Parla Nibali: la crono di Roglic, un capolavoro tecnico

29.05.2023
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ROMA – Il Giro di Nibali ha i colori delle tenute di RCS Sport e lo sguardo stupito del campione passato in un amen dal gruppo al dietro le quinte. In cima al Monte Lussari lo abbiamo visto soffermarsi sulla bici di Roglic, con lo sguardo dell’appassionato di meccanica. In ogni altro momento della sua presenza in carovana, lo si vedeva studiare il mondo intorno a sé, forse per capire quello che in tanti anni da corridore aveva dato per scontato. E così gli abbiamo chiesto di raccontarci il Giro per come lo ha vissuto da spettatore privilegiato.

Vincenzo, che Giro è stato?

E’ stato un Giro d’Italia molto difficile per le prime due settimane. Tanta pioggia, tante cadute, tanti ritiri, ma sostanzialmente sapevamo che la settimana decisiva sarebbe stata la terza. Per vincere un Giro d’Italia devi perdere meno tempo nella prima parte, per arrivare al finale con la migliore condizione. Solo così puoi giocarti tutto in un trittico speciale, come quello che abbiamo vissuto negli ultimi tre Giri d’Italia.

I valori ascensionali medi alle Tre Cime di Lavaredo sono stati notevoli: per Nibali, impossibile scattare
I valori ascensionali medi alle Tre Cime di Lavaredo sono stati notevoli: per Nibali, impossibile scattare
Le critiche sulla mancanza di spettacolo?

Tanti magari volevano vedere qualche attacco di più, va bene. Venerdì sulle Tre Cime di Lavaredo i valori in campo erano veramente alti, abbiamo visto dei valori ascensionali medi altissimi. Per questo sapevamo che avremmo avuto un finale thrilling in una cronoscalata così difficile. Qualcuno ha detto che era una scalata da circo, io mi sento di dire di no, perché comunque anche in Spagna e in altre occasioni, ci siamo trovati ad avere delle salite particolari. Ricordo per esempio la Bola del Mundo su cui ho vinto la Vuelta e anche altre salite con simili pendenze. La differenza l’hanno fatta anche la dotazione tecnica dei materiali e il cambio bici effettuato dopo 10 chilometri.

Dotazione tecnica?

La cronoscalata è stata spettacolare e ha lasciato veramente il grande segno con Roglic che si è scatenato dopo il salto di catena e Thomas che è completamente crollato negli ultimi 3 chilometri. Probabilmente la scelta tecnica che ha fatto Roglic di montare la monocorona da 42 e il 10-44 al posteriore gli ha permesso una cadenza molto alta, con la leva corta delle pedivelle da 170. I tubeless da 28 specifici per la cronoscalata sicuramente gli hanno permesso di essere anche molto veloce, facendo vedere quanto contino oggi i marginal gain.

Cosa pensi di quel salto di catena?

Non penso sia dipeso dalla monocorona, quanto piuttosto dal sobbalzo che c’è stato al passaggio su quella irregolarità della strada e magari da una taratura non ottimale della molla del bilanciere del cambio che, a causa del salto, ha fatto uscire la catena. Non so come spiegarlo, ma vedendo le immagini, è uscita da sotto…

Secondo Nibali, oltre alle gambe, sono state le scelte tecniche di Roglic a decidere la cronoscalata
Secondo Nibali, oltre alle gambe, sono state le scelte tecniche di Roglic a decidere la cronoscalata
Ti aspettavi quindi che si sarebbe risolto tutto alla fine?

Probabilmente sì, perché tutti avevano paura di questa cronometro. Nei giorni precedenti hanno consumato tante energie che poi non hanno avuto nell’ultima sfida.

Come è stato il tuo primo Giro da ex?

L’ho vissuto con un occhio tecnico, quindi mi sono soffermato a vedere i materiali, le bici, le facce dei corridori, chi arriva più stanco, chi arriva meno stanco. Tanti aspetti che quando corri trascuri, perché magari ti concentri solo su quelli vicini in classifica e che invece offrono piccoli riferimenti che ti fanno capire bene o male come possono risolversi le varie situazioni.

Parlando di Roglic hai detto che dopo la crono è parso frastornato, perché vincere il Giro all’ultimo giorno è un vero flash: ne sai qualcosa per la tua vittoria del 2016?

Assolutamente, certo. E’ un’emozione che ti travolge, forse non realizzi bene quello che è successo. Però Roglic ha fatto veramente una grande impresa. Mentre seguivamo la gara nelle auto dell’organizzazione dicevamo fra noi: «Cavolo, sia Thomas che Roglic sono arrivati alla fine del Giro d’Italia e se lo stanno giocando senza aver vinto una tappa». Invece all’ultimo momento abbiamo trovato una vittoria e un vincitore finale degno della maglia rosa.

Alla partenza della seconda tappa da Teramo a San Salvo, Nibali e Bettiol. Per loro origini comuni alla Mastromarco
Alla partenza della seconda tappa da Teramo, Nibali e Bettiol. Per loro origini comuni a Mastromarco
Qual è stato il tuo ruolo in questa organizzazione?

E’ stato molto bello e appagante, devo una grandissima riconoscenza. Essere presente in una manifestazione del genere a livello internazionale è stata una grande occasione. Non so se verrà fuori qualcosa di continuativo, dipende da quale sarà la mia direzione di vita, ma intanto mi sono goduto il Giro. Vedi effettivamente come funziona l’organizzazione, tutto il lavoro che c’è dietro e quanti tifosi ci siano al seguito, che raggiungono il quartier tappa, le partenze e gli arrivi. Ho toccato con mano l’amore che c’è da parte del pubblico verso questo sport.

C’è mai stato un momento di rimpianto e di voglia di essere ancora in gruppo?

No, assolutamente, mi sono ritirato da pochi mesi ed è stato bello scansarmi una fatica del genere (si mette a ridere, ndr). Sono sincero: quando sei lì che ti giochi qualcosa e pensi soltanto a dare il tuo meglio, a dare il massimo e fare tutto per raggiungere il tuo obiettivo, forse non ci pensi. Quando però lo vedi dall’esterno, ti rendi conto che serve tanta fatica per arrivare ben preparato a un simile obiettivo. Ti piacerebbe essere presente, ma conosci tutto il lavoro che c’è dietro, la preparazione tua e dei compagni di squadra e il lavoro dello staff. Sai che è veramente tantissimo e allora ti dici che di fatica ne hai fatta abbastanza.

Roglic re di Roma, con la benedizione di Mattarella

28.05.2023
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ROMA – Quando Roglic arriva a raccontarsi, fuori il sole è sceso sui Fori Imperiali e il Campidoglio strizza l’occhio al tramonto. Quello che non è cambiato è il sorriso che da ieri accompagna il campione sloveno fasciato di rosa. E’ come se dall’incidente della Vuelta, Primoz avesse scoperto una nuova dimensione dello stare al mondo, mentre la vittoria di ieri ha scacciato il malocchio da un campione che più di una volta si è sentito bersagliato dalla cattiva sorte. Il Tour 2020 perso nella crono finale. Le cadute francesi: quella del 2021 e poi quella dello scorso anno mentre aiutava Vingegaard. Infine l’ncidente ben più rovinoso della Vuelta.

