giorno dopo

La sesta…

Quella di Morteau. In teoria potrebbero anche emergere le donne di classifica, però anche vero che grandi occasioni per fughe non ce ne sono e questa potrebbe essere la tappa ideale per le attaccanti. Certo che se in questa sesta tappa dovesse arrivare una fuga sarebbe una fuga di qualità. Comunque c’è anche qualche salita lunga, specie nella seconda metà della tappa. In più correranno sempre nelle ore più calde e se le cose saranno come al Giro Women anche questo sarà un fattore di cui tenere conto e che potrebbe fare la differenza.

La corsa percorrerà le strade delle classiche, tra cui la Liegi. Qui l’attacco di Longo Borghini a Liegi, ma Elisa non ci sarà
La corsa percorrerà le strade delle classiche, tra cui la Liegi. Qui l’attacco di Longo Borghini a Liegi, ma Elisa non ci sarà
Le ultime due frazioni sono sulle Alpi. S’inizia con Le Grand Bornand, il cui finale è dolce…

Qui si deciderà il Tour Femmes. Con la settima tappa avremo una classifica ben delineata. Magari qualche atleta, che era ancora ancora davanti perché era riuscita ad infilarsi, perché aveva preso qualche fuga e si era mossa bene sugli strappi, qui non si potrà nascondere. La tappa di Le Grand Bornand è lunghissima, 167 chilometri, e le ultime due scalate anche se sono di seconda categoria vanno quasi intese come una sola salita, visto che sono separate da una discesa brevissima. Vero, le pendenze non sono esagerate, ma nel complesso ci sono 3.000 metri di dislivello.

Gran finale, ottava tappa, sull’Alpe d’Huez. Che distacchi ti aspetti su una salita simile? Grandi oppure saranno tutte livellate dalla fatica?

Una salita iconica. Sarà un finale bellissimo. E sarà bello vederci le donne. Ancora una volta mi spaventano i chilometri di questa tappa, sommati a quelli effettuati tre giorni precedenti. Riguardo ai distacchi non è facile parlarne. Bisognerà vedere come arriveranno ai piedi dell’Alpe. Se staranno bene non saranno troppo distanti le une dalle altre, ma se qualcuna dovesse andare in crisi farà presto a perdere tanti minuti su quelle pendenze.

Anche per le donne ci si aspetta tanto pubblico lungo la scalata all’Alpe d’Huez
Anche per le donne ci si aspetta tanto pubblico lungo la scalata all’Alpe d’Huez
Che andamento tattico vedremo in questa frazione finale?

Chi non ha più nulla da perdere tenterà il tutto e per tutto… tanto il giorno dopo può restare a letto! Chi va bene in salita ci proverà. In fase di avvio ci sarà bagarre, mentre le big se ne resteranno tranquille fino al Glandon. Questa è una scalata di 20 chilometri, dura… Lì qualcosa succederà, fosse anche solo che qualcuna si stacca. Ma poi è interessante anche la discesa con quel muretto spaccagambe prima di arrivare in basso. Gambe fredde e sbam! Questo strappo… E poi sull’Alpe chi ne avrà andrà.

Si corre in sette, quanto è importante avere una squadra forte su questo percorso?

La squadra è sempre importante, ma in questo caso forse lo è quasi più per le velociste nella prima parte del Tour che non per le donne di classifica. Perché poi c’è tanta salita e tutta nel finale e lì contano le gambe soprattutto. La squadra conta soprattutto per chiudere. Potrebbe essere molto utile nella tappa di Liegi, se qualcuna dovesse andare un po’ in difficoltà o fosse un po’ distratta. Mentre in salita, tra le donne, non ci sono dei blocchi forti come tra gli uomini.

Cioè?

Se hai una compagna che tiene in certi momenti, vuol dire che è una capitana, più che una gregaria. Sì forse Fisher-Black e Vollering o Niewiadoma e Bradbury, ammesso che la giovane australiana ci sarà, ma sono solo in due compagne e solo in pochi casi.

Cunego, Borgato e Ballan: nuovi “ambassador” in squadra con Alé

29.01.2024
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Damiano Cunego, Giada Borgato ed Alessandro Ballan. Sono questi i nomi dei tre nuovi ambassador Alé: tre riconosciute ed apprezzate figure che vanno ad aggiungersi al già nutrito gruppo dei testimonial del brand veneto produttore di abbigliamento per il ciclismo. Tre grandi personaggi, legati indissolubilmente al mondo del ciclismo italiano, che sapranno trasferire sia la propria storia sia l’esperienza e l’impegno instancabile profuso al giorno d’oggi nel mondo della bicicletta.

Il primo dei tre nuovi ambassador di Alé è Alessandro Ballan, iridato a Varese 2008
Il primo dei tre nuovi ambassador di Alé è Alessandro Ballan, iridato a Varese 2008

Si comunica la qualità

Damiano Cunego, conosciuto con il soprannome di “Piccolo Principe”, rappresenta un’icona del ciclismo italiano, forte in modo particolare di una vittoria al Giro d’Italia nel 2004 e numerosi successi in Giri di Lombardia e Amstel Gold Race. La sua presenza nel team Alé aggiunge una nuova dimensione, rappresentando la dedizione e la determinazione che sono alla base dei suoi passati trionfi in bici. Alessandro Ballan, iridato a Varese 2008 (Cunego in quell’edizione fu secondo e medaglia d’argento…) e vincitore del Giro della Fiandre nel 2007, è un altro autentico pilastro del ciclismo italiano. La sua vittoria nel mondiale di Varese 2008, caratterizzata da un memorabile allungo nel finale, ha segnato un momento indelebile nella storia del ciclismo. Compito di Ballan come nuovo ambassador Alé sarà quello di incarnare e comunicare l’eccellenza e l’impegno che il marchio stesso rappresenta.

Giada Borgato, attualmente opinionista tecnica per Rai Sport, porta in dote al team Alé alcuni elementi unici. Vincitrice di un campionato italiano in linea nel 2012, la padovana nutre una grandissima passione per il ciclismo. La sua presenza nel team sottolinea sempre più l’importanza e il peso del ciclismo femminile, oltre alla volontà di Alé di promuovere l’uguaglianza e l’eccellenza in entrambi i generi.

Passione ed eccellenza

Come già anticipato in precedenza, questa triade di assoluti talenti si unisce alla già prestigiosa squadra di ambasciatori Alé, consolidando ulteriormente il marchio come uno dei brand di riferimento nel suo specifico settore.

«La filosofia Alé – ha dichiarato Alessia Piccolo, CEO di APG, ovvero il gruppo proprietario del brand – è basata sulla coerenza, sulla visione e sulla creazione di capi unici e iconici. Una filosofia che al tempo stesso si è trasformata in una nostra vera e propria mission. Il nostro continuerà ad essere un percorso che si rifletterà ancor di più nei successi dei nostri nuovi testimonial e nell’impegno costante di tutto il gruppo verso l’eccellenza produttiva».

Alé Cycling