Che Giro social! Tadej vince anche online

30.05.2024
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Il Giro d’Italia che si è appena concluso si potrebbe dire essere stato uno tra i più belli di sempre, una di quelle corse che verrà ricordata come noi oggi ricordiamo, per esempio, le imprese di Eddy Merckx. Anzi, potremmo dirci più fortunati, perché nessuno degli splendidi momenti che abbiamo vissuto verrà mai dimenticato…dai social! Già, il Giro 107 è stato molto attivo sui social grazie a dei protagonisti che sanno il fatto loro davanti ai cellulari.

Il re del Giro

Come se la Maglia Rosa non gli bastasse, Tadej Pogacar sui social è stato il Re indiscusso di questo Giro. Non sono passati di certo inosservati gli aggiornamenti praticamente quotidiani che faceva sui suoi profili, associando canzoni rap che hanno subito messo le cose in chiaro.

Pogi alla seconda tappa, quando ha preso la rosa, cantava “Volevo fare il boss”. In maglia rosa pedalava sulle note della Pantera Rosa. Nel giorno di riposo si è dedicato “Fenomeno” di Fabri Fibra. Mentre dopo la vittoria a Bassano del Grappa si è dato a qualcosa di più classico con il celebre pezzo di Andrea Bocelli “Con te partirò”, a richiamare quanto epica fosse la sua vittoria.

Tra pose simpatiche sul palco e sorrisi smaglianti, ci ha fatto anche emozionare parecchio. «La borraccia Tadej, la borraccia!», gli urlava un piccolo tifoso, al quale ha poi passato (direttamente in mano) la borraccia fresca fresca di rifornimento, dalla quale non ha nemmeno staccato il gel. Assieme a quello tra Coppi e Bartali, questo è il passaggio di borraccia più bello della storia. Spensierato assieme alla sua Urska che bacia dolcemente sulla fronte, complice con Giulio Pellizzari con quell’occhiata d’intesa sul Monte Grappa, Tadej ha indubbiamente vinto anche il Trofeo Social.

Dopo la terza tappa, su Instagram foto e messaggio di Thomas: «Bravo Tadej, ti sei divertito, domani tappa tranquilla»
Dopo la terza tappa, su Instagram foto e messaggio di Thomas: «Bravo Tadej, ti sei divertito, domani tappa tranquilla»

Le provocazioni di “G”

Nessuno (nemmeno a dirlo) riesce ad eguagliare lo sloveno nemmeno da questo punto di vista. Ma sui social sono stati molti i volti che ci hanno fatti divertire.

Geraint Thomas, in ballo tra la seconda e la terza posizione in generale, ha lanciato diverse frecciatine. Dopo la terza tappa, quella dell’attacco di Fossano, scriveva: “Bravo Tadej ti sei divertito, domani però tappa tranquilla”. Nella tappa degli sterrati, quando Mister G è stato ripreso dalle telecamere con Tadej sulla sua ruota, ha chiesto al pubblico social: “Chi è l’impostore che ho a ruota?”.

Si sono divertiti anche alla Lidl-Trek, tra balletti pre-partenza sulle note degli ABBA e con uno scatenato fan club di Jonathan Milan. Grande protagonista anche il nostro Pippo Ganna, che ha dato il meglio di sé indossando il tricolore. Tra gli abbracci con la sua cagnolina, al siparietto con Luke Plapp dove chiedeva (gentilmente) a Tadej di rallentare cosicché potesse vincere la crono di Perugia.

Da Alaphilippe, una pizza per Maestri? Macché, dentro c’è la sua maglia
Da Alaphilippe, una pizza per Maestri? Macché, dentro c’è la sua maglia

Una pizza per Maestri

Hanno fatto il giro dei social anche le immagini di Giulio Pellizzari che gongola un po’ incredulo con in mano occhiali e maglia del suo idolo: (indovinate un po’) Tadej Pogacar.

Con il suo fascino tutto francese, Julian Alaphilippe è molto seguito sui social: a favore di camera ha portato in regalo, in un cartone della pizza, una sua maglia a Mirco Maestri, dopo l’avventura in fuga del giorno prima. Sui social l’hanno definito “leggenda”, e non potevamo esimerci dal ricordarvelo.

Menzione speciale per Andrea, il meccanico della Intermarche-Circus Wanty. Dopo l’epica spinta in gara per aiutare il suo corridore a ripartire, i social si sono divertiti a fargli spingere… qualunque cosa, anche Marcell Jacobs!

Momento social particolarmente apprezzato anche il primo giorno di riposo, dove corridori e squadre sono stati avvistati nella città partenopea tra golose pizze e pause gelato.

E’ stato anche il Giro d’Italia del pubblico, raramente così numeroso
E’ stato anche il Giro d’Italia del pubblico, raramente così numeroso

Il Giro del pubblico

Ma quindi, chi c’è sul podio social accanto a Tadej? Senza dubbio voi: il pubblico, i tifosi. Quest’anno il Giro d’Italia ha avuto un seguito incredibile di appassionati che si sono riversati sulle strade di tutta Italia anche sono per un saluto veloce alla carovana rosa. Tra striscioni, scritte e feste improvvisate lungo i percorsi, i veri protagonisti sono stati forse proprio i tifosi, che hanno indiscutibilmente contribuito a rendere questa edizione della Corsa Rosa unica e speciale. Ovviamente, documentando tutto sui social!

Thomas e la Ineos, indicazioni sulle Alpi per l’assalto al Giro

21.04.2024
6 min
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LEVICO TERME – Il tempo che porta all’inizio del Giro d’Italia sta per esaurirsi e la Ineos Grenadiers ha un conto in sospeso dall’anno scorso. Un conto di 14 pesantissimi secondi pagati sul Monte Lussari al penultimo giorno. Le montagne del Tour of the Alps sono sempre state il loro terreno ideale per verificare la propria condizione psico-fisica.

Rispetto ad un anno fa – dominio di Geoghegan Hart con vittoria finale e due di tappail bilancio del team britannico è meno consistente, ma pur sempre discreto. Un successo parziale con Foss, leader provvisorio della generale nelle prime due frazioni e classifica a punti finale, oltre ad una serie di indicazioni arrivate da azioni individuali. La lunga fuga solitaria di Ganna al terzo giorno e quella in salita di Thomas all’ultimo sembrano qualcosa di molto simile a dei test in vista della Corsa Rosa. Noi siamo andati a bussare alla porte della Ineos Grenadiers e ci hanno aperto proprio Thomas e il suo diesse Oliver Cookson.

Test Giro. All’ultima tappa del TotA, Thomas (qui con Pellizzari) ha provato un allungo in salita restando in fuga per diversi chilometri
Test Giro. All’ultima tappa del TotA, Thomas (qui con Pellizzari) ha provato un allungo in salita restando in fuga per diversi chilometri

I pensieri di Sir G

L’avvicinamento di Geraint Thomas al prossimo Giro d’Italia sembra in linea con quello del 2023. Nessun acuto (la vittoria gli manca dalla generale del Tour de Suisse di due anni fa) e la consapevolezza di essere sulla strada giusta. Uno con la sua esperienza ed il suo palmares sa come ottimizzare il lavoro. Al TotA, proprio come l’anno scorso fece con Tao, è stato un gregario di lusso per Foss. Ed il quindicesimo posto finale in classifica praticamente rispecchia quello di dodici mesi fa.