Quando a novembre ci accolsero nella sede della Jumbo Visma, la sua risposta ci lasciò di sasso: «Il mio obiettivo – disse – sarà essere pronto per il primo ritiro». Era ancora sofferente, ma nonostante tutto, già allora ci parve di ottimo umore e il suo essere radioso di allora è coinvolgente anche oggi. Iniziano le domande, arrivano le risposte.

Un campione tutto rosa: Primoz Roglic ha affrontato l’ultima tappa con gli evidenti segni del primato
Un campione tutto rosa: Primoz Roglic ha affrontato l’ultima tappa con gli evidenti segni del primato
Che cosa significa ora aver vinto il Giro?

Non bastano poche parole, con così tante emozioni in ballo, specialmente dopo ieri. Non si può descrivere davvero con le parole un momento che ricorderò per tutta la vita.

Dicesti di voler essere pronto per il primo ritiro, ora sembrano giorni lontanissimi…

E’ stato bello darsi quell’obiettivo e l’ho raggiunto. Quando ho partecipato al primo training camp, eravamo super felici. Poi è arrivato un secondo bambino e da quel momento sono entrato nel vivo dei preparativi per la nuova stagione. Quello che mi è successo è stato davvero incredibile e anche divertente.

Sveliamo il mistero di quel tipo che ieri ti ha spinto quando ti è saltata la catena?

Non ho parlato di lui, perché ovviamente ero troppo concentrato per poterlo vedere. Ho rimesso la catena e ho guardato in basso. Hanno iniziato a spingermi e non facevo altro che urlare di farlo più forte, perché da solo non ce l’avrei fatta. Sono ripartito e poi ho visto le immagini. Quel ragazzo è un ottimo amico per me. Si chiama Mitia ed è stato il mio compagno di stanza quando ancora saltavo con gli sci. E’ uno dei quattro ragazzi con cui siamo stati campioni del mondo juniores nel 2007. E si è trovato proprio in quel punto, lo trovo davvero incredibile.

Già nel tratto verso Ostia, l’ammiraglia della Jumbo Visma ha passato a Roglic un flute con cui brindare
Già nel tratto verso Ostia, l’ammiraglia della Jumbo Visma ha passato a Roglic un flute con cui brindare
Abbiamo pensato tutti che vincere la cronoscalata del Monte Lussari sia stato pareggiare il destino di quel Tour del 2020.

L’ho pensato anche io, ma ogni situazione è nuova. La vita ti porta sempre nuove sfide e questa volta c’è stato un lieto fine. Sono però certo che tutti abbiamo imparato qualcosa dal 2020 e questa volta è andato tutto bene.

Hai avuto paura di non poter tornare al tuo livello dopo la caduta della Vuelta?

Non è mai stata quella la mia preoccupazione. Non ho mai dato troppo peso al salire o scendere di livello. Quello che mi interessava era poter essere ancora parte di questo mondo, che mi piace tanto. Così come ero certo che, restando un corridore, avrei lavorato per crescere. Perché è quello che mi piace fare.

C’è stato qualcosa di nuovo che l’essere più maturo ti ha dato nella tua preparazione per questo Giro?

Potrei dire che invecchiando si ottiene sempre nuova esperienza e si diventa in qualche modo più saggi. Quindi sì, diciamo che la mia vita mi ha già regalato molte emozioni, sia in negativo, sia in positivo nel farmi apprezzare le persone che ho intorno. Tutti i miei compagni di squadra sanno o sentono quanto io abbia apprezzato il loro lavoro, questo è certo. Vedremo cosa succederà domani, ma posso dire che senza il loro aiuto non sarei riuscito a ottenere tutto questo di cui ancora non mi rendo conto.

Andrai al Tour?

Sarebbe bello, ma non credo, se devo essere onesto. Sappiamo tutti cosa manchi ancora nel mio palmares, ma d’altra parte dico che ogni prossima vittoria per me sarà un bonus bello da ottenere ma non uno stress, quindi vedremo. Prima di tutto voglio davvero godermi la vittoria, poi parleremo del futuro.

Eri mai stato a Roma prima di oggi?

No, è stata la prima volta e sono felice di far parte di questa storia, soprattutto dalla posizione in cui mi trovo. Devo dire grazie a tutti quelli che mi hanno supportato e hanno reso possibile questa passerella.

Quest’anno hai corso e vinto tre corse: Tirreno, Catalunya e Giro. Sei diventato imbattibile?

E’ pazzesco, è vero. Forse allora è meglio smettere di gareggiare oggi, così sarò davvero imbattibile (si mette a ridere, ndr).

Il podio del Giro, cui avevamo ormai fatto l’occhio: vince Roglic su Thomas e Almeida
Il podio del Giro, cui avevamo ormai fatto l’occhio: vince Roglic su Thomas e Almeida
Ti abbiamo visto parlare a ungo con Thomas durante la corsa, cosa vi siete detti?

Siamo amici e battendolo ho provato una sensazione agrodolce. Ma prima o poi dovevamo ricominciare a parlarci (sorride, ndr) e adesso che lo abbiamo fatto, magari andremo di nuovo a bere una birra insieme e divertirci. E’ stato un piacere lottare con un ragazzo come lui, credo che ci siamo divertiti entrambi. Ma alla fine vince uno solo e non credo che questo danneggi la nostra amicizia. Non vedo l’ora di uscire nuovamente con lui.

Quando Roglic esce dalla sala stampa, seguito dall’addetto stampa Ard Bierens che porta il Trofeo Senza Fine e un meccanico che fa scorrere la Cervélo rosa, i giornalisti del Giro d’Italia gli tributano un applauso che raramente si è sentito in passato. La sua vittoria ha convinto. E allora Roglic si ferma, si volta e applaude verso la sala. E’ stato un viaggio molto bello ed è stato un piacere averlo condiviso con tutti voi.

Il patto dei Fori Imperiali: vince Cav aiutato… da Thomas

28.05.2023
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ROMA – Marc Cavendish è tornato Cannonball… Trionfo su via dei Fori Imperiali e urlo liberatorio. Quanto l’ha cercata Cav questa vittoria. Quanto ha lottato per ottenerla. Noi avevamo titolato: Cavendish, manca solo Roma… e lui ci ha risposto coi fatti.

Il corridore dell’Astana-Qazaqstan si schiaccia sul manubrio come ai vecchi tempi. Esce dalla semicurva che porta verso Piazza Venezia in ottima posizione e quando Milan scatta sulla sinistra, lui fa la sua volata. Da solo. Potente. Solo Cav e la linea d’arrivo. 

I tempi sono perfetti, i rapporti sono ideali… c’è “solo” da buttare sui pedali la forza con velocità. E Cavendish lo sa fare bene. Riassapora le vecchie sensazioni.

Lavoro di squadra

I compagni dell’Astana si abbracciano dopo l’arrivo. Cristian Scaroni è quasi stritolato dall’inglese.

«Ci credeva tantissimo – racconta Scaroni, ancora col fiatone – oggi ci ha chiesto di stargli vicino, di aiutarlo. Lo abbiamo tenuto coperto per tutta la corsa, che poi non è stata così banale. Il nostro ruolo era di fargli evitare le “frustate”… perché c’erano tante curve e tanti rilanci.

«E noi l’abbiamo fatto… per quel che abbiamo potuto. Lo abbiamo tenuto davanti fino all’ultimo giro. Poi non avendo un vero ultimo uomo è stato Gianni Moscon a stargli vicino nei chilometri finali».

«A quel punto – spiega proprio Moscon – Cav si è un po’ arrangiato. Io e Luis Leon Sanchez abbiamo cercato di supportarlo fino all’ultimo chilometro. Però oggi Marc ci credeva proprio, perché un campione ci crede sempre. Con la classe riesce a fare cose che gli altri non possono. Esserci riusciti quest’oggi a Roma è stupendo».

Sulle Tre Cime Cav è scortato da Scaroni (a sinistra) e Moscon (a destra)
Sulle Tre Cime Cav è scortato da Scaroni (a sinistra) e Moscon (a destra)

Dalle Alpi…

Ma questa vittoria non nasce oggi al via dell’Eur. E’ frutto di un lungo lavoro, portato avanti con pazienza in questi mesi, da quando in extremis questo inverno è approdato nel team turchese. Tante corse, tanti ritiri, ma mai – neanche una volta – l’idea di mollare.

Sulle Alpi, Cavendish ha fatto il vero capolavoro. Il giorno del Bondone – tra l’altro appena 24 ore dopo aver annunciato il ritiro a fine stagione – eravamo a bordo strada sul Santa Cristina, prima dura ascesa di giornata. Ebbene, Marc era passato ultimissimo e staccato. Dietro di lui c’era il fine corsa e un compagno a scortarlo.

In quel frangente il rischio di finire fuori tempo massimo era davvero elevato. Lui pedalava scomposto. Sudava. La bocca era aperta. Poi quando è iniziata la discesa – lo stavamo seguendo in auto alle spalle del fine corsa – è sparito. E’ sceso come un folle e una volta a valle con l’aiuto di altri compagni che lo attendevano è riuscito a riacciuffare un drappello.

Marc Cavendish (classe 1985) ha firmato la sua 162ª vittoria. Ora punta alla al record assoluto della 35ª tappa del Tour
Marc Cavendish (classe 1985) ha firmato la sua 162ª vittoria. Ora punta alla al record assoluto della 35ª tappa del Tour

A Roma

Una fatica immane e infatti il giorno dopo a Caorle proprio non andava, nonostante non ci fosse neanche un cavalcavia. 

Ma è qui che è emerso il campione. L’uomo esperto. Si poteva pensare che le cose sarebbero andate solo peggio e invece Marc ci ha messo del suo. Ha gestito al meglio le energie. Ha “accarezzato” i tempi massimi e si è presentato a Roma agguerrito come non mai. 

«Verissimo – va avanti Scaroni – In questo Giro lo abbiamo aiutato. Ha sofferto molto in salita, ma lo ha fatto sempre pensando a questa tappa».

Ultimi chilometri. Luis Leon scorta Cav alla sua ruota (si riconoscono le maniche con l’iride) e appena davanti c’è Thomas che lo aiuterà
Ultimi chilometri. Luis Leon scorta Cav alla sua ruota (si riconoscono le maniche con l’iride) e appena davanti c’è Thomas che lo aiuterà

La perla di Thomas

Marc voleva assolutamente finire il Giro d’Italia. Voleva accumulare fatica, magari ritrovare anche il peso ideale, perché ha un altro obiettivo: il record assoluto di tappe al Tour e staccare persino Eddy Merckx.

«Questa vittoria – ha detto – mi dà fiducia per la prossima corsa, qualsiasi essa sia. Ho sofferto molto in questo Giro. Come molti altri corridori, anche io sono stato male. Vedevo gente andare a casa di continuo. Ma volevo andare avanti

«Stamattina detto ai ragazzi che si poteva fare: “Abbiamo una chance, dobbiamo coglierla”. Vincere qui è speciale. L’Italia è la mia seconda casa. Questa è una vittoria anche per loro e per la squadra».

Ma se tutto questo è vero, è vera anche quella che dalla tv sembrava un’impressione: l’aiuto extra di Geraint Thomas. E’ stato il leader della  Ineos Grenadiers a scortarlo nella posizione migliore.

«E’ vero – dice Cavendish – Geraint mi ha aiutato. Ad un certo punto mi ha visto là davanti e mi ha detto: “Ehy Cav, vieni”. Sono 25 anni che lo conosco. “G” è quello che posso definire un amico vero. Ieri ha perso la maglia rosa e oggi eccolo…. un grande».

Thomas, un secondo posto che adesso fa solo male

27.05.2023
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MONTE LUSSARI – Per una di quelle coincidenze che sono più frequenti quando l’arrivo è in cima a una montagna e tutte le strutture devono stare concentrate in pochi metri quadri, nel momento in cui Primoz Roglic viene acclamato come nuovo titolare della maglia rosa, Geraint Thomas cerca di uscire dalla zona in cui sono stati fatti entrare i corridori e si trova davanti la curiosità degli inviati. Il mondo intorno ha i colori e i suoni della Slovenia, difficile ascoltare il pensiero del britannico. Infatti Thomas parla a bassa voce e probabilmente ne farebbe anche a meno.

«Se qualcuno me lo avesse detto a febbraio o marzo – dice – probabilmente gli avrei stretto la mano, ma ora sono devastato. Però penso che quando avrò capito, potrò essere orgoglioso di quello che abbiamo fatto in questi giorni. Quando sono arrivato a un chilometro e mezzo dall’arrivo, mi sono sentito vuoto. Avrei potuto distruggermi le gambe, potrei aver avuto un calo di carboidrati, ma non è per questo che ho perso. E’ meglio perdere per così tanto che per un paio di secondi, perché avrei cominciato a fare mille ipotesi. Alla fine della giornata, sono consapevole che non sarei potuto andare più veloce di 14 secondi. In più Primoz ha avuto anche un problema meccanico. Si merita la vittoria…».

Questa immagine è un emblema: l’ammiraglia Ineos inghiottita dai tifosi sloveni nella ricognizione del mattino
Questa immagine è un emblema: l’ammiraglia Ineos inghiottita dai tifosi sloveni nella ricognizione del mattino

Una crono rischiosa

Per Thomas o per Roglic: si era capito che Almeida non avrebbe potuto scalare i due gradini del podio. E così vivendo le due vigilie in parallelo, stamattina ci eravamo fermati a lungo nei pressi del pullman della Ineos Grenadiers. Il ragionamento era fin troppo facile: un team così abituato a giocarsi i Grandi Giri e un corridore che ha già vinto il Tour non cadranno in alcun tranello e non si lasceranno sfuggire la maglia rosa, specie se di mezzo c’è una crono. 

«Voglio essere onesto – diceva Rod Ellingworth, il grande capo, prima del via – conosco Geraint da quando era giovane, quindi non l’ho mai visto diverso mentalmente. E’ sempre stato forte come adesso. Anche quando era un ragazzo, era lo stesso. Ogni anno ha fatto dei progressi, non è rimasto fermo. Cerca sempre nuove sfide, nuove opportunità. La prima è sempre stata vincere il Tour, poi però c’era vincere il Giro. Questa crono è una sfida, ogni tappa è una sfida e devi studiarle e affrontarla. E’ lo stesso per tutti, no? Tutti dovranno fare esattamente la stessa cosa, noi ci proveremo nel miglior modo possibile».

Una crono diversa

Forse non si era considerato abbastanza che questa di Monte Lussari non sarebbe stata una crono come quelle che siamo stati abituati a vedere per anni. Tutti i ragionamenti sull’aerodinamica e il ritmo di pedalata erano destinati a infrangersi sulla brutalità di una salita senza troppi precedenti.

«Abbiamo preso un hotel a un chilometro da qui – spiegava Tosatto e non capivi quanto fosse davvero tranquillo – e così finita la ricognizione in macchina, i corridori sono tornati in camera tranquilli. Avremo due moto dietro il corridore, una col meccanico e una con il direttore e la radio, ma cosa ci sarà da dirgli su una pendenza come quella? Nei primi 9,5 chilometri, la strada è stretta. Sulla ciclabile ci sono 2-3 curve in cui fare attenzione, però la strada è molto veloce perché c’è il vento a favore. Poi sarà interessante il cambio bici, perché si arriva a più di 60 all’ora e poi si dovrà fare un chilometro e mezzo con la bici normale fino alla salita».

Difficile dire quanto sia durato il cambio bici di Thomas, ma certo la maglia rosa è parso fin troppo flemmatico, nell’avvicinarsi, scendere di sella, cambiare anche il casco e ripartire.

Rod Ellingworth è stato l’artefice di tutte le vittorie più grandi del Team Ineos, anche dai tempi di Sky
Rod Ellingworth è stato l’artefice di tutte le vittorie più grandi del Team Ineos, anche dai tempi di Sky

Tre chilometri all’arrivo

Non si è mai scomposto, ma forse nelle gambe di Thomas si è andata accumulando la fatica che quel rapportino così agile di Roglic ha invece tenuto alla larga. A un certo punto la sensazione che lo sloveno pedalasse a vuoto si è impossessata dei tifosi del britannico. E quando poi a Roglic è caduta la catena, sembrava che sul suo capo si fosse nuovamente abbattuto un destino blasfemo.

Solo che mentre Roglic reagiva rabbiosamente, Thomas ha iniziato a incurvarsi sempre di più. Ha rischiato di cadere cercando di mandare giù un gel e non s’è capito se ci sia riuscito. E mentre Primoz si è avventato sul traguardo con la furia di un diavolo, la maglia rosa sudata oltre ogni aspettativa, ha subito quell’ultima pendenza ed è finito dietro.

«Dopo il Tour Down Under – dice – mi sono ammalato. Dovevo fare Algarve e Tirreno-Adriatico, invece ho ripreso a correre in Catalunya solo a marzo. Sono rimasto forte mentalmente. Ho cercato di fare quello che dovevo fare e sono comunque riuscito ad arrivare qui buona forma. E’ arrivato un secondo posto, posso esserne orgoglioso, ma al momento fa solo male. E come ho detto, è meglio aver perso per 14 secondi che solo due».

In avvio, Thomas era ancora in vantaggio: il calo è iniziato negli ultimi 3 chilometri
In avvio, Thomas era ancora in vantaggio: il calo è iniziato negli ultimi 3 chilometri

Onore a Roglic

Il dopo ha un sapore amaro, la tranquillità se ne è andata e adesso davanti alle ruote c’è la lunga strada fino a Roma. I corridori scenderanno domattina in aereo, la carovana è già tutta in strada.

«Eravamo tranquilli – dice Tosatto – ma sapevamo che 25 secondi fossero pochi da difendere contro Roglic su un percorso che non si addiceva a Geraint. Negli ultimi 3 chilometri Roglic è volato, dopo il salto di catena ha davvero cambiato marcia. Invece mentre lui aumentava, noi siamo calati. Avevamo 7-8 secondi di ritardo rispetto alle tabelle che avevamo immaginato. Ma alla fine “G” ha fatto secondo su un percorso che non gli si addiceva. Per cui alla fine che cosa puoi dire? Onore a Roglic».

E lo sloveno ha dedicato poche parole anche al rivale, definendo un onore aver duellato così tanto con lui. Il Giro d’Italia resta un boccone amaro per Thomas. Nel 2017 una moto della Polizia gli franò addosso sul Block Haus quando era il più forte, nel 2020 scivolò su una borraccia e si ruppe il bacino. Questa volta sembrava che fosse tutto perfetto. Peccato per lui, ha trovato sulla sua strada un eroe che aveva da rifarsi su un destino per certi versi anche peggiore.

Da lassù sicuramente Enzo Cainero si sarà goduto lo spettacolo che certamente aveva immaginato così. Cos’altro dire, prima di ripartire verso Roma? Mandi, Enzo!

Tre per la rosa: Thomas pronto per la sfida decisiva

26.05.2023
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VAL DI ZOLDO – Quando quelli della Ineos vengono al Giro sembrano più rilassati che al Tour. Fu così nel 2020 con Geoghegan Hart e l’anno successivo con Bernal, ma soprattutto quando arrivò Froome, che capovolse il Giro del 2018 con un’impresa leggendaria che abbinò gambe e sorrisi. In apparenza le cose vanno così anche con Geraint Thomas, maglia rosa anche dopo la tappa di ieri.

Il gallese, che in carriera ha già vinto un Tour, due ori olimpici e tre mondiali su pista, si muove in corsa e nel protocollo con i gesti lenti di chi c’è già stato e sa di non dover sciupare le energie. Nel frattempo parla, risponde e sembra più simpatico rispetto a quanto di lui si dice nel gruppo.

Questo è quello che ha detto ieri dopo essersi salvato agevolmente dal forcing di Kuss e Roglic a Val di Zoldo, mentre Almeida ha pagato pegno.

Ieri all’arrivo di Val di Zoldo, per Thomas una torta e una bottiglia Astoria per il 37° compleanno
Ieri all’arrivo di Val di Zoldo, per Thomas una torta e una bottiglia Astoria per il 37° compleanno
Siete tre in 39 secondi: si possono fare previsioni?

Penso che siamo tutti molto simili, ma non tutti uguali nello stesso giorno. Oggi so che potrei essere io, domani potrebbe andare meglio a un altro. Sul Bondone ha sofferto Roglic, a Val di Zoldo è toccato ad Almeida. Quindi è importante avere delle solide basi, superare anche le Tre Cime di Lavaredo e pensare che sicuramente nella cronometro ci saranno delle differenze.

Il Roglic di Val di Zoldo è più consistente di quello del Bondone?

L’ho visto molto più forte, certamente come me lo aspettavo a inizio Giro. Oggi (ieri, ndr) non c’è stata nessuna sorpresa, ma qualcuno ha un po’ pagato e non mi stupisce. E’ stata una giornata super dura. Con il caldo che abbiamo provato, è sembrata una gara completamente diversa rispetto alle prime due settimane. Anche per questo sono felice di essere davanti e in grado di rimanere in gara.

Al via da Pergine, nella tappa di mercoledì, foto ricordo con due bambini che lo hanno atteso a lungo
Al via da Pergine, nella tappa di mercoledì, foto ricordo con due bambini che lo hanno atteso a lungo
Sembri molto calmo: è così davvero o stai recitando un copione?

Non sto tutto per il tempo con il risultato finale nella testa. Ho vinto il Tour e sono salito sul podio altre tre volte volte e questo è un bel bonus. Ho 37 anni, dovrei essere su una spiaggia e non qui a giocarmi il Giro.

E allora perché sei venuto?

Per me è un bonus enorme, mi sto davvero divertendo e voglio approfittarne al massimo, perché so che la carriera non durerà per sempre. E’ bello godersi i bei momenti perché ce ne sono stati anche di negativi. Mi piace essere in rosa, per cui darò tutto. Devo provare a mantenerla, ma questo non mi mette troppa pressione.

La tua esperienza sarà un vantaggio decisivo?

Non sono sicuro. Immagino di avere fiducia e convinzione, so come farlo. La stessa storia vale per la squadra intorno a me, che ha un’esperienza di anni. Allo stesso tempo, anche un ragazzo giovane come Almeida non ha niente da perdere. Lui ha davanti a sé molti anni davvero belli e potrebbe semplicemente rimanere bloccato, per cui penso che tutti abbiamo punti forti e punti deboli.

Anche nella tappa di Caorle per Thomas 10 minuti di pioggia: quasi un tributo al Giro 2023
Anche nella tappa di Caorle per Thomas 10 minuti di pioggia: quasi un tributo al Giro 2023
Aver vinto il Tour ti tornerà utile?

Io penso di sì. Mi sento sicuro, in un certo senso quella vittoria mi toglie un po’ di pressione. Non mi sento come se questo Giro fosse una vittoria decisiva per la carriera. Ho fatto 12 Tour, cinque volte il Giro e una Vuelta, quindi penso che tutto questo in qualche modo entri in gioco, anche solo per dire ai ragazzi come muoversi durante la corsa.

Come è stato festeggiare il compleanno al Giro d’Italia?

E’ stato un grande giorno. I fan italiani sono stati semplicemente incredibili. Mi gridavano: «Auguri, auguri!». Sono stato sorpreso, ad essere onesto, il tifo è stato incredibile. Quindi mi sto davvero divertendo e spero che possa continuare.

Quando Roglic ha attaccato, hai potuto vedere i dati sul computerino?

E’ stato tutto un fatto di sensazioni. Come ho già detto, non guardo mai la potenza, proprio non la visualizzo sullo schermo. Vedo solo la distanza, il tempo e le mappe. Nel corso degli anni questa è stata la mia qualità migliore, insieme allo sforzo per non avere troppi alti e bassi. Spero di poter continuare così, perché domani (oggi) sarà un giorno enorme, il più grande del Giro.

Thomas ha ritrovato la maglia rosa dopo l’attacco sul Bondone
Thomas ha ritrovato la maglia rosa dopo l’attacco sul Bondone
La tappa di Caorle è stata veloce e facile, come l’hai passata?

E’ stato uno dei giorni più semplici di quest’anno. Abbiamo preso 10 minuti di pioggia, forse perché non possiamo avere un solo giorno senza bagnarci. La cosa principale è stata solo assicurarsi che ci alimentassimo bene. Per il resto, ho cercato di salvare le gambe il più possibile. Penso che i miei avversari siano ancora entrambi pericolosi.

Conosci le strade che ti aspettano verso le Tre Cime di Lavaredo?

Quello no, non ho fatto alcuna ricognizione. Tutto quello che so me lo dicono Tosatto e Puccio, che conoscono molte strade, ma sul road book non ho visto niente. Domani (oggi, ndr) visto il percorso, si può definire la tappa regina, ma penso che molto potrebbe cambiare in qualsiasi momento della giornata. Dovrò essere pronto.

Dopo averlo visto in crisi sul Bondone, il Roglic che ha attaccato ieri fa molta più paura
Dopo averlo visto in crisi sul Bondone, il Roglic che ha attaccato ieri fa molta più paura
Se potrai, potresti anche attaccare?

Penso che ci impegneremo per cogliere un’opportunità, ma ovviamente nel modo giusto. Non ci lasceremo trasportare e continueremo a crescere come abbiamo fatto finora. Possiamo anche avere un piano e rispettarlo, ma bisogna anche essere in grado di adattarsi sulla strada, perché in questa gara possono succedere tante cose.

La tappa Longarone-Tre Cime di Lavaredo partirà alle 11,35. I corridori affronteranno il Passo Campolongo, il Valparola, il Giau, il Passo Tre Croci e l’arrivo alle Tre Cime. Nel pomeriggio, fra le 17 e le 17,30, sapremo se Thomas avrà mantenuto la maglia rosa e se sarà lui domani a partire per ultimo nella crono di Monta Lussari.

Kuss esalta Roglic, frusta Thomas e stacca Almeida

25.05.2023
5 min
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VAL DI ZOLDO – Sepp Kuss è forse il più fresco tra coloro appena arrivati sul primo arrivo dolomitico di questo Giro. Il gregario di lusso di Primoz Roglic schiva il caos post linea d’arrivo e prosegue la sua scalata facile, facile in direzione della vetta dello Staulanza. Vuole sciogliersi un po’.

Mentre pedala – e noi gli corriamo a fianco – ci racconta della sua tappa. I complimenti per il lavoro svolto sono d’obbligo e lui ringrazia con un sorriso vagamente timido ma sincero. Il Pelmo da una parte e il Civetta dall’altra incastonano questa giornata che per la Jumbo-Visma è stata positiva.

La Ineos-Grenadiers ha controllato la tappa e in alcune occasioni ha fatto la selezione. Ma poi sulla salita più dura è bastato un guizzo dello scalatore americano, forse più forte di questo Giro d’Italia, e tutto è cambiato.

L’americano Sepp Kuss (classe 1994) è sembrato essere il migliore in salita del gruppo, al netto del lavoro per il suo capitano
Kuss (classe 1994) è sembrato essere il migliore in salita del gruppo, al netto del lavoro per il suo capitano
Sepp, ancora un super lavoro… Qual era il vostro obiettivo oggi?

L’obiettivo era guadagnare tempo, se possibile. Primoz non vedeva l’ora che arrivasse questa tappa. E quella salita (Coi, ndr) in particolare.

Perché?

Perché era una salita ripida, seguita da breve discesa e poi ancora un paio di chilometri tutti da spingere… Insomma un finale esplosivo: poteva essere un buon terreno per lui e credo lo sia stato.

Abbiamo visto che spesso vi siete parlati: cosa ti chiedeva Roglic durante la salita?

D’impostare un ritmo duro e poi avrebbe valutato quando attaccare. Quando abbiamo visto che Almeida si era staccato un po’ abbiamo forzato ancora di più. Io poi ho ho cercato di stare lì il più a lungo possibile. Così nel finale avrei potuto spingere ancora e aumentare il divario.

Dopo il Bondone adesso c’è più fiducia in voi per il resto del Giro?

Sì… penso di sì. Domani c’è ancora una tappa molto difficile e vedremo. Ora non fatemi parlare in salita però che sono davvero stanco!

Dopo l’arrivo, Thomas dà una pacca sulla spalla a Roglic che poi contraccambia
Dopo l’arrivo, Thomas dà una pacca sulla spalla a Roglic che poi contraccambia

Fiducia Kuss

Poco dopo Kuss gira la bici e scende verso il suo massaggiatore e il suo staff. Prende da bere, gli passano una mantellina e un fischietto per tornare ai bus, che sono un paio di chilometri più a valle. In quei frangenti però l’americano – va detto – è stato super disponibile. E ha raccontato ancora.

«Sapevamo che Primoz stesse bene – continua Kuss – abbiamo sempre avuto tutto sotto controllo, anche stamattina sulla Crosetta. Nessun problema: semplicemente Primoz si era rilassato un attimo. Ma siamo risaliti subito. Più che altro c’è stato uno scarto improvviso e ci siamo ritrovati appena dietro. Anch’io ho dormito un po’ in quel momento! Le altre squadre devono aver immaginato che Primoz stesse soffrendo e hanno accelerato».

Kuss dice che ormai lui e Primoz in certi momenti si conoscono a memoria. Sanno quanto e come devono spingere. Rassicura che sul Bondone non si è trattato di una crisi per il suo capitano, ma di un giorno non super che può capitare in una tappa tanto difficile. «Se davvero Primoz non fosse stato bene, non avrebbe recuperato per una giornata così dura come quella di oggi».

Lo sloveno era più a suo agio su queste pendenze, ma l’inglese si è difeso benissimo non cedendo un centimetro
Lo sloveno era più a suo agio su queste pendenze, ma l’inglese si è difeso benissimo non cedendo un centimetro

Thomas, Roma più vicina

Ma poi ci sono gli avversari. Geraint Thomas  è stato un gatto a ricucire sullo sloveno.

Dopo l’arrivo i due si danno una reciproca pacca sulla spalla. Alla fine hanno guadagnato un bel gruzzolo di secondi (21″) su Almeida. E’ stata un’alleanza del momento. Da domani saranno avversari di nuovo, ma certo per Thomas è un giorno in più alle spalle. E un giorno più vicino a Roma… con la maglia rosa sul petto.

«Non vi aspettavate una tappa così dura? Io sì – dice Matteo Tosatto – io la conoscevo. Avete visto cos’era la penultima scalata?». Il direttore sportivo della Ineos mangia delle caramelle morbide. La tensione fa bruciare energie anche ai diesse in ammiraglia. Però il veneto è sorridente.

«Sorrido perché c’è il sole! Thomas ha risposto subito. Se perdi un po’ di secondi e hai la gamba è meglio così. “G” ha  dimostrato di stare bene. Un’altra tappa andata… su».

Si è detto che la Ineos-Grenadiers, e Thomas in particolare, siano esperti nel gestire certe situazioni, ma le gambe restano basilari e Tosatto mette sempre prima le gambe.

«Se hai esperienza, ma sei senza gambe, con l’esperienza non ci fai niente. Ma – conclude il “Toso” – guardiamo a domani. L’ho detto stamattina in riunione ai ragazzi che Roglic sarebbe stato il più pericoloso. E domani lo sarà ancora di più. Per questo dico che ogni giorno è diverso e che bisogna stare calmi».

Almeida (sullo sfondo) li vede andare via. Il portoghese ha ceduto 21″ a Roglic e Thomas e li ha persi quasi tutti nel finale
Almeida (sullo sfondo) li vede andare via. Il portoghese ha ceduto 21″ a Roglic e Thomas e li ha persi quasi tutti nel finale

Almeida stringe i denti

«Purtroppo non è andata proprio come ci aspettavamo – commenta il diesse UAE, Fabrizio Guidi abbiamo perso qualche secondo di troppo. In fondo alla discesa di Coi Joao era quasi rientrato, ma non è riuscito a chiudere. Un peccato che Vine abbia fatto “quel dritto” lungo la discesa, altrimenti li avrebbero ripresi.

«Però non posso dire nulla ai ragazzi. Sono stati bravi. Anche per radio li incitavo».

All’arrivo, a dispetto di Kuss, Joao Almeida era quello più provato. Sul Bondone, Roglic nel finale ha recuperato, lui ha perso. Non un gran segnale per le prossime due tappe.

Il portoghese della UAE-Emirates ha trovato anche un bel po’ di tifosi connazionali lungo la via. Come sempre ha dato tutto e ha corso con intelligenza. Ha davvero stretto i denti. Per un po’ è tornato l’Almeida metronomo che conoscevamo. Il ragazzo che in salita non risponde a mezzo scatto. Forse ha ragione Guidi quando dice che senza quel dritto scendendo dal Coi le cose sarebbero state diverse. Per un istante tra il gruppetto di Joao e quello della maglia rosa c’erano davvero solo 50 metri.

«Ma a questo punto del Giro è così – chiosa Guidi – quando ci sono queste tappe di montagna una volta tocca ad uno, una volta tocca ad un altro… A Thomas non è mai toccato? E infatti il Giro lo vince chi non incappa in queste giornate».

Un guizzo di Thomas scopre la (piccola) crisi di Roglic

23.05.2023
5 min
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MONTE BONDONE – La rosa è tornata. A un certo punto, quando Roglic sembrava davvero in palla e non si capiva perché non attaccasse, si è ipotizzato che non volesse conquistare il primato, per non dover sottostare alle formalità che esso implica. Ma siamo al Giro d’Italia, è appena iniziata la terza settimana e i grandi della classifica hanno cancellato con un colpo di spugna tutto l’attendismo delle prime due settimane. Così è successo che Bruno Armirail ha potuto indossare il sogno rosa per tre tappe, riposo compreso. Ma quando a 10 chilometri dall’arrivo le sue gambe e il suo povero cuore hanno detto basta, la corsa è finalmente finita in mano ai grandi. E per Thomas non è stato certo un peso indossare nuovamente il simbolo del Giro.

Thomas aggancia Almeida, il portoghese prende fiato e insieme vanno all’arrivo
Thomas aggancia Almeida, il portoghese prende fiato e insieme vanno all’arrivo

L’intuito di Thomas

E’ stata la sua intuizione a spingere giù Roglic. Il gallese della Ineos-Grenadiers si era accorto di qualcosa e ha voluto metterlo alla prova. Perciò ora che lo racconta, il suo finale di tappa assume tutto un altro significato.

«Ho avuto la sensazione che Roglic non fosse al 100 per cento – racconta Thomas – e il ritmo di Kuss non fosse insuperabile. Mi sembrava di poter accelerare, quindi ho pensato di tornare su Almeida e vedere se dietro avrebbero reagito o avrebbero continuato allo stesso ritmo. Fortunatamente ce l’ho fatta, ho collaborato bene con Joao verso l’arrivo e abbiamo cercato di guadagnare un po’ di tempo. E andata bene».

Il forcing di Thomas e Almeida ha fatto scoprire la difficoltà di Roglic, che ha perso 25 secondi
Il forcing di Thomas e Almeida ha fatto scoprire la difficoltà di Roglic, che ha perso 25 secondi
Però hai perso Sivakov, caduto ancora una volta…

Ovviamente non è l’ideale, perché Pavel stava crescendo di condizione ed era una grande risorsa per la squadra. Sembra la storia di questo Giro, con cadute, malanni e cose del genere. Speriamo che domani sia una giornata semplice e che finisca allo sprint. Così poi resteranno due grandi tappe di montagna. Avere un uomo in meno inciderà, ma penso che per il modo in cui si stanno comportando gli altri, saremo capaci di difenderci bene.

Si può dire che il Giro sia un affare a tre, fra te, Almeida e Roglic?

Si potrebbe pensarlo, ma so bene che Almeida è vicino e ricordo bene che quando Froome vinse il Giro era indietro di tre minuti. Possono ancora succedere molte cose, soprattutto se il tempo peggiora di nuovo, cosa che penso accadrà. Quindi vedremo, ma posso dire che il Giro è più imprevedibile del Tour. Ci sono ugualmente degli ottimi corridori, ma qui il meteo, le discese e tanti fattori giocano un ruolo decisivo. 

Buona sul Bondone anche la prova di Zana, che ha lavorato per Dunbar e ha chiuso 15° a 3’18”
Buona sul Bondone anche la prova di Zana, che ha lavorato per Dunbar e ha chiuso 15° a 3’18”
La maglia rosa sarà un peso o darà motivazioni in più?

Penso che sia fantastico per la squadra, per il morale e tutto il resto. Siamo super motivati, ci saranno dei giorni in cui dovremo difenderci e poi toccherà alla cronometro. Siamo in un’ottima posizione ma, come ho detto, possono succedere molte cose. Quindi continueremo ad affrontare le difficoltà giorno per giorno.

Che livello vedi in questo Giro?

Alto, di sicuro. Non ho idea di quale potenza io abbia sviluppato, non avevo il misuratore e non riesco a vederlo quando sono in salita, ma sono venuto su certamente a un ottimo passo. Il livello delle corse sembra aumentare ogni anno e il Giro non fa eccezioni. Tutti si allenano meglio, c’è l’alimentazione, è tutto il sistema. Intere squadre sono molto più professionali.

Non aver vinto la tappa brucia, ma Thomas scherzando ha parlato di spunto svanito con l’età
Non aver vinto la tappa brucia, ma Thomas scherzando ha parlato di spunto svanito con l’età
Nelle precedenti vittorie di questa squadra al Giro tutti hanno sempre parlato del grande clima creato da Tosatto e gli altri tecnici.

E’ vero, si respira un’atmosfera fantastica. Andiamo tutti molto d’accordo, abbiamo davvero un bel gruppo ed è un peccato aver perso i ragazzi che si sono ritirati perché erano super forti. Ma per fortuna stiamo andando tutti bene, dobbiamo solo continuare per altri quattro giorni.

Qual era il piano alla vigilia? I due corridori in fuga servivano per puntare alla tappa?

Si trattava più che altro di avere qualcuno davanti insieme ai gregari delle altre grandi squadre. Questo ci ha permesso di non tirare e ha funzionato davvero bene. La Jumbo-Visma ha lavorato per tutto il giorno, hanno controllato molto bene la corsa e l’hanno impostata. E hanno speso tante energie.

Nella conferenza stampa, un Thomas molto ottimista, preoccupato per i due tapponi che restano
Nella conferenza stampa, un Thomas molto ottimista, preoccupato per i due tapponi che restano
Ti dispiace di non aver vinto la tappa?

Beh, se hai la possibilità di farlo, chiaro che vorresti riuscirci. Non c’è stato in realtà tanto tempo per parlare con Almeida, ma penso che entrambi abbiamo capito la situazione. Entrambi volevamo massimizzare lo sforzo ed entrambi abbiamo lavorato molto bene. Sì, di sicuro sarebbe stato bello vincere la tappa, ma sto diventando un po’ vecchio e mi manca quel cambio di ritmo. Però ci sono altri due tapponi di montagna, magari posso riprovarci.

Il Bondone di Almeida: fame, stupore e sogni di gloria

23.05.2023
5 min
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MONTE BONDONE – Mentre Thomas finisce di parlare, Almeida si siede, poggia sul tavolo una ciotola di riso e uova e inizia a vuotarci dentro due vasetti di ketchup. Se ne sta lì a mescolare con gli occhi famelici e con gesti metodici e attenti. Perciò supponiamo che rimanga anche male quando la nuova maglia rosa si alza e lo chiamano al microfono per raccontare la sua vittoria. Però non si scompone, continua a mescolare e intanto ascolta. Poi si ferma. E risponde.

Dopo aver tagliato la riga, avendo appena battuto Thomas su uno degli arrivi più prestigiosi e duri di questo Giro d’Italia che oggi finalmente ha gettato la maschera, Joao ha cacciato un urlo quasi animalesco.

«Questa vittoria significa molto – spiega e intanto mescola – è stata la mia prima volta in assoluto, dopo essere stato tante volte secondo. Sono molto soddisfatto, è un sogno che si è avverato».

Volata a due sul traguardo del Bondone: primo Almeida, secondo Thomas, nuova maglia rosa
Volata a due sul traguardo del Bondone: primo Almeida, secondo Thomas, nuova maglia rosa
Hai attaccato a 4,4 chilometri dall’arrivo e sei rimasto da solo con Kuss che ti teneva a pochi metri. Non avevi paura di sprecare le forze?

Era piuttosto ripido in quel tratto, intorno al 9-10 per cento. Finché si andava su a 20-21 all’ora, si stava bene in gruppo. Quando è diventato più ripido, ho capito che a ruota non si risparmiava molto e che era lo stesso sforzo per tutti. Così ho cercato di fare il mio meglio. Ho cercato di mantenere un ritmo costante, che è il modo in cui corro di solito. Penso che non sia una novità, ma siccome mi sentivo bene, ho cercato di aumentare la velocità.

Poi è arrivato Thomas…

Mi voltavo e vedevo Kuss e sono rimasto un po’ sorpreso quando Thomas è arrivato come un fottuto razzo. Non me l’aspettavo, ma ho provato a seguirlo. Ho sofferto fino alla fine e insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro per guadagnare terreno su Roglic.

Secondo Baldato questo giorno rafforzerà la tua fiducia in te stesso…

E’ stato un giorno pazzesco che mi lascerà molto. Abbiamo vissuto una tappa con 5.000 metri di dislivello. Ero stato tante volte vicino alla vittoria, quindi penso che esserci finalmente riuscito sia stato un passo avanti, per la mia carriera e per la mia fiducia. Fabio ha ragione. Ma penso di essere comunque lo stesso corridore di prima. La vittoria dimostra semplicemente che sto facendo le cose per bene e mi dà una spinta in più per il futuro.

Vorresti mangiare, lo sappiamo. Non hai pensato sul momento che fosse strano che Roglic non attaccasse?

Questo è il mio pasto di recupero, in realtà sono piuttosto affamato, ma non dite al nutrizionista che avete visto in giro del ketchup (sorride e mescola, ndr). Mi sentivo bene e ho visto che nel finale gli altri stavano aspettando che facessi qualcosa, perché avevo messo la squadra al lavoro. Penso sia stato un buon segnale che non abbiano attaccato, perché forse avevano paura di me o forse non erano in condizioni eccezionali. Io ho cercato solo di fare la mia gara ed è andata abbastanza bene.

Quando la Jumbo Visma si è spostata, Almeida ha chiesto a Formolo e Vine di alzare il ritmo
Quando la Jumbo Visma si è spostata, Almeida ha chiesto a Formolo e Vine di alzare il ritmo
Che differenze vedi fra questo Giro e quello del 2022?

Penso che nel complesso quest’anno il livello sia stato più alto in ogni gara. Però non possiamo davvero confrontare i due Giri, perché abbiamo avuto condizioni diverse, salite diverse, meteo, qualunque cosa… E’ difficile anche confrontare i numeri, perché ci sono tanti fattori che possono influenzarli. Però posso dire che finora questo Giro d’Italia è stato piuttosto difficile, specialmente per il tempo. E posso anche dire che i numeri siano abbastanza buoni, quindi sono contento.

La squadra ha fatto un grande lavoro, a partire da Vine, Formolo e Ulissi…

Jai Vine è stato male in queste prime due settimane. Molti si sono ammalati, si è ammalato lui e poi anche io. Quindi finora era stato un po’ limitato. Negli ultimi giorni però ha recuperato e oggi è tornato al suo livello normale. Ha fatto un ottimo lavoro, come tutti. Non ho bisogno di citarli uno per uno, perché sono tutti fantastici. Abbiamo una squadra davvero forte.

Dopo l’arrivo, tornando verso le premiazioni, Almeida ha cacciato un urlo fortissimo
Dopo l’arrivo, tornando verso le premiazioni, Almeida ha cacciato un urlo fortissimo
Dicevano tutti di aspettare la terza settimana ed eccola qua: è iniziato un altro Giro?

Un po’ forse sì. Nelle prime due settimane non ci sono state davvero le possibilità per fare differenze a causa del maltempo. Oggi è stato il primo giorno in cui abbiamo potuto cogliere l’occasione per fare qualcosa e l’abbiamo afferrata. Il piano era di avere qualcuno in fuga e avevamo Diego. Quando lo abbiamo preso dopo tutti quei chilometri, ha tirato fortissimo e ha fatto male ai miei rivali. Quindi è stato tutto pianificato alla perfezione. 

Pensi di poter vincere il Giro?

Ovviamente ci credo, ma sono consapevole che non sarà facile. Farò tutto il possibile, farò del mio meglio e alla fine, qualunque sia il risultato, sarò felice.

Ti sei mai sentito con Pogacar in questi giorni?

Ci siamo messaggiati qualche giorno fa e mi ha detto di attaccare e prendere la maglia. Gli ho detto che non ho le sue gambe e di rilassarsi.

Remco vince, ma non ride: Roglic e gli Ineos sono lì…

14.05.2023
6 min
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CESENA – C’è chi vince e non ride. E c’è chi non vince ed è il ritratto della felicità. Oggi la crono di Cesena ha riscritto la classifica generale. Ha gettato verdetti e infiammato ulteriormente il duello fra Remco Evenepoel, colui che ha vinto e non ride, e Primoz Roglic, colui che non ha vinto e ride.

Il Giro d’Italia va così al primo giorno di riposo con Remco che torna maglia rosa. Alle sue spalle a qualche decina di secondi ci sono, Geraint Thomas, Roglic appunto e Tao Geoghegan Hart, tutti raccolti in 5”.

Remco Evenepoel (classe 2000) conquista la crono di Cesena e torna anche in rosa
Remco Evenepoel (classe 2000) conquista la crono di Cesena e torna anche in rosa

Giorni difficili

Remco parte a razzo. Sembra possa bissare quanto mostrato a Ortona. Una superiorità schiacciante. Poi però qualcosa cambia. Evenepoel va forte ma non è il solito schiacciasassi. Fa fatica e qualcuno gli recupera persino qualcosa. Alla fine vince, ma per un solo secondo su Thomas.

«Credo di non essermi gestito al meglio – ha detto il belga a fine tappa – sono partito troppo forte e la seconda parte non è stata buona per niente».

E qui merita l’inciso di Damiano Caruso, oggi ottimo decimo. Il siciliano ha detto subito che si trattava di una crono di non facile interpretazione. Una prova in cui bisognava giocare con il limite del fuorisoglia. Dello stare a tutta sempre, ma mai mezzo watt sopra. Si era anche fatto i complimenti per questa sua gestione.

«Quando ho trovato il vento contrario non mi sono sentito bene. Di certo non è il momento migliore di forma della mia carriera – ha proseguito Evenepoel, forse esagerando anche un po’ – oggi possiamo essere soddisfatti giusto della vittoria di tappa. Ora mi godo il riposo. Gli ultimi due, sono stati i miei giorni peggiori qui al Giro».

Remco è stato l’unico tra i big ad utilizzare una ruota anteriore super alta (100 mm). Che abbia pagato sul tecnico anche per questo motivo?
Remco è stato l’unico tra i big ad utilizzare una ruota anteriore super alta (100 mm). Sarà stata la scelta giusta?

Scelte giuste?

Stamattina c’era qualche incertezza sulla scelta della ruota anteriore in casa Soudal-Quick Step, si era persino ipotizzato di usare la Rapid da 64 millimetri per i rilanci dentro Cesena. E anche perché consentiva di montare una copertura ideale per il bagnato. Poi Remco ha optato per la ruota da 100 millimetri. I suoi rivali avevano profili leggermente più snelli.

Restando in tema di ruote va detto anche che ieri, verso Fossombrone, il belga ha utilizzato delle gomme per la pioggia. Pioggia che poi non c’è stata. Dagli studi fatti, queste coperture non scorrono moltissimo, fanno sprecare qualche watt. Magari, visto che si parla di marginal gains, avrà inciso anche questo elemento?

Ma anche se così fosse, il Remco di questo weekend non è lo stesso di quello passato e tutto sommato questo giorno di riposo capita nel momento migliore per lui. Se la crono fosse arrivata martedì, dopo il riposo appunto, magari avrebbe massacrato tutti di nuovo. Impossibile dirlo.

Roglic vola

E andiamo in casa di colui che ride, Roglic. Primoz ha disputato una gara intelligente. Ha rischiato il giusto nelle curve. Ed è andato in crescendo. Lo sloveno non ha detto una parola, ma ha parlato col sorriso. Le sensazioni evidentemente sono quelle giuste.

«Primoz – ha detto il suo diesse Marc Reef – sta migliorando giorno dopo giorno e il fatto che abbia fatto una crono in crescendo è molto importante. Siamo arrivati al Giro dall’altura e sapevamo che all’inizio avrebbe fatica un po’. Siamo sicuri di quello che abbiamo fatto. 

«E’ importante osservare un buon giorno di recupero domani – ha proseguito il tecnico della Jumbo-Visma – perché la prossima tappa, quella di martedì, propone un avvio molto insidioso. Per i primi 80 chilometri praticamente si sale sempre e può essere complicato dopo il giorno di riposo. Bisognerà stare davanti.

«Il nostro obiettivo è la terza settimana. E sappiamo che qui al Giro è molto dura. Nel 2019 Primoz aveva corso il Romandia prima del Giro e l’aveva pagata un po’, stavolta veniamo da un camp in altura. E comunque è anche più maturo rispetto a quattro anni fa».

Infine sdrammatizza sul presunto Covid di Roglic. Da qualche che giorno infatti c’era questa voce: «Ah, ah – ride Reef – io non so perché siano nati questo rumors. In effetti l’ho sentito anche io qui in gruppo. No, no… Primoz sta bene. E credo si veda».

Frecce Ineos…

Anche Matteo Tosatto, direttore sportivo della Ineos-Grenadiers gongola. E tanto. Un po’ perché è il suo compleanno e soprattutto perché i suoi ragazzi sono andati fortissimo. Thomas ha perso per un soffio e Tao lo ha seguito ad un nulla. Senza contare le ottime prestazioni di De Plus e di Arensmans.

«Ho detto – spiega Tosatto – sin da Pescara ai ragazzi di stare tranquilli, che il Giro era ancora lunghissimo. Qualcuno ha detto che era già finito ad Ortona, ma non è così… Bisogna ragionare passo dopo passo. Remco sta bene, perché è primo, ma noi ci avvinciamo alle montagne ben messi».

Questa mattina avevamo visto gli Ineos in ricognizione. Le altre squadre l’avevano fatta con un atleta o due. Loro invece erano in parecchi. Segno che la crono resta un dogma per questo team. In una S, tra i canali romagnoli, ad un certo punto, Tao ha fermato la bici. E’ tornato indietro. Si è lanciato e ha riprovato l’ingresso nella S con una buona velocità. 

«Sapete che lavoriamo molto sulla crono – va avanti Tosatto – Abbiamo materiali importanti e tanto studio alle spalle, ma ci vogliono i ragazzi prima di tutto. E loro ci sono». E a proposito di materiali: la corona grande di Tao e Geraint era da 64 denti…