«Sto bene – ci racconta il trentasettenne gallese – e più o meno sapevo di avere questa condizione. Al Tour of the Alps ho avuto buone sensazioni complessivamente e già al primo giorno dove ho chiuso sesto, lavorando per la vittoria di Tobias. Abbiamo provato a fare classifica con lui, mentre per me non era nei programmi iniziali. Al Giro mancano ancora due settimane e penso di poter crescere, arrivando nella condizione giusta. Correre il TotA mi ha fatto bene, ma ne faranno altrettanto anche un paio di giorni di riposo».

Geraint Thomas è sempre uno dei corridori più ricercati dagli appassionati di ciclismo
Geraint Thomas è sempre uno dei corridori più ricercati dagli appassionati di ciclismo

Sguardo sui punti decisivi

Tra Thomas ed il Giro c’è un rapporto decisamente conflittuale. A parte due piazzamenti oltre metà gruppo, le altre due volte dovette abbandonare. Nel 2017 centrò una moto ferma a bordo strada alla nona tappa e per le conseguenze si ritirò qualche giorno più tardi. Nel 2020 una borraccia vagante sui selciati siciliani lo buttò a terra alla quarta frazione.

Per dire quanto sia paradossale tutto ciò per Thomas, il secondo posto ottenuto l’anno scorso, perdendo il primato alla penultima tappa per una manciata di secondi nella crono in salita al Monte Lussari, è da considerarsi un grande risultato, anche se poi contestualizzandolo somiglia più ad una beffa. Tuttavia in quelle tre settimane – dove portò la maglia rosa per otto giorni – ha esorcizzato una buona parte di sfortuna.

«Nel 2023 – riprende – ho fatto un bel Giro, sono stato protagonista, ma purtroppo non è andata bene. Fa parte dello sport. Non so cosa sia mancato allora da poter fare in più quest’anno per vincere. Adesso devo pensare al percorso di quest’anno che è comunque molto duro. Potrebbe essere decisiva l’ultima settimana, come l’anno scorso e come spesso nelle grandi corse a tappe. Ma attenzione perché c’è già Oropa all’inizio».

Secondo Cookson, Ganna (qui con Garzelli) al Giro potrebbe non puntare solo alle crono, ma anche a qualche tappa mossa
Secondo Cookson, Ganna (qui con Garzelli) al Giro potrebbe non puntare solo alle crono, ma anche a qualche tappa mossa

Nei piani di Thomas e della Ineos Grenadiers ci sono ancora un paio di ricognizioni. Una sicura in questi giorni sul Monte Grappa (che verrà scalato due volte alla ventesima tappa) e poi forse proprio ad Oropa. Ma il gallese sa che si sono altri momenti chiave.

«Sicuramente le due crono – conclude – saranno molto importanti. Hanno due percorsi impegnativi, che sono adatti alle mie caratteristiche. Diciamo che complessivamente queste due crono mi piacciono molto di più, rispetto alle tre dell’anno scorso. Non dobbiamo però dimenticare che sarà fondamentale il supporto della squadra. Abbiamo tutti una buona condizione, siamo uniti e in fiducia. Questo è l’aspetto essenziale per fare un buon Giro».

Parola a Cookson

Al Tour of the Alps in ammiraglia c’erano Zak Dempster e Oliver Cookson. Abbiamo avvicinato proprio quest’ultimo per capire che indicazioni sono state tratte.

«Siamo venuti al TotA innanzitutto – analizza il diesse classe ’81 – perché è una corsa importante che ci piace e che abbiamo vinto cinque volte. Dopo il ritiro in altura volevamo vedere come stavamo. E penso che possiamo essere contentissimi per come siamo andati. Abbiamo vinto con Foss che arrivava da due anni difficili e si vede ora che sta tornando al suo livello».

Oliver Cookson, diesse della Ineos dal 2018, assieme ai colleghi sceglieranno la squadra attorno a capitan Thomas
Oliver Cookson, diesse della Ineos dal 2018, assieme ai colleghi sceglieranno la squadra attorno a capitan Thomas

«Sono stati cinque giorni utili per trovare il ritmo gara e replicare in corsa alcune situazioni che fai in allenamento. Nei primi tre ad esempio avevamo la responsabilità di lavorare perché avevamo Tobias in maglia verde, ma come avete visto abbiamo trovato un altro modo di correre proprio con l’azione di Pippo. Volevamo fare faticare anche le altre squadre, considerato anche il freddo e il brutto tempo».

«La fuga di Pippo (Ganna, ndr) – va avanti Cookson – è stata importante per lui, visto che non c’erano cronometro. E’ come se avesse messo assieme le due crono del Giro in un giorno solo. E’ andato forte. Peccato che non ci fossero altri 2-3 corridori con lui per tentare di arrivare fino in fondo. E’ stata una bella simulazione di gara, però non andrà al Giro solo per le prove contro il tempo. Abbiamo visto quello che può fare nel 2020 quando vinse con un’azione da molto lontano una tappa di montagna (a Camigliatello Silano con quasi 180 chilometri di fuga, ndr)».

Al TotA la Ineos ha raccolto una vittoria di tappa e la classifica a punti con Foss, che è in forse per il Giro
Al TotA la Ineos ha raccolto una vittoria di tappa e la classifica a punti con Foss, che è in forse per il Giro

Ultimi dettagli

La Ineos Grenadiers deve ancora decidere chi saranno gli ultimi uomini per il Giro oltre a Thomas, Ganna e altri sicuri. Foss è ancora in dubbio, il Tour de Romandie della settimana prossima darà le ultimissime indicazioni, anche in considerazione dei rivali presenti.

«Per il Giro – spiega Cookson – il capitano sarà Geraint, questa è la nostra idea, anche se vedremo dalle prossime gare se portare un eventuale vice. Dopo l’anno scorso partiamo con la voglia di vincerlo. Come avverrà non importa. Perderlo come l’ha perso lui brucia tantissimo. C’ero e l’ho vissuto da vicino quel momento. Geraint è un grande campione ed una gran persona. E’ bellissimo lavorare con lui, ha tantissima esperienza. Ma questo è il ciclismo, sport bellissimo e durissimo sotto questo punto di vista».

Thomas ha corso il Tour of the Alps in appoggio a Foss, soprattutto nei primi tre giorni col norvegese leader della generale
Thomas ha corso il Tour of the Alps in appoggio a Foss, soprattutto nei primi tre giorni col norvegese leader della generale

«Ad ogni corsa si deve correre in modo diverso – conclude – considerando qual è la concorrenza. Quest’anno c’è Pogacar e noi dovremo trovare la tattica più adatta. Quest’anno c’è anche un percorso diverso dall’anno scorso e anche questo inciderà sulla condotta di gara. Di sicuro sappiamo che Thomas ci arriverà motivato e farà tutto il possibile come sempre per vincere il Giro».

Sul rettilineo di Opole, Kooij distrugge e Thomas costruisce

01.08.2023
5 min
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OPOLE – Il rettilineo finale di questa cittadina del Sud della Polonia tira un po’. Ai lati ci sono due ali di folli, sembra che l’intera popolazione di Opole, 126.000 abitanti, si sia riversata sulle strade. Ed è bello. Di questo gruppo che sfreccia fanno parte anche Olaf Kooij e Geraint Thomas.

Il giovane della Jumbo-Visma si porta a casa la tappa distruggendo i muscoli degli sprinter avversari. Il “vecchio” della Ineos-Grenadiers invece i suoi muscoli li “costruisce”. Lui continua a mettere chilometri di gara nelle gambe in vista della Vuelta.

E di gambe ne servivano davvero tante per questo sprint. Gli ultimi 500 metri avevano quell’infida pendenza (1,7 per cento), che se non sei del tutto in spinta ti massacrano. L’acido l’attico arriva alle stelle e perdi per distacco, non sulla linea d’arrivo.

Olav Kooij (classe 2001) è al settimo sigillo stagionale. Ad Opole ha preceduto Van den Berg e Moschetti

Il ritorno di Thomas

Muscoli che, come detto, non poteva certo massacrare Thomas. Al contrario lui è qui per costruire. Il gallese ha riattaccato il numero sulla schiena, cosa che non faceva dal Giro d’Italia. La gamba è subito buona, ma non è al top.

“G”, come lo chiamano in squadra, pedala spesso in testa gruppo, prende aria quando c’è da portare avanti Michal Kwiatkowski, colui che sembra lo abbia convinto a venire al Tour de Pologne. Nella seconda frazione in particolare, Thomas ha allungato il gruppo in vista della rampa finale e i compagni lo hanno seguito alla lettera nel lavoro per il leader polacco.

Geraint è stato secondo al Giro e dopo aver ben recuperato è pronto a fare rotta sulla Vuelta. Prima però passerà dalla cronometro iridata.

Quello che stiamo vedendo in questi giorni è un corridore più rilassato rispetto a quello lasciato al Giro, forse perché ancora deve entrare nella modalità “race”.

«Sì sono tranquillo, sereno – dice con tono squillante Thomas – rientro alle corse dopo il Giro. Sto bene. Ho fatto un buon lavoro e sono qui per mettere intensità nelle gambe.

«Voglio completare la preparazione ed aiutare i miei compagni. Voglio arrivare nel modo migliore possibile alla Vuelta. Nelle ultime settimane mi sono anche allenato in quota per questo».

Geraint Thomas (classe 1986) è pronto per la sfida della Vuelta
Geraint Thomas (classe 1986) è pronto per la sfida della Vuelta

Verso la Vuelta

Thomas viene dal ritiro ad Andorra. Con il team c’è stato grande affiatamento. E non vede l’ora di andare alla Vuelta. La sensazione è che sia molto più interessato alla sfida spagnola che non all’altro grande appuntamento che lo attende prima, vale a dire la prova iridata contro il tempo.

Eppure sulla Vuelta, lo stesso Thomas ha cercato di nascondersi un po’. Lascia che i riflettori illumino i Roglic, gli Evenepoel…  «Io penso a me – ci ha detto – voglio fare bene. Chiaramente la classifica generale è un obiettivo, ma intanto penso a vincere una tappa».

Noi abbiamo avuto la sensazione che Thomas abbia voluto gettare acqua sul fuoco più del necessario e tutto sommato Salvatore Puccio, che conosce Geraint come pochi altri, ci conferma che non è proprio così. Uno come lui, specie dopo un Giro d’Italia corso a quel livello, in Spagna punta a fare bene. Molto bene.

«Forse – spiega Puccio – Thomas ha detto così perché alla fine lui la Vuelta l’ha fatta una sola volta e magari non la conosce benissimo. Ma è stato in altura con i ragazzi che andranno Spagna e so che ha lavorato bene. Qui in Polonia, nelle tappe più impegnative nel finale si è staccato ma è normale. Gli manca un po’ di ritmo. Anche De Plus ha fatto lo stesso, ma è così quando si viene da un grande blocco di lavoro».

Il gallese si è visto poco, come per il Giro del resto. In Polonia si è messo a disposizione della squadra
Il gallese si è visto poco, come per il Giro del resto. In Polonia si è messo a disposizione della squadra

Seconda giovinezza

L’atleta della Ineos-Grenadiers sta vivendo una seconda giovinezza. Lo si vede anche dal contorno, non solo da come si muove in gruppo (tra l’altro si vocifera di un suo rinnovo per altri due anni). Sembra più sereno e più spigliato adesso che non qualche anno fa. Questione di pressioni? Probabile. Si sente più consapevole? Sicuro.

«Ma sì – conferma il gallese – in generale mi sento molto bene. Vado ancora forte perché mi piace il mio lavoro. Mi diverto a pedalare e a correre». 

Alla tv polacca Thomas ha detto una cosa per noi affatto secondaria e cioè che il Giro d’Italia gli ha dato nuove motivazioni. Che è stata una bella spinta.

Tutto sommato Geraint era arrivato al Giro con un basso profilo. Nessun risultato di riferimento prima della corsa rosa e alla fine ha agguantato il podio. Magari riuscirà a fare la stessa cosa alla Vuelta.

L’abbraccio di Opole

Intanto Opole torna alla sua normalità. Questa cittadina dell’Alta Slesia ha regalato un grande abbraccio al Tour de Pologne. C’era davvero tanta gente. Mentre scriviamo, dalla sala stampa “open view”, vediamo il pubblico lasciare la piazza centrale. Anche qui come al Tour, il ciclismo sta richiamando un pubblico sempre maggiore e sempre più giovane.

Per quanto riguarda la corsa, domani c’è forse la frazione decisiva. O almeno quella che ci dirà chi non vincerà questo Polonia. Mohoric dice che l’obiettivo non è quello della classifica generale ma di portarsi a casa un’altra tappa. Kwiato ha il dente avvelenato per lo “sgarbo” – a suo dire – che ieri gli ha riservato Majka, reo di averlo portato fuori traiettoria.

Il polacco potrà contare proprio su Thomas e sulla crono con finale che gli sorride. E in tutto ciò Almeida è in agguato. Lui e il compagno della UAE Emirates, Majka, inseguono lo sloveno a 10″, mentre lo stesso Kwiato è a 12″.

Thomas alla Vuelta, Tosatto e le storie del Tour

06.07.2023
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Tosatto è al mare: una settimana di stacco con la famiglia in Romagna e poi sarà già tempo di ricominciare. Il pomeriggio è dedicato al Tour: bastano una connessione internet e gli auricolari. Così ieri il direttore sportivo della Ineos Grenadiers ha seguito la prima tappa pirenaica, con un occhio ai suoi ragazzi della Ineos Grenadiers. E anche se lo abbiamo chiamato per parlare del gruppo del Giro che ad agosto andrà alla Vuelta con capitan Thomas, è stato impossibile non farsi risucchiare da due chiacchiere sulla sfida francese.

«Cosa dire… La UAE si è sgretolata – riflette Tosatto – e Vingegaard gli ha rifilato più di un minuto. Cosa sia mancato a Pogacar è difficile da dire. Oggi (ieri, ndr) non è stato all’altezza in salita, sul cambio di ritmo. Gli manca la costanza della fatica? Il non aver fatto il Delfinato o lo Slovenia potrebbe averlo penalizzato. L’ultima corsa a tappe che ha fatto è stata la Parigi-Nizza, che c’è stata a marzo. Il Tour è ancora aperto, però moralmente hanno preso una bella botta dopo aver dettato legge sabato e domenica».

Dopo il Giro, Matteo Tosatto ha guidalto la Ineos alla Route d’Occitanie e poi ai campionati italiani
Dopo il Giro, Matteo Tosatto ha guidalto la Ineos alla Route d’Occitanie e poi ai campionati italiani
E i tuoi?

Dietro si è visto forte il mio Rodriguez, che può puntare alla top 5, non so se al podio. Pidcock è arrivato più staccato. E poi c’è Bernal. Quest’anno con Egan non ho fatto una sola corsa e ho non ci ho mai parlato. Ha fatto dei grandi progressi e sicuramente l’hanno portato vedendo che stava bene. Si sapeva che faceva fatica a lottare coi migliori, oggi ha perso tre minuti dal primo, può solo migliorare. Questo è un passaggio che gli può tornare utile come fase del recupero per il prossimo anno o per la Vuelta, se farà la Vuelta.

E Hindley?

Sono contento che abbia vinto lui. Tanti l’hanno sottovalutato anche dopo che ha vinto il Giro. Sembrava che lo avesse vinto uno così, ma lui due anni prima aveva fatto secondo. Ha vinto alla prima partecipazione al Tour, tappa e maglia. Adesso vedremo, non ha speso tanto secondo me, a parte gli ultimi 20 chilometri. Magari se prende fiducia, riesce ad andare sul podio.

Dopo il secondo posto de Giro, Thomas ha dichiarato di voler puntare alla Vuelta
Dopo il secondo posto de Giro, Thomas ha dichiarato di voler puntare alla Vuelta
Veniamo a noi: bella questa cosa che Thomas vuole alla Vuelta il gruppo del Giro, no?

Il programma del gruppo Vuelta si è fatto dopo il Giro.  C’erano e ci sono ancora dei punti di domanda. Ad esempio se Egan se faceva il Tour e chi coinvolgere fra quelli che non hanno fatto né Giro né Tour. Oppure Arensmans, che era previsto non facesse il Tour dopo il Giro e c’era da capire se fargli fare la Vuelta o le classiche in Canada. Poi c’è De Plus che vuole fare due grandi Giri, quindi anche la Vuelta.

Il fatto di portare il gruppo del Giro, se non altro come base, è una garanzia perché è un gruppo che funziona bene?

Quando lavori con un gruppo da lontano, nel senso che inizi a fare programmi e corse in comune da inizio anno, viene tutto più facile anche in gara.

Il Tour per Bernal è un passaggio sulla strada del ritorno. Sulle prime salite vere Egan paga pegno
Il Tour per Bernal è un passaggio sulla strada del ritorno. Sulle prime salite vere Egan paga pegno
Era in programma che Thomas andasse alla Vuelta?

C’era un punto di domanda. Si è sempre detto di puntare tutto sul Giro e poi avremmo valutato il finale di stagione. Una possibilità di fare Giro e Vuelta c’è sempre stata, nella lista lunga il suo nome c’era già. E alla fine ha deciso di voler andare in Spagna. Anche perché, secondo me, essendo un corridore di una certa età, non si vede a fare corse di una settimana, gli viene comodo fare un grande Giro. Poi non è che corra molto di qui alla Vuelta…

In che senso?

Adesso ha recuperato bene, ma prima della Vuelta farà una sola corsa. Alla fine il suo è un programma abbastanza leggero.

A Laruns, Rodriguez è arrivato nel gruppetto di Pogacar. Per Tosatto può entrare nei prini 5
A Laruns, Rodriguez è arrivato nel gruppetto di Pogacar. Per Tosatto può entrare nei prini 5
La sensazione è che gli sia venuta voglia di Vuelta dopo aver visto al Giro di essere capace di grandi prestazioni…

Sì, quello sicuramente. Ha finito il Giro stanco, ma in crescendo. Va bene, nella cronoscalata ha pagato, ma se stai bene, impieghi meno a recuperare. 

I compagni si sono fatti coinvolgere dal suo entusiasmo?

Quelli che hanno fatto il Giro avevano la voglia di fare la Vuelta con lo stesso gruppo. Ci sarà qualche inserimento, magari chi non ha fatto grandi Giri o qualche giovane. Però certo, correre insieme aiuta tanto.

Ci saranno anche Puccio e Ganna?

A Pippo in teoria la Vuelta farebbe un gran bene. Chi ha il motore come il suo, almeno una grande corsa a tappe all’anno deve farlo e del Giro ha fatto solo sette giorni. Sicuramente adesso il suo grande obiettivo è il mondiale, ma nella quadra della Vuelta ci starebbe bene, anche perché il primo giorno c’è una cronometro a squadre, che per lui sarebbe uno stimolo interessante. Quanto a Puccio invece si vedrà. Se lo chiami, è sempre pronto. E’ nella lista, ma ancora non saprei. 

Fare la Vuelta gioverebbe a Ganna, che ha fatto solo 7 tappe del Giro
Fare la Vuelta gioverebbe a Ganna, che ha fatto solo 7 tappe del Giro
Pensi che Thomas si adatterà bene al modo di correre nervoso della Vuelta?

Ha fatto una sola Vuelta, nel 2015, quando vinse Aru, e arrivò parecchio indietro. Quello di quest’anno è stato il terzo Giro che finiva, negli anni prima è quasi sempre caduto. In Spagna sarà un’avventura, un’esperienza nuova. Ha lo stimolo di prepararsi come ha preparato il Giro, per cui secondo me potrebbe andare bene, perché c’è meno stress del Tour e non è come il Giro.

Secondo te non ha mai rimpianto il fatto di aver scelto il Giro al posto del Tour?

All’ultimo Tour ha fatto terzo e in precedenza era stato primo e secondo. Forse ha voluto fare il Giro perché aveva un conto in sospeso e quest’anno con le tre cronometro, ha pensato di poterlo vincere. Lo abbiamo deciso a novembre, difficile poi cambiare idea. Così adesso andrà alla Vuelta, vedremo coi giorni con quali obiettivi. 

Cavendish, Thomas e gli amici: il punto di Guarnieri

01.06.2023
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«Well, if I couldn’t win, I thought I might as well try and help an old mate out. Call it an early retirement pressie, Mark Cavendish. Chapeau mate»

Questo post di Geraint Thomas su Instagram, completato dalla foto che vedete in apertura, è stato il suo modo di salutare l’amico Cavendish alla fine del Giro. Bene – dice il gallese – visto che non potevo vincere io, ho pensato che avrei ugualmente potuto aiutare un vecchio amico. Consideralo un regalo anticipato per la pensione. Complimenti, amico.

Il gesto più bello del Giro, certe cose te le aspetti solo nei film. Venivamo già dalla spinta a Roglic da parte dell’amico ritrovato sulla strada, per cui quando nell’ultima tappa del Giro abbiamo visto Thomas lanciare Cavendish nella volata, qualche brivido c’è venuto. Thomas che aveva appena perso la maglia rosa e Cavendish pieno di dubbi per lo sprint smarrito.

Van der Poel che manda a Pogacar un messaggio con le dritte per vincere l’Amstel. Il giovane Enric Mas che tira per il suo mentore Contador nel giorno della sua ultima vittoria sull’Angliru. Corridori di squadre diverse che si aiutano fra loro. Ne parliamo con Jacopo Guarnieri, un uomo che non ha mai smesso di farsi domande e di approfondire gli aspetti meno evidenti di uno sport che corre così veloce da far passare inosservati i piccoli gesti. 

Guarnieri, qui con Mosca, è alla Lotto-Dstny da quest’anno
Guarnieri, qui con Mosca, è alla Lotto-Dstny da quest’anno

Caleb vince ancora

Jacopo è tornato dal Belgio, dove finalmente ha scortato Caleb Ewan alla prima vittoria. Da ultimo uomo, il piacentino si è ritrovato a fare il penultimo e a scandire i tempi dello sprint. Visti anche gli anni che passano, non dover più sgomitare come un kamikaze non lo disturba. Dopo gli ultimi due anni sotto tono, il piccolo tasmaniano si era messo a fare tutto da solo, mentre da poche settimane il meccanismo del treno ha preso a funzionare. Così sabato ha vinto la Van Merksteijn Fences Classic davanti a Merlier. Lunedì invece è arrivato secondo, con una foratura agli ultimi 6 chilometri, dalla quale è rientrato come un missile.

Ma veniamo al dunque, Jacopo: che cosa hai pensato vedendo il gesto di Thomas?

E’ stato super bello. Thomas si è trovato davanti, perché lo hanno portato ai 3 chilometri per salvaguardare il secondo posto. E quando ha visto Cav, si è detto: «Vabbè, diamogli una mano». Secondo me sono cose che succedono molto più spesso di quello che magari si è potuto notare al Giro. Questa cosa è stata evidente soprattutto perché Mark ha vinto, aiutato dal secondo in classifica generale. 

Sabato nella Van Merksteijn Fences Classic è arrivata la vittoria per Caleb Ewan (foto Cor Vos)
Sabato nella Van Merksteijn Fences Classic è arrivata la vittoria per Caleb Ewan (foto Cor Vos)
Succedono davvero così spesso?

Sono gesti possibili nei contesti dove non ci sono interessi che vanno a collidere. La Ineos non aveva velocista, oltretutto era anche l’ultima tappa, quindi cascava proprio a pennello. “G” si è ritrovato secondo me nella posizione giusta per dargli una mano e l’ha fatto ben volentieri

A te è capitato mai di aiutare uno di un’altra squadra perché era tuo amico?

Capita ai campionati italiani, visto che comunque i percorsi non sono mai particolarmente simpatici per noi velocisti. Visto che spesso sono l’unico atleta della mia squadra, perché sono da tanti anni all’estero, mi capita di appoggiarmi a qualche altro team. Ad esempio, a Imola 2020 mi ero organizzato con la Bahrain di Colbrelli. Durante la corsa sono andato più volte a prendergli le borracce. A Sonny e anche a Damiano Caruso. C’era Milan che tirava e così ne ho prese un paio per tutti. Non è che Sony abbia vinto perché gli ho dato le borracce, però mi venne spontaneo farlo in quel contesto di amici. C’era anche Eros Capecchi, fu naturale dargli una mano. Una volta invece mi aiutò Luis Leon Sanchez…

In quale corsa?

Una tappa del Tour 2016 che arrivava in Normandia e vinse Cav. Se non ricordo male, c’era la maglia gialla in ballo e io ero da solo a fare il treno per Kristoff. Quelle fasi dai meno 30 ai meno 5, dove praticamente sei in una linea unica: dalle telecamere sembra non succeda nulla, invece è battaglia. E Sanchez fece per me la stessa cosa. Mi fece segno di stargli a ruota e mi portò tranquillamente fino ai meno 5. Lui non aveva uomini di classifica o velocisti. Se non hai niente da perdere è uno scambio che fai molto volentieri e non solo verso chi vince. Un’altra volta a un Eneco Tour c’era Felline che combatteva per una posizione buona. Io sapevo che poco dopo mi sarei staccato e allora l’ho riportato su. Insomma, a volte sono gesti meno plateali, però capitano molto spesso.

Vuelta 2017, Mas aiuta Contador che sull’Angliru vincerà la sua ultima corsa (foto Getty Images)
Vuelta 2017, Mas aiuta Contador che sull’Angliru vincerà la sua ultima corsa (foto Getty Images)
Alla base deve esserci stima?

Assolutamente. Lo fai per una persona per cui hai stima e amicizia e in questo fra italiani ci aiutiamo spesso, perché siamo un bel gruppo. Generalmente siamo molto uniti ed è una cosa che si nota molto spesso quando andiamo a fare le corse con la nazionale. Non a caso Thomas e Cavendish hanno la stessa nazionalità e si conoscono da una vita.

Nei treni c’è spazio per l’amicizia?

Ci sono corridori di cui hai rispetto, nei confronti dei quali sei corretto. Di recente, in una corsa vinta da Groenewegen, c’era Moschetti da solo. Mi è bastato chiamarlo un paio di volte e mi ha lasciato passare per seguire il treno. A volte è un bel gesto anche lasciare… la porta aperta, è una forma di aiuto.

Al prossimo Tour, se Ewan fosse fuori gioco, aiuteresti Demare?

Più che altro non gli farei dei torti, non di proposito. In questi contesti, può capitare di mettersi a lato, sapendo che l’avversario è lì. Ti piazzi e non ti sposti, perché almeno gli hai bloccato la volata. Queste cose non si dovrebbero fare, ma sicuramente capitano con corridori che non stimi. Invece il rispetto, quello c’è per tutti.

Cuore e gambe, ma contano anche le scelte dei rapporti

31.05.2023
6 min
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Al termine del Giro d’Italia siamo entrati nel dettaglio delle biciclette da salita e delle relative scelte tecniche, quelle utilizzate dai protagonisti. Ora cerchiamo di analizzare gli sviluppi metrici dei rapporti più utilizzati dai pro’ sulle strade della corsa rosa.

Cuore e testa, gambe e polmoni. Carattere, forza e determinazione e quella fame di vittoria, sono i primi aspetti che appartengono ad un campione, ma non è solo questo. Oggi le scelte tecniche a disposizione degli atleti sono tante e possono diventare l’ago della bilancia, ma è importante adattarle in maniera ottimale alle proprie esigenze.

La S5 usata da Roglic a Roma, la trasmissione è la stessa usata da Van Aert alla Sanremo 2023
La S5 usata da Roglic a Roma, la trasmissione è la stessa usata da Van Aert alla Sanremo 2023

Scelte tecniche? Tante variabili in gioco

Abbiamo analizzato le scelte tecniche dei protagonisti che si sono dati battaglia sulle ultime e più importanti ascese del Giro. Abbiamo fatto una sorta di sovrapposizione dei rapporti (e relativi sviluppi metrici) dei gruppi Shimano e Sram, i due players principali che tecnicamente si sono contesi il podio.

Prima di entrare nel dettaglio è utile sottolineare ancora una volta che, il Giro d’Italia 2023 verrà anche ricordato come la prima corsa a tappe dove tanti corridori (non solo una cerchia ristretta) hanno utilizzato la monocorona per le prove contro il tempo. Si sono visti dei “padelloni” da 60 e 62 denti (le prove con le corone da 64 denti sono già in atto). Una trasmissione gravel con la monocorona vince una frazione con l’arrivo in salita (l’ultima cronometro del sabato con il traguardo posto sul Monte Lussari). Non solo in salita però, dato che durante l’ultima frazione a Roma, Roglic ha usato una Cervélo S5 con monocorona anteriore e 12 rapporti posteriori.

Che piaccia o pure no, la corsa rosa di quest’anno è stata molto ricca sotto il profilo tecnico e tecnologico, un fattore che è destinato a far cambiare le convinzioni e le scelte in ottica futura, anche da parte delle stesse aziende che forniscono i materiali ai team.

Shimano e Sram a confronto

Abbiamo cercato di fare una sorta di confronto tra i rapporti più utilizzati in vista delle salite, considerando gli sviluppi metrici con il valore standard relativo al diametro delle ruote e i tubeless da 28 (quelli più usati in gruppo).

I pignoni più usati in salita partono dal 17, fino al 34 per i corridori Shimano, 33 e 36 per quelli Sram. Il pignone più grande talvolta non è neppure preso in considerazione (crisi a parte), perché la differenza viene fatta con il nono, decimo e l’undicesimo, grazie ad un compromesso ottimale tra sviluppo metrico, agilità e linea della catena. Inoltre i corridori Shimano hanno utilizzato il plateau anteriore 54-40, mentre gli atleti Sram hanno usato le corone 52-39 (scalata del Monte Lussari a parte).

I pignoni Shimano con scala 11-34 possono contare sul pignone da 30 (il penultimo), molto utilizzato con il 40, ma anche con il 54. Un incrocio poco ortodosso quest’ultimo, ma parecchio sfruttato con pendenze al di sotto del 6-7 per cento e nelle fasi di attacco alla salita. 17, 19, 21 e 24, 27 e 30, con sviluppi metrici per pedalata rispettivamente di 4,943, 4,423 e 4,002, 3,501, 3,112 e 2,801 metri.

Per i corridori che hanno utilizzato Sram (con la corona interna da 39) la scala dei rapporti è identica per i primi 4 pignoni, ovvero 17 e 19, 21 e 24 (con degli sviluppi metrici leggermente inferiori per via della corona da 39 denti), ma prevede il 28 invece del 27, con un “salto” importante per passare direttamente all’ultimo rapporto con 33 denti (pignoni Red). Lo sviluppo metrico della combinazione 39×28 è di 2,926 metri.

Le sovrapposizioni di Sram

Se analizziamo ogni singola combinazione, notiamo che le due trasmissioni sono piuttosto equilibrate negli sviluppi metrici, con differenze che oscillano tra i 40 e 50 centimetri, da un pignone a quello successivo. Nella logica dello scalatore, la presenza del 30 può essere un vantaggio, da sfruttare con la corona interna e con la catena sul 54. L’incrocio della catena 54×30 (Shimano) ha sviluppo metrico di 3,782 metri e non si sovrappone a nessuna delle combinazioni utilizzate con la corona da 40. L’incrocio 52×28 (Sram) sviluppa 3,901 metri, un valore identico alla combinazione 39/21 e di fatto si perde un’altro rapporto da sfruttare nelle condizioni di prestazioni massimizzate.

Un’altra sovrapposizione Sram, sempre considerando gli sviluppi metrici, si nota con l’utilizzo della scala pignoni 10-36, utilizzata da Roglic (con la doppia corona 52-39), che però ha come penultimo rapporto il 32. Infatti, con il 52 davanti ed il 32 dietro si ottengono 3,414 metri di sviluppo a terra, lo stesso della combinazione 39×24. La cassetta pignoni con il 32 è molto vantaggiosa sulle salite lunghe e con tratti ben oltre il 10 per cento, grazie ad uno sviluppo di 2,560 metri.

Monocorona e tutto cambia

Il capitano della Jumbo-Visma, per la scalata alle Tre Cime di Lavaredo (immagine di apertura) ha utilizzato una Cervélo R5 preparata con la trasmissione XPLR (10-44 posteriore) e monocorona anteriore da 42 denti, la stessa utilizzata il giorno successivo per la scalata al Monte Lussari.

Prendendo in considerazione gli ultimi 5 pignoni notiamo una scala progressiva: 24 e 28, 32 e 38, per poi arrivare al 44 come ultimo: 3,640 e 3,120, 2,730 e 2,299, sono i rispettivi sviluppi metrici con le ruote adottate da Roglic (considerando anche le gomme da 25), senza dimenticare lo sviluppo metrico dell’ultima combinazione (42×44) di 1,985. Volendo fare un raffronto con l’ultima combinazione che aveva a disposizione Thomas, 34×34, il gallese poteva contare su uno sviluppo di 2,101 metri (con i tubeless da 28), maggiore di soli 11 centimetri rispetto allo sloveno.

Le scelte tecniche hanno influenzato il risultato finale? La risposta è si. Roglic ha utilizzato dei rapporti con uno sviluppo metrico inferiore (quindi per ogni singola pedalata percorreva meno strada). Il vincitore della maglia rosa, nel corso delle tappe più dure, ha avuto maggiori possibilità di sfruttare il suo modo di pedalare, molto più agile rispetto a Thomas, Almeida ed tutti gli altri, aumentando così la strada percorsa in un tempo più breve. Sull’ascesa al Monte Lussari, Roglic ha fatto segnare un valore medio di poco superiore alle 90 rpm, Thomas di poco superiore alle 80. Centimetri che sono diventati metri, non molti, ma che sono stati tradotti in quei 14 secondi finali. E proprio una strategia adeguata alle caratteristiche del corridore nelle scelte tecniche potrebbe aver fatto la differenza.

Parla Nibali: la crono di Roglic, un capolavoro tecnico

29.05.2023
5 min
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ROMA – Il Giro di Nibali ha i colori delle tenute di RCS Sport e lo sguardo stupito del campione passato in un amen dal gruppo al dietro le quinte. In cima al Monte Lussari lo abbiamo visto soffermarsi sulla bici di Roglic, con lo sguardo dell’appassionato di meccanica. In ogni altro momento della sua presenza in carovana, lo si vedeva studiare il mondo intorno a sé, forse per capire quello che in tanti anni da corridore aveva dato per scontato. E così gli abbiamo chiesto di raccontarci il Giro per come lo ha vissuto da spettatore privilegiato.

Vincenzo, che Giro è stato?

E’ stato un Giro d’Italia molto difficile per le prime due settimane. Tanta pioggia, tante cadute, tanti ritiri, ma sostanzialmente sapevamo che la settimana decisiva sarebbe stata la terza. Per vincere un Giro d’Italia devi perdere meno tempo nella prima parte, per arrivare al finale con la migliore condizione. Solo così puoi giocarti tutto in un trittico speciale, come quello che abbiamo vissuto negli ultimi tre Giri d’Italia.

I valori ascensionali medi alle Tre Cime di Lavaredo sono stati notevoli: per Nibali, impossibile scattare
I valori ascensionali medi alle Tre Cime di Lavaredo sono stati notevoli: per Nibali, impossibile scattare
Le critiche sulla mancanza di spettacolo?

Tanti magari volevano vedere qualche attacco di più, va bene. Venerdì sulle Tre Cime di Lavaredo i valori in campo erano veramente alti, abbiamo visto dei valori ascensionali medi altissimi. Per questo sapevamo che avremmo avuto un finale thrilling in una cronoscalata così difficile. Qualcuno ha detto che era una scalata da circo, io mi sento di dire di no, perché comunque anche in Spagna e in altre occasioni, ci siamo trovati ad avere delle salite particolari. Ricordo per esempio la Bola del Mundo su cui ho vinto la Vuelta e anche altre salite con simili pendenze. La differenza l’hanno fatta anche la dotazione tecnica dei materiali e il cambio bici effettuato dopo 10 chilometri.

Dotazione tecnica?

La cronoscalata è stata spettacolare e ha lasciato veramente il grande segno con Roglic che si è scatenato dopo il salto di catena e Thomas che è completamente crollato negli ultimi 3 chilometri. Probabilmente la scelta tecnica che ha fatto Roglic di montare la monocorona da 42 e il 10-44 al posteriore gli ha permesso una cadenza molto alta, con la leva corta delle pedivelle da 170. I tubeless da 28 specifici per la cronoscalata sicuramente gli hanno permesso di essere anche molto veloce, facendo vedere quanto contino oggi i marginal gain.

Cosa pensi di quel salto di catena?

Non penso sia dipeso dalla monocorona, quanto piuttosto dal sobbalzo che c’è stato al passaggio su quella irregolarità della strada e magari da una taratura non ottimale della molla del bilanciere del cambio che, a causa del salto, ha fatto uscire la catena. Non so come spiegarlo, ma vedendo le immagini, è uscita da sotto…

Secondo Nibali, oltre alle gambe, sono state le scelte tecniche di Roglic a decidere la cronoscalata
Secondo Nibali, oltre alle gambe, sono state le scelte tecniche di Roglic a decidere la cronoscalata
Ti aspettavi quindi che si sarebbe risolto tutto alla fine?

Probabilmente sì, perché tutti avevano paura di questa cronometro. Nei giorni precedenti hanno consumato tante energie che poi non hanno avuto nell’ultima sfida.

Come è stato il tuo primo Giro da ex?

L’ho vissuto con un occhio tecnico, quindi mi sono soffermato a vedere i materiali, le bici, le facce dei corridori, chi arriva più stanco, chi arriva meno stanco. Tanti aspetti che quando corri trascuri, perché magari ti concentri solo su quelli vicini in classifica e che invece offrono piccoli riferimenti che ti fanno capire bene o male come possono risolversi le varie situazioni.

Parlando di Roglic hai detto che dopo la crono è parso frastornato, perché vincere il Giro all’ultimo giorno è un vero flash: ne sai qualcosa per la tua vittoria del 2016?

Assolutamente, certo. E’ un’emozione che ti travolge, forse non realizzi bene quello che è successo. Però Roglic ha fatto veramente una grande impresa. Mentre seguivamo la gara nelle auto dell’organizzazione dicevamo fra noi: «Cavolo, sia Thomas che Roglic sono arrivati alla fine del Giro d’Italia e se lo stanno giocando senza aver vinto una tappa». Invece all’ultimo momento abbiamo trovato una vittoria e un vincitore finale degno della maglia rosa.

Alla partenza della seconda tappa da Teramo a San Salvo, Nibali e Bettiol. Per loro origini comuni alla Mastromarco
Alla partenza della seconda tappa da Teramo, Nibali e Bettiol. Per loro origini comuni a Mastromarco
Qual è stato il tuo ruolo in questa organizzazione?

E’ stato molto bello e appagante, devo una grandissima riconoscenza. Essere presente in una manifestazione del genere a livello internazionale è stata una grande occasione. Non so se verrà fuori qualcosa di continuativo, dipende da quale sarà la mia direzione di vita, ma intanto mi sono goduto il Giro. Vedi effettivamente come funziona l’organizzazione, tutto il lavoro che c’è dietro e quanti tifosi ci siano al seguito, che raggiungono il quartier tappa, le partenze e gli arrivi. Ho toccato con mano l’amore che c’è da parte del pubblico verso questo sport.

C’è mai stato un momento di rimpianto e di voglia di essere ancora in gruppo?

No, assolutamente, mi sono ritirato da pochi mesi ed è stato bello scansarmi una fatica del genere (si mette a ridere, ndr). Sono sincero: quando sei lì che ti giochi qualcosa e pensi soltanto a dare il tuo meglio, a dare il massimo e fare tutto per raggiungere il tuo obiettivo, forse non ci pensi. Quando però lo vedi dall’esterno, ti rendi conto che serve tanta fatica per arrivare ben preparato a un simile obiettivo. Ti piacerebbe essere presente, ma conosci tutto il lavoro che c’è dietro, la preparazione tua e dei compagni di squadra e il lavoro dello staff. Sai che è veramente tantissimo e allora ti dici che di fatica ne hai fatta abbastanza.

Roglic re di Roma, con la benedizione di Mattarella

28.05.2023
5 min
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ROMA – Quando Roglic arriva a raccontarsi, fuori il sole è sceso sui Fori Imperiali e il Campidoglio strizza l’occhio al tramonto. Quello che non è cambiato è il sorriso che da ieri accompagna il campione sloveno fasciato di rosa. E’ come se dall’incidente della Vuelta, Primoz avesse scoperto una nuova dimensione dello stare al mondo, mentre la vittoria di ieri ha scacciato il malocchio da un campione che più di una volta si è sentito bersagliato dalla cattiva sorte. Il Tour 2020 perso nella crono finale. Le cadute francesi: quella del 2021 e poi quella dello scorso anno mentre aiutava Vingegaard. Infine l’ncidente ben più rovinoso della Vuelta.

Quando a novembre ci accolsero nella sede della Jumbo Visma, la sua risposta ci lasciò di sasso: «Il mio obiettivo – disse – sarà essere pronto per il primo ritiro». Era ancora sofferente, ma nonostante tutto, già allora ci parve di ottimo umore e il suo essere radioso di allora è coinvolgente anche oggi. Iniziano le domande, arrivano le risposte.

Un campione tutto rosa: Primoz Roglic ha affrontato l’ultima tappa con gli evidenti segni del primato
Un campione tutto rosa: Primoz Roglic ha affrontato l’ultima tappa con gli evidenti segni del primato
Che cosa significa ora aver vinto il Giro?

Non bastano poche parole, con così tante emozioni in ballo, specialmente dopo ieri. Non si può descrivere davvero con le parole un momento che ricorderò per tutta la vita.

Dicesti di voler essere pronto per il primo ritiro, ora sembrano giorni lontanissimi…

E’ stato bello darsi quell’obiettivo e l’ho raggiunto. Quando ho partecipato al primo training camp, eravamo super felici. Poi è arrivato un secondo bambino e da quel momento sono entrato nel vivo dei preparativi per la nuova stagione. Quello che mi è successo è stato davvero incredibile e anche divertente.

Sveliamo il mistero di quel tipo che ieri ti ha spinto quando ti è saltata la catena?

Non ho parlato di lui, perché ovviamente ero troppo concentrato per poterlo vedere. Ho rimesso la catena e ho guardato in basso. Hanno iniziato a spingermi e non facevo altro che urlare di farlo più forte, perché da solo non ce l’avrei fatta. Sono ripartito e poi ho visto le immagini. Quel ragazzo è un ottimo amico per me. Si chiama Mitia ed è stato il mio compagno di stanza quando ancora saltavo con gli sci. E’ uno dei quattro ragazzi con cui siamo stati campioni del mondo juniores nel 2007. E si è trovato proprio in quel punto, lo trovo davvero incredibile.

Già nel tratto verso Ostia, l’ammiraglia della Jumbo Visma ha passato a Roglic un flute con cui brindare
Già nel tratto verso Ostia, l’ammiraglia della Jumbo Visma ha passato a Roglic un flute con cui brindare
Abbiamo pensato tutti che vincere la cronoscalata del Monte Lussari sia stato pareggiare il destino di quel Tour del 2020.

L’ho pensato anche io, ma ogni situazione è nuova. La vita ti porta sempre nuove sfide e questa volta c’è stato un lieto fine. Sono però certo che tutti abbiamo imparato qualcosa dal 2020 e questa volta è andato tutto bene.

Hai avuto paura di non poter tornare al tuo livello dopo la caduta della Vuelta?

Non è mai stata quella la mia preoccupazione. Non ho mai dato troppo peso al salire o scendere di livello. Quello che mi interessava era poter essere ancora parte di questo mondo, che mi piace tanto. Così come ero certo che, restando un corridore, avrei lavorato per crescere. Perché è quello che mi piace fare.

C’è stato qualcosa di nuovo che l’essere più maturo ti ha dato nella tua preparazione per questo Giro?

Potrei dire che invecchiando si ottiene sempre nuova esperienza e si diventa in qualche modo più saggi. Quindi sì, diciamo che la mia vita mi ha già regalato molte emozioni, sia in negativo, sia in positivo nel farmi apprezzare le persone che ho intorno. Tutti i miei compagni di squadra sanno o sentono quanto io abbia apprezzato il loro lavoro, questo è certo. Vedremo cosa succederà domani, ma posso dire che senza il loro aiuto non sarei riuscito a ottenere tutto questo di cui ancora non mi rendo conto.

Andrai al Tour?

Sarebbe bello, ma non credo, se devo essere onesto. Sappiamo tutti cosa manchi ancora nel mio palmares, ma d’altra parte dico che ogni prossima vittoria per me sarà un bonus bello da ottenere ma non uno stress, quindi vedremo. Prima di tutto voglio davvero godermi la vittoria, poi parleremo del futuro.

Eri mai stato a Roma prima di oggi?

No, è stata la prima volta e sono felice di far parte di questa storia, soprattutto dalla posizione in cui mi trovo. Devo dire grazie a tutti quelli che mi hanno supportato e hanno reso possibile questa passerella.

Quest’anno hai corso e vinto tre corse: Tirreno, Catalunya e Giro. Sei diventato imbattibile?

E’ pazzesco, è vero. Forse allora è meglio smettere di gareggiare oggi, così sarò davvero imbattibile (si mette a ridere, ndr).

Il podio del Giro, cui avevamo ormai fatto l’occhio: vince Roglic su Thomas e Almeida
Il podio del Giro, cui avevamo ormai fatto l’occhio: vince Roglic su Thomas e Almeida
Ti abbiamo visto parlare a ungo con Thomas durante la corsa, cosa vi siete detti?

Siamo amici e battendolo ho provato una sensazione agrodolce. Ma prima o poi dovevamo ricominciare a parlarci (sorride, ndr) e adesso che lo abbiamo fatto, magari andremo di nuovo a bere una birra insieme e divertirci. E’ stato un piacere lottare con un ragazzo come lui, credo che ci siamo divertiti entrambi. Ma alla fine vince uno solo e non credo che questo danneggi la nostra amicizia. Non vedo l’ora di uscire nuovamente con lui.

Quando Roglic esce dalla sala stampa, seguito dall’addetto stampa Ard Bierens che porta il Trofeo Senza Fine e un meccanico che fa scorrere la Cervélo rosa, i giornalisti del Giro d’Italia gli tributano un applauso che raramente si è sentito in passato. La sua vittoria ha convinto. E allora Roglic si ferma, si volta e applaude verso la sala. E’ stato un viaggio molto bello ed è stato un piacere averlo condiviso con tutti voi.

Il patto dei Fori Imperiali: vince Cav aiutato… da Thomas

28.05.2023
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ROMA – Marc Cavendish è tornato Cannonball… Trionfo su via dei Fori Imperiali e urlo liberatorio. Quanto l’ha cercata Cav questa vittoria. Quanto ha lottato per ottenerla. Noi avevamo titolato: Cavendish, manca solo Roma… e lui ci ha risposto coi fatti.

Il corridore dell’Astana-Qazaqstan si schiaccia sul manubrio come ai vecchi tempi. Esce dalla semicurva che porta verso Piazza Venezia in ottima posizione e quando Milan scatta sulla sinistra, lui fa la sua volata. Da solo. Potente. Solo Cav e la linea d’arrivo. 

I tempi sono perfetti, i rapporti sono ideali… c’è “solo” da buttare sui pedali la forza con velocità. E Cavendish lo sa fare bene. Riassapora le vecchie sensazioni.

Lavoro di squadra

I compagni dell’Astana si abbracciano dopo l’arrivo. Cristian Scaroni è quasi stritolato dall’inglese.

«Ci credeva tantissimo – racconta Scaroni, ancora col fiatone – oggi ci ha chiesto di stargli vicino, di aiutarlo. Lo abbiamo tenuto coperto per tutta la corsa, che poi non è stata così banale. Il nostro ruolo era di fargli evitare le “frustate”… perché c’erano tante curve e tanti rilanci.

«E noi l’abbiamo fatto… per quel che abbiamo potuto. Lo abbiamo tenuto davanti fino all’ultimo giro. Poi non avendo un vero ultimo uomo è stato Gianni Moscon a stargli vicino nei chilometri finali».

«A quel punto – spiega proprio Moscon – Cav si è un po’ arrangiato. Io e Luis Leon Sanchez abbiamo cercato di supportarlo fino all’ultimo chilometro. Però oggi Marc ci credeva proprio, perché un campione ci crede sempre. Con la classe riesce a fare cose che gli altri non possono. Esserci riusciti quest’oggi a Roma è stupendo».

Sulle Tre Cime Cav è scortato da Scaroni (a sinistra) e Moscon (a destra)
Sulle Tre Cime Cav è scortato da Scaroni (a sinistra) e Moscon (a destra)

Dalle Alpi…

Ma questa vittoria non nasce oggi al via dell’Eur. E’ frutto di un lungo lavoro, portato avanti con pazienza in questi mesi, da quando in extremis questo inverno è approdato nel team turchese. Tante corse, tanti ritiri, ma mai – neanche una volta – l’idea di mollare.

Sulle Alpi, Cavendish ha fatto il vero capolavoro. Il giorno del Bondone – tra l’altro appena 24 ore dopo aver annunciato il ritiro a fine stagione – eravamo a bordo strada sul Santa Cristina, prima dura ascesa di giornata. Ebbene, Marc era passato ultimissimo e staccato. Dietro di lui c’era il fine corsa e un compagno a scortarlo.

In quel frangente il rischio di finire fuori tempo massimo era davvero elevato. Lui pedalava scomposto. Sudava. La bocca era aperta. Poi quando è iniziata la discesa – lo stavamo seguendo in auto alle spalle del fine corsa – è sparito. E’ sceso come un folle e una volta a valle con l’aiuto di altri compagni che lo attendevano è riuscito a riacciuffare un drappello.

Marc Cavendish (classe 1985) ha firmato la sua 162ª vittoria. Ora punta alla al record assoluto della 35ª tappa del Tour
Marc Cavendish (classe 1985) ha firmato la sua 162ª vittoria. Ora punta alla al record assoluto della 35ª tappa del Tour

A Roma

Una fatica immane e infatti il giorno dopo a Caorle proprio non andava, nonostante non ci fosse neanche un cavalcavia. 

Ma è qui che è emerso il campione. L’uomo esperto. Si poteva pensare che le cose sarebbero andate solo peggio e invece Marc ci ha messo del suo. Ha gestito al meglio le energie. Ha “accarezzato” i tempi massimi e si è presentato a Roma agguerrito come non mai. 

«Verissimo – va avanti Scaroni – In questo Giro lo abbiamo aiutato. Ha sofferto molto in salita, ma lo ha fatto sempre pensando a questa tappa».

Ultimi chilometri. Luis Leon scorta Cav alla sua ruota (si riconoscono le maniche con l’iride) e appena davanti c’è Thomas che lo aiuterà
Ultimi chilometri. Luis Leon scorta Cav alla sua ruota (si riconoscono le maniche con l’iride) e appena davanti c’è Thomas che lo aiuterà

La perla di Thomas

Marc voleva assolutamente finire il Giro d’Italia. Voleva accumulare fatica, magari ritrovare anche il peso ideale, perché ha un altro obiettivo: il record assoluto di tappe al Tour e staccare persino Eddy Merckx.

«Questa vittoria – ha detto – mi dà fiducia per la prossima corsa, qualsiasi essa sia. Ho sofferto molto in questo Giro. Come molti altri corridori, anche io sono stato male. Vedevo gente andare a casa di continuo. Ma volevo andare avanti

«Stamattina detto ai ragazzi che si poteva fare: “Abbiamo una chance, dobbiamo coglierla”. Vincere qui è speciale. L’Italia è la mia seconda casa. Questa è una vittoria anche per loro e per la squadra».

Ma se tutto questo è vero, è vera anche quella che dalla tv sembrava un’impressione: l’aiuto extra di Geraint Thomas. E’ stato il leader della  Ineos Grenadiers a scortarlo nella posizione migliore.

«E’ vero – dice Cavendish – Geraint mi ha aiutato. Ad un certo punto mi ha visto là davanti e mi ha detto: “Ehy Cav, vieni”. Sono 25 anni che lo conosco. “G” è quello che posso definire un amico vero. Ieri ha perso la maglia rosa e oggi eccolo…. un grande